Mastro Titta. Bergoglio Mazzola (Abbatte?) Papa Francesco?
13 Giugno 2022
Marco Tosatti
Carissimi StilumCuriali, la tempesta mediatica di voci e contro voci sul Pontefice regnante ha ispirato a Mastro Titta queste riflessioni un po’ urticanti. Buona lettura.
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Bergoglio abbatte papa Francesco?
La notizia delle dimissioni imminenti di papa Francesco lanciata dal Washington Post, bibbia liberal americana posseduta da Jeff Bezos, è stata un po’ silenziata.
Eppure ohibò: due papi emeriti. Se Bezos avesse successo nella sua ricerca della vita eterna, rischiamo una specie di Pantheon parigino zeppo di papi vivi, che invece di benedire ricevono buone vibrazioni dai visitatori.
Quando le varie obbedienze massoniche si assembrarono compatte per felicitarsi col papa venuto dalla fine del mondo al motto di “nulla sarà più come prima” – diventato poi manifesto del Great Reset, vedi a volte il caso – la reazione dei numismatici giornalisti mainstream (gente maniaca della filigrana) fu di sovrana indifferenza o compiaciuto stupore: allora piace davvero a tutti!
I fans del pigionante di Santa Marta saranno in fibrillazione. Ai fedeli non devoti si pone un dilemma esiziale: sperare che accada o temerlo? Pregare in un senso o jell’altro?
Il tempo dirà se questa sia uno scoop, una profezia, un ordine impartito dal gotha all’operaio nella vigna del Plutocrate consumato da gesti ed esternazioni ridondanti, oppure il classico tappabuchi.
La ragione delle dimissioni imminenti sarebbe, secondo l’autorevole quotidiano, quello che in epoca prescientifica si chiamava ginocchio della lavandaia.
Ci fu un tempo in cui si voleva rottamare San Giovanni Paolo II per i suoi gravi acciacchi, mentre ora basta qualche giorno in sedia a rotelle per rendere la vita e il ministero di un papa insopportabili. A certificare che si comincia da dolori terribili e invalidanti, e si arriva ad invocare l’eutanasia (simbolica e non solo) quando sbatti il minolo sullo spigolo della cassapanca.
A Bergoglio dunque di abbattere papa Francesco come un cavallo zoppo.
La frenesia di nomine cardinalizie, la prossima prevista nella canicola agostana, e il rinvio della campagna d’Africa fanno propendere perché l’eventualità non sia peregrina, e tuttavia gli spifferi vaticani hanno sempre un vago sentore di depistaggio.
Di per sé, ipotizzare una maggioranza di cardinali di obbedienza bergogliana non garantisce l’elezione di un Francesco II a immagine e somiglianza del fondatore dell’Uscita dalla Chiesa: la fedeltà al raïs si estingue con il trapasso a miglior vita, beninteso dopo essersi impartito l’autoassoluzione da tutte le fragilità.
È d’uopo allora che l’umile argentino presieda umilmente il prossimo Conclave in qualità di padre nobile e autorità morale, in modo da garantire un avvenire luminosamente raffazzonato a Santa Globale Chiesa.
Se viceversa dovesse ostinarsi nel ruolo, una quarta dose del salvifico siero potrebbe accentuare certi fastidi sino all’irreparabile, oppure il vaccino contro il vaiolo dei nostri fratelli maggiori macachi (e sorelle macache). Difficile nel caso ipotizzare correlazioni: l’ingravescente aetate nol consente.
Per uno che trova “fare il papa non facile, ma divertente”, scegliere la strada che mena al camposanto o inaugurare la carriera di trafficante d’influenze ecclesiali potrebbe essere facile, ma non divertente.
I lettori più sensibili perdoneranno l’irriverenza dei toni, purtroppo certi concetti sottili hanno bisogno di iperboli, ironia, a volte sarcasmo per lasciare qualche traccia.
