Pensiero Unico e Corruzione del Linguaggio. Attenti a “Creare”….

12 Marzo 2022 Pubblicato da

Marco Tosatti

Cari amici e nemici di Stilum Curiae, Veronica Cireneo ci offre questa riflessione – corredata da ricordi della sua esperienza di docente – sull’uso di alcune parole nel nostro comunque linguaggio….buona lettura e discussione.

§§§

 

PENSIERO UNICO e CORRUZIONE del LINGUAGGIO .

 

Rimanevano di stucco i miei alunni le prime volte che sentivano dire dalla loro insegnante che non avrebbero dovuto far uso nei loro elaborati scritti e orali, tranne che nelle dovute eccezioni, delle parole: “CREARE”, “MAI” e “SEMPRE” .

Un elaborato che si rispetti , spiegavo loro, deve essere logico, persuasivo e credibile. Certamente ricco nei contenuti e corretto dal punto di vista formale: grammaticale, sintattico e ortografico, deve anche passare attraverso quel filtro linguistico che selezioni i termini più pertinenti al raggiungimento dello scopo. In primis: la chiarezza.

Va di moda da un po’ di anni, dopo che per fortuna dell’uso smodato delle parole “cosa” e “cioè” ce ne siamo più o meno liberati, usare impropriamente ed abusare della voce del verbo: “creare”.

Nella dittatura del pensiero unico la divulgazione dell’uso smodato e inadeguato di questo verbo è ragionevolmente funzionale alla cancellazione del concetto di Dio e degli attributi che Gli sono Propri. Obiettivo che viene raggiunto attraverso un lavaggio del cervello perpetuo, che passa attraverso la confusione linguistica, dove i termini vengono capovolti oppure svuotati del significato che gli è proprio. Così il bene è male e la verità è menzogna.

 

La confusione linguistica si fa quindi confusione mentale, scientifica, spirituale, psicologica, pedagogica e morale fino a far perdere a ciascuno ogni traccia della memoria di sé, del proprio passato, della propria funzione, dei propri desideri, obiettivi, scopi, progetti e missione.

 

Ovunque si legga, chiunque si ascolti è impossibile giungere alla conclusione di un argomento senza che all’interno dello stesso non sia comparso, anche una sola volta il verbo creare, così maneggiato e rimaneggiato che è ovunque declinato in tutti i modi e in tutte le forme: dal presente al participio passato, con una particolare predilezione per il passato prossimo.

“Hai visto? Ho creato un gioco!”

“La sai l’ultima: ho creato una ricetta nuova”.

“Ho creato un gruppo” ecc, ecc

 

Ma il verbo creare si coniuga solo con chi è onnipotente, visto che creare significa letteralmente: produrre dal nulla e istantaneamente.

Dio creo’ dal nulla tutto ciò che esiste.

“Sia fatta la luce” e la luce fu.

 

Rammentiamo invece che niente può essere creato dall’uomo. Egli infatti non può costruire dal nulla.

Ogni operazione che compie necessita di elementi,

strumenti, metodi e tempi.

E ciò vale sia che compia un’opera materiale, intellettuale, artistica e scientifica.

Nemmeno quando accoppiandosi mette al mondo un figlio, si può dire che l’uomo crei.

 

La creatura umana  infatti, genera un figlio, non lo crea e da qui la parola genitori (parola che adesso, non a caso, è considerata un pregiudizio antropologico, dal momento che la dittatura del pensiero unico tende allo smembramento della famiglia, spingendo per moderne forme di generazione: utero in affitto, compravendita di neonati, fluidità sessuale ecc)

 

Il verbo creare quindi è esclusività di Dio.

 

L’uomo infatti: genera un figlio, costruisce una casa, programma un’ App e nessuna di queste cose le crea.

 

Esistono oltre 12.000 verbi considerando solo la sola forma attiva, mentre se si contano anche i verbi riflessivi il totale raggiunge i 20.000 verbi.

Che facciamo li dimentichiamo tutti?

O la facciamo finita con questa pessima moda linguistica?

 

Stesso discorso vale per due avverbi di tempo, quasi sempre impropriamente usati. Essi sono: “mai” e “sempre” che per il loro valore intrinseco comunicano qualcosa di definitivo e immutabile.

 

Dire:”questo non lo farò mai!” oppure: “io staro sempre con te !” sono affermazioni che costituiscono di per sé un non senso, (se si esclude la promessa matrimoniale o sacerdotale), dato che non si può sapere in futuro come andrà e se si verificheranno le circostanze che faranno tenere fede alla promessa fatta.

Ancora peggio se, alla frase usata appena sopra come esempio, l’interlocutore aggiungesse: “Lo giuro!” espressamente scongliato anche dai testi sacri:”È meglio non fare voti che farli e poi non mantenerli» dice la sapienza divina (Qoèlet 5,4) dato che solo Dio è fedele. Egli è il Fedele per eccellenza e solo in Lui  MAI e il SEMPRE corrispondono nella sostanza al significato:

Egli perdonerà sempre chi si pente.

