Jacques Baud (Servizi Svizzeri). Come Putin Otterrà i suoi Obiettivi.
30 Marzo 2022
Marco Tosatti
Cari amici e nemici di Stilum Curiae, mi sembra interessante offrire alla vostra attenzione questo saggio di militare svizzero, analista strategico, specializzato in questioni dell’Europa Orientale. Lo ha pubblicato, traducendolo dalla lingua originale, il sito NoGeoingegneria, che ringraziamo per la cortesia. Troviamo che il documento sia estremamente equilibrato e completo. Buona lettura.
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Il saggio di Jacques Baud, analista strategico svizzero, Head Small Arms and Light Weapons & Mine Action/Political Affairs and Security Policy Division/Nato (Brussels) dal 2013 al 2017.
Il colonnello dell’esercito svizzero Jacques Baud, che è stato in missioni umanitarie all’estero, ha lavorato per l’ONU e per la NATO, e ha scritto diversi libri su intelligence, guerra asimmetrica, terrorismo e disinformazione, conosce molto bene gli attori che agiscono attualmente e anche le regioni in Ucraina. “Conosco molto bene la Russia, grazie al mio precedente lavoro di intelligence, la NATO, l’Ucraina e il relativo ambiente. Parlo russo e ho accesso a documenti che solo poche persone in Occidente guardano”, riassume Baud all’inizio di un’intervista: https://www.zeitgeschehen-im-fokus.ch/de/.
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I referendum condotti dalle due repubbliche autoproclamate di Donetsk e di Lugansk nel maggio 2014 non sono stati referendum di “indipendenza” (независимость), come sostenuto da alcuni giornalisti poco scrupolosi, ma referendum di “autodeterminazione” o di “autonomia”. L’aggettivo “filo-russo” suggerisce che la Russia fosse parte del conflitto, ma non era proprio il caso. Il termine “russofoni” sarebbe stato più onesto. D’altra parte, questi referendum sono stati proposti contro il parere di Vladimir Putin.
In realtà, queste repubbliche non hanno cercato di separarsi dall’Ucraina, ma di acquisire uno status di autonomia che garantisca loro l’uso del russo come lingua ufficiale. Infatti, il primo atto legislativo del nuovo governo formato dopo il rovesciamento del presidente Yanukovych, è stata l’abolizione, il 23 febbraio 2014, della legge Kivalov-Kolesnichenko del 2012 che faceva del russo una lingua ufficiale. Questa decisione provocò una tempesta nella parte di popolazione di lingua russa. Ne seguì una feroce repressione contro le regioni di lingua russa (Odessa, Dnepropetrovsk, Kharkov, Luhansk e Donetsk) fin dal febbraio 2014, che condusse ad una militarizzazione del contesto e ad alcuni massacri (a Odessa e Mariupol, i più importanti). Alla fine dell’estate del 2014, non resta altro che le repubbliche autoproclamate di Donetsk e Luhansk.
In questa fase, troppo rigidi e trincerati dietro ad un approccio dottrinario dell’arte delle operazioni, gli stati maggiori ucraini subiscono il nemico senza riuscire ad imporsi. L’esame dello svolgimento dei combattimenti nel 2014-2016 nel Donbass mostra che lo stato maggiore ucraino ha applicato sistematicamente e meccanicamente gli stessi schemi operativi. Tuttavia, la guerra condotta dagli autonomisti assomiglia molto a ciò che osserviamo nel Sahel: delle operazioni molto mobili effettuate con mezzi leggeri. Con un approccio più flessibile e meno dottrinario, i ribelli sono stati in grado di sfruttare l’inerzia delle forze ucraine per “intrappolarle” ripetutamente.
I ribelli sono armati grazie alle defezioni delle unità ucraine di lingua russa che passano dalla parte dei ribelli. Con il progredire degli insuccessi ucraini, i battaglioni di carri armati, di artiglieria o di contraerea incrementano i ranghi degli autonomisti. È questo ciò che spinge gli ucraini ad impegnarsi negli accordi di Minsk.
Ma, subito dopo aver firmato gli accordi di Minsk 1, il presidente ucraino Petro Poroshenko lancia una vasta operazione antiterrorismo (ATO / Антитерористична операція) contro il Donbass. Bis repetita placent: consigliati male dagli ufficiali della Nato, gli ucraini subiscono una sconfitta schiacciante a Debaltsevo che li costringe ad impegnarsi negli Accordi di Minsk 2.
È essenziale ricordare qui che gli accordi di Minsk 1 (settembre 2014) e Minsk 2 (febbraio 2015), non prevedevano né la separazione, né l’indipendenza delle repubbliche, ma la loro autonomia nel quadro dell’Ucraina. In queste accordi è scritto esplicitamente che lo status delle repubbliche doveva essere negoziato tra Kiev e i rappresentanti delle repubbliche, per una soluzione interna all’Ucraina.
Ecco perché dal 2014, la Russia ha sistematicamente chiesto la loro applicazione rifiutando di essere parte nei negoziati, perché era una questione interna all’Ucraina. D’altra parte, l’Occidente – guidato dalla Francia – ha rigorosamente cercato di sostituire gli accordi di Minsk con il “formato Normandia”, che portava russi e ucraini faccia a faccia. Tuttavia, ricordiamoci che non ci sono mai state truppe russe nel Donbass prima del 23-24 febbraio 2022. D’altra parte, nemmeno gli osservatori dell’Osce hanno mai osservato la minima traccia di unità russe operative nel Donbass. Allo stesso modo, la mappa dell’intelligence americana pubblicata dal Washington Post il 3 dicembre 2021 non mostra truppe russe nel Donbass.
Nell’ottobre 2015, Vasyl Hrytsak, direttore del Servizio di sicurezza dell’Ucraina (SBU), ha confessato che solo 56 combattenti russi erano stati osservati nel Donbass. L’esercito ucraino era allora in uno stato deplorevole. Nell’ottobre 2018, dopo quattro anni di guerra, il capo della Procura Militare ucraina Anatoly Matios dichiarava che l’Ucraina aveva perso 2.700 uomini nel Donbass: 891 per malattie, 318 per incidenti stradali, 177 per altri incidenti, 175 per avvelenamenti (alcol, droghe), 172 per manipolazione imprudente di armi, 101 per violazioni di regole di sicurezza, 228 per omicidio e 615 suicidi.
