Lazzaretti. Risatom Versione sammartinese del “Ceratom” di Giovannino Guareschi.
2 Settembre 2022
Marco Tosatti
Cari amici nemici di Stilum Curiae, con molto ritardo, di cui ci scusiamo con l’Autore – parzialmente giustificato dal crash del sito, e dalle vacanze…- offriamo alla vostra attenzione questo samizdat del prof. Giovanni Lazzaretti. Buona lettura.
§§§
Samizdat dal paesello
Risatom
Versione sammartinese del “Ceratom” di Giovannino Guareschi
“Ceratom”, da leggere!
[…]
Trascorsero quindici giorni ed ecco che un pomeriggio il corriere arrivò col camion davanti alla canonica, scaricò una enorme cassa, fece firmare a don Camillo una ricevuta e se ne andò.
Don Camillo aprì la cassa e vi trovò dentro centoquarantaquattro scatole di «Ceratom» da un chilogrammo l’una.
In possesso di circa un quintale e mezzo di cera per pavimenti, don Camillo arrivò a possedere il giorno dopo anche una lettera della fabbrica del «Ceratom»:
«Spettabile Ditta, come da V/ordine, numero eccetera, in data eccetera, Vi abbiamo inviato franco di porto una grossa di “Ceratom” al prezzo convenuto di lire 450 al pezzo, abbuonandoVi, a titolo di particolare simpatìa, le lire eccetera per l’Imposta Generale Entrata, e l’imballaggio. Con la certezza che tutto sia di V/gradimento e in attesa di V/ambiti ordini, passiamo a ben distintamente salutarVi.»
«Allegata tratta per il pagamento a giorni 30 di lire 64.800 (sessantaquattromilaottocento) salvo errori e omissioni.»
In verità di errori non ce n’erano: avevano semplicemente omesso di scrivere in calce alla lettera:
«Abbiamo fatto fesso don Camillo il quale soltanto adesso che ha sul groppone un quintale e mezzo di “Ceratom” si è cautamente informato e ha appreso che una grossa, termine commerciale, significa non una scatola grossa ma dodici dozzine di scatole grosse»
[…]
***
Questo il nucleo centrale del racconto “Ceratom” di Giovannino Guareschi. Lascio il prima e il dopo al piacere della lettura.
L’enorme cassa del Ceratom è la prima cosa che mi è venuta in mente quando, il 4 agosto scorso, il corriere arrivò col camion davanti a casa mia…
Acquisto collettivo di riso
Tendenzialmente mi fido di don Giuseppe. Quando descrive situazioni romane di disagio, povertà, necessità di credito, eccetera, non mi trincero dietro al fatto che a San Martino in Rio queste cose non le vedo. Roma, con la sua vasta umanità, mostra in anticipo le cose che poi arriveranno anche a San Martino.
Così, quando paventa crisi alimentari pesanti, ci credo.
Del resto anche io stavo facendo uno stoccaggio in miniatura di tonno, fagioli, marmellate, olio: 4 cose che possono nutrirti anche in assenza di gas e elettricità.
Volete qualcosa da mangiare nei prossimi mesi? Alcuni amici propongono di comprare riso di prima qualità. Ne hanno già opzionato un tot a prezzi del giugno scorso.
Chi si prenota per primo lo accrediteremo per l’acquisto presso il nostro fornitore. Chi non si prenota, non venga poi a farci lagne. Da pastore che usa la bussola evangelica (non protestante) non posso non ricordarvi la parabola delle 10 ragazze alle nozze (Mt 25,1-13). […]
Quando a dicembre vedrete il riso a prezzi folli, capirete il senso di questo acquisto.
Così un po’ di tempo fa mi sono inserito nell’acquisto collettivo di riso. Anche se il sentimentalismo direbbe che non siamo ancora a questo punto, la testa mi dice che le cose vanno preparate prima, prima di essere “a questo punto”.
