Città di Dio, Città del Diavolo. Fra Bonaventura, Boccacci, Russo.

28 Luglio 2022 Pubblicato da

Marco Tosatti

Carissimi StilumCuriali, Rosanna Boccacci e Sergio Russo offrono alla vostra attenzione questa meditazione, raccolta da un sacerdote, centrata sul nostro pellegrinaggio terreno. Buona lettura.

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Città di Dio e Città del Diavolo

 

Vorrei condividere con voi una meditazione importante e un po’ particolare che interessa tutta la storia dell’umanità pellegrina sulla terra in vista della vita eterna. È un argomento di cui si parla raramente ma che dobbiamo esaminare con pazienza e cura.

Alla fine del racconto della creazione, dopo aver creato l’uomo: “Iddio vide tutto quello che aveva fatto, ed ecco era molto buono” (Gen 1,31: sesto giorno). Ingannati dal serpente (Gen 3,13), Adamo ed Eva hanno “sottomesso tutta la creazione alla vanità” (Rm 8,20), e così hanno fatto perdere la sua splendida gloria alla creazione. Ormai due spiriti differenti e opposti lottano per la dominazione del creato e del cuore degli uomini.

In questo modo è stato introdotto il veleno del serpente nella creazione divina e ormai vi è sulla terra una lotta tra la verità e l’errore, tra il bene e il male, tra il peccato e la riparazione, tra lo spirito di Dio perfetto e lo spirito del maligno che vuole contestare e distruggere il soprannaturale nel destino dell’uomo e del mondo.

Ma indicare l’origine del male non è guarirlo. Non possiamo accontentarci di descrivere il male e la sua origine; dobbiamo affrontare la situazione attuale del decadimento e indicare la sua guarigione. È necessario accettare che soltanto il mondo soprannaturale può, con la grazia, opporsi al naturalismo. Vi è un rapporto stretto tra il mondo visibile e il mondo invisibile. I pagani ne erano consapevoli, anche se lo capivano in modo errato. È importante notare che la storia di Israele è la piena dimostrazione che il popolo eletto era sotto la direzione del mondo angelico per guidarlo sulla strada santa e giusta.

È interessante ascoltare le parole di Origene su quest’argomento: “Gli angeli presiedono ogni cosa, e ogni elemento materiale; guidino tutti gli animali, tutte le piante e anche gli astri del firmamento” (Omelia VIII in Geremia).

Sant’Agostino è, anche lui, molto esplicito su questo argomento: “In questo mondo, ogni creatura visibile è affidata a una potenza angelica, secondo la testimonianza delle Sante Scritture”(De Diversis, quaest. LXXIII-LXXIX, n° 1).

Per questo motivo, San Gregorio scrive: “Nel mondo visibile nulla può essere messo in ordine e movimento, se non da una creatura invisibile. Tutto il mondo dei corpi è fatto per essere governato dal mondo degli spiriti” (De Trinitate, Lib III, cap. IV e Dialog. IV, cap V). Perché tutta la creazione del mondo materiale è opera di un potere soprannaturale. Il Re del mondo superiore è il vero Re di tutte le cose, ed è la fonte di ogni pace e unità. Ma il Maligno e i suoi sono anche loro sempre attivi, nel cercare di ostacolare il bene dell’opera di Dio.

Per questo, la guerra cominciata nel Cielo, è discesa anche sulla terra. È ciò che spiega molto bene l’Apocalisse di San Giovanni: “Allora avvenne una guerra nel Cielo. Michele e i suoi angeli combattevano contro il dragone. Il dragone e i suoi angeli ingaggiarono battaglia” (Ap 12,7). In questo testo ci è riportato l’origine del male nella creazione. È stata la rivolta di un terzo degli angeli (Ap 12,4) che sono stati poi “precipitati sulla terra” (Ap 12,19).