In effetti, l’esercito è minato dalla corruzione dei suoi quadri e non gode più del sostegno della popolazione. Secondo un rapporto del ministero degli Interni del Regno Unito, in occasione del richiamo dei riservisti nel marzo-aprile 2014, il 70% non si è presentato per la prima sessione, l’80% per la seconda, il 90% per la terza e il 95% per la quarta. Nell’ottobre/novembre 2017, il 70% dei soldati di leva non si è presentato alla campagna di richiamo “Autunno 2017”. Per non parlare dei suicidi e delle diserzioni (queste spesso a beneficio degli autonomisti) che raggiungono fino al 30% delle forze nella cosiddetta area di Anti-Terrorist Operation. I giovani ucraini si rifiutano di andare a combattere nel Donbass e preferiscono l’emigrazione, il che spiega anche, almeno parzialmente, il deficit demografico del paese.
Il ministero della Difesa ucraino si rivolge allora alla Nato per farsi aiutare a rendere le proprie forze armate più “attraenti”. Ma ciò richiede tempi molto lunghi e proprio per questo il governo ucraino ha fatto ricorso a milizie paramilitari per compensare la mancanza di soldati. Esse sono soprattutto composte da mercenari stranieri, spesso attivisti di estrema destra. Nel 2020, esse costituivano circa il 40% delle forze ucraine e contavano circa 102.000 uomini, secondo Reuters. Sono armate, finanziate e addestrate dagli Stati Uniti, dalla Gran Bretagna, dal Canada e dalla Francia. Vi sono rappresentate più di 19 nazionalità, tra le quali quella svizzera.
I paesi occidentali hanno quindi chiaramente creato e sostenuto le milizie ucraine di estrema destra. Nell’ottobre 2021, il Jerusalem Post ha lanciato l’allarme denunciando il progetto Centuria. Queste milizie operano nel Donbass dal 2014, con il sostegno occidentale. Sebbene il termine “nazista” possa essere discusso, resta il fatto che queste milizie sono violente, diffondono un’ideologia nauseante e sono virulentemente antisemite. Il loro antisemitismo è più culturale che politico, motivo per cui il termine “nazista” non è davvero appropriato. Il loro odio per l’ebreo deriva dalle grandi carestie degli anni 1920 e 1930 in Ucraina, derivanti dalla confisca dei raccolti da parte di Stalin per finanziare la modernizzazione dell’Armata Rossa. Tuttavia, questo genocidio – noto in Ucraina come Holodomor – è stato perpetrato dal NKVD (antenato del KGB), i cui livelli dirigenziali superiori erano composti principalmente da ebrei. Ecco perché, oggi, gli estremisti ucraini chiedono a Israele di scusarsi per i crimini del comunismo, come osserva il Jerusalem Post. Siamo quindi ben lontani da una “riscrittura della storia” da parte di Vladimir Putin.
Queste milizie, nate dai gruppi di estrema destra che hanno animato la rivoluzione dell’Euromaidan nel 2014, sono composte da individui fanatici e brutali. La più nota di queste è il reggimento Azov, il cui emblema ricorda quello della 2a Divisione Panzer SS Das Reich, che è oggetto di vera venerazione in Ucraina per aver liberato Kharkov dai sovietici nel 1943, prima di perpetrare in Francia il massacro di Oradour-sur-Glane nel 1944.
Tra le figure famose del reggimento Azov c’era l’oppositore Roman Protassevitch, arrestato nel 2021 dalle autorità bielorusse a seguito del caso del volo RyanAir FR4978. Il riferimento è al dirottamento intenzionale di un aereo di linea da parte di un MiG-29 il 23 maggio 2021 – con l’accordo di Putin, ovviamente – per arrestare Protassevitch, anche se le informazioni ora disponibili non confermano in alcun modo questo scenario.
Protassevitch un “giornalista” innamorato della democrazia. In verità, un’indagine piuttosto illuminante prodotta da una ONG americana nel 2020, metteva in evidenza le attività militanti di estrema destra di Protassevitch. Il complottismo occidentale si mette allora in moto e dei media poco scrupolosi “ripuliscono” la sua biografia. Infine, nel gennaio 2022, viene pubblicato il rapporto dell’ICAO a riprova che, malgrado alcuni errori procedurali, la Bielorussia ha agito in conformità con le regole in vigore e che il MiG-29 è decollato 15 minuti dopo che il pilota RyanAir aveva deciso di atterrare a Minsk. Quindi nessun complotto bielorusso, tanto meno in complicità con Putin. Un altro dettaglio: Protassevitch, crudelmente torturato dalla polizia bielorussa, ora è libero.
La qualifica di “nazista” o “neonazista” data ai paramilitari ucraini è considerata propaganda russa. Forse, ma questa non è l’opinione del Times of Israel, del Simon Wiesenthal Center o del Counterterrorism Center della West Point Academy. Ciò detto, possiamo parlarne perché, nel 2014, la rivista Newsweek sembrava invece associarli invece allo… Stato islamico. Dunque, l’Occidente sostiene e continua ad armare le milizie che dal 2014 si sono rese colpevoli di molti crimini contro le popolazioni civili: stupri, torture e massacri. Mentre il governo svizzero è stato molto veloce ad assumere sanzioni contro la Russia, non ne ha adottata alcuna contro l’Ucraina, che massacra la propria popolazione dal 2014. In effetti, chi si batte per difendere i diritti umani in Ucraina ha condannato da lungo tempo le azioni di questi gruppi, ma non è stato seguito dai nostri governi. Questo perché, in realtà, non stiamo cercando di aiutare l’Ucraina, ma piuttosto di combattere la Russia.
L’integrazione di queste forze paramilitari nella Guardia Nazionale non si è in alcun modo accompagnata ad una “denazificazione”, come alcuni pretenderebbero. Tra i tanti esempi, quello delle insegne del Reggimento Azov è edificante.
Molto schematicamente, nel 2022, le forze armate ucraine che combattono l’offensiva russa sono articolate in:
– Esercito, sotto il controllo del ministero della Difesa: è articolato in 3 corpi d’armata e composto da formazioni di manovra (carri armati, artiglieria pesante, missili, ecc.).
– Guardia Nazionale, che dipende dal ministero dell’Interno ed è articolata in 5 comandi territoriali.
