Una Nazione Incompiuta, di Giuseppe Romeo. Recensione di Piero Laporta.

5 Agosto 2022 Pubblicato da

Marco Tosatti

Carissimi StilumCuriali, il generale Piero Laporta offre alla vostra attenzione la recensione di un libro, “Una nazione incompiuta”, di Giuseppe Romeo, Buona lettura.

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L’elettore che non abbia interessi illeciti da difendere, se non la propria sopravvivenza materiale e quella dei suoi cari, mentre le inaspettate elezioni s’approssimano, ha uno strumento in più per capire perché l’Italia, quinta potenza economica del secolo scorso, è in caduta libera nei giorni correnti.

Giuseppe Romeo, accademico e politologo, prestato per troppo tempo all’Arma dei Carabinieri (che per fortuna lascerà nei prossimi mesi) ha tracciato un ritratto spietato, eppure distaccato come una cartella clinica, nel suo ultimo lavoro “Una nazione Incompiuta” (ed. Ronzani).

È un libro temerario, in questo paese appiattito nel conformismo, ben oltre quello che ci si aspetterebbe semmai di trovare in un seminario arcivescovile o in una scuola militare. Poiché siamo ambedue figli dell’Accademia di Modena, possiamo testimoniare che la libertà di pensiero e d’azione vissuta in quelle mura è di gran lunga al di sopra di quella corrente in Italia, nella democratica Italia, sotto la Costituzione della Repubblica.

Com’è possibile trovare l’Italia, figlia anagrafica di tre rivoluzioni – il Risorgimento, il Fascismo e la Resistenza – nel piattume conformista, consumista e internazionalista? Riesce difficile capire come essa abbia abdicato, dopo il sangue versato, dalle proprie posizioni trainanti in Europa e nel mondo, in poco più di due decenni.

Il quadro, tracciato da Romeo dal Risorgimento a oggi, esce dagli schemi consueti e bifronti dei vieti antagonismi (chi cerchi il solfeggio fascismo-antifascismo e analoghi, ne sarà deluso) per spiegare come sia stato possibile, oltre 150 anni dopo l’Unità d’Italia, avviare la regressione verso l’«espressione geografica», proprio quella evocata dal principe Klemens von Metternich al Congresso di Vienna.

Siccome è un libro che mi è piaciuto assai, ho voluto dire all’Autore che cosa avrei voluto trovare, perché ne faccia materia di ulteriore riflessione. Primo. Su Massimo D’Alema non è sufficiente soffermarsi sui giochi di sponda con Silvio Berlusconi, giochi che non fanno onore a entrambi e a somma zero. Non si può invece dimenticare il D’Alema protagonista del più oltraggioso vilipendio della Costituzione col bombardamento di Belgrado, senza mandato, né parlamentare né delle NU. Se egli avesse detto “no” alla NATO in quell’occasione oggi non passerebbe alla storia come commerciante di armi e di gran lunga meno dignitosamente del pur pregiudicato latitante Bettino Craxi.

Il secondo punto, a mio avviso, da approfondire è Ventotene, col suo ignobile Manifesto. Alla fine dei giochi la “nazione” Italia è in via di scomparire come Spinelli Altiero & C. volevano, ma Francia, Germania e Gran Bretagna sono vive, vegete e più nazionaliste che mai.

Sottolineo questo aspetto perché Romeo conclude proprio con la necessità di riscoprire il senso della “nazionalità italiana”, quale valore aggiunto sia per rivitalizzare la nostra democrazia, sia per il nostro ruolo in Europa e nel mondo. L’Autore mi ha tuttavia promesso che le due questioni saranno trattate nel libro sulla NATO, in corso d’opera. Sono certo che lo farà da par suo.

Romeo, come lo fui io molto meno degnamente, fu discepolo di Luigi Caligaris. Mi ha molto colpito la qualità delle citazioni del grande “Gigi” e del suo indimenticabile libro “Paura di Vincere”. Luigi Caligaris è stato l’unico, fin dagli anni ’80 del secolo scorso, a vedere il nulla, il buco nero verso il quale l’Italia stava precipitando. Giuseppe Romeo segue quindi una pista assolutamente nitida, tracciata da tempo dal suo maestro.

