Trump, Putin e l’Evoluzione in Cerchio della Storia Russa.
9 Marzo 2022
Marco Tosatti
Carissimi StilumCuriali, con qualche giorno di ritardo – ce ne scusiamo, ma la mole di lavoro è veramente imponente – pubblichiamo il terzo degli articoli che l’amico Vincenzo Fedele, che ringraziamo di cuore, ha tradotto per Stilum, aventi per soggetto Vladimir Putin. Buona lettura.
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Da Catholic World Report
Trump, Putin e l’evoluzione in cerchio della storia russa
I confini porosi della Russia rendono l’insicurezza esterna la compagna costante dei leader russi. L’insicurezza esterna genera l’insicurezza interna che genera la repressione in casa.
Nota del traduttore: Questo è il terzo di tre articoli pubblicati nel 2016 (agosto, ottobre e Novembre). Il primo e il secondo sono già stati pubblicati su Stilum Curiae e sono reperibili QUI e QUI. Gli articoli potrebbero sembrare fuori contesto rispetto alla crisi attuale. Riteniamo, invece, che siano molto importanti per comprendere il contesto in cui si svolgono i drammatici avvenimenti di oggi, quali siano i rapporti tra Stato e Chiesa in Russia e infine, in questo terzo articolo, anche le azioni del Presidente Trump che, all’epoca, doveva ancora dispiegare la sua azione da Presidente USA, e che era riuscito a portare a quasi compimento, sino ai brogli delle successive elezioni del 2021 ed ai disastri che l’impresentabile Biden sta compiendo oggi e che riteniamo, purtroppo, ancora di più compirà in futuro quando verrà posto il problema, ben più iquietante, di Taiwan con il colosso cinese.
Per meglio comprendere lo scenario che nel 2016 si prospettava e che in realtà oggi è già realtà, riteniamo sia opportuno integrare queste considerazioni con le analisi acute e puntuali fatte dal Gen. Laporta in questo articolo QUI pubblicato da Stilum Curiae il 12 Novembre 2021 e che tocca anche la confusa fuga USA dall Afganistan : Biden Applica i Piani di Trump, ma Senza Putin non Funziona….
Occorre infine ricordare, per tutti e tre gli articoli scritti e pubblicati nel 2016, che c’era molto spazio per ovviare ai problemi che, come si vede, erano già ben conosciuti.
“La Russia è un enigma avvolto in un mistero dentro un enigma; ma forse c’è una chiave. Quella chiave è l’interesse nazionale russo“. – Winston Churchill
Il presidente eletto Donald Trump avrà presto a disposizione le notizie sulle questioni urgenti degli affari esteri.
In cima alla lista ci saranno le relazioni russo-americane.
Questo saggio riguarda il genere di cose che ogni presidente americano deve sapere sulla Russia in generale e sulle forze che adesso modellano i comportamenti politici del presidente Putin, sia esteri che interni.
Sin dal 2007, nei circoli dell’intelligence americana sono iniziate le speculazioni sulla relazione tra il ciclo storico di cambiamento politico della Russia e le politiche del presidente Putin.[1]
Un’analisi più recente ha aggiornato l’indagine alla luce degli sviluppi in Ucraina e in Siria, ai livelli crescenti di retorica antiamericana in Russia e in relazione alla crisi economica in corso.
Il cerchio, o ciclo della storia, a cui si fa riferimento in queste e altre speculazioni, inizia da una catastrofe nazionale, a volte dovuta a una pianificazione interna disastrosa, altre volte a causa di un’invasione straniera.
L’ordine sociale crolla; c’è la minaccia del caos e della dissoluzione.
In risposta, i russi cercano “un cavaliere bianco” (simile alla metafora di “arriva la cavalleria”) [Letteralmente è diverso, ma il senso, importato anche da noi al seguito del film western, è questo – NdT], e quindi si entra nella seconda parte del ciclo: si ristabilisce l’ordine e si consolida la stabilità del potere.