La Guardia Nazionale è quindi una forza di difesa territoriale che non fa parte dell’esercito ucraino. Comprende milizie paramilitari, chiamate “battaglioni di volontari” (добровольчі батальйоні), conosciute anche con il nome evocativo di “battaglioni di rappresaglia”, costituiti da fanteria. Principalmente addestrati per il combattimento urbano, ora difendono città come Kharkov, Mariupol, Odessa, Kiev, ecc.
La maggior parte dei servizi non sono più in grado di comprendere la situazione militare in Ucraina. Gli autoproclamati “esperti” che sfilano sui nostri schermi trasmettono instancabilmente le stesse informazioni modulate dall’affermazione che la Russia – e Vladimir Putin – sono irrazionali. Facciamo un passo indietro.
Dal novembre 2021, gli americani non smettono di denunciare la minaccia di un’invasione russa dell’Ucraina. Eppure gli ucraini non sembrano essere d’accordo. Per quale motivo?
Dobbiamo tornare al 24 marzo 2021. Quel giorno, Volodymyr Zelensky emise un decreto per la riconquista della Crimea e iniziò a schierare le sue forze nel sud del paese. Simultaneamente, si svolgono diverse esercitazioni della Nato tra il mar Nero e il mar Baltico, accompagnate da un significativo aumento dei voli di ricognizione lungo il confine russo. La Russia ha poi condotto alcune esercitazioni, al fine di verificare la prontezza operativa delle sue truppe e per dimostrare che stava seguendo l’evoluzione della situazione.
Le acque si calmano fino a ottobre-novembre, con la fine delle esercitazioni ZAPAD 21, i cui movimenti di truppe sono interpretati come un rinforzo in vista di un’offensiva contro l’Ucraina. Eppure anche le autorità ucraine confutano l’idea di preparativi russi per la guerra e Oleksiy Reznikov, ministro della Difesa ucraino, afferma che non c’è stato alcun cambiamento al confine dalla primavera.
In violazione degli accordi di Minsk, l’Ucraina conduce delle operazioni aeree nel Donbass utilizzando droni, con cui effettua almeno un attacco contro un deposito di carburante a Donetsk nell’ottobre 2021. La stampa americana lo nota, ma non quella europea, e nessuno condanna queste incursioni.
Nel febbraio 2022, gli eventi precipitano. Il 7 febbraio, durante la sua visita a Mosca, Emmanuel Macron ribadisce a Vladimir Putin il suo attaccamento agli accordi di Minsk, un impegno che avrebbe ripetuto al termine del suo incontro con Volodymyr Zelensky, il giorno successivo. Ma l’11 febbraio, a Berlino, dopo 9 ore di lavori, si conclude senza un risultato concreto la riunione dei consiglieri politici dei leader del “Formato Normandia”: gli ucraini si rifiutano ancora di attuare gli accordi di Minsk, apparentemente sotto la pressione degli Stati Uniti. Vladimir Putin constata allora che Macron gli ha fatto promesse vane, e che l’Occidente non è pronto a far rispettare gli accordi, come d’altronde è da otto anni.
I preparativi ucraini nell’area di contatto continuano. Il Parlamento russo si allarma e il 15 febbraio chiede a Vladimir Putin di riconoscere l’indipendenza delle repubbliche, cosa che egli rifiuta di fare.
Il 17 febbraio, il presidente Joe Biden annuncia che la Russia avrebbe attaccato l’Ucraina nei giorni successivi. Come fa a saperlo? Dal 16 febbraio, i bombardamenti di artiglieria sulle popolazioni del Donbass sono drammaticamente aumentati, come dimostrano i rapporti quotidiani degli osservatori dell’Osce. Naturalmente, né i media, né l’Unione europea, né la Nato, né alcun governo occidentale reagisce né interviene. Si dirà in seguito che questa è disinformazione russa. Nei fatti, sembra che l’Unione europea e alcuni paesi abbiano deliberatamente ignorato il massacro del popolo del Donbass, sapendo che ciò avrebbe provocato un intervento russo.
Allo stesso tempo, ci sono segnalazioni di atti di sabotaggio nel Donbass. Il 18 gennaio, i combattenti del Donbass hanno intercettato sabotatori equipaggiati con attrezzature di lingua occidentale che tra loro si esprimevano in polacco e cercavano di provocare incidenti chimici a Gorlivka. Potrebbero essere mercenari della CIA costituiti da combattenti ucraini o europei, guidati o “consigliati” dagli americani per compiere azioni di sabotaggio nelle Repubbliche del Donbass.
In effetti, Joe Biden sa già dal 16 febbraio che gli ucraini hanno iniziato a bombardare le popolazioni civili del Donbass, mettendo Vladimir Putin di fronte a una scelta difficile: aiutare militarmente il Donbass, e creare un problema internazionale, o stare a guardare i russofoni del Donbass farsi schiacciare.
Se decide di intervenire, Vladimir Putin può invocare l’obbligo internazionale della “Responsibility To Protect ” (R2P). Ma sa che qualunque sia la sua natura o la sua portata, l’intervento innescherà una pioggia di sanzioni. Pertanto, che il suo intervento sia limitato al Donbass oppure che si spinga oltre per fare pressione sugli Occidentali con riguardo allo status dell’Ucraina, il prezzo da pagare sarà lo stesso. Questo è ciò che spiega nel suo discorso del 21 febbraio.
Quel giorno, accetta la richiesta della Duma e riconosce l’indipendenza delle due repubbliche del Donbass e, subito dopo, firma trattati di amicizia e assistenza con esse.
I bombardamenti dell’artiglieria ucraina sul popolo del Donbass proseguono e il 23 febbraio le due repubbliche chiedono aiuto militare russo. Il 24, Vladimir Putin invoca l’articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite, che prevede l’assistenza militare nel quadro di un’alleanza difensiva.
Al fine di rendere l’intervento russo totalmente illegale agli occhi dell’opinione pubblica, viene deliberatamente nascosto il fatto che la guerra sia effettivamente iniziata il 16 febbraio. L’esercito ucraino si stava preparando ad attaccare il Donbass già nel 2021, come alcuni servizi di intelligence russi ed europei sapevano bene… Nel suo discorso del 24 febbraio, Vladimir Putin ha esposto i due obiettivi della sua operazione: “smilitarizzare” e “de-nazificare” l’Ucraina. Non si tratta quindi di impadronirsi dell’Ucraina, o addirittura di occuparla, e certamente non di distruggerla.
