Società Italiana di Medicina, Pandemia. 50 Domande che Attendono Risposta. Lettera alle Istituzioni.
8 Luglio 2022
Marco Tosatti
Cari amici e nemici di Stilum Curiae, credo sia opportuno portare alla vostra attenzione un documento di importanza eccezionale, preparato dalla Società Italiana di Medicina, che ciascuno può firmare, come cittadino, medico e operatore sanitario, perché sia presentato alle autorità. Si intitola “50 domande alle istituzioni”, ed è un documento molto lungo e approfondito; vi consiglio di salvarne il testo, e di leggerlo a poco a poco, e di conservarlo per i prossimi mesi, quando la banda del siero – politici collusi, medici immemori della loro professione e giornalisti asserviti e complici – cercheranno di riprodurre il circo della pandemia. Un’avvertenza. Nel lavoro di riproduzione dal PDF originale non ho riportato le note; chi desidera controllare eventualmente qualche riferimento può farlo andando al testo base, a questo collegamento. Buona lettura.
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RAPPORTO SULLA CAMPAGNA VACCINALE E SULLA GESTIONE DELLA COVID-19
5O DOMANDE PRETENDONO RISPOSTA
(maggio 2022)
p. 3 – Premessa p. 6 – Mancata informazione p. 7 – Incompletezza e mancata sicurezza negli studi p. 9 – Mancata esenzione per i soggetti a rischio p.10 – Mancata esenzione per chi è già immunizzato p.17 – Durata dell’immunità e immunità artificiale p.20 – Perché la spike? p.21 – Non efficacia di questi vaccini p.28 – Contagiosità dei vaccinati p.32 – Vaccinati che s’infettano p.33 – Pericolosità vaccinale p.46 – Il non-senso sui bambini p.47 – Inaffidabilità dei tamponi p.48 – Mortalità dei vaccini p.53 – Fast-track p.55 – Terapie ignorate e negate p.64 – Terapie avversate p.67 – I protocolli della morte p.70 – Studi fasulli p.74 – Il Ministero contro i medici p.75 – Studi inattendibili p.82 – Cinquanta domande pretendono risposta p.90 – Ipotesi conclusiva p.93 – Firmatari
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PREMESSA Il Comitato “11 aprile” e i medici firmatari di questo documento denunciano le mancanze, gli errori, la mal gestione, i falsi scientifici e le azioni contrarie alle leggi e Scienza medica, nell’epidemia denominata CoViD-19. La Medicina insegna che i vaccini sono stati e sono indispensabili e preziosi nelle infezioni gravi che non si potevano o non si possono curare, mentre nelle infezioni curabili o comunque non gravi vanno valutati nei singoli casi secondo il rapporto costi/benefici. La vaccinazione comporta sempre dei rischi, motivo per cui la scienza raccomanda di stabilire di volta in volta il rapporto rischio beneficio. Nel caso della 1 CoViD-19, il vaccino non è indispensabile trattandosi di un’infezione curabile e non grave, con una letalità inferiore all’1% (0,2 – 0,6% per la prima ondata, nella stima di Giorgio Palù, versus il 10% della SARS e il 37% della MERS; ridottasi ulteriormente con la variante omicron) , mentre invece i rischi vaccinali si sono presentati alti fin 2 dall’inizio. La Medicina del buon senso insegna che, quando possibile, le infezioni si 3 curano con i farmaci, mentre, se non c’è cura, si cercano di prevenire con i vaccini. Si dovrebbero vaccinare solo le poche infezioni che non si possono curare, ma in questo modo l’industria perderebbe un business colossale.4 Sono note, inoltre, le estreme difficoltà obiettive a realizzare un vaccino per virus a RNA a catena singola, categoria che comprende tutti i coronavirus. Quanto detto poiché la loro instabilità genetica determina continue mutazioni (dette quasispecie ), che ostacolano la produzione di vaccini, mettono ad alto rischio di complicanze, funzionano poco e possono causare vaccino-resistenza. La formazione di mutanti è in letteratura per SARS-CoV-1 e anche per SARS-CoV-2 . Nell’attuale 6 7 pandemia si sono riscontrati moltissimi mutanti, conseguenza della trasmissione inter-umana. Le 8 quasispecie possono essere indotte anche da vaccini tradizionali (virus attenuati), ma in quelli anti SARSCoV-2, ingegnerizzati a partire dalle sequenze per la spike, le quasispecie sono ancora più frequenti, rendendo critica l’efficacia vaccinale e favorendo le reinfezioni. Con i virus a RNA a catena singola non 9 solo è difficile ottenere l’immunità di gregge, ma sono proprio i vaccini a facilitare le più pericolose varianti, come si è visto nel Regno Unito e in Israele. Quanto più alto è il numero dei vaccinati, tanto più 10 11 si favorisce la formazione di varianti resistenti.12 Non si dovrebbe mai vaccinare durante un’epidemia, soprattutto con questi tipi di virus, “poiché il virus reagirà mutando, producendo varianti che saranno sempre più veloci di noi”. Più si vaccina, più si formano quasispecie, una storia infinita che 13 mantiene l’epidemia oltre ogni limite. Le varianti si chiamano “mutazioni di fuga dal vaccino”. Intensificando la pressione selettiva sul virus, aumentano le varianti e la 14 mortalità.15
Con questi tipi di virus non si riesce nemmeno a raggiungere l’immunità di gregge, poiché all’aumentare della copertura vaccinale accresce ulteriormente la spinta selettiva dei mutanti verso forme resistenti ai vaccini, rendendo superflua la vaccinazione e incrementando la selezione dei più patogeni e lo si è visto dalle prime vaccinazioni. La CoViD-19 inizia quasi sempre come infezione di modesta entità, 16 del tutto curabile, anche senza vaccino. Di conseguenza, i vaccini per la CoViD-19 non sono affatto indispensabili, dimostrandosi, nella realtà, cosi come sono stati utilizzati, inutili e controproducenti dal momento che stimolano le varianti. È falsa informazione che si possa raggiungere l’immunità di gregge, che invece è impossibile con questi tipi di virus. È contrario alla logica della Medicina pretendere di vaccinare per virus a RNA a catena singola e, ancor peggio, durante un’epidemia. Entriamo adesso nel merito degli errori, delle inesattezze, delle menzogne, della non efficacia e della pericolosità di questi vaccini. MANCATA INFORMAZIONE I vaccini CoViD-19 sono stati autorizzati dalla Commissione Europea in via condizionale ai sensi del Regolamento CE 507/2006, che all’art. 8 prevede, come 17 condizione necessaria per il loro uso legittimo, un rigoroso obbligo di informazione da parte delle autorità sanitarie e dei sanitari coinvolti nella campagna vaccinale. Quindi, chi viene inoculato dovrebbe essere espressamente informato che l’autorizzazione è solo in via subordinata e condizionale perché mancano gli studi preclinici, farmacologici e clinici, e che al momento non è confermata né la validità né la sicurezza di tali farmaci. Invece, le autorità sanitarie non hanno sufficientemente informato i vaccinandi sull’assenza di certi studi e sull’impossibilità di garantire efficacia e sicurezza e lo stesso vale per il personale vaccinatore. Le autorità e il personale non hanno mai illustrato i pericoli ai quali l’inoculando si stava per esporre, quando invece sarebbe stato un loro preciso e puntuale dovere etico, oltre che legale. Scrive Timothy Cardozo: “Tutti i vaccini CoViD-19 (proteici e genomici) possono sensibilizzare a malattie più gravi e all’ADE; i vaccini per SARS, MERS, Dengue e RSV non sono mai stati approvati per questo motivo e questo rischio è sufficientemente oscurato nei protocolli di sperimentazione clinica e nei moduli di consenso e il paziente non può avere un’adeguata comprensione di questo rischio, che dovrebbe invece essere divulgato”.18 La popolazione è stata vaccinata senza un’adeguata comprensione dei rischi ai quali si stava esponendo, dal momento che nemmeno i moduli di consenso hanno mai chiarito che tali vaccini espongono a vari tipi di pericoli con conseguenze anche gravi e letali. Né questi rischi sono mai stati esplicitati. Gli studi preclinici sulla tossicità generale e riproduttiva sono stati effettuati solo sui ratti, inoltre non sono stati eseguiti studi di genotossicità e di cancerogenicità sull’uomo, con rischio d’infertilità per lesioni all’apparato riproduttivo e per i quali 19 andrebbe applicato il principio di precauzione. Anche se le prove di genotossicità e 20 cancerogenicità non sono state eseguite poiché l’OMS ha stabilito che possano essere evitate nel caso dei vaccini in genere, lo si doveva specificare in modo chiaro nel consenso da firmare. Sarebbe stato un preciso dovere informare la popolazione che la cancerogenicità e la genotossicità non sono state testate e quindi la somministrazione del vaccino non esclude il rischio oncologico e genotossico. Si può considerare informato un consenso che nasconde dati così importanti e noti? Il 25 febbraio 2022 è stato pubblicato uno studio che solleva preoccupazioni sul rischio di genotossicità. Non solo la popolazione non è stata informata, ma è stata contro- 21 informata e il messaggio passato alla popolazione è stato: la CoViD-19 è un’infezione incurabile, per cui se t’infetti, muori. Perfino il presidente del Consiglio ha impropriamente dichiarato, alla conferenza del 22/7/21: “Ti ammali, muori. Ti ammali, contagi. Lui, lei muore. Questo è”. 22
INCOMPLETEZZA E MANCATA SICUREZZA NEGLI STUDI
Shibo Jiang, che lavora dal 2003 allo sviluppo di vaccini per coronavirus, ha espresso le sue preoccupazioni in un articolo pubblicato su Nature: “Prima di consentire l’uso di un vaccino CoViD-19 nell’uomo, i regolatori dovrebbero valutare la sicurezza con una serie di ceppi virali e più di un modello animale. Dovrebbero anche richiedere forti prove precliniche che i vaccini sperimentali prevengono l’infezione. Il lavoro con il virus della SARS mostra che risposte immunitarie preoccupanti sono state osservate nei furetti e nelle scimmie, ma non nei topi. La mia preoccupazione è che il vaccino sia somministrato prima che la sua efficacia e sicurezza siano state completamente valutate in modelli animali o studi clinici”. Mancano i test di 23 challenge sugli animali (reinfezione dopo vaccinazione), che invece vengono condotti direttamente sugli esseri umani. La fase III di sperimentazione condotta sugli umani li espone al rischio di gravi malattie e di morte.24 I dati relativi all’uso di Comirnaty in persone immunocompromesse e donne in gravidanza sono limitati, inoltre non esistono studi sull’allattamento. La sperimentazione e altri studi dovrebbero fornire informazioni sulla presunta capacità del vaccino di prevenire la forma grave di CoViD-19, sulla durata della protezione, sulla misura in cui protegge le persone immunocompromesse e le donne in gravidanza, e sulla capacità di prevenire i casi asintomatici. Intanto, però, si continua a vaccinare senza tali sicurezze. Non sono stati effettuati studi d’interazione con altri medicinali o con altri vaccini. Di recente, infatti, si è visto che questi vaccini possono interferire negativamente con farmaci assunti dal soggetto.25 Non sono stati effettuati studi sulla farmacocinetica dei suddetti vaccini e non è noto se possano essere trasmessi per via cutanea o respiratoria, né se vengano escreti attraverso il latte materno. I documenti ufficiali non danno alcuna informazione sulle modalità di escrezione, in particolare per quanto attiene a liquidi corporei quali quello seminale o la saliva, né per le feci o i campioni ematici. In un suo editoriale, Peter Doshi cita Ma Tal Zaks, chief medical officier di Moderna: “Moderna non dispone di un potere statistico adeguato da valutare i risultati. I ricoveri e i decessi per CoViD-19 sono troppo rari per dimostrare differenze statisticamente significative in uno studio su 30.000 persone. Il nostro studio non dimostrerà la prevenzione della trasmissione virale, perché per farlo devi tamponare le persone due volte alla settimana per periodi molto lunghi e diventa finanziariamente insostenibile”. Quindi, fin dall’inizio, la sperimentazione di questi 26 vaccini non verteva a dimostrare la prevenzione di trasmissione del virus. Ecco che gli studi sperimentali su questi vaccini sono incompleti e mancano i criteri di sicurezza. MANCATA ESENZIONE PER I SOGGETTI A RISCHIO Gli studi, sui quali si è basata la concessione dell’autorizzazione condizionata all’immissione sul mercato, hanno escluso dalla sperimentazione: soggetti immunocompromessi; in terapia immunosoppressiva; affetti da disturbi infiammatori; fragili con altre comorbidità; in gravidanza o in allattamento; con pregressa diagnosi di CoViD-19 (questi ultimi sono stati esclusi da tutti gli studi). È molto grave, sia perché non è stata fatta sperimentazione su gran parte della popolazione che così è stata esposta a rischi non calcolati e mandata allo sbaraglio della più completa sperimentazione su esseri umani, sia perché le stesse aziende riconoscono che questi soggetti andrebbero esentati dalla vaccinazione. Invece non sono stati esentati affatto. La sperimentazione principale di Pfizer, ancora in corso, ossia lo “Studio per descrivere la sicurezza, la tollerabilità, l’immunogenicità e l’efficacia dei candidati al vaccino RNA contro CoViD-19 in individui sani” , esclude soggetti con 27 ipertensione, malattia polmonare cronica, asma, storia di fumo cronico, diatesi emorragica o condizione associata a sanguinamento prolungato e altro, tutte condizioni considerate fattori di rischio dall’azienda produttrice, pertanto questi soggetti avrebbero dovuto essere subito esentati. Eppure queste persone a rischio, non solo non sono state esentate, ma sono state forzate alla vaccinazione, che invece, proprio in questi casi, è stata particolarmente raccomandata. I pazienti che presentano tali fattori di rischio (indicati tra i criteri di esclusione degli studi sperimentali) sono stati costretti al trattamento vaccinale per non perdere il lavoro, mettendo a rischio la propria vita per via di una disposizione ricattatoria che altrimenti li avrebbe lasciati morire di fame. Ci si chiede in base a quale principio, scientificamente fondato, siano stati obbligati dalla legge, pur presentando le controindicazioni stabilite dalle stesse aziende produttrici.
MANCATA ESENZIONE PER CHI È GIÀ IMMUNIZZATO
Non si deve mai vaccinare chi ha già anticorpi specifici: è una regola della Medicina che vale per qualsiasi vaccinazione. Nella vaccinazione SARS-CoV-2, invece, sono stati disattesi molti parametri della Scienza medica e del buon senso e, di conseguenza, i cittadini con anticorpi anti SARS-CoV-2 sono stati comunque vaccinati. Questo è particolarmente grave per almeno tre motivi. Primo: è inutile 28 vaccinare chi possiede già anticorpi e la vaccinazione in questi casi è priva di senso. Giuseppe Ippolito, Direttore generale della Ricerca e dell’Innovazione del Ministero della Salute, ha dichiarato: «chi ha avuto la Covid non si deve vaccinare perché ha gli anticorpi naturali». Perfino la legge Lorenzin del 2017 esonera 29 dall’obbligo vaccinale i bambini precedentemente immunizzati. Il secondo è una 30 palese contraddizione: da un lato, la positività al sierologico è fra i Criteri di Esclusione del Protocollo di studio clinico, per cui viene escluso dallo studio chi è 31 già immunizzato, a prescindere da quanto tempo (quindi si considera immunizzato a vita chi ha contratto la malattia), dall’altro, viene vaccinata l’intera popolazione senza tener conto della positività sierologica e la si obbliga all’inoculazione a distanza di sei mesi dalla malattia (in alcuni casi dopo tre) senza alcuno screening anticorpale. 32 Anche l’ISS sottolinea l’importanza dei test sierologici: “I test sierologici rilevano l’esposizione al virus, evidenziando la presenza di anticorpi contro il virus. I test sierologici sono utili per una valutazione epidemiologica della circolazione virale, per stimare la diffusione dell’infezione in una comunità”. Da uno 33 studio riportato da Science, le risposte immunitarie umorali svolgono un ruolo fondamentale nella protezione degli individui dall’infezione da SARS-CoV-2, in particolare attraverso l’attività degli anticorpi neutralizzanti. Di conseguenza, i test sierologici sono determinanti per verificare la presenza di precedenti infezioni da SARS-CoV-2.34 Il terzo motivo è che vaccinare chi è già immunizzato vuol dire esporlo all’alto rischio di gravi complicanze. Con i virus a RNA a catena singola che incontrano una variante simile ma non uguale, gli anticorpi possono essere meno efficaci (detti “subottimali”) e il patogeno, evadendo il controllo, può scatenare linfopenia, tempesta citochinica, autoimmunità, polmonite eosinofila e decesso. Il 35 potenziamento dipendente dall’anticorpo (ADE, Antibody Dependent Enhancement) è una grave reazione avversa dovuta ad anticorpi subottimali derivanti da un’infezione precedente. L’ADE è molto frequente nelle infezioni da coronavirus. 36 37 Il vaccino per SARS-CoV-2 ha una sequenza modellata sull’originale fornito da Wuhan nel 2020 (Wuhan 1), diversa dalle tante varianti successive, pertanto gli anticorpi da vaccino e quelli da virus circolante sono diversi: l’ADE si può innescare se si viene vaccinati avendo già anticorpi e, invece di essere distrutto, il virus resiste agli anticorpi deboli replicandosi in modo incontrollato nei macrofagi e nelle cellule epiteliali respiratorie. Infetta il sistema immunitario, sfugge al controllo, si blocca la produzione d’interferone, la malattia riparte in forma più grave, spesso fatale, rendendo il vaccino inefficace e mortale. Gli anticorpi prendono di mira un sierotipo di virus, ma ne neutralizzano solo un altro, determinando ADE in quest’ultimo.39 Sarebbero da esentare anche e soprattutto coloro che hanno pochissimi anticorpi (appena superiori allo zero), poiché presentano un più elevato rischio di complicanze gravi da vaccino, rispetto a chi ha anticorpi più concentrati. Gli 40 anticorpi “subottimali”, ovvero deboli o poco concentrati, mettono a maggiore rischio di ADE in caso di vaccinazione, come la letteratura medico-scientifica. Invece sono 41 stati sistematicamente rifiutati gli esoneri alla vaccinazione di soggetti con alto numero di anticorpi e, a maggior ragione (a dimostrazione della grave e dilagante ignoranza scientifica dimostrata nella campagna vaccinale) di coloro che li avevano scarsamente concentrati. Tutti i positivi al sierologico avrebbero dovuto essere esentati dall’inoculazione, invece sono stati costretti come gli altri e nessun sierologico è mai stato richiesto prima della vaccinazione. Si aggiunge che gran parte della popolazione aveva da subito sviluppato un’ampia immunità naturale, tramite i linfociti T e B, pur rimanendo negativa al test sierologico e/o ai test PCR: infatti la mancanza di anticorpi specifici non significa assenza di memoria immunitaria. L’immunità preesistente conferita dai linfociti T4 e T8 42 all’antigene SARS-CoV-2 deriva dall’aver memorizzato antigeni virali comuni ad altri virus, come i coronavirus dell’influenza e il CMV. Questo fa pensare che 43 milioni di persone fossero già immuni verso il virus pandemico prima ancora della sua comparsa. Buona parte della popolazione aveva già all’esordio un’immunità per SARS-CoV-2 basata sui linfociti T dovuta ad altre infezioni precedenti. Uno studio su Nature dimostra che alcuni soggetti erano già immunizzati contro SARS-CoV-2 per aver contratto 17 anni prima il SARS-CoV-1, grazie alla memoria dei linfociti T4 e T8 che hanno prodotto un gamma interferone contro la proteina N di SARS-CoV-2. Nello stesso studio si riportano 31 persone che non avevano mai avuto infezioni da SARS o da CoViD-19 eppure possedevano linfociti T specifici per SARSCoV-2. Uno studio conferma che il 90% degli abitanti di Stoccolma era immune verso SARS-CoV-2 già dopo la prima ondata, per una somma fra l’immunità naturalmente acquisita pre-pandemica (62%) e l’immunità acquisita dall’incontro con il virus (27%). Nel 2009, durante l’epidemia di virus H1N1, la 45 maggior parte dei soggetti che non avevano mai incontrato questo virus ha mostrato linfociti T8 (crossreattivi con le proteine di altri virus) specifici per H1N1. L’espansione clonale dei linfociti (come i NK e 46 T8 che rispondono al CMV) li può far cross-reagire con patogeni che non avevano ancora incontrato.47 Anche nella CoViD-19 si è vista un’immunità post-infettiva dei linfociti T, perfino in individui convalescenti sieronegativi, e l’81% dei non esposti aveva già l’immunità da linfociti T, associata a una lieve sintomatologia. Un’immunità a 48 lungo termine da anticorpi neutralizzanti è impensabile nell’attuale epidemia, ma questo non deve preoccupare poiché a difendere dalle reinfezioni e dalle mutazioni rimangono i linfociti di memoria B e T. Sono regole fondamentali dell’immunologia che non si possono e non si devono trascurare. Pare che il 20-50% della popolazione avesse già linfociti T attivati contro SARSCoV-2 per “cross-reazioni”, ovvero per similitudini di certe sequenze con quelle di altri virus precedentemente incontrati, come orthomyxovirus, coronavirus, HCV, HIV-1, EBV, CMV. La memoria di questi linfociti T può impedire le forme gravi d’infezione. L’epidemia non ci ha colti impreparati, poiché questa preesistente difesa si dimostra ancora più efficace di quella data dagli anticorpi neutralizzanti. Inoltre, i linfociti T sono più resistenti nel riconoscere e combattere nuove varianti, compresa la omicron, a differenza degli anticorpi neutralizzanti. «Gli individui con potenziale esposizione al SARS-CoV-2 non sviluppano necessariamente PCR o positività agli anticorpi, suggerendo che alcuni possano