Un Prete in Cammino per Diritti e Libertà. Oggi da Popoli a Sulmona.

19 Marzo 2022 Pubblicato da

 

Marco Tosatti

Cari amici e nemici di Stilum Curiae, continua il pellegrinaggio di don Emanuele Personeni da Bergamo a Roma, toccando tutta l’Italia, in difesa di diritti e libertà negate da un governo di malfattori, contro la Costituzione, che nessuno si perita di difendere, tantomeno il cosiddetto garante #camminaeascolta. E per far giungere al pontefice regnante una lettera firmata da molte persone a cui viene proibito di lavorare e avere una vita sociale. Ecco il programma di oggi.

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TAPPA di SABATO 19/03/2022

da Popoli a Sulmona

a piedi Partenza ore 9

POPOLI (PE) -Parrocchia di San Lorenzo Martire

PRATOLA PELIGNA (AQ) -Parrocchia di Maria Santissima della Libera

SULMONA (AQ) -Parrocchia di San Giovanni Evangelista

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Buona giornata a tutti. La tappa di oggi ci condurrà a Sulmona. Una volta giunti lá vivremo un momento di ascolto e di scambio con le persone presenti. Concluso il momento mi trasferirò subito questa sera a Isernia in Molise da dove ripartirò domattina Domenica 20 marzo alla volta di Bojano in provincia di Campobasso. Nel programma precedente avevo previsto di fare questa domenica il giorno di sosta. Invece riposerò lunedì 21 marzo…Il percorso di domani (domenica 20 marzo) sarà in bicicletta per esigenze organizzative.

Di solito preferisco muovermi a piedi nei giorni di sabato e domenica.

Ma domani va così.

Queste le parrocchie che attraverserò domani (domenica 20 marzo):

ISERNIA -Parrocchia Sacro Cuore

INDIPRETE (IS) -Parrocchia Madonna della Libera

CASTELPETROSO (IS) -Parrocchia di San Martino   S

ANTA MARIA DEL MOLISE (IS) -Parrocchia di Santi Filippo e Giacomo

BOJANO (CB) -Parrocchia di San Bartolomeo

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VANGELO DI SABATO 19 MARZO FESTA DI SAN GIUSEPPE E DI TUTTI I PAPÁ

Dal Vangelo secondo Luca

I genitori di Gesù si recavano ogni anno a Gerusalemme per la festa di Pasqua. Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono secondo la consuetudine della festa. Ma, trascorsi i giorni, mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero. Credendo che egli fosse nella comitiva, fecero una giornata di viaggio, e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti; non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme. Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai maestri, mentre li ascoltava e li interrogava. E tutti quelli che l’udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte. Al vederlo restarono stupiti, e sua madre gli disse: «Figlio, perché ci hai fatto questo? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo». Ed egli rispose loro: «Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?». Ma essi non compresero ciò che aveva detto loro. Scese dunque con loro e venne a Nàzaret e stava loro sottomesso.