A partire da quel momento, la visibilità sullo sviluppo dell’operazione è limitata: i russi hanno un’eccellente capacità di mantenere segrete le operazioni (processo OPSEC) e i dettagli della loro pianificazione non sono conosciuti. Certo, abbastanza rapidamente, lo svolgimento delle operazioni consente di capire come gli obiettivi strategici siano stati tradotti sul piano operativo.
– Smilitarizzazione:
. distruzione a terra dell’aviazione ucraina, dei sistemi di difesa aerea e delle risorse di ricognizione;
. neutralizzazione delle strutture di comando e di intelligence (C3I), nonché delle principali rotte logistiche nella profondità del territorio;
. accerchiamento della maggior parte dell’esercito ucraino ammassato nel sud-est del paese.
– Denazificazione:
. distruzione o neutralizzazione di battaglioni di volontari che operano nelle città di Odessa, Kharkov e Mariupol, nonché in altre sedi sul territorio.
L’offensiva russa si sta svolgendo in un modo molto “classico”. In primo luogo – come avevano fatto gli israeliani nel 1967 – con la distruzione a terra dell’aviazione nelle primissime ore. Poi, assistiamo a una progressione simultanea su più assi, secondo il principio dell’”acqua che scorre”: si avanza ovunque la resistenza sia debole e si lasciano le città per un secondo momento. A nord, la centrale di Chernobyl è occupata immediatamente per prevenire atti di sabotaggio. Le immagini dei soldati ucraini e russi che monitorano congiuntamente l’impianto non sono mostrate, naturalmente.
L’idea che la Russia stia cercando di impadronirsi di Kiev, la capitale, per eliminare Zelensky, viene tipicamente dagli occidentali: questo è ciò che essi hanno fatto in Afghanistan, Iraq, Libia e ciò che volevano fare in Siria con l’aiuto dello Stato islamico. Ma Vladimir Putin non ha mai avuto intenzione di eliminare o rovesciare Zelensky. Al contrario, la Russia cerca di tenerlo al potere spingendolo a negoziare con l’assedio a Kiev. Lui che si era rifiutato di farlo fino ad ora per attuare gli accordi di Minsk, ma ora i russi vogliono ottenere la neutralità dell’Ucraina.
Molti commentatori occidentali sono rimasti sorpresi dal fatto che i russi abbiano continuato a cercare una soluzione negoziata, mentre conducevano operazioni militari. La spiegazione è nella filosofia strategica russa, fin dai tempi sovietici. Per gli occidentali, la guerra inizia quando la politica si ferma. Tuttavia, l’approccio russo segue un’ispirazione clausewitziana: la guerra è la continuità della politica e si può passare in modo fluido dall’una all’altra, anche nel corso dei combattimenti. Questo crea pressione sull’avversario e lo spinge a negoziare.
Da un punto di vista operativo, l’offensiva russa è stata esemplare: in sei giorni, i russi hanno conquistato un territorio vasto come il Regno Unito, con una velocità di avanzamento superiore a quella che la Wehrmacht aveva raggiunto nel 1940.
La maggior parte dell’esercito ucraino era schierata nel sud del paese per una grande operazione contro il Donbass. Ecco perché le forze russe sono state in grado di circondarla all’inizio di marzo nel “calderone” tra Slavyansk, Kramatorsk e Severodonetsk, con una spinta da est attraverso Kharkov e un’altra da sud dalla Crimea. Le truppe delle repubbliche di Donetsk (DPR) e delle repubbliche di Luhansk (LPR) hanno completato l’azione delle forze russe con una spinta da est.
A questo punto, le forze russe stanno lentamente stringendo la morsa, ma non sono più sotto la pressione del tempo. Il loro obiettivo di smilitarizzazione è quasi raggiunto e le forze ucraine residue non hanno più una struttura di comando operativa e strategica.
Per quanto riguarda le repubbliche del Donbass, esse hanno “liberato” i propri territori e stanno combattendo nella città di Mariupol.
In città come Kharkov, Mariupol e Odessa, la difesa è assicurata da milizie paramilitari. Sanno che l’obiettivo della “denazificazione” è principalmente rivolto a loro.
Per un aggressore in area urbana, i civili rappresentano un problema. Questo è il motivo per cui la Russia sta cercando di creare corridoi umanitari per svuotare le città di civili e lasciare solo le milizie al fine di combatterle più facilmente.
Al contrario, queste milizie cercano di mantenere i civili nelle città per dissuadere l’esercito russo dal venirvi a combattere. Ecco perché sono riluttanti a implementare questi corridoi e fanno di tutto per garantire che gli sforzi russi siano vani: possono così usare la popolazione civile come “scudi umani”. Come è ovvio, i video che mostrano civili che cercano di lasciare Mariupol e vengono picchiati dai combattenti del reggimento Azov sono accuratamente censurati da noi.
Su Facebook, il gruppo Azov era classificato nella stessa categoria dello Stato islamico e soggetto alla “politica della piattaforma su individui e organizzazioni pericolosi”. Era quindi vietato glorificarlo e i “post” che gli erano favorevoli venivano sistematicamente banditi. Ma il 24 febbraio, Facebook ha cambiato la sua policy e ha permesso post favorevoli alla milizia. Parimenti, a marzo, la piattaforma ha autorizzato l’appello all’omicidio di soldati e leader russi negli ex paesi dell’Europa orientale. Questo per quanto riguarda i valori che ispirano i nostri leader, come vedremo di seguito.
I nostri media diffondono un’immagine romantica della resistenza popolare. È questa immagine che ha portato l’Unione europea a finanziare la distribuzione di armi alla popolazione civile. Si tratta, in verità, di un atto criminale.