“Una Nazione Incompiuta” è un libro serio. Non è di “sinistra” né di “destra”, come tali categorie possono intendersi in una nazione appunto incompiuta, ridottasi a repubblica proconsolare, coi vertici d’uno Stato genuflesso, di gran lunga meno autonomi di quanto fosse Nerone ai tempi di Pilato.

Il modello planetario, auspicato da troppi, è proprio quello augusteo: un imperatore, un senato asservito, pochi patrizi, una sterminata massa di liberti, schiavi e superflui, governati con milizie armate e, da ultimo, anche sanitarie; masse i cui volumi demografici devono essere controllati ad arte, con le guerre e le siringhe.

Perché l’Italia si trovi in prima fila in questa insostenibile degenerazione occorre comprenderlo se si vuole correggere la rotta. Il libro di Giuseppe Romeo, colonnello dei Carabinieri, politologo e accademico, è di grande aiuto.

Gen. D.g.(ris.) Piero Laporta

 

www.pierolaporta.it

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21 commenti

  • Davide Scarano ha detto:

    Caro Tosatti e Caro Laporta, poichè ritengo difficile poter avere a disposizione nella libreria più vicina tale monografia è possibile inserire in questa pagina web ovvero tramite opportuno link l’indice così da poter procedere all’eventuale acquisto in modo più consapevole?

  • Forum Coscienza Maschile ha detto:

    Da altri ottimi commenti si evince che l’Italia sta raccogliendo i frutti di quel che ha seminato: sei milioni di aborti, divorzi, connivenza ad ogni livello, vite fatte di falsità in cui si recita la parte di se stessi.
    La radice della speranza di un popolo è la sua virtù: quando il popolo si perde, Dio lo punisce. Semplice e chiaro.
    Spero ardentemente che l’Italia rimanga una nazione, ma ha ragione chi scrive che i guai sono cominciati col Risorgimento. Il governo sabaudo (noblesse oblige) trattò il proprio Paese esattamente come oggi lo tratta Draghi, da occupante di colonia straniera da spremere.
    Se ci sarà la secessione, da colonia che siamo diventeremo riserva di caccia, con Francia, Germania e Inghilterra a spartirsi il bottino fino all’ultimo cent.
    Il piano si è vertiginosamente inclinato dopo il ’45, quando la popolazione italiana fu modellizzata da psichiatri e ingegneri sociali che ne distrussero il “codice sorgente”, ossia i valori cristiani:
    https://www.coscienzamaschile.com/blog/leclissi-del-padre-matriarcato-e-distruzione-pilotata-della-civilta-italiana/
    Stessa sorte toccò al Giappone (altro record stellare di aborti), oggi al collasso demografico.
    La reazione della gente fu inesistente, addirittura diedero addosso a intellettuali come Pasolini che, pur con i loro difetti, avevano capito e avvertito (in parte anche De Seta ma fu completamente ignorato).
    Ma la maggiore responsabilità grava sulla Chiesa, che deve guidare il popolo: dopo il Concilio gettò letteralmente i fedeli in pasto al Principe di questo mondo sul piano della fede, dei costumi e della mera sopravvivenza come nazione. Oggi ci considera un residuo del passato e si occupa esclusivamente di migranti, che un giorno sapranno prendersi cura di chi li ha “accolti”.
    La Scrittura, come anche le recenti apparizioni (in primis Fatima), ci dicono che Dio salva quando il popolo si converte. E ne vediamo di spirito di conversione intorno a noi, persino qui dove si impugna orgogliosamente la Verità conosciuta

    • piero laporta ha detto:

      La responsabilità non sulla Santa Chiesa ma sui presbiteri traditori e sui fedeli acquiescenti.
      Come ho sovente ripetuto, Bergoglio è conseguenza non causa.

      • ex : ha detto:

        Caro Generale, Lei ha ragione che Bergoglio è conseguenza di ciò che è avvenuto prima (grazie alla responsabilità di «presbiteri traditori e […] fedeli acquiescenti»). Ma perbacco! Anche Giovanni Paolo II e Benedetto XVI sono frutto di quella conseguenza, però non si può negar loro, pur tra qualche sbandata, che alcuni tentativi per raddrizzare la situazione li hanno compiuti. D’accordo sulle responsabilità (o meglio sfacelo) oggettive dello stato in essere, ma il soggetto è fondamentale nel succedersi degli avvenimenti, altrimenti gli si nega le facoltà naturali (volontà, capacità, libertà di giudizio, ecc.) che contraddistinguono un essere umano, che non è un animale né una macchina. Non si può, né si deve negare a nessuno la responsabilità delle sue azioni.