All’inizio, l’Incarnazione del Verbo di Dio è stata mostrata e proposta all’adorazione degli angeli. Alcuni hanno accettato questo mistero e altri si sono rivoltati contro, perché si consideravano superiori agli uomini (orgoglio e gelosia). Per questo motivo, l’lncarnazione del Verbo di Dio è l’oggetto principale dell’odio di Satana e dei suoi angeli decaduti (S.Thom I, q LXIV, a 1, ad 4).

A causa di questo, san Paolo dice nella lettera agli Ebrei (1,6) “E di nuovo, quando introduce il Primogenito nel mondo, dice: lo adorino tutti gli angeli di Dio”.

San Paolo dice “di nuovo” perché il Padre eterno aveva già introdotto davanti agli angeli, una prima volta, suo Figlio nel mondo quando all’inizio l’ha proposto all’adorazione degli angeli e ha rivelato loro il mistero dell’incarnazione. Una seconda volta quando ci fu, l’annunciazione e la nascita di Gesù. È stato questo che Lucifero e i suoi hanno rifiutato: l’adorazione e l’obbedienza di un Dio fatto uomo. Perché significava che la natura umana era allora elevata sopra gli angeli.

Lo spiega molto bene il grande vescovo di Foggia, Naclantus, al concilio di Trento (Enarrat. in epist. adEphes., cap I). Lucifero voleva alzarsi, da sé stesso, fino al cielo e uccidere il Cristo, prendere il suo trono e diventare il suo uguale.

La missione del Verbo divino diventa allora non soltanto di salvare gli uomini, ma anche di combattere Satana e distruggere la sua opera (Naclantus, Enarrat. in epist. adEphes., cap. XI). Perché Lucifero vuole prendere il posto e il ruolo di Cristo Gesù, uomo e Dio. È ciò che descrive il profeta Isaia: “Salirò fino al cielo, innalzerò il mio trono sopra le stelle di Dio; mi assiderò sul monte dell’adunanza nelle estremità settentrionali. Salirò sulle alture delle nuvole, sarò simile all’Altissimo. Invece sei precipitato nel regno di morte, nelle profondità dell’abisso” (Is 14,13-15).

I buoni e fedeli angeli, con la grazia di Dio e in piena libertà, non vollero unirsi alla rivolta di Lucifero. Lucifero era il capo degli angeli, ma ha voluto sostituirsi al Messia ed essere lui il mediatore “simile a Dio” (Isaia 14,14) con le sue proprie forze. Per questo ha voluto far morire, per mano dei giudei, l’oggetto eterno del suo odio, il Messia Salvatore. Lucifero non sopportava che il Verbo di Dio si dovesse unire alla natura umana per divinizzarla. L’orgoglio lo spinse alla rivolta, la rivolta all’odio, l’odio alla caduta.

San Cipriano ne parla molto chiaramente: “È Grande il peccato che ha fatto cadere gli angeli… con la gelosia del demonio, la morte è entrata nel mondo” (opusc. De Zelo et livore). E sant’Ireneo di spiegare: “Per gelosia contro l’uomo, l’angelo divenne apostata e nemico del genere umano” (Adv. Haereses, cap LXXVII). Questa gelosia fu provocata dalla perspettiva dell’unione ipostatica. Perché se Dio diventa uomo, l’uomo diventerà Dio. Vi è quindi l’obbligo di adorare un uomo-Dio. Il Cielo fu il luogo del primo combattimento di cui parla san Giovanni nell’Apocalisse, la terra diventerà il secondo luogo dello stesso combattimento contro il diavolo.

San Pietro dice che “Dio precipitò nell’inferno gli angeli e li confinò negli abissi tenebrosi dove li riserva per il giudizio” (2 Pt 5,8-9). Questo è il motivo per il quale san Pietro ci invita alla vigilanza perché: “Il diavolo, vostro avversario, va in giro come leone ruggente, cercando chi divorare. Resistetegli saldi nella fede, sapendo che i vostri fratelli sparsi per il mondo subiscono le stesse sofferenze di voi” (1 Pt 5,8-9).

