Giovanni Lazzaretti: La storia ridotta a uno spezzatino (Corriere della Sera).

21 Marzo 2022 Pubblicato da

Marco Tosatti

Carissimi StilumCuriali, mi sembra interessante portare alla vostra attenzione questo Samizdat dal Paesello scritto dal prof. Giovanni Lazzaretti, che ringraziamo di cuore. Buona lettura, e riflessione…in particolare sull’uso spregiudicato dei mass media – ampiamente inaffidabili – da parte dei soliti poteri. 

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Samizdat dal paesello

La storia ridotta a uno spezzatino

Piccola posta

  • «Quindi, secondo lei, i Presidenti USA sono senza coscienza» (1)

L’espressione “senza coscienza” si riferisce sempre a una situazione a tempo. Altrimenti sarebbe come dire che Dio ha perso definitivamente la partita. Invece, come scrisse il (non)beato don Galasso, «Nel cuore di ogni uomo, pure del peccatore più incallito, c’è Dio, anche se impedito ad emergere. E quel Dio, quasi paralizzato dal peccato dell’uomo, è sempre pronto a farsi sentire nella coscienza e nel cuore dei suoi figli, appena gliene danno l’occasione».

Sei il Presidente degli USA. Sei quindi capo di un popolo che si sente un po’ “popolo messianico”, anche solo per il fatto che la loro moneta è il riferimento mondiale. Sei il gendarme del mondo, visto che la tua spesa per armamenti è 1/3 del totale mondiale. Non hai il concetto cattolico di “guerra giusta”. Inventi una bugia mondiale per attaccare l’Iraq. Provochi 1 milione di morti. La coscienza non può che essere spenta, e così potrai dormire di notte. Il rimorso speriamo venga in vecchiaia.

Non puoi dibatterti tra torti e ragioni, perché la “ragione” che ti ha portato alla guerra l’hai inventata tu stesso, ideando le inesistenti “armi di distruzione di massa”.

  • «La modella era davvero incinta» (2)

Era incinta, ma ha ugualmente fatto la parte della modella incinta. Ospedale abbandonato, una influencer incinta incontra per caso una pluripremiata fotografa dell’Associated Press. Probabilità che accada? Vicine allo zero, se la cosa non viene cercata apposta.

  • «Un amico a cui ho inviato il tuo articolo “Rompere la cornice” mi ha risposto mandandomi un articolo del Corriere per dimostrarmi il contrario. Mi trovo impreparato a rispondere al mio amico. Se hai tempo ti leggerò volentieri. Grazie. Renzo»

Caro Renzo, questa è una domanda colossale. Le dedico una lunga pillola.

8 – La storia ridotta a uno spezzatino

L’articolo del Corriere inviatomi da Renzo, a firma di Francesco Battistini, si intitola “Le guerre della Russia, dalla caduta dell’URSS a oggi” e inizia così: «Trent’anni di storia, diciannove conflitti. Un intervento militare ogni diciotto mesi». Vediamo un po’ se è vero.

Correva l’anno 1989. Mentre nasceva il mio terzo figlio, cadeva il Muro di Berlino. Come tanti, pensai che il comunismo iniziava a chiudersi senza spargimento di sangue. Non pensavo minimamente alla realtà dei fatti: «Togli il comunismo e sotto cosa emerge?»

Non pensavo al coacervo di etnie che stavano buone sotto il comunismo. Al fatto che una potenza nucleare stava disgregando le sue strutture. Al fatto che entità amministrative diventavano entità statali. Al fatto che spariva il Patto di Varsavia come cuscinetto tra oriente e occidente.

Avevo probabilmente l’idea che le persone fossero “naturalmente democratiche”, e che la fine del comunismo avrebbe attivato l’inizio della democrazia. Non mi rendevo minimamente conto di vivere nel decennio neoliberista che avrebbe sparso le sue tossine anche in tutto l’est Europa.

Fatto sta che l’URSS si disgrega, mantenendo solo la CSI (Comunità di Stati Indipendenti) come area di libero scambio (senza i paesi Baltici, poi senza la Georgia 2009, e l’Ucraina 2014). Se una minoranza vive in Georgia, e la Georgia sta nell’URSS, e alla minoranza è riconosciuta autonomia, anche la minoranza si sente a casa. Ma se nasce il nazionalismo georgiano, è possibile che le minoranze si trovino nei problemi.