eliminare l’infezione subclinica prima della sieroconversione. I linfociti T possono contribuire alla rapida eliminazione di SARSCoV-2 e di altre infezioni da coronavirus». Questo studio cita in nota una 49 cinquantina di altri studi sull’argomento. I linfociti T helper follicolari indicano la maturazione della risposta immunitaria umorale e l’instaurazione di un pool di cellule B di memoria specifiche pronte a rispondere rapidamente a una possibile reinfezione. Moltissimi studi confermano l’efficacia dell’immunità naturale indotta dalle cellule B, e T, nei soggetti 51 52 guariti dall’infezione con SARS-CoV-2. In uno studio del 16 settembre 2021 si afferma: «Il genoma SARSCoV-2 codifica per 25 diverse proteine virali. Tuttavia, molti studi immunologici si sono concentrati sulla risposta immunitaria contro la proteina Spike. Questo studio è stato progettato per ottenere una comprensione dettagliata dell’ampiezza e della specificità della risposta dei linfociti T4. Abbiamo rilevato una risposta delle cellule T universalmente ampia con in media più di venti risposte peptidiche per il per paziente».53 La rivista Nature, l’11 gennaio 2022, riportava l’efficacia dei linfociti T (nei guariti) nel riconoscere la variante omicron e l’importanza di prendere in considerazione la minore pericolosità di questa variante: i livelli dei linfociti T non tendono a svanire rapidamente come gli anticorpi dopo un’infezione o una vaccinazione. Poiché i linfociti T possono riconoscere molti più siti lungo la proteina spike rispetto agli anticorpi, sono in grado di riconoscere meglio le varianti mutate. “Quello che sembra un elevato numero di mutazioni non intacca la risposta dei linfociti T”, afferma Burgers, che lavora all’Università di Città del Capo in Sud Africa e studia le varianti del SARSCoV-2. “Il quadro che sta emergendo è che le [nuove] varianti rimangono altamente suscettibili alle risposte dei linfociti T”, afferma Dan Barouch, direttore del Center for Virology and Vaccine Research presso la Harvard Medical School di Boston, Massachusetts. “Questo include Omicron”. (…) I linfociti T potrebbero anche ricevere maggiore attenzione man mano che emergono più varianti se il mondo inizia a spostare l’attenzione dal numero di infezioni alla gravità della malattia» afferma Geurts van Kessel. Un altro studio ha confermato: 54 «È probabile che l’immunità delle cellule T (acquisita dai guariti a CoViD-19) ben conservata all’Omicron contribuisca alla protezione da CoViD-19 grave, supportando le prime osservazioni cliniche dal Sud Africa». A maggio scorso, uno studio della Washington University ha scoperto che anche una lieve 55 infezione da CoViD-19 ha portato a un’immunità di lunga durata. In particolare, la formazione della 56 memoria dei linfociti T avviene anche dopo una lieve infezione da CoViD-19.57 Paolo Gasparini, membro esperto del Consiglio Superiore di Sanità e Direttore di Genetica Medica dell’Università di Trieste, dichiara: «I guariti sono immuni contro tutte le porzioni del virus a differenza dei vaccinati che sono stati immunizzati solamente contro la proteina spike. Diverse pubblicazioni scientifiche inoltre dimostrano chiaramente che l’immunità naturale è maggiore e di più lunga durata di quella determinata dai vaccini. Ritengo che dovremmo agire come abbiamo sempre fatto sinora per altre malattie virali: in presenza di anticorpi circolanti non si vaccina ma al massimo, trattandosi di una forma nuova di virosi, si monitora nel tempo la quantità di anticorpi per valutarne l’andamento. Normalmente, nei soggetti guariti da un’infezione virale e con anticorpi circolanti non si procede a una vaccinazione. Non si capisce quale sia il razionale per fare un’eccezione a quanto praticato finora nella Medicina e cambiare strategia nel caso della CoViD-19. Certamente sarebbe utile eseguire un test sierologico per ottenere dati epidemiologici e definire strategie vaccinali razionali e verosimilmente efficaci (novembre 2021).58 Anche un altro membro del CSS, Alberto Donzelli dell’Università di Milano Bicocca, ha confermato, in un’audizione in Senato, la rarissima possibilità di contagiarsi di nuovo per chi ha avuto la CoViD-19 anche in caso di variante delta: “esplodono in cifra assoluta le infezioni fra vaccinati rispetto ai non vaccinati”. Nino Mazzone, 59 Primario di Medicina Interna dell’Ospedale di Legnano, afferma: «A due anni di distanza, mentre chi ha fatto due o tre vaccini si positivizza, noi oggi qui non abbiamo nessun ricoverato che ha fatto la CoViD-19 (ossia nessun guarito necessita di ricovero per CoViD-19). Se andiamo a vedere in tutti gli ospedali d’Italia, quante sono le persone che hanno fatto la CoViD-19 e sono state ricoverate dopo, non ne troviamo». La presenza di anticorpi neutralizzanti con titoli sufficientemente 60 elevati, presenti nei guariti da CoViD-19, è l’unico meccanismo in grado di sterilizzare veramente.61 I livelli dei linfociti T (nei soggetti guariti da SARS-CoV-2) non tendono a svanire rapidamente come gli anticorpi dopo un’infezione o una vaccinazione. «Abbiamo osservato che gli anticorpi S-IgG e i NAbs 62 persistono almeno un anno dopo l’infezione nella maggior parte degli individui. Ciò suggerisce fortemente che la protezione contro la reinfezione è di lunga durata». «Le risposte di linfociti T di memoria per SARS- 63 CoV-2 sono state mantenute per dieci mesi dopo l’infezione indipendentemente dalla gravità della malattia». «Il numero di linfociti B di memoria specifici per RBD rimane invariato a 6,2 mesi dopo 64 l’infezione». Il CDC ha ammesso che l’immunità naturale da infezioni precedenti è superiore alla sola 65 immunità vaccinale. 66
Il Gruppo Ospedaliero San Donato ha scritto: «L’aspetto più interessante emerso è che non erano solo gli individui con CoViD-19 verificato a mostrare l’immunità dei linfociti T, ma anche molti dei loro familiari asintomatici esposti (analisi effettuate su campioni di oltre 200 persone). In un terzo dei pazienti presi in esame è avvenuta l’attivazione dei linfociti T. Si fa strada un’altra ipotesi secondo la quale l’immunità pubblica alla CoViD-19 è probabilmente superiore a quanto suggeriscono i test sugli anticorpi e questo perché in tanti hanno sviluppato l’immunità dei linfociti T. Purtroppo misurare la risposta mediata di queste cellule richiederebbe test molto più sofisticati e costosi ma, riconoscendo sequenze del virus diverse da quelle distinguibili tramite la ricerca degli anticorpi, sarebbe fondamentale per accertare la memoria dell’infezione. Si può, dunque, affermare che questa specifica tipologia di linfociti riveste un ruolo ben più importante rispetto agli anticorpi tradizionali (che hanno una durata transitoria e di breve durata) nel proteggerci da questa temibile malattia». Le risposte delle cellule T di memoria che prendono di mira il 67 coronavirus SARS persistono fino a 11 anni dopo l’infezione”.68 «Sulla base di una vasta letteratura scientifica si è visto che un’efficace risposta immunitaria indotta dalla vaccinazione contro SARS-CoV-2 deve essere valutata non solo in termini di anticorpi neutralizzanti ma anche, e soprattutto, come frequenza dei linfociti della memoria immunitaria in grado di attivarsi e dare una risposta efficace contro gli antigeni della proteina spike del virus» dice la nota del Policlinico “Paolo Giaccone” di Palermo, dove è stato messo a punto un nuovo test in grado di valutare l’immunità cellulare “T linfocitaria” specifica per il SARS-CoV-2. Infine, da più 69 parti si è osservato che soggetti privi di anticorpi specifici al SARS CoV-2 (ai test sierologici e a quelli sulle cellule B e T) non si ammalano di CoViD-19, pur a contatto con i malati, per l’immunità innata. Per quale motivo, allora, tutti questi già immunizzati dovrebbero sottoporsi alla vaccinazione CoViD-19? Se, come sembra, la quasi totalità della popolazione ha contratto la CoViD-19 almeno una volta, la vaccinazione per SARS-CoV-2 si presenta ancora una volta del tutto superflua e, come unico effetto, avrebbe quello di produrre nuove varianti che non fanno che prolungare l’epidemia.
DURATA DELL’IMMUNITÀ E IMMUNITÀ ARTIFICIALE
In qualunque infezione, l’immunità naturale (data dal patogeno) è sempre più efficace di quella artificiale (da vaccino). L’immunità naturale al SARS-CoV-2 sembra conferire un elevato effetto protettivo per almeno un anno (trattandosi di un fenomeno nuovo, gli studi sono in continuo aggiornamento). Al momento, la letteratura scientifica conferma l’ampiezza, l’efficacia e la lunga durata dell’immunità naturale sviluppata da coloro che sono guariti dall’infezione da SARSCoV-2.70 In uno studio trasversale su adulti non vaccinati gli anticorpi sono stati rilevati nel 99% delle persone che hanno riportato un risultato positivo al test CoViD-19. I livelli di anticorpi sono stati osservati, dopo un risultato positivo del test CoViD-19, fino a 20 mesi. Il rischio di reinfezione nei soggetti guariti da SARS- 71 CoV-2 era dello 0,1%, inoltre l’immunità per SARS-CoV-2 acquisita naturalmente non diminuisce per almeno 10 mesi dopo l’infezione. «La protezione offerta da una precedente infezione (SARS-CoV-2) nella 72 prevenzione della reinfezione sintomatica con alfa, beta o delta è solida, a circa il 90%. Sebbene tale protezione contro la reinfezione da Omicron sia inferiore, è comunque considerevole a quasi il 60%. La protezione pre-infezione contro il ricovero o il decesso alla reinfezione sembra solida, indipendentemente dalla variante». Da uno studio su 467.450 a proposito dell’immunità naturale dopo infezione da SARS 73 CoV-2, «ci si potrebbe aspettare che la protezione contro le infezioni duri 1,5– 2 anni per un 50% di possibili reinfezioni, con una protezione contro le infezioni gravi che può durare diversi anni». «La reinfezione da 74 SARS-CoV-2 in condizioni endemiche si verificherebbe probabilmente tra 3 mesi e 5,1 anni dopo il picco di risposta anticorpale, con una mediana di 16 mesi». «Le IgG anti-S-RBD persistevano nel 96,8% dei 75 soggetti a 14 mesi» nei guariti dall’infezione con SARS-CoV-2. In uno studio italiano su un campione di 76 7.173 soggetti guariti da SARS-CoV-2, si rileva una percentuale dello 0,33% di reinfezioni, verificatesi tra i 6–9 mesi dopo la risoluzione della prima infezione; nessuna nuova infezione è stata rilevata 12 o più mesi dopo. «Durante il follow-up (media [DS], 280 [41] giorni) sono state confermate 5 reinfezioni nella coorte 77 di 1579 pazienti positivi. L’immunità naturale al SARS-CoV-2 sembra conferire un effetto protettivo per almeno un anno». La prima ondata di infezioni da SARS-CoV-2 in Qatar ha creato un’opportunità 78 epidemiologica per valutare le reinfezioni e da uno studio emerge che per una persona che ha già avuto un’infezione primaria, il rischio di una grave reinfezione è solo circa l’1%. Inoltre, le reinfezioni erano rare e generalmente lievi, sicuramente a causa del sistema immunitario innescato dopo l’infezione primaria. La 79 protezione contro SARS-CoV-2 dopo l’infezione naturale è paragonabile alle più alte stime disponibili sull’efficacia del vaccino. Uno studio in Israele su oltre 700.000 persone, ha rilevato che i vaccinati 80 avevano 13 volte più probabilità di contrarre una seconda infezione con la variante delta rispetto a coloro che avevano avuto una precedente infezione, e conclude: «l’immunità naturale conferisce una protezione più duratura e più forte contro infezioni, malattie sintomatiche e ospedalizzazione causati dalla variante delta di SARS-CoV-2, rispetto all’immunità indotta dal vaccino a due dosi BNT162b2». Uno studio della 81 Cleveland Clinic sugli operatori sanitari (spesso esposti al virus) ha rilevato che nessuno di coloro che in precedenza era risultato positivo al coronavirus è stato reinfettato. Gli autori hanno concluso che «è improbabile che gli individui che hanno avuto l’infezione da SARS-CoV-2 traggano beneficio dalla vaccinazione CoViD-19». Lo studio di coorte negli Stati Uniti riporta anche che chi aveva avuto la 82 CoViD-19 era protetto al 100% dalla reinfezione.83 La letteratura scientifica è concorde nell’affermare che i linfociti T e B di memoria specifici per SARS-CoV-2 (al contrario degli anticorpi circolanti), nei guariti da SARS-CoV-2, conferiscono una protezione duratura e a lungo termine. I livelli dei 84 linfociti T, nei soggetti guariti da SARS-CoV-2, non tendono a svanire rapidamente come gli anticorpi dopo un’infezione o una vaccinazione.85 L’immunità acquisita in modo naturale si dimostra efficace anche sulla variante delta, “Nei coronavirus l’immunità che blocca le infezioni diminuisce in poco 86 tempo, mentre quella che riduce la malattia è di lunga durata e SARS-CoV-2 perde virulenza una volta raggiunta la fase endemica”. “L’immunità naturale conferisce una protezione più duratura e più forte contro le infezioni causate dalla variante delta, rispetto all’immunità indotta da vaccino a due dosi BNT162b2”.88 In Israele, il Ministero della Salute conferma che le persone vaccinate a gennaio hanno infezioni a un ritmo maggiore rispetto ai vaccinati ad aprile, suggerendo che la protezione diminuisca nel tempo. La durata dell’immunità da vaccino per SARS- 89 CoV-2 è inferiore ai quattro mesi, qualcuno la stima a due mesi. L’efficacia di questi 90 vaccini diminuisce rapidamente nel tempo. Quella del vaccino Pfizer si riduce già 91 dopo due mesi e scompare entro i sei. Sostanziale calo delle risposte anticorpali e 92 dell’immunità dei linfociti T al SARS-CoV-2 e alle sue varianti, a sei mesi dalla seconda immunizzazione con il vaccino Pfizer. Il buon senso della Medicina di 93 una volta avrebbe curato la gente e lasciato esaurire l’epidemia senza vaccinare, evitando così le varianti e facendo diventare endemico il virus. PERCHÉ LA SPIKE? La memoria dei linfociti T è in grado di contrastare le varianti, prendendo di mira anche gli antigeni che di solito non mutano (proteina N, proteasi 3CL…). Affidare le vaccinazioni solo alla difesa verso la spike è riduttivo e privo di senso, data l’estrema variabilità di questa proteina. Ad esempio il vaccino AstraZeneca si è dimostrato efficace contro la variante alfa, ma non contro la beta. Viene allora da chiedersi: come mai la ricerca ha puntato sulla neutralizzazione della spike, che è la porzione più mutevole del virus? Vuol dire partire già sconfitti dalle inevitabili e scontate mutazioni di fuga dal vaccino. Si poteva pensare a neutralizzare, ad esempio, le citate proteasi che non mutano: non avremmo avuto le resistenze date dalle varianti. “È importante includere la proteina N come potenziale bersaglio dei prossimi vaccini”, e lo stesso vale per la proteina M. Oppure si poteva puntare su un vaccino 95 tradizionale da virus inattivato, sempre che il virus fosse stato davvero isolato. “Un vaccino SARS-CoV-2 inattivato ha suscitato forti anticorpi neutralizzanti in topi, ratti e macachi rhesus e ha fornito una protezione dose-dipendente senza evidenza di patologia potenziata nei macachi rhesus” Invece si è preferito dare spazio alla 96 novità genetica degli mRNA che, come anche i vettoriali, esita nella produzione di spike, inutile e altamente pericolosa. Gravissimo errore o volontà di far male? Questo punto è cruciale da trattare in sede di giudizio, poiché è da questo che dipende, ancora adesso, la sorte di milioni di persone.97
NON EFFICACIA DI QUESTI VACCINI
Dubbi sull’efficacia di questi vaccini sono sollevati da diversi ricercatori. Nel primo 98 di due editoriali pubblicati in ottobre 2020 su The British Medical Journal del quale è editore associato, Peter Doshi scrive che “nessuno degli studi sui vaccini CoViD-19 è progettato per rilevare una riduzione significativa dei ricoveri ospedalieri e di quelli in terapia intensiva o dei decessi”. Nel secondo editoriale, Doshi ricorda che per 99 Fauci l’obiettivo di questi vaccini è impedire di ammalarsi e di morire. I vaccini non impediscono il contagio. Peter Hotez, decano della National School of Tropical Medicine del Baylor College of Medicine di Huston, ha ribadito che dal vaccino ci si aspetta che riduca la probabilità di ammalarsi gravemente e prevenga l’infezione interrompendo la trasmissione virale. Tuttavia, nemmeno gli attuali studi in fase III sono impostati per determinare né una riduzione della morbilità e della mortalità, né l’interruzione della trasmissione, quindi non è detto che i vaccini riducano la possibilità di ammalarsi e spengano l’epidemia. Allora, i “benefici noti”? 100 All’inizio della sperimentazione, OMS, FDA e EMA hanno stabilito che questi vaccini dovessero avere un’efficacia minima del 50%. Sul blog di The British Medical Journal Doshi ha pubblicato, il 4 gennaio 101 2021, la sua analisi dei dati riguardanti gli studi sui vaccini Pfizer e Moderna concludendo che l’efficacia del vaccino Pfizer è molto più bassa del 50% e quindi del 95% dichiarato, e la stima fra il 19 e il 29%. I dati sono inficiati dai 3.410 casi dichiarati “sospetto CoViD-19”, non confermati dalla positività alla PCR, non menzionati né dal rapporto di Pfizer né dalla pubblicazione sul New England Journal of Medicine. L’unica 102 fonte ad averlo segnalato è la revisione dell’FDA. Le puntuali affermazioni di Doshi sono state accolte 103 quasi del tutto, perfino da chi le ha contestate.104 Gli studi sull’efficacia dei vaccini sono privi di valore poiché viziati da conflitti d’interessi. Quello sull’efficacia di Pfizer al 95%, pubblicato a dicembre 2020 su New England Journal of Medicine, è finanziato da BioNTech e da Pfizer. Così come 105 quello sulla sicurezza ed efficacia di mRNA-1273, pubblicato a febbraio 2021 sulla stessa rivista, è finanziato da NIAID e ha conflitti d’interessi con NIH, Moderna e 106 diverse altre industrie del farmaco. Un altro studio, pubblicato su The Lancet a marzo 2021, che sostiene l’efficacia del vaccino AstraZeneca, è finanziato dalla stessa AstraZeneca e dalla Bill & Melinda Gates Foundation. Lo studio di coorte sulla 107 campagna vaccinale in Israele ha conflitti d’interessi con la Bill & Melinda Gates 108 Foundation. Così anche lo studio sull’attività neutralizzante di Pfizer e 109 110 conseguente riduzione della trasmissione virale. Lo studio israeliano che sostiene 111 che i vaccinati Pfizer s’infettano di meno ha conflitti d’interessi con l’industria (Pfizer, Merck, Sanofi, Squibb), con NIH e con NIAID. Sono tutti studi privi di 112 credibilità. Perfino il mega-studio che dovrebbe incoraggiare i pazienti a farsi vaccinare è finanziato dal NIH e dalla Bill & Melinda Gates Foundation.113 Uno studio sull’efficacia di vaccino anti Covid-19 fra gli operatori sanitari in Brasile riporta che gli individui vaccinati avevano molte più probabilità di essere infettati dalla variante gamma rispetto ai non vaccinati nel periodo 0-13 giorni dopo la prima dose. Alcuni soggetti possono non produrre anticorpi. La mortalità è centinaia di 114 115 volte maggiore nei giovani vaccinati rispetto agli infettati non vaccinati. I vaccini 116 forniscono una bassa protezione nei confronti delle varianti beta, gamma e delta, e i vaccinati hanno lo stesso rischio di reinfettarsi degli immunizzati per via naturale, che peraltro è più duratura. La scarsa efficacia di questi vaccini è evidente 117 osservando la situazione in Israele, dove c’è un preoccupante aumento di ricoveri soprattutto fra i quaranta e cinquant’anni pienamente vaccinati.118 Un’inchiesta negli ospedali di Israele ha documentato che quasi il 100% dei ricoverati sono vaccinati. In 119 Norvegia, dove la maggior parte della popolazione è vaccinata, un numero e una percentuale crescenti di ricoveri correlati a CoViD-19 si verificano fra i pazienti vaccinati e la vaccinazione non ha ridotto le probabilità di morte in ospedale. Waterford è la contea irlandese col più alto tasso d’infezioni da SARS- 120 CoV-2, pur avendo il 99,7% di vaccinati. Gibilterra è il posto al mondo con maggiore percentuale di 121 vaccinati (119%) e assenza di no-vax, eppure registra un continuo aumento esponenziale di infettati CoViD-19. Gli anticorpi neutralizzanti dopo la vaccinazione sono inferiori a quelli dei controlli non infetti. Nessuna differenza nelle cariche virali fra vaccinati e non vaccinati, e se i vaccinati vengono 123 infettati dalla variante delta, possono essere fonte di trasmissione di SARS-CoV-2 ad altri. Nel caso della 124 variante delta, gli anticorpi neutralizzanti hanno una ridotta affinità per la proteina spike. Nessuna 125 differenza nella carica virale fra vaccinati e non vaccinati infettati dalla variante delta. Scarsissima risposta 126 ai vaccini in chi ha la variante delta. In quasi settanta contee degli Stati Uniti i casi di CoViD-19 127 aumentano nonostante le vaccinazioni.128 Sul British Medical Journal, è stata pubblicata la denuncia di Paul Thacker sui dati falsificati da Pfizer durante la sperimentazione. Uno studio italiano conferma che 129 due dosi di Pfizer aumentano gli anticorpi neutralizzanti nel siero, ma non nella saliva (dove invece aumentano in chi ha avuto l’infezione naturale) non riuscendo così a impedire l’ingresso del virus attraverso la mucosa orale. Può essere per questo che 130 il virus continua a circolare, non proteggendo le vie aeree e, comunque, conferma che chi è vaccinato è più esposto al contagio rispetto a chi ha anticorpi naturali. David Ho ha pubblicato su Nature che la variante omicron