Inevitabilmente, per i motivi che descriveremo, il “cavaliere bianco” nella storia russa, di fronte alle formidabili barriere che si frappongono al raggiungimento degli ottimistici sogni (il “lui” può essere una “lei”, come nel caso di Caterina la Grande), diventa un “cavaliere oscuro”. Questo campione di purezza, per mantenere la leadership deve ripiegare ed attuare severi controlli interni unite ad aggressioni esterne, per la radicata paura delle vulnerabilità geografiche della Russia.
La fase successiva è la necessità di spingersi ancora oltre a causa della mancanza di risorse necessarie che risultano insufficienti per sostenere e continuare a espandere la sicurezza dello stato. Il sistema inizia allora a vacillare; i tentativi di riforma falliscono; inizia la stagnazione e di conseguenza un nuovo collasso, che ricomincia il ciclo.[2]
La svolta verso il lato oscuro
È evidente che Putin, il “cavaliere bianco” russo della fine degli anni ’90, è già diventato il “cavaliere oscuro”. Gli storici un giorno esploreranno se sia diventato o meno oscuro già nel 2004, quando tre ex repubbliche socialiste sovietiche e membri del Patto di Varsavia erano già membri della NATO da quattro anni.[3] Nel suo secondo mandato (2004-2008), altri sei ex stati clienti hanno aderito alla NATO.[4] Tra il 2004 e il 2007, nove di quegli ex stati clienti avevano tutti aderito all’Unione Europea.[5] I buffer russi dell’era sovietica, ad eccezione dell’Ucraina, erano scomparsi.
Qualunque sia la tempistica, nel 2008, quando Putin respinse i tentativi della Georgia di proseguire la sua svolta verso l’Occidente e liberarsi dalla sovranità russa, il Putin cavaliere bianco non si vedeva più da nessuna parte.
Dal 2008 le politiche di Putin sono coerenti con la fase del “dark rider” che consolida, centralizza e intensifica il potere statale. Le iniziali riforme elettorali democratiche di Eltsin sono state annullate; i partiti politici e le elezioni ora sono poco più che oggetti di scena del putinismo; i media, con un numero molto limitato di eccezioni, sono tornati in servizio, secondo lo stile sovietico, come portavoci della politica del Cremlino; i militari sono stati rinvigoriti; i servizi di sicurezza interna ed esterna sono tornati centrali; e ora è ritornata in auge una raffica quotidiana di propaganda antiamericana come non si vedeva dal culmine della Guerra Fredda.
Il consolidamento della fase di alimentazione è terminato. Ma la ruota ora sta girando per superarsi nuovamente?
Prima di poter rispondere dobbiamo prendere in considerazione alcuni fattori geopolitici che possano aiutarci a spiegare il movimento storico della ruota russa.
La geografia e la ruota
È una vecchia idea che “la geografia è un destino“.
È un’intuizione embrionale, perché le nazioni esistono ed agiscono nel tempo e nello spazio. Gli stati-nazione moderni sono entità sovrane radicate in luoghi specifici. Questi luoghi contengono sia limitazioni ostinate, sia potenzialità allettanti per i leader.
L’immagine popolare della geografia (parliamo di mappe, morfologie, corsi d’acqua, ecc.) rappresenta solo una parte del suo ruolo nell’analisi geopolitica. Sono pertinenti e da tenere in considerazione anche: la difendibilità dei confini; la distanza da vicini potenzialmente minacciosi; la quantità di fonti energetiche essenziali e di altri minerali; la quantità della popolazione, la dispersione della popolazione, la “qualità” della popolazione (livelli di salute e di istruzione, ad esempio); il grado di unità della popolazione (quante differenze etniche, tribali, razziali e/o religiose); il profilo dei gruppi (proporzioni relative di giovani, adulti e anziani); i tassi di natalità e di mortalità naturale; e altro ancora.
La geografia su cui discutiamo qui deve essere vista in questo senso molto più ampio: la probabilità di un superamento, la possibilità di un “andare oltre”, in Russia, nel presente o nel prossimo futuro.