Non abbandonerà mai le sue creature.

 

Per l’essere umano, invece, l’uso degli avverbi “mai” e “sempre” è pertinente solo se usati al passato.

“Non sono mai stato in America” (non è detto che non ci andrò in futuro).

“Sono sempre stato un fumatore” (non è detto che lo sarò ancora).

Quindi non si appropri l’uomo di ciò che appartiene e compete a Dio. Stia al suo posto l’uomo. Non tenti nemmeno con le parole di sostituirsi a Lui. Ma questo è proprio ciò che il NWO intende  instillare nelle menti e nei cuori: Che l’uomo possa fare a meno di Dio. Che Dio è l’uomo stesso.

Una valida opposizione al lavaggio del cervello in atto, sarà praticabile soprattutto attraverso la difesa del linguaggio in termini di proprietà ed uso adeguato, pena appiattimento del pensiero. E non è proprio il caso.

Dopo un primo momento di smarrimento di fronte all’impegno che i miei alunni dovettero prendere con la loro insegnante, quello di imparare ad usare adeguatamente questi termini,  ebbero presto modo di verificare che lo sforzo di cercare il lessico adeguato li aiutava a mettere ordine nei pensieri e a riferirli correttamente e con disinvoltura. Le loro prestazioni scolastiche migliorarono in un crescendo continuo anche perché vocabolario e testo di grammatica e di letteratura erano il nostro pane quotidiano.

Molti di quegli alunni mi ringraziarono. Un po’ meno i genitori che mi riferivano di essere spesso redarguiti dai figli quando in casa dialogando si esprimevano con: “Ho creato…” ,”… mai… ” “…. sempre…:”

“Mamma, no! Ha detto la prof che non si dice!”

Che ridere!

Coraggio dunque! Restiamo «Le genti del bel paese là dove ‘l sì suona», (Inf. XXXIII, vv. 79-80) con il quale Dante definì lingua e popolo italiano. L’ autonomia mentale, in particolar modo adesso, è un’arma necessaria!

Veronica Cireneo

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53 commenti

  • stilumcuriale emerito ha detto:

    E che dire dei dialetti ? Grande patrimonio culturale in certi casi risalente a secoli e millenni a.C. con massime ricche di sapienza, di spirito di osservazione , di buon senso e di pratica esperienza. Qui da me i giovani non parlano più il dialetto. Ai miei tempi persino i preti nelle omelie inserivano frasi in dialetto. Parlavano in dialetto mia madre insegnante, mio padre direttore di banca, i loro amici e conoscenti, dal maresciallo dei carabinieri all’avvocato, al notaio, al medico, al farmacista al grande proprietario terriero. Un vero patrimonio disperso.

  • giovanni ha detto:

    Il problema del liguaggio appropriato e l’uso corretto delle parole e’ una delle piaghe di questi tempi. Secondo il mio parere il decadimento e’ iniziato dalla fine degli anni sessanta ed e’ andato avanti, in crescendo, fino ad arrivare ai giorni nostri . Bene fa’ l’articolista a porlo al centro dell’attenzione, perche’ e’ basilare nella costruzione di una cultura diversa foriera di un necessario cambio di paradigma. Purtroppo nei giovani, complice il mainstream , una scuola ombra di se stessa e una flessione considerevole nell’educazione impartita dai genitori , la situazione e’ decaduta a livelli ormai inaccettabili. E’ pero’ da loro che bisogna ripartire sanificando le tre fonti primarie a cui si abbeverano. Obiettivo necessario , di lungo periodo e non facile , vista la situazione.

  • stilumcuriale emerito ha detto:

    Sig.ra Veronica il linguaggio non è solo questione di costumi, ma di realtà oggettiva . Cicerone come chiamava l’automobile, il motore a scoppio, l’energia elettrica, e il reattore nucleare? Tutte ‘ste cose sono ben di più che “costume”.

  • bah! ha detto:

    Condivido il fatto che:
    “Cambia la lingua quando cambiano i costumi”.
    Ma oggi il cambiamento della lingua non è più la conseguenza del cambiamento dei costumi, bensì la causa!
    Quindi oggi (a livello mediatico) si:
    “Cambia la lingua per cambiare i costumi”!

  • Bah! ha detto:

    Condivido articolo e commenti:
    occorre più attenzione all’uso strumentale del linguaggio (vedi l’ambiguità di ‘contagiato’ con ‘ammalato’ o del termine ‘amore’ con ‘passione’!).

    Ma vorrei far notare un fenomeno che vedo verificarsi in modo sempre più sistematico ma che ancora non è stato notato:
    oggi (in TV e radio) sempre più si riportano citazioni tratte da scene di film e dalle canzoni (che diffondono il pensiero (!?) … globalità, politicamente corretto e moralmente scorretto, delle lobby democratiche LGBTQ, in America come in Italia ed altrove, che li finanziano);
    evitando qualunque citazione letteraria classica antica (come si faceva anni fa) che avrebbero tutt’altro impatto sulla formazione del pensiero comune.
    In altre parole, non solo si sta sostituendo il linguaggio della letteratura classica, ma anche la sua cultura;
    con la ‘sottocultura’ di ‘film’ e ‘canzonette’.

