Kath.net- La Via Sinodale Tedesca e (è?) il Vitello d’Oro.

8 Luglio 2022 Pubblicato da

Marco Tosatti

Carissimi StilumCuriali, credo sia opportuno portare alla vostra attenzione questo commento apparso su Kath.net che ringraziamo per la cortesia, sulla Via Sinodale tedesca, nella mia traduzione. Buona lettura.

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La “Chiesa sinodale” e il vitello d’oro

“La Chiesa sinodale tedesca in fondo non significa altro che l’ampia apostasia dalla fede cattolica nel corso di una seconda Riforma, che, come la prima, promana dalla Germania e alla quale partecipano anche i vescovi”. Di Joachim Heimerl

Vienna-Monaco (kath.net/joh) La “Chiesa sinodale” tedesca è improvvisamente così sulla bocca di tutti che ci si stupisce di come si sia riusciti a farne a meno finora. Eppure questa “chiesa” non esiste, o almeno non nel senso in cui la si vuole intendere: una “chiesa democratica di base” in cui una maggioranza indefinita stabilisce il corso e decide le riforme – anche se sono contrarie all’autorità didattica della Chiesa.

Senza dubbio, la “via sinodale” tedesca ha contribuito a questa falsa comprensione del concetto e nel frattempo l’ha esportata oltre i confini tedeschi. Naturalmente, questo non cambia il fatto che una “chiesa sinodale” si oppone a ciò che è la Chiesa: essa è, come dice il Catechismo, il corpo di Cristo e il tempio dello Spirito Santo. È santa perché Cristo è il suo autore, è cattolica perché proclama tutta la fede e apostolica perché è costruita sui dodici apostoli. È, insomma, il sacramento universale della salvezza. Che la natura della Chiesa sia quindi gerarchica è altrettanto ovvio quanto il fatto che non possa essere “democratica dal basso”. Non si può votare su Cristo, né sullo Spirito Santo che opera nella Chiesa attraverso i secoli, né sul costante insegnamento degli apostoli e dei loro successori. Nessuno può aggirare questi principi, né il Papa, né un altro Concilio, anche se questo viene costantemente affermato.

Tuttavia, sembra che nella Chiesa sia nato un movimento che vuole metterla sottosopra, sotto la guida di alcuni vescovi e funzionari. Il fatto che si invochi proprio il Papa e il suo modo di intendere la sinodalità è solo una presa in giro; Francesco stesso lo ha chiarito più volte, ad esempio sottolineando più volte che un sinodo non è un parlamento.

Lo slogan della “Chiesa sinodale” non significa quindi altro che un’ampia apostasia dalla fede cattolica nel corso di una seconda Riforma che, come la prima, ha avuto origine in Germania e alla quale partecipa ora anche la maggioranza dei vescovi. Fatti del genere si sono ripetuti nella Chiesa – basti pensare all’arianesimo – eppure l’apostasia dalla fede rivelata ha già un archetipo biblico: la storia del vitello d’oro. I meccanismi che vi si manifestano sono attualmente osservati da coloro che parlano costantemente di una “chiesa sinodale” e con ciò non intendono altro che una “chiesa” apostatica, secondo il disegno della “via sinodale” in Germania.

 

Ciò che colpisce della storia del vitello d’oro è che si tratta fondamentalmente di una ribellione “dal basso” contro Dio e l’autorità di Mosè da lui nominata, nella quale si può riconoscere un modello per la Chiesa. Quando Mosè non torna dalla montagna, dove gli è stato concesso di vedere Dio per troppo tempo, il popolo si stringe attorno ad Aronne. Con l’aiuto del primo sommo sacerdote, vogliono minare ciò che Mosè aveva precedentemente proclamato in nome di Dio: Sono necessari nuovi dèi, soprattutto quelli che si possono vedere, che si adattano al popolo e che si possono portare davanti a sé (cfr. Es 32,1). In effetti, Aaron è d’accordo; cede alle pressioni della base proprio come gran parte dell’episcopato tedesco sotto la guida di Bätzing. Oggi come allora, l’apostasia non penetra dall’esterno, ma emana da parti del popolo di Dio e persino dai suoi pastori. Diventano “lupi rapaci”, dice San Paolo nel suo discorso di addio a Mileto e aggiunge: “Anche tra voi appariranno uomini che, con i loro falsi discorsi, attireranno i discepoli dalla loro parte” (At 20,29-30). Questo è esattamente ciò che sta accadendo nella Chiesa attualmente, proprio come è accaduto in precedenza con gli israeliti: la volontà del popolo si confonde con la rivelazione di Dio e si contrappone ciecamente alla predicazione di Mosè. Viene gettato un vitello d’oro ed eretto un altare, e in un batter d’occhio la fede in Dio, che ha fatto uscire il suo popolo dall’Egitto, si spegne.

