Settimana Santa, e gli Elementi di Cronologia nei Quattro Vangeli.
12 Aprile 2022
Marco Tosatti
Carissimi StilumCuriali, mi sembra opportuno, alla vigilia dei giorni così importanti nella memoria del cristianesimo portare alla vostra attenzione questo breve articolo di un amico fedele del nostro sito. Buona lettura.
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LA DOVIZIA DI DETTAGLI CRONOLOGICI NEI QUATTRO VANGELI
Smentita qualsiasi frettolosa accusa di imprecisione affibbiata da critici malevoli, chi si fida dei testi può agevolmente ripercorrere gli avvenimenti apprezzando la coerenza dei dettagli riferiti dagli evangelisti.
Nostro Signore sale a Gerusalemme per vivervi da Agnello di Dio la Pasqua dell’anno 33 d.C.
La Pasqua quell’anno cadeva casualmente in giorno di sabato, il 15 nisan. La data nel calendario ebraico cambia al tramonto; pertanto l’espressione “il giorno dopo”, riferita ad un orario in cui c’è ancora luce ma è già tramontato il sole, secondo la nostra attuale logica può coincidere con il medesimo giorno in corso.
Il momento in cui si immolavano gli agnelli di cui cibarsi festeggiando la Pasqua è proprio il pomeriggio del 14 nisan: esattamente l’ora in cui Gesù crocifisso consegna lo spirito al Padre. Le 24 ore del 14 nisan di quell’anno presero inizio al tramonto del giovedì sera per concludersi al calar del sole del venerdì.
La data coincide con il primo giorno degli Azzimi ed era anche la Parasceve.
Il “giorno dopo”, sempre nel nostro venerdì sera, è dopo il tramonto, già entrati nel sabato ebraico. Un sabato solenne, inizio della Pasqua, dopo che Gesù è stato frettolosamente chiuso nel sepolcro perché incombe la festa. Sul cadavere sono stati condotti solo una parte dei rituali di sepoltura, già splendevano le luci del sabato (Lc 23,54). Eppure i sommi sacerdoti e i farisei vanno da Pilato per avere il permesso di vigilare il sepolcro (Mt 27,62-66): già dopo la Parasceve! Non c’è “un giorno in più”, come si inventa qualcuno con troppa fantasia.
Non c’è nessuna discrepanza tra i quattro evangelisti, malgrado sia comune leggere qua e là di una presunta incongruenza che non c’è, citata come se fosse plateale, marchiana, rinunciando a darsi le spiegazioni che esistono e dubitando dell’attendibilità del racconto dell’evento fondamentale della Redenzione, così come dello strumento, il vangelo, che ce la racconta.
I vangeli sono semplicemente stati scritti in tempi differenti (anche se non molto lontani e tutti ben prima del 70 d.C.) e gli autori usano criteri logici e temporali propri: ad esempio l’ora terza (quella della crocifissione nel vangelo di Marco 15,25) è computata secondo il criterio romano (una terna di ore dalle 9 alle 12) e non contrasta affatto con l’ora sesta (tra le 11 e le 12) nel modo di contare le ore (una ad una), al modo ebraico, utilizzato da Giovanni 19,14. Il buio inspiegabile sceso mentre Gesù è inchiodato alla croce dura dall’ora sesta alla nona, cioè per le tre ore dalle 12 alle 15 circa. L’orario è sempre quello e i vangeli non si contraddicono!
Serviamoci allora di uno schematico riassunto per accompagnare il Signore in questa settimana santa.
Esodo 12,3 prescrive che l’agnello da sacrificare il 14 nisan sia procurato il 10 nisan. Sei giorni prima della Pasqua (Gv 12,1) che cade il giorno 15: si tratta di sei giorni inclusi gli estremi. E’ un modo comune di contare che spiega perché “il terzo giorno”, quello della resurrezione, non debba cadere 72 ore dopo la morte, ma semplicemente il giorno 16 nisan, finito il sabato, il primo giorno della settimana.
Il 10 nisan Gesù giunge a Betania ove cena. Il giorno seguente (la logica giovannea non è quella usata per esempio da Matteo e la data resta la stessa, anche se il fatto accade il mattino seguente) è sempre il 10 nisan, quello in cui l’Agnello di Dio entra in città. I racconti dei quattro evangelisti permettono di seguire bene la scansione dei giorni seguenti: in particolare il vangelo di Marco segue ognuno degli spostamenti tra Gerusalemme e Betania. La sera del giorno 11 nisan (dopo il tramonto del giorno in cui il popolo grida Osanna) Gesù e i discepoli tornano a Betania (Mc 11,11). Il mattino fanno ritorno a Gerusalemme (con l’episodio del fico per strada). Gesù scaccia i venditori dal tempio (episodio in tutti i sinottici: Mt 21,12; Mc 11,15 e Lc 19,45). A sera ancora a Betania (Mc 11,19): siamo già entrati nel 12 nisan.
Dopo essere andato a Betania, la notte Gesù pernottava all’aperto sul monte degli Ulivi (Lc 21,37). Il mattino avveniva il nuovo trasferimento in città (con verifica per via del disseccamento del fico).
Quel giorno c’è lo spunto sull’autorità del Maestro (nei sinottici: Mt 21,23; Mc 11,28 e Lc 20,2) e poi i discorsi escatologici. Al termine di questa intensa giornata di predicazione due dei vangeli collimano in questa affermazione di Gesù: “fra due giorni è Pasqua” (Mt 26,1; Mc 14,1). Luca non li contraddice, spiegando che si tratta della festa degli Azzimi (Lc 22,1). Quella sera, già entrati nel 13 nisan, a Betania (Mc 14,3) Gesù riceve l’ennesimo “spreco” di unguenti profumati (un altro, non lo stesso come si evince dai dettagli, dopo quello del 10 nisan). E’ la sera in cui matura il tradimento di Giuda, quando le autorità stabiliscono di uccidere il Signore prima della festa. Il tempo ormai stringe e in nessuno dei vangeli ci sta qualcosa d’altro.
