Pentecoste. Accogliere il Dono dello Spirito Santo, non “Prenderselo”.
5 Giugno 2022
Marco Tosatti
Carissimi StilumCuriali, mi sembra opportuno portare alla vostra attenzione questa riflessione sul significato della Pentecoste compiuta da R.S., che ringraziamo di cuore. Buona lettura.
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Si fa un gran parlare di accoglienza. Accogliere è un’apertura, un lasciar entrare che tuttavia non è un semplice aprire la porta, ma un offrirsi e uno “spalancarsi verso”, diventando un tutt’uno con chi accolgo.
L’accoglienza vera ha uno spiccato senso della realtà: la vera accoglienza si fa quando c’è qualcosa di grande da condividere e si è disponibili a perdere sé stessi per farlo succedere. Viceversa è solo facciata o ideologia; un falso accogliere refrattario alle conseguenze dell’incontro. C’è chi si vanta accogliente stando comodo nel suo attico superlusso mentre l’accolto va nella cuccia con il cane o in garage…
Il cortocircuito non è solo in ambito materiale, ma succede anche spiritualmente: per esempio restandosene immersi nel proprio peccato e vizio mentre, accolto Dio tre volte santo, dovremmo riempirci di desiderio per la santità. Nella parabola del vangelo di Luca il Padre buono che abbraccia il figlio rientrato dalla sua dissolutezza non accorda alcun compromesso per essere più di manica larga, ma riaccoglie la conversione alla santità di vita che aveva desiderato per il figlio, finalmente ritornato in sé dall’errore.
Emblematicamente, nella promessa del matrimonio cattolico (sempre più raro) gli sposi si dicono: “Io XYX accolgo te, XYZ, come mio/a sposo/a e prometto di esserti fedele sempre, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia, e di amarti e onorarti tutti i giorni della mia vita”. E poi : “Ricevi questo anello, segno del mio amore e della mia fedeltà, nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo”.
I verbi da agire nel promettersi amore fedele sono accogliere e ricevere. Prima c’è un credere, fidandosi nel nome di Dio, della Sua Parola e delle promesse di Cristo. L’incredulità è il cancro che mina l’agire. Proprio il sacramento che testimonia il legame tra Cristo e la Chiesa esprimere il senso dell’accogliere. Stranamente nell’Eucaristia è stata invece introdotta la pessima abitudine di “prendere” l’ostia con le mani e non di accoglierla e riceverla come puro dono, imboccati da un Donatore incommensurabilmente prodigo.
La Pentecoste è propizia per contemplare il dono dello Spirito Santo. Dio ci ha donato il creato, ce lo ha affidato, si è donato incarnandosi e consegnandosi al sacrificio crocifisso per redimerci. Si è donato nell’Eucaristia, si è donato nella Parola e si è donato nello Spirito Santo che ci illumina la comprensione di tutti questi doni riversati specialmente nei segni efficaci della grazia dei sette sacramenti. Dio si dona!
Quando preghiamo che Dio ci faccia questo o ci mandi quello, se Dio manda se stesso, noi Lo accogliamo? O Lo “prendiamo” come faremmo con una cosa qualsiasi alla portata delle nostre misure? Lo Spirito Santo può farci comprendere il significato di accoglierLo come dono, aprendo, anzi spalancando le porte a Cristo.
Dio è molto umile e dice di se stesso: Sto alla porta e busso: toc toc… Aspetta. Lui ci rispetta. Bisogna proprio capire che non stiamo “prendendo” un’idea tra le tante. L’idea è nostra e così l’ideologia con la quale siamo soliti conformare tutto allo schema che abbiamo pensato, anche per inscatolare “dio”; ma Dio non è nostro, nel senso che ne facciamo quel che ci pare, pur pregando il Padre Nostro dopo che il Santo Sacrificio di Gesù ci è valso l’adozione a figli nel Figlio!
Lo Spirito Santo non è mai in libera uscita dal Padre e dal Figlio, né un destabilizzatore della Santa Trinità.
E’ sempre lo stesso unico Dio. Il Figlio dice il Padre, lo Spirito attesta il Padre e il Figlio.
La Santissima Trinità è un’istantanea eterna e non è un divenire.
Nel tempo ci siamo noi, non Dio che il tempo l’ha creato. Siamo creature al cospetto del Creatore: affacciati al Cielo (l’eterno e l’infinito) e non alla terra (finita, fosse pure tutto l’universo, spazio, tempo e relatività).
Sappiamo accoglierLo o siamo capaci solo prenderlo, come una pastiglia, un posto, o un vestito nuovo? Abbiamo capito la differenza tra il pane/vino e l’Eucaristia in cui quel pane/vino transustanziano in Cristo? O quanta differenza passa tra un prendere qualcuno a contratto e il diventare sposi, nel sacramento?
Dio ci ha fatti capaci di Lui, abitabili dal Suo Spirito. Ma serve un’accoglienza che non Lo chiuda fuori. Di spiriti ce ne sono altri e, se teniamo in noi il peccato, ci chiudiamo fuori dal tempio che potremmo essere.