Queste strutture di comando sono l’essenza degli eserciti: la loro funzione è quella di incanalare l’uso della forza in funzione di un obiettivo. Armando i cittadini in modo disordinato, come avviene attualmente, l’Ue li trasforma in combattenti, e quindi anche in potenziali obiettivi. Inoltre, senza comando, senza scopi operativi, la distribuzione di armi porta inevitabilmente a regolamenti di conti, a banditismo e ad azioni più letali che efficaci. La guerra diventa una questione di emozioni. La forza diventa violenza. È esattamente quello che è successo a Tawarga (Libia) dall’11 al 13 agosto 2011, dove 30.000 neri africani sono stati massacrati con armi paracadutate (illegalmente) dalla Francia. D’altra parte, anche il Royal Institute for Strategic Studies (RUSI) britannico non vede alcun valore aggiunto in queste consegne di armi.
Inoltre, quando si consegnano armi a un paese in guerra, ci si espone al rischio di essere considerati belligeranti. Gli attacchi russi del 13 marzo 2022 sulla base aerea di Mykolaiv seguono il loro avvertimento che le spedizioni di armi sarebbero state trattate come obiettivi ostili.
L’Ue ripete la disastrosa esperienza del Terzo Reich nelle ultime ore della battaglia di Berlino. La guerra deve essere lasciata ai militari, e quando una parte ha perso, bisogna ammetterlo. E se ci deve essere una resistenza, essa deve necessariamente essere guidata e strutturata. Invece, stiamo facendo esattamente il contrario: i cittadini vengono spinti a combattere e, allo stesso tempo, Facebook sta permettendo appelli all’omicidio di soldati e leader russi. Questo per quanto riguarda i valori che ci ispirano.
In alcuni servizi di intelligence, questa decisione irresponsabile è vista come un modo per usare la popolazione ucraina come carne da macello per combattere la Russia di Vladimir Putin. Questo tipo di decisione omicida doveva essere lasciata ai colleghi del nonno di Ursula von der Leyen. Sarebbe stato più saggio avviare negoziati e così ottenere garanzie per la popolazione civile, piuttosto che aggiungere benzina sul fuoco. È facile essere combattivi con il sangue degli altri…
È importante chiarire fin da subito che non è l’esercito ucraino che difende Mariupol, ma la milizia Azov, che è composta da mercenari stranieri.
Nel suo riassunto della situazione del 7 marzo 2022, la missione russa delle Nazioni Unite a New York dichiara che “i residenti riferiscono che le forze armate ucraine hanno evacuato il personale dal reparto di maternità dell’ospedale della città di Mariupol e hanno istituito una postazione di tiro all’interno della struttura”.
L’8 marzo, il media russo indipendente Lenta.ru, ha pubblicato la testimonianza di civili di Mariupol che hanno affermato che il reparto maternità era stato preso dalle milizie del reggimento Azov che avevano cacciato gli occupanti civili, minacciandoli con le armi. Essi confermano così le dichiarazioni dell’ambasciatore russo di poche ore prima.
L’ospedale di Mariupol occupa una posizione dominante. Per questo è perfettamente adatto al posizionamento di armi anticarro e all’osservazione. Il 9 marzo, le forze russe colpiscono l’edificio. Secondo la Cnn, ci sono 17 feriti, ma il filmato non mostra vittime in quegli ambienti e nulla prova che le vittime di cui si parla siano collegate a questo attacco. Si parla di bambini, ma in realtà non vediamo nulla. Può essere vero, ma può essere falso… Ciò non impedisce ai leader dell’Ue di vederlo come un crimine di guerra… Ciò consente, subito dopo, a Zelensky di invocare una no-fly zone sull’Ucraina.
In realtà, non si sa esattamente cosa sia successo. Ma la sequenza degli eventi tende a confermare che le forze russe abbiano colpito una posizione del reggimento Azov e che il reparto maternità fosse quindi libero da civili.
Il problema è che le milizie paramilitari che assicurano la difesa delle città sono incoraggiate dalla comunità internazionale a non rispettare gli usi di guerra. Sembra che gli Ucraini abbiano riprodotto l’episodio del reparto maternità di Kuwait City nel 1990, che era stato integralmente artefatto e messo in scena dalla ditta Hill & Knowlton a fronte del compenso di 10,7 milioni di dollari al fine di convincere il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ad intervenire in Iraq per l’operazione Desert Shield/Storm.
Inoltre, i politici occidentali hanno accettato attacchi contro i civili nel Donbass per otto anni, senza adottare alcuna sanzione contro il governo ucraino. Da tempo siamo entrati in una dinamica in cui i politici occidentali hanno accettato di sacrificare il diritto internazionale al loro obiettivo di indebolire la Russia.
Secondo Baud sembra che in tutto il mondo occidentale, i servizi siano stati sopraffatti dalla politica. Il problema è che sono i politici a decidere: il miglior servizio di intelligence del mondo è inutile se il decisore non lo ascolta. Questo è ciò che è accaduto durante questa crisi.
Tuttavia, se alcuni servizi di intelligence avevano un quadro molto accurato e razionale della situazione, altri avevano chiaramente la stessa immagine di quella propagata dai nostri media. In questa crisi, i servizi dei paesi della “nuova Europa” hanno svolto un ruolo importante. In secondo luogo, sembra che in alcuni paesi europei, i politici abbiano deliberatamente ignorato i loro servizi per rispondere ideologicamente alla situazione. Ecco perché questa crisi è stata irrazionale fin dall’inizio. Si osserverà che tutti i documenti che sono stati resi pubblici durante questa crisi sono stati presentati dai politici sulla base di fonti di informazione commerciale.
Alcuni politici occidentali, ovviamente, volevano che ci fosse un conflitto. Negli Stati Uniti, gli scenari di attacco presentati da Anthony Blinken al Consiglio di Sicurezza erano solo il frutto dell’immaginazione di un Tiger Team che lavora per lui: costui ha fatto esattamente come Donald Rumsfeld nel 2002, che con questi modi aveva “scavalcato” la CIA e altri servizi di intelligence molto meno sensibili sulle armi chimiche irachene.
I drammatici sviluppi a cui stiamo assistendo oggi hanno cause che conoscevamo, ma che ci siamo rifiutati di vedere:
– a livello strategico, l’espansione della Nato (che non abbiamo trattato qui);
– sul piano politico, il rifiuto occidentale di attuare gli Accordi di Minsk;
– e sul piano operativo, i continui e ripetuti attacchi alle popolazioni civili del Donbass negli ultimi anni, e il loro drammatico incremento alla fine di febbraio 2022.
