Bestiario della Balle di Guerra. Troppe, per Raccontarle Tutte.

24 Marzo 2022 Pubblicato da

Marco Tosatti

Cari amici e nemici di Stilum curiae, continuiamo con il lavoro a futura memoria di questi anni bui, che non accennano a passare. Ovviamente, seguendo il fiume delle notizie in tendenza, questo bestiario avrà una maggioranza di perle sulla guerra; ma non mancano alcuni fiorellini che provengono dal giardino della pseudo-pandemia…buona visione, e ricordo.

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Questa l’ho trovata per strada, a Testaccio, Roma. Guardate nella seconda gli sponsor di Letta…:-)))

 

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Questo scriveva Il Giornale dopo il golpe di Maidan, operato da Soros e dagli USA.

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A voi la democrazia.

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Senza parole.

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Umorismo molto nero.

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Direi che anche gli svizzeri non scherzano, quando scelgono il fango.

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Ma la Nato è un club pacifico, un dopolavoro, praticamente.

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Non male, vero?

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Ma questa è ancora meglio….

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Finalmente un po’ di sincerità. Dai Massimo, puoi farcela.

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Ops…qualcosa è andato male nello sfondo del video…

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Speravate in Fratelli d’Italia, confessatelo…e invece.

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Ma che ci faranno, con tutti quei bei laboratori (lontani da casa loro, ovviamente)? Non penso Aspirina o Tachipirina. Erano anche a Wuhan, guarda caso…

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Che dire? Cosa avrebbe pensato Agostino Casaroli?

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Intanto in Italia la democrazia aumenta.

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Matteo Pfizerman Bassetti riprende a parlare. Nonostante che l’Italia strabocchi di terzodosati malati di Covid e contagiosi. Il pudore, questo sconosciuto.

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10 commenti

  • giovanni ha detto:

    Con questo campionario, i precedenti e quelli che per motivo di spazio non possono essere citati, ma ci sono, si potrebbe pensare che s’e toccato il fondo. Temo sia una pia illusione, il piatto forte deve ancora arrivare in un crescendo di abiezione. La menzogna trionfa sospinta dai servi del fiammeggiante avversario imperversante su tutta la terra.

  • Gisa ha detto:

    Una testimonianza da Mosca:

    “Oleg Voskobojnikov
    medievista, docente alla Scuola Superiore di Economia, Mosca
    Che belle giornate, e che bella la mia città. Anche le nostre chiese sono belle come quelle di Kiev. E com’è difficile mettere insieme questo cielo terso e luminoso con tutto ciò che sta accadendo là e qua. Sulla Piazza Rossa si pattina, gli altoparlanti trasmettono musica vecchia e nuova, ma chissà perché sotto il rombo delle cannonate il canto spavaldo della fanteria non suona molto convincente – come diceva il cantautore Okudžava.

    All’incirca 30 anni fa ho deciso che il mio modesto contributo sarebbe stato quello di far ritornare la Russia in Europa. Dopo sette giorni di «operazioni militari speciali», guardando indietro, capisco che per me questa era e resta la cosa più importante. La medievistica, la storia dell’arte, della letteratura, della filosofia sono un metodo e un contenuto. Nel giro di pochi giorni un pazzo è riuscito a calpestare tutto quello che io, con circospezione, amando la patria e addirittura tollerando – mea culpa – il regime, ho cercato di costruire per me e per quei pochi che avevo attorno, i miei studenti e i miei lettori. Del mio castello di sabbia non è rimasta traccia.

    Ho una gran paura per la mia università, che per la mia piccola impresa ha dato praticamente tutto e continua a darlo fino a questo (duro) oggi. Ma perfino il suo destino, senza il quale non esisterebbe neppure il mio, è una bazzecola rispetto all’incubo a cui assistiamo in Ucraina, alle città bombardate e ai milioni di vite devastate. Tutto quello che ci attende qui non è paragonabile a quello che è già arrivato di là.

    Il senso di impotenza, moltiplicato dall’insonnia e dall’emicrania, ti fa venire la tentazione di morderti la coda, di pensare che non ci sia via d’uscita, come fa qualcun altro – che ci si guadagni di più, che non a tentare di capirci qualcosa e di fare dei progetti che abbiano una prospettiva superiore a un paio d’ore.

    No, invece, bisogna insegnare e fare quel che bisogna fare. A qualunque prezzo. Perché io sono certo che il Signore vede tutto questo, Lui che ha detto: «Spetta a me fare giustizia, io darò a ciascuno il suo» (Rm 12,19). Non mi arrenderò.”

    • Anonimo verace ha detto:

      Pezzo bellissimo . Splendido.

      • Anonimo verace ha detto:

        Soprattutto perché dice la verità: la Russia è Europa. Ma l’impressione dello scrivente è che dall’altra parte dell’Oceano Atlantico non lo abbiano capito. Con la volontà di allontanare la Russia dall’Europa in realtà la sospingono tra le braccia della Cina che Europa non è.
        Sembra che lo scopo del gruppo dirigente degli USA sia quello di scavare un solco profondo tra l’Europa e la Russia. Un solco che difficilmente potrà essere colmato.