sfugge agli anticorpi neutralizzanti indotti dai vaccini, ai quali è marcatamente resistente, così come è resistente a 17 dei 19 anticorpi monoclonali. Sull’inefficacia di questi vaccini si sono espressi Geert 131 Vanden Bossche (virologo collaboratore di aziende produttrici di vaccini, membro di Global Health Discovery e della GAVI, entrambe della Bill & Melinda Gates Foundation), e il Premio Nobel Luc Montagnier. L’epidemiologo di fama mondiale Paul Elias Alexander ha definito “permeabili” i vaccini per SARS-CoV-2, cioè non fermano l’infezione e consentono la fuga immunitaria. O non sono neutralizzanti, o perdono la capacità neutralizzante molto rapidamente. “Questi vaccini mostrano che più una nazione è vaccinata, più problemi ha in termini di aumento delle infezioni. Non proteggono adeguatamente il tratto respiratorio superiore e, quando ci s’infetta dopo la vaccinazione, i segnali che giungono al sistema immunitario stimolano i linfociti B a produrre anticorpi e non i T8 citotossici che devono uccidere le cellule infettate. I dati sono chiari sul fatto che i vaccinati possono trasmettere il virus in modo efficiente come alcune persone che sono completamente non protette.” “È 132 impossibile con questi vaccini raggiungere l’immunità di gregge. I doppi e tripli vaccinati stanno guidando la trasmissione virale della variante delta, spargono il virus a livelli allarmanti. Questi vaccini producono anticorpi inutili e possono ridurre i sintomi ma non fermano la trasmissione, così corriamo il rischio di uccidere molte persone, in particolare i nostri figli. Gli studi non sono stati condotti correttamente per quanto riguarda la sicurezza. Non abbiamo bisogno di questi vaccini: la vaccinazione va interrotta immediatamente!” «I vaccini non impediscono i 133 contagi».134 Ai non ancora vaccinati vengono comunque somministrati vaccini, nonostante che né le prime due dosi né il richiamo siano aggiornati alle varianti attuali, ma “tarati sul ceppo di Wuhan che non esiste più”, come ha ricordato il direttore dell’Unità di Statistica Medica ed Epidemiologia Molecolare del Campus Bio-medico di Roma, Massimo Ciccozzi. Il nuovo ceppo (omicron) ha subìto un gran numero di 135 mutazioni ed è più capace di eludere i vaccini rispetto al delta, tanto che la maggior 136 parte delle infezioni di omicron analizzate dal CDC riguarda chi aveva completato 137 il ciclo di vaccinazione. A gennaio 2022, l’EMA ha frenato sulla corsa 138 all’aggiornamento dei vaccini contro le nuove varianti, essendo necessari più dati sulla loro efficacia. Nello stesso periodo, il CEO di Pfizer, Albert Bourla, 139 annunciando un vaccino contro omicron ha puntualizzato che non è ancora chiaro se sia necessario o come verrebbe utilizzato, ma sarà preparato perché alcune nazioni lo reclamano al più presto. Se i produttori stessi non sanno se sia davvero necessario 140 un vaccino per omicron, perché le nazioni lo richiedono? Se i vaccini anti CoViD-19 sono obsoleti per le varianti attuali, che senso ha obbligare al trattamento, oltretutto partendo dalla prima dose? Dove sarebbero le basi scientifiche dell’obbligo/ricatto di Stato? La legge stessa ammette che i vaccini non immunizzano: infatti all’art. 1 del DL 4 febbraio 2022, il comma 4-bis è sostituito dal seguente: «4-bis. A coloro che sono stati identificati come casi accertati positivi al SARS-CoV-2 oltre il quattordicesimo giorno dalla somministrazione della prima dose di vaccino, è rilasciata, altresì, la certificazione verde CoViD-19 di cui al comma 2, lettera c-bis), che ha validità di sei mesi a decorrere dall’avvenuta guarigione. A coloro che sono stati identificati come casi accertati positivi al SARS-CoV-2 a seguito del ciclo vaccinale primario o della somministrazione della relativa dose di richiamo, è rilasciata, altresì, la certificazione verde CoViD-19 di cui al comma 2, lettera c-bis), che ha validità a decorrere dall’avvenuta guarigione senza necessità di ulteriori dosi di richiamo». Per la 141 legge, sia i soggetti non vaccinati sia i “vaccinati con prima dose, o monodose, che contraggono il virus nei primi 14 giorni dalla vaccinazione” sono considerati “non vaccinati”. Quindi non sono immuni. 142 Il 18 febbraio, l’AIFA ha dato il via libera sulla “quarta dose” per i soggetti gravemente immunodepressi nonostante che l’OMS abbia dichiarato a gennaio 143 2022 che: «Una strategia di vaccinazione basata su richiami ripetuti dei vaccini attuali ha poche possibilità di essere appropriata o sostenibile». Marco Cavaleri 144 dell’EMA ha a sua volta ammesso: «Non possiamo continuare con booster ogni 3-4 mesi.145 Vaccinazioni ripetute a brevi intervalli non sono una strategia sostenibile a lungo termine. Siamo 146 abbastanza preoccupati per una strategia che preveda vaccinazioni ripetute in un lasso di tempo breve.147 L’alto funzionario dell’Agenzia UE ha dichiarato che la somministrazione di booster ogni quattro mesi potrebbe comportare il rischio di sovraccaricare il sistema immunitario. I booster «possono essere somministrati una volta, o forse due, ma non è qualcosa che deve essere ripetuto costantemente. Dobbiamo pensare a come passare dall’attuale ambiente pandemico a un ambiente più endemico». L’autoimmunità 148 sistemica sembra l’inevitabile conseguenza dell’eccessiva stimolazione del sistema immunitario mediante ripetute immunizzazioni. Israele è la prima nazione al mondo a somministrare la quarta dose, che, dai dati 149 preliminari, non fornisce molta protezione contro omicron, malgrado la crescita del livello anticorpale, conferma Gili Regev-Yochay, direttore dell’Unità di Malattie infettive dello Sheba Medical Center di Tel Aviv. Uno studio in preprint del 4 febbraio 2022, sui macachi, conclude che: «un boost di omicron 150 potrebbe non fornire maggiore immunità o protezione rispetto a un boost con l’attuale vaccino mRNA-1273».151 In conclusione, che cosa ci si aspetta da questi vaccini? Non che spengano l’epidemia, né che facciano raggiungere l’immunità di gregge, né che evitino il contagio. Anzi. CONTAGIOSITÀ DEI VACCINATI I vaccinati sono contagiosi e trasmettono l’infezione. «Individui completamente vaccinati possono trasmettere in modo efficiente l’infezione perfino a chi è completamente vaccinato».152 Il rischio di trasmissione domestica nelle famiglie dei vaccinati sembra solo ridotto, non eliminato.153 “Individui vaccinati che vengono infettati dalla variante Delta possono trasmettere SARS-CoV-2 ad altri”.154 Più di un quarto dei pazienti completamente vaccinati ricoverati in ospedale con SARS-CoV-2 erano gravemente o criticamente malati di CoViD-19. Ampia e rapida diffusione nosocomiale di CoViD-19 fra i vaccinati in Israele. Epidemia di variante delta in quattro strutture sanitarie in Finlandia nonostante la 156 copertura vaccinale. In Italia, medici e paramedici vaccinati negli ospedali e nelle RSA hanno acceso 157 focolai d’infezione in diverse strutture fin dalle prime vaccinazioni. Jonathan Van-Tam, decano della 158 Sanità britannica, conferma che chi è stato immunizzato può trasmettere l’infezione. Anthony Fauci ha 159 riconosciuto che la variante delta può contagiare i vaccinati, che a loro volta possono trasmettere il virus ad altri. I CDC statunitensi confermano che la variante delta può essere trasmessa anche dai vaccinati, che 160 sono quindi invitati a indossare la mascherina al chiuso.161 Della contagiosità tratta perfino il Protocollo Clinico della sperimentazione vaccinale condotta da Pfizer: donne che nella sperimentazione hanno ricevuto il vaccino e 162 iniziano una gravidanza sono a rischio, e uomini vaccinati che hanno contatti con una donna all’inizio del concepimento la espongono a rischio d’infezione per inalazione o per contatto. Lo stesso per l’aborto e per l’allattamento , o per esposizione 163 164 professionale. Lo stesso per Moderna: i vaccinati possono trasmettere il virus. 165 166 Pierluigi Lopalco ha ammesso che «il vaccinato può continuare a trasmettere l’infezione, con una probabilità più bassa, ma la trasmette. E abbiamo visto che i medici vaccinati hanno comunque portato il virus in alcuni reparti». Anche Christian Perronne, professore di Infettivologia all’Università Versailles-St Quentin di Parigi, ha ribadito che i vaccinati sono pericolosi per gli altri, infettano e rischiano d’infettarsi con le varianti e che i vaccini genici costituiscono un grave pericolo per l’umanità.168 Al contrario, i guariti dall’infezione non sono contagiosi: il 5 novembre 2021, il CDC ha ammesso di non avere segnalazioni di persone guarite da CoViD-19 che abbiano diffuso nuovamente la CoViD-19 e che queste informazioni non vengono raccolte. La mancata considerazione di questo aspetto è particolarmente grave poiché espone la popolazione a potenziali gravi pericoli per la salute, quando la s’invita o si obbliga a vaccinarsi a prescindere dall’aver contratto o meno la malattia CoViD-19. Vedasi 169 l’articolo “Vaccinare le persone che hanno avuto il CoViD-19: perché l’immunità naturale non conta negli Stati Uniti” e la risposta a tale articolo. 170 171 La conferma della contagiosità dei vaccinati arriva dalla prestampa di uno studio condotto allo “Spallanzani” dal gruppo di Giuseppe Ippolito su 94 casi d’infezioni, sintomatiche e non, post-vaccinali, persone che si sono reinfettate nonostante gli anticorpi prodotti dal vaccino. “Il virus infettivo è stato coltivato da queste persone suggerendo che possano trasmettere l’infezione nonostante l’avvenuta vaccinazione”.172 Il rischio di trasmissione domestica nelle famiglie dei vaccinati sembra solo ridotto, non eliminato. Più di 173 un quarto dei pazienti completamente vaccinati ricoverati in ospedale con SARS-CoV-2 erano gravemente o criticamente malati di CoViD-19. Ampia e rapida diffusione nosocomiale di CoViD-19 fra i vaccinati in 174 Israele. Epidemia di variante delta in quattro strutture sanitarie in Finlandia nonostante la copertura 175 vaccinale.176 Ci si domanda a che cosa possano servire questi vaccini che non fermano la replicazione virale, non bloccano la trasmissione e non impediscono il contagio e, a maggior ragione, che utilità possa avere il verde lasciapassare che fa circolare persone infette e infettanti. Un recente studio su The Lancet conferma che vi è una crescente evidenza che i vaccinati continuano ad avere un ruolo rilevante nella trasmissione virale: “Negli Stati Uniti e in Germania, funzionari di alto livello hanno usato il termine ‘pandemia dei non vaccinati’ che minacciano i vaccinati per CoViD-19: invito i funzionari e gli scienziati di alto livello a porre fine alla stigmatizzazione inappropriata delle persone non vaccinate”. Non sono i non 177 vaccinati a protrarre l’epidemia, lo sono le varianti indotte dal vaccino e la mancanza di efficacia dello stesso. Sono gli stessi vaccinati a diffondere il virus. Geert Vanden Bossche ha dichiarato che oggi la più importante emergenza sanitaria internazionale dovrebbe essere l’annullamento immediato di tutte le campagne di vaccinazione di massa per CoViD-19, che accelerano la formazione di varianti ancora più infettive, 178 e ha ribadito che l’arma più efficace è l’immunità innata e ha definito questi vaccini inappropriati e altamente pericolosi se utilizzati durante una pandemia virale, poiché rischiano di provocare una catastrofe globale senza precedenti.179 La versione ufficiale è che il vaccino consentirà una forma leggera di malattia, ma questa infezione è già lieve di suo, se non le si permette di diventare grave. Inizia sempre in forma lieve, non si riesce quindi a scorgere il beneficio vaccinale. Invece, essendo del tutto nuovi e sperimentali, questi vaccini hanno molti potenziali rischi anche “ignoti” e i rischi superano i benefici. Certo, a sentire l’industria che li produce, sono più i benefici, ma è l’industria ad affermarlo, non la scienza. La scienza non ha elementi per esprimere pareri. È una menzogna del mainstream spacciare per scienza l’industria, che nemmeno si assume la responsabilità civile e penale delle conseguenze, conoscendo bene i pericoli di questi vaccini.180 Dubbi sull’efficacia vaccinale sono espressi dalla stessa Pfizer che, in un comunicato alla Securities and Exchange Commission (l’ente borsistico statunitense) scrive: We may not be able to demonstrate sufficient efficacy or safety of our COVID-19 vaccine and/or variant-specific formulations to obtain permanent regulatory approval in the United States, the United Kingdom, the European Union, or other countries where it has been authorized for emergency use or granted conditional marketing approval. 181 L’azienda mette in guardia gli investitori ammettendo di non essere sicura di poter provare che il suo vaccino sia efficace e quindi avere l’approvazione definitiva dagli enti di controllo medico. Lo fa in un documento ufficiale e datato 31 dicembre 2021, dopo un anno di uso del vaccino.182
VACCINATI CHE S’INFETTANO
Le persone vaccinate si ammalano di CoViD-19 più delle non vaccinate. Nel CoViD-19 vaccine surveillance report – week 5, aggiornato al 3 febbraio 2022 (Rapporto sulla sorveglianza del vaccino CoViD-19), l’Agenzia per la sicurezza sanitaria del Regno Unito riporta, in tabella 13, i tassi di infezione da CoViD-19 e si riscontra che il tasso di infezioni è circa doppio fra i vaccinati rispetto ai non vaccinati. Dal documento della FDA “Riunione del comitato consultivo sui vaccini 183 e sui prodotti biologici correlati 17 settembre 2021 | Documento informativa della FDA. Domanda di concessione di una dose di richiamo per COMIRNATY” (pag. 22) si è osservato che i vaccinati avevano contratto la CoViD-19 più dei non vaccinati: 70 persone su 1.000 che avevano assunto il vaccino Pfizer si erano ammalati di CoViD-19, rispetto alle 51 su 1.000 che si sono ammalate dopo aver assunto il placebo.184 A conferma che questi vaccini non prevengono il contagio, né la malattia grave o la morte, tra il 07/01/2022 e il 06/02/2022, l’ISS segnala per i vaccinati con ciclo completo + dose booster: 9.017 ospedalizzazioni, 378 ricoveri in terapia intensiva, 215 decessi per CoViD-19. Inoltre, nello stesso periodo, risultano questi casi CoViD-19: – 738.378 casi nei vaccinati con ciclo completo più dose booster – 597.335 nei vaccinati con ciclo completo da meno di 120 giorni – 1.249.396 nei vaccinati con ciclo completo da più di 120 giorni – 127.486 casi nei vaccinati con ciclo incompleto – 777.547 casi nei non vaccinati (fra i quali risultano anche i vaccinati prima dose, per cui il numero dei veri non vaccinati scenderebbe ancora).185
PERICOLOSITÀ VACCINALE
Molte volte il vaccinato sviluppa subito la malattia, come uno studio recente ha confermato: il vaccino ripropone la stessa sintomatologia della CoViD-19:186 Il vaccino ripropone la stessa sintomatologia della CoViD-19, potendo alterare l’emoglobina glicosilata, la coagulazione, le funzioni renali, l’equilibrio elettrolitico. Inoltre, proprio come l’infezione da SARS-CoV-2, riduce i linfociti T8 e T regolatori (con alto rischio di autoimmunità), aumenta i monociti e il fattore di trascrizione NFkB (tempesta citochinica) e diminuisce le risposte all’interferone 1 rendendo più debole il sistema immunitario.187 Si spiegano così i casi che sviluppano una CoViD-19 immediatamente dopo la vaccinazione. Questo è il primo fra i tanti pericoli correlati a tali vaccini, che si aggiunge agli altri. A cominciare dall’alto rischio di ADE (Antibody Dependent Enhancement), tipico dei virus a RNA a catena singola quando si tenta di vaccinarli. C’è un reale, innegabile, pericolo di ADE per i vaccini SARS-CoV-2. 189 190 Il 14 gennaio 2021 in una trasmissione televisiva, Massimo Galli ha ammesso il rischio di ADE quando si vaccina chi è già stato infettato: “Sono fuori di me perché si stanno vaccinando persone già guarite. Non c’è uno straccio di dato reale a favore di questa pratica […] Cominciamo infatti ad avere delle reazioni avverse, non nei vaccinati che non hanno mai visto prima il virus, ma in quelli che il virus l’hanno già visto, come in fondo ci si poteva aspettare […] Per non porci il problema di capire chi si sta vaccinando, se è già stato infettato oppure no, facciamo disastri”.191 Eppure, prima della vaccinazione, non viene fatto alcun sierologico per escludere la presenza di anticorpi. Molti studi rilevano un aumento di probabilità di sintomi clinicamente significativi e un aumentato rischio di qualsiasi effetto collaterale nei vaccinati che avevano precedentemente sviluppato un’immunità naturale da SARS-CoV-2, rispetto a quelli che non l’avevano. Oltretutto, chi è già immune non beneficia della 192 vaccinazione. Moltissimi studi sconsigliano di vaccinare persone che hanno precedentemente contratto il virus SARS-CoV-2 e raccomandano di fare particolare attenzione.193 Nel Protocollo Clinico della sperimentazione vaccinale Pfizer, è confermato: «è stato osservato un potenziamento della malattia [ADE] in seguito alla vaccinazione con vaccini per RSV, il coronavirus felino e il virus della Dengue. Pertanto, la fase I esclude i partecipanti con probabile COVID-19 precedente o attuale. Nella fase II/ III, i criteri di ritardo temporaneo rinviano la vaccinazione dei partecipanti con sintomi di potenziale COVID-19». Ecco che l’azienda ammette che, col vaccino 194 per SARS-CoV-2, c’è alto rischio di ADE in chi ha già incontrato il virus, tanto da escludere queste persone dalla sperimentazione. Le aziende sostengono che gli mRNA vaccinali si esauriscono in brevissimo tempo nell’organismo, ma non è così. È dimostrato che l’RNA virale può rimanere per molti mesi in quasi tutti gli organi del nostro corpo (polmoni, cuore, vasi, linfa, pelle, muscoli, adipe, occhi, apparato digerente, endocrino, riproduttivo, cervello, nervi periferici) a configurare la cronicizzazione (long covid) anche nel 50% degli 195 infettati. Pertanto, se lo fa l’RNA del virus, è plausibile che valga anche per l’RNA 196 vaccinale ed è stato confermato dalle autopsie sui vaccinati: il primo studio post mortem in un paziente vaccinato e deceduto un mese dopo per insufficienza acuta renale e respiratoria (positivo a SARS-CoV-2) ha rivelato alla mappatura molecolare con RT-PCR valori soglia di ciclo SARS-CoV-2 pertinenti in tutti gli organi esaminati, con la presenza dell’RNA vaccinale ovunque, tranne che nel fegato e nel bulbo olfattivo: un avvelenamento generalizzato. 