Dio offre i Suoi doni e noi rischiamo di vantare una ragionevolezza illuminata in cui la spiritualità è al più psicologia o filosofia: asfittica, perché ogni pensiero mondano attira a terra, caducità e carne… Incapaci di diventare Cielo lasciandoci guarire e trasformare, diventando per Grazia ciò che non siamo più per natura.
Figli di un Padre in Cielo lo si diventa solo incorporati a Cristo. Non prendiamo il ticket con cui prenotare un “diritto”, ma ci inseriamo consapevolmente e fedelmente in un cammino che passa anche dalla croce (nella buona e nella cattiva sorte) per giungere alla salvezza dell’anima per la vita eterna.
E questa vita? La fratellanza, la giustizia, la pace, l’ambiente… solo vanità? Queste realtà non sono delle opzioni ideali o morali; tanto meno sono cose che l’uomo possa fabbricarsi associandosi ad altri uomini, magari mettendo in un cantuccio Cristo, la cui verità è diventata scomoda per certi architetti e progettisti terreni. L’uomo non può ottenere nulla solo con la sua buona volontà, il progresso e le leggi, persino dentro un atteggiamento religioso. Questione di uva, tralci e vite: in una vigna.
La pace in terra è possibile per uomini che hanno una volontà buona come è Dio, allineata a quella di Dio. Staccata da quella giustizia, ogni altra volontà è velleitaria e la pace un pio desiderio e anche un inganno.
Lo spirito umano è fallace perché dopo il peccato originale l’umanità sconta una natura malata (addirittura spiritualmente morta) se non viene rianimata dall’incorporazione a Cristo. Bisogna sentirsi servi inutili, non perché non servo a nulla, ma perché servire il Cielo (e non “al Cielo”) è la sola cosa che serve davvero!
Senza accogliere il Dono e il Suo Donatore (cominciando da come ci si accosta devotamente al Santissimo Sacramento della Presenza Reale, “fonte e culmine” della Chiesa) faremo del vangelo poco più di un mito e di Gesù un guru o un saggio, usato per proporre riforme, novità, progresso e reset… Divoreremo dal di dentro la sapienza dogmatica, svuotandola di senso e consegnandola alla media aritmetica con qualsiasi altra opzione presente nel supermarket delle idealità, voluttuosamente assetate di quel dialogo che conduce a uscire dal solco, inteso riduttivamente “legge” (o regola) e perciò ritenuto inadatto all’amore!
Il paradosso di questi slanci è che Gesù, che affermiamo di mettere al centro, finisce in periferia tranne nella sua umanità: ci mettiamo al centro noi e diciamo tutto questo essere “soffio dello Spirito Santo”! Una scusa per essere solidale, umanitario, filantropico, ecologista, terzomondista e altro ancora: derive di chi non adora più Dio, ma l’uomo.
Il cristianesimo NON è una serie di pratiche tese a far voltare Dio verso l’uomo (come se dormisse, o si fosse distratto), a tenerseLo buono (come se temessimo la punizione meritata) o a convincerLo a cambiare qualcosa (altrimenti non avrà consenso). Il cristianesimo vive essenzialmente il fatto che Dio NON cambia, ma possiamo farlo noi, SE accogliendoLo ci lasciamo trasformare in meglio! Dio è già buono e giusto: da sempre e per sempre, tre volte santo. Cristo è venuto per chi è malato e non per chi è sano: ma questo non significa che Dio voglia più bene ai malati o che, diventando sano (e restando umile, come Maria), Dio mi vorrà meno bene! Queste sono idee sbagliate. E’ l’antropocentrismo che fa (s)ragionare!
Cristo è il medico. L’annuncio di Cristo (l’unica) terapia. Solo risanato l’uomo può immergersi nella luce divina senza patirne il bruciore purificante. Essere nel mondo… ma senza essere del mondo! Lo Spirito Santo convincerà il mondo quanto al peccato, alla giustizia e al giudizio. Un’esperienza che non si riduce a convenzioni, dottrine e loro riforme, ma una spiritualità fedele e inossidabile alle mode, innestata nella buona notizia del Verbo incarnato, crocifisso, risorto e asceso al Cielo.
L’esperienza vivificata e santificante che trasforma, liberando dal principe del mondo che signoreggia ancora sulla terra tramite il peccato, avendo già perduto per sempre ogni potere in Cielo. La differenza tra la fede in Cristo e la filantropia dei potentati secolari è che chi adora Dio non cerca di creare una società umana alternativa ad altre società, ma si inserisce nel corpo di Cristo e per Cristo nella Trinità, entrando in un regno che non ha più alcuna distinzione di classi, etnie e altre categorie terrene.