Il profeta Ezechiele è anche lui molto chiaro: “Il giorno in cui fosti creato ti stabilii quale cherubino, ti posi sul monte santo di Dio e incedevi fra pietre fiammanti. Perfetto tu eri nelle tue vie dal giorno in cui fosti creato, fino a quando spuntò in te l’iniquità… io ti ho scacciato dal monte di Dio e ti ho fatto perire… il tuo cuore si era inorgoglito per la tua bellezza. La tua saggezza si era corrotta a causa del tuo splendore; ma io ti ho gettato a terra e ti ho dato qual monito ai re” (Ez 28,14 e ss).

Secondo san Tommaso d’Aquino “la Provvidenza guida l’uomo al suo fine, direttamente al bene per il ministero dei buoni angeli; e indirettamente con l’esercizio nella lotta contro il male e i cattivi angeli” (Pars I, q LXIV, art 4, corp).

Siccome non hanno potuto opporsi all’unione ipostatica, Lucifero e i suoi sono sempre preoccupati a impedirne i suoi effetti. Rendere impossibile e inutile la fede nel dogma dell’Incarnazione e in particolare con il panteismo, il materialismo e il razionalismo… Vale a dire con tutte le forme di satanismo che sono sempre in rivolta contro la Verità: “Senza di me non potete fare nulla” (Gv 15,1-8).

L’errore del popolo eletto è stato di non aver accolto il Messia, il Verbo incarnato, Gesù Cristo. Dio ha cercato in tutti i modi di far comprendere al popolo eletto che il Messia atteso da secoli era arrivato; con i miracoli che accompagnano la nascita di Gesù a Betlemme, con la venuta di Gesù a Gerusalemme in mezzo ai dottori a dodici anni, con tutti i segni miracolosi e l’insegnamento di Gesù durante tutta la sua vita pubblica.

Il Verbo incarnato è l’oggetto eterno dell’odio di Satana che si manifesta nelle persecuzioni, gli scismi, le eresie, gli scandali, le tentazioni, le rivoluzioni… Sono la continuazione del grande combattimento cominciato nel Cielo e che continua sulla terra, ma deve finire o nell’eternità di felicità o nell’eternità dell’infelicità.

L’Incarnazione è tutto il cristianesimo. Si tratta di deificare l’uomo per strapparlo dalla vanità e con lui liberare tutta la creazione. “Voi siete dèi e figli tutti dell’Altissimo” (Sal 81, 6). “Siate dunque perfetti, come è perfetto il Padre vostro celeste” (Mt 5, 4). “Colui che ci ha chiamati per la sua gloria e potenza, in grazia delle quali ci ha messi in possesso dei preziosi e magnifici beni promessi, affinché per mezzo di questi voi diveniate partecipi della natura divina” (2 Pt 1,4).

“A quanti lo accolsero, a quelli che credono nel suo nome, diede potere di diventare figli di Dio” (Gv 1,12). E anche: “Considerate quale ineffabile amore ci ha donato il Padre che ci chiama Figli di Dio” (1 Gv 3,1).

Il tentatore aveva ingannato Adamo ed Eva con una mezza verità, come fa molto spesso con tutti gli uomini: “Mangiate di questo frutto e sarete come Dio” (Gen 3,5).

Il cammino degli uomini, per essere deificati, non può essere la disobbedienza, ma l’umiltà. Come dice san Tommaso d’Aquino: “Il principale peccato dei nostri primi parenti non fu la disobbedienza, la golosità, ma il desiderio sregolato di diventare simili a Dio” (2°2ae, q XLIII, a 2) come Lucifero e i suoi.

Sant’Agostino aveva già detto: “Adamo ed Eva vollero rapire la divinità da sé e persero la felicità” (glos. In Ps XLIII).