    • Veronica Cireneo ha detto:

      Esattamente. Centrato in pieno lo spirito dell’articolo.

      Cambia la lingua quando cambiano i costumi.

      • Veronica Cireneo ha detto:

        Poi siccome è cambiata la lingua, il nuovo costume è ufficializzato.

        Si sa che la parola crea.

        E sono pietre le parole, che diventano d’inciampo alla evoluzione e allo sviluppo naturale e auspicabile dell’interiorita’, soprattutto se sono prive di amore

      • Veronica Cireneo ha detto:

        La parola di Dio crea, perché è parola d’amore.
        E l’amore è il motore della creazione.
        Nessun libro al mondo è più bello del Vangelo. Pieno di parole d’amore, di speranza, di fiducia, di libertà, di pazienza, verità, trasparenza, chiarezza, sapienza, amicizia insieme a parole di dolore, mai inferto gratuitamente a nessuno, bensì sopportato.

        Le nostre parole, invece: suscitano, evocano, stimolano, incoraggiano, affliggono, offendono, curano, confortano e più sono belle le parole che usiamo più nascono relazioni sane, forti, vere, belle.

        Il Vangelo non va più di moda nella nebbia di una società confusa e lontana dalla verità,dove gli atteggiamenti più insopportabili sono lodati dalla maggioranza.

        Ma noi non dimentichiamo la differenza che c’è tra l’opinione dalla maggioranza soggetta a sventolii e la Verità che MAI muta.

      • stilumcuriale emerito ha detto:

        E anche quando gli insegnanti da educatori diventano mostri di maleducazione ( rif: V.C. 12 Marzo 2022 alle 18:21)

        • Veronica Cireneo ha detto:

          Grazie.

          • stilumcuriale emerito ha detto:

            Eh no, cara Professoressa! Lei, se è una persona seria, deve giustificarmi le pesanti offerse che mi ha rivolto qui il 12 Marzo 2022 alle 18:21. Non voglio nè grazie nè scuse. Voglio spiegazioni. Dott.Ing. Amedeo Zerbini.

          • stilumcuriale emerito ha detto:

            E/C Offese, non offerse.

    • stilumcuriale emerito ha detto:

      Vero, verissimo Sig. Bah ! In questo senso la TV commerciale 24 ore su 24 ha fatto danni enormi. Ma che cultura hanno, secondo lei, i compilatori dei palinsesti e dei telegiornali ?

      • Veronica Cireneo ha detto:

        Gentile, mica tanto, stilumcuriale emerito, anche definentesi ingegnere, ma forse del genio guastatore?
        Non la conosco.
        Dai suoi interventi sotto i miei articoli, e non solo, cosa che nessuno le ha mai chiesto di fare, eppure è così puntuale come fosse invitato, la SV mostra ostilità, disprezzo e maleducazione a tutto tondo.
        Lo stesso fece una volta col don Minutella, che che la mandò al diavolo pubblicamente. Ricorda?

        I suoi interventi disfattisti e provocatori di bassa lega, non possono che produrre risposte che sembrano sberle.

        Quindi se lei non è sadomasichista, se non è malato di opposizione compulsiva, si dia una regolata.

        Personalmente con i disfattisti la sottoscritta non ha nessuna intenzione di avere a che fare.

        Glielo dico per l’ultima volta.
        Sì dia una calmata. Cominci a mettere un po’ di cuore in ciò che dice. Cerchi di essere edificante, se ci riesce, sennò dà l’impressione di essere più che ingegnere è uno che dà i numeri.

        Se il mondo non le piace, cambi lei.
        E il mondo cambierà.

        Rifletta.

        • stilumcuriale emerito ha detto:

          Credo che lei stia sbagliando persona/persone. Con don Minutella non ho mai avuto a che fare, per quanto mi ricordo. Io le ho chiesto spiegazioni per certe sue offese, e lei, non solo ha rincarato la dose, ma fa riferimento a cose che non mi riguardano . A questo punto che devo pensare di lei? BENE NO DI CERTO .

  • Andrea Cionci ha detto:

    Interessante considerazione, per non parlare di quei variopinti personaggi che vengono chiamati “creativi”. E questo la dice lunga.

    • Veronica Cireneo ha detto:

      È un termine che si presta più degli altri a giustificare ogni nefandezza.

