9 Maggio 1978. Come ho Trovato il Cadavere di Aldo Moro.
9 Maggio 2022
Marco Tosatti
Cari amici e nemici di Stilum Curiae, chi scrive non si è sempre occupato di Vaticano, preti e religioni. Per più di dieci anni, fino al dicembre 1981, ho seguito altri sentieri: Parlamento, sindacati, diplomazia, scuola e università, all’epoca delle grandi battaglie dei “precari”…e cronaca. E il caso o la Provvidenza ha voluto che fossi l’unico giornalista testimone in presenza del ritrovamento del corpo di Aldo Moro. Uno scoop mondiale, direte voi. Eh sì. però, se osservate la prima pagina de La Stampa dell’epoca, vedrete che l’articolo in effetti è in prima pagina, ma non c’è niente che lo segnali. Questo perché il caporedattore dell’epoca, poveruomo, non mi aveva in simpatia, e disse ad Arrigo Levi, il direttore di allora, che non voleva appesantire la pagina…! Ha privato il proprio giornale di un elemento di richiamo prezioso rispetto a tutti gli altri. Difficile immaginare un comportamento meno giornalistico, ma tant’è…già allora i media non servivano mica a informare. All’epoca lavoravo sia per Stampa Sera (il quotidiano del pomeriggio) sia per La Stampa, e tutto accadde proprio mentre tornavo a casa per il pranzo, prima di di rientrare in redazione. Comunque, qui sotto potete leggere che cosa è realmente accaduto quella mattina del 9 maggio 1978. Mi permetto oggi di riproporvi un ricordo che ho pubblicato un anno fa.Buona lettura.
§§§
ROMA — li cadavere del presidente DC era adagiato, supino, nel bagagliaio di una Renault R4 rossa, nel centro di Roma, in via Caetani, a poche decine di metri dalla sede della DC e del PCI. Il volto di Aldo Moro era emaciato, sofferente, e la barba lunga di qualche giorno ne accentuava il pallore. I suoi assassini lo avevano nascosto sotto una coperta marrone bruciato, che è stata alzata e abbassata infinite volte, seguendo un mesto rituale, per consentire a ministri, uomini politici e alti gradi delle forze dell’ordine di riconoscere il presidente della DC, che giaceva la testa reclinata sulla spalla sinistra, gli occhi socchiusi, le mani incrociate in grembo. Indossava gli stessi abiti del giorno del rapimento: un doppiopetto blu, una camicia a righe, una cravatta blu.
Quando, con estrema cautela, due vigili del fuoco hanno posato la salma sulla barella, facendola scivolare fuori della Renault, un poliziotto in borghese sulla mezza età è scoppiato a piangere. Il ritrovamento è stato «guidato». A quanto risulta, una telefonata anonima, pervenuta attorno alle 13 alla Digos, l’ex ufficio politico, ha avvertito un funzionario che in via Caetani c’era una Renault 4 «minata».
Chi scrive ha avuto la ventura di trovarsi a passare per via Caetani alle 13,15, e ha visto arrivare due auto: una «volante» della polizia, con a bordo un graduato di artiglieria, e una «Alfetta» gialla con agenti in borghese. Sono scesi tutti, e mentre gli agenti provvedevano ad allontanare i rari passanti, l’artificiere dava una prima occhiata alla Renault, che era parcheggiata di fianco alla staccionata che copre il fianco della chiesa di Santa Caterina dei Funari, in restauro.
Poi, con un colpo secco di martello, il graduato ha mandato in frantumi il vetro anteriore destro, e ha aperto la portiera. Un funzionario si è infilato in auto, e ne ha estratto una borsa da toilette scura. L’artificiere l’ha posata per terra e l’ha aperta. Dentro c’erano, si saprà più tardi, una catenella, la fede e l’orologio del presidente della DC. A questo punto il funzionario ha alzato la coperta appoggiata sullo schienale del sedile posteriore, e l’ha lasciata ricadere dopo aver gettato un rapido sguardo. Poi è uscito, visibilmente emozionato dalla vettura gridando all’equipaggio della volante: «Non fate passare nessuno, chiamate altre macchine, presto, fate presto».