Lo spazio non ci consente una considerazione approfondita di tutto quanto sopra accennato, ma quelle che seguono sono cause significative del fatidico senso di insicurezza che pervade la Russia.
Confini problematici
Il punto di partenza nell’analisi della paura russa per la propria incolumità sono, e sono sempre stati, i suoi confini indifendibili.
La pianura nordeuropea essenzialmente non offre alcun ostacolo naturale agli invasori dalla Francia attraverso la Germania e dalla Polonia alla Russia occidentale.
Un autore ritiene che, se Putin è un uomo religioso, potrebbe benissimo pregare ogni sera, prima di andare a letto, chiedendo a Dio “Perché non hai messo le montagne nell’Ucraina orientale?”[6] Cinque volte negli ultimi 500 anni gli eserciti dell’Occidente hanno trafitto il cuore della Russia attraverso questa pianura.[7]
Inoltre, la vastità stessa della Russia suscita molte altre minacce ai confini.
Ad esempio, l’Asia centrale russa è popolata da antichi gruppi etnici, per lo più turchi e musulmani, non ortodossi o slavi.
Si trovano lontano da Mosca e confinano con l’Afghanistan, il tradizionale “cimitero degli imperi” e recente semenzaio del terrorismo islamico.
Il luogo di indagine di lunga data da parte della Russia alla ricerca di un porto nelle calde acque dell’Oceano Indiano e il luogo di un’amara sconfitta russa nel conflitto contro gli insorti islamisti (1979-89),
L’Afghanistan oggi preoccupa Mosca perché è una facile via di infiltrazione per i jihadisti in tutta l’Asia centrale e nel Caucaso.
Poi c’è il confine lungo 2.500 miglia con la Cina, il sesto più lungo del mondo.
Adesso la popolazione cinese è quasi 10 volte più numerosa di quella russa[8] e oggi si possono trovare mercanti e investimenti cinesi in molte parti della Russia, soprattutto nell’Estremo Oriente russo.
Vent’anni fa ho attraversato più di una volta la città di Khabarovsk, un importante snodo dell’Estremo Oriente. Commercianti e mercanti cinesi erano già allora molto numerosi.
Si può vedere la Cina dall’alto della città, affacciata sul possente fiume Amur.
Se la Cina è vicina, il governo centrale della Russia no.
Quasi esattamente 5.000 miglia separano Mosca da Khabarovsk; l’intero Estremo Oriente russo (un’area grande quanto l’Australia) ha meno di 7 milioni di abitanti russi. Inoltre, la popolazione è diminuita del 14% negli ultimi 15 anni.
Si può comprendere il nervosismo della leadership russa riguardo a questi dati statistici.
Territorio enorme, poche persone
La Russia è davvero immensa.
Occupa nove fusi orari, iniziando dalla Finlandia ad ovest, ed arrivando, verso est, fino a poche miglia dall’Alaska sul Mare di Bering.
Alla latitudine del Circolo Polare Artico, la Russia ha un arco di quasi 180 gradi, o metà della circonferenza terrestre.
Per avere un paragone, i fusi orari degli Stati Uniti (comprese Alaska e Hawaii), sono 6.
I 6,6 milioni di miglia quadrate della Russia si confrontano con i 3,8 milioni degli Stati Uniti. L’intero USA continentale potrebbe inserirsi facilmente nello spazio tra i monti Urali e l’Estremo Oriente russo.
Tuttavia, un vasto territorio può diventare rapidamente problematico se la popolazione non è abbastanza numerosa per difenderlo e per sfruttarlo economicamente.
Qui sta un’altra fonte di insicurezza.
Nel 1985, nell’impero sovietico vivevano circa 300 milioni di persone.
L’attuale popolazione della Russia è di circa 143 milioni.[9]
Il 75% di questi, cioè circa 100 milioni, vive nei due fusi orari russi più occidentali nella Russia europea, il “cuore” tra l’Ucraina e gli Urali, il confine tradizionale tra la Russia europea e quella asiatica.
Questo vuol dire che circa 43 milioni occupano uno spazio, nella Russia asiatica, più grande di tutti gli Stati Uniti.