In Germania si osserva la stessa cosa, in modo spaventoso. Il popolo “sinodale” si sta radunando, facendo forti richieste alla Chiesa e accumulando una pressione corrispondente. Si chiede la cosiddetta “giustizia di genere”, l'”ordinazione per tutti” e molto altro, quasi nulla che non sia in contraddizione con gli insegnamenti della Chiesa. Il vitello d’oro qui non è tanto la perversa “croce sinodale”, che deliberatamente non mostra un’immagine del crocifisso, ma l’arcobaleno. In contrasto con le Sacre Scritture, l’arcobaleno è sinonimo di tutto ciò che Dio non è: è sinonimo di rifiuto del Creatore e del suo ordine di creazione, di una falsa misericordia che giustifica tutto e non conosce più il peccato; dall’amore libero all’aborto, tutto va bene purché sia ben confezionato, si supponga “umano” e in qualche modo abbia ancora una patina “cattolica”. Sotto il segno dell’arcobaleno, verrà installata una nuova chiesa, una chiesa “sinodale”, si potrebbe dire con la beata Anna Katharina Emmerick: una “chiesa fatta dall’uomo”. Il suo fondamento non è più Cristo, ma l’ideologia di genere. La croce cede costantemente il posto all’arcobaleno; è blasonata sui campanili delle chiese o copre gli altari davanti ai quali vengono derisi i comandamenti di Dio e gli insegnamenti della Chiesa, ad esempio quelli del doppio sesso dell’uomo o della santità esclusiva del matrimonio tra uomo e donna. Il fatto che i vescovi siano ancora una volta coinvolti in questa situazione non fa che peggiorare le cose.

L’abominio della desolazione nel luogo santo, che secondo il Vangelo è un presagio della fine (cfr. Mt 24,15), è proprio questo: L’abominio dell’arcobaleno come contro-immagine del segno dell’alleanza tra il Creatore e le sue creature (cfr. Gen 9,13), come contro-immagine della croce e di Cristo stesso.

La storia del vitello d’oro mostra ancora una volta come andrà a finire: Mosè riesce solo a fatica a trattenere l’ira di Dio contro il suo popolo; torna dalla montagna e rompe le tavole con la legge che aveva ricevuto da Dio ai piedi della montagna.

Solo Dio è il legislatore, non il suo popolo, di cui Aronne dice a mo’ di scusa a Mosè: “Tu sai quanto sono licenziosi” (Es. 32, 22). Con questo Aronne esprime la ragione più profonda di quanto accaduto finora: il popolo non vuole più sottomettersi, non a Dio e certamente non a Mosè. Si è autoalimentata, non vuole più essere obbediente, così come Eva non voleva essere obbediente a Dio e alla fine si è fidata più del serpente che di lui.

Quando il presidente del cosiddetto “Comitato centrale dei cattolici tedeschi” dice in tutta serietà: “Dobbiamo osare di più la disobbedienza”, questa frase condensa l’atteggiamento di base della falsa sinodalità, che trova la sua controparte biblica nella disobbedienza del popolo d’Israele.

La disobbedienza e la ribellione non sono mai la via della Chiesa. La storia del vitello d’oro lo dimostra in modo inequivocabile. Ma mostra anche qual è il vero modo di fare sinodalità: Nell’ascolto di Dio, incarnato da Mosè, nell’accettazione della legge divina e infine nel pentimento che il popolo fa in risposta alle istruzioni di Mosè. Senza pentimento non c’è rinnovamento. E solo quando il pentimento è avvenuto, Dio dà di nuovo a Mosè la tavoletta di pietra con la legge (cfr. Es 34,1). Solo Dio rimane quindi l’artefice e il Signore, non il suo popolo.

Il fatto che il Viandante sinodale parli di tutto tranne che di pentimento è un’indicazione sconvolgente della direzione che sta prendendo il viaggio. A differenza del popolo d’Israele, che Mosè conduce finalmente nella terra promessa, essi rimarranno lì con le tavole di pietra frantumate nel deserto, celebrando se stessi “senza ritegno” e considerando i propri idoli come la “chiesa” di Dio.

Il dottor Joachim Heimerl (vedi link) è un sacerdote dell’arcidiocesi di Vienna e un consigliere anziano dell’Istruzione Superiore.

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4 commenti

  • Helga Reimers ha detto:

    Caro Signor Tosatti! Direi che Dr. Joachim Heimerl avesse trovato il filone d’oro paragonando la situazione di Mosé con il popolo di Dio con la “Via Sinodale tedesca” che è un vero disastro. Che gli cattolici del mondo preghino che il Signore ci converta. –
    Pensando alla frase: “Dio dà di nuovo a Mosè la tavoletta di pietra con la legge” mi mancava un piccolo indizio che infine Dio di nome Gesù si fece uomo, e oramai da 2000 mille Lui stesso si è rivelato come la Legge. Lui è la Parola Divina e non dobbiamo travisare il suo vangelo.

  • Sherden ha detto:

    Peccato, però, che dal pampero la maggior parte dei fulmini venga scagliata contro la messa in latino e non contro la percolante messapride teutonica.
    Il perchè? “Voi mettete le premesse, io poi tirerò le conclusioni” (così disse un giorno il capo della banda bassotti)

  • Tullio ha detto:

    Parole sante!

  • Claudio Gazzoli ha detto:

    a ridaie co sto “non è Francesco…”:
    “Francesco stesso lo ha chiarito più volte, ad esempio sottolineando più volte che un sinodo non è un parlamento”. Lo fanno per paura o per piaggeria ? o tutte e due ?