E si è precipitato all’interno di palazzo Mattei, che ospita la discoteca di Stato ed alcune «dependences» universitarie, per telefonare. Ho cercato di avvicinarmi alla macchina, ma mi è stato impedito: «C’è il pericolo che esploda» è stata la giustificazione. Nel frattempo una guardia mormorava a fior di labbra ad un collega: «E’ Moro, ma non dirlo a nessuno», e incominciava a darsi da fare per bloccare il traffico di pedoni e auto, mentre giungeva una altra « auto civetta» e funzionari della Digos correvano ala Renault, scrutavano l’interno e tornavano febbrilmente a parlare al microfono delle autoradio. Ho cercato ancora di avvicinarmi alla Renault, ma esibire il tesserino professionale è servito solo a fare sì che il funzionario ordinasse ad una guardia di accompagnarmi qualche decina di metri più lontano. Sono corso a telefonare al giornale, per dare l’allarme, sulla base dei pochi elementi di cui disponevo, e ho fatto subito ritorno, per trovare la strada bloccata, da un’estremità all’altra.
Allora sono salito alla biblioteca di storia moderna, a Palazzo Mattei, e ho potuto seguire da una finestra, con alcuni studenti universitari che si trovavano nel palazzo, di cui la polizia ha subito chiuso i portoni, le successive frenetiche due ore. Via Caetani, normalmente tranquilla, nel giro di pochi minuti si è trasformata in un caotico turbinare di volanti, «pantere» dei carabinieri e auto della Guardia di Finanza. Un reparto della Celere è stato fatto arrivare per chiudere sia l’imboccatura dalla parte delle Botteghe Oscure sia quella di via dei Funari, allontanando a forza giornalisti, fotografi e curiosi che formavano uma folla vociante alle due estremità della strada, mentre la notizia del ritrovamento correva di bocca in bocca. Un clima di tensione estrema aveva contagiato anche i responsabili delle forze dell’ordine, mentre cominciavano a giungere sul posto gli alti gradi dei carabinieri e del Viminale. Al centro, in un’oasi di apparente quiete, la R4 rossa con il corpo del presidente DC. Alle 14,07 è arrivato Cossiga, preceduto dal capo della polizia, Parlato, e dal vicecapo Santillo. Il ministro dell’Interno si è avvicinato alla vettura e mentre un agente scopriva il volto di Moro si è fatto il segno della croce, imitato da alcuni dei presenti. Questa scena — il funzionario che scopre il volto della vittima della ferocia delle Br — si è ripetuta più volte, mentre giungevano sul posto il sottosegretario alla presidenza, Evangelisti, il questore di Roma, alti magistrati che seguono l’inchiesta, e alcuni parlamentari e uomini politici: l’on. Cervone, l’on. Pajetta, funzionari della democrazia cristiana.
Verso le 14,20 i fotografi della polizia hanno incominciato a inquadrare la vettura, e finalmente gli uomini della scientifica (ma quante mani già avevano toccato la vettura?) spennellano sul cofano e sui vetri la polvere per rilevare le impronte digitali. Alle 14,26 i cordoni di agenti e carabinieri si aprono per lasciare passare un sacerdote, minuto, con una stola violetta. Su un sottofondo di comandi concitati e di proteste da parte di chi vorrebbe vedere, il sacerdote si raccoglie qualche secondo in preghiera davanti al bagagliaio, ancora chiuso, della Renault e poi, con un gesto lento benedice la salma nascosta all’interno.
