Mons. ICS, e i Preti “Sinodali” che Hanno Paura dei Preti Vestiti da Prete.
7 Settembre 2022
Marco Tosatti
Carissimi StilumCuriali, monsignor ICS ci offre questo commento lampo a una notizia che di per sé non può che generare tristezza; perché è la dimostrazione vivente dell’incapacità di capire il bisogno di sacro – anche nelle sue manifestazioni esteriori – presente nella società. Tutto quello che possiamo dire è che noi disperiamo delle persone che pensano come Brendan Hoban. Buona lettura.
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Caro Tosatti.
Io saprei che farmene invece di preti come Hoban. Ci manca un Roberto Bellarmino !
Leggo su “Messa in Latino” le “paure” di don Brendan Hoban, una delle voci più influenti del sinodo in Irlanda (recentemente rilanciato da Catholic Arena).
Notare che questo sacerdote è un fondatore dell’Associazione Sacerdoti cattolici e conduce una trasmissione radiofonica molto seguita sulla MidWest Radio (Faith Alive, cioè Fede Viva).
«A proposito dei giovani preti, una delle difficoltà che abbiamo è il numero basso di vocazioni, un’altra difficoltà è che le vocazioni che stiamo avendo… sono come i preti della mia parrocchia degli anni ’40 e ’50: sono “tradizionali”, vogliono vestire in nero, vogliono indossare la tonaca, desiderano parlare del peccato alla gente, vogliono la messa in latino, indossare i paramenti e tutta questa specie di cose, come si faceva 40, 60, 70 anni fa. Perciò, non ripongo alcuna speranza nei giovani preti. Preferirei che non li avessimo se l’andazzo è questo, poiché le persone non sanno che farsene».
Io saprei che farmene invece di preti come Hoban. Ci manca un Roberto Bellarmino!
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Categoria: Generale
Ultimamente ho trovato una chiesa dove si celebra in latino. I sacerdoti sono tutti giovani (under 40) , e tra i frequentatori ci sono giovani e famiglie con bimbi piccoli.
Quindi la messa tradizionale non è solo per anziani nostalgici, ma attira tutti coloro che cercano un senso del sacro più profondo e vero.
Inoltre, so che in questo istituto hanno avuto molte vocazioni.
Maledetti pastori.
«A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più».
Ma perché non si fanno Protestanti?Calvinisti?Anglicani?
Mi dispiace per Mons. X ma presto nella nuova Chiesa questo prete sara un suo “collega”.
Eccellente commento come sempre Mons. ICS
Il vincolo per i presbiteri d’indossare l’abito ecclesiastico vige ancora oggi, come si riscontra da documenti di natura obbligante, dal valore attuale e non anticonciliari (nel senso di precedenti il C. V. II):
1) – “Direttorio per il ministero e la vita dei presbiteri – (Congregazione per il Clero)””, n. 66, del 31 Gennaio 1994:
«Obbligo dell’abito ecclesiastico – […] Il presbitero dev’essere riconoscibile anzitutto per il suo comportamento, ma anche per il suo vestire in modo da rendere immediatamente percepibile ad ogni fedele, anzi ad ogni uomo,(212) la sua identità e la sua appartenenza a Dio e alla Chiesa. Per questa ragione, il chierico deve portare “un abito ecclesiastico decoroso, secondo le norme emanate dalla Conferenza episcopale e secondo le legittime consuetudini locali”,(213) Ciò significa che tale abito, quando non è quello talare, deve essere diverso dalla maniera di vestire dei laici, e conforme alla dignità e alla sacralità del ministero. La foggia e il colore debbono essere stabiliti dalla Conferenza dei Vescovi, sempre in armonia con le disposizioni del diritto universale.
Per la loro incoerenza con lo spirito di tale disciplina, le prassi contrarie non si possono considerare legittime consuetudini e devono essere rimosse dalla competente autorità.(214)».
2) – Per quanto riguarda il riferimento alla “Conferenza dei Vescovi”, per definire la «foggia e il colore» dell’abito ecclesiastico, la CEI aveva già stabilito, nel “Notiziario della Conferenza Episcopale Italiana” n. 7 del 23 Dicembre 1983 la seguente DELIBERA: «2. – Salve le prescrizioni per le celebrazioni liturgiche, il clero in pubblico deve indossare l’abito talare o il clergyman. – Cfr. can. 284» (pag. 209 del Notiziario).
3) Infine, la fonte più autorevole ed obbligante della disposizione d’indossare l’abito clericale per i preti: il Codice di Diritto Canonico. Non per niente per dar forza vincolante alle proprie disposizioni sia il “Direttorio” della Congregazione per il Clero in nota 213 (punto 1), che il “Notiziario” della CEI esplicitamente (punto2) fanno riferimento al Can. 284 del CIC, che in stile lapidario recita:
«Can. 284 – I chierici portino un abito ecclesiastico decoroso secondo le norme emanate dalla Conferenza Episcopale e secondo le legittime consuetudini locali».