197 Anche le spike prodotte possono andare in circolo e annidarsi nei tessuti, risultando difficilmente eliminabili e provocando effetti negativi perfino dopo molto tempo dall’inoculazione. Anche da sola, la spike è patogena e può scatenare malattie autoimmuni nel breve e nel lungo termine: gli anticorpi possono attaccare strutture dell’organismo, per un’eccessiva tempesta di citochine o per mimetismo molecolare fra l’antigene vaccinale e le proteine umane.198 L’interleuchina 17 gioca un ruolo nell’ADE e nelle complicanze autoimmuni da vaccino. Almeno il 50% 199 delle morti dopo la seconda dose sembrano da reazione autoimmune. Tutti i tipi di vaccini per SARS-CoV-2 possono indurre pericolose vasculiti autoimmuni da IgA. Le vasculiti sono confermate da altri 201 ricercatori che segnalano anche fenomeni sistemici autoimmuni e auto-infiammatori. L’autoimmunità da 202 adiuvanti presenti in questi vaccini induce tiroiditi.203 La letteratura riporta correlazioni fra questi vaccini e malattie autoimmuni (epatiti, trombosi, trombocitopenia, diabete, alopecia, nefropatie, tiroiditi, neuropatie…).204 Pertanto, “i medici dovrebbero essere cauti”.205 Il materiale genetico vaccinale con le sue inevitabili contaminazioni (DNA fetale, virus cancerogeni avventizi, frammenti del vettore etc.), integrandosi nel DNA, potrebbe alterarne l’espressione in modo epigenetico, con conseguenze imprevedibili e rischiose per i vaccinati e la progenie. Dato che il genoma di SARS-CoV-2 può 206 integrarsi nel DNA umano, comportandosi come un retrovirus, potrebbe accadere anche con l’mRNA vaccinale. A quel punto, la retro-trascrizione indurrebbe malattie croniche nel lungo periodo.208 La retrotrascrizione dell’mRNA vaccinale, ovvero il rischio che si integri nel nostro genoma, è per ora solo ipotetico, come lo è per il DNA dell’adenovirus vettoriale: è tuttavia plausibile per la presenza dei retrotrasposoni. Sequenze virali che codificano la proteina N di SARS-CoV-2 si sono trascritte nel nostro 209 DNA, quindi sembra proprio che l’RNA di SARS-CoV-2 possa essere trascritto inversamente e che il DNA risultante possa essere integrato nel genoma della cellula ospite. Gli mRNA vaccinali rimangono 210 potenzialmente oncogeni per integrazione o per interferenza genica (epigenetica). Di recente (febbraio 2022) è stata confermata la retrotrascrizione su cellule epatiche umane da parte dell’mRNA vaccinale del vaccino Pfizer-BioNTech, già dopo sei ore dall’inoculazione, con possibile integrazione nel DNA e quindi gravi pericoli di genotossicità, oltre che di epatite autoimmune.211 Si è scoperto che la spike si localizza nel nucleo cellulare, inibendo la riparazione del danno al DNA e questo è un potenziale meccanismo molecolare che può impedire l’immunità adattativa e sottolineare i potenziali effetti collaterali.212 Un altro pericolo è l’interferenza con virus già presenti nel corpo che il vaccino potrebbe riattivare scatenando altre patologie. A tal proposito, Mady Hornig ha 213 ipotizzato che l’infezione da SARS-CoV-2 possa riattivare un latente EBV (Epstein Barr Virus, agente della mononucleosi) innescando la stanchezza. È stato scoperto 214 che, quando si riattiva, l’EBV aumenta l’espressione degli ACE-2 nelle cellule 215 epiteliali favorendo l’ingresso del SARS-CoV-2; pertanto, inibire la replicazione dell’EBV con appropriati antivirali può ridurre la suscettibilità a SARS-CoV-2.216 Prima di vaccinare, si dovrebbe controllare che non vi siano riattivazioni virali in corso. Inoltre, a pagina 23 del suo rapporto di sorveglianza sul vaccino CoViD-19 (42a settimana), l’Agenzia per la sicurezza sanitaria del Regno Unito (UKHSA) ha ammesso che due dosi di vaccino danneggiano il sistema immunitario naturale. Infatti, i livelli di anticorpi contro la proteina N virale risultano più bassi in chi s’infetta dopo aver subito le due dosi di vaccino: si tratta di un calo permanente e il soggetto resterà più vulnerabile alle mutazioni del virus, al contrario dei non vaccinati, che godranno di un’immunità duratura e forse permanente a tutti i ceppi.217 Infatti, gli anticorpi anti-N si formano solo con l’infezione e non col vaccino. Pur producendo anticorpi specifici, la vaccinazione per SARS-CoV-2 riduce la capacità antivirale del vaccinato, riducendo l’espressione genica delle cellule del sistema immunitario e aumentando la risposta infiammatoria.218 Neurotossicità della spike. Questa è un trimero proteico che può assumere una conformazione chiusa o aperta, passando per quattro stadi diversi. Sembra che Pfizer l’abbia bloccata all’80% nella forma chiusa, con due sostituzioni di prolina che non le permettono di piegarsi e aprirsi (conformazione di prefusione) per renderla più 219 immunogena, rimanendo alto il rischio di ADE. Separata dal virus, la spike può 220 221 comportarsi come un prione, una proteina mal ripiegata. Ecco un altro grave 222 pericolo di questi vaccini: possono favorire la formazioni di prioni, quindi di Alzheimer o altre neuropatie degenerative, ma anche diabete e patologie immunitarie.223 Il SARS-CoV-2 è l’unico coronavirus con un dominio simile a un prione trovato nel dominio di legame del recettore della regione S1 della spike. La spike da sola è sufficiente per ottenere segnalazioni cellulari di 224 crescita nelle cellule vascolari polmonari, con loro ispessimento ed esiti cardiovascolari e polmonari avversi. La S1 del SARS-CoV-2, una volta iniettata nel topo, entra nel parenchima cerebrale ed è stabile 225 nel cervello e nel sangue; l’eparina ne blocca l’assorbimento nel fegato ma non nel cervello. La S1 entra nel cervello e nel sangue del topo anche dopo somministrazione nasale, mettendolo a rischio di encefalite.226 Il più grave problema di questi vaccini è che, sia pur per vie diverse, inducono tutti la produzione di spike, che è la componente tossica e velenosa di questo virus: è neurotossica, danneggia il cervello e il sistema nervoso periferico (alterazioni del 227 gusto e dell’olfatto ma, soprattutto, aumentato rischio della sindrome demielinizzante di Guillain-Barré, paralisi di Bell…).228 Sindromi di Guillain-Barré in soggetti vaccinati. Gli effetti collaterali neurologici più frequenti dei vaccini 229 SARS-CoV-2 sono mal di testa, sindrome di Guillain-Barré, trombosi del seno venoso e mielite trasversa.230 Malattie neurologiche autoimmuni (anche demielinizzanti) segnalate dopo la vaccinazione. Riattivazioni 231 di sclerosi multipla dopo vaccinazione per SARS-CoV-2. Molti hanno osservato un rapido cambiamento 232 di carattere in alcuni soggetti inoculati, possibile effetto di questi sieri sulla psiche umana Cardiotossicità della spike. La spike è cardiotossica, potendo causare aritmie, miocarditi, fibrillazioni atriali, infarto miocardico, insufficienza cardiaca.233 Le miocarditi potrebbero essere correlate anche all’anomala migrazione dei linfociti T8 e alla loro azione citotossica. Miocarditi post-vaccinali da reazione autoimmunitaria. La spike può provocare 234 235 tromboembolie e colpire il microcircolo con microtrombosi e danni agli endoteli. Coaguli e trombi su 236 237 base autoimmune in molti vaccinati in Israele. In Israele si segnala un elevato numero di miocarditi nei 238 giovani vaccinati con Pfizer. Miocardite con fibrillazione atriale e morte dopo pochi giorni dal vaccino. 239 240 Miocarditi in bambini vaccinati con Pfizer. Miocarditi in soggetti giovani, pochi giorni dopo la 241 vaccinazione. Miocarditi in militari statunitensi vaccinati. Mio-pericarditi in giovani dopo vaccinazione 242 243 con Pfizer. C’è correlazione fra miocarditi, pericarditi (soprattutto nei giovani) e i vaccini a mRNA (l’articolo che lo dimostra è stato subito ritirato). Spike circolanti sono presenti nel plasma dei vaccinati 245 con mRNA-1273 già dopo un giorno.246 Sulla base della segnalazione di sorveglianza passiva negli Stati Uniti, il rischio di miocardite dopo aver ricevuto vaccini CoViD-19 a base di mRNA è aumentato in più strati di età e sesso ed è più alto dopo la seconda dose di vaccinazione nei maschi adolescenti e nei giovani uomini. «La presenza di bassi livelli residui di RNA a 247 doppio filamento (dsRNA) è stata segnalata nelle preparazioni del vaccino mRNA CoViD-19. dsRNA è un noto induttore di reazioni immuno-infiammatorie. Si sospetta che il dsRNA nelle nanoparticelle del vaccino sia all’origine dei casi ancora inspiegabili di miocardite, che sono considerati possibili reazioni avverse dopo la vaccinazione».248 La spike è altamente tossica per gli endoteli. Charles Hoffe ritiene che solo il 25% del vaccino rimane in sede di iniezione, l’altro 75% raggiunge il circolo tramite il sistema linfatico, danneggia gli endoteli e aumenta la coagulazione (aumento del D-dimero) in più del 60% dei pazienti. Le aziende si difendono dichiarando che la spike non 249 va in circolo, quindi non può essere patogena, e rimane prevalentemente nel sito d’iniezione. Invece, un recente studio ha confermato che “gli esosomi circolanti isolati da individui sani vaccinati contengono la spike vaccinale”. I linfociti della 250 milza di topi immunizzati con questi esosomi di individui vaccinati hanno dimostrato un aumento del numero di cellule secernenti citochine, proprio come succede iniettando la spike di SARS-CoV-2 (ovvero: esosomi vaccinali hanno prodotto tempeste citochiniche come quando s’inserisce la spike). Quindi, è dimostrato che 251 le spike vaccinali circolano nell’organismo, veicolate dagli esosomi, e possono produrre le reazioni avverse segnalate. La prestampa di un’altra recente ricerca riporta che, a differenza dell’infezione naturale, questi vaccini provocano una “profonda compromissione della segnalazione dell’interferone di tipo I, che ha diverse conseguenze negative sulla salute umana. Le cellule immunitarie rilasciano in circolazione grandi quantità di esosomi contenenti proteina spike insieme a microRNA critici che inducono una risposta di segnalazione nelle cellule riceventi in siti distanti. Ci sono potenziali disturbi profondi nel controllo regolatorio della sintesi proteica e della sorveglianza del cancro, che hanno dimostrato avere un legame causale potenzialmente diretto con malattie neurodegenerative, miocardite, trombocitopenia immunitaria, paralisi di Bell, malattie del fegato, ridotta immunità adattativa, aumento della tumorigenesi e danni al DNA. Le prove vengono da segnalazioni di eventi avversi nel database VAERS a sostegno dell’ipotesi. Riteniamo che una valutazione completa del rischio/beneficio dei vaccini a mRNA li escluda come contributori positivi alla salute pubblica, anche nel contesto della pandemia di Covid-19”. In altre parole, le spike vaccinali 252 viaggiando con gli esosomi sono responsabili dei gravi danni per la salute a livello neurologico, cardiaco, circolatorio, immunologico, tumorigeno e andrebbero quindi ritirati, nonostante la pandemia. A scrivere è una scienziata di fama mondiale, Stephanie Seneff, quattro lauree e ricercatrice senior del MIT, nel quale lavora da più di trent’anni. A livello endoteliale la spike infiamma e danneggia gli endoteli, ovvero la parete interna dei vasi sanguigni: la CoViD-19 è infatti una malattia principalmente vascolare, una endotelite multiorgano. È noto, fin dalla prima SARS, che linfociti 253 T effettori possono attraversare le pareti infiammate dei vasi, e per il SARS-CoV-2 254 vale lo stesso, quindi è importante proteggere gli endoteli. L’mRNA vaccinale 255 aumenta drasticamente l’infiammazione degli endoteli e l’infiltrazione linfocitaria nel muscolo cardiaco, e questo spiegherebbe gli eventi di trombosi, cardiopatie e sindromi coronariche acute nei vaccinati. Trombosi con trombocitopenia dopo vaccino vettoriale. Trombosi venosa profonda dopo vaccino Pfizer. 256 257 Tromboembolie venose dopo vaccinazione con Moderna. Tromboembolia venosa e 258 coagulazione disseminata dopo vaccino vettoriale. Aumentato rischio di 259 trombocitopenia e trombosi venosa dopo vaccino vettoriale e di trombosi arteriosa dopo Pfizer. La viscosità nel sangue (rischio coaguli) è aumentata nei soggetti 260 vaccinati anti CoViD-19, probabilmente per un processo immunopatologico.261 All’Università di San Diego hanno costruito uno pseudo-virus circondato da una corona di proteine spike che su modelli animali ha causato danni ai polmoni e alle arterie, per infiammazione delle cellule endoteliali. Questo dimostra che è 262 sufficiente la spike, avulsa dal virus, per nuocere all’organismo e produrre malattia. In vitro la spike, legando gli ACE-2, ha danneggiato le cellule endoteliali sane frammentandone i mitocondri. Alla Old Dominion University di Norfolk in 263 Virginia, i topi che hanno inalato la subunità S1 della spike hanno sviluppato una grave tempesta citochinica.264 Questi due studi dimostrano che, rimossa la capacità replicante del virus, le cellule vengono danneggiate dalla spike, solo ed esclusivamente dalla spike. Ed è proprio questa che viene prodotta dal corpo, grazie ai vaccini. Le trombosi del seno venoso cerebrale e quelle splancniche, estremamente rare ma molto frequenti pochi giorni dopo l’inoculazione di questi vaccini, soprattutto adenovirali e per lo più associate a trombocitopenia, costituiscono la “sindrome del mimetismo CoViD-19 indotto da vaccino” (Vaccine-induced CoViD-19 mimicry) che sembra causata da varianti della spike vaccinale: l’mRNA non viene letto completamente, quindi la traduzione della proteina resta incompleta. Questa spike troncata e solubile C-terminale sfugge facilmente all’azione dell’HLA (configurando una sindrome da evasione immunitaria), entra nel circolo linfatico ed ematico e può creare danni gravi legandosi alle cellule endoteliali che esprimono ACE-2, o 265 altri recettori (come la neuropilina-1) anche a livello cerebrale. Le spike troncate possono costituire in vivo 266 il 26% di quelle sintetizzate. A conferma della grave pericolosità vaccinale per i nostri endoteli. 267 Delle varianti delle spike vaccinali, forme troncate in un quarto dei casi, non si parla mai. Perché? Perché s’insiste a negare l’evidenza della tossicità della spike? Del resto è semplice: la spike da sola è sufficiente per danneggiare gli endoteli e causare tromboembolie, quindi, facendo produrre spike al corpo, che cosa ci si può aspettare? Un altro studio conferma che la subunità S1 della spike aumenta significativamente le citochine pro-infiammatorie (αTNF, IL6, IL1β, IL8) attraverso l’attivazione degli inflammasomi NFkB, p38 MAPK e NLRP3 e conferma che il pretrattamento con cortisone riduce il rilascio di citochine.268 La spike potrebbe essere cancerogena. Non si esclude che la spike vaccinale possa favorire i tumori. Si è visto che la spike attiva le citochine pro-infiammatorie stimolando NFkB, NLRP3 e MAPK p38. L’attività sregolata di NFkB può attivare i geni che causano la sopravvivenza delle cellule tumorali e quelli che facilitano le metastasi. L’inflammasoma 3 contenente pirina (NLRP3) viene attivato dalla viroporina di tutti i coronavirus e ha dimostrato di poter promuovere lo sviluppo di alcuni tumori, la loro 270 271 progressione e le metastasi, anche se in certi casi sembra avere un ruolo anti-oncogenico. Il più 272 273 importante è MAPK, mitogen-activated protein kinase (proteina chinasi attivata dal mitogeno), che controlla la proliferazione, la differenziazione e la sopravvivenza cellulare; l’iperattivazione della segnalazione MAPK induce frequentemente tumori umani ed è presente in oltre l’85% dei tumori. È stato scoperto che 274 l’infiammazione prodotta dal cancro aumenta la protrombina con maggior rischio di coaguli nel sangue (che può essere segno di malignità occulta o sindrome di Trousseau) e lo fa attraverso la proteina MAPK p38, rendendo più facile l’invasione di tessuti sani, le metastasi e l’angiogenesi tumorale. Potrebbe essere questo il motivo per cui pazienti con problemi di coaguli sono più soggetti a sviluppare il cancro. Dato che può 275 attivare la MAPK p38, ecco che la spike diventa potenzialmente cancerogena e dobbiamo questa correlazione a una brillante intuizione di Franco Trinca. L’iperattivazione della coagulazione del sangue è 276 associata a una più rapida progressione del tumore e la spike induce iper-coagulazione. 277 Si spiegherebbero così i numerosi casi segnalati di vaccinati per SARS-CoV-2 che in breve tempo hanno sviluppato un tumore, oppure l’hanno aggravato. Quindi i rischi d’insorgenza di tumori o di una loro ripresa potrebbero essere plausibili conseguenze della vaccinazione per SARS-CoV-2. I casi di riaccensione di tumori potrebbero derivare dalla capacità di MAPK di promuovere la progressione della malattia (segnalata per diversi tipi di cancro), così come, in pazienti apparentemente sani, potrebbe slatentizzare tumori quiescenti. È solo un’ipotesi, ma ancora una volta il principio di precauzione – del tutto disatteso durante questa epidemia – dovrebbe essere finalmente applicato. I vaccini per SARS-CoV-2 sembrano compromettere gravemente il sistema immunitario (ottenendo quindi un effetto contrario). È stata segnalata una diminuzione dei livelli di anticorpi dopo vaccinazione anti CoViD-19 a due dosi, in uno studio di coorte longitudinale in Inghilterra e Galles, pubblicato il 15 luglio 2021 su The Lancet, che conclude: «La tendenza alla diminuzione dei livelli di anticorpi S nel tempo rimane coerente e i bassi livelli nei vaccinati clinicamente vulnerabili con ChAdOx1 a 70 giorni o più potrebbero essere motivo di preoccupazione».278 Ci sono altri pericoli correlati a questi vaccini. Stefan Hockertz, immunologo dell’Università di Amburgo, ricorda che si dovrebbero vaccinare soltanto soggetti clinicamente sani, con un solido sistema immunitario, e si dovrebbero evitare le vaccinazioni forzate e indiscriminate. Michael Yeadon avverte che la spike 279 vaccinale dimostra affinità per le proteine della placenta umana e dei sistemi riproduttivi femminili e maschili, potendo creare danni. Nel Regno Unito sono stati 280 segnalati migliaia di casi di alterazioni del ciclo mestruale, emorragie, aborti spontanei, con 571 neonati morti durante l’allattamento, 675 aborti in madri 281 vaccinate negli Stati Uniti. Che la vaccinazione per SARS-CoV-2 sia superflua, 282 non protegga e invece sia molto pericolosa è stato ribadito in Germania alla Conferenza all’Istituto di Patologia di Reutlingen, il 20 settembre e il 4 dicembre 2021, dai professori Arne Burckhardt e Walter Lang, oltre che da tanti altri colleghi tedeschi e austriaci.283 Nonostante le molteplici evidenze, la Relazione Tecnica al Decreto sostegni ter del gennaio 2022, all’art. 20 (“Disposizioni in materia di vaccini anti SARS-CoV-2 e misure per assicurare la continuità delle prestazioni connesse alla diagnostica molecolare”) riporta: «allo stato non si dispone di alcun dato in ordine a possibili danni permanenti alla salute derivanti con certezza dalla somministrazione di tale vaccinazione». L’AIFA aveva istituito, il 14/12/20, il Comitato Scientifico per la 284 sorveglianza post-marketing dei vaccini CoViD-19 (CSV CoViD-19) che «rappresenta un punto di riferimento per il Sistema Sanitario Nazionale per garantire una sorveglianza attiva sulla sicurezza di tutti i vaccini CoViD-19 che arriveranno in Italia. Assicurerà giudizi trasparenti sulla piena sicurezza di tutti i nuovi vaccini e il pieno rispetto dei protocolli seguiti nella campagna di vaccinazione» ha affermato l’allora Direttore Generale dell’AIFA, Nicola Magrini.
IL NON SENSO SUI BAMBINI
La vaccinazione sui bambini e sugli adolescenti non ha ragione né basi scientifiche, dal momento che non evolvono mai nella forma grave e pericolosa. “I bambini non hanno bisogno di questi vaccini, rischiamo di rovinarli e di trasformarli in super diffusori asintomatici”. Il 99,995% dei bambini e adolescenti positivi a SARS- 285 CoV-2 sono sopravvissuti. «Nessun ricovero in terapia intensiva al “Bambin 286 Gesù”, quindi il rapporto rischi benefici pende dalla parte dei rischi. I bambini sono considerati erroneamente portatori di contagio. Tutti gli studi e le osservazioni empiriche dicono il contrario» ha ricordato Francesco Vaia, Direttore dello “Spallanzani” di Roma, aggiungendo che i bambini sani non dovrebbero essere 287 vaccinati. “Vaccinare i bambini per proteggere gli anziani? La solidarietà sociale in chi ha meno di dodici anni rasenta l’ideologia e il fanatismo”. Il pretesto addotto 288 per giustificare la vaccinazione infantile è che il vaccino impedirebbe ai giovani di diventare veicoli d’infezione, quando invece il vaccino non impedisce affatto la trasmissione. L’immunologa Jessica Rose ha segnalato un aumento del 1000% di reazioni avverse a questa iniezione nei bambini nei primi nove mesi del 2021, rispetto agli altri vaccini dell’ultimo decennio. Stiamo conducendo una 289 sperimentazione, soprattutto sui ragazzi: Emanuele Montomoli, Ordinario di Igiene all’Università di Siena, ha considerato che studi specifici su questa classe di età non ci sono (ad eccezione degli studi preliminari).290 Lo studio pubblicato su NEJM per cui la vaccinazione nei bambini fra 5 e 11 anni sarebbe sicuro ed efficace è privo di credibilità essendo finanziato da BioNTech e Pfizer e, soprattutto, gli studi clinici sui bambini non hanno affrontato gli effetti a lungo 291 termine. Sulla sicurezza del vaccino per i bambini, la Pfizer si esprime così: «il numero di partecipanti all’attuale programma di sviluppo clinico è troppo esiguo per rilevare un qualunque potenziale rischio di miocardite associato alla vaccinazione. La sicurezza a lungo termine dei partecipanti alla vaccinazione dai 5 ai 12 anni verrà studiata in cinque ricerche da fare dopo l’autorizzazione, incluso uno studio nell’arco dei cinque anni per valutare le conseguenze a lungo termine di miocarditi e pericarditi post-vaccinali». 292 293 Quindi la vaccinazione sui bambini è stata condotta senza la minima sicurezza sul lungo periodo, il cui rischio verrà studiato dopo l’autorizzazione. Autorizzazione sui bambini concessa senza aver fatto le prove per escluderne la pericolosità.
INAFFIDABILITÀ DEI TAMPONI
I tamponi con tecnica RT-PCR presentano un elevato tasso di falsi positivi (dal 60 al 90% dei casi) per un insieme di cause che hanno indotto il CDC (Centre of Disease 294 Control) di Atlanta a richiedere la loro sostituzione. La probabilità di falsi positivi è maggiore soprattutto in pazienti asintomatici (Braunstein et al. 2021). La FDA scrive: «L’agente rilevato potrebbe non essere la causa definitiva della malattia. I risultati negativi non precludono l’infezione da SARS-CoV-2 e devono essere combinati con quelli clinici, osservazioni, storia del paziente e informazioni epidemiologiche».295 L’inattendibilità di questi tamponi distorce fortemente i numeri dei casi positivi riportati nei vari report quotidiani su CoViD-19, volutamente alterando la percezione dell’epidemia, con tutto quello che ne deriva di preoccupazioni e paure. L’assimilazione mediatica di “positivo” con “malato asintomatico” (ossimoro privo di senso), ha impropriamente trasformato i “positivi” in “contagiosi”, conteggiati come “casi” senza differenziarli dai veri “casi clinici”. Il protocollo originale di diagnosi di positività dell’OMS prevedeva l’identificazione di tutte le sequenze genetiche ricercate, che solo congiuntamente indicano un’infezione da SARS-CoV-2. Una direttiva del Ministero della Salute del 2 aprile 2020 attesta, in autonomia rispetto all’OMS, che basta solo un gene per la dichiarazione di positività. Sul tema 296 intervenne anche il prof. Giorgio Palù ricordando che «dovrebbero essere trovati tutti e tre, perché se il virus è integro, è chiaro che il test deve trovare tutti e tre i geni che lo compongono». In Italia, qualunque decesso di persone affette da CoViD-19 è 297 stato attribuito all’infezione da SARS-CoV-2. Questo spiega in parte lo straordinario divario fra l’alta mortalità registrata in Italia e quella osservata in numerose altre nazioni. La scarsa attendibilità delle metriche utilizzate per stimare l’andamento della pandemia secondo diversi endpoint ne inficia il loro potenziale diagnostico e predittivo (Ioannidis, 2020) manifestando la scarsa accuratezza dei dati. – L’evidenza sperimentale dei trial per l’approvazione emergenziale dei vaccini e la successiva evidenza della farmacosorveglianza sono inficiate da problemi metodologici che ne compromettono l’attendibilità.