È ormai chiaro, o dovrebbe esserlo, che secondo certi guru del nostro tempo l’umanità sia simile ad un branco di porci affetto da peste suina (o diavoli colà cacciati da Nostro Signore, ci fosse ancora fede sulla terra) da abbattere con prontezza di riflessi e ostentata compassione. E sino a qui, sono disposto a chiudere un occhio: chi scamperà al norcino, vedrà.
Ma che il papato sia ridotto così – e poco deve calere al fedele se ciò accada in buona o cattiva fede – costituisce la giustificazione de facto di quest’opera di sfoltimento umano a tutela del pianeta, di insetti e piccoli vermi nonché dell’umiltà dei fagioli.
Certo: la vita si allunga, e solo Bezos sa quanto, la morte e la malattia sono superstizioni oscurantiste, e siamo Fratelli Tutti nella cura della Casa Comune. Ubi maior, minor cessat.
Dal momento che il sacro è un concetto fisico non opinabile, dare il buon esempio partendo dal papa, o meglio suggerire che sia lui stesso a darlo, significa letteralmente spalancare le porte dell’inferno e mettersi davanti a fare i buttadentro (i precedenti giovanili di Bergoglio come buttafuori di sale da ballo porteñe non sono beneauguranti: qualche maligno potrebbe sospettare abbia fatto lo stesso con la Chiesa).
Culture antiche e pagane antropomorfizzano le bestie, oggi si bestializza l’uomo. Bisogna solo pregare che alcuni nei, chiamiamoli così, della personalità di Jorge Mario Bergoglio, come ad esempio il gusto ridanciano del ministero petrino (mai si era visto un papa così sguaiatamente sghignazzante), facciano da katèchon all’irreparabile.
Bisogna sperare e pregare che Bergoglio, memore della Chiesa ospedale da campo e dei pacchetti di Misericordina e Misericordina Plus – in strepitoso anticipo sul pensiero unico sanitario vigente – risparmi papa Francesco, e soprattutto il papato. Non sono ottimista.
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Tag: bergoglio, francesco, titta
Categoria: Generale
«una quarta dose del salvifico siero potrebbe accentuare certi fastidi sino all’irreparabile»
Ma “quelli” il «salvifico siero» non se lo fanno iniettare, tutt’al più acqua fresca (per modo di dire). Avete mai letto di un politico “sierato” in tutto il mondo, o di altri personaggi dell’élite mondiale, che mentre camminano patapunfete! cadono giù stecchiti come capita ai comuni mortali che si son fatti iniettare il “salvavita”? Eppure in tutto il mondo ce ne sono parecchie migliaia di questi tristi personaggi…
“L’autoassoluzione da tutte le fragilità” è stata pubblicamente proferita in non poche occasioni, accompagnata persino dal convincimento di essersi assicurato l’abbraccio del Signore per aver fatto bene alcune cose, altre un po’ meno (lo ha scritto, peraltro, in “Io credo, noi crediamo”), ma comunque – nevvero? – “tutti hanno diritto al perdono”. Ipse dixit. Misurandosi con il “metro” di Dio e misurando alla stessa stregua i “giustificati” a sua discrezione. Sì; perché poi …per altri, caduti disgraziatamente sotto la sua lente d’ingrandimento, ha spalancato – in senso metaforico, s’intende – le porte dell’inferno in terra. Buttati dentro, specularmente ai buttati fuori dal suo “regno”, sempre e solo in nome e per effetto del suo “dominio”.
Chi ha riservato una certa attenzione a fatti e misfatti, balzati alla ribalta delle cronache, per quanto abilmente e ostinatamente insabbiati, non ha bisogno di sottoporre la fantasia a voli pindarici. La realtà è andata ben oltre la fantasia. Per risvegliare la memoria – se si fosse atrofizzata – è sufficiente una semplice ricerca sul Web…
Complimenti, Mastro Titta! Ha descritto l’attuale momento bergogliano egregiamente.
Analisi puntualissima!