Inoltre il tasso di natalità della Russia (numero di nati vivi per 1.000 abitanti) è di circa 1,34. Per stabilizzare la popolazione, il tasso di natalità deve essere almeno 2,1.
E il futuro in questo senso è cupo.
Popolazione prevista della Russia nel 2050: 100 milioni.
Inoltre, gli alti tassi di mortalità, l’uso diffuso dell’aborto nell’era sovietica e l’emigrazione stanno provocando l’invecchiamento della popolazione con conseguente carenza di manodopera, soprattutto nelle professioni qualificate.
Questo problema è aggravato dalla valutazione delle migrazioni.
Votare con i piedi
Nell’epoca sovietica, milioni di russi etnici vivevano al di fuori del tradizionale cuore della Russia, in Siberia, Estremo Oriente, Stati baltici, Asia centrale e Caucaso.
I principali incarichi politici e della dirigenza del Partito Comunista erano riservati a russi o membri affidabili del Partito Comunista non russo. Dopo il crollo dell’URSS, c’è stato un grande esodo di slavi russi da quei luoghi e dalle città della Russia europea.
Ad esempio, molti russi hanno abbandonato il Caucaso settentrionale.
Di conseguenza, Cecenia, Daghestan e Inguscezia è composta sempre più da indigeni veraci e da musulmani. Senza la presenza di un gran numero di slavi russi, questi luoghi, più poveri della maggior parte, possono facilmente diventare terreno fertile per il malcontento e per l’islamismo radicale. Inoltre anche il Kazakistan ha perso migliaia di abitanti russi.[10]
A peggiorare le cose, molti dei russi più istruiti e benestanti sono emigrati dalla stessa Russia europea in Europa e persino negli Stati Uniti, portandosi dietro la loro ricchezza e le loro capacità.
Putin deve preoccuparsi di questa “fuga di cervelli”.
Sono in corso altre seccanti migrazioni interne.
Molti musulmani dell’Asia centrale e caucasica si stanno trasferendo nella Russia europea, cambiandone la composizione demografica e provocando tensioni etniche.
Inoltre, il numero dei musulmani in Russia sta crescendo un po’ più velocemente di quello degli slavi russi. Si dice che la popolazione musulmana sia almeno il 15% del totale della Russia, ma i numeri sono probabilmente più alti; e, dati i tassi di natalità più elevati tra le famiglie musulmane, quei numeri aumenteranno sicuramente. Le famiglie musulmane si sposano in numero maggiore, hanno più figli e stanno insieme più a lungo di quanto facciano quelle di etnia russa.[11]
Politico-Economia e la Ruota
Oltre alle caratteristiche politico-geografiche di cui sopra, dobbiamo mettere le mani in alcuni recenti sviluppi politico-economici che riguardano la nostra questione del superarsi. Il primo è il continuo abbassamento dei prezzi del petrolio e del gas.
L’incapacità delle nazioni OPEC di concordare un limite di produzione, il rientro nella catena di approvvigionamento del petrolio iraniano, le innovazioni nel fracking ed i progressi nelle altre tecnologie di estrazione nonchè il rallentamento dell’economia cinese, contribuiscono tutti a rendere l’offerta superiore alla domanda, almeno per ora.
Dal momento che l’economia russa è così dipendente dalle entrate del petrolio e del gas, questo limita la portata delle ambizioni di Putin.[12]
Basse entrate petrolifere significano più lotte tra gli oligarchi di Putin e le ristrettezze di bilancio comportano problemi di sicurezza per le élite sociali; la stagnazione del tenore di vita russo per milioni di persone richiede il ritiro delle riserve di cassa della Russia per scongiurare disordini interni; e sussidi ridotti per luoghi come la Cecenia [13] e alcuni stati dell’Asia centrale.
Oltre a questo, gli europei stanno adottando misure sia per ridurre la loro eccessiva dipendenza dall’energia russa che come reazione all’uso dell’energia, da parte di Putin, come strumento di pressione (per non dire di ricatto) per accogliere la rinascita russa.