MORTALITÀ DA VACCINI
Le morti dopo vaccino per SARS-CoV-2 sono sempre in crescita.298 Ad agosto 2021, EudraVigilance riportava 1.960.607 reazioni avverse e 20.595 morti, che ai primi di 299 ottobre avevano superato i due milioni e mezzo di reazioni avverse e 27.000 morti nella sola Unione Europea. Il rapporto statistico della Sanità pubblica scozzese sulla CoViD-19 del 1/11/21 evidenzia, al 300 mese di ottobre, un notevole aumento dei tassi di mortalità (standardizzati per età) dei vaccinati rispetto ai non vaccinati: 1,9 ogni centomila abitanti per i non vaccinati; 2,2 per i vaccinati con due dosi; 10,58 per i vaccinati con una dose. Nelle nazioni europee, nel 2021, c’è stato un vertiginoso aumento dei decessi nella 301 fascia di età fra 15 e 44 anni, che potrebbe correlarsi alle inoculazioni vaccinali. 302 La magistratura americana ha imposto alla FDA di pubblicare i dati dell’autorizzazione vaccinale concessa alla Pfizer, dalla quale si evince che, dopo solo tre mesi, l’azienda era a conoscenza di 42.086 rapporti, da varie nazioni, contenenti 158.893 reazioni avverse a seguito dell’inoculazione di questo vaccino, con 1.223 morti. A pagina 30 c’è un’appendice di nove pagine che riporta tutti gli 303 effetti avversi riscontrati, praticamente l’intera patologia umana. Pare che questi 304 vaccini uccidano circa il 3% dei vaccinati, mortalità superiore a quella della 305 malattia. Ad alcuni lotti del vaccino Pfizer sono correlate un numero di morti eccessivamente superiore rispetto alla media degli altri lotti. Queste informazioni si trovano nel VAERS, dove si possono osservare picchi inspiegabili di morti per alcuni lotti in particolare.306 Considerando la grave sottostima delle cifre di seguito riportate, a causa dell’assenza di farmacovigilanza attiva per i vaccini anti CoViD-19, nel database ufficiale europeo delle reazioni avverse ai medicinali, sono segnalati (fino al 19 febbraio 2022) i 307 seguenti numeri di eventi avversi: – n. 790.843 con Pfizer-BioNTech – n. 453.340 con AstraZeneca – n. 238.139 con Moderna – n. 51.498 con Janssen. Gli esiti fatali riportati da EudraVigilance, alla stessa data, sono: 18.393 con Pfizer BioNTech, 308 2.558 con Janssen, 11.225 con Moderna, 8.233 con AstraZeneca, per un totale di 40.409 esiti fatali potenzialmente associati ai vaccini anti CoViD-19. Mentre sul sito del VAERS, il database ufficiale americano delle reazioni avverse, vengono 309 riportate 3.268.751 eventi avversi segnalati potenzialmente correlati ai sieri anti CoViD-19 (i dati contengono i report VAERS aggiornati all’11/02/2022). Sul sito del VAERS è espressamente scritto: «La sotto segnalazione è una delle principali limitazioni dei sistemi di sorveglianza passiva, incluso VAERS. Il termine sotto segnalazione si riferisce al fatto che VAERS riceve segnalazioni solo per una piccola parte degli effettivi eventi avversi. Il grado di sottostima varia ampiamente». È così 310 anche per EudraVigilance. Nel rapporto annuale AIFA sulla sicurezza dei vaccini anti CoViD-19 (27/12/2020-26/12/2021) sono 311 riportate 117.947 segnalazioni di sospetti eventi avversi post-vaccinazione in Italia, con un tasso di segnalazione di 109 ogni 100.000 dosi somministrate. Le reazioni si sono verificate nella maggior parte dei casi (73% circa) nella stessa giornata della vaccinazione o il giorno successivo, e solo più raramente oltre le 48 ore successive. Sono stati segnalati 19.055 eventi avversi gravi (il 16,2% delle segnalazioni). Sul totale delle segnalazioni, i decessi costituiscono lo 0,7%, i soggetti in pericolo di vita sono l’1,1%, quelli che hanno avuto invalidità sono l’1,4%. Sono stati segnalati 758 decessi, tra i quali 22 correlabili ai vaccini. Di queste 758 morti, 223 sono state escluse poiché il decesso avveniva oltre le due settimane dalla vaccinazione o perché non era possibile calcolare l’intervallo temporale tra la vaccinazione e il decesso (mancanza della data del decesso o della data della vaccinazione) e 2 casi per età non definita. In base a quali criteri, se si muore dopo due settimane dalla vaccinazione, la morte risulta automaticamente non correlabile? Invece il criterio cambia quando riguarda le miocarditi: l’AIFA cita uno studio di dicembre 2021 che ha osservato un aumento del rischio di miocardite nei 28 giorni successivi il vaccino. Tutti questi dati sono gravemente 312 sottostimati a causa della vigilanza passiva. Un documento AIFA del 9 febbraio 2022, su “Andamento delle segnalazioni per gravità e eventi avversi di speciale interesse”, riguarda i 758 casi fatali: 456 dopo la 313 prima dose, 267 dopo la seconda, 35 dopo la terza. Il nesso di causalità è stato valutato nel 76,5% dei casi, ossia su 580 casi. Le cause dei 22 decessi correlabili sono state: due eventi sistemici che hanno scompensato pazienti fragili, dieci trombosi con trombocitopenia dopo vaccini a vettore virale, otto pazienti fragili per pluripatologie e due pazienti con immunodepressione. Gli eventi avversi di speciale interesse (AESI), potenzialmente associati alla vaccinazione, sono: paralisi periferica del nervo facciale, eventi trombotici e tromboembolici associati a: piastrinopenia, miocarditi e pericarditi. Il rapporto annuale AIFA, a pag. 37, indica che a livello europeo sono stati valutati 21 segnali di farmacovigilanza e il PRAC ha raccomandato di aggiornare il Riassunto delle Caratteristiche del Prodotto e il Foglio illustrativo, ritenendo che vi sia un plausibile nesso di causalità con la somministrazione dei vaccini per quanto riguarda i seguenti eventi avversi: eritema multiforme, tromboembolie, miocardite, pericardite, sindrome da perdita capillare, trombocitopenia autoimmune, reazioni anafilattiche. Per i seguenti altri segnali, invece, la valutazione clinica non ha permesso di confermare una relazione causale con il vaccino, ma sono comunque stati riscontrati: epatite autoimmune, retinopatia maculare acuta, sindrome infiammatoria multisistemica, glomerulonefrite e sindrome nefrosica. Nel rapporto annuale AIFA (analisi di farmacovigilanza nazionale e internazionale da dicembre 2020) emergono potenziali segnali di allarme che necessitano approfondimenti. Ci sono molte segnalazioni relative a disturbi/anomalie del ciclo mestruale a seguito di somministrazione di vaccini anti-CoViD-19. Un recente studio norvegese su più di dodicimila donne segnala anomalie del ciclo dopo la prima dose, che ricompaiono dopo la seconda. Centinaia di segnalazioni di vaccinate in gravidanza con aborti spontanei, bambini nati 314 morti o pretermine o più piccoli o con anomalie congenite maggiori. Il Comitato di sicurezza dell’EMA 315 (Prac) sta valutando i casi segnalati di sanguinamento mestruale e di assenza di mestruazioni a seguito di vaccinazioni Pfizer e Moderna e ha chiesto una valutazione più approfondita. Sindrome di Guillain-Barrè, 316 miocarditi e pericarditi post-vaccinali.317 Per l’AIFA, gli eventi avversi vengono classificati come “correlabili” solo quando la vaccinazione è l’unica spiegazione possibile, mentre sarebbero “non correlabili” quando ci sono altre cause pregresse, ma questa distinzione diviene forzata se la 318 reazione avversa al vaccino non viene vista come interagente con gli altri fattori, nessuno dei quali potrebbe spiegare l’evento senza l’altro, commenta il Prof. Bellavite. Il Regolamento (CE) 507/2006 riporta che: «È importante rafforzare la 319 farmacovigilanza sui medicinali che hanno ricevuto un’autorizzazione all’immissione in commercio condizionata», invece non esiste alcuna farmacovigilanza attiva e gli 320 eventi avversi confluiti nella banca dati ufficiale dell’EMA (EudraVigilance) costituiscono soltanto la punta dell’iceberg. «Si deve lamentare l’inefficacia dei sistemi di farmacovigilanza (clamorosamente evidente dagli stessi grafici degli andamenti temporali forniti da AIFA) e la totale assenza di farmacovigilanza attiva, 321 ingiustificabile per un presidio medico approvato in via condizionale.322 Nella farmacovigilanza passiva le segnalazioni coprono soltanto dall’1% al 6% del numero reale di eventi avversi e le segnalazioni spontanee di reazioni avverse gravi dovute a farmaci sono generalmente sotto segnalate del 94%. Studi precedenti 323 avevano già rivelato che la farmacovigilanza passiva in generale sottostima gli eventi avversi anche da 2 a 4 ordini di grandezza.324 Un aumento significativo delle diagnosi per aborti spontanei, cancro e molte altre condizioni mediche nel 2021 rispetto alla media dei cinque anni precedenti (dal 2016 al 2020) è stato evidenziato sul database di Epidemiologia Medica della Difesa (DMED) dal senatore americano Ron Johnson con un gruppo di medici esperti, che 325 in una lettera al Dipartimento della Difesa hanno segnalato che alcuni casi di miocardite erano stati rimossi: sarebbe doveroso indagare sull’eventuale 326 falsificazione dei dati, non soltanto negli Stati Uniti. Dai dati di EUROMOMO si segnala nel 2021 in Italia, come in Europa, un eccesso di mortalità giovanile: circa 5% rispetto al 2020. Confermato dai dati ISTAT nella 327 fascia 15-44 anni, con un aumento del 5,5% che si accumula dalle settimane 17-20, in Italia come nel resto d’Europa. «Resta da considerare il ruolo dei possibili eventi 328 avversi dei vaccini nello spiegare l’aumento di mortalità complessiva nella fascia 15-39 anni».329 Nel Report Esteso ISS per CoViD-19, aggiornato al 9 febbraio 2022, la definizione di “decesso” è: «decesso risultante da una malattia clinicamente compatibile in un caso probabile o confermato di CoViD-19, a meno che non vi sia una chiara causa di morte alternativa non correlabile al CoViD-19 (per esempio: trauma)». L’ISS fa inoltre confluire nella dicitura “malattia severa” non solo la condizione clinica di soggetti con storia di ricovero (in terapia intensiva e non), ma anche i deceduti. Da un’analisi dei decessi durante la campagna vaccinale nel Regno Unito risulta che i vaccini anti CoViD-19, non solo non riducono la mortalità complessiva, ma producono picchi di mortalità a ridosso degli scaglioni di somministrazione. Altre 330 illusioni statistiche possono verificarsi anche nell’analisi della mortalità complessiva dei dati italiani, poiché seguono lo stesso metodo di categorizzazione. Incrociando i dati dell’OMS sull’andamento dei decessi CoViD-19 e del Repository CSSEGISandData per l’inizio delle campagne vaccinali emerge un incremento di decessi CoViD-19, in seguito all’inizio della vaccinazione di massa. 331 Sotto la definizione “reinfezione da SARS-CoV-2” rientra chi, dopo una prima infezione da SARS-CoV-2, documenta test molecolare positivo a distanza di almeno 90 giorni, oppure entro i 90 giorni dalla prima diagnosi purché con ceppo virale di SARS-CoV-2 diverso e documentato da genotipizzazione. Perché “con ceppo virale diverso” e non con lo stesso? Se si vuole escludere la possibilità di reinfettarsi con lo stesso ceppo, si ammette implicitamente un’immunizzazione duratura. Ma il termine “re-infezione” significa infettarsi una seconda volta con lo stesso patogeno, La variante omicron è radicalmente mutata rispetto ai primi ceppi, tanto da consentirle di evadere dall’immunità indotta dal vaccino. Chiamare “re-infezioni” le prime 332 infezioni con omicron crea confusione, inducendo a credere che ci si infetti due volte con la stessa variante, il che è improbabile. FAST-TRACK La procedura fast track è stata richiesta negli Stati Uniti fin dai primi giorni di febbraio 2020 per l’emergenza di salute pubblica globale. La FDA la può mettere in atto solo se vengono soddisfatte le quattro le condizioni previste dalla legge, che 333 sono: la pandemia deve registrare un numero sovrabbondante di morti, il vaccino deve risultare efficace, i suoi benefici devono superare i rischi e non dev’esserci alcuna valida terapia approvata. L’autorizzazione d’emergenza può essere concessa 334 se i risultati provvisori degli studi clinici soddisfano i criteri di successo del piano presentato alla FDA. L’autorizzazione dell’EMA ripropone le stesse condizioni 335 richieste dall’FDA.336 Il primo punto da verificare è se davvero c’era una situazione di emergenza o se questa era stata provocata per giustificare la richiesta di fast track. È lecito supporre che, per soddisfare il primo dei quattro punti e conseguire un altissimo numero di contagiati e di morti, siano stati pubblicati studi fasulli e statistiche manipolate, vietate le cure domiciliari, condizionate certe organizzazioni internazionali, governi e mezzi di comunicazione, la cui propaganda aveva come obiettivo primario drammatizzare l’infezione e spargere terrore. Nella fase iniziale è stata favorita la diffusione virale, la conta dei morti è stata sovrastimata e le autopsie sono state scoraggiate. Per soddisfare il secondo punto sono stati pubblicati falsi scientifici, finanziati dall’industria o da strutture collegate all’élite finanziaria sovranazionale, a sua volta collegata ai centri malthusiani di eugenetica o con conflitti d’interesse con tutto questo, che dovevano “certificare” l’inesistente efficacia vaccinale. Per rispettare il terzo punto, sono state diffuse notizie scientificamente false che vorrebbero dimostrare che i benefici vaccinali superano i rischi noti. Senza contare che, essendo del tutto nuovi e sperimentali, questi vaccini hanno molti potenziali rischi “ignoti”. La realtà è che i rischi noti superano di gran lunga gli eventuali benefici. Il mainstream ha diffuso slogan secondo i quali la scienza assicurerebbe l’efficacia e la non pericolosità vaccinale, ben sapendo che non è la scienza da affermarlo, ma è l’industria ad auto-referenziarsi. La quale industria, per contratto, non si assume la responsabilità civile e penale delle conseguenze, perché conosce i pericoli di questi vaccini. Per rispettare il quarto requisito, è stato nuovamente dichiarato il falso, ovvero che non vi è altra cura se non il vaccino e soltanto il vaccino può salvare l’umanità. 337 Anche l’EMA richiedeva che il medicinale soddisfacesse un’esigenza medica non soddisfatta. Per questo i malati sono stati lasciati morire e i pochi medici che li 338 curavano subito, strappandoli alla morte e scombinando i piani malthusiani del Sistema, sono stati puniti con la sospensione. «L’unico modo per sradicare la 339 pandemia è avere un vaccino da somministrare a tutti gli abitanti del pianeta» è scritto nella “Lettera per un vaccino anti-Covid bene universale” firmata da premi Nobel e altri VIP, a cui tutti hanno fatto il coro, per non sembrare cattivi e 340 politicamente scorretti. Invece, le cure esistono e i pazienti guariscono. Infine, se le terapie, note fin dalla SARS, in tanti anni non sono mai state approvate, la responsabilità ricade sulle Agenzie regolatorie.341 TERAPIE IGNORATE E NEGATE La cura per la CoViD-19 (che è la seconda SARS) si conosceva ed era in letteratura fin dalla prima SARS del 2002-2003, adoperata anche nella MERS del 2012. 342 L’elevata somiglianza aminoacidica fra le proteine virali SARS-CoV-1 e SARSCoV-2 supporta la sperimentazione di molecole terapeutiche progettate per trattare le infezioni da SARS durante l’epidemia del 2003”. Perfino l’ipercoagulazione e le 343 tromboembolie erano già presenti in queste due altre infezioni da coronavirus, con anche le trombosi dei vasi polmonari, le trombosi multiorgano con poliangite e disturbi della microcircolazione e gli ictus ischemici nella SARS, le emorragie 344 cerebrali con insufficienza multiorgano nella MERS e gli effetti del MERS-CoV sulla coagulazione dimostrati anche sperimentalmente.345 Luigi Cavanna, primario di Oncologia all’Ospedale di Piacenza, dichiara: «si diceva che una cura specifica per Covid non esisteva. I ricoverati venivano curati con idrossiclorochina e antivirali, oltre a ossigeno e terapia di supporto. Gli stessi farmaci però potevano essere somministrati a domicilio, in una fase molto più precoce e quindi con una efficacia antivirale migliore. Ma nessuno lo faceva. I pazienti arrivavano in ospedale dopo giorni o settimane di febbre, tosse, malessere, poi dispnea da sforzo e dispnea a riposo».346 Invece, il governo e le autorità sanitarie hanno spudoratamente mentito: «Non è a oggi disponibile alcun farmaco e non esiste attualmente alcun trattamento» , così 347 si è espresso il governo. «In questa fase in cui non c’è ancora un vaccino certo e sicuro e non ci sono cure certe ed efficaci, queste misure restrittive sono inevitabili e fondamentali: sono l’unico strumento possibile» ha dichiarato il ministro della Salute. «Al momento non ci sono cure specifiche per il nuovo coronavirus» ha scritto l’ISS. Da più di un secolo l’ozonoterapia viene praticata in vari Paesi del mondo (in 349 Italia è praticata da oltre 3000 medici) per i suoi effetti antibiotici, virus-statici, antinfiammatori; per questi motivi molti ricercatori ne hanno dimostrato efficacia e sicurezza sui pazienti affetti da SARS-COV-2 sintomatici, compresi quelli ricoverati in terapia intensiva e intubati.581 La CoViD-19 è perfettamente curabile con alcuni semplici antinfiammatori, con certi antibiotici ad azione antivirale come i macrolidi (azitromicina 500 mg die), con i derivati della china (idrossiclorochina 400 mg die) ad azione antivirale, antitrombotica, anti-autoimmunità, con i cortisonici (per inibire la tempesta citochinica), con eparina a basso perso molecolare per contrastare l’iper-coagulazione e le tromboembolie tipiche dei SARS-CoV.350 Il meccanismo della CoViD-19 è di tipo autoimmune e due grandi inibitori dell’autoimmunità sono la vitamina D3 (cortisone e vitamina D3 inibiscono il fattore di trascrizione NFkB, attivato dal virus, che a sua volta attiva le citochine) e l’idrossiclorochina (HCQ), adoperata in certe gravi patologie autoimmuni, che 351 agisce anche come antivirale contro flavivirus (Dengue), retrovirus (HIV), HBV, HCV, influenza suina (H1N1), ZIKA, CHIKV, Ebola, Influenza A e SARS-coronavirus, e perfino contro il SARS-CoV-2, 352 353 alterando la glicosilazione dei recettori ACE-2 ai quali si lega impedendo l’ingresso del virus e 354 355 alcalinizzando gli endosomi citoplasmatici nei quali il virus si assembla, arrestando la maturazione virale a uno stadio intermedio. Il chinino, da cui la HCQ deriva, è stato usato già durante l’influenza Spagnola. 356 357 L’idrossiclorochina esercita una sicura azione antitrombotica, e lavora in sinergia con l’eparina a basso 358 peso molecolare. La HCQ è più efficace se associata all’azitromicina (antibiotico della famiglia dei 359 macrolidi), secondo il protocollo del virologo Didier Raoult, dell’Istituto Ospedaliero Universitario Méditerranée Infection di Marsiglia. Raoult scrive che diagnosi precoce, isolamento precoce e trattamento 360 precoce di pazienti affetti da CoViD-19 con almeno tre giorni di HCQ e azitromicina portano a un risultato clinico significativamente migliore e la riduzione del carico virale avviene più velocemente rispetto ad altri trattamenti. Gli studi di Raoult sono stati confermati negli Stati Uniti da Jeff Colyer, presidente nazionale della Commissione Consultiva per la Salute Rurale, e da Daniel Hinthorn, direttore della Divisione di Malattie Infettive dell’Università del Kansas. Idrossiclorochina e azitromicina riducono la carica virale del 361 SARS-CoV-2 e senza tossicità. In vitro HCQ inibisce la replicazione di SARS-CoV-2, soprattutto in 362 sinergia con azitromicina , con un potente effetto antivirale. Anche l’azitromicina ha azione antivirale sui virus H1N1 , Zika , RSV e coronavirus, e aumenta l’espressione dell’interferone 1. Inoltre, agisce sui 365 366 367 batteri che ospitano il SARS-CoV-2 bloccando la produzione delle tossine. In fase iniziale, l’azitromicina 368 può impedire l’ingresso del virus, mentre in fase avanzata può aggravare l’immunopatologia. Ha effetto 369 antinfiammatorio sulle flogosi indotte dall’istamina liberata dai mastociti. Nell’associazione con la HCQ, 370 anche se raramente, anche l’azitromicina potrebbe prolungare il tratto Q-T.371 A queste si aggiungono altre cure sostenute dalla letteratura e dalla pratica clinica. Può essere utile l’ivermectina, da sola o in associazione, un antielmintico con attività antibatterica, antivirale e antitumorale, che agisce su Dengue e HIV, Ebola e 372 373 Zika, blocca il virus a RNA della malattia respiratoria dei suini e neutralizza il 374 375 SARS-CoV-2 in 48 ore in vitro. Anche la quercitina è efficace nella prima fase di 376 malattia agendo come potente inibitore virale contro SARS-CoV-2, del quale 377 blocca le proteasi 3CL (3-chymotrypsin-like), dette anche Mpro, essenziali nel ciclo di replicazione, e questo è stato divulgato da un comunicato stampa dell’Istituto di 378 Nanotecnologia del CNR, del tutto ignorato dalle istituzioni sanitarie. La quercitina 379 ha un’azione sinergica con la vitamina C nella prevenzione e terapia del SARSCoV-2. Anche il cortisone (desametasone e betametasone) agisce sulle stesse 380 proteasi. Altro inibitore della proteasi 3CL di SARS-CoV-2 è l’ebselen, «un 381 382 composto di selenio organico con proprietà antinfiammatorie, antiossidanti e citoprotettive, studiato per il trattamento di disturbi bipolari e perdita dell’udito, a bassissima tossicità e con un forte potenziale clinico per il trattamento dei coronavirus». Una conferma dell’azione dell’ebselen contro il SARS-CoV-2 383 giunge dal Politecnico di Milano, con uno studio che ne descrive il meccanismo di 384 azione. L’ebselen è, quindi, un potente inibitore di SARS-CoV-2. O ancora, la 385 386 luteolina sperimentata con SARS-CoV-1. La lattoferrina, antinfiammatoria e 387 immunomodulante esplica un’azione antivirale ad ampio spettro, compresi i coronavirus e SARS-CoV-2. Inibisce l’ingresso di SARS-CoV-2, ha un’azione 388 antitrombotica, ripristina l’omeostasi del ferro e riduce lo stress ossidativo e l’infiammazione.389 Una delle citochine più coinvolte è l’interleuchina 17 (IL-17), tipica delle malattie 390 autoimmuni, e la CoViD-19 è di tipo autoimmune. E sembrano autoimmuni 391 perfino le tromboembolie da SARS-CoV-2. Nei pazienti obesi, la maggior parte 392 degli anticorpi anti SARS-CoV-2 sono autoimmuni. Uno dei migliori antagonisti 393 dell’IL-17 è il colecalciferolo, o vitamina D3, utile nella CoViD-19 perché cura 394 l’autoimmunità, è antinfettiva (stimola la catelicidina), antivirale e protegge 395 396 dalle complicanze polmonari. Adeguate dosi di vitamina D3, protette 397 dall’assunzione di vitamina K2 (menachinone MK-7) per evitare l’accumulo calcico nei tessuti, prevengono le complicanze. Nel 2020 sono stati pubblicati 300 lavori sui benefici della vitamina D3 nella CoViD-19.398 Capiamo dunque perché la D3 sia così importante nella prevenzione e terapia della CoViD-19, : essa può 399 ridurre il rischio di questa infezione, inibisce la risposta mediata da IL-17, ha un ruolo nella tempesta 400 401 citochinica e nella mortalità da CoViD-19. La sua carenza aumenta i rischi d’infezione e aggrava la 402 ARDS(Sindrome da Distress Respiratorio Acuto) e i pazienti CoViD-19 necessitano dosi più elevate di 403 vitamina D3, perché protegge e previene la ARDS. Ed è raccomandata nei pazienti a rischio. Aiuta a 404 405 406 prevenire l’infezione da SARS-CoV-2, come anticipato favorisce l’inibizione della tempesta citochinica sopprimendo NF-kB, IL-6 e TNF, e previene la perdita di sensazione neurale stimolando le neurotrofine come NGF. Rispetto ai non trattati, alte dosi di D3 riducono il fibrinogeno e negativizzano l’RNA 407 virale. La carenza di D3 aumenta la possibilità di contrarre la forma severa di SARS-CoV-2, con una più 408 intensa risposta infiammatoria, incremento della morbilità e della mortalità. Dosi elevate riducono la 409 necessità di terapia intensiva e la gravità della CoViD-19 : pertanto, la sua integrazione è raccomandata. 