  • Marco ha detto:

    La vera rivoluzione, tra quelle da lei richiamate, fu solo la seconda, il Fascismo, poiché fu contemporaneamente Popolare e Nazionale; ossia: riuscì a creare un Nuovo Stato ed a rendere il popolo partecipe alla vita dello stesso, nel solco della Civiltà italiana espressa in due millenni, senza però cedere ai miti democratico-massonici
    sulla cosiddetta sovranità popolare… e per risolvere le problematiche odierne non resta che tornare alle radici vere della questione https://bibliotecafascista.org/2022/08/05/morte-della-liberal-democrazia/

    • piero laporta ha detto:

      Il rivolgimwnto dell’ordine precedente fu da tutt’e tre, a prescindere dalle simpatie politiche di chi osserva.

      • Stefano ha detto:

        Qui non si tratta di “simpatie politiche”, di cui i cosiddetti “storici ufficiali” possono dare lezioni a chiunque per zelo e prostrazione ad ogni “padrone” di questo mondo. Si tratta di fatti. Di Verità. E questi non sono alla portata e a servizio di chi li espone. Poi, qualcuno avrà ragione a sostenere qualche cosa, qualcuno avrà torto. Il brutto è quando chi ha torto, chi mente, chi falsifica e opprime il prossimo, si trova a governarlo.
        E quello che scrive Lei, si inserisce perfettamente nella fandonia ufficiale che “questo o quello per me pari sono”. Lo sono per lei, e chi come lei, non lo sono nella realtà. Infatti, “l’ordine precedente” non è un “elemento che ha vita propria”, intangibile di per sè. “L’ordine precedente” aveva anche lui delle problematiche. In esse si sono innestati i sovvertitori. A differenza di tutti gli altri “modernisti”, il Fascismo non si prefiggeva di annichilire la Civiltà mediterranea, ma all’esatto opposto si dava come obiettivo di ri-prendere il suo cammino! Quindi, equiparare il Fascismo a “tutto il resto”, esattamente come fanno i megafoni della “storia ufficiale”, è un clamoroso falso storico. Esattamente come quando si parla di “fascismi”, “totalitarismi”, “regimi autoritari”, tirando una bella riga sul “male assoluto” e ficcandoci quello che più aggrada al politico di turno. Ma, siccome io sono “politicamente simpatizzante”,, faccio parlare uno che non lo è:
        “…Il giorno 11 febbraio 1929, presso quel medesimo santuario del Laterano che rappresenta la novella Ara Pacis del rinnovato Impero, il Legato del Pontefice Pio XI ed il Duce dell’Italia nuova soscrivevano insieme ad un fatidico Concordato, che ricorda troppo da vicino l’editto Milanese della pace Costantiniana nel 313. Nell’ uno e nell’altro documento è solennemente riconosciuto il primato spirituale del Cristianesimo, la cui dottrina, nsegnata in Chiesa e nelle Scuole Statali, dovrà ormai costituire il fondamento ed il culmine della nuova civiltà Romana, alla quale il rinnovato Impero dovrà educare i cittadini italiani. Ascoltiamo, a tale proposito, Costantino stesso: Dapprima, il mio voto è che io possa ridurre
        ad unità di vita e di culto l’opinione di tutte le Genti nella Religione di Dio; poi, che io possa guarire il corpo sociale gravemente malato…; essendo io persuaso che, se io potessi, come è mio desiderio, collegare tutti i veri cultori di Dio in un comune vincolo di concordia, i cittadini di tutto il nostro Impero si convertirebbero alle pie norme del Cattolicismo. (Exisebii – Vit. Constantini II, LXIII)
        Dopo queste parole, rievochiamo le altre del Duce, che fa voto che l’unità cattolica della Fede degli italiani resti senza alcuna incrinatura di straniero Protestantesimo. Il celeste Nume che aveva preceduto Costantino nella sua Marcia su Roma nel nome trionfale di Cristo, premiò la sua Fede accordandogli, colla vittoria, la gloria altresì d’essere considerato dopo Augusto siccome fondatore
        del rinnovato Impero Romano. Anche a Benito ussolini il Dio, ancor misterioso al tempo dell’Ara Pacis Augustae, il Dio radioso del Labaro Costantiniano, il Dio crocifìsso ed amante degli uomini che Rosa Mussolini, buona e semplice nella sua Fede cattolica, gli insegnò da fanciullo ad amare; il Dio infine, personale, Onnipotente e provvido, in onore del quale Arnaldo [Mussolini] nel dicembre 1931, in questa stessa Scuola Superiore Fascista pronunciò quel famoso discorso che vuol essere considerato come il suo testamento religioso, — lo dico, perchè dopo il discorso venne da me Arnaldo
        tutto soddisfatto a commentarmelo — ; il Dio che dai più remoti secoli ha preparato, costituito e protetto l’Impero di Roma; anche a Benito Mussolini, dico, Gesù Cristo, Figlio di Dio Salvatore, ha accordato un premio che riavvicina la sua figura storica agli spiriti magni di Augusto e di Costantino. Dopo la Marcia su Roma e dopo la Convenzione del Laterano che ha ridato l’Italia a Dio e Dio all’Italia, Dio ha risposto dal Cielo, ricingendo per opera del Duce.” (I. Schuster, Arcivescovo di Milano, 1936, Lectio alla Scuola di Mistica Fascista “Sandro Italico Mussolini”, Milano)