Intanto gli uomini della scientifica proseguono nel loro lavoro attorno all’auto. Alle 14,30 arriva anche il ministro della Giustizia, Bonifacio, subito dopo ci si prepara al momento più drammatico: il trasferimento della salma. Da via delle Botteghe Oscure, nereggiante di folla, si fa strada a fatica un’ambulanza rossa dei vigili del fuoco. Attorno alla R4 viene creata, a forza di «cordoni», un’area libera di una ventina di metri per parte, mentre tre artificieri, il maresciallo Circhetta, il sergente maggiore Casertano e il sergente maggiore Raso si preparano ad aprire la vettura con tutte le precauzioni, nel timore che contenga una bomba. Dalla finestra della biblioteca vedo gli artificieri attaccare con le cesoie il cofano, straziando le lamiere per «staccare» la batteria. La portiera del bagagliaio viene attaccata con lo stesso sistema. Le cesoie ritagliano rettangoli di carrozzeria per aprire un varco che permetta di scoprire eventuali ordigni, e giungere al vano dove giace il presidente DC. Questo lavoro, lento, cauto, va avanti per qualche decina di minuti, e intanto siamo costretti, gli studenti universitari e chi scrive, ad abbandonare il posto di osservazione: per ordine del Ministero la biblioteca deve chiudere. Scendo in via Caetani, infilandomi nel seguito del ministro dell’Interno, giusto in tempo per assistere all’apertura del cofano. L’ordine, ripetuto da più voci, è di allontanarsi, ma i cordoni misti di carabinieri e agenti vengono sottoposti a dura pressione dai loro stessi colleghi: non è mancato qualche scontro verbale, con toni accesi, frutto di una tensione crescente. I barellieri fanno fatica ad avvicinare la lettiga al retro della Renault, poi finalmente con uno scrollone lo sportello si apre, e un mormorio di sgomento e di pietà accompagna i gesti lenti dei vigili del fuoco che dolcemente fanno scivolare il corpo rigido sulla barella. Il presidente DC sembra assopito, ma un’aria sofferente è sul volto, coperto dalla barba lunga di qualche giorno. Sembra che dorma: solo il colorito della pelle, giallastro, e gli occhi, semiaperti, tradiscono l’atroce realtà. Sul pavimento del bagagliaio due bossoli, probabilmente calibro 9, e altri due sotto i sedili anteriori. Fra la camicia e la giacca sono stati trovati fazzoletti intrisi di sangue. Qualche traccia di sangue, con capelli dell’ucciso sulla gomma della ruota di scorta, ancora sangue e liquido organico sul pavimento. Nel risvolto dei pantaloni tracce di sabbia; un cappotto grigio e catene da neve, molto arrugginite, sul sedile posteriore. Alle 15 l’ambulanza dei Vigili del Fuoco riesce a farsi strada fra la folla, preceduta da quattro auto della polizia e dei carabinieri, e a partire per l’Istituto di medicina legale. Un poco più tardi un carro gru rimorchia in Questura la Renault rossa. Giunge un gruppo di giovani e al posto dell’auto mette una grande bandiera con lo scudo crociato della DC.
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Categoria: Generale
Ho letto ora queste righe versate da MINO PECORELLI, un democristiano onesto. Di solito le persone che dicono il vero vengono uccise.
Avendo leggiucchiato l’ex gladiatore NINO ARCONTE e il suo blog, noto che la tesi e’ la stessa.
Nessuno, nemmeno la Russia, voleva dei comunisti democratici al potere. A Sofia Berlinguer wbhe uno strano incidente…Moro…si e’ visto cosa gli e’ successo. E forse pure a Pecorelli.
L’agguato di via Fani porta il segno di un lucido superpotere. La cattura di Moro rappresenta una delle più grosse operazioni politiche compiute negli ultimi decenni in un Paese industriale, integrato nel sistema occidentale. L’obiettivo primario è senz’altro quello di allontanare il partito comunista dall’area del potere nel momento in cui si accinge all’ultimo balzo, alla diretta partecipazione al governo del Paese. È un fatto che si vuole che ciò non accada. Poiché è comunque interesse delle due superpotenze mondiali mortificare l’ascesa del Pci, cioè del leader dell’eurocomunismo, del comunismo che aspira a diventare democratico e democraticamente guidare un Paese industrializzato. Ciò non è gradito agli americani. Ancor meno è gradito ai sovietici. Con Berlinguer a Palazzo Chigi, Mosca correrebbe rischi maggiori di Washington. La dimostrazione storica che un comunismo democratico può arrivare al potere grazie al consenso popolare rappresenterebbe (…) la fine dello stesso sistema imperiale moscovita”. A scrivere queste parole non è oggi uno storico esperto di geopolitica, ma Mino Pecorelli, giornalista con ottime fonti nei servizi segreti, sulla sua rivista, Op, il 2 maggio 1978, sette giorni prima della morte del presidente della Dc.