Attenzione – per gli azzeccagarbugli – a non equivocare l’ultima parte del dettato. Gli accenti sono su «abito clericale», su «decoroso» e su «norme emanate dalla Conferenza Episcopale»: un paio di blue jeans stracciati e maglione; o un bel vestito con giacca e cravatta né appaiono somiglianti ad un abito clericale («diverso dalla maniera di vestire dei laici», cfr Direttorio della Congregazione per il Clero), né vengono tali stabiliti dal Notiziario della CEI, a parte il normale comune sentire – credo – della gente: cattolica, anticattolica o atea che sia. E questo anche qualora siano diventate una “consuetudine locale” o, a quanto pare, mondiale.
il canone 284 ( come tutta la normativa post Concilium ) è molto sui generis. lascia all’immaginario collettivo cosa possa indossare un sacerdote. e di esempi ne abbiamo a iosa. quindi “secondo le consuetudini locali” ha avut il sopravvento su un abito decoroso.
Non intendo convincerla, ma il mio parere è del tutto opposto, e l’ho motivato.
Se si rispettasse il Can. 284, e soprattutto si fosse rispettato fin dall’inizio (il CIC è stato promulgato nel 1983 e non nel 2022), tutti i preti vestirebbero in talare o in clergyman. Il fatto che moltissimi preti (non tutti, quelli della mia parrocchia per es. vestono sempre la talare , anche se non sono tradizionalisti) non vuole significare che è un uso locale (e semmai sarebbe… mondiale, quindi non c’entra con la supposta equivocità della frase del can. 284), è solo una disobbedienza alla disposizione che si riferisce sempre ad un «abito ecclesiastico decoroso». Ripeto: «ecclesiastico» (non lo dico io, ma il Can. 284). Il termine non mi pare equivoco.
E comunque, anche se non esistesse il Can. 284 (che rimanda alle Conferenze Episcopali l’emanazione delle norme per come debbano essere gli abiti ecclesiastici), ci sono appunto le norme emanate dalla CEI (vedi punto 2 nel mio commento precedente), e qui non c’è possibilità di equivocare neanche per un azzeccagarbugli (e in verità neanche nel Can. 284); e quelle del Direttorio della Congregazione per il Clero (vedi punto 1).
Nessun dubbio: le norme vincolanti per i presbiteri, che debbano indossare l’abito talare, ci sono e sono chiarissime.
Nella parrocchia vicina alla mia è stato trasferito da poco un giovane sacerdote che veste sempre in talare.
Consente di ricevere la Comunione in bocca e in ginocchio e, poiché si è accorto che gli anziani hanno qualche difficoltà, ha subito procurato un elegante inginocchiatoio.
Al suo seguito, ministranti compistissimi, occhi bassi durante la celebrazione , mani giunte e in ginocchio dalla Consacrazione in poi.
Colto e gentile, ben formato nella santa dottrina di sempre e innamorato della Vergine, sarebbe in grado di vvelebrare in vetus ordo, ma il Vescono non glielo consente.
Il primo giorno che sono stata a Messa da lui, ho trovato la chiesa gremita di fedeli di tutte le età, molte signore con veletta sul capo, un coro compatto di voci oranti
Ho pianto di gioia, un po’ confusa perché dopo tanto dolore e tanto peregrinare da una chiesa all’altra, non mi pareva vero di aver trovato un angolo di paradiso.
Non credevo ai miei occhi nè alle mie orecchie.
Mi ha oltremodo stupito vedere l’immediato adeguamento dei parrocchiani al nuovo corso.
Erano stati guidati, si fa per dire, da un prete ultramodernista , bergogliano e psicologo…
Solo Comunione alle mani, per carità niente pezze sulla testa , niente rosari e tiritere…
Non ricordavo più quanto fosse elegante un sacerdote in talare, con il bianco colletto e i polsini immacolati della camicia che copre le braccia.
Ancora ho negli occhi le braccia pelose che sbucano dalle casule, queste vesti di pagliacci che hanno soppiantato le nobili pianete e nelle quali si pavoneggiano gli attori di queste tristi commedie …
Quanta pazienza ci viene richiesta!
Quanto dolore ci somministrano questi consacrati che sono diventati sale insipido, buono solo per essere gettato in strada e calpestato!
Preghiamo, reggiano tanto, perché io ho già assistito a un miracolo.
Che meraviglia!
Dio lo benedica
Sono notizie queste, Mimma, che indubbiamente confortano, ma temo che questi sacerdoti rientrino , purtroppo, nella categoria delle ” mosche bianche”.
I seminari sono vuoti, molti sono addirittura a “quota 0″,ma, considerando il livello della generalità del clero cattolico ( specialmente l’ alto clero), mi domando se questa non sia , paradossalmente, una benedizione del buon Dio.