        Ebbene, Qualcuno riteneva che il Costituzionalismo Fascista non era “contro” l’Ordine Cristiano. Ma all’epoca non eravamo ancora stati “liberati”, e non ci avevano ancora “regalato” questa “magnifica sorte e progressiva”. Il problema è che la subiscono gli onesti, e i lutti che cagiona sono diventati una costante. Vero?

  • Marco ha detto:

    Gli è che di Rivoluzione vera in Italia vi è stata solo la Seconda che nomina, il Fascismo, e fu tale perché popolare e nazionale, ossia, gradualmente seppe creare un nuovo modello politico in linea con la propria Civiltà che poneva fine agli errori del cosiddetto “Risorgimento”, coinvolgendo in modo partecipativo il Popolo, ma senza cedere ai miti democratico-massonici ottantanovisti… quella che lei chiama terza rivoluzione, in realtà rappresenta la causa di quello che oggi stiamo vivendo… ecco perché bisogna tornare alla radice del problema per risolverlo… https://bibliotecafascista.org/2022/08/05/morte-della-liberal-democrazia/

  • Carlo ha detto:

    Gli italiani hanno radici cattoliche e le hanno tagliate (divorzio, aborto, droga,sinistrismo).Perciò vanno verso l’estinzione e la meritano.

  • piero laporta ha detto:

    Visti che ci siamo, facciamone una dozzina o due

    • Stefano ha detto:

