Un Prete in Cammino per Diritti e Libertà. Oggi da L’Aquila a Poggio Picenze.

17 Marzo 2022 Pubblicato da

Marco Tosatti

Cari amici e nemici di Stilum Curiae, continua il pellegrinaggio di don Emanuele Personeni da Bergamo a Roma, toccando tutta l’Italia, in difesa di diritti e libertà negate da un governo di malfattori, contro la Costituzione, che nessuno si perita di difendere, tantomeno il cosiddetto garante #camminaeascolta. E per far giungere al pontefice regnante una lettera firmata da molte persone a cui viene proibito di lavorare e avere una vita sociale. Ecco il programma di oggi.

 

 

TAPPA DI GIOVEDÍ 17 MARZO da L’AQUILA a POGGIO PICENZE

circa km 14 a piedi

PARTENZA ORE 9

L’AQUILA -Parrocchia di San Bernardino da Siena

BAZZANO (AQ) -Parrocchia di Santa Giusta

POGGIO PICENZE (AQ) -Parrocchia di San Felice

***

VANGELO DI GIOVEDÍ 17 MARZO

Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù disse ai farisei: «C’era un uomo ricco, che indossava vestiti di porpora e di lino finissimo, e ogni giorno si dava a lauti banchetti. Un povero, di nome Lazzaro, stava alla sua porta, coperto di piaghe, bramoso di sfamarsi con quello che cadeva dalla tavola del ricco; ma erano i cani che venivano a leccare le sue piaghe. Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli accanto ad Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto. Stando negli inferi fra i tormenti, alzò gli occhi e vide di lontano Abramo, e Lazzaro accanto a lui. Allora gridando disse: “Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere nell’acqua la punta del dito e a bagnarmi la lingua, perché soffro terribilmente in questa fiamma”. Ma Abramo rispose: “Figlio, ricòrdati che, nella vita, tu hai ricevuto i tuoi beni, e Lazzaro i suoi mali; ma ora in questo modo lui è consolato, tu invece sei in mezzo ai tormenti. Per di più, tra noi e voi è stato fissato un grande abisso: coloro che di qui vogliono passare da voi, non possono, né di lì possono giungere fino a noi”. E quello replicò: “Allora, padre, ti prego di mandare Lazzaro a casa di mio padre, perché ho cinque fratelli. Li ammonisca severamente, perché non vengano anch’essi in questo luogo di tormento”. Ma Abramo rispose: “Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro”. E lui replicò: “No, padre Abramo, ma se dai morti qualcuno andrà da loro, si convertiranno”. Abramo rispose: “Se non ascoltano Mosè e i Profeti, non saranno persuasi neanche se uno risorgesse dai morti”».

Commento

C’è un dettaglio in questo brano che non deve sfuggirci. Il povero ha un nome, Lazzaro. Il ricco no. Nella realtà accade esattamente il contrario. Chi é ricco ha un nome, anzi, più precisamente si é fatto un nome. Chi é povero no. Chi é povero viene spogliato di tutto, anche del nome. Si parla di lui chiamandolo il mendicante, il senza fissa dimora, il barbone, l’accattone, il tossico, il migrante, il disoccupato, il separato, il carcerato. Tutti termini con i quali incaselliamo i poveri spogliandoli della loro storia, della loro personalità, riducendoli a cliché, a stereotipi. Il tutto allo scopo di tenerli distanti e non vedere che sono come noi, hanno gli stessi bisogni, hanno un volto, hanno fame, hanno una dignità, come noi hanno avuto una madre e un padre, forse dei fratelli, un’infanzia, dei sogni. Il Vangelo dá un nome al povero perché vuole che lo guardiamo da vicino e riconosciamo la sua umanità. Ricordate quando si diceva che a renderci umani é il bisogno che abbiamo degli altri? Ecco, Lazzaro non si vergognava di aver bisogno degli altri. Il fatto é che non si sentiva degno di bussare alla porta del ricco. Non tutti i poveri hanno la forza di implorare. Molti se ne stanno in silenzio sperando che qualcuno si accorga di loro. Lazzaro era uno di questi. Gli sarebbero bastate le briciole. Difficile pensare che il ricco non si sia accorto di lui, dimorando Lazzaro alla sua porta. Probabilmente lo scansava come si fa con qualsiasi oggetto ingombrante tra i piedi. Abbandonato, dimenticato, ignorato, affamato, leccato dai cani, disumanizzato. Il suo corpo parla per lui. É proprio questa sua condizione a farcelo sentire umano. Le sue piaghe e la sua fame raggiungono il cielo ma non riescono a sfondare la porta del ricco. É lui ad apparirci disumano. Abramo si accorge di lui, il ricco no. Se il ricco avesse aperto quella porta avrebbe riconosciuto Lazzaro e trovato la propria umanità. Ignorando Lazzaro ha perso sé stesso perché l’essenza dell’uomo vive all’incrocio con gli altri, là dove gli uomini si parlano, si accolgono, si aiutano e si prendono cura a vicenda. Lazzaro ha cercato in tutti i modi di farsi trovare dal ricco. Ma il ricco non l’ha mai cercato. Per questo non l’ha mai trovato né riconosciuto pur avendolo visto e conosciuto. Perfino in mezzo al fuoco il ricco non si rivolge a lui direttamente. Non gli parla proprio. Chiede ad Abramo di inviare Lazzaro a prendere dell’acqua.

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