410 411 La sua assunzione regolare è associata a una forma meno grave e a maggiore sopravvivenza soprattutto degli anziani fragili. In una lettera alla Comunità Medica si esorta il supplemento urgente di D3 nei pazienti ad 412 alto rischio. Da una ricerca su nove studi pubblicati, sette dimostrano che prognosi e mortalità da CoViD-19 sono correlate alla vitamina D3. La letteratura e la pratica clinica assicurano che non esiste 414 tossicità. Uno studio su 99 pazienti CoViD-19 conferma il potenziale beneficio della vitamina D3 nella 415 dose di 400.000 UI in pazienti CoViD-19 ospedalizzati. 416 Per la CoViD-19, il Ministero della Salute ha scoraggiato l’uso di vitamine e minerali, soprattutto la vitamina D3, la C e lo zinco. Lo zinco ostacola la replicazione dei virus influenzali, della SARS, della CoViD-19, della poliomielite, dell’arterite equina (EAV), delle epatiti C ed E, e del virus ZIKA. Può aumentare i livelli d’interferone 417 (antivirale), inibire i segnali NF-kB per le citochine pro-infiammatorie, aumentare i linfociti regolatori (Treg) e abbassare il rischio di sovra-infezioni batteriche. Nella CoViD-19 anche lo zinco è efficace perfino come 418 terapia, soprattutto se associato a idrossiclorochina e azitromicina. Valida la combinazione 419 idrossiclorochina-azitromicina-zinco. La clorochina agisce da ionoforo dello zinco, facilitandone 420 l’ingresso nella cellula.421 L’Istituto Superiore di Sanità scrive che non ci sono evidenze scientifiche che dosi elevate di vitamina C proteggano dall’infezione, quando invece l’acido ascorbico, o vitamina C, è fra i più potenti antinfettivi e 422 antivirali , confermato nella precedente SARS, promuove la fagocitosi, migliora la differenziazione e la 423 424 proliferazione dei linfociti B e T e protegge le barriere epiteliali. Uno studio randomizzato in doppio cieco su ospedalizzati con infezioni respiratorie acute ha evidenziato che la vitamina C migliora il decorso. La 426 vitamina C è valida nella prevenzione e trattamento della CoViD-19 e riduce la mortalità. Nella 427 CoViD-19, in dosi di 2-8 g/die per os previene le infezioni respiratorie e con 6-24 g/die in vena riduce la mortalità nelle gravi forme polmonari. Malati ospedalizzati per CoViD-19 in Cina sono stati trattati con 428 alte dosi (anche decine di grammi) in vena. A Shanghai, decine di pazienti moderati e gravi curati con alte 429 dosi di vitamina C endovena. Vitamina C endovena in casi gravi di CoViD-19 con sepsi. Prova della sua 430 431 efficacia, alte dosi tempestive di vitamina C migliorano la polmonite CoViD-19. Due gruppi di ricerca, a 432 Shanghai e a Guangzhou, consigliano alte dosi di ascorbato endovena per il trattamento di ARDS, con altre terapie di supporto, fra cui vitamina D3 e zinco. L’ascorbato endovenoso insieme a steroidi e vitamina D3 433 risolve la sepsi di pazienti critici. La vitamina C previene le complicanze e riduce il fluido alveolare 434 inibendo l’attivazione di neutrofili e riducendo il danno alveolare.435 Infine, già nel 2005 la Commissione Europea attestava che “era stata trovata la terapia per i SARS-CoV”: gli scienziati europei e cinesi del progetto SEPSDA, finanziato dal sesto programma quadro dell’Unione Europea, scoprirono che la cinanserina (farmaco derivato dalla cannella e adoperato nelle malattie mentali dagli anni Settanta) inibisce in modo efficace i SARS coronavirus e la qualificarono come farmaco pronto all’uso per curare la SARS, bloccando le proteasi 3CL del virus. 436 437
LE TERAPIE AVVERSATE
Anche il plasma iperimmune dei convalescenti, che guarisce rapidamente i malati più gravi e la cui efficacia nelle infezioni da coronavirus è noto fin dalla SARS per essere efficace con i SARS-CoV, e con H1N1, con riduzione della carica virale e delle 438 citochine pro-infiammatorie, è stato del tutto avversato con un accanimento 439 particolare. Il plasma può essere utile nelle gravi infezioni da SARS-CoV-2, anche 440 in associazione con altre terapie. Nella CoViD-19 si possono trasfondere grandi 441 quantità di anticorpi specifici e il plasma si è dimostrato efficace in Italia, in 442 443 Cina, negli Stati Uniti e un po’ ovunque. È una terapia sicura, valida anche su pazienti gravi e sulle varianti. Lo studio di Joyner ha dovuto ammettere la 448 449 sicurezza del plasma, anche se è finanziato da BARDA (Biomedical Advanced Research and Development Authority, agenzia governativa che ha investito più di 400 milioni nel vaccino di Moderna ed è partner della produttrice di vaccini Vaxart 450 Inc. ) e da NIAID. Alfiere del plasma iperimmune è stato il dr. Giuseppe De 451 452 Donno, primario di Pneumologia all’Ospedale “Carlo Poma” di Mantova, perseguitato per aver osato curare i ricoverati per CoViD-19. Il coraggioso e valido collega è stato screditato e umiliato fino al 27 luglio 2021, quando è stato ritrovato morto in circostanze non del tutto chiare. Il giorno dopo, la UE firmava il contratto di appalto per la fornitura di anticorpi monoclonali anti SARS-CoV-2 sviluppati da GSK con la biotecnologia VIR. La VIR Biotechnology (il cui motto è “un mondo senza 453 malattie infettive”) è stata fondata a San Francisco nel 2016 col finanziamento 454 della Bill & Melinda Gates Foundation. La VIR è partner di Brii Biosciences 455 (monoclonali per SARS-CoV-2) e di VBI Vaccines (vaccini per SARS-CoV-2) e 456 457 tutte sono partner fra loro in un tripudio di conflitti d’interessi. L’EMA aveva cominciato ad approvare gli anticorpi monoclonali a febbraio e il plasma poteva essere di ostacolo, poiché è naturale, costa poco e funziona; i monoclonali sono di sintesi, costano tanto e possono scatenare tempeste citochiniche e ADE. Gli anticorpi poli o monoclonali contro il virus della Dengue possono indurre ADE. Il 459 plasma iperimmune esercita un’azione protettiva per la presenza di fattori antinfiammatori, anti-citochine, anticoagulanti che compensano tale rischio.460 Affossare il plasma per far spazio agli anticorpi monoclonali rientra nella cinica strategia industriale, che si ripete anche a proposito dell’approvazione vaccinale per via d’emergenza, essenziale per aprire la strada a nuovi prodotti. I pazienti di CoViD-19 sono morti poiché non sono stati curati o non sono stati curati correttamente. La polmonite è causata da un’eccessiva reazione del sistema immunitario, piuttosto che da una incontrollata replicazione del virus. L’OMS ha 461 sbagliato (o ha voluto sbagliare?) puntando fin dall’inizio sugli antivirali (remdesivir, soprattutto) invece che sulla prevenzione della complicanza. La propaganda ha rappresentato la CoViD-19 come un disastro inguaribile, mentre qualunque medico la può curare facilmente, basta ragionare e non seguire ciecamente i protocolli. Non esistono solo gli studi pubblicati, è fondamentale l’esperienza pratica di quei medici che non pubblicano, ma curano e guariscono i pazienti a casa. In una lettera di aprile 2020, 41 medici hanno comunicato al ministro della Salute che la terapia tempestiva con cortisone, clorochina ed eparina si è dimostrata utile nel prevenire le complicanze e può essere svolta a domicilio. Il ministro non l’ha nemmeno presa in 462 considerazione e non ha risposto. Poco dopo, lo studio randomizzato “Recovery” dell’Università di Oxford (Peter Horby) ha confermato l’efficacia del desametasone nella CoViD-19, che riduce del 35% la mortalità nei casi gravi, su più di duemila pazienti ospedalizzati, già compromessi e in ventilazione. Il direttore generale 463 dell’AIFA ha riconosciuto che il cortisone è uno dei cardini della terapia della CoViD-19, ma il cortisone non è mai stato consigliato come terapia precoce. 464 L’idrossiclorochina (HCQ) previene la forma severa della CoViD-19, purché adoperata precocemente, meglio se nelle prime 48 ore. Già verso SARS-CoV-1 l’idrossiclorochina si è dimostrata valida nella profilassi e nella terapia.465 I PROTOCOLLI DELLA MORTE I protocolli hanno imposto la strategia della “vigile attesa” che consiste nell’aspettare a curare finché non ci siano sintomi gravi, e si traduce nel non curare i malati: è per 466 questo motivo che milioni di pazienti sono finiti in ospedale. Nel modulo di consenso informato da far firmare ai pazienti è scritto: Lei verrà trattato in base ai protocolli attualmente in uso e approvati da vari comitati scientifici: paracetamolo o antinfiammatori, desametasone (non prima di 72 ore dall’inizio dei sintomi) o prednisone, enoxaparina (solo nei pazienti immobilizzati per l’infezione in atto), antibiotici solo in caso di sovrapposizione batterica. Tutto questo è privo di senso 467 e bisognerebbe agire all’opposto: l’eparina andrebbe somministrata subito,468 andrebbero adoperati subito idrossiclorochina e azitromicina che invece non sono menzionati, non c’è motivo di ritardare il cortisone e, soprattutto, il paracetamolo è 469 controindicato nelle infezioni virali, non è un antinfiammatorio e non è bene che abbassi la febbre. A raccomandare il paracetamolo sono l’OMS , l’EMA , il NICE 470 471 (National Institute for Health and Care Excellence) , le stesse agenzie che 472 sconsigliano idrossiclorochina e azitromicina. Piero Sestili (Università di Urbino) e Carmela Fimognari (Università di Bologna) hanno sottolineato che il glutatione ridotto (GSH) è molto importante nelle difese antivirali e che il paracetamolo lo inibisce.473 La N-acetilcisteina (il noto Fluimucil) fornisce la cisteina per produrre il glutatione. La vitamina D3 e la 474 L-cisteina si correlano positivamente con il GSH ; la vitamina D3 aumenta i livelli di GSH. 475 476 L’integrazione di vitamina D3 e di L-cistina può ottimizzare i livelli circolanti di vitamina D3 (25-OH) e difendere maggiormente dagli effetti avversi della CoViD-19. Il glutatione agisce direttamente contro il 477 SARS-CoV-2 riducendo a gruppi tiolo i legami disolfuro fra la spike e il recettore ACE-2 (ovvero rompe i ponti di solfo) e questo abbassa l’affinità di legame del virus e quindi la possibilità d’infezione. Pazienti 478 con polmonite CoViD-19 sono stati trattati con successo con alte dosi di glutatione endovenoso e Nacetilcisteina orale o anche solo con N-acetilcisteina per via endovenosa. 479 480 Tutti questi studi confermano che il deficit di GSH predispone all’aggravamento della malattia da CoViD-19. Il paracetamolo (Tachipirina), anche a basse dosi, riduce i 481 livelli di glutatione e questo è in letteratura da più di trent’anni. Il legame fra 482 paracetamolo e GSH è tale che, nei casi di avvelenamento da paracetamolo, l’antidoto è la N-acetilcisteina.483 Gli studi dimostrano che il paracetamolo diminuisce significativamente il GSH, la cisteina libera e la capacità antiossidante; particolarmente grave è l’esaurimento di GSH nella mucosa delle vie aeree.484
Riguardo alla sicurezza, alcuni autori ritengono che il rischio reale del paracetamolo sia superiore a quello percepito nella comunità clinica e sarebbe giustificata una revisione sistematica della sua efficacia e tollerabilità.485 Inibendo il GSH, il paracetamolo è del tutto controindicato nella CoViD-19: può peggiorare la situazione clinica e favorire la complicanza da ospedalizzare. I 486 decessi per CoViD-19 sono stati causati dai protocolli della morte, dalla scarsa vitamina D3, dall’azzeramento del glutatione tramite il paracetamolo, dall’attesa, dai medici latitanti, dalle autopsie vietate. Il non curare (vigile attesa) è contro la deontologia medica e configura l’omissione di soccorso, ma il somministrare una terapia sbagliata che ottiene l’effetto opposto, ovvero l’aggravamento del malato, è contraria a qualsiasi legge ed è moralmente inaccettabile. I morti di CoViD-19 sono morti di paracetamolo e di vigile attesa.
STUDI FASULLI
Sono stati pubblicati il 22 maggio 2020, su The Lancet e sul New England Journal of Medicine due studi contrari all’idrossiclorochina, risultati subito del tutto 487 inventati e ritirati due settimane dopo dalle stesse riviste. Lo scandalo è anche 488 489 detto “Lancet-Gate”. Di conseguenza, il Ministero della Sanità ha ritirato l’idrossiclorochina vietando il suo utilizzo off label ai malati di CoViD-19, e ha 490 continuato nei mesi successivi: “Alla luce delle evidenze progressivamente accumulate che dimostrano la completa mancanza di efficacia a fronte di un aumento di eventi avversi, se pur non gravi, l’AIFA conferma la sospensione dell’autorizzazione all’utilizzo off-label dell’idrossiclorochina”. Decisione 491 annullata dall’ordinanza del Consiglio di Stato del 11 dicembre 2020 che ha definito irragionevole e illogico il ritiro del farmaco. 492 Le “evidenze che dimostrano la completa mancanza di efficacia a fronte di un aumento di eventi avversi” sostenute dall’AIFA si basano su studi inattendibili per poiché viziati da errori e per conflitti d’interessi e finanziamenti dall’industria o da enti ad essa collegati; valore scientifico zero. Il primo errore è stato produrre studi condotti nel setting ospedaliero: la HCQ va adoperata nelle primissime fasi di malattia, non su pazienti ospedalizzati. L’AIFA «non ritiene utile né opportuno autorizzare nuovi studi clinici su pazienti ricoverati. L’utilizzo nei pazienti a domicilio di bassa gravità e nelle fasi iniziali della malattia, per i quali al momento esistono dati che, ancorché negativi, sono ancora limitati, può essere consentito solo nell’ambito di studi clinici randomizzati controllati». Vuol dire: non si deve usare 493 l’idrossiclorochina. I medici la possono prescrivere, ma devono tener presente che “è priva di efficacia, fautrice di eventi avversi, fallimentare nelle prove in ospedale e della quale si hanno pochi dati ma negativi”: solo un incosciente la prescriverebbe 494 e infatti la maggioranza dei medici, un po’ per fede nelle circolari, un po’ per non trasgredire i protocolli, un po’ per non rischiare e ritrovarsi poi nelle grane con chi potrebbe dire “ti avevo avvisato”, non ha mai curato con la HCQ i malati di CoViD-19. La dose di 400 mg, adoperata sul campo e solo per pochissimi giorni, non è mai tossica: pazienti di lupus o di artrite reumatoide ne assumono 400-600 mg, a volte per tutta la vita. La tanto temuta complicanza cardiologica (con allungamento del tratto Q-T all’ECG) è meno dell’uno per cento dei casi, ma enfatizzarla è stata una delle strategie per affossare l’idrossiclorochina. Tramite il SSN, l’AIFA ha avvertito i medici convenzionati che con la HCQ si sono verificati «problemi all’ECG tali da richiedere l’interruzione del farmaco e riguardano il 10% dei pazienti trattati» nello studio di Mahévas. 19% dei pazienti trattati e 21% in associazione con azitromicina, in quello di Mercuro. Addirittura 33%, che diventa 36% con i 496 due farmaci insieme, in quello di Bessière. Com’è possibile che l’1% diventi il 497 36%? Un delta del genere non è assolutamente scientifico e deve far sospettare qualcosa di sbagliato. Invece l’AIFA non ha avuto dubbi e ha sostenuto tali studi. Si tenga conto che, in generale, i legami finanziari di certi ricercatori e l’interferenza negli studi da parte degli sponsor industriali sono noti da tempo. Infatti, i tre 498 riportati sono di parte e con gravi conflitti d’interessi. Quello di Mahévas è sostenuto da una serie di multinazionali del farmaco (Novartis, Mylan, Sanofi, Therakos, Janssen, Glaxo, Gilead, MSD, Roche, Menarini, Teva, AstraZeneca, Pfizer, Bristol Myers Squibb, Lilly, per citarne alcune) che hanno interesse ad avversare la molecola più efficace nella pandemia. Nell’elenco ci sono anche aziende produttrici di vaccini per CoViD-19: conflitto d’interessi. Lo studio di Mercuro è condotto da un’equipe del “Beth Israel Deaconess” Medical Center di Boston, uno dei primi tre destinatari dei finanziamenti per la ricerca biomedica da parte del NIH di quasi 200 milioni di dollari all’anno. NIH è partner stretto della Bill & Melinda Gates Foundation. 499 Questo ospedale di Boston ha anche ricevuto diverse sovvenzioni dalla Bill & Melinda Gates Foundation (17 milioni nel 2006, 20 milioni nel 2014…) e ha 500 501 sviluppato vaccini contro il SARS-CoV-2. Il terzo studio (Bessière) è condotto da 502 un gruppo dell’Ospedale Civile di Lione, il cui direttore della Ricerca, Francois R. Chapuis è nel comitato editoriale di BMC (appartenente a Springer Nature, che fra l’altro è l’editore della prestigiosa rivista Nature) insieme a esponenti della Bill & Melinda Gates Foundation.503 Inoltre, mentre Raoult raccomanda l’idrossiclorochina entro le prime 48 ore e non “in pazienti ospedalizzati”, questi tre studi sono stati condotti su ricoverati per polmonite o in terapia intensiva. L’uso improprio del farmaco non può essere di pregiudizio al farmaco stesso. Anche altri tre studi cinesi, riportati dall’AIFA, sono su ricoverati. Il primo boccia l’idrossiclorochina, il secondo ammette che «la prognosi dei pazienti 504 moderati, trattati con HCQ, è buona», il terzo conclude che «il potenziale di HCQ 505 nel trattamento della CoViD-19 è stato parzialmente confermato». Gli autori di 506 quest’ultimo mettono in guardia dalla complicanza di retinopatia da HCQ, senza tener conto che non c’è alcun rischio per gli occhi prima di almeno sei mesi di terapia continuativa e che HCQ nella CoViD-19 è usata al massimo per una o due settimane. L’AIFA è responsabile di un’altra frode scientifica quando, per giustificare ai medici di base i due scandalosi articoli del Lancet-Gate, scrive che sono stati ritirati per «possibili importanti difetti nel data base»: non dice che erano falsi, del tutto 507 inventati e che si trattava di una truffa. Ai medici convenzionati col SSN, l’AIFA sottolinea che «il beneficio in termini di efficacia dell’idrossiclorochina è sempre più incerto e il profilo di sicurezza è gravato da potenziali rischi».508 Il 24 luglio 2020, l’Agenzia Europea (EMA) rimarca la presunta pericolosità di HCQ richiamando «l’attenzione sui rischi di reazioni avverse, anche gravi, associati all’uso dell’HCQ e CQ. In particolare, mentre eventi avversi possono manifestarsi anche a dosaggi terapeutici, dosi più elevate possono aumentare i problemi legati alle alterazioni del ritmo cardiaco (QT lungo) [è normale che aumentando la dose aumentino i rischi, avviene con tutti i farmaci]. L’EMA invita i prescrittori a un particolare monitoraggio, oltre a sollecitare studi clinici sull’efficacia. Il 29 maggio 2020, l’EMA comunica che, alla luce delle nuove evidenze, idrossiclorochina e clorochina dovrebbero essere utilizzate solo in studi clinici o in programmi nazionali di gestione dell’emergenza unicamente su pazienti ospedalizzati, sotto stretto monitoraggio». Di 509 nuovo fuori dai criteri di utilizzo. Le fa il coro la FDA che, il 24 aprile 2020, segnala problemi del ritmo cardiaco, anche fatali, in pazienti CoViD-19 trattati con HCQ, spesso in associazione con azitromicina, pertanto bisogna «mantenere l’uso dell’HCQ all’interno di sperimentazioni cliniche o in un contesto ospedaliero che preveda uno stretto monitoraggio» e revoca l’autorizzazione all’uso di emergenza. Di nuovo, pazienti ospedalizzati e non casi precoci e domiciliari. L’OMS rimarca che «l’utilizzo di alte dosi di HCQ può essere associato a eventi avversi seriamente negativi per la salute e gli antibiotici non devono essere usati come mezzo di prevenzione o di trattamento di COVID-19». Sale così sul rogo anche l’azitromicina. Mesi più tardi (ottobre 2020) entrano in scena anche il NIH e la Infectious Disease Society of America (IDSA) che raccomandano di non utilizzare derivati della china in pazienti CoViD-19 ospedalizzati. In un continuo interdire senza vietare. 511
IL MINISTERO CONTRO I MEDICI
L’AIFA è stata costretta a riammetterle l’idrossiclorochina, purché con un consenso informato nel quale è scritto: “recenti studi hanno dimostrato che l’uso precoce del farmaco riduce del 24-30% il rischio di ospedalizzazione e morte, dati statisticamente significativi, senza ulteriori tossicità. La comunità scientifica, tuttavia, mantiene una certa perplessità nei confronti dell’idrossiclorochina, ma in realtà non vi sono dati sul suo utilizzo precoce sul territorio, vero teatro ove si svolge la partita contro CoViD-19”. Quindi improvvisamente erano spuntati degli studi favorevoli 512 all’HCQ ma non sono citati. Con ordinanza del 4 marzo 2021, il TAR del Lazio ha accolto l’istanza cautelare del ricorso da parte dei medici delle terapie domiciliari: «i medici fanno valere il proprio diritto/dovere, avente giuridica rilevanza sia in sede civile che penale, di prescrivere i farmaci che essi ritengono più opportuni secondo scienza e coscienza, e che non può essere compresso nell’ottica di un’attesa, potenzialmente pregiudizievole sia per il paziente che per i medici stessi». Ma con un inspiegabile accanimento contro le cure adoperate con successo da migliaia di medici, il Ministero della Salute e l’AIFA hanno fatto ricorso al Consiglio di Stato, che il 24 aprile 2021 ha annullato la sentenza del TAR. Può un ministro fare ricorso 513 contro i suoi medici che gli insegnano a curare questa epidemia? Li dovrebbe premiare. Il presidente dell’AIFA, Giorgio Palù, ha dichiarato: «le linee guida sono da cambiare, l’ho detto al Ministero, ma dicono che ci sono altre priorità». Quali 514 “altre priorità”? Ci sono altre priorità oltre alla vita umana e la salute dei pazienti? O si tratta di priorità riguardanti interessi di altro genere?