Hai citato Santillo. Posso sbagliare ma era l unico alto funzionario (di stato) non corrotto e non iscritto alla P2.
La cosa fu’ poi riparata. La pecora nera venne promoveatur ut removeatur.
Cordiali saluti Marco
E’ stato il priorato di Sion conl’aiuto delle scienze chimiche.
https://youtu.be/7CEXRTHTLZM
Peccato l’ergastolo ostativo non valga per Moretti. Se collabori esci. Ma non uscirebbe vivo. Come i Graviano.
E’ stato un po cime l attentato a Wojtila..un mussulmano di destra. Lecbombe dei ceceni in Russia. E la morte di Peppino Impadtato mentre faceva l attentato.
Nino Arconte..sopravvissuto..a certi ambiti..dice che pure berlinguer ebbe un attentato a Sofia. Un incidente. Come tutti sti oligarchi e non che muoiono…
Grazie Tosatti per il ricordo.
Pur prigioniero e disperato nelle lettere di Moro traspare (Gladio no…oppure no e poi dopo il 1991 si) una frase: “SE CI FOSSE LUCE SAREBBE BELLISSIMO”.
Beato chi conserverà la fede e magari trova la Luce.
Non di questo mondo.
Rip Aldo Moro
“Meglio che muoia un uomo che una nazione intera” (mi pare lo dissero pure a Cristo!!!).
Ma…in realta’ la nazione non e’ cambiata lo stesso, ne il mondo.
“Questo paese non si salverà, se in Italia non nascerà un nuovo senso del dovere.” Aldo Moro
Moro e la sua scorta furono assassinati (come numerosi altri personaggi moralmente autorevoli) dai fanatici criminali comunisti. Sarebbe folle negare alcune verità positivamente accertate con riscontri oggettivi, perizie, testimonianze attendibili e persino confessioni dei responsabili.
Ricordo ai lettori che negli ambienti di sinistra (circoli, università, sedi comuniste) furono in tanti a festeggiare, cantare e brindare con lo spumante alla strage degli agenti della scorta ed al rapimento dell’uomo politico DC.
Quanto a Kissinger, se avesse voluto agire contro Moro, di certo non sarebbe andato a dirglielo in modo scoperto…
L’Italia costituiva uno snodo fondamentale degli interessi di americani, del comunismo sovietico e dei paesi arabi; e non è da escludere che, oltre ai comunisti qualcun altro avesse da festeggiare. Se comunque ci si attiene ai fatti e non a fantasie bislacche, il fatto è da attribuire ai terroristi comunisti (ben protetti e supportati da numerosi “compagni” anche non italiani), favoriti purtroppo dalla notevole impreparazione nell’addestramento degli uomini della scorta ed dall’inadeguatezza dei mezzi (come ripetutamente denunciato dallo stesso capo della scorta Leonardi, rimasto anch’egli vittima dell’agguato) e dalla stessa determinazione e ferocia dei terroristi.
Ustica e altre stragi sono un capitolo totalmente differente, che tuttavia si ricollega al predetto ruolo chiave e strategico del nostro paese.
Sono fantasie anche quelle del fratello di Moro, magistrato, che sul caso ha scritto un libro? Sono fantasie anche quelle di Steve Pieczenik? Ha letto solo i resoconti dei giornali, oppure ha approfondito?
Che poi ci fosse un appoggio quantomeno ideologico alle Br da parte dell’estremismo di sinistra questo è un fatto indubitabile, ma l’intelligenza del potere consiste non nell’agire apertamente, ma nell’utilizzare e strumentalizzare ciò che già esiste sul campo.
Ho approfondito, ma certo non al punto di leggere, analizzare e valutare di persona ogni libro o ogni mezzo istruttorio.
