BDV Spiega a Frau W che Cosa è la Messa. E Come i Preti da Ponti Divennero Muri.
28 Giugno 2022
Marco Tosatti
Cari amici e nemici di Stilum Curiae, la nostra Benedetta De Vito dal suo beato esilio in terra sarda ci manda queste riflessioni su messa, comunione e Chiesa. Buona lettura.
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Tre volte alla settimana, nel pomeriggio, cambio panorama e casa e sono da Frau W. a studiare un poco di tedesco e lei l’italiano, in uno scambio di favelle davanti a un tè caldo e ai biscotti, mentre in spiaggia già furoreggia la stagione balneare. Traduciamo un brevissimo racconto di Grazia Deledda, dedicato alle sue “puppen”, cioè alle bambole, e parliamo della Germania e dell’Italia, io imparo qualche parolina e lei fa pratica della lingua di Dante che ha studiato anche nel Paese suo. E poi, essendo lei evangelica e curiosa della Santa Chiesa Cattolica Romana, mi fa un mucchio di domande sul Papa, sulla liturgia e su tutti i dubbi che ha guardando da lontano il Cattolicesimo. Ieri pomeriggio, ad esempio, le ho spiegato che cosa significa Pontifex, cioè Colui che fa un ponte, con la Divinità (ai tempi di Augusto e ora con la nostra adorabile Trinità), che è naturalmente il Papa, ossia il Pontefice. E mi è venuto spontaneo, per farle capire bene che cosa volesse dire “facere pontem”, balzare in piedi e chinarmi in avanti diventando io pure tutta quanta disegnata in una gobba da gatto e fatta ponticello. Che passa da un rigo all’altro e va dabbasso per continuare.
Le spiegavo, dunque, che nella Santa Messa di sempre, cioè la tridentina, in latino, il sacerdote che agisce “in persona Christi” (cioè è Gesù che agisce in lui), facendo da ponte ai fedeli, dava loro le spalle, dedicandosi tutto quanto, viso, anima, corpo e quanto mi dimentico, al Padre. Facendo da ponte tra il cielo e la terra, aiutava i devoti a salire alle Altezze divine e fino al Calvario, cioè all’estremo sacrificio di cui la Messa era non memoriale ma rinnovazione del sacrificio.
La liturgia non consentiva sbavature né personalizzazioni. I preti dovevano imparare sia le parole che i gesti. Lei, Frau W., tutta contenta, come quando le ho spiegato il perché la luna fosse collegata con la donna, in quanto cambiando forma somiglia alla femmina che diventa, da gravida, rotonda come l’astro lucente notturno e si è stupita molto, e io con lei, che in tedesco la luna fosse maschile e il sole, che è fisso come il maschio che non cambia mai, femmina. Ma avanti.
Finita la lezione che è più di una semplice ora di lingua tedesca e meno, molto meno, di un corso di teologia, me ne sono tornata a casa e, mentre, un passo via l’altro, ripercorrevo a ritroso la via, verso i miei panorami e la mia casa, pensavo ai frutti amari causati dal fatto che i sacerdoti, voltati verso i fedeli, smettendo di fungere da ponti verso Dio, hanno ridotto la Santa Messa a una cena tra amici (poiché non si sale al Calvario, ma ci si ferma all’ultima cena…) di cui si sono autoproclamati capo brigata, animatori, prim’attori o che so io. Sono lì, per traverso, come ostacolo all’unione e danno, senza problemi, il didietro al Tabernacolo e al Santissimo.
Strisciante, furbetta, viperina, la vanità ha, poi, gonfiato loro gote e cuore. Si sono trovati d’un tratto – e in questo vedo lo zampino nero, l’artiglio far marameo – loro, e non il Signore, i protagonisti all’altare. E da lì, invece di contemplare il Mistero, hanno potuto scrutare gli occhi, gli sguardi, il sentimento di chi li ascoltava e, per piacere a loro (e non a Dio) hanno cominciato a prendere sentieri mondani, irriverenti, pericolosi.
Pian pianino questo è accaduto, nei giorni, uno via l’altro, un movimentino per volta, perché il demonio sa come si fa e non vuole trambusti improvvisi. I sacerdoti (non tutti però), come gli attori, i cantanti hanno avuto, negli anni, campo aperto per dire e fare, quello che passava loro per la testa, e lo hanno fatto per compiacere gli astanti, per strizzare l’occhietto al mondo, per farsi benvolere. Hanno compiaciuto il mondo, cioè Satana, voltando le spalle anche fisicamente a Dio.
Con la scusa, poi, di incoraggiare i giovani ad andare in chiesa si sono fatti giocolieri, clown, cantanti rock, tifosi della Juve e altre orrendezze simili. Lo stesso ha fatto e fa il Pontefice regnante (che mi ha fatto paura fin dal giorno in cui, emergendo come da un pozzo nero, disse il suo orrendo e mondano “Buonasera!” in una piazza attonita e già come ipnotizzata dopo le dimissioni sconvolgenti di un altro Papa, diventato Emerito). Bergoglio dà lui – mi piange il cuore dirlo – per primo il cattivo esempio: si mette il naso da clown, indossa cappelli indios piumati, sfila la mano serpentina a quanti vogliono baciare l’anello.
Così da ponti i sacerdoti (ripeto non tutti) si sono fatti barriera, diga, ostacolo, pietra d’inciampo e guardano in cagnesco, indurendo volto e modi, chi sogna la chiesa santa del passato. Loro sembrano a volte lì per spegnere ogni devozione. Si rifiutano di dar la Comunione sulla lingua, anche se la Cei ha disposto che si possa darla, eccome. Sgridano chi si inginocchia davanti al Santissimo. Nemmeno Bergoglio si inginocchia davanti al Santissimo, però si è prostrato a terra per baciare i piedi a un gruppo di politici di colore che chissà chi erano…Va bene, ho finito, ed ecco dove mi conducono le lezioni di tedesco con Frau W. che, ignara, ora, che il giorno nasce nel rosa dell’alba, sta per scendere in spiaggia a fare il suo bagnetto quotidiano, a ottanta e passa anni…
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Categoria: Generale
Bene! Questa volta concordo in pieno con Lei.
“Fate questo in memoria di me.”
Ma di quale memoria? Ce lo spiega bene l’Evangelista Giovanni, raccontandoci di un Gesù che si fa anche lui “ponticello”… chinandosi fino a terra su ogni apostolo… per lavargli i piedi… (naturalmente senza girargli la schiena).
Ma guarda un po’… E l’Evangelista Giovanni, a differenza degli altri sinottici, non parla dell’Eucarestia… probabilmente per ricordarci la cosa più importante di cui dobbiamo fare “memoria”.