«La cosa più saggia del mondo è gridare prima del danno. […] Dire, con vago ottimismo, che il pericolo è solo nell’aria, non è una risposta. Un colpo d’accetta si può parare soltanto mentre l’accetta è ancora in aria.» (Chesterton)
Insomma: inserirsi nel gruppo anche se sembra di non aver bisogno, allo scopo di allenarsi per un futuro che non sarà roseo.
«Quanto riso usiamo in un anno?»
«25 chili al massimo.»
«Va beh. Forziamo le cose e facciamo il doppio: 50 chili.»
Chiarita l’entità dell’acquisto sensato definito dalla moglie, raddoppiato il peso in maniera insensata dal marito, passo a scegliere la tipologia.
Le proposte erano Carnaroli, Baldo e Venere. Guardo un po’ in Internet e scelgo il Baldo.
Nonostante sia coltivato da decenni e non sia particolarmente conosciuto, negli ultimi anni è tornato alla ribalta per le sue qualità e al suo forte sapore. Il Baldo è caratterizzato da un’ottima capacità di assorbire i condimenti rilasciando amido durante la cottura, proprio per questo è consigliato per la maggior parte dei risotti che di conseguenza risulteranno cremosi e amalgamati.
Inoltre, la capacità di tenere bene la cottura senza scuocere, soprattutto se opportunamente inizialmente tostato, rende questo riso ideale anche nella preparazione di insalate di riso estive.
Imparo anche qualcosa di nuovo.
Come accade anche per altre note varietà di riso commercializzate in Italia (Carnaroli, Arborio, Rosa Marchetti), a causa della legge n. 325 del 18 marzo 1958 (e successivi aggiornamenti) sotto il nome Baldo possono essere commercializzate anche altre varietà appartenenti alla stessa classe merceologica (ad esempio varietà Galileo). I criteri di classificazione infatti rispondono a logiche legate alla forma merceologica e non alla sostanza (per evidenti ragioni di mercato industriale). Risulta quindi non facile poter ottenere una confezione di riso Baldo realmente contenente tale varietà e non altre surrogate.
La Cascina fornitrice garantisce che è Baldo vero. E allora contatto Elena per confermare l’ordine alla Cascina.
«Potremmo mandare a casa tua anche una trentina di chili di Carnaroli? Vanno a un signore che non abita distante.»
«Va bene. Non ho difficoltà a stoccare 80 chili in casa.»
Giovedì 4 agosto, Santo Curato d’Ars
Il 4 agosto arriva il camion in tarda mattinata. Il caldo è notevole.
«Nel trasporto si è rotto un sacco: Accetta lo stesso?»
Non mi piace far penare la gente, in fondo posso immaginare di averlo aperto io il sacco rotto, e di usare subito quello. Accetto la consegna.
Quando vedo però il corriere che comincia a trafficare col transpallet, resto perplesso: non immaginavo uno scarico così difficoltoso. Cerco di definire mentalmente che volume possono avere 80 chili di riso…
Scarica un bancale intero, le perplessità aumentano…
Con molta fatica supera i piccoli dislivelli che portano verso il mio garage e poi mi parla onestamente.
«Guardi, per entrare devo superare un dislivello. Se le mando un bancale in velocità verso quel piccolo gradino, lo sfascio.»
Solo a quel punto mi viene da guardare la bolla: 420 chili!
Telefono all’Elena, che telefona alla Cascina.
Mentre lei ordinava 83 chili, la Cascina recepiva l’ordine in sacchi, sacchi da 5 chili l’uno. N.83 x 5 = 415 chili, un po’ di tara e siamo ai 420 della bolla.
Non è il Ceratom, è un malinteso e non è una truffa, ma la sostanza è la stessa: ho una quantità spropositata sul gozzo.
«Giovanni, fammi un piacere, tienili a casa tua. Prendi la tua parte di Baldo, e io intanto organizzo una spedizione di reso.»
La struttura della casa mi aiuta: dietro casa, a nord, c’è un balcone tra due muri: una nicchia dove il sole transita solo di primo mattino. Faccio scaricare lì e poi stacco mentalmente: c’è troppo caldo per pensare subito al da farsi.