” Meglio soli che mal accompagnati” recita un vecchio adagio, pertanto: meglio un gregge lasciato alla propria discrezione che sotto la guida di falsi pastori .
Perche’ state parlando solo di sacerdoti ? E le monache ?
Oggi la televisione ha dato l’ annuncio del massacro della suora comboniana. Oltre alla defunta sono sfilate almeno due consorelle, sul teleschermo, ovviamente. Nessuna delle 3 era riconoscibile come monaca. Ma dover vivere senza l’abito crea ulteriori problemi sulla scelta dell’abbigliamento, preoçcupazioni che una monaca non dovrebbe avere
Meno male che ci sono dei preti che fanno spaventare questo tizio!!!
Il mondo è pieno di teste di CaZ2O (come scrivevamo da sbarbatelli neo iniziati alla chimica) e neppure il clero ne è esente.
Io proprio oggi mercoledì 7 settembre alla stazione di Milano Centrale di ritorno da Roma ho visto in Stazione un prete vestito proprio così con la talare nera lunga come una volta. . Avrà avuto tra i 50 e 60 anni ed era alto. Per me era bellissimo nel senso di magnificenza data non dal suo aspetto esteriore ma dalla veste talare di una volta. Ed ho pensato: ” io con quel prete mi confesserei ” . Tutt’altri pensieri mi vengono con i preti vestiti in modo moderno….
I D E M
Più che essere sconcertato delle affermazioni di questo Tizio, sono profondamente amareggiato per la cecità che contraddistingue questo come tanti sedicenti sacerdoti di Cristo Gesù. Questo Tizio manca di quel tanto decantato “discernimento”! Possibile che non si rendano conto, lui e i suoi simili, di quanto sia importante la divisa/uniforme sia per chi la indossa che per la testimonianza di quanto tale divisa/uniforme rappresenta. Nella attuale società che vive di immagini in TV e nei giornali si paga profumatamente solo perché venga visualizzata una specifica immagine! L’immagine serve ad attirare l’attenzione per trasmettere dei messaggi! Un carabiniere che si presenta senza divisa non è nessuno e non rappresenta nessuno, e così dicasi per un medico o un infermiere in servizio, così dicasi per un operatore ecologico, per un autista del pullmann, per il dipendente di un albergo, e così via per tutti gli appartenenti a quasi tutte le organizzazione al servizio dei cittadini. Gli ecclesiastici dovrebbero essere protesi a manifestare (acquistando anche l’autorevolezza che la “divisa” conferisce!) e a testimoniare la propria appartenenza, appartenenza, questa, che non è cosa da poco! E, invece, che cosa fanno i preti “moderni”? Si nascondono nell’anonimato e non trasmettono nessun messaggio! Mi risulta che Gesù disse: “I figli delle tenebre sono più scaltri di voi!” E ancora: “Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che chiudete il regno dei cieli davanti alla gente; di fatto non entrate voi, e non lasciate entrare nemmeno quelli che vogliono entrare.”
Nei miei ottanta anni di età mi ha sempre colpito il fatto che nessun sacerdote, dico nessuno, abbia mai commentato questo brano evangelico!
Una Ditta che si nasconde fallisce per mancanza di clienti. E una Chiesa che si nasconde dovrebbe attirare l’attenzione e, forse, l’adesione alla Fede?
“I figli delle tenebre sono più scaltri di voi!”
Questa frase va capita bene.
Fraintendendola, qualcuno potrebbe essere propenso a farsi figlio delle tenebre, immaginando di diventare scaltro.
Ma non funziona così.
Un conto è la furbizia, un conto è la sapienza.
Gesù vuole dire che solo chi è in sintonia con Lui è veramente sapiente. Fuori da Lui non resta che il raccapezzarsi invano.
È un invito quindi a seguirlo proprio per avere chiara la stoltezza del maligno e non diventarne vittima.
Un ragazzo del nostro ambito familiare ha espresso un certo desiderio (ancora confuso) di farsi prete, al che noi anziani ci siamo messi le mani fra i capelli al pensiero di come potrebbe essere sviato dai cattivi maestri che circolano negli odierni seminari. Una volta saremmo stati felicissimi per una scelta del genere, ora invece ci impensierisce e non poco. A che punto siamo arrivati!😱
Ci sono anche istituti tradizionali , che al contrario degli altri, hanno molte vocazioni.
Non condivido il pensiero di questo sacerdote, anzi vedo la Verità nel contrario. La Chiesa di Gesù ha bisogno proprio dei sacerdoti che egli dice di non apprezzare.
Ma io apprezzo lui, perché nel suo errore è sincero.
Qui di non è un lupo travestito da agnello.
😊🙏
Ciò che si deve temere non è di essere maledetti, ma di essere coinvolti nella comune ipocrisia: allora sì saresti diventato insipido e saresti calpestato dalla gente.
San Giovanni Crisostomo
Questi tristi pretini con la camicia a quadretti sono Legione!