      La Porta, vede la sua è una ironia fuori luogo. “Rivoluzione” è un termine che è stato declinato in vari modi, e gli sono stati dati significati quasi sempre cangianti. La “Rivoluzione” è, in senso stretto, un “rivolgimento”. Se è compiuta verso ciò che è “Giusto”, verso dei fondamenti irrinunciabili affinchè esista la Civiltà (lei sa cosa significa, giusto?), allora il suo scopo ( e il riferimento fatto) è assolutamente negativo. Questo è il significato che hanno dato dei Papi, alcuni Santi, al termine: condannandola. Ma se la Rivoluzione è nei confronti di ciò che è nefando, allora non solo è benvenuta (nei suoi Principii), ma è necessaria. Ed assume un significato “proprio”, anch’esso assolutamente condivisibile. La “rivoluzione”, nella critica che ne è stata fatta, era riferita a quell’avvenimento nefasto, distruttivo, di cui paghiamo lo scotto oggi: il 1789. Quella Fascista, rispetto sia al 1789, sia al “Conservatorismo” e all’Hegelismo, è una “Rivoluzione” nel senso più stretto. Ed è l’unica. Lo è in senso proprio, perchè non vuole costituire uno “Stato moderno”, colorato in vari modi, fino al Rosso (l’altro lato della stessa medaglia modernista), ma uno Stato Nuovo. Nuovo, rispetto al “vecchio” proposto e imposto dalla Massoneria, dal Razionalismo, dal Materialismo, che affonda le sue radici nel paganesimo edonista. Ma assolutamente radicato nell’unica e sola Civiltà Romano-Cristiana che esso sviluppa armonicamente. Sa, La Porta. Siccome il cosiddetto “Potere costituito”, che lei conosce benissimo, ha mentito spudoratamente rispetto a Principii informatori e Dottrina del Fascismo (lo sa, vero?), il quale non è rappresentabile come le leggi Scelba e Mancino (entrambi Democristiani) lo definiscono – perchè Storicamente e Filosoficamente il Fascismo non è e non è mai stato un “partito che ha come fine l’oppressione, il razzismo e lo sterminio” di chicchessia – credo impossibile che si possa immaginare che tale stesso “Potere”, e il Principio che lo fonda, possa anche solo lontanamente garantire la Vita dei cittadini. Non parliamo poi della Giustizia, visto che tale “Potere” mente sapendo di mentire, falsifica tutto ciò che è falsificabile, deforma o manipola i fatti, come avvenuto con il Costituzionalismo Fascista, che è l’unico elemento vitale e reale su cui ragionare, ed è associato sempre in modo mendace a “razzismo, violenza e oppressione”, definendo “fascista” tutto ciò che viene artatamente associato al “male assoluto”. Si dovrebbe, dunque, ripartire da ciò che è Vitale, non da ciò che è menzognero. Perchè lei, La Porta, lo sa chi è il Padre della Menzogna, e chi sono i suoi Figli. Vero?

  • miserere mei ha detto:

    L’Italia ha ricevuto un compito da Dio e lo sta tradendo. Ha tradotto la Traditio in un imbarbarimento politically correct è un piattume a’ la page in cui il frasario esterofilo in luogo del latino vorrebbe esprimere sia il taglio delle radici sia il puzzo di pozzanghere d’acqua non più lavabili nell’Arno siccitoso. In ginocchio per la BLM e ossequiosi per i Pride LGBT gli italici non si inginocchiano più nemmeno alla Messa. Inorriditi per la sorte dell’orso bianco sulla banchisa, sono stati influenzati a ignorare il massacro degli aborti o di cristiani fatti esplodere in una chiesa… Oggi secondo certi veggenti è il compleanno della Beata vergine che tanto ha prediletto il nostro popolo ispirandone sacerdoti, religiosi, artisti e santi. Ci soccorra ancora lei dai suoi santuari, tirandoci una Madre, il Padre, il Figlio, il Santo Spirito e non questa brodaglia insipida, vanitosa e viziosa.

  • ex : ha detto:

    «Com’è possibile trovare l’Italia, figlia anagrafica di tre rivoluzioni – il Risorgimento, il Fascismo e la Resistenza – nel piattume conformista, consumista e internazionalista?»

    Il seme è stato gettato proprio con la prima delle tre rivoluzioni; il risultato non poteva che essere quello che è sotto i nostri occhi.
    A quel tempo l’unificazione era certamente da fare (per poter reggere il confronto con le altre grandi Nazioni europee), ma il modo in cui fu fatto fu pessimo e creò profonde spaccature tra le varie macroregioni della Penisola (soprattutto fra Nord e Sud), spaccature che anziché operare in modo che si sanassero le si son fatte allargare sempre più. Per cui:

    «Romeo conclude proprio con la necessità di riscoprire il senso della “nazionalità italiana”, quale valore aggiunto sia per rivitalizzare la nostra democrazia, sia per il nostro ruolo in Europa e nel mondo, sia per il nostro ruolo in Europa e nel mondo»,

    questo non potrà mai avvenire. Per farlo, ma sarà cosa estremamente difficile e ci vorranno diverse generazioni per poter ottenere qualche risultato, dovrebbe esserci la volontà (?) da parte dei dirigenti la Nazione (ammesso che la si possa ancora definire tale) di buttare nell’immondizia la turpe vulgata risorgimentale, costringendo il mondo della (sedicente) cultura e soprattutto la Pubblica (e privata) Istruzione a fare una revisione totale delle infamità raccontate negli ultimi più di centocinquant’anni, facendo studiare nelle scuole la vera storia di quei tragici avvenimenti che portarono ad un aborto di unificazione provocando danni enormi di ogni genere in gran parte delle contrade italiane e grande sofferenze alle popolazioni ivi residenti.