  • acido prussico ha detto:

    10++ alla professoressa.
    Aggiungo un incompleto quadro sul “mal uso” odierno della “parola” e delle parole facendo un confronto dei vari “piani”.
    Piano divino.
    – Dio per creare il creato … parlò proferendo max cinque parole.
    – Insegnamento di Gesú (la “Parola” incarnata): “il vostro parlare sia ‘SI..SI.. NO..NO…’”; “…quando pregate dite solo le 7 petizioni del Padre Nostro… sono sufficienti…”.
    – Davanti a Pilato Gesú “stette in silenzio”.
    – Sulla croce Gesú pronunziò solo “sette parole”.
    – Maria “meditava tutte queste cose nel cuore” e suo marito San Giuseppe sempre muto.
    Etc ….
    Piano diabolico.
    – Satana fregò Eva… parlandole.
    Piano umano o semi-diabolico.
    – L’uomo singolo nasconde i pensieri dietro le parole per imbrogliare il prossimo.
    – I governanti governano i governati con dichiarazioni e proclami.
    – I governati ascoltano i discorsi e poi eleggono altri simili (o gli stessi) in un Parlamento che si chiama così perché è un luogo dove si “parla” e “si mente”.
    – Nel Parlamento i parlamentari promulgano “parole scritte” che si chiamano “leggi”.
    – Le leggi servono agli avvocati per mettere nel sacco i consimili della parte avversa (nonostante notai che asciugano le parole e le mettono nero su bianco).

    Piano umano-religioso.
    – I Papi tengono “udienze” dove loro non “udono” un bel niente bensí leggono e parlano. (Recentemente si dice che ce ne sia uno che a Roma lo chiamano “il Chiacchierone”).
    – Le encicliche devono avere almeno 42088 parole (es. “Fratelli tutti”).
    – In ogni nazione ci sono organismi che si chiamano “Conferenze Episcopali” dove episcopi ”manifestano” le loro esperienze e esigenze pastorali.
    – Per metter la Chiesa al passo coi tempi ci sono “incontri” detti Concili dove esperti e studiosi “discutono”.
    – Altri “incontri-confronti” periodici si tengono qua e là e si chiamano Sinodi.
    – Per una Chiesa “ecumenica” bisogna usare il metodo del “dialogo”.
    – I parroci tengono “buoni” i fedeli con sermoni e citazioni.
    ………..
    Comunque, a chi interessa questo è un link per “aggiornarsi” sul linguaggio giovanile:
    http://italiansky.narod.ru/dizionar/giovanil.htm

    • Veronica Cireneo ha detto:

      Il settore 2 mi ha fatto troppo ridere.😅😅

      Il dizionario del registro quotidiano giovanile è la carta-canta della decadenza in atto.

      Ci sarebbe da s riavere un articolo.
      Da quell’elenci escono fuori evidentissimi i pensieri che alberga o nelle loro menti. Tristi.
      Poveri ragazzi.
      Non hanno colpe.

      Le colpe sono tutte le nostre. Degli adulti, per l’esempio che abbiamo dato e il mondo che gli abbiamo lasciato..
      Nessuno tocchi i giovani che sono sempre più innocenti di noi.

  • Sì sì, No no ha detto:

    Questo è il regno dei sofisti, già esposti così bene da Platone 2500 anni fa. Il linguaggio diventa oscurato e confuso perché le menti delle persone sono oscurate, confuse e lontane dal Logos che solo contiene in sé la verità eterna dell’universo. Chiunque può dire tutto e il contrario di tutto.
    Non che il linguaggio sia l’unico mezzo per conoscere le cose. Anzi. Ma il linguaggio è come i gradini di una scala. Un linguaggio confuso non permette nessun appiglio per risalire alla sorgente divina che è in noi. Stiamo letteralmente vivendo Babele 2, voci urlano a migliaia ma tutti si fraintendono a vicenda, il silenzio ci fa paura e va riempito in tutti i modi (per questo la Chiesa Cattolica ha smantellato il monasticismo). Io starei con Cristo che disse di dire “sì, no” e non molto altro semplicemente per il gusto di farlo… colui che stette in silenzio davanti a Pilato. Ogni sua parola (del Logos incanato) aveva un senso e un posto, non c’erano riempitivi. Ma siamo nella notte.

    • Veronica Cireneo ha detto:

      Condivido in toto.

      Gesù stette in silenzio soprattutto davanti a colui che, trascurando Giuda, durante il processo ingiusto che lo condanno’ a morte, si rivelò il peggiore: Erode.
      Non solo non rispose alle sue martellante domande, ma non lo degno’ nemmeno di uno sguardo.
      Cosa che lo fece infuriare al punto che si strappo’ le vesti di dosso.
      Per il resto sappiamo che la Parola di Gesù è l’unica che conti, quale Verbo di Dio, fatto carne.

      Per quanto ci riguarda, meglio una parola in meno, che una di troppo. Anche se ci sono tempi in cui non si può tacere.

      Sempre utile l’esercizio del discernimento.
      Sempre utile una parola edificatente.
      Grazie

      • maria ha detto:

        Con Pilato Gesù parlò, parlò della verità e dei Farisei che erano i veri omicidi perché lo avevano messo nelle sue mani. E Pilato disse la famosa frase: “Ma cos’è la verità?”
        Con Erode non aprì bocca. Ma non fu Erode a strapparsi le vesti bensì il sommo sacerdote Caifa, che volle drammatizzare lo scandalo della “bestemmia” appena detta da Gesù, cioè che era davvero il figlio di Dio (“tu l’hai detto, Io lo sono”)
        Erode continuò a ridere con la soldataglia e considerandolo un folle lo ricoprì con un manto scarlatto.
        Sono andata a controllare nel Vangelo perché a memoria i particolari sfuggono. Sono in tanti comunque a interrogarsi sul silenzio di Gesù in quella circostanza.