STUDI INATTENDIBILI
All’inizio della pandemia, i derivati della china erano fra i quattro farmaci più promettenti raccomandati dall’OMS, con la motivazione che l’emergenza sanitaria consigliava di accantonare le procedure “golden standard” per bilanciare il rigore scientifico con la velocità di azione terapeutica. Era il 13 marzo 2020, ma da quel 515 momento è iniziata la vergognosa campagna politica e mediatica per screditare l’idrossiclorochina. Approvata nel 1955 e considerata dall’OMS un farmaco essenziale, sicura ed efficace (con milioni di prescrizioni nel mondo), l’idrossiclorochina (HCQ) è improvvisamente diventata pericolosa, inadoperabile, innominabile, fino a trasformarsi nell’entità più bersagliata di tutta la pandemia. Più del virus stesso, l’idrossiclorochina è stata avversata, combattuta, denigrata, ritirata, rilasciata.516 La guerra dell’AIFA per screditare l’idrossiclorochina è stata supportata da studi solo su pazienti ospedalizzati. Quello di Rosenberg conclude che l’HCQ nella CoViD-19 è inefficace e mortale; nessun miglioramento in quello di Geleris; la HCQ, con o 517 518 senza azitromicina, non riduce il rischio di evoluzione verso la ventilazione meccanica e aumenta la mortalità (Magagnoli); nessun miglioramento nei 519 ricoverati trattati con HCQ e la sopravvivenza non era differente, rispetto ai controlli non trattati, nello studio di Paccoud; stessa cosa nello studio Recovery; aumento 520 521 degli effetti collaterali nello studio di Siemieniuk, che pur documenta un modesto miglioramento nel tempo di risoluzione dei sintomi; nessun miglioramento, anzi aumento della mortalità, nella meta-analisi di Fiolet; e in quella della Stanford 523 University (Axfors).524 In tutti questi studi ci sono errori metodologici per essere stati condotti su pazienti gravi, a volte con uso compassionevole del farmaco. Le meta-analisi si fondano su precedenti studi troppo eterogenei, nei quali non viene uniformata né la dose né i tempi di somministrazione, né quando viene iniziata la terapia e le condizioni cliniche sono altrettanto eterogenee. In uno studio randomizzato in doppio cieco contrario alla HCQ l’AIFA ha dovuto riconoscere che è limitato, dato che la 525 diagnosi era certa solo nel 58% dei casi, per via di valutazioni fatte online o per telefono (sic!). Tuttavia, l’AIFA ribadisce che «malgrado tali limitazioni, i risultati sembrano indicare che l’HCQ non sia efficace nel ridurre la gravità o la persistenza dei sintomi in un setting di utilizzo precoce per il trattamento di forme lievi di CoViD-19». Si nega l’evidenza piuttosto che ammettere la validità della cura. 526 Soprattutto, questi lavori non hanno credibilità poiché sono tutti condizionati dai finanziatori e da conflitti d’interessi. Nello studio di Rosenberg, conflitto d’interessi con l’azienda Gilead, che produce il remdesivir. Quello di Geleris è finanziato dal NIH, storico partner della Bill & Melinda Gates Foundation. Quello di Magagnoli 527 è finanziato dall’Università della Virginia, che ha ottenuto una sovvenzione di 25 milioni di dollari dalla Bill & Melinda Gates Foundation. Lo studio di Paccoud non specifica i finanziamenti. Lo studio Recovery è 528 un randomizzato condotto alla Oxford University che, insieme ad AstraZeneca, ha messo a punto il vaccino vettoriale. Quello di Siemieniuk è finanziato dal Canadian Institutes of Health Research, partner (per 529 quasi 3 milioni di dollari) della Bill & Melinda Gates Foundation. Nello studio con le valutazioni fatte per 530 telefono, Skipper dichiara che i finanziatori sono privati (ma non specificati) e lo studio è stato approvato 531 dall’Università del Minnesota (partner della Bill & Melinda Gates Foundation, per più di 3 milioni di dollari) , da quella di Manitoba, finanziata dalla Bill & Melinda Gates Foundation (per 6,5 milioni di 532 dollari nel 2020, 17 milioni nel 2004, 23 milioni nel 2014, ora più di un milione e mezzo di 533 534 535 dollari ), dalla FDA e dall’Università McGill di Montreal (partner, con quasi 700 mila dollari, della Bill & 536 Melinda Gates Foundation) . Lo studio di Axfors è finanziato dalla Swiss National Science Foundation e 537 da Laura and John Arnold Foundation (entrambe partner della Bill & Melinda Gates Foundation) e dalla 538 Standford University (finanziata di recente con più di 700 mila dollari dalla Bill & Melinda Gates Foundation) . 539 È normale che tutte queste realtà finanziate dal Sistema seguano le direttive dello stesso. Ma, nonostante la volontà di screditarla, la HCQ ha ottenuto buoni risultati perfino su pazienti gravi ospedalizzati, come nello studio di Arshad condotto su più di 2.500 ricoverati in fase avanzata, nel quale bassi dosaggi di HCQ (800 mg il primo giorno, poi solo 400 mg nei quattro seguenti) e di azitromicina (500 mg il primo giorno e 250 mg/die nei quattro successivi) a partire dal primissimo giorno di ospedalizzazione, hanno ridotto, in contesto ospedaliero, il rischio di complicanza e la mortalità: 26,4% di mortalità nel gruppo di controllo, 22,4% in quello con azitromicina, 20,1% con i due farmaci insieme, e 13,5% con solo idrossiclorochina. La HCQ era riservata a pazienti con malattia grave e il successo terapeutico è imputabile alle sue “proprietà antivirali e antitrombotiche” e, soprattutto, si sottolinea che i benefici della terapia sono correlati al suo precoce utilizzo nelle prime fasi del decorso della malattia con un dosaggio standardizzato e sicuro. Viene anche segnalata la completa assenza di effetti avversi soprattutto cardiologici: nessun caso di aritmia e nessuna torsione di punta.540 Anche lo studio cinese di Wuhan giunge a simili conclusioni. Condotto su 550 pazienti, 48 dei quali trattati con HCQ in dosi basse (400 mg/die per 7-10 giorni), la mortalità del gruppo trattato (18,8%) è decisamente inferiore al gruppo di controllo (47,4%) e lo studio è statisticamente significativo. Si è vista anche la drastica riduzione dei livelli di IL-6 (la più comune citochina pro-infiammatoria: da 22,2 a 5,2 pg/ml) dovuta all’idrossiclorochina e che «l’aggiunta di HCQ ai trattamenti di base è altamente efficace nel ridurre la mortalità dei pazienti critici di CoViD-19 attraverso l’attenuazione della tempesta di citochine infiammatorie». Quando gli studi sono 541 favorevoli alla HCQ, l’AIFA critica metodologia e risultati: quello di Arshad «necessita conferma in studi prospettici, randomizzati e controllati” [N.d.A., ma buon senso vuole che in periodo pandemico di catastrofe sanitaria la prima cosa sia curare i malati e non eleganti studi randomizzati e controllati] e quello di Yu viene definito di “bassa qualità”. Al contrario di quelli avversi all’idrossiclorochina, questi due 542 studi dichiarano “nessun finanziamento e nessun conflitto d’interessi”. Analizzando gli altri studi sui quali l’AIFA fonda «l’assenza di qualsiasi beneficio clinico legato alla HCQ nei pazienti CoViD-19 ospedalizzati, moderati o gravi, e nei pazienti con malattia meno avanzata» troviamo un trionfo di conflitti d’interessi ed 543 errori metodologici. Lo studio randomizzato in Egitto (Abd-Elsalam) esclude una significativa differenza fra il gruppo trattato con HCQ e quello di controllo, però la guarigione clinica è del 53,6% nei pazienti trattati con HCQ rispetto al 34% nel gruppo di controllo. In 544 questo studio va criticata la scelta dei pazienti (66,9% affetti da polmonite grave, alcuni già in ventilazione meccanica) e l’aver puntato sulla negativizzazione della PCR, che può rimanere positiva anche dopo guarigione. Più che il parametro immunologico, si dovrebbe dar valore al dato clinico, che ha conseguito un buon risultato (19,4% in più di guariti) anche su pazienti in gravi condizioni, pertanto non è un lavoro contrario alla HCQ. Allo studio randomizzato in doppio cieco (Boulware) negli Stati Uniti e Canada (nessuna efficacia come prevenzione post-esposizione, versus placebo) l’AIFA 545 riconosce importanti limitazioni metodologiche, ma soprattutto è finanziato dal miliardario imprenditore ingegner David Baszucki, fondatore di Roblox, e ha fra gli sponsor il NIAID di Fauci, l’Università di Manitoba finanziata dalla Bill & Melinda Gates Foundation, l’Università McGill di Montreal finanziata dalla Bill & Melinda 546 Gates Foundation e dal NIH, suo partner. Conflitti d’interessi in tutti gli altri studi: 547 Il multicentrico randomizzato in Spagna (Mitjà) su 293 pazienti con sintomi da meno di 5 giorni (nessuna differenza nella riduzione della carica virale né del rischio di ospedalizzazione) ha ricevuto sostegno 548 finanziario da Laboratorios Rubiò (produttrice tra l’altro di un co-marketing d’idrossiclorochina), Laboratorios Gebro Pharma, Zurich Seguros, SYNLAB Barcelona (produttrice di tamponi molecolari) e uno degli autori ha conflitto d’interesse come consulente della Boehringer Ingelheim e come relatore di Amgen, leader mondiale delle biotecnologie. Lo studio randomizzato (Cavalcanti) condotto in Brasile su 504 pazienti confermati non ha registrato differenze significative rispetto a quello di controllo, ma è finanziato dalla più 549 grande industria farmaceutica del Brasile, la EMS Pharma, produttrice di farmaci per le più importanti multinazionali e di mascherine chirurgiche monouso. Il TEACH Study (R.J. Ulrich) randomizzato in doppio cieco versus placebo negli Stati Uniti non ha rilevato differenze, ma il tempo mediano di trattamento 550 dall’esordio era tardivo (una settimana) ed è finanziato dal NIH. Nel trial randomizzato in doppio cieco controllato versus placebo (Abella) il trattamento preventivo con alto dosaggio di HCQ (600 mg/die per due mesi) in soggetti di età media 33 anni non è efficace e molti hanno avuto effetti collaterali, ma gli autori 551 hanno molteplici conflitti d’interessi con aziende farmaceutiche (Gilead, Novartis, Pinpoint Therapeutics) e con Becton Dickinson (multinazionale statunitense di tecnologia medica). Lo studio negli Stati Uniti e in Canada (Rajasingham) su 1.483 operatori sanitari, randomizzato in doppio cieco e controllato versus placebo, con 400 mg iniziali di HCQ una o due volte la settimana per più di tre mesi, non ha dato risultato,552 sia per lo schema terapeutico (dosaggio) privo di senso, sia perché Rajasingham è dell’Università del Minnesota, sostenuta dalla Bill & Melinda Gates Foundation, e lo studio è finanziato da David Baszucki, 553 dall’imprenditore miliardario Steve Kirsch (uno dei vertici nella ricerca sull’identità digitale), dal NIAID, dal NIH, dalla Manitoba Medical Service Foundation e dalla Research Manitoba (finanziate ambedue dalla Bill & Melinda Gates Foundation) . Assenza di efficacia nello studio Solidarity, coordinato dall’OMS che 554 appartiene al sig. William Gates. Nessuna efficacia in quello di W.H. Self e in un secondo lavoro di O. Mitjà. Per quest’ultimo vale quanto riportato a proposito dell’altro studio di Mitjà, mentre il culmine dei 556 conflitti si raggiunge nello studio di W.H. Self, finanziato dal National Heart, Lung, and Blood Institute (NHLBI) e dall’Harvard Catalyst/Harvard Clinical and Translational Science Center (NCATS, cofinanziatore di progetti con la Bill & Melinda Gates Foundation). Gli autori dichiarano finanziamenti dalle aziende farmaceutiche Ferring Pharmaceuticals, Bristol-Meyers Squibb, Bayer AG, LaJolla Pharmaceuticals, GlaxoSmithKline, United Therapeutics, Reata Pharmaceuticals, Actelion Pharmaceuticals, RocheGenentech, Citius Pharma, Novartis, Eli Lilly, Cumberland Pharmaceuticals, Avisa Pharmaceuticals, Immunity Pharma, Faron Pharmaceuticals, Sedana Pharmaceuticals, Janssen, Theravance, Regeneron; da Alung Technologies (trattamento dell’insufficienza respiratoria da CoViD-19), dalle società di biotecnologie PureTech Health, Cytovale, Medpace, GEn1E LifeSciences, Endpoint Health, Entegrion, BioMereux, dalle compagnie Lung LLC e McGraw-Hill (questa molto vicina alla Bill & Melinda Gates Foundation), dalla Marcus Foundation, Arnold Foundation, dalla società Thetis, dalle case editrici Lippincott William & Wilkins, Wolters Kluwer, da diverse università e società legali, dal NIH, dai Center for Disease Control and Prevention e dal Dipartimento della Difesa. Anche lo studio di Cuadrado-Lavin è viziato da conflitti d’interessi con AbbVie, Gilead Science, Bristol-Myers-Squibb, Janssen e MSD. Lo studio è anche falsato 557 dalla pretesa di adoperare la HCQ come preventiva dell’infezione, a dosi peraltro di soli 200 mg/die per due mesi, quando l’idrossiclorochina è efficace all’inizio della malattia, non come prevenzione (ovvero, può prevenire l’evoluzione nella forma severa, ma non l’esordio della forma lieve). Dati i molteplici conflitti d’interessi ed errori metodologici, gli studi contrari all’efficacia dell’idrossiclorochina nella CoViD-19 sono da respingere. Non hanno credibilità. Lo stesso vale per le meta-analisi che, se pur senza conflitti d’interessi, ricopiano pubblicazioni inquinate da tali conflitti, come, ad esempio, lo studio egiziano di Ghazy RM.558 Per contro, è da citare un’analisi retrospettiva (Catteau) in Belgio, dove 4.542 pazienti hanno ricevuto bassi dosaggi di HCQ (2.400 mg in cinque giorni) con una mortalità ridotta (17,7%) rispetto ai 3.533 del gruppo di controllo (27,1%): l’utilizzo tempestivo dell’idrossiclorochina si associa a un minor rischio di morte nei pazienti ospedalizzati con CoViD-19 trattati precocemente. Finanziamenti: nessuno. Conflitti d’interessi: nessuno. Lo studio italiano Corist è un altro osservazionale 559 retrospettivo che include 3.451 pazienti ospedalizzati, dei quali 2.634 avevano ricevuto HCQ e mostravano una riduzione del rischio di morte del 30% rispetto al gruppo di controllo. Finanziamenti: nessuno. Conflitti d’interessi: nessuno. Questo 560 accade quando gli studi pubblicati sono onesti e non asserviti ai finanziatori. L’AIFA è gravemente responsabile di non aver verificato i conflitti d’interessi degli studi che ha adoperato per attaccare pesantemente l’idrossiclorochina. È inaccettabile inadempienza, soprattutto dopo il gravissimo scandalo del Lancet-Gate, che impone un’indagine accurata su chi firma gli studi e per conto di chi. L’AIFA non ha nemmeno preso in considerazione il citato studio pubblicato in Germania sull’idrossiclorochina per aerosol, efficace e scevra da effetti avversi, studio 561 interessante e innovativo che andrebbe ricordato ai medici. La propaganda farmacologica dell’AIFA non si dimostra super partes e distruggere l’HCQ significa non voler curare la CoViD-19 e condurre un’azione contraria alla salute. Il vero problema è che i conflitti d’interessi non si limitano agli autori degli studi, ma coinvolgono gli alti vertici della Sanità. Ci sono conflitti d’interessi fra alcuni membri del CTS ai quali la politica nazionale è subordinata e, comunque, sono sempre personaggi molto vicini all’industria farmaceutica e all’OMS del signor William Gates, quindi non si può garantire imparzialità e indipendenza. In aprile 562 2020, in piena pandemia, la formazione dei medici e la riorganizzazione del SSN sono state affidate al colosso farmaceutico Sanofi Italia, in modo che «chi produce 563 farmaci e vaccini possa decidere anche quali farmaci i medici debbano prescrivere e questo va contro l’interesse collettivo per la salute, oltre a confermare l’evidente e profonda corruzione statale». Una Medicina completamente asservita all’industria 564 farmaceutica. I decessi per CoViD-19 sono stati causati soprattutto dai protocolli della morte, dalla poca vitamina D3, dall’azzeramento del glutatione tramite il paracetamolo, dall’attesa, dai medici latitanti: non è una serie sfortunata di casualità. Come le autopsie vietate. Si è dato credito a studi, pilotati e finanziati dall’industria, contrari ai farmaci.