    Lo stesso si dovrebbe fare, ovviamente, per le altre due “rivoluzioni”, Ma la prima è l’essenziale perché è stata la madre di quelle successive.

  • Davide Scarano ha detto:

    Parlavo di argomenti simili con i colleghi proprio ieri in pausa pranzo. Sostenevo che l’Italia è debole per ragioni storiche e per ragioni geografiche. Nel primo caso l’individualismo ovvero la mancanza di una classe dirigente che abbia a cuore qualcosa di diverso dal proprio “particulare” ha consentito di assorbire regole e comportamenti che non appartenevano al popolo italiano, nel secondo osservo che l’adesione alla comunità Europea, sembra fatta apposta per negare l’eccezionalità italiana, che nasce da un contesto sociale, geografico, culturale ed ambientale unico al mondo. Più semplicemente in un sistema competitivo comandano i più forti ovvero i più organizzati: questo può spiegare, ex multis, perchè l’Italia, nel banchetto che verrà realizzato tramite i rivolgimenti del “great reset”, è destinato a fare la fine del tacchino nel giorno della festa di ringraziamento. PS Specchio del mondo che ci regalano i principali media è offerto
    dalla rassegna dei TG del mattino -seguo in particolare quelli- che regalano “panem et circensem”, sotto forma di false priorità politiche, polemiche inutili, forse al fine di offrire agli spettatori l’illusione del pluralismo, mezze verità, un po’ di violenza, meglio se contro le categorie “deboli” ed infine un po’ di sport, nel ruolo di prodotto da consumare, di surrogato di appartenza, ed infine,
    l’aspetto che reputo più importante, come strumento per edificare il nuovo status quo.

  • Enrico Nippo ha detto:

    “Poiché siamo ambedue figli dell’Accademia di Modena, possiamo testimoniare che la libertà di pensiero e d’azione vissuta in quelle mura è di gran lunga al di sopra di quella corrente in Italia, nella democratica Italia, sotto la Costituzione della Repubblica”.

    Laporta carissimo,

    non mi prenda per un provocatore per quel che sto scrivendo. Non ne ho la minima intenzione ed anzi attendo con interesse la Sua risposta (se la riterrà opportuna).

    Nella sua affermazione compare la famosa “libertà di pensiero e azione” cui Lei sembra attribuire senz’altro una positività. Ora, Lei sa che ciò costituisce un patata bollente, poiché è proprio tale libertà che, passo dopo passo, ha condotto il mondo nel caos attuale, da cui, personalmente, non vedo via d’uscita se non per un’evoluzione del pensiero che, come accade nel cerchio, ritorni alla sua origine, o, per così dire, all’Età dell’oro.

    La libertà di pensiero e azione ha come retroterra idee della più disparata diversità e, non di rado, anzi spessissimo, in conflittualità reciproca, ragion per cui, è il rapporto di forze che determina l’idea, il pensiero e l’azione vincenti. Ed oggi si vede benissimo chi sono i vincenti.

    Trovo quindi inopportuno il Suo rifarsi alla “libertà di pensiero e azione” posto che a questa occorre conferire valore assoluto e non di parte.

    Se il pensiero è libero … è libero, quindi non sottoposto a dottrine e regole.

    Con i più distinti saluti.

    • Rika ha detto:

      Pensiero è libero ma non anarchia. Ha regole. Liberta’ e’ regole. Niente regola e’ schiavitu’.

  • Antonello ha detto:

    L’Italia non è incompiuta: semplicemente esiste solo sulla carta. L’unica salvezza dell’Italia è smantellarla in almeno due nazioni distinte, se non tre.

    • Paoletta ha detto:

      concordo

    • ex : ha detto:

      Come è stata fatta, l’Italia, non si può più disfare. L’errore, o meglio il delitto, è stato compiuto quando è stata unificata. Il modo più naturale, e rispettoso delle peculiarità umane e territoriali, sarebbe stato quello di creare una Confederazione di Stati.

      • Antonello ha detto:

        Volere è potere: come la si è fatta, la si disfa, se si vuole. Il problema è che non si vuole.