  • stilumcuriale emerito ha detto:

    Anche gli inglesismi hanno una loro parte di colpa. Quella che A.F. Osborn (ideatore del metodo detto brainstorming) chiamò “immaginazione costruttiva” divenne col passaggio da un epigono all’altro “creative thinking ” (pensiero creativo) . E vabbè mica ne va della Fede in Dio Creatore.

  • Enrico Nippo ha detto:

    Non da oggi il linguaggio continua a subire un impoverimento ed una banalizzazione abbastanza gravi a causa della perdita progressiva del significato delle parole da parte di chi parla, ragion per cui si finisce per “aprire bocca e dare fiato”.

    Si tratta un argomento delicato che si pone fra la libertà di pensiero, che fatalmente comporta la libertà di espressione, e la non-libertà nei confronti dei significati delle parole.

    • stilumcuriale emerito ha detto:

      Il linguaggio è dinamico e in questo dinamismo talvolta anche l’ignoranza ha la sua parte. Non ti è mai capitato di leggere scritti di esimi professori, accademici e giornalisti che usano il termine “fobia” in luogo di “mania” e “defatigante” in luogo di “affaticante” ? A me è capitato ma non mi scandalizzo per questo….

    • Enrico Nippo ha detto:

      “Il linguaggio è dinamico”: hai aperto una voragine nella quale non ho alcuna intenzione di precipitare 😊

  • stilumcuriale emerito ha detto:

    Dizionario Treccani, lemma Creazione.

    creazióne s. f. [dal lat. creatio -onis, der. di creare «creare»]. – 1. a. L’atto di creare, di far nascere dal nulla; in partic., nella filosofia e religione cristiana, l’atto con cui Dio dà origine a qualche cosa distinta da sé, traendola dal nulla, non derivandola né dalla sostanza propria né da alcuna materia preesistente: la c. del mondo; la c. dell’uomo, degli animali, degli astri; le sette giornate della creazione. b. L’insieme delle cose create, l’universo in quanto ha origine dall’opera creativa di Dio: le meraviglie, l’ordine della creazione. 2. estens. a. Riferito all’uomo, ideazione, invenzione ed esecuzione materiale di un’opera: la c. di un poema, di una sinfonia, di un quadro, di un monumento; c. di nuovi modelli d’abbigliamento, di nuove macchine, ecc. Usato assol., il fatto di creare, e il momento in cui si crea, un’opera d’arte, come attività estetica: nell’impeto, nel calore, nell’entusiasmo della c.; le gioie della creazione. b. Istituzione, fondazione: c. di un’accademia, di un nuovo istituto; fig., la c. di un mondo nuovo, di una società più giusta. c. La cosa stessa creata o prodotta: c. musicale, letteraria, architettonica; una c. superba, indovinata, infelice; un’ardita c. lirica; anche al plur.: le c. dello spirito, del genio. Nel linguaggio della moda, modello nuovo e originale di un capo di vestiario: ultime c., una c. di un famoso stilista italiano. 3. letter. Elezione, nomina: la c. di nuovi cardinali. 4. In fisica, formazione di particelle dovuta a trasformazione di energia in materia; c. di coppie, processo per cui un fotone di elevata energia, attraversando la materia, si annichila originando una coppia elettrone-positrone.

    • Veronica Cireneo ha detto:

      Se lei fosse perfettamente in grado di intendere e di volere non riporterebbe con copia-incolla notizie riguardo a tematiche che non si è mai posto in precedenza, autonomamente.

      Farebbe bene ad ammettere che avventurarsi su terreni sconosciuti, potrebbe portarla a darsi la zappa sui piedi.
      Specie se questi piedi sono l’ultima falange di una gamba troppo tesa, che le consiglio di usare un po’ di meno se ci tiene agli ammortizzatori della sue anche e non solo.

      Fosse meno oppositivo-compulsivo, caratteristica tipica di quella recente malattia psichiatrica di cui soffrono molti giovani, per una serie di motivi che non sto qui a dire e che dà loro diritto alla 104 e all’insegnante di sostegno, (sicuro di non esserne affetto?) le spiegherei che con quanto ha riportato non fa che confermare il contenuto dell’articolo.

      Se invece, qualora avesse intenzione di fare domande sincere, e le garantisco che ancora nei suoi interventi non si è MAI verificato il caso, le parlerei volentieri.

      Al momento però , i suoi interventi indigesti, mi convincono che forse posso fare uno sgarro alla regola, anche per confermarla.

      Sì, userò nello specifico che lei è un vero specialista nel CREARE tormenti gratuiti.

      Ecco.
      Come vede aveva ragione.
      Contento ora?