Venerdì 5 agosto, Madonna della Neve
Il mattino dopo mi dedico allo smontaggio cauto del bancale. Madonna della Neve, che caldo.
Primo obiettivo, arrivare al sacco rotto. Il quale sacco rotto, ovviamente, non è Baldo ma Carnaroli. E non sta in cima, ma sta sotto.
Comincio allora dai miei 50 chili di Baldo: quelli sono in cima, riesco a prelevarli tenendo ancora unito l’imballaggio globale. Calcolo che per arrivare al sacco rotto devo prendermi in casa 50 chili di Carnaroli.
«Va beh, li regalerò a qualcuno».
Fatto il lavoro, col bancale calato al peso di 320 chili, guardo sconfortato: l’imballaggio, per quanto mi sia sforzato di lavorare con garbo, è ormai fatiscente.
Ripararlo col nastro adesivo? Meglio chiedere a una persona esperta, e soprattutto provvista di spiccato senso pratico. L’amico Giuliano viene a vedere la situazione.
«Giovanni, a parte il fatto che hai un esercito di zanzare che mi hanno divorato, non ti rendi conto di come lavorano i trasportatori. Se fai prelevare il bancale con l’imballaggio solo rattoppato, si ritroveranno il riso per tutto il camion. L’imballaggio va rifatto: pellicola a fasciare il tutto, nastro adesivo.»
«Tu hai la pellicola?»
«In casa ho tutto, il problema è che il bancale è troppo vicino al muro, non riesco a passare. Dobbiamo prima provare a spostarlo.»
Sorrido mestamente. Giuliano lo sa bene che la mia portata di schiena arriva al massimo allo scatolone di libri. Anche essendo un trascinamento e non un sollevamento, è impensabile riuscirci. Smontare il bancale sacco per sacco e rifarlo?
«Facciamo così: vengo con un paranco, trascino il bancale, e poi rifaccio l’imballaggio. Domani però non riesco, facciamo Domenica.»
Domenica 7 agosto, San Sisto II, Papa
Non so dire se la notte porta consiglio.
Fatto sta che mi sveglio al mattino della Domenica con un’idea diversa: e se tenessi il tutto? Telefono a don Giuseppe.
«Tengo tutto, a patto che mi venite a riprendere i sacchi se a un certo punto vedo che non riesco a smaltirli. E poi adesso l’Angela è all’Adorazione. Non le ho ancora chiesto se posso farlo.»
In effetti l’Angela è il punto chiave. Ha già digerito il passaggio dai ragionevoli 25 chili agli irragionevoli 50 chili. Anche la moglie più santa non è automatico che digerisca il passaggio dai 50 chili ai 415.
Invece lo digerisce e indica anche il posto migliore dove piazzarli: cucina a piano terra.
Nel Vangelo del giorno c’è la frase «distribuire a tempo debito la razione di cibo»: è in tutt’altro contesto, ma comunque mi conforta. Chissà che l’idea dei 415 chili sia folle, ma non stupida.
Telefono a Giuliano col nuovo compito: smontaggio del bancale, serve solo il carrello per il trasporto.
«Per caso hai anche un bancale a casa?»
«Tendenzialmente, ho tutto.»
Pantaloni lunghi antizanzare, carrello, bancale. Il bancale di Giuliano ha l’aria robusta, ma è poco bello da vedere: lo fasciamo con delle vecchie lenzuola candide. Poi trasferiamo i sacchi dal cortile alla cucina: lui trasporta, io dirigo.
Alla fine in cortile resta solo il bancale del corriere.
«E’ leggerino e già mezzo schiodato. Se tiravo col paranco forse si sfasciava.»
«Lo butti in discarica?»
«Lo porto a casa, io non butto niente. Anche questi chiodi lunghi possono essere preziosi.»
Giuliano va a casa col bancale, con due sacchi di riso, e con la mia gratitudine.
La parte nOmismatica
“Risatom” è la parola giusta, perché richiama il riso, richiama Guareschi, e richiama anche la parola “risata”.