In altre parole, possiamo naturalmente deplorare e condannare l’attacco russo. Ma noi (cioè gli Stati Uniti, la Francia e l’Unione europea in testa) abbiamo creato le condizioni per lo scoppio di un conflitto. Mostriamo compassione per il popolo ucraino e per i due milioni di rifugiati. E va bene. Ma se avessimo avuto un minimo di compassione per lo stesso numero di rifugiati del popolo ucraino del Donbass massacrati dal loro stesso governo, che sono fuggiti in Russia nell’arco di otto anni, nulla di tutto questo probabilmente sarebbe accaduto.
Se sia corretto applicare il termine “genocidio” agli abusi subiti dal popolo del Donbass è una questione aperta. Questo termine è generalmente riservato a casi più grandi (Olocausto, ecc.), ma la definizione nella Convenzione sul genocidio è probabilmente abbastanza ampia da poter essere applicata. I giuristi lo apprezzeranno.
Chiaramente, questo conflitto ci ha portati all’isteria. Le sanzioni sembrano essere diventate lo strumento preferito della nostra politica estera. Se avessimo insistito affinché l’Ucraina rispettasse gli accordi di Minsk, che avevamo negoziato e approvato, tutto ciò non sarebbe accaduto. La condanna di Vladimir Putin è anche la nostra. Non ha senso piagnucolare dopo i fatti, bisognava agire prima. Tuttavia, né Emmanuel Macron (come garante e come membro del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite), né Olaf Scholz, né Volodymyr Zelensky hanno rispettato i loro impegni. In definitiva, la vera sconfitta è quella di coloro che non hanno voce.
L’Unione europea non è stata in grado di promuovere l’attuazione degli Accordi di Minsk. Anzi, al contrario, non ha reagito quando l’Ucraina ha bombardato la propria popolazione nel Donbass. Se lo avesse fatto, Vladimir Putin non avrebbe avuto bisogno di reagire. Assente dalla fase diplomatica, l’Ue si è distinta per aver alimentato il conflitto. Il 27 febbraio il governo ucraino ha accettato di avviare i negoziati con la Russia. Ma poche ore dopo, l’Unione europea ha votato un finanziamento di 450 milioni di euro per fornire armi all’Ucraina, aggiungendo benzina sul fuoco. A partire da quel momento, gli ucraini sentono che non avranno bisogno di raggiungere un accordo. La resistenza delle milizie Azov a Mariupol provocherà persino un ulteriore finanziamento di 500 milioni di euro per le armi.
In Ucraina, con la benedizione dei paesi occidentali, chi è a favore di una negoziazione viene eliminato. È il caso di Denis Kireyev, uno dei negoziatori ucraini, assassinato il 5 marzo dai servizi segreti ucraini (SBU) perché troppo favorevole ad un accordo con la Russia: viene ucciso dalla milizia Mirotvorets (“Peacemaker”). Questa milizia è associata al sito web Mirotvorets che elenca i “nemici dell’Ucraina”, con i loro dati personali, indirizzo e numeri di telefono, in modo che possano essere molestati o addirittura eliminati; una pratica punibile in molti paesi, ma non in Ucraina. L’Onu e alcuni paesi europei ne hanno chiesto la chiusura… Che però è stata rifiutata dalla Rada.
Alla fine, il prezzo sarà alto, ma Vladimir Putin probabilmente raggiungerà gli obiettivi che si era prefissato. I suoi legami con Pechino si sono consolidati. La Cina sta emergendo come mediatore del conflitto, mentre la Svizzera entra nella lista dei nemici della Russia. Gli americani devono chiedere a Venezuela e Iran il petrolio per uscire dall’impasse energetica in cui si sono cacciati: Juan Guaido sta lasciando la scena per sempre, e gli Stati Uniti devono ritornare vergognosamente sulle sanzioni imposte ai loro nemici.
I ministri occidentali che cercano di far collassare l’economia russa e che assicurano che il popolo russo soffra, o addirittura chieda l’assassinio di Putin, mostrano (anche se hanno parzialmente invertito la forma delle loro osservazioni, ma non sulla sostanza!) che i nostri leader non sono migliori di quelli che odiamo. Perché punire gli atleti paraolimpici russi o gli artisti russi non ha assolutamente nulla a che fare con una lotta contro Putin.
La lezione che traiamo da questo conflitto è sul nostro senso di umanità a geometria variabile. Se eravamo così appassionati di pace e così affezionati all’Ucraina, perché non l’abbiamo incoraggiata di più a rispettare gli accordi che aveva firmato, quelli che anche i membri del Consiglio di Sicurezza avevano approvato?
L’integrità dei media si misura dalla loro volontà di lavorare secondo i termini della Carta di Monaco. Erano riusciti a diffondere l’odio per i cinesi durante la crisi del Covid e i loro messaggi polarizzati portano agli stessi effetti contro i russi. Il giornalismo si sta sempre più spogliando della professionalità per diventare attivista e militante…
Come disse Goethe, “Maggiore è la luce, più scura è l’ombra”. Più sproporzionate sono le sanzioni contro la Russia, più numerosi sono i casi in cui non abbiamo fatti che evidenziano il nostro razzismo e il nostro servilismo. Perché nessun politico occidentale ha reagito agli attacchi contro la popolazione civile del Donbass per otto anni?
Perché alla fine, cosa rende il conflitto in Ucraina più criticabile della guerra in Iraq, Afghanistan o Libia? Quali sanzioni abbiamo adottato contro coloro che hanno deliberatamente mentito davanti alla comunità internazionale per condurre guerre ingiuste, ingiustificate, ingiustificabili e omicide? Abbiamo cercato di “colpire” il popolo americano che ci ha mentito (perché è una democrazia!) prima della guerra in Iraq? Abbiamo adottato una sola sanzione contro i paesi, le aziende o i politici che stanno armando il conflitto in Yemen, considerato la “peggiore catastrofe umanitaria del mondo”? Abbiamo punito i paesi dell’Unione europea che praticano la tortura più abietta sul loro territorio a beneficio degli Stati Uniti?
Porre la domanda significa darci la risposta… E la risposta non è gloriosa.
(Traduzione di un testo in francese a cura di Giuseppe Gagliano)
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Tag: baud, russia, svizzera, ucraina
Categoria: Generale
Mi pare che in questa equilibrata analisi del sistema militare russo, impiegato in Ucraina, manchi l’accenno all’esistenza dei malefici laboratori di superinfezioni apocalittiche che devono-assolutamente- venire neutralizzati e sanificati. Tasto dolente sotto il profilo politico, diplomatico, bellico, sanitario e, pure, economico.