      Buona serata.

    • stefano raimondo ha detto:

      Sul verbo barà ci sono molte discussioni. Il verbo è stato tradotto con “creare” ma dai più recenti rilievi di esegeti ebraici non risulterebbe pacificamente che il verbo si traduca con “creare”, sicuramente non si riferisce al “creare dal nulla” (peraltro quando l’AT è stato scritto il concetto del “creare” non esisteva neanche). Se ci si vuol fare un’idea si può fare una ricerca su google e scrivere “barà”, “creare”, “forum di Consulenza Ebraica”. Si tratta di un forum molto serio, che ho frequentato per anni. Inutile dire che riguardo la lingua ebraica mi fido solo degli ebrei, visto che è la loro lingua…

      Nella sostanza della questione Veronica Cireneo ha perfettamente ragione.

      • stilumcuriale emerito ha detto:

        Veronica ha ragione anche quando offende del tutto gratuitamente e in modo sguaiato una persona colpevole di aver fatto copia e incolla di un lemma del vocabolario Treccani per mettere in evidenza quanti onesti significati ha in italiano la parola creazione?

  • SOLDATO AGLI ORDINI DI CRISTO ha detto:

    Giusto Veronica, creare è proprio di Dio, appartiene solo a Lui. A me però già non lo insegnarono, ma ne convengo. Faccio invece una riflessione sulle parole usate oggigiorno in modo improprio ossia con attribuzione errata in rapporto al loro vero significato e cioè:
    ‘vaccino (quello Covid)’ al posto di ‘siero genico sperimentale’; ‘pandemia’ al posto di ‘farsa pandemica’; ‘immunità di gregge’ che non riguarda la totalità della popolazione, ma che gioca proprio sul fatto che alcuni non siano vaccinati; i ‘non vaccinati’ degli ultimi tempi tra i quali sono compresi quelli con due dosi che però non hanno fatto la terza (vallo a domandare al Dna se vaccinato con due dosi è uguale a mai vaccinato); ‘ideologia di genere’ che, a mio avviso, a ben guardare, sottolinea proprio la realtà dei soli generi esistenti maschile e femminile (quello neutro era, in latino, per le cose); ‘omofobia’ che mi rimanda alla ‘paura’ piuttosto che all’avversione per gli omosessuali (mai avuta paura di loro, ogni volta ho dialogato in modo normale, ma subendo avversione da parte loro nel momento in cui hanno appreso della mia fede che non era però stata usata per cercare di convertirli). E che dire poi di tutti gli anglicismi usati o coniati come se la lingua italiana fosse povera di termini?

    • Veronica Cireneo ha detto:

      E di uccidere le persone per il loro “miglior bene” privandole di acqua e flebo nutritive, chiamandolo “accanimento terapeutico”, né vogliamo parlare?

      Fecero così col povero Charlie Garde, ricordate?

      Da allora venne giù tutto.

      Perché non chiamare accanimento terapeutico l’obbligo vaccinale?

      • stilumcuriale emerito ha detto:

        Non si può perchè il vaccino non è terapeutico. E’ micidiale.

      • ex : ha detto:

        L’uccisione del povero Charlie Garde (2017) è stata preceduta da quella di Terri (non Terry) Schiavo nel 2005 in USA (madre di tutte le nefandezze nell’ultimo mezzo secolo). E noi abbiamo avuto il “privilegio” di essere stati i primi in Europa a seguire quel modo infame di uccidere con l’assassinio di Eluana Englaro nel 2009. Il metodo di uccidere per fame e per sete è una delle peggiori torture che l’uomo abbia inventato (non “creato”). La relazione medica che descrisse il decorso del crimine, che lessi una volta ma ora ho smarrito il link e non ricordo bene se fu nel caso di Terri Schiavo o in quello di Eluana Englaro, fa accapponare la pelle: sofferenze inimmaginabili da parte del poveretto, che fin quasi al decesso ne conserva la sensibilità fisica, con sconvolgimenti atroci nel suo organismo.

        Ma tanto… che impressione ci fa!?… Siamo abituati a triturare i feti nel corpo materno, che – povere anime – protendono le braccine nel vano tentativo di difendersi dall’assassinio, come si vede in un filmato, censurato ovviamente, che qualcuno tentò di far penetrare nelle scuole per mostrare ai ragazzi cosa succede quando avvengono quei delitti.

    • Veronica Cireneo ha detto:

      I prestiti linguistici, termini provenienti da altre lingue appunto, in particolare gli anglicismi hanno invaso i dizionari della lingua italiana, ingiustificatamente dal punto di Vista linguistico, essendo l’italiano non certo una lingua pressappochista, ma ricca di una grande varietà di termini e sinonimi da non aver bisogno di importare Nulla dall’estero.

      La nostra lingua originando dal latino trova senso e ragion d’essere autonoma, più delle lingue anglosassoni.