In effetti, mi veniva un po’ da ridere: i 415 chili di riso (ora un po’ calati) sono come il Ceratom di don Camillo: non sono smaltibili. A meno che non si attivi una rete di conoscenti.
Innanzitutto ho chiesto notizie all’Elena: «Poiché sono ignorante di prezzi, se uno mi chiede la convenienza di questo riso, a che cosa lo dovrò paragonare?»
«Non è solo questione di prezzo. Il riso è di ottima qualità, a prezzi da supermercato. La cascina coltiva il riso nel rispetto dei ritmi naturali e il riso è raffinato al suo interno.
Si ottiene un prodotto genuino e di alta qualità, perché, ad esempio, il Carnaroli di questi sacchi è tutto Carnaroli, non altre varianti che sono ammesse nel disciplinare del Carnaroli e si possono chiamare tali al supermercato. Guarda anche questo collegamento.
https://www.ilcasalingodivoghera.it/carnaroli-puro-ecco-come-riconoscere-il-vero-dal-falso/
Esempio pratico. Noi siamo una famiglia cui piace il riso e lo consuma spesso: a detta di tutti questo è il miglior riso che abbiamo mai mangiato. Vedrai che sapore quando lo assaggi!
Poi con questo acquisto si sostiene direttamente un produttore che vive di vendita al minuto e non riversa nella grande distribuzione.»
Stabilito quindi che è buona cosa comprare questo riso, potrebbe sorgervi il dubbio di come gira la faccenda dal punto di vista economico.
In effetti l’uomo economico ha sempre una preoccupazione fissa: chi paga?
Ma se vi basate solo sull’economico, non ne verrete a capo: questa è una situazione economico-nOmismatica, e il nOmismatico ha molte opzioni sul “chi paga?”, anche perché in nOmismatica chi paga e chi spende non sono quasi mai la stessa persona.
- Innanzitutto il produttore deve metterci del suo: deve produrre bene.
- Poi ha fatto la sua regolare fattura di 1.108,92 euro, e viene pagato all’istante.
- Qui si conclude la parte economica.
- Il produttore viene pagato da don Giuseppe, uno dei pochi preti nOmismatici in circolazione.
- Ma l’ordine era di Giovanni, non di don Giuseppe. Giovanni deve quindi rimborsare don Giuseppe.
- Solo che Giovanni e don Giuseppe fanno parte di una piccola rete di persone che non si pagano tra loro, ma segnano solo crediti e debiti.
- Per cui segno un debito mio di 1.108,92 // e un credito di don Giuseppe per lo stesso importo.
- Il riso però l’ho ordinato io, ma palesemente non è mio, perché il nostro consumo arriva a 25 chili.
- Quindi l’importo di 1.108,92 lo addebito provvisoriamente alla “decima stanziata”(1).
- In pratica il riso l’ha provvisoriamente pagato Gesù Cristo(2).
- Dopo di che io non sono un rivenditore di alimentari: chi vuole, viene a casa nostra, prende uno o più sacchi, e quello che paga andrà a beneficio della Scuola Materna Regina Pacis(3).
In sintesi estrema
In sintesi estrema.
- Venite a casa nostra.
- Prendete un sacco da 5 chili di Baldo a 12,50 euro.
- Oppure un sacco da 5 chili di Carnaroli a 15,00 euro.
- E sapete che, con la vostra spesa, CONTEMPORANEAMENTE comprate del riso e fate un’offerta alla Scuola Materna Regina Pacis, per il medesimo importo.
Il Ceratom era indistruttibile e poteva essere stoccato per anni.
Il riso ha una scadenza a luglio 2023.
Se venite prima del luglio 2023, è meglio.
Grazie
Giovanni Lazzaretti
18 agosto 2022, Sant’Elena // 19 agosto 2022, San Giovanni Eudes
NOTE
- Chi desidera spiegazioni sulla “decima stanziata”, me le richieda: ho una serie di testi pronti.
- Testo “il correntista occulto”, collegato alla decima stanziata.
- In pratica, diventa un cambio di destinazione all’interno della decima stanziata.
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Tag: lazzaretti, risatom
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