L’Ucraina aveva ed ha le sue fragilità e c’è chi se ne è servito per usarla contro se stessa e contro altri.
L’Italia non è molto differente come fragilità e nell’essere usata. Il manovratore è il medesimo potere che dis-solve et coagula (anche il sangue, con i vaccini). Mentre da noi si insiste nel definire folle chi, toccato nel vivo (minacciati gli ucraini russofoni e minacciati i russi da laboratori biologici e strutture militari ostili ai confini) è stato provocato e più o meno costretto a intervenire (avendone le capacità), l’italica vittima sentenzia di arbitrare faccende altrui non avendo chiare le proprie.
La pretesa di osservare la pagliuzza con la trave nella pupilla, mostra nel suo plastico realismo perchè non ci rendiamo conto che l’esercito regolare ucraino non ha nulla a che spartire con le milizie paramilitari che usano il popolo come scudo umano. Armiamo a comando chi è diventato il problema principale dei nostri stessi burattinai, pretendendo voci di spesa a bilancio che cozzano con l’economia del Paese, mentre sono il porsi a novanta gradi tipico della colonia e della vittima sacrificale. Il Migliore non ha più eco a Togliattigrad, ma nel Draghistan. La russia ha sparso a piene mani i suoi errori e un manipolo di sinarchi usa la pelle altrui per vestire Prada…
In Ucraina si vede una guerra che USA e UE sostengono inviando armi ed assistenza militare … per colpire la Russia;
con la scusa del diritto degli ucraini agli ideali di democrazia e libertà e … di migrare altrove.
Una guerra che i russi … non volevano e non si aspettavano e che gli ucraini … non hanno voluto evitare.
Una guerra che distrugge la supremazia mondiale degli USA … realizzando un ‘multipolarismo’ (tripolare: USA, Cina e Russia – se la Russia vince – o
bipolare: USA e Cina – se la Russia perde e si allinea alla Cina).
Una guerra economica con le sanzioni alla Russia (di 40 stati sui circa 200 dell’ONU) che separa l’economia europea da quella russa, avvicinandola all’orbita cinese;
che colpisce anche la UE ma soprattutto l’Italia
(che al momento, tra Russia ed Ucraina, perde ca 15 miliardi di euro l’anno di fatturato e
che giorno per giorno distrugge imprese, servizi, occupazione, vite umane, e forse alla fine …
lo stesso stato … italiano).
Una guerra che la Chiesa cattolica giustifica (!?) allontanandosi dai … ‘fratelli ortodossi’.
Una guerra che distrugge anche gli obbiettivi del ‘mondialismo’ e del ‘globalismo’ della sinistra;
ma soprattutto l’ipocrisia dei loro principi ed ideali, che contraddice e smentisce il loro passato:
– il ‘pacifismo’ sostituito dalla ‘giusta guerra’
(di liberazione, di difesa, di ‘valori’, …); come
– il ‘femminismo’ (e la difesa della donna)
sostituito dalla difesa … del ‘genere’
(anche maschile a danno delle donne, quando questi vincono le competizioni femminili o stuprano le donne nei bagni o nelle carceri, come la cronaca riporta sottovoce);
– la ‘libertà di espressione’
ormai veicolata da mezzi di informazione a senso unico;
– le ‘libertà civili’; per permettere all’uomo di fare quello che vuole (purchè le vittime siano consenzienti): con i minorenni, con le donne (che poi sono libere di abortire), con i malati e gli anziani non autosufficienti (che poi sono liberi di ‘suicidarsi’ senza dolore), …
– ecc.
Una guerra militare (economica e culturale) che può distruggere l’Ucraina e … il resto del mondo occidentale;
ma da cui potrà rinascere … un mondo nuovo.
Superato un primo scoraggiamento di fronte alla lunghezza e ai troppi nomi, date, luoghi e fatti che rendono un po’ arduo seguire il filo del discorso, ho letto con attenzione tutto l’articolo e ne ho tratto una conclusione amara.
In sostanza i fattori determinanti di questo conflitto sono fattori locali di per sè di nessun interesse per il mondo. Eppure sta coinvolgendo il mondo con danni enormi per tutti.
D’altra parte ricordo che a scuola mi è stato detto che (come sinteticamente detto anche in Wikipedia) la prima guerra mondiale ebbe inizio il 28 luglio 1914 con la dichiarazione di guerra dell’Impero austro-ungarico al Regno di Serbia in seguito all’assassinio dell’arciduca Francesco Ferdinando, avvenuto il 28 giugno 1914 a Sarajevo per mano di Gavrilo Princip.
Da me a questo punto non può che venire un accorato appello almeno alla razionalità, se non hanno umanità, a tutti coloro che hanno responsabilità di governo: finche siete in tempo fermate questa guerra.
A tarda ora , nella ricca scelta di salotti televisivi, si affaccia a UNA VOCE FUORI DAL CORO il filosofo russo Alexander Dugin.
Parla nella nostra lingua senza bisogno di traduzione simultanea. Vuole essere considerato alla stregua di un profeta.
Ma quanto ci annuncia non è decisamente di mio gradimento. Afferma che noi occidentali ovvero noi che gli concediamo di entrare benevolmente nelle nostre case, noi i popoli del mare, mentre la Russia è un popolo di terra, noi saremmo L’ANTICRISTO !
Faccio notare che un’esule di molta fama tale Nicolai Lilin ha affermato che, dopo aver sentito il nome di costui ha telefonato a suoi contatti nei servizi in Russia e gli hanno comunicato che in realtà qui da noi gli stiamo attribuendo una fama immeritata.
E se entrambi rappresentassero solo se stessi e la loro fama fosse del tutto immeritata ?
Che spettacolo !
i comunisti dell’ unione
europea che si sono fusi
con la finanza satanista
americana per combattere
la Russia Cristiana .
Ho capito che vogliono
fare come successe all’
Impero Austro-ungarico
nella prima guerra mondiale ,
ossia frantumare la Russia
in tanti pezzetti , così che la
possano divorare , per poi
rivenderci gas e benzina ,
grano e farina.