      Ma i dizionari si aggiornano in base all’uso che della lingua si fa nel quotidiano e in base all’evoluzione o involuzione della morale, proprio perché i termini non sono una sequenza vuota di vocali e consonanti, ma sono contenitori e trasmettitori di valori o disvalori.

      Nel tempo inatti il verbo creare è stato presentato valido dato l’uso smodato che se ne fa nella lingua parlata, come sono comparsi termini prima inesistenti come fatti concreti.
      Penso ad esempio alla parola: INCIUCIO.

      Chi si sarebbe mai sognato qualche decennio fa di vedere assurgere alla dignità di strumento linguistico un tale scempio nei termini e nei concetti?

  • Frate Claudio di San Francesco ha detto:

    Concordo pienamente sul contenuto di Questo Intervento della cara Prof. Veronica Cireneo. Il Catechismo di Papa San Pio X, purtroppo accantonato siccome giudicato dai novatori post-Vaticano II come troppo ” mnemonico”, come se la Memoria non fosse una fondamentale funzione del Cervello ideato da sempre e quindi creato da Dio, definisce Nostro Signore come L’ESSERE PERFETTISSIMO, CREATORE E SIGNORE DEL CIELO E DELLA TERRA. La Potestà Creatrice è esclusiva di Dio Solo. Oggi le parole sono utilizzate ” alla carlona”, in maniera banale e superficiale, divide dal loro genuino significato. Vale la celebre apostrofe dell’attore e regista Nanni Moretti in un suo noto e apprezzato film: ” LE PAROLE HANNO UN SENSO”, e vanno quindi usare secondo il loro senso.proprio, considerando anche la estrema ricchezza del Vocabolario Italiano, di cui più o meno colpevolmente usiamo solo una minima parte, come sottolineava Colui. che è stato probabilmente l’ ultimo Grande Linguista italiano, l’Esimio Professor Tullio de Mauro. Il.primo.oltrettutto a rilevare tra gli Italiani quell’Analfabetismo ” di Ritorno” che oggi impera dappertutto, ” grazie” anche alle asinerie della Televisione. Come sono lontani i tempi del mitico Maestro Manzi e del suo fortunatissimo programma RAI ” NON È MAI TROPPO TARDI”.
    Frate Claudio di San Francesco, dei Frati Francescani, Vicenza

    • Veronica Cireneo ha detto:

      Qualunquismo e approssimazione giustificano ogni presa di posizione verbale.
      L’analfabetismo di ritorno, infatti, è ripetere a pappagallo soprattutto cio6chd non si comprende.
      Lo scopo altrettanto qualunquista è quello di dimostrare agli altri di essere all’altezza della situazione, mentre accade di diventare obbediente al vuoto e al nulla da cui si è preso spunto

  • stilumcuriale emerito ha detto:

    Anche a me fin da bambino è stato insegnato che il verbo creare si deve usare solo con riferimento a Dio perchè solo Lui creò dal nulla tutte le cose. E perciò ho sempre evitato di usare quel verbo con riferimento alle attività umane. Ma poi dovetti ricredermi perchè se così fosse sarebbe sbagliato dire che dio “creò” l’uomo. Infatti Dio non trasse l’uomo dal nulla, ma, come è detto in Genesi 2,7 “allora il Signore Dio plasmò l’uomo con polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita e l’uomo divenne un essere vivente.”
    Creare, in senso lato, si applica anche all’uomo, col significato di produrre un oggetto o una forma mai esistiti prima, o immaginare un pensiero mai enunciato prima . Che oggi qualcuno usi maliziosamente tale verbo in modo inappropriato può anche essere, però vedere il male anche dove non c’è non mi sembra molto giusto.
    Che ne pensa Sig.ra Veronica?

    • Veronica Cireneo ha detto:

      Penso che Dio è il Creatore, quindi se è scritto plasmo’ va benissimo.
      Ma all’uomo ribadisco che non si addice.
      Per le opere mai viste prima si parla infatti di invenzione.
      Abbiamo avuto tanti inventori, infatti.
      Giustamente non creatori, giacché il Creatore è Uno.

      Condivido invece che vedere il male dove non c’è sia grave.
      Come è grave non vedere il bene dove esso si trova.
      Grazie

      • stilumcuriale emerito ha detto:

        E se invece grazie all’arte, alla scienza e alla tecnica, l’uomo fosse collaboratore dell’opera creatrice di Dio? A meno che non “crei” qualcosa che va contro il volere di Dio, ovviamente. Ci sono tanti Noè fra gli uomini, non ci sono soltanto dei Caini o dei costruttori di Torri di Babele.
        La creatività umana non è forse un dono di Dio?

        • Veronica Cireneo ha detto:

          Sì. La creatività è dono di Dio ed è una bella qualità, spesso accompagnata dalla genialità.

          Il termine “creativo” è molto corretto e preciso.
          Creativo e geniale sono aggettivi intercambiabili. Sinonimi.

          “Creativo” applicato all’uomo è sempre pertinente se usato come aggettivo (es: ho un amico davvero creativo, geniale) in quanto esprime la bellezza di un’opera umana, così ben fatta da assomigliare a quelle del Creatore.