Ad esempio, la Polonia proprio quest’estate ha ricevuto la sua prima spedizione di gas naturale liquefatto (GNL) dal Qatar, dopo aver firmato un accordo di 20 anni. I polacchi hanno in programma di collegare il loro nuovo impianto di gas tramite gasdotto alla Repubblica Ceca, Slovacchia, Ucraina e Lituania, offrendo loro un’alternativa anche al gas russo. [14]
Putin e la deriva nel superamento
Naturalmente, la “ruota della storia” russa o il modello ciclico di cui abbiamo parlato non possono essere applicati in modo meccanico. Cioè, le varie fasi del ciclo non hanno contorni precisi. Ad esempio, la fase di superamento del ciclo sovietico potrebbe essere durata 10 anni o più. L’uso migliore dell’idea, al momento, è notare che il consolidamento della fase di alimentazione da parte di Putin è finito e le pressioni storiche per superarsi ora diventano maggiori.
Come Kaplan [15] e altri hanno sostenuto da tempo, l’apparente forza del regime di Putin maschera profonde debolezze.
Questo è probabilmente il motivo per cui continuiamo a leggere che Putin ha giocato una mano debole abbastanza abilmente. In effetti, affermare che Putin ha una mano debole, è un riconoscimento indiretto dei limiti imposti ai leader russi anche dopo che il consolidamento del potere sarà completato.
Il pericolo ora è che Putin, il “cavaliere oscuro”, capisca perfettamente che la sua mano è debole, veda che la sua presa sul potere sta svanendo e stia seguendo il classico schema di crescente repressione all’interno della Russia e di aggressione alla sua periferia. Elenchiamo ora alcuni dei fattori che potrebbero spingerlo a superare il limite.
Il cavaliere oscuro si beffa dei guai
Scosso dalle “rivoluzioni colorate” in Georgia e Ucraina,[16] Putin teme che si ripetano le manifestazioni di Mosca del 2011-12, quando migliaia di persone sono scese in piazza per protestare contro la sua decisione di rimanere al potere scambiandosi di posto con il suo Primo Ministro, Dmitri Medvedev.
Dal 2012 si è mosso per reprimere i leader dell’opposizione, manipolare le elezioni, sbandierare una minaccia esterna da usare come “spauracchio” (“fascisti” in Ucraina incoraggiati dagli USA tornano sempre utili) e flettere i muscoli militari russi.
Oltre a diversi avvicendamenti tra i principali subordinati della sua amministrazione[17]
Putin ha anche creato quella che equivale ad una “guardia di palazzo” di diverse centinaia di migliaia di persone all’interno del sistema di sicurezza russo, il cui utilizzo solo Putin potrebbe ordinare e che sono posti sotto il suo comando. [18]
In termini di sostegno popolare, la minore affluenza alle urne alle elezioni della Duma del settembre di quest’anno potrebbe essere un segnale di un calo di entusiasmo per le politiche di Putin, data la stagnazione del tenore di vita tra le masse russe.
Queste sono le azioni di un uomo che si prepara ad affrontare i guai.
Superamento
L’annessione della Crimea e le incursioni sostenute da Mosca nelle aree di Donetsk e Luhansk non sono state seguite da una rivolta generale filo-russa che (si sospetta) Putin auspicava nel resto dell’Ucraina orientale.
Ciò significa che per ora il conflitto è “congelato” e gli obiettivi di Putin di almeno una parziale autonomia costituzionale per l’Ucraina sudorientale non sono raggiunti.
Questo lo apre alle critiche dei suoi stessi intransigenti, che vogliono più aggressività, e dei più moderati nel suo regime che non sono mai stati a favore dell’aggressione originale. Ora deve sostenere, ma anche cercare di controllare, gli insurrezionisti che ha creato. Questo supporto costa denaro e rende Putin prigioniero, in un certo senso, delle sue stesse tattiche.
Fare marcia indietro significherebbe ammettere la sconfitta, ma una maggiore aggressività peggiorerebbe solo le cose?