  • Nuccio Viglietti ha detto:

    Vero proprio… bombardamento!…. mai appellativo fu più calzante…!!…https://ilgattomattoquotidiano.wordpress.com/

  • Armand ha detto:

    Carissimo Tosatti,
    che il Bestiario della Balle di Guerra sia una rubrica fissa.
    E’ un grande servizio al giornalismo che questi documenti siano riuniti e rimangano!
    La prego di continuare… magari con l’aiuto di noi lettori.
    Grazie!

  • Dora ha detto:

    Su Italia Oggi di oggi c’è un articolo di Diego Gabutti. Probabilmente ebreo.
    Tra le notizie di cui ci viene dato un semplice cenno, c’è quella che afferma che siano iniziate da parte sovietica le deportazioni degli ucraini verso destinazione ignota. Esattamente come sotto Stalin.
    So che esiste un libro di uno storico di origine russa. Alexander Nekric. Nato nel 1919 acquistò fama nell’URSS. Ma, evidentemente, cercando di servire la verità incontro’ l’ostracismo ufficiale : espulsione dal Pcus, emarginazione, emigrazione ( nel 1976). Alcuni anni dopo lo troviamo a vivere negli Stati Uniti e ad insegnare ad Harvard.
    Nel 1978 l’editrice LA CASA DI MATRIONA pubblica un suo libro dal titolo POPOLI DEPORTATI e dal sottotitolo ” il genocidio delle minoranze nazionali sotto Stalin : una ferita ancora aperta.

  • Luca ha detto:

    La vera cristiana volontà di pace è forza, non debolezza o stanca rassegnazione. Essa è tutt’uno con la volontà di pace dell’eterno e onnipotente Dio. Ogni guerra di aggressione contro quei beni, che l’ordinamento divino della pace obbliga incondizionatamente a rispettare e a garantire, e quindi anche a proteggere e a difendere, è peccato, delitto, attentato contro la maestà di Dio creatore e ordinatore del mondo. Un popolo minacciato o già vittima di una ingiusta aggressione, se vuole pensare ed agire cristianamente, non può rimanere in una indifferenza passiva; tanto più la solidarietà della famiglia dei popoli interdice agli altri di comportarsi come semplici spettatori in un atteggiamento d’impassibile neutralità. Chi potrà mai valutare i danni già cagionati in passato da una tale indifferenza, ben aliena dal sentire cristiano, verso la guerra di aggressione? Come essa ha fatto provare più acutamente il senso della mancanza di sicurezza presso i « grandi » e soprattutto presso i « piccoli »! Ha forse essa in compenso portato qualche vantaggio? Al contrario; essa non ha fatto che rassicurare e incoraggiare gli autori e i fautori di aggressione, mettendo i singoli popoli, abbandonati a se stessi, nella necessità di aumentare indefinitamente i loro armamenti.

    Appoggiata su Dio e sull’ordine stabilito da Lui, la volontà cristiana di pace è dunque forte come l’acciaio. Essa è di una ben altra tempra che il semplice sentimento di umanità, troppo spesso fatto di pura impressionabilità, che non aborrisce la guerra se non a causa dei suoi orrori e delle sue atrocità, delle sue distruzioni e delle sue conseguenze, e non anche della sua ingiustizia. A un tale sentimento, d’impronta eudemonistica e utilitaria, e di origine materialistica, manca la salda base di una stretta e incondizionata obbligazione. Esso crea quel terreno, nel quale allignano l’inganno dello sterile compromesso, il tentativo di salvarsi a spese di altri, e in ogni caso la fortuna dell’aggressore.

    Ciò è così vero, che né la sola considerazione dei dolori e dei mali derivanti dalla guerra, né l’accurata dosatura dell’azione e del vantaggio, valgono finalmente a determinare, se è moralmente lecito, od anche in talune circostanze concrete obbligatorio (sempre che vi sia probabilità fondata di buon successo), di respingere con la forza l’aggressore.

    PIO XII, 4 dicembre 1948

  • Chissà, chissà... ha detto:

    Si parla della signora trentottenne come dell’amante di Putin. Ma potrebbe essere la moglie a tutti gli effetti dinanzi al sindaco e al curato.
    Ricordo a tutti gli amici di stilum curiae che la chiesa ortodossa russa benedice le seconde e le terze nozze. In una forma più modesta rispetto alle prime. E senza passare da un qualche tribunale ecclesiastico o perfino dalla Sacra Rota.
    Ora se prendiamo in mano il Vangelo vediamo che Cristo è decisamente favorevole al matrimonio monogamico e considera le aperture in favore del divorzio dei sacerdoti di Israele come concessioni alla durezza di cuore del popolo ebraico.
    Ma se al posto della famiglia biblica si dovesse esaltare la famiglia omosessuale per chi pensate
    si schiererebbe Cristo?