          Oppure usato come verbo, si può, ma solo nelle iperboli, cioè nei contesti estremi, nei paradossi. Es: si sentiva padrone di sua moglie come se l’avesse creata lui.
          Oppure: fece un lavoro così bene e così in fretta che sembrò crearlo dal nulla”.

          Ma usare “creare” come verbo in frasi consuete rischia di alimentare l’ignoranza, giacché è un vero pass-partout. Starebbe bene quasi ovunque.
          Se ci pensa ha sostituito il verbo “fare”, a cui peraltro è etimologicamente equivalente.
          “Fare” è un verbo che conoscono tutti, ma quando viene usato ripetutamente manifesta grande povertà lessicale. “La mamma ha fatto la torta. Il babbo ha fatto la lavatrice. Io ho fatto i compiti, poi abbiamo fatto merenda.

          La ripetizione svaluta sempre un prodotto linguistico, per questo meglio arricchire il proprio corredo lessicale di sinonimi, per far sì che la lingua suoni.

          Sarà bello riappropriarsi ed utilizzare al posto di creare verbi come: produrre, inventare, scoprire, fabbricare, preparare, ipotizzare, costruire, comporre… ecc.

          • stilumcuriale emerito ha detto:

            Infatti nella concessione dei brevetti se sei l’inventore non vieni iscritto come “creatore” ma come “inventore designato” . Ma alla facoltà di lettere queste cose non le insegnano anche perchè la grammatica non è brevettabile.
            Anche i laureati in lettere devono avere l’umiltà di riconoscere che di molte cose sono perfettamente ignoranti.

  • Signor Brega ha detto:

    La manipolazione delle menti italiche iniziò nella seconda metà dell’Ottocento con la creazione (pardon, volevo dire: costituzione) della scuola statale, in cui il sano insegnamento fondato sulle antiche arti liberali della *retorica, della logica e della grammatica venne gradualmente sostituito, ad esempio, con l’insegnamento della letteratura critica.

    Com’è la situazione della scuola italiana oggi?

    *Le prime due, in particolare, insegnavano rispettivamente a scrivere – e parlare – bene e a sviluppare ragionamenti coerenti.

    Scuola di stato = scuola di regime (è il mio cavallo di battaglia).

    • Veronica Cireneo ha detto:

      Dalla sostituzione delle discipline allo scopo di insegnare a leggere, scrivere, parlare ed ascoltare il passo esatto breve.

      In particolare con l’avvento delle Prove Invalsi : istituto supremo per la distruzione del pensiero personale e dell’analisi interiore, fondamentale per riflettere ed interiori zare le esperienze vissute.

      Nessuna esperienza produce giovamento se non accompagnata dalla riflessione.

      La fretta imposta dagli ingranaggi politici sulla società ha fatto tutto il resto, quale base eccellente di smemoramento funzionale alla cieca obbedienza e alla passività mentale e spirituale.

      • Veronica Cireneo ha detto:

        Chiedo scusa. Mi correggo.

        Dalla sostituzione delle discipline al fallimento dello scopo della scuola, quello di insegnare a leggere, scrivere, parlare ed ascoltare il passo è stato breve.

        In particolare con l’avvento delle Prove Invalsi : istituto supremo per la distruzione del pensiero personale e dell’analisi interiore, fondamentale per riflettere ed interiorizzare le esperienze vissute.

        Nessuna esperienza produce giovamento se non accompagnata dalla riflessione.

        La fretta imposta dagli ingranaggi politici sulla società ha fatto tutto il resto, quale base eccellente di smemoramento funzionale alla cieca obbedienza e alla passività mentale e spirituale.

        • Signor Brega ha detto:

          ”Dalla sostituzione delle discipline al fallimento dello scopo della scuola, quello di insegnare a leggere, scrivere, parlare ed ascoltare il passo è stato breve.”

          Proprio così.

          • Veronica Cireneo ha detto:

            Questa scuola di regime è gestita da docenti che hanno perso completamente l’autonomia mentale e professionale.

            La classe dei laureati, l’intellighenzia da cui ci si sarebbe aspettati un certo pensiero critico soprattutto rispetto agli avvenimchd hanno flagellato i nostri ultimi tempi, incuranti del diritto alla libertà d’insegnamento e dello spessore pedagico dell’esempio si sono fatti temibili esecutori delle direttive statali, da trasformare il luogo sacro dell’apprendimento, la scuola, in un ospedale da campo improvvisato.

            Alto, Altissimo tradimento

  • Veronica Cireneo ha detto:

    Ecco appunto. “Creare una crisi” è la prova provata che l’uso del verbo creare è inadatto per l’uomo.

    Applicato a lui, infatti, si tramuta da creare, cioè dare vita e ordine al caos, in distruzione.

    Bravo! Grazie

  • miserere mei ha detto:

    Cara Veronica, sono i segni dei tempi.
    Creare ad arte una crisi. Sempre diversa.
    Dire la verità. Mai