Il Verbo si è fatto carne per portare luce nelle tenebre. Ma nessuno potrà mai dire che Gesù è vero Dio se non lo suggerisce lo Spirito Santo… Lo Spirito Santo è bestemmiato attribuendo a Lui, a Maria, agli angeli o ai santi quel che con Dio non c’entra affatto. Purtroppo non succede “per sbaglio”, ma nella piena facoltà di farlo. Non per debolezza, non per costrizione, non per ignoranza, ma nella piena avvertenza e consenso di agirlo, in spregio all’amore, facendosene beffe, adorando l’Avversario, rendendosi suoi servi contenti di esserlo.
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Tag: pentecoste, R.S.
Categoria: Generale
Oggi, la Multinazionale Catholic & Asociated s.r.l. commemora la fondazione della loro Impresa.
Il Presidente di Turno in Carica pronunzierà il discorso di prammatica davanti all’Assemblea dei Soci.
Quest’anno insisterà sul tema principale della sua strategia di mercato ricorrendo ad una citazione di un discorso tenuto da presidenti del passato:
“Flecte quod est rigidum”.
E noi potremmo rispondere, dal profondo del cuore, con un bel: “Exorcizamus te, omnis satanica potestas, omnis congregatio et secta diabolica” che usi il linguaggio dello Spirito per mascherare i tuoi veri scopi…
Ma mi sa che pure parecchi esorcisti son caduti in battaglia e di “operativi” in prima linea ne son rimasti ben pochi.
👍
MILLY, che ne pensa di questo articolo? Le è piaciuto?
Certamente! …Dio è un grande mistero d’Amore e solo con il dono del Suo Santo Spirito possiamo, con profonda umiltà, percepirne (anche se in modo imperfetto a causa della nostra natura ferita) l’Immensa Sua Bontà!
Eh già. È proprio così!
Non sono sufficienti 290?
“Un’indagine dell’Università Regina Apostolorum del Vaticano condotta su 120 esorcisti italiani rivela che essi confessano di essere sopraffatti dal crescente numero di possessioni.
Il ricercatore Giuseppe Frau, secondo il Times, riferisce che alcuni dei 290 esorcisti in Italia si occupano di 30-50 casi al giorno.”
(https://infovaticana.com/2022/06/04/los-exorcistas-italianos-se-quejan-de-estar-sobrecargados-de-trabajo/)
290? Tutti di santi costumi? Tutti di retta dottrina? Nah…
Prussico, il numero cala, e cala parecchio! Non basta la nomina a far n’esorcista…
Dimenticavo, a proposito di accogliere, la necessità di svuotarsi di sè. E’ il todo/nada di san Juan de la Cruz – rinunciare a tutto per avere il Tutto – e il modello perfetto di questa sublime operazione spirituale non può che essere la Madonna, Sposa dello Spirito Santo, Primogenita del Padre, Madre del Verbo Incarnato.
Tra le letture per la Pentecoste la Chiesa ci propone Gen 11, 1-9 non a caso: è la narrazione della costruzione della Città Terrena, la cui emblematica Torre sfida il Cielo. E’ quel “confidare nella carne” che ci priva dello Spirito e unisce gli uomini che confidano negli uomini. Ma “maledetto l’uomo che confida nell’uomo”, dice il Signore.
Per questo il momento della Pentecoste appare ancora più evidente come il culmine del dono di Dio che, ancora una volta, è Se Stesso che dona nella persona dello Spirito Santo!
“Benedetto l’uomo che confida nel Signore e il Signore è la sua fiducia”.
Ed è accogliendo, facendo spazio in noi alla realtà di Dio, che avviene il mutamento. La Santissima Trinità al centro. E l’uomo ricevente ogni dono divino per farsene donante…
Che cos’è la Cresima se non questo? Certo, vi è anche un carattere di militanza che si imprime indelebilmente nell’anima: è impossibile infatti lottare per testimoniare senza la forza dello Spirito Santo che trasforma gli apostoli da timorosi in coraggiosi soldati di Cristo.
Ora ci sarebbe anche da riflettere sul sacramento dell’Ordine…Ma passo;-)!
Caro R.S. è gaudio, per me, leggerla.
Leggere righe cristiane, cattoliche, umili, chiare, veraci dovrebbe essere la norma e invece è divenuta eccezione.
Sottolineo quella buona volontà che vi ho colto per avvertirci del pericolo degli “automatismi” e del fariseismo sempre in agguato: una volta caduti in queste trappole, difficile – ma non impossibile – uscirne.
Penso la virtù essenziale sia l’umiltà.
Dio non è “molto umile”, Dio è l’Umiltà stessa…sed semetipsum exinanivit…e l’orgoglioso non può che essere guardato da lontano.
Nemico di Dio per antonomasia non poteva che essere il Superbo ma, per ironia divina, la Donna schiaccerà il suo capo altero…
E se non si nasce da Spirito…ahinoi!
Buona festa di Pentecoste a tutti!!!
Emitte Spiritum tuum et creabuntur et renovabis faciem terrae.
Consolator optime, dulce desiderium.
Pater pauperum.
Lumen cordium
Hospes animae.
Dator munerum.
Lux beatissima.
Da perenne gaudium.
Ruah…
Un caro saluto, Rolando!