Commento

Tre giorni son poca cosa ma diventano un’eternità se tuo figlio non salta fuori. Gesù se ne era rimasto a Gerusalemme senza dir nulla. É vero che a quel tempo dodici anni era l’età nella quale si veniva considerati adulti. Ma tre giorni son lunghi. E una madre é sempre una madre. E poi Gesù era sempre stato un ragazzo diligente e responsabile. Perché aveva agito in quel modo? Una volta trovatolo Maria non gli ha mandato a dire che il suo comportamento l’aveva messa in angoscia insieme al padre Giuseppe. A dire il vero Giuseppe non ha aperto bocca. Ma la risposta di Gesù deve essere risuonata nel suo cuore più severamente che in quello di Maria: “Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio”? Gesù parlava del Padre che é nei cieli. Questo ragazzo preadolescente, come tutti i preadolescenti privo di tatto, ha buttato in faccia a Maria e a Giuseppe quello che sentiva e sapeva. Anche Giuseppe sapeva di non essere genitore di Gesù. Ma questo non gli ha impedito di essergli padre nell’unico modo in cui lo si deve essere: incoraggiare il figlio a seguire la sua strada. Un genitore mette al mondo un figlio, un padre lo introduce e gli insegna a viverci. In che modo? Stando al mondo sapendo che tuo figlio ti guarda. Una cosa Giuseppe non ha avuto bisogno di insegnare a Gesù perché quel ragazzo pareva saperla già: quale voce ascoltare prima di tutte e dopotutto, la voce del Padre suo che é nei cieli. Sapere che soltanto il Padre eterno é il Padre eterno può risultare difficile da digerire per un papà, soprattutto se a ricordartelo é tuo figlio. Ma alla lunga é estremamente liberatorio. Da quel momento sai che non devi avere tutte le risposte, non devi essere infallibile né arrivare dappertutto. Basta semplicemente essere dove si deve essere, e cioè accanto al figlio, appena un pò dietro, perché il figlio prenda coraggio senza pensare di dover essere una fotocopia del papà. I padri devono adoperarsi per svezzarli i figli, per condurli gradualmente a camminare con le loro gambe, perché divengano costruttori del mondo, perché imparino a loro volta a farsi carico dei piccoli. Perché divengano uomini. E uomini non si diventa soltanto con l’affetto ma anche attraversando le prove della vita. Ecco, il padre deve incoraggiare il figlio ad affrontare le prove mica ad evitarle. Quando Gesù venne al mondo Giuseppe sentì di dover svolgere un ruolo protettivo nei confronti di Maria e del piccolo Gesù. Ora era giunto il momento di incoraggiare Gesù a intraprendere la sua strada. Credo che quel giorno a Gerusalemme, rimanendosene in silenzio per rispetto di Maria, Giuseppe abbia voluto dire a Gesù che era orgoglioso di lui perché l’aveva visto comportarsi molto bene in mezzo ai professoroni del tempio e cavarsela egregiamente da solo per tre giorni. A me piace pensare che i due si siano intesi con uno sguardo: “vai Gesù, segui la volontà del Padre tuo che é nei cieli. E non temere”.

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3 commenti

  • Carmela ha detto:

    Il mio vuole essere solo un incoraggiamento a questo esemplare sacerdote che si fa carico di tutte le persone scartate e angariate dal Sistema che non accetta chi pensa con la sua testa e non si sottomette ai suoi dictat.

    • Rolando ha detto:

      Ah Carmela cara. Complimenti ed incoraggiamento per il bene che questo Sacerdote fa. Questa è la sola cosa che conta. Un buon pensiero per lui ed un grazie.
      Io mi sono limitato alle parole da lui scritte e non confondo le due cose. Proprio no! E l’esempio per farmi capire, lo colgo proprio nel suo intervento, là dove accenna al “Sistema che non accetta chi pensa con la sua [propria] testa e non si sottomette ai suoi dictat”. E cosa sarebbe questo “Sistema” cui lei allude? Forse qualcosa di cui io sarei schiavo per il fatto che non credo in San Giuseppe, nella Madonna, nella SSma Trinità , o più concretamente nella predica di questo sacerdote, come invece crede lei?
      Se è così, me lo lasci dire, almeno nei riguardi della predica, lei mi sembra più “sistemata”. E a ragione!

  • Rolando ha detto:

    Un prete in cammino per diritti e libertà. Auguri, soprattutto per la Libertà. Quanto ai Diritti non vedo quali siano quelli che possiamo esigere dalla Natura e quelli che crediamo di poter esigere dall’altro si riducono ad uno solo: non fargli nulla di quello che non vorresti facesse a te.
    Non parliamo poi dei diritti derivanti dalla cooperazione socio-politica; the tragedy of the commons: è sempre vincente chi bara. Auguri comunque!
    Quanto a San Giuseppe, penso che dovesse sicuramente ragionare proprio come il sacerdote teologo cristiano cattolico commenta duemila anni dopo e passa!
    “Sapere che soltanto il Padre eterno è il Padre eterno può risultare difficile da digerire per un papà, soprattutto se a ricordartelo è tuo figlio”
    Parlare giocando coi termini tra fantasie e realtà è pietoso. Io ho avuto figli dal mio seme, non adottivi, ma se ne avessi adottato uno che mi avesse ricordato che non ero suo padre naturale, non vedo dove avrei dovuto sentirmi indigesto. L’amore tutto sopporta mi direbbe all’orecchio del cuore il Padre eterno, strizzando l’occhio cui nulla sfugge! Consiglio al sacerdote di trovarsi una donna ed aver figli e cambierà modo di commentare e contribuirà all’incremento demografico: un dovere impellente per un italiano.