Che qualcun altro, oltre ai movimenti di sinistra, si sia rallegrato di quanto è accaduto non è in discussione, e l’ho scritto.
Se a lei fa piacere credere alla favola dei brigatisti onnipotenti, non infiltrati, non strumentalizzati, faccia pure.
Le ricordo che facce scasse del calibro di Kissinger fanno e dicono ciò che pare loro a tu per tu. In realtà, non si sa se l’abbia pronunciata lui o un suo tirapiedi, ma il senso non cambia. Fu la moglie stessa a rivelare che il marito era stato minacciato alla Commissione parlamentare.
Si mai I criminali comunisti come il signor Moretti perche’ non resero pubbliche le dichiarazioni su Gladio? In fondo Washington non voleva il compromesso storico per quello: i comunisti avrebbero scoperto la struttura clandestina.
Certo che se c era lo psichiatra americano e la p2 al potere…quei 4 scemi (in confronto) non potevano essere trovati. Magari nascosti si. Il più onesto fu Craxi. Incontrava Morucci ma non lo fece seguire. Poi prodi fececla seduta spiritica ma lo spirito si burlo’ di lui e ĺo indirizzo a GRADOLI invece che in via Gradoli. Oggi la Russia mostra..che non erano migliori degli USA.
@SCEmerito
Le ha risposto don Ettore.
Ma lei non ricorda leclatante denuncia di Imposimato?
Accusò Andreotti Cossiga e Lettieri di aver voluto l’uccisione. Bisognerebbe andare a rileggere tante cose.
La morte di Moro presenta ancora tanti lati oscuri. Lo uccise una congiura internazionale che non voleva l’Italia forte e indipendente che egli sognava.
Forse gli stessi , oggi definiti deep state, che continuano a non amare la nostra nazione…
So che quando incontrai sua moglie e le chiesi se ritenesse responsabile il Partito, mi rispose che lo avevano tradito proprio quelli che egli credeva amici.
La moglie ha sempre dichiarato che in America Moro fu minacciato “da star male”. Ma sa’… inutile indagare sui muri di gomma…abbiamo come presidente della Repubblica un signore (stimabilissimo) ma che non mo risulta si sia mai pronunciato sulla sentenza definitiva su Andreotti e i suoi incontri con Bontade per salvare il fratello. Senza denunciare Bontade che era pure uno banale: disse in Sicilia comandano noi!
C’e’ un ex di Gladio che porto’ una lettera per la liberazione di Moro prima che venisse rapito. La lettera si e’ rivelata autentica.
Ma era il buon vecchio ordine mondiale. Bei tempi! L eta’ dell oro…
Mi correggo. KISSINGER DISSE LEI LA PAGHERÀ CARA AD ALDO MORO. Comunque il significato non cambia.
https://www.meer.com/it/68694-lei-la-paghera-cara
Come ha scritto Stilum curiale emerito mi sembra di ricordare che la stessa mattina del rapimento Moro ci fosse la seduta del Parlamento per la fiducia a un governo monocolore Andreotti appoggiato anche dal PCI. La sera precedente c’era stata una burrascosa seduta della direzione DC. Ovvero era prevista una seduta del parlamento molto burrascosa ed anzi una spaccatura nella DC tra coloro che avrebbero dato la fiducia al governo senza se e senza ma e coloro che avrebbero negato la fiducia spaccando così il partito.
Il rapimento Moro e la strage di via Fani mise tutti d’accordo : la fiducia al governo andreotti sostenuto anche dal PCI fu votata molto velocemente proprio perché lo stato era in emergenza.
Però il rimprovero di Kissinger a cosa si riferiva veramente ? La morte di Moro risale al 1978 : la strage alla stazione di Bologna è del 1980 , mentre la strage fatta da palestinesi all’aeroporto di Fiumicino è del 1973.
Nel 1973 Moro era ministro degli esteri. In quella veste si disse che avrebbe stipulato con i palestinesi il cosiddetto lodo Moro. Ovvero libertà di traffici anche poco puliti per i palestinesi sul suolo italiano a patto che non fossero coinvolti cittadini italiani.