Al termine di quel giorno iniziano i preparativi per l’ultima cena, che prenderà avvio entrati già nel 14 nisan. L’ultima cena è datata il primo giorno degli azzimi, quando si immolano gli agnelli (Mt 26,17; Mc 14,2; Lc 22,7). Gesù e i discepoli si siedono a mensa venuta la sera: è ancora giovedì sera per noi, ma siamo già nel 14 nisan per il calendario ebraico (Mt 26,30; Mc 14,17; Lc 22,14). Giovanni non fa che dare conferme: l’ultima cena è “prima della festa di Pasqua” (Gv 13,1), nel giorno che è di Parasceve (Gv 19,14) come afferma descrivendo quel che accadrà il mattino, dopo la cattura. La Parasceve è indiscutibilmente la vigilia del sabato (Mc 15,42; Lc 23,54; Gv 19,42). Non c’è nulla che non sia chiaro.
R. S.
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Tag: settimana santa
Categoria: Generale
Anche ne “l’evangelo come mi è stato rivelato” di Maria Valtorta, molte presunte incongruenze dei racconti evangelici vengono risolte in maniera chiara, smentendo le tesi dei critici malevoli.
Dalla prima riga subito ho capito: “questo scritto è di R.S”…perchè d’ un tempo arrichisce assai SC, con ogni suo intervento. Perchè non molto fa ha descritto qualcosa di prezioso, dicendo tornava ricevere in bocca la Comunione, si capisce che non è un molto ben preparato Sacerdote, ma un molto ben preparato laico, cosa più meravigliosa, perchè in noi dovrebbe essere normale, anche se per disgrazia non lo è, ma trovare lei è un oasis di Speranza, in quest’Apostasia tremenda.
V’ auguro continuare in santità, questa SETTIMANA SANTA MMXXII.
In questi giorni, nella Liturgia di sempre, proclamiamo La Passione, dai 4 Vangeli: Domenica delle Palme, oggi Martedì, domani e certamente Venerdì Santo.
Grazie carissimo fratello R.S…
Scusi, volevo aggiungere:
75° anniversario prima apparizione della VERGINE DELLA RIVELAZIONE a Bruno Cornacchiola, a Tre Fontane, Roma, a tre passi…da dove fu decollato San Paolo.
ET EXPECTO TRIUMPHUM CORDIS IMMACULATI MARIÆ.
Caro Padre, ogni gloria sta solo in Dio.
Il Signore Gesù nella sua umanità viene glorificato dal Padre durante tutta “l’ora” (come la intende San Giovanni) della manifestazione visibile della potenza di Dio: quella dei segni miracolosi, poi della croce, poi della risurrezione e infine dell’ascensione.
Dio ha preso sembianze umane perchè l’umanità, redenta dal sacrificio del Cristo, tornasse a dar gloria a Dio e non a se stessa.
Il fraintendimento purtroppo è sempre possibile.
Una Chiesa che non predichi e celebri la gloria di Dio cerca solo gloria presso gli uomini.
La gloria visibile di Cristo non sta nell’applauso dell’opinione pubblica, bensì nella croce che umanamente ne certifica il ludibrio.
Quella gloria prorompe dalla vittoria sulla morte (Gv 12, 31: adesso il capo di questo mondo è stato gettato fuori!), perchè Gesù Cristo ha accettato di perdere la vita nel mondo per salvarla nel tempo e nell’eternità.
Il Gesù che incarna la gloria divina è lo stesso presente nel Santissimo Sacramento.
La sua gloria presente lungo il ministero resta disponibile secondo il vero magistero.
Noi siamo nel tempo della gloria: quella gloria che Gesù ricevette in terra, ma il Figlio aveva già presso il Padre prima che il mondo fosse! E’ un mistero denso, che gli uomini possono vivere al cospetto degli angeli o disperdere della gloria che piace al mondo.
Gesù ama anche Giuda che lo tradisce perchè non cerca la sua gloria! Sapersi agnello immolato e bere quel calice senza scendere dalla croce, sfidato a farlo, spiega meglio di qualsiasi altra cosa quello che seppe comprendere la Madre. Non pensò affatto di essere stata “imbrogliata” dall’Onnipotente. Attese la resurrezione del Figlio, secondo la promessa di Dio passando dai misteri del dolore a quelli della gloria.
ESATTAMENTE!!! oasis di Speranza, in quest’Apostasia tremenda.
GRAZIE ANCORA.
L’obiettivo che hanno i satanisti è sempre lo stesso : abbattere il Cristo. Hanno sempre proceduto e procedono andando dietro ogni parola per confutarne il significato, produrre dubbio e così dimostrare che è una falsità. NS Gesù Cristo non era l’Agnello di Dio ma un semplice predicatore morto in croce per sedizione. Ma non prevarranno.
egli fu un rivoluzionario condannato per sedizione e lesa maestà.egli negò la divinità dell’imperatore.un reato del genere richiedeva un processo vero, non certo quello raccontato nei vangeli.il vero nome era Chrestos che significa buono,virtuoso. di chrestos capo dei crestiani scrissero tacito e svetonio.la Pasqua adattata alla bibbia fu istituita da Costantino al concilio di nicea mentre il Natale fu istituito da Todosio che cancellò la festa del dio mitra a roma e del dio osiride ad alessandria d’egitto che si tenevano il 25 di dicembre.
Finalmente qualcuno che si è accorto che tutto quadra! Con buona pace di chi voleva aggiungere un giorno o parla di incongruenze.