Il cambiamento dei confini europei con la forza delle armi in Ucraina è uno sviluppo che deve far riflettere l’Europa occidentale e i suoi alleati, che fa rivivere le ansie della Guerra Fredda.
Le sanzioni imposte alla Russia hanno provocato un prosciugamento del capitale di investimento estero e un generale inasprimento delle relazioni tra Russia e Occidente.
Ma Putin può calcolare che una volta è riuscito ad attraversare i limiti consentiti, e che forse potrebbe funzionare di nuovo, soprattutto se gli Stati Uniti sono distratti dalle incertezze politiche interne e l’unità europea sta calando (fatti entrambi veri).
Si potrebbero creare problemi negli Stati baltici, in Georgia, in Moldova o in altre parti dell’Ucraina orientale. Potrebbe anche aumentare la posta in gioco in Siria.
Nell’ottobre di quest’anno, [19] una task force navale russa ha navigato attraversando provocatoriamente il canale inglese e il mediterraneo per portare supporti militari al Presidente siriano Assad nella sua lotta per rimanere al potere.
Tutto questo si inserisce nel ruolo del “cavaliere oscuro” che inizia a superarsi.
La strada da percorrere per Trump
Ecco il quadro che dovrebbero esporre i consiglieri addetti agli esteri di Trump al presidente eletto: i confini porosi della Russia rendono l’insicurezza esterna la compagna costante dei leader russi. L’insicurezza esterna genera insicurezza interna che a sua volta genera la repressione in casa. Ad un certo punto del ciclo della storia russa, l’insicurezza esterna ha portato all’aggressione alla periferia. L’aggressività alla periferia e la repressione all’interno sono già molto avanzate. Pertanto, se Putin è già nella fase del superamento, come dovrebbe reagire il presidente Trump?
Per prima cosa deve avere un quadro accurato dei problemi economici di Putin. La Russia è in recessione dal crollo dei prezzi dell’energia.
Questo fatto riflette il paradosso dell’immensa ricchezza mineraria della Russia. L’abbondanza di ricchezze minerali estraibili continua a tormentare la sua storia.
È stata ed è ancora tentata di esportare semplicemente energia e altre ricchezze minerarie e trascura di sviluppare un’economia più ampia e radicata nel consumo.
Ciò ha due conseguenze perniciose:
- le masse russe sono così destinate ad un tenore di vita molto inferiore a quello dell’Europa. Questa è una costante fonte di preoccupazione per i leader russi nell’era delle comunicazioni istantanee in tutto il mondo perché, a differenza del potere sovietico, non si può semplicemente mentire alla popolazione sul divario materiale tra le loro vite e le vite di coloro che vivono in Occidente. I miei amici in una grande città siberiana erano soliti indicare un grande cartellone pubblicitario che diceva (in russo): “Siberia – Terra ricca, gente ricca”. Hanno detto che si dovrebbe leggere “Siberia – Terra ricca, gente povera”.
- I bilanci della Federazione russa, essendo così dipendenti dai prezzi mondiali delle materie prime, sono instabili. Quindi, le masse spesso devono essere placate attraverso sussidi e i potenti devono sempre fare a gara per la loro, imprevedibile, quota di torta. Pertanto, l’instabilità alla base ed al vertice è incorporata nel sistema.
- Trump deve capire che questa instabilità socioeconomica è endemica e guida gran parte della politica interna ed estera della Russia.
