Un Prete in Cammino per Diritti e Libertà. Oggi da Telti a Olbia.

6 Maggio 2022 Pubblicato da

 

Marco Tosatti

Cari amici e nemici di Stilum Curiae, continua il pellegrinaggio di don Emanuele Personeni da Bergamo a Roma, toccando tutta l’Italia, in difesa di diritti e libertà negate da un governo di malfattori, contro la Costituzione, che nessuno si perita di difendere, tantomeno il cosiddetto garante. #camminaeascolta. E per far giungere al pontefice regnante una lettera firmata da molte persone a cui viene proibito di lavorare e avere una vita sociale. Ecco la tappa di oggi.

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TAPPA da TELTI a OLBIA

circa km 15

VENERDI’ 06/05/2022

a piedi; partenza ore 9

TELTI (SS) -Parrocchia di Santa Vittoria

OLBIA (SS) -Parrocchia di San Paolo Apostolo

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VANGELO DI VENERDÍ 6 MAGGIO TEMPO DI PASQUA

Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo Gesù disse si suoi discepoli:« Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo». Allora i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?». Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me. Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno». Gesù disse queste cose, insegnando nella sinagoga a Cafàrnao.

Commento

Testo assai crudo quello odierno, bisognoso più che mai di qualche chiave di lettura. Il realismo con cui Gesù parla della sua carne e del suo sangue e della necessità di mangiarne può suscitare repulsione e spingerci a considerare le parole di Gesù come allegoriche. Gesù invece sta proprio dicendo che la sua carne e il suo sangue sono cibo e bevanda senza le quali non c’è vita. Prima di spiegare indugiamo un poco sullo scandalo che queste parole hanno prodotto negli ascoltatori. Nella tradizione giudaica si riteneva che il consumo di carne non fosse esistito fino al diluvio universale. Secondo questa tradizione, prima di allora gli esseri umani si erano nutriti soltanto di vegetali. Dopo il diluvio invece, Dio avrebbe permesso agli uomini di nutrirsi di carne animale ma con una proibizione: “non mangerete la carne con la sua vita (nephesh), cioè con il suo sangue” (Gen 9,4). Per i Giudei questo precetto era assoluto al punto che la prima Chiesa decise di mantenerlo anche per i convertiti alla fede cristiana provenienti dal paganesimo. Ora Gesù viene a dire di mangiare la sua carne e bere il suo sangue. Un’affermazione irricevibile e fonte di scandalo (E. Bianchi). Giá il fatto che Gesù dicesse di essere il pane disceso dal cielo era scandaloso. Che quel pane fosse la sua carne e il suo sangue era più che scandaloso, era un insulto a Dio. Come intendere dunque le parole di Gesù? Quando Gesù parla della propria carne, parla della concretezza della sua persona. La carne di Gesù é l’umanità concreta del bambino di Betlemme, dell’uomo Gesù di Nazareth, del crocifisso e infine del Risorto. La carne di Gesù é la carne accarezzata da Maria, sensibile al dolore altrui, ferita nella passione, uccisa sulla Croce, risorta l’ottavo giorno. Nessuno di noi pensa che sulla croce sia morta soltanto la carne di Gesù. Ma sottolineare la carne e il sangue significa dire che Gesú é morto realmente. Perché Gesù insiste tanto sul tema della sua carne? Perché il rischio é quello di considerare la carne di Gesù irrilevante ai fini della salvezza. Il rischio é pensare che non é la carne dell’uomo il luogo dove la salvezza si fa viva ma che essa sia questione eminentemente spirituale. Il rischio é pensare che la carne di Gesù e dell’uomo siano una sorta di contenitore provvisorio e ultimamente non essenziale dello spirito. Invece no. Anzi, siccome la stessa parola “corpo” può essere intesa in senso assai largo, l’evangelista Giovanni (unico tra gli evangelisti) nel suo prologo al Vangelo non dice che Dio si fece “uomo” o “corpo” ma dice proprio “si fece carne”, a sottolineare quell’elemento dell’esistenza umana che accomuna tutti gli esseri umani. Le parole carne e sangue vanno intese dunque come l’umanità totale e concreta di Gesù. La salvezza é la salvezza dell’uomo e l’uomo é una cosa sola con la sua carne. Per questo nella fede cristiana la resurrezione della carne é centrale.

 

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