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Qui riportiamo le conclusioni dello studio, che vi invitiamo a leggere per esteso al collegamento posto in calce.
- Concludendo, dall’analisi della letteratura si evince che:
- La stragrande maggioranza degli individui affetti da SARS-CoV-2 con la guarigione sviluppa un’immunità naturale sia cellulo-mediata che umorale efficace nel tempo, che fornisce una protezione sia nei confronti della reinfezione che di un’eventuale malattia grave.
- Sono stati riscontrati anticorpi protettivi e cellule B della memoria in molti follow-up da 12 mesi a 18 mesi dopo la guarigione, e la loro presenza può essere ancora più prolungata con l’allungamento dei tempi di osservazione. La ricerca svedese, con un follow-up dopo infezione naturale fino a 20 mesi, mostra una protezione del 95% dall’infezione e dell’87% dai ricoveri in chi non ha aggiunto vaccinazioni.
- La risposta cellulare si attiva e permane anche quando quella anticorpale non è dosabile. È stata confermata nel tempo la presenza di linfociti T CD4+ e CD8+ nei soggetti convalescenti da SARS-CoV-2 fino a 18 mesi dopo l’infezione.
- L’immunità artificiale decade più rapidamente rispetto all’immunità naturale, che è l’unica che si attiva anche per la cross-reattività.
- La pregressa infezione da SARS-CoV-2 garantisce maggiore protezione rispetto a quella offerta dal vaccino a dose singola o doppia.
- Il rischio di re-infezione è molto ridotto. Anche dopo oltre un anno dall’infezione primaria, nei non vaccinati è rimasta una protezione intorno al 70% (69% in una vasta coorte di operatori sanitari del Regno Unito – Hall et al., 2022), benché una successiva vaccinazione la alzi ulteriormente.
- In caso di reinfezione, la carica virale è circa 10 volte inferiore a quella relativa ad un’infezione primaria.
- La severità dei sintomi della reinfezione risulta nettamente inferiore rispetto alla infezione primaria, con un grado minore di ospedalizzazioni (0,06%) e quasi nessun decesso correlato.
- La protezione dall’infezione conferita dal ciclo vaccinale è molto buona dopo i primi 14 giorni, declina però rapidamente nel corso dei mesi, azzerandosi o quasi dai 5 mesi dopo la seconda dose, fino persino a invertirsi, nel senso che i soggetti completamente vaccinati diventano addirittura meno protetti dall’infezione rispetto ai non vaccinati.
- È improbabile che gli individui precedentemente infettati da SARS-CoV-2 traggano beneficio dalla vaccinazione COVID-19 (Shresrtha et al., 2021). Ai guariti da un’infezione naturale dovrebbe essere concesso almeno lo stesso status sociale di immunità da COVID-19 delle persone che sono state completamente vaccinate (De La Monte et al., 2021).
- L’aumento di protezione dall’infezione conferito dalla vaccinazione dei guariti non va sopravvalutato: si tratta di un aumento relativo in apparenza grande, ma molto piccolo come aumento assoluto. Infatti, la maggior protezione si riferisce a un evento (reinfezione in chi ha già superato un’infezione) già di per sé non comune (Hammerman et al., 2022), ed è discutibile che valga la pena di vaccinare un guarito.
- Le persone completamente vaccinate diffondono il SARS-CoV-2 con cariche virali simili agli individui non vaccinati quando si ammalano, per cui è nullo il beneficio epidemiologico.
- I vaccini disponibili non hanno mostrato l’azione desiderata nel proteggere dall’infezione. I vaccinati con due dosi hanno già dimostrato di poter diventare nel corso dei mesi più suscettibili all’infezione rispetto ai non vaccinati. Non ci sono prove nel tempo che questo allarmante fenomeno non si verifichi anche con la terza dose, e segnali di declino della protezione relativa già si moltiplicano, senza che si possa escludere l’ipotesi di un indebolimento del sistema immunitario.
- La malattia fornisce una riposta immunitaria importante e prolungata nel tempo e l’ulteriore somministrazione di dosi di vaccino, soprattutto dalla seconda in poi, non porta ad un miglioramento dell’immunità significativo, pertanto l’effetto protettivo di dosi successive, nei guariti, potrebbe essere discutibile e in certi casi rischioso.