Ma poi vi sembra normale
che il presidente del consiglio ,
faccia atti di adorazione
alla n.a.t.o e minacci la Russia ,
quando in Italia siamo pieni
di basi e missili americani ?
Basta con i banchieri
usurai che fanno politica ,
che facciano il loro lavoro ,
con onestà e senza invadere
campi non loro.
Non è la Russia che si vuole frantumare, ma bensì l’Ucraina. Già ieri in tv un esperto, poco presenzialista ma abbastanza saggio affermava che una possibile ipotesi di pace avrebbe potuto prevedere la spartizione dell’Ucraina in due parti : ad est e a ovest del fiume Dnieper.
La parte a est avrebbe compreso le due repubbliche del Donbass e la fascia costiera conquistata militarmente.
La fascia a ovest avrebbe compreso la rimanente parte dell’Ucraina. Diceva l’esperto che questa divisione era la situazione storica del 1600. La parte ovest era un dominio polacco e la parte est un dominio russo.
Non è un caso che Bergoglio abbia inviato in aiuto agli ucraini un cardinale polacco ed è altrettanto nota l’amicizia di gioventù tra Putin e il Patriarca Kirill.
Ho pubblicato oggi il video di Opzione Benedetto, con Lorenzo Benassi. L’ho ascoltato, e ne ho tratto molto giovamento. Lo consiglio di cuore.
@ mi dispiace .
A parte il fatto che bergoglio
vanta tra i suoi amici i peggio
delinquenti , da biden alla
strega bonino, mi pare che
alla consacrazione della
Russia al Cuore Immacolato di ,
Mària il pontefice abbia voluto il Papa
Vero Benedetto XVI , perché
senza di lui sarebbero
state parole al vento.
Sia il tg2 che un paio di agenzie di stampa hanno dato la notizia che Trump, nel corso di un intervista a “Just the news” abbia sollecitato Putin a divulgare informazioni sulla famiglia Biden.
ANCHE SE PUTIN NON È ESATTAMENTE UN AMICO DEL NOSTRO PAESE, SAREBBE IL CASO SPIEGASSE PER QUALE RAGIONE LA MOGLIE DEL SINDACO DI MOSCA HA DATO AI BIDEN – A ENTRAMBI- 3,5 MILIONI DI DOLLARI. SONO UN SACCO DI SOLDI. parole di Trump.
Concludendo sembra che qualcuno a Washington abbia cercato di sovrapporre alla diplomazia la suggestione della sua potenza e così abbia di fatto truffato il governo ucraino che si è fidato del presunto amico lontano e non della diplomazia dell’unione europea, o meglio dei cosiddetti accordi di Minsk.
Ma l’antisemitismo era presente Russia ben prima della rivoluzione sovietica. Non mi sembra giusto affermare che gli Ucraini fossero antisemiti perché i collaboratori di Stalin erano ebrei. Non erano forse tutti dichiaratamente atei ? L’holodomor è stato messo in atto dai sovietici contro gli ucraini.
La conclusione è che paesi dai governi molto discutibili come il Venezuela e l’Iran vengono immeritatamente beneficiati dalla crisi in atto.
sulla questione degli ebrei in Russia val decisamente la pena di leggere il libro “Due secoli insieme” di Aleksandr Solgenitsin. Li’ si apprende che nella loro storia, inclusa quella riguardante il comunismo, non hanno avuto solo il ruolo di vittime…naturalmente i sacerdoti del politically correct condannano senza appello il libro e il suo autore.
Nel corso dell’articolo si afferma che le milizie straniere che stanno combattendo in Ucraina superino le 100.000 unità.
In uno dei tanti contenitori televisivi in cui si discute della guerra in corso, una gentile signora, molto titolata, ha affermato che gli effettivi dell’esercito ucraino (regolare) fossero in totale 192.000 mentre gli effettivi del cosiddetto battaglione Azov fossero nel complesso non più di 950.
I numeri sono numeri : da soli non mentono.
Quanti saranno effettivamente gli stranieri combattenti in Ucraina ?
Grazie, Dottor Tosatti, per dare spazio ad articoli come questo, di cui c’è bisogno come dell’aria.
Voglio ringraziarla per questa pubblicazione fondamentale per la comprensione di quanto sta accadendo. Insieme con la voce del giornalista Giorgio Bianchi, in questi giorni sul campo e che fortunatamente trova spazio su Visione TV, rappresentano preziose fonti non conformi alla narrativa imperante che ci vuole trascinare in una guerra pericolosissima. Questo “occidente” grottesco sta riuscendo in una vera impresa: dopo aver messo a Putin l’aureola della santità, gliela sta pure lucidando. Che la sua figura abbia ormai una valenza apocalittica ha contribuito a confermarlo anche l’irruzione di Bergoglio con la sua consacrazione. Che manca? A rischio di suonare blasfema direi: che Maria la “postina” dica che oggi come oggi, quelli da consacrare in realtà sono i consacratori!
A sentire le fregnacce che tutti i nostri esperti di difesa, geopolitica e rapporti internazionali, generali e cattedratici stanno dicendo sulle operazioni militari dei russi mi viene un angoscia a sapere cosa ne sarà di noi in caso di guerra aperta contro una qualsiasi nazione. Qui si deve dichiarare neutralità assoluta, clientelismo e nepotismo in questi anni hanno assunto un carattere altamente vergognoso, più degli anni democristiani, e quando a penetrare gli alti ranghi dell’esercito sono i simpatizzanti di quelli che fino a pochi giorni fa erano i love and peace di sinistra, penso che la situazione si farà drammatica.
Come volevasi dimostrare, questa testimonianza è un’ulteriore conferma di come stanno realmente le cose in :
– Ucraina
– Russia
– Europa
– Italia
– Vaticano
– Geopolitica
– Informazione main stream
– Propaganda
– Battaglioni neonazi inquadrati nell’esercito regolare
e via dicendo.
Un vecchio detto (per poter sciogliere una matassa ingarbugliata) diceva: “cherchez l’argent”, solo dopo capirete dove è il capo e dove è la coda!
Quindi sa abbiamo bene inteso… parlamento russo avrebbe attuato invasione ucraina ben prima che “guerrafondaio” Putin decidesse operazione militare in terra ucraina…!!…https://ilgattomattoquotidiano.wordpress.com/