Poteva essere questa la causa del rimprovero di Kissinger ? La stipula di quel lodo ?
Ma conosceva Kissinger le dinamiche vere esistenti tra un ministro è i suoi sponsor ? Vedi papa Montini ? Avrebbe Moro stipulato un simile accordo senza il placet del suo amico papa ?
Dio solo sa quante personalità fino al giorno d’oggi sono state private di vivere il giorno prima di un evento decisivo, quale processo, sentenze, e cose simili. Accade tuttoggi per i medici e scienziati che hanno tangibili prove, accade per i generali che assimilarono l’integrale memo e capirono, i vescovi e chiunque operi per la pace e la giustizia.
Se Moro si fosse presentato quela mattina e mostrato la denuncia, già solo per il fatto di mostrarla avrebbe fermato subito il sistema corrotto e tutti coloro che hanno asservito quel sistema..
In un recente video su Radio Radio, Il Professor Alessandro Meluzzi ha ricordato che Aldo Moro stava creando i presupposti per qualcosa di non conveniente e sgradito da parte Italiana per gli americani ( non ricordo più di cosa si trattasse) , dopodiché sappiamo tutti com’è andata a finire. A conferma di ciò esiste un libro che racconta le relazioni italo americane di quell’epoca, ed il titolo di questo libro è LEI FARÀ UNA BRUTTA FINE in riferimento alle parole di Kissinger ad Aldo Moro in un incontro credo in Italia. Mi sembra che queste parole siano poi venute alla luce Grazie alla moglie di Moro. Ricordo poi che Gheddafi voleva sganciarsi dal dollaro e creare una moneta africana…..Saddam Hussein intendeva anche lui sganciarsi dall’america ( non mi ricordo più come) .Entrambi questi 2 smarcamenti dei dittatori mediorientali con loro conseguente morte sono stati raccontati da Meluzzi su Radio Radio….
Il cielo ci avvisa , come ci avviso’ a Fatima riguardo un segno che sarebbe apparso in Cielo e che avrebbe segnato l’inizio della seconda guerra mondiale…….
https://youtu.be/JG_lza0ZjFs
https://www.storiaechiesa.it/fatima-laurora-boerale-annuncio-la-ii-guerra-mondiale/
https://www.uccronline.it/2012/04/16/fatima-il-grande-segno-nel-cielo-prima-della-guerra-fu-una-vera-profezia/
Nicola, grazie. E’ sempre sul pezzo, anche “spiritualmente”. Impressionante e preoccupante il cielo rosso in Cina. Tra qualche giorno – venerdì – ricordiamo la Madonna di Fatima…
Esatto , tutto a distanza di pochi giorni…Cielo Rosso Sangue e memoria di Fatima….l
All’epoca ero giovinotto da poco congedato dal militare. Mi evito’ di essere messo per strada nella vana speranza ( o messinscena ? ) di poter bloccare i brigatisti. Il suo ottimo articolo ha restituito alla mente vividi ricordi e il grande dispiacere nel vederlo morto nella renault , attraverso riprese televisive. Moro dava l’impressione di essere una persona buona per cui non mi spiegavo il perche’ del rapimento e ancor meno dell’omicidio. Sinceramente, anche allora non ho mai pensato che qualche brigatista potesse organizzare e portare a termine la strage di via Fani. Roba da killer professionisti perfettamente addestrati.
Io di anni ne avevo un po’ di più : 38 per la precisione. Quello che posso dire è che per buona parte dell’opinione pubblica, a far innervosire le BR contro Moro sia stata la sua opera di riavvicinamento tra DC e PCI . Era famosa la sua teoria delle “convergenze parallele” e del “compromesso storico”. Se non ricordo male, proprio in quei giorni veniva varato un governo “monocolore” democristiano con l’appoggio esterno delle sinistre capeggiate dal PCI. Ciò contrastava con lo spirito rivoluzionario dell’ideologia che ispirava le BR . Al momento del sequestro forse le BR non prevedevano l’uccisione di Aldo Moro. La sua esecuzione dipese forse anche dal fatto che le trattative per un rilascio di Aldo Moro in cambio di alcuni brigatisti incarcerati non andò a buon fine. Così Aldo Moro da ostaggio divenne un condannato a morte.