La lotta tra lo spirito di luce e lo spirito delle tenebre ha come base la deificazione dell’uomo. Il primo con l’umiltà, il secondo con l’orgoglio. Per questo Gesù disse ai farisei: “Voi avete per Padre il diavolo, e volete compiere i desideri del padre vostro. Egli è stato omicida fin da principio e non ha perseverato nella verità, perché non vi è verità in lui. Quando dice il falso, parla del suo, perché è menzognero e padre della menzogna. A me, invece, voi non credete, perché dico la verità… non siete di Dio” (Gv 8, 44-47).

San Giovanni conclude la storia del male dicendo: “Il drago perseguiterà la donna che aveva dato alla luce il maschio” (Ap 12,13). E la conclusione della storia si trova nel testo della Genesi: “Io porrò inimicizia fra te e la Donna, fra la tua discendenza e la sua; essa ti schiaccerà il capo e tu le insidierai il calcagno” (Gen 3,15).

Maria SS.ma è la donna immortale che viveva in Eva, l’immacolata infedele. Adamo è stato formato sul modello del Verbo incarnato, ed Eva sul modello di Maria Santissima e Immacolata. Maria è la madre di tutti i viventi; questo è il motivo dell’odio di Satana contro la donna. Egli vede in essa quella che deve schiacciare la sua testa (l’orgoglio). Il vincitore del Drago è il Figlio della Donna.

La Chiesa chiama Maria, Maria delle Vittorie, perché vince tutte le eresie. Il dogma dell’Immacolata Concezione è la risposta fondamentale della Chiesa al ruggire del diavolo.

Tutta la storia della terra è il prolungamento della battaglia tra l’eredità di Dio e l’eredità del Maligno. All’inizio “tutto era molto bene” (Gen 1,31). Adamo ed Eva con l’inganno del serpente hanno introdotto la vanità nella creazione (Rm 8,20). Ciascuno di noi deve scegliere l’eredità che vuole assumere e far fruttificare nella sua vita: “Siate perfetti come il Padre celeste” (Mt 5,43-48). La vittoria sull’eredità del Maligno si compie sempre con l’imitazione di Gesù e nell’intimità con Maria, come Ella disse a Cana: “Fate tutto quel che vi dirà” (Gv 2,5). Dobbiamo sempre ricordare le parole di Sant’Agostino: “Due amori hanno costruito due città” (De Civit. Dei, lib. XIV, c. XXVIII).

La salvezza dell’uomo si compie con la sua unione con il Verbo incarnato, Monarca assoluto di tutti gli esseri, creatore di tutto in tutti i secoli.

Per soddisfare il suo odio contro Dio e contro l’uomo, il Re della Città del male non è solo. Comanda a milioni di spiriti malvagi, le scimmie di Dio, perché la Città del Male è organizzata secondo il modello della Città del Bene. Vi è una gerarchia anche tra gli angeli decaduti (ST I p, q 109, a 1 e 2, c ad 3). Il loro numero è immenso (S. Girolamo in epist. Ad Ephes. VI, 12). Perciò Cassiano dice che è una benedizione che siano invisibili (IV coll VIII, c XII), perché saremmo terrorizzati nel vederli. I demoni, puri spiriti, hanno un’intelligenza deforme; ma non hanno perduto i loro doni naturali. Non si sbagliano nelle cose naturali; vi sono errori possibili per loro unicamente nelle cose di ordine soprannaturale (ST I p, q 58, art 5).

San Bernardo dice che Satana e i suoi salgono per orgoglio e scendono contro di noi per invidia (in salmo qui habitat, serm 12, n 2). Seguono colui che ha detto: “Mi innalzerò e mi renderò uguale all’Altissimo” (Ap 12,12). Perciò, essendo respinti “scendono sulla terra e il mare pieni di rabbia, perché sanno che hanno poco tempo” (Ap12,12).

