Un Prete in Cammino per Diritti e Libertà. Oggi da Agira ad Enna.

15 Aprile 2022 Pubblicato da

 

 

Marco Tosatti

Cari amici e nemici di Stilum Curiae, continua il pellegrinaggio di don Emanuele Personeni da Bergamo a Roma, toccando tutta l’Italia, in difesa di diritti e libertà negate da un governo di malfattori, contro la Costituzione, che nessuno si perita di difendere, tantomeno il cosiddetto garante #camminaeascolta. E per far giungere al pontefice regnante una lettera firmata da molte persone a cui viene proibito di lavorare e avere una vita sociale. Ecco la tappa di oggi.

***

 

 

 

TAPPA da AGIRA a ENNA

circa km 32

VENERDI’ 15/04/2022

in bicicletta.

Partenza alle ore 8,15 circa

AGIRA (EN) -Parrocchia di San’Antonio da Padova

NISSORIA (EN) -Parrocchia San Giuseppe

LEONFORTE (EN) -Parrocchia di Santa Maria della Catena

ENNA -Parrocchia di San Bartolomeo

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VENERDÍ SANTO 15 APRILE

Dalla lettera agli Ebrei

Fratelli, poiché abbiamo un sommo sacerdote grande, che è passato attraverso i cieli, Gesù il Figlio di Dio, manteniamo ferma la professione della fede. Infatti non abbiamo un sommo sacerdote che non sappia prendere parte alle nostre debolezze: egli stesso è stato messo alla prova in ogni cosa come noi, escluso il peccato. Accostiamoci dunque con piena fiducia al trono della grazia per ricevere misericordia e trovare grazia, così da essere aiutati al momento opportuno. [Cristo, infatti,] nei giorni della sua vita terrena, offrì preghiere e suppliche, con forti grida e lacrime, a Dio che poteva salvarlo da morte e, per il suo pieno abbandono a lui, venne esaudito. Pur essendo Figlio, imparò l’obbedienza da ciò che patì e, reso perfetto, divenne causa di salvezza eterna per tutti coloro che gli obbediscono.

Commento

Consiglio vivamente in questo venerdì la lettura personale dei capitoli 18 e 19 del vangelo di Giovanni. Dopo averla letta personalmente, la cosa da fare é ascoltare questo testo nella liturgia del venerdì santo che si celebra in ogni comunità cristiana. Per aiutare la comprensione dei testi della passione mi servo della Lettera agli Ebrei che verrà proclamata nella liturgia odierna. Essa ci offre una chiave di lettura utile a interpretare l’atteggiamento di Gesù lungo tutti i giorni della sua vita, inclusi questi ultimi. L’autore dice che Gesù “imparò l’obbedienza dalle cose che patì”. Cosa significa precisamente la parola “patire”? Normalmente la colleghiamo alla parola “soffrire”, ma alla sua radice la parola “patire” é semplicemente il contrario della parola “agire”. Mentre l’agire definisce ciò che l’uomo compie volontariamente, il patire ha a che vedere con ciò che gli accade senza che l’abbia cercato o a dispetto di quanto ha cercato. Rientrano nell’esperienza del “patire” tutti gli eventi, lieti o tristi, graziosi o drammatici, che irrompono nell’esistenza per volontà di altri o a causa di circostanze imponderabili. L’esperienza bellissima di essere messi al mondo e coccolati da piccoli, un dono inaspettato innamorarsi. Ma anche l’esperienza di essere abbandonati, ignorati, umiliati. Tutte esperienze nelle quali l’uomo viene sorpreso e colto impreparato da volontà altrui che illuminano oppure oscurano la grazia di vivere. Al patire appartengono le esperienze nelle quali ci viene donato qualcosa di bello in modo del tutto inatteso e quelle nelle quali ci viene strappato qualcosa in modo altrettanto inatteso. Si tratta ora di capire in che modo agire di fronte al patire, quale atteggiamento assumere di fronte a ciò che accade. Se al dono siamo soliti rispondere con gratitudine, al male siamo soliti rispondere con altrettanto male, oppure con sottomissione e quasi sempre pensando che il bene sia stata un’illusione e l’amore di Dio pure. Come ha agito Gesù di fronte a ciò che ha patito? Egli ha ricevuto cose bellissime nelle quali ha ri-conosciuto la bontà del Padre e gli sono state strappate con violenza le stesse cose che il Padre gli aveva donato, la dignità, gli amici, la vita. Gesù avrebbe potuto smettere di credere nel Padre e smettere di amare. E invece no. Ha continuato a credere e ad amare. Ha trasformato ciò che gli veniva strappato in un dono. Non siete voi che mi togliete queste cose, sono io che le dono. Gesù non si é fabbricato la propria Croce. Ha accolto quella che gli uomini gli hanno messo addosso. Lui ha soltanto deciso con quale atteggiamento stare su quella croce, ha deciso quale senso doveva avere. Gesù ha continuato ad obbedire alla volontà di Dio -amare l’umanità- percorrendo anche le strade che NON aveva scelto ma che altri avevano stabilito per lui, continuando però a testimoniare ciò che lui voleva. Dio é amante della vita e non ama certo LA sofferenza. Possiamo però dire che Dio ama anche “NELLA” sofferenza. Il Signore ha sempre cercato di liberare le persone dalla sofferenza. Ha dedicato tutta la vita a questo. Nessuno aumenti intenzionalmente la propria sofferenza (o quella degli altri) credendo così di far piacere a Dio.

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3 commenti

  • CAGI41 ha detto:

    Domanda a chiunque può rispondere: “La “marcia” di don Emanuele non era Bergamo-Roma?. Ha perso la strada (chiedo scusa) oppure è cambiato lo scopo della sua “marcia”?
    A nessuno (e tanto meno a un sacerdote) è consentito cambiare le regole in corso d’opera! O mi sbaglio?

  • Signor Brega ha detto:

    Il maggior mondo (Megacosmos), cioè quello ove noi abitiamo, non si cambia; se prima non cambiamo ”radicalmente” il minor mondo (Microcosmos), ossia l’uomo individuo, nel quale reputano gli antichi avere loro ricetto tutti gli accidenti e le qualità del maggior mondo.