50 DOMANDE PRETENDONO RISPOSTA
Premesso che i vaccini per SARS-CoV-2 non sono indispensabili, essendo la CoViD-19 un’infezione curabile e non grave, che è impensabile vaccinare questi tipi di virus che formano continue quasispecie e per i quali è impossibile raggiungere un’immunità di gregge, e che non si dovrebbe mai vaccinare durante un’epidemia, per cui questi vaccini sono superflui e controproducenti, causando innumerevoli varianti, i medici firmatari di questo documento chiedono e pretendono che il governo e le autorità sanitarie rispondano in modo esplicito, scientificamente documentato e in tempi brevi, ai seguenti quesiti. 1 – per quale motivo i governi, in particolare quello italiano, e le autorità sanitarie hanno richiesto con urgenza alle aziende di allestire vaccini per un’infezione curabile non grave, pur sapendo che i coronavirus non sono vaccinabili e che con questi virus è impossibile raggiungere l’immunità di gregge. 2 – per quale motivo le autorità sanitarie hanno violato i principi della Medicina imponendo una vaccinazione di massa durante un’epidemia. 3 – per quale motivo le autorità sanitarie hanno insistito a imporre tali vaccini, conoscendo bene il loro altissimo rischio di produrre varianti, anche più pericolose, che, sfuggendo ai vaccini, protraggono nel tempo l’epidemia. 4 – per quale motivo le autorità sanitarie non hanno mai adeguatamente informato la popolazione che tali vaccini sono una sperimentazione e non hanno illustrato i pericoli e i rischi a cui i vaccinandi andavano incontro, né hanno specificato nel consenso informato che non erano state eseguite le prove di cancerogenicità e genotossicità. 5 – per quale motivo sono stati autorizzati vaccini dopo studi sperimentali incompleti, mancando i dati riferiti ai casi di immuno-compromissione, gravidanza, allattamento, di farmacocinetica, d’interazione farmacologica e i criteri di sicurezza, 6 – per quale motivo le persone affette da patologie considerate a rischio dagli stessi produttori non sono state esentate dalla vaccinazione, anzi sono state forzate e obbligate all’inoculazione contro la loro volontà e contro i criteri della Scienza medica. 7 – per quale motivo il governo ha costretto la popolazione a sottoporsi alla vaccinazione, obbligandola senza alcuna motivazione clinica di emergenza, ricorrendo all’arma del ricatto (pena la perdita del lavoro), contraria a ogni legge civile e morale e inaccettabile in uno Stato democratico. 8 – per quale motivo le istituzioni sanitarie, deliberatamente, non hanno tenuto conto dei certificati di esenzione rilasciati dai medici, violando la legge per cui il certificato medico vale fino a prova contraria, e hanno addirittura minacciato i medici che li hanno redatti, molti dei quali sono stati sospesi, processati, arrestati. 9 – per quale motivo chi aveva già contratto la CoViD-19 ed era immune, tanto da essere stato escluso dalla sperimentazione, è stato invece obbligato dal governo a vaccinarsi, pur avendo già gli anticorpi. 10 – per quale motivo le autorità sanitarie hanno taciuto e addirittura negato il rischio di gravi complicanze (ADE) tipiche di quando si vaccina chi ha già anticorpi contro virus a RNA a catena singola e non hanno disposto di richiedere almeno un test sierologico prima della vaccinazione. 11 – per quale motivo le autorità sanitarie, ordinando continue quarantene, hanno di fatto impedito alla popolazione di farsi anticorpi naturali post-infezione, pur sapendo che l’immunità naturale è più efficace e duratura di quella artificiale. 12 – per quale motivo le autorità sanitarie hanno puntato tutto sui vaccini, quando i coronavirus conferiscono un’immunità di pochissimi mesi e quella vaccinale non supera i due o tre mesi, rendendo impossibile la vaccinazione di massa, ostacolando l’endemizzazione del virus e favorendo le varianti. 13 – per quale motivo le autorità sanitarie hanno accettato e promosso vaccini genici sperimentali invece di uno tradizionale o di un vaccino che puntasse a neutralizzare altri antigeni non mutevoli né pericolosi, invece della componente più mutevole e pericolosa di questo virus. 14 – per quale motivo il governo e le autorità sanitarie non hanno subito dichiarato che questi vaccini non possono impedire di contagiarsi e di ammalarsi, né di trasmettere ad altri il virus e, non impedendo il contagio, non possono spegnere l’epidemia, come invece dovrebbe fare un vaccino, e non hanno mai sollevato la questione vaccinale chiedendosi a che cosa servano questi vaccini che non proteggono dall’infezione e costringono comunque alla mascherina e al distanziamento. 15 – per quale motivo le autorità sanitarie hanno dato credito a studi viziati da finanziamenti di parte e da conflitti d’interessi senza discriminare e selezionarli, come sarebbe dovere di un’autorità sanitaria. 16 – per quale motivo, a fronte del dilagare epidemico fra vaccinati, il governo e le autorità sanitarie non sono intervenuti per una verifica seria sul reale valore di queste vaccinazioni e sulla contagiosità dei vaccinati, confermata dallo studio dello “Spallanzani”, e il governo italiano non ha annullato la campagna vaccinale a fronte dell’evidente fallimento di questi vaccini. 17 – per quale motivo il governo e le autorità sanitarie hanno fatto credere che la scienza garantisse la sicurezza e l’efficacia vaccinale, quando invece non era la scienza ad asserirlo, ma l’industria. 18 – per quale motivo il governo e le autorità sanitarie hanno deliberatamente ignorato che i vaccinati erano palesemente contagiosi e quindi pericolosi per la comunità e hanno istituito un passaporto verde valevole 12 mesi quando le stesse aziende stimano l’immunità vaccinale a non più di quattro mesi. 19 – per quale motivo le autorità sanitarie hanno ignorato gli studi e le evidenze cliniche che confermano la pericolosità vaccinale: l’infezione CoViD-19 da vaccini, il rischio di ADE, la retrotrascrizione del mRNA vaccinale e l’inibizione della riparazione dei danni al DNA, le interferenze con altri virus e la loro riattivazione, la ridotta immunità adattativa da vaccini e l’aumentata tumorigenesi, l’autoimmunità, la neurotossicità e la cardiotossicità della spike vaccinale, le gravi lesioni endoteliali con trombocitopenia e tromboembolie prodotte dalla spike vaccinale, l’aumento della viscosità ematica e la coagulopatia da spike vaccinale, la grave compromissione del sistema immunitario, i danni riproduttivi, la possibile sterilità e l’aumentata mortalità da vaccini. 20 – per quale motivo il governo e le autorità sanitarie hanno vietato de facto le autopsie. 21 – per quale motivo il governo ha disatteso il decreto-legge n.73 del 7 giugno 2017 (art.2): “L’avvenuta immunizzazione a seguito di malattia naturale, comprovata dalla notifica effettuata dal medico curante, ai sensi dell’articolo 1 del decreto del Ministro della sanità 15 dicembre 1990, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n.6 dell’8 gennaio 1991, ovvero dagli esiti dell’analisi sierologica, esonera dall’obbligo della relativa vaccinazione”, ribadito anche dalla legge di conversione 31 luglio 2017, 565 n. 119: «Disposizioni urgenti in materia di prevenzione vaccinale, di malattie infettive e di controversie relative alla somministrazione di farmaci». 22 – per quale motivo il governo ha imposto alla popolazione restrizioni, mascherine e test (tamponi) anche quando risulta guarita o in possesso di anticorpi e/o di linfociti T, dal momento che chi ha acquisito l’immunità naturale non rappresenta più un pericolo epidemiologico. Si richiedono le basi scientifiche di tali procedimenti. 23 – per quale motivo le autorità sanitarie non rendono pubblico un registro riportante i casi di mancata efficacia dei vaccini CoViD-19, dal momento che (a pag.17 del documento “Procedura operativa AIFA per i responsabili locali di farmacovigilanza: gestione delle segnalazioni nella rete nazionale di farmacovigilanza”) l’AIFA scrive: «In alcune circostanze, come nel caso di vaccini o di contraccettivi o di medicinali usati in condizioni critiche o per il trattamento di patologie che possono mettere in pericolo di vita, è richiesta la raccolta e la registrazione in RNF di tutti i casi di mancanza di efficacia, a meno che il segnalatore non abbia espressamente dichiarato che essa era dovuta alla progressione di malattia e non correlata al medicinale».566 24 – per quale motivo, e in base a quali parametri scientifici adottati dall’AIFA, se si muore dopo due settimane dalla vaccinazione, la morte risulta automaticamente non correlabile, mentre per le miocarditi sono validi i 28 giorni. 25 – per quale motivo l’esenzione vaccinale post malattia è di sei mesi mentre per gli operatori sanitari è di tre. 26 – per quale motivo scientificamente dimostrabile, considerando i dati su decessi e reazioni avverse gravi (peraltro sottostimati a causa dell’assenza di farmacovigilanza attiva), il governo ha obbligato a sottoporsi a un rischio per la propria salute, ivi compresa la morte, sotto la minaccia di perdere il lavoro, di subire una multa, di venire esclusi dalla società e privati dell’accesso a servizi pubblici. 27 – per quale motivo si continuano a somministrare ai non ancora vaccinati le prime due dosi e il richiamo non aggiornati alle varianti attuali, ma tarati sul ceppo di Wuhan che non esiste più. 28 – per quale motivo l’Ordine dei Medici ha palesemente trasgredito l’art. 46 del suo Codice Deontologico per il quale «la ricerca biomedica e la sperimentazione sull’Uomo devono ispirarsi all’inderogabile principio dell’inviolabilità, dell’integrità psicofisica e della vita della persona, che sono subordinate al consenso del soggetto in esperimento, espresso per iscritto, liberamente e consapevolmente, previa specifica informazione sugli obiettivi, sui metodi, sui benefici previsti, nonché sui rischi potenziali e sul diritto di ritirarsi in qualsiasi momento della sperimentazione. La sperimentazione programmata e attuata secondo idonei protocolli nel quadro della normativa vigente e dopo aver ricevuto il preventivo assenso da parte di un comitato etico indipendente». Nelle tabelle dei Risk Management Plan dei vaccini CoViD-19 è riportato che la popolazione generale è quella su cui si studia la sperimentazione ancora in atto (study population), quindi la popolazione generale sta subendo una sperimentazione dal momento che fa parte di uno studio osservazionale sugli eventi avversi dei vaccinati. 29 – per quale motivo l’Ordine dei Medici ha trasgredito anche gli artt. 48 (Sperimentazione umana) e 49 (Sperimentazione clinica), del suo Codice Deontologico, che vietano la somministrazione di farmaci sperimentali a pazienti dissenzienti. 30 – per quale motivo l’AIFA scrive che “recenti studi hanno dimostrato che l’uso precoce dell’idrossiclorochina riduce del 24-30% il rischio di ospedalizzazione e morte, con dati statisticamente significativi e senza ulteriori tossicità” e poi però da un anno e mezzo continua a sconsigliare questo farmaco e ad avversarlo. 31 – per quale motivo il CSV-CoViD-19, il cui obiettivo è coordinare le attività di farmacovigilanza e collaborare al piano vaccinale con una funzione strategica di supporto scientifico all’AIFA, al Ministero della Salute e al SSN, non ha mai 567 segnalato le reazioni avverse evidenti nella pratica clinica e nella letteratura né ha mai pubblicato i suoi risultati e le sue evidenze scientifiche. 32 – per quale motivo il governo e le autorità sanitarie hanno proseguito a obbligare ai vaccini, ricattando, comminando multe e sospensioni, imponendo passaporti sanitari, discriminando la popolazione e rovinandola economicamente, quando la stessa Pfizer aveva ammesso il 31 dicembre 2021 di non essere sicura di poter provare che il suo vaccino fosse efficace e quindi avere l’approvazione definitiva dagli enti di controllo medico.568 33 – per quale motivo il governo e le autorità sanitarie hanno ripetuto che il vaccino è l’unica soluzione per l’epidemia, quando invece questa infezione è perfettamente curabile, hanno quindi negato l’evidenza e mentito alla popolazione sostenendo che non esiste cura per questo virus (quando invece le terapie esistono, sono in letteratura da anni e la CoViD-19 è perfettamente curabile se la si tratta subito e in modo appropriato) e hanno insistito a screditare le terapie e a osteggiarle in tutti i modi. 34 – per quale motivo le autorità sanitarie, sapendo che i SARS coronavirus provocano tromboembolie, non hanno inserito l’eparina nei loro protocolli, affinché la si prescrivesse da subito, indipendentemente dal generico rischio trombotico. 35 – per quale motivo le autorità sanitarie non hanno fatto prevenzione farmacologica sulla popolazione e hanno scoraggiato l’uso di vitamine, minerali e altre sostanze efficaci, ritenute non idonee. 36 – per quale motivo il governo ha ignorato l’appello dei 41 medici di aprile 2020 sull’efficacia delle cure domiciliari e ha avversato le migliaia di medici che hanno curato precocemente, a casa, gli infettati. 37 – per quale motivo il governo e le autorità sanitarie hanno osteggiato il plasma iperimmune fino a farlo sparire, hanno perseguitato il dottor De Donno fino alla morte, sul cui decesso ancora non è stata fatta chiarezza. 38 – per quale motivo, dal momento che il test PCR di Drosten «si basa sul presupposto che il nuovo virus sia simile a quello della prima SARS» ed è stato accettato da tutti per legittimare i tamponi, allo stesso modo non c’è stato lo stesso approccio preventivo e terapeutico della SARS. 569 39 – per quale motivo le autorità sanitarie hanno stilato il protocollo che non somministra alcuna terapia (vigile attesa), se non il controindicato paracetamolo: si vogliono conoscere le basi scientifiche di letteratura che hanno consigliato questo farmaco e l’astensione dalla cura. 40 – per quale motivo il ministro della Sanità ha ricorso contro il provvedimento del TAR che riammetteva terapie note ed efficaci, dimostrando un inspiegabile accanimento contro le terapie esistenti e contro i suoi medici che gli insegnavano a curare questa epidemia. 41 – per quale motivo il Consiglio di Stato, per ben due volte, ha annullato la sentenza del TAR del Lazio che accoglieva l’istanza cautelare consentendo ai medici di prescrivere i farmaci che ritengono opportuni in scienza e coscienza, invece di un’attesa pregiudizievole per il paziente e per i medici stessi. 42 – per quale motivo il presidente dell’AIFA, Giorgio Palù, ha dichiarato: «le linee guida sono da cambiare, l’ho detto al Ministero, ma dicono che ci sono altre priorità»: si chiede di conoscere queste priorità. 570 43 – per quale motivo le autorità sanitarie hanno dato credito ai due studi sull’idrossiclorochina, pubblicati su autorevoli riviste medico scientifiche e subito ritirati poiché risultati falsi e, non solo non hanno riconosciuto l’errore, ma hanno anche ritirato l’idrossiclorochina vietandone l’uso. 44 – per quale motivo l’AIFA ha mentito ai medici convenzionati dicendo che i due studi erano stati ritirati per errori nel data base, quando invece erano stati del tutto inventati, e per quale motivo il governo non ha divulgato la clamorosa notizia del ritiro degli studi e, anzi, l’ha vergognosamente taciuta. 45 – per quale motivo le autorità sanitarie non hanno indagato sulla discrepanza di risultati dei tre studi sulla pericolosità dell’idrossiclorochina che elevano il rischio cardiologico da inferiore all’1% fino addirittura al 33% e, pur sapendo che una forbice del genere non può essere scientifica, li hanno sostenuti e l’AIFA li ha pubblicizzati ai medici convenzionati raccomandando di non prescrivere questo farmaco. 46 – per quale motivo le autorità sanitarie non hanno indagato sul perché alcuni lotti del vaccino Pfizer sono correlati a un numero di morti eccessivamente superiore rispetto alla media degli altri. 47 – per quale motivo il governo e le autorità sanitarie non hanno indagato sull’aumento della mortalità giovanile in rapporto all’avvenuta vaccinazione. 48 – per quale motivo il governo e le autorità sanitarie hanno de facto obbligato la popolazione a questa vaccinazione sperimentale dal momento che, secondo la sentenza della Corte costituzionale n. 307 del 1990, «un trattamento sanitario può essere imposto solo nella previsione che esso non incida negativamente sullo stato di salute di colui che vi è assoggettato, salvo che per quelle conseguenze, che, per la loro temporaneità e scarsa entità, appaiono normali di ogni intervento sanitario e, pertanto, tollerabili». Inoltre, la sperimentazione clinica dei farmaci in Italia, regolata dal DM 15 Luglio 1997, deve trovare rigorosa applicazione anche quando viene utilizzato un farmaco provvisoriamente autorizzato in via condizionata per l’immissione sul mercato, per il quale mancano ancora i dati di conferma della sua efficacia e sicurezza, come nel caso dei vaccini CoViD-19. 49 – per quale motivo le autorità sanitarie, a fronte di una sperimentazione vaccinale, non hanno previsto nella popolazione un gruppo di controllo trattato con placebo e per quale motivo non risultano studi di controllo per questi vaccini. 50 – per quale motivo il governo e le autorità sanitarie hanno autorizzato la vaccinazione su bambini e adolescenti, dal momento che non sono soggetti a rischio e il vaccino non impedisce la trasmissione, esponendoli a rischi non compensati da benefici. IPOTESI CONCLUSIVA L’ipotesi da verificare, che può riassumere tutti i perché, è la seguente. Dal momento che, tutta o quasi, la popolazione aveva in breve tempo conseguito l’immunità naturale verso SARS-CoV-2, se si fosse rispettato il criterio della Scienza medica di non vaccinare chi è già immunizzato, il numero dei vaccinabili sarebbe stato molto inferiore. Per questo motivo, il governo e le autorità sanitarie non hanno richiesto un sierologico pre-vaccinazione, mettendo in pericolo la salute della gente. Per lo stesso motivo, nella campagna vaccinale CoViD-19, le autorità sanitarie hanno respinto qualsiasi esonero, pretendendo di vaccinare tutti i soggetti a rischio. In questo modo sono stati anteposti alla salute dei cittadini interessi di altro genere (industriali, economici, politici, malthusiani, eugenetici). I vaccini per il SARS-CoV-2 sono stati sviluppati e approvati in fretta e furia invocando la procedura di emergenza o fast track, che può essere rischiosa. I 571 pazienti non sono stati curati all’inizio dell’infezione per due motivi fondamentali: si doveva accrescere il numero dei ricoverati e dei morti per poter rispettare il primo requisito richiesto per l’approvazione di emergenza di questi vaccini, e si doveva 572 dichiarare che non esiste un’alternativa adeguata, ovvero non esistono terapie approvate per la CoViD-19, a ottemperare il quarto requisito. In particolare si richiedono le motivazioni scientifiche che giustificano l’obbligo vaccinale, tenendo conto dell’esigua letalità di questo virus, delle cure esistenti e non applicate, della mancanza di efficacia del vaccino nell’impedire il contagio e che le prime tre dosi di vaccino per la variante omicron, che è lievissima, come afferma anche il prof. 573 Giorlandino, proteggono solo al 10%. Va inoltre sempre tenuto conto 574 dell’immunità acquisita dai guariti da CoViD-19 nel contrastare omicron. Si tenga presente che mantenere una parte della popolazione non vaccinata è indispensabile dal punto di vista scientifico, poiché diventa un gruppo di controllo necessario per comprendere le eventuali problematiche a medio e a lungo termine, in relazione a questi vaccini. Essendo farmaci in fase sperimentale e avendo ormai un’alta percentuale di popolazione già vaccinata, basterebbe far decadere l’obbligo vaccinale per mantenere tale gruppo di controllo. Un gruppo di controllo di vaccinati con placebo dovrebbe esistere, anche per contratto, ma è a sola conoscenza del produttore e individuabile tramite il numero di lotto: di conseguenza, sarebbero in circolazione individui con la falsa convinzione di essere vaccinati, in possesso del Green Pass rafforzato, del tutto liberi di lavorare senza essere vaccinati. Inoltre è plausibile, sic rebus stantibus, che i vertici istituzionali, e non solo, essendo a conoscenza di lotti con assenza o quasi di effetti avversi, siano stati vaccinati con placebo. Sarebbe utile se, nel rispetto della trasparenza, i vertici della politica, delle forze dell’ordine, del mondo sanitario e di quello giudiziario rendessero pubblico il numero di lotto dei vaccini loro somministrati. La possibile malafede dell’industria nella preparazione e nella gestione dei vaccini traspare dal documento Pfizer che riporta i risultati del quarto trimestre e dell’esercizio 2021. A pag. 39, tra i “Rischi relativi alla nostra attività, industria e 575 operazioni e sviluppo aziendale”, si tratta della preoccupazione che possano sorgere affermazioni o preoccupazioni in merito alla sicurezza o all’efficacia del vaccino, che possano derivare da studi clinici successivi all’approvazione (…), che un uso più diffuso del vaccino porti a nuove informazioni sull’efficacia e la sicurezza, compreso il rischio di ulteriori reazioni avverse, alcune delle quali possono essere gravi (…), che i dati preclinici e di sperimentazione clinica siano soggetti a interpretazioni e valutazioni differenti, anche durante il processo di revisione/pubblicazione da parte della comunità scientifica e delle autorità regolatorie (…) «Il rischio che la domanda del prodotto possa essere ridotta o non esistere più e la possibilità che la CoViD-19 diminuisca di gravità o prevalenza, o scompaia del tutto». È evidente che la pandemia è stata ed è uno straordinario strumento di guadagni stratosferici per le aziende produttrici di vaccini. Altro indizio di malafede: i morti per qualsiasi causa entro i primi 14 giorni dalla prima dose vengono considerati come “non-vaccinati” (ICNARC, 26 Nov. 2021; p. 44, Tenforde et al. 2021, Dagan et al. 2021). Nel glossario del Report Esteso ISS per CoViD-19, aggiornato al 9 febbraio 2022, a pag. 37 è esplicitato che fra i “Casi non vaccinati” sono annoverati i vaccinati con prima dose o con vaccino monodose nei 14 giorni precedenti la diagnosi stessa, ovvero che abbiano contratto l’infezione prima del tempo necessario per sviluppare una risposta immunitaria almeno parziale al vaccino. Gli scienziati del gruppo Co_META, in un loro corposo documento, 576 577 affermano: «L’attribuzione alla categoria dei “non vaccinati” di chi ha fatto una sola dose è particolarmente criticabile anche in relazione al problema delle reazioni avverse al vaccino. Infatti, se un caso di CoViD-19 si verifica nei giorni successivi alla vaccinazione, esso è attribuito normalmente alla categoria dei non vaccinati. Ribadiamo con fermezza che questa attribuzione è scientificamente distorta perché altera seriamente il rapporto rischi-benefici, in quanto trascura la possibilità che l’infezione stessa possa essere un evento avverso della vaccinazione, dovuto o ad uno stato di immunodepressione transitorio o al sovrapporsi dei sintomi della reazione al vaccino con quelli di una infezione altrimenti latente. Uno studio inglese frutto di una collaborazione tra affermati studiosi della Queen Mary University di Londra, Hebrew University di Gerusalemme e un Istituto di ricerca privato (Institute of Pure and Applied Knowledge, IPAK) mostra il potenziale fortemente distorsivo di questo errore di classificazione». Di conseguenza, potenziali reazioni avverse vengano 578 collegate allo stato di mancata vaccinazione anziché ai possibili effetti della vaccinazione, capovolgendo la realtà del fenomeno. Bisognerebbe disporre dei casi CoViD-19 nei veri non vaccinati per confrontarli con i casi CoViD-19 nei vaccinati. L’unica motivazione plausibile per la vaccinazione sui bambini e sugli adolescenti è la probabile sterilità vaccino-indotta, che confermerebbe la volontà malthusiana (evidente anche negli adulti) di applicare un modello mondiale di raffinata eugenetica criminale. Se l’ipotesi formulata dai sottoscrittori risultasse fondata, ci troveremmo difronte alla più clamorosa e drammatica frode della storia dell’umanità, responsabile di una catastrofe senza precedenti e, di conseguenza, si renderebbe indispensabile individuarne i colpevoli.
FIRMATO DA: Massimo Citro, medico in Torino Riccardo Benzi Cipelli, medico in Vigevano Franco Giovannini, medico in Mantova Gianpaolo Pisano, medico in Milano
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da leggere (è in italiano)
Il Consiglio Mondiale della Salute chiede lo stop immediato ai “vaccini” sperimentali Covid-19
Nel mentre il giornale dei Vescovi della chiesa cattolica italiana senza vergogna pubblica questo filantropico articolo da premio internazionale Ischia:
https://www.avvenire.it/attualita/pagine/vaccini-agenzia-europea
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