Satana delega ad ogni realtà (nazione, città, uomo…) un demonio incaricato di pervertirli e di associarli all’odio del Verbo incarnato (Corn. A Lapide, in Dan 10,13).

È interessante notare le parole di Sant’Antonio: “Come, in un esercito, tutti i soldati non combattono nello stesso modo né con le stesse armi; tra i demoni, i ruoli sono divisi. La loro malizia prende tutte le forme: tante virtù, tanti generi di attacco” (in Vita di Sant’Antonio di Sant’Atanasio). I demoni non ispirano agli uomini le stesse passioni; ma ogni demonio è incaricato di ispirarne una in particolare. Ciascuno lavora a gettare il suo vizio favorito nel cuore dell’uomo (cfr ST I p, q 63, art 2).

La lotta di Satana contro il Verbo Redentore è la storia di tutta l’umanità. Cominciata nel Cielo, continuata nel Paradiso terrestre, riempie tutti i secoli. Cristo Gesù comincia la sua lotta contro di lui nel deserto e i demoni sanno bene contro chi devono lottare: “Sei venuto a rovinarci! Io so chi sei: il santo di Dio…”, “Lo pregarono che concedesse loro di entrare nei porci; ed egli lo permise” (Mc 1,23 e Lc 8,32).

Vincitore del demonio e di tutti i suoi, con la sua vita, con la sua morte e con la sua risurrezione, Gesù Cristo indebolisce il regno di Lucifero. Come il Signore aveva lasciato, in mezzo al popolo ebraico, delle popolazioni idolatre per esercitare la loro virtù, il divino Salvatore lascia al demonio un certo potere per provare la fedeltà del popolo cristiano. Perciò, prima di lasciare i suoi apostoli, Gesù insegna loro di continuare la guerra contro Satana: “Simone, Satana ha chiesto di provarvi come il frumento, ma ho pregato per te perché la tua fede non venga meno” (Lc 22,32).

Il demonio proverà gli apostoli e i martiri, poi susciterà divisioni, scismi, eresie… Lotterà contro gli eremiti nel deserto (Sant’Antonio…) e contro tutti i santi (come nel rituale romano contro gli esorcismi). In questa lotta, sono di una grande importanza tutti i sacramenti e sacramentali (acqua benedetta, pane benedetto, rogazioni, immagini sante, icone…).

Satana è sempre lo stesso, viene nel mondo con gli attribuiti della sua antica regalità: oracoli, prestigio, manifestazioni, seduzioni, segni e strumenti del regno… Tutte cose che seducono gli uomini creati per onorare la gloria di Dio e la sua presenza in tutto il creato.

Dio limita la potenza dei prìncipi della Città del Male e la dirige per contribuire alla gloria di Dio, infliggendo punizione ai cattivi ed esercitando la virtù dei buoni (ST I p, q 109, art 4 ad 1). Il diavolo è tentatore dell’uomo, perché è immagine di Dio, perciò Dio permette che possa punire gli uomini e provarli.

Per esempio: i primi nati d’Egitto; il Re Saul; Giobbe, perché giusto è tentato dai diavoli; tentazioni di Gesù nel deserto; a San Paolo Dio dice: “Ti basta la mia grazia” (2 Cor 12,7-8); i santi provati e trovati fedeli ottengono la liberazione, come si può vedere nelle persecuzioni o negli eremiti del deserto. Come dice san Paolo: “Dio è fedele, e non permetterà che siate tentati oltre le vostre forze, ma con la tentazione vi darà anche la via d’uscita e la forza per sopportarla” (1 Cor 10,13).

Il diavolo e i suoi hanno un solo scopo: la distruzione del Verbo incarnato in sé stesso e negli uomini, i suoi fratelli.

La libertà è figlia della verità: la verità vi renderà liberi. Soltanto la Città del Bene è la patria della libertà. La Città del Male ci rende schiavi. La libertà non consiste nel fare il male, ma nell’evitarlo (ST I p, q 62, art 1 ad 3).