E/C : nel 1978 di anni ne avevo 48, non 38.
Mi permetta: complimenti per l’età!! In questi casi la voglia di vivere insieme al destino aiutano.
Il perchè lo si voleva a tutti costi morto, io penso che sia legato a motivi di immagine.”L’immagine è tutto” e il popolo una volta saputo che un certo tizio fosse coinvolto in trattative illegali e corrotte avrebbe perso la fiducia e non sarebbe più stato debole nel farsi ingannare.
Oltre a questo, Moro sicuramente, aveva visto in faccia tutti coloro tra i responsabili che lo sequestravano e lo stavano fintamente rilasciando, e che non potevano lasciarlo libero se non si fidavano di un eventuale amnistia e riservatezza nei loro confronti.
Frasi celebri https://www.frasicelebri.it/frasi-di/giulio-andreotti/
“La cattiveria dei buoni è pericolosissima. Gli altri la distribuiscono in dosi giornaliere, mentre chi la concentra ne fa strumenti esplosivi.”
E chi ci dice che quel giorno non ci fosse davvero un concentrato di catteveria il giorno del ritrovamento , per salvare l’ immagine di chi lo ha voluto non vivo e lo ha tradito?
Salve stimcuriale.
Come nelle cose di cuŕia, nelle cose di stato esistono maneggi.
Antonino Arconte ci mette la faccia (su youtube). Cossiga l’ha smentito a parole. Andreotti e’ stato zitto. Un vero uomo i segreti se li porta nella tomba (Licio Gelli) 🙂
Ps: ricordiamoci che Gladio era “segreta” come TUTTA la stay Behind della Nato. E Moro, disperato, ne parlo’ a MORETTI. Il prode comunista che ha taciuto e tace. 😀
http://www.archivio900.it/it/articoli/art.aspx?id=5275
Un vero rivoluzionario, dopo aver ucciso Moro, stampa l’interrogatorio su Gladio. Ora non so’ tutta la vicenda, non la ricordo. Forse Gladio fu omesso pure in “via montenevoso”. Non era caduto il muro ancora. Poi Andreotti parlo’.
Si vede che Moretti….non voleva far scoppiare una guerra civile..eran cose di poca importanza mi pare che abbia detto.
Primo Levi era parente di Arrigo Levi?
Primo Levi aveva stima di Moro?
Concordo con Maria Giulia : un libro DA LEGGERE.
Domanda alla Sig.ra Mimma.
Scrivendo “Scudo Crociato traditore” che cosa intende insinuare? Che a tramare e a dar corso al rapimento e alla soppressione fisica di Aldo Moro, siano stati alti esponenti della DC ? Chiedo lumi chiarificatori. Grazie.
A organizzarlo no, ma a lasciarlo morire sì. La Dc era totalmente succube degli USA, i quali lo volevano morto. Chissà come mai quando rapirono Dozier, nel 1982, in quattro e quattr’otto fu ritrovato.
Dozier era un Generale delle Forze Armate Statunitensi. Fu liberato dopo più di 40 giorni dal rapimento. L’unico aspetto che rende simili il caso Moro e il caso Dozier è il rapimento da parte delle BR.
Non mi risulta che per Dozier S.S. Paolo VI abbia scritto una lettera alle BR come quella che scrisse il 21 aprile del 78 per chiedere, supplicando, la liberazione di Aldo Moro.
Il caso Moro è nato in Italia e finito in Italia. I recursus ad infinitum tirando in ballo gli USA (su quali basi poi?) mi sembrano più opere di fantasia che ricostruzioni storiche dei fatti. A meno che lei non abbia qualche prova.
Caro Stilum curiale sono stati scritti molti libri che indicano un coinvolgimento americano, a partire da quello del fratello Carlo.