La guerra n.1 (1991-1992) citata da Battistini è tutta qui: nazionalismo georgiano, referendum di distacco dall’URSS boicottato dalle minoranze etniche, nuova costituzione, imposizione del georgiano come unica lingua, Ossezia del Sud (55.000 abitanti) che si ribella, guerra civile, coinvolgimento della Russia, quiete con forza di pace formata da Georgiani, Osseti, Russi. Totale 2.600 morti.

La guerra n.2 (1991-1993) è simile alla prima: rivendicazione di autonomia dell’Abkhazia, guerra civile intra-georgiana, coinvolgimento della Russia in modo informale, pulizia etnica degli Abcasi nei confronti dei Georgiani, 30.000 morti.

Può essere diversa la n.3 (1992)? Nazionalismo moldavo, imposizione della lingua moldava e dei caratteri latini, ribellione della Transnistria, guerra con partecipazione russa, 3.317 morti.

Tre guerre che hanno un denominatore comune: se decidi di staccarti dalla casa madre, il tuo primo compito è dare autonomia a coloro che volevano restare nella casa madre. Il nazionalismo queste cose non le prevede.

La n.4 (anni ’90) citata è la guerra dell’Ossezia del Nord-Alania. l’Ossezia del Nord fa parte della Federazione Russa e i problemi sono venuti dai profughi dell’Ossezia del Sud, con conseguente pressione sulla minoranza inguscia, occasionali conflitti, e conseguenti profughi ingusci che si spostano da Ossezia a Inguscezia.

Poi l’articolista dà la colpa alla Russia anche per la guerra n.5, guerra civile di cinque anni (1992-1997) in Tagikistan. Governo contro opposizioni formate da una strana (ma non troppo) alleanza di liberali e islamisti. La Russia ovviamente sta col governo, che è alla guida di uno Stato facente parte della CSI. La missione ONU che si attiva dopo 2 anni di guerra civile si serve del supporto degli eserciti della CSI. 50.000-100.000 morti secondo le fonti.

L’articolista lo definisce «il primo conflitto aperto di Mosca, che sostiene la vecchia guardia post-sovietica, contro movimenti islamici organizzati e ispirati al vicino Afghanistan». E che altro avrebbe dovuto fare? Sostenere gli islamisti?

Poi si passa al n.6, la terribile prima guerra cecena (1994-1996): 50.000-100.000 morti tra i civili, 5.732-20.732 morti tra i militari. La guerra, cito Wikipedia, inizia così: «il 6 settembre 1991, militanti del partito del Congresso Nazionale del Popolo Ceceno (NCCHP), creato dall’ex generale sovietico Džochar Dudaev, convocarono una sessione del Soviet Supremo dell’ASSR Ceceno-Inguscia con l’obiettivo di dichiarare l’indipendenza. Uccisero il rappresentante del Partito Comunista dell’Unione Sovietica a Groznyj tramite defenestrazione, linciarono molti altri membri del partito ed ufficialmente dissolsero il governo della Repubblica Autonoma dell’Unione Sovietica Ceceno-Inguscia».

Solito esodo dei non ceceni minacciati dalla maggioranza cecena. Stato che diventa un coacervo di malavita e terrorismo, supportato da movimenti islamici extra Russia.

Cambiamo area. Immaginiamo che nella Contea di San Diego in USA, un leader defenestri l’amministratore locale, proclami la Contea come 51° Stato degli USA, e, in base a questa autoproclamazione, si stacchi dagli USA creando uno Stato benevolo coi terroristi. La Contea di San Diego è (a spanne) 1/100 della popolazione USA e 1/1000 della sua superficie, come la Cecenia nei confronti della Federazione Russa. Secondo voi come andrebbe a finire la faccenda?

Passiamo alla guerra n.7, seconda guerra cecena (1999-2009). 45.000-70.000 morti secondo le fonti. Questa è essenzialmente una guerra di 10 anni contro il terrorismo islamico; ricordiamo i variegati attentati ceceni in treni, aerei, metropolitana. Spiccano gli attentati con ostaggi: il teatro Dubrovka (850 ostaggi, 129 morti) e la scuola di Beslan (1127 ostaggi, 334 morti, tra cui 184 bambini; più 11 soldati).

Guerra n.8, Daghestan (1999). Dalla Cecenia tentano il jihad per “liberare” il Daghestan dalla presenza russa e proclamano lo “Stato Islamico del Daghestan”. I daghestani resistono e l’esercito russo chiude la partita in 1 mese. Di fatto fa sempre parte della seconda guerra cecena.