Dobbiamo scegliere, o vivere sotto il riferimento al Re della Città del Bene, o sotto il riferimento del Re della Città del Male. Ognuno di questi Re fa i suoi soggetti a sua immagine. Perciò Sant’Agostino dice: “Ciascuno di noi è come il suo amore. Ama la terra, sarai terra; ama Dio, sarai Dio” (tract. 2 in epist 1 Jo). La deificazione dell’uomo prepara lo splendore dell’eternità (1 Cor 2,9). Il principe della Città del Male lavora accanitamente all’opera contraria. Ciò che la bestia non può fare è la preghiera. L’uomo che non prega diventa simile alla bestia. L’uomo adora, la bestia non adora. (Possiamo fare un’eccezione per la mula di sant’Antonio da Padova, per esempio…). Perciò san Paolo dice, secondo l’insegnamento di Cristo Gesù “pregate incessantemente” (1 Tes 5,17)). L’uomo diventato cittadino della Città del Male rinuncia alla preghiera (Sal 98, 9), come Dio lo aveva già detto nella Genesi: “Il mio spirito non resterà sempre nell’uomo, perché egli è diventato carne” (Gen 6,3).

 

Al diluvio di crimini e di peccati, segue il diluvio d’acqua e di fuoco. L’apostasia del cristianesimo provoca il diluvio di fuoco su quelli che sono diventati schiavi dello Spirito del Male.

Vedendo svilupparsi sulla terra il piano divino che aveva combattuto nel Cielo, Satana freme. Per fermare l’opera della Saggezza infinita, il suo odio usa tutte le sue risorse. Perciò Sant’Agostino proclama chiaramente: “La filosofia pagana, la poesia pagana, la letteratura pagana, sono la Bibbia dei demoni” (Epist de duob. Filiis).

 

Lo slogan di Voltaire “Écrasons l’infame” è veramente il motto e il simbolo di questi rivoltosi. Michelet nel suo “Cours de philosophie de l’histoire” predica il ritorno del Regno satanico e il trionfo di Satana sul Cristo (Introduction à l’Histoire Universelle p. 10 e 40).

 

Gli errori dell’Europa moderna possono essere riassunti con le tre concezioni filosofiche da sempre esistite: il Panteismo, il Materialismo e il Razionalismo. Si tratta della negazione del dogma dell’Incarnazione. Se tutto è Dio, non vi è Incarnazione; se tutto è materia, non vi è Incarnazione; se ogni verità si trova nei limiti della ragione, non vi è mistero e quindi non vi è Incarnazione.

L’uomo ha bisogno di un Dio: se caccia il Verbo di Dio, mette Satana sul trono. Il paganesimo è la negazione del Verbo incarnato e del soprannaturale divino, l’unico vero soprannaturale. Adorare ciò che non è il vero Dio, è adorare un falso Dio, è adorare la scimmia di Dio, ovvero Satana. Questo è il paganesimo.

Una cosa è certa; dobbiamo ricordarci sempre dell’insegnamento di Gesù Cristo: “Egli separerà… come il pastore separa le pecore dai capri, e porrà le pecore alla sua destra e i capri alla sinistra. Allora il Re dirà a quelli che stanno alla sua destra: Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo… Poi dirà a quelli posti alla sua sinistra: Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli” (Mt 25,31-46).

 

Per questo dobbiamo sempre ricordare l’insegnamento del salmo: “Non abbandonarmi, Signore, Dio mio, da me non stare lontano; accorri in mio aiuto, Signore, mia salvezza” (Sal 37,22-23).