- Non esistono differenze statisticamente significative tra l’efficacia della risposta immune all’infezione naturale o a quella ibrida (vaccinazione + infezione naturale) dopo circa 20 mesi.
- La variante Omicron è altamente contagiosa ma meno pericolosa delle precedenti; si è verificata una riduzione del rischio di ospedalizzazione per Omicron rispetto alle infezioni da variante Delta. In Inghilterra su oltre 1,5 milioni di casi (oltre un milione con Omicron e 450.000 con Delta) Omicron nei non vaccinati è risultata 5 volte meno letale di Delta nell’insieme delle fasce di età, e circa 10 volte meno nella mezza età.
- Rispetto alle varianti precedenti, la Omicron ha diminuito in modo marcato l’efficacia protettiva sia di un’infezione pregressa, sia delle vaccinazioni. Comunque, chi ha superato l’infezione naturale è protetto da un’infezione da Omicron un po’ più di chi ha fatto due dosi di vaccino (la differenza, 61,9% rispetto a 55,9%, non è statisticamente significativa, ma è noto che la protezione da vaccinazione declina nei mesi assai più rapidamente di quella che segue a un’infezione naturale, oltre a non fornire la protezione delle mucose conferita dall’infezione naturale)
- I vaccini a mRNA possono dare origine a una cascata di eventi immunitari che possono portare all’attivazione aberrante del sistema immunitario innato e acquisito nei soggetti con una storia antecedente di COVID-19 che li renderebbe più suscettibili alle infezioni in generale o ad ADE (Antibody-Dependent Enhancement).
- La vaccinazione dei soggetti guariti andrebbe evitata, dal momento che, per chi ha superato un’infezione naturale, le reazioni avverse vaccinali sono regolarmente più intense (Menni et al., 2021) rispetto a quelle dei vaccinati senza previa infezione (Mathioudakis et al., 2021). Gli eventi avversi locali e sistemici registrati post vaccino sono maggiori rispettivamente del 40% e del 60% nei soggetti esposti con precedente storia di infezione da SARS-CoV-2 (Menni et al., 2021).
Per tali motivi, andrebbe esclusa la vaccinazione dei guariti, che godono di immunità naturale più efficace e duratura rispetto a quella artificiale, come già noto per le altre patologie infettive.
Come si evince da questa revisione di letteratura, salvo qualche articolo controcorrente, vaccinare i guariti non solo è inutile dal punto di vista clinico, ma per alcuni pazienti può essere anche più rischioso. Pertanto non ha alcun razionale l’indicazione della vaccinazione dei sanitari a 90 o 120 giorni dopo la guarigione. Dev’essere restituita al Medico la possibilità di adottare le decisioni cliniche che ritiene migliori per i suoi pazienti, considerandone l’unicità e la storia anamnestica.
Auspichiamo che questa revisione di letteratura aiuti a far luce sugli aspetti considerati in modo rigoroso e scientifico.
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Unica immunità naturale che pare no funzionare… quella che ci immunizzerebbe da paranoiche assassine politiche vaccinali di speranzoso ministro!…!!…https://ilgattomattoquotidiano.wordpress.com/
La mia è forse una posizione personale e singolare ma ritengo aberrante doversi compiacere di uno studio che mira a conseguire “semplicemente” il risultato di non far vaccinare chi si è preso il COVID, invece di promuovere tutti compatti in un fronte comune l’ABOLIZIONE TOTALE per chiunque di questi VELENI che stanno uccidendo a migliaia, o anche a milioni per quel che ne sappiamo, persone innocenti.
In questo gigantesco crepuscolo della ragione che ottunde anime e menti… pochi paiono rendersi davvero conto di quello che stanno tentando neppur troppo velatamente di farci…!!…https://ilgattomattoquotidiano.wordpress.com/
Anche io la ringrazio, gentile Tosatti. NB. Su telegram si trova un filmato dove viene intervistato un imbalsamatore ( americano ) che, con altri colleghi, ha estratto e fotografato quelli che chiama ” vermi ” estratti dalle arterie degli inoculati. Qualcosa di più che trombi, li faranno analizzare.
Tale fenomeno è iniziato dopo la diffusione dell’inoculo.
Sentite grazie a Marco Tosatti che mantiene desta l’attenzione su un tema cruciale, da cui i media tentano di distrarci con la bella stagione e che dopo la ricreazione estiva tornerà con limitazioni di libertà fondamentali più aggressive di prima