Guerra n.9, Inguscezia (1999). Soliti casini interetnici con l’Ossezia del Nord.

Guerra n.10, seconda guerra nell’Ossezia del Sud (2008), 12 giorni, 350 morti; intervento russo in Georgia a supporto degli Osseti, riconoscimento russo della Abkhazia e dell’Ossezia del Sud.

Guerra n.11, conflitto di Batken (1999). Secondo l’articolista è un conflitto tra Kirghizi e Tagiki; a me risulta tra Kirghizistan + Uzbekistan, alleati con supporto russo, contro un movimento islamico uzbeko che faceva incursioni dal Tagikistan. 1182 morti.

Guerra n.12, scontri etnici nel sud del Kirghizistan (2010). 2000 morti tra i contendenti, ma è configurabile come guerra civile, con i Russi che vengono chiamati solo a sostenere il controllo della situazione.

Guerra n.13, guerra all’Emirato del Caucaso (2007-2017). L’Emirato è uno Stato virtuale, di fatto è una guerra al terrorismo islamico (l’ISIS del Caucaso) con 4.000 morti.

Guerra n.14, Siria (2011-in corso). La Russia sostiene militarmente l’integrità territoriale e il governo legittimo, e combatte l’ISIS.

Guerra n.15, Kazakistan (2022). 10 giorni a ripristinare l’ordine dopo che la solita «folla inferocita ha cacciato il dittatore filorusso».

Poi all’articolista tocca evocare il Gruppo Wagner, come milizie utilizzate da Putin in Crimea, Libia, Mali, Centrafrica. Così si arriva a 19. Sulla Crimea non sto neanche a fermarmi: secessione a zero morti, terra salvata dalle milizie neonaziste ucraine. Libia, va beh. Se vogliamo dare colpe a Putin anche sulla Libia…

Posto che le guerre 1,2,3,4,5,6 non sono di Putin; posto che le n.8,11,13,14 sono interventi russi benemeriti; posto che n.9,12 sono guerre altrui; possiamo addebitare a Putin la seconda guerra cecena (benemerita perché antiterrorismo, ma devastante), l’intervento in Georgia, l’intervento in Kazakhistan.

Se anche volete attribuire a Putin tutti i morti di tutte le guerre da quando è al potere, arriviamo a meno di un decimo dei soli morti della nostra guerra all’Iraq (poi potete aggiungere Siria, Libia, Afghanistan, Serbia, Bosnia).

Lo spezzatino doveva contenere più pezzi possibile. L’articolista ha mischiato un conflitto legittimo ma devastante (Cecenia 2) con conflitti minori o modesti, nei quali il ruolo della Russia è stato decisivo per abbreviarli.

Dare poi colpe a Putin per la guerra al terrorismo islamico è aberrante, quando tutta la nostra narrativa occidentalista si è nutrita della “lotta al terrorismo” per 10 anni.

Così funziona la propaganda occidentalista degli “editori responsabili”.

Giovanni Lazzaretti

 

NOTE

(1) Vedere Samizdat n.21, pillola n.5 “il sonno di Putin”.

(2) Vedere Samizdat n.21, pillola n.7 “Bambini, bambini, bambini”

19 marzo 2022, San Giuseppe

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2 commenti

  • Cesare Maria Glori ha detto:

    Noto che nell’elenco utilizzato dagli autori progressisti circa le guerre combattute dalla Russia dopo l’anno 2000 risulti evidente la guida di Dio. Dio sembra volere che la Russia mantenga quanto più possibile quello che resta dell’impero sovietico. La benevolenza divina risulta anche dal fatto che queste piccole e spesso acerrime guerre si risolvono in modo favorevole a Putin, cioè alla Russia. Chissà quanto pagherebbero i nemici del Liberalismo occidentale per un attentato alla guida della Nuova Russia. Al contrario le guerre in cui si è ficcata l’America sono finite tutte malamente specialmente quella dell’Afganistan.
    La Russia finora sembra avere avuto la benevolenza divina, mentre la solidarietà di Begoglio non ha fruttato alcunché per i cosiddetti padroni del mondo.

  • Nuccio Viglietti ha detto:

    Abbiamo come impressione che dollarone come moneta di riferimento mondiale… stia per finire…!!…https://ilgattomattoquotidiano.wordpress.com/