 

Fra Bonaventura

(a cura di Sergio Russo e Rosanna Maria Boccacci)

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13 commenti

  • arrendersi all'evidenza ha detto:

    Bellissimo referto medico sulla malattia del mondo, la Severe Acute Respiratory Syndrome, che toglie respiro all’anima, ne abbassa l’indice di saturazione di ossigeno al di sotto del tollerabile, fino a uccidere in lei lo spirito.
    Il virus responsabile di tutto questo non è naturale, ma ingegnerizzato da chi ha voluto “impestare” l’umanità per resettarne i connotati.

    Diagnosticare il male non è ancora guarirlo.

    La cosa importante da sapere è che il Divin Medico ha sempre accompagnato l’umanità malata, scegliendosi un popolo da istruire di sapienza e terapie, conducendo verso la guarigione e la salvezza, proiettandola oltre i tempi storici, l’immanenza e la caducità corporea… Oltre l’apparenza e la vanità del mondo.

    Ma anche l’istruzione incontra dure cervici: non tutti i malati sono “pazienti” e disponibili a farsi curare, specialmente se c’è di mezzo il sacrificio di qualche taglio necessario, la potatura. Per molti è assai più affascinante la promessa di una salvezza più facile, prenditi ‘na pastiglia sient a ‘mmé (o una dose di siero).

    Ci sono di mezzo anche le potenze angeliche, dimenticate e bistrattate tra la narrazione new age e la promozione ad angeli dei camici bianchi… Nel dimenticatoio è caduto anche l’alter ego di queste potenze spirituali, il decaduto, il Lucifero precipitato al suolo, fino a diventare il principe di questo mondo.

    Nela vicenda dell’Incarnazione e della Redenzione (una Nuova Creazione) gli angeli fedeli intervengono in modo manifesto. Se il Cristo Re dell’Universo è adorato dai cori angelici, la Madonna è la loro regina.

    Le masse ex cristiane stanno apostatando e pare che il mondo sia sempre più in balia di una volontà opposta. Il peccato originale sta cainizzando l’umanità, mentre Abele soccombe. Ma ci sarà il RE Set, Da Dio.

  • Mimma ha detto:

    Sempre a Enrico
    Se poi ci chiediamo il perché delle chiamate speciali, come mi pare di capire ( perché il peccatore San Paolo ha subito uno strattone speciale) non credo ci siano risposte.
    Dio può fare ciò che vuole quando e come vuole.
    “Chi sei , tu, vaso, per chiedere al vasaio perché ti ha fatto vaso da notte invece che vaso pregiato? ”
    Già. ..

  • Mimma ha detto:

    @Enrico Nippo.
    Incredibile!
    Leggo solo ora questo bel contributo, che contiene la spiegazione dell’origine del male.
    Nella mia risposta a Lei, Enrico, sotto l’articolo di mons Viganò, dicevo che sarebbe stato lungo spiegarlo; può constatare ora quanto sia complesso l’argomento.
    Lei si chiede come mai non si sente la chiamata…
    Si dice che non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire.
    Da parte Sua, il Maestro ci assicura che chi cerca, trova, a chi chiede, viene dato e a chi bussa sarà aperto.
    Bisogna insistere, con umiltà profonda e senza stanchezze.

  • Mimma ha detto:

    Grazie mille volte di questo contributo chiaro e completo

  • Enrico Nippo ha detto:

    “L’errore del popolo eletto è stato di non aver accolto il Messia, il Verbo incarnato, Gesù Cristo”.

    Una domanda: accogliere il Messia, il Verbo incarnato, Gesù Cristo” è un atto interiore della sola volontà o della sola grazia?

    Oppure ci vogliono e la volontà e la grazia?

    Sembra che in alcuni casi, vedi quello eclatante di Paolo, la grazia faccia piazza pulita della volontà.

    Ma in grandissima parte non avviene così, e ciò tanto per gli ebrei quanto per i gentili, che così sono abbandonati alla loro volontà.

    Insomma, come avviene la “chiamata”?

    Per me questo è un argomento ostico. Molto ostico.