Ma la testimonianza più esplicita è quella di Steve Pieczenik, che a trent’anni dell’omicidio ammise tranquillamente il fatto che Moro fu lasciato morire per il timore che il PCI andasse al potere (sempre che la motivazione sia vera e che le ragioni non fossero altre). Comunque, è risaputo che il compito di questo personaggio era quello di fare in modo che il governo italiano non facesse nulla, cosa che è puntualmente avvenuta.
Su Moro a differenza del generale Laporta, ho molte riserve. Non penso che fosse un eroe e tantomeno un santo. Era un notabile democristiano che ha gestito il potere anche con spregiudicatezza; ha aperto la strada alla sinistra e ai suoi disvalori, aborto compreso, è stato uno dei rappresentanti, a livello cattolico, di quel sinistrismo di cui parlava Don Sturzo negli Anni Cinquanta. Ha incarnato benissimo il cattolico secondo Gramsci, che alla fine dissolve il proprio cattolicesimo se non nel comunismo quantomeno nella “sinistra”. A sua volta il comunismo si è dissolto nel radicalismo o sinistra liberal, ossia nel nichilismo.
Tutto ciò però, non significa che gli altri fossero migliori: semplicemente hanno raggiungervi gli stessi obiettivi attraverso il liberismo selvaggio e facendo fuori lui.
Ciò che lei è non solo lei non capisce è che liberalismo e comunismo hanno, in fondo, la stessa radice, ossia la riduzione dell’uomo alla sua dimensione economica e dissolvono entrambi il Cristianesimo e ogni tradizione che ostacoli il materialismo.
Aldo Moro è sempre stato, in vita, un personaggio difficile da capire. Tant’è che, scherzando, qualcuno aveva detto che il suo motto era : MI SPEZZO MA NON MI SPIEGO. (!!!) .
Fargli adesso un processo e dire addirittura che ha aperto alla sinistra e ai suoi disvalori, aborto compreso, mi sembra una mancanza di rispetto verso un uomo che ha pagato molto cara la sua coerenza ad una politica di dialogo fra le classi sociali piuttosto che lo scontro armato e rivoluzionario portato avanti dall’estrema sinistra (BR).
“già allora i media non servivano mica a informare.”
Il passato non è che il prologo. E la fine dell’Italia come Stato sovrano iniziò proprio quel giorno
Scudo Crociato traditore.
Di Cristo , della patria, di Moro.
Pezzo magistrale, dottor Tosatti, e commovente.
Lo scudo crociato, in passato, costituiva uno specchietto per le allodole: poteva illudere i “semplici Cristiani” che, proprio dietro quel simbolo della “cosiddetta” Democrazia Cristiana, fossero presenti persone di autentica fede il cui scopo fosse quello di rappresentare un baluardo nella difesa dei valori evangelici.
Sappiamo tutti che “nobile” fine abbia fatto la Democrazia Cristiana, Lo Spirito Santo però non si è lasciato incantare nè catturare dallo scudo crociato: lui continua a soffiare dove vuole.
Democrazia Cristiana è una contraddizione in termini due volte.
1) perché il Cristianesimo, se è Annuncio Regale, non può essere democratico;
2) perché, in combutta con i comunisti, costituì “Il Centro che ci portò a Sinistra”, dal titolo di un libretto molto pertinente del prof. De Mattei.
ora pure lui a sinistra…
Mio padre mi iscrisse “a forza” alla dc nel 1989. Non era cattivo. Sapeva che non vajevo nulla e voleva aiutarmi a trovare un lavoro. Ricordo vagamente la sala, il crocifisso appeso..ecco il crocifisso…Non penso che ero credente ma ingenuo si.
Iniziarono a parlare:
“Amici 😀 (li erano amici, altrove compagni altrove camerati) se riusciamo a far entrare qualcuno all aasl, saltiamo le code d attesa. Premetto che questi erano laureati “studiati”.
Durante poco. Mi scandalizzai me ne Andai. Ero schifato per quel crocefisso.
Ebbi aiuti. Ma il posto lo trovai senza aiuto. Fu un caso. Andava così. Oggi invece pure.
Ripeto: “L’urlo di Moro” Carlo Gaudio Rubbettino editore.