    • OCCHI APERTI! ha detto:

      Gentile Enrico,
      la chiamata non è ancora l’incontro…
      Per corrispondere alla chiamata serve un atto della volontà ma l’incontro dipende dalla grazia.
      E, senza l’incontro, non si passa – in alcun modo – dalla potenza all’atto.

      Una buona prosecuzione.

    • Enrico Nippo ha detto:

      Ma se il chiamato non sente la chiamata?

      Sentire, ascoltare, accorgersi della chiamata non è un atto volontario. Non è che uno può decidere: “adesso voglio ascoltare la chiamata”. Non è la volontà che suscita la chiamata.

      Grazie per il contributo.

      • MASSIMILIANO ha detto:

        Provi con il telefono Nippo, magari le torna più semplice… Saluti.
        Massimiliano

      • OCCHI APERTI! ha detto:

        Certo, “non è la volontà che suscita la chiamata”. Di fatti è sempre Dio a prendere l’iniziativa sull’uomo. E’ sempre Dio che attende noi, non il contrario.
        E poi, ascoltare, come fa a non essere atto volontario? Soprattutto se si ha dimestichezza col silenzio, cristianamente inteso?
        Sono fatti legati indissolubilmente.

        Ma, più della pochezza delle mie parole, forse troverà utile la lettura della chiamata di Samuele, al capitolo 3 di 1 SAMUELE. Un passo bellissimo da “ruminare”.

        Non sfugge che al prescelto servì un intermediario per capire. Poi l’Incontro…
        Chiamata e Incontro non sono la stessa cosa.

        Grazie a lei.

        • Stilobate ha detto:

          “È sempre Dio a prendere l’iniziativa”. Proprio così, caro Occhi Aperti. *** Anni fa in una chiacchierata postseminariale (a base di tè verde) con uno studioso giapponese della scuola buddista Shingon, si parlò delle spesso abusate categorie di “tariki” (他力) e “jiriki” (自力), vale a dire “forza d’altro” (o aiuto esterno) e “forza propria” (o autoaiuto), in riferimento alla liberazione dai lacci del saṃsāra e della cecità spirituale. Egli evocò due belle immagini tradizionali: il micino trasportato in bocca da mamma gatta e lo scimmiottino che se ne sta aggrappato sul dorso di mamma scimmia mentre questa cammina. In un caso e nell’altro, osservò con nipponica semplicità, il vettore dell’avanzamento è sempre e solo la madre. *** Veramente lo Spirito soffia dove vuole. *** Le lascio un cordiale saluto.

          • OCCHI APERTI! ha detto:

            Che dire? Quando non trovo suoi commenti, me ne rammarico e, quando li trovo, non posso non “distillarne” il contenuto di carità – oggi in abbondanza – che porge con rara finezza.
            Non intendo, con questa esternazione, “inorgoglirla” – sia chiaro e mi si assolva – ma invogliare la comunità stilumcuriale a porre l’attenzione dove davvero meriterebbe…

            Un carissimo saluto, Stilobate.

          • Stilobate ha detto:

            Caro Occhi Aperti, per il povero Stilobate la stagione del troppo orgoglio è passata da lunga pezza; e mi verrebbe da aggiungere “purtroppo”, non per una qualche nostalgia del troppo orgoglio, ma per la non sempre gratificante considerazione del tempo ch’è fuggito: astratti ed isolati dall’Eterno siamo davvero pochissima cosa. *** Quando si prova a dare un contributo alla discussione, specie sui temi di maggiore rilevanza, lo si dovrebbe sempre fare nell’intento di aiutarsi a raggiungere tutti insieme nel confronto una comprensione più piena e profonda delle questioni. E quando nell’operare questo tentativo riusciamo a instaurare un’intesa, che io definirei spirituale, con qualcuno dei nostri interlocutori, magari anche solo uno o due, qualcosa di bello e di importante è scaturito.

          • OCCHI APERTI! ha detto:

            È come dice.