Ricostruire l’esercito, spendere miliardi per ospitare le Olimpiadi invernali di Sochi, annettere la Crimea e sostenere un’insurrezione nel sud-est dell’Ucraina hanno messo a dura prova la salute finanziaria della Russia. La recessione è costata alla Russia circa la metà del valore del rublo rispetto al dollaro USA dal 2014. La crescita del PIL è troppo bassa e sono molto bassi anche gli investimenti di capitale. [20] Ma Putin, avendo scelto di costruire un sistema politico nazionalista-autoritario e un’ideologia per giustificarlo, troverebbe difficile ora invertire la rotta anche ammesso che fosse incline a farlo. Come un re feudale, deve mantenere i suoi duchi e conti abbastanza felici con la loro quota di potere e ricchezza in modo che non siano tentati di colludere contro di lui Il disagio inganna la mente, ecc. Inoltre, la democrazia, per Putin e per milioni di russi, è, purtroppo, equiparata al quasi crollo dell’ordine che ha segnato il periodo (1989-99). Sembra convinto che la Russia possa esistere e prosperare solo come stato governato verticalmente.[21]
Putin ha chiarito che è costretto a respingere la diffusione dell’Unione Europea e, in particolare, della NATO, nella sfera di influenza dell’ex Unione Sovietica nei Paesi baltici e nell’Europa orientale.
Ma per Trump e per la NATO non può esserci alcuna inversione di rotta.
Il compito di Trump e di altri leader occidentali è evitare di provocare inutilmente Mosca, mentre, fuori dai riflettori pubblici, occorre far sapere a Putin quali azioni da parte sua richiederanno quali risposte, fino alla forza militare inclusa.[22]
Questo ci porta alla retorica elettorale di Trump sulla NATO.
È vero che, dei 28 membri della NATO, solo 5 (USA, Regno Unito, Polonia, Estonia e Grecia) soddisfano il livello “incoraggiato” di spendere almeno il 2 per cento del PIL per la propria difesa. Tuttavia, a parte il simbolismo negativo dei “free riders”, gli importi effettivi non sono così significativi quanto la necessità di rinvigorire uno spirito cooperativo nel patto che è vecchio di 67 anni.
Sfortunatamente, gli europei adesso sono distratti dalla Brexit e dalle sue implicazioni per un’ulteriore amalgama degli Stati membri. Tuttavia, Trump dovrebbe riconoscere, e presto, che l’ordine liberale preservato e difeso in Europa dal 1949 dalla NATO deve trovare nuova vita e solo gli Stati Uniti hanno il peso di guidare lo sforzo.
È nell’interesse di Putin vedere sia la NATO che l’Unione Europea entrambe indebolite.
Sta lavorando duramente per trovare almeno uno Stato membro dell’UE che voti contro l’estensione delle sanzioni dell’UE.
Le relazioni bilaterali tra la Russia e i paesi dell’ex blocco sovietico funzionano a vantaggio della Russia; i fronti uniti contro di lei no.
Trump dovrebbe dimostrare con le sue politiche estere che gli Stati Uniti sono interessati sia ad un’UE più forte che alla prosperità dell’Europa.
E così, anche se Trump dovrà affrontare una serie di sfide negli affari esteri, sarà più preparato a trattare con la Russia tenendo a mente queste cose: deve assicurare ai vecchi alleati che gli Stati Uniti possono e guideranno ora la difesa di un ordine liberale occidentale anche se si è in presenza di una mancanza di unità e di fiducia in se stessi; deve adattarsi a un ordine internazionale in cui gli Stati Uniti non sono più egemonici; e deve combinare comprensione, forza e sottigliezza nei suoi rapporti con Putin.
Altrimenti, il cavaliere oscuro che guida uno stato antico e intrinsecamente insicuro potrebbe essere tentato, dalla debolezza e dalla disunione dei suoi nemici percepiti, di esagerare e agire in modo avventato e aggressivo sul suo perimetro o altrove, al fine di salvare se stesso e il sistema che ha costruito dall’intrappolamento nel ciclo della storia del suo paese.
NOTE
[1] Peter Zeihan, “The Coming of Russia’s Dark Rider”, Stratfor Geopolitical Weekly (24 settembre 2007).
[2] Lauren Goodrich, “La Russia cade nelle vecchie abitudini” , Stratfor Geopolitical Weekly (25 ottobre 2016). Vedi anche Robert D. Kaplan, “Eurasia’s Coming Anarchy: The Risks of Chinese and Russian Weakness” , Affari esteri (marzo/aprile 2016).
[3] Repubblica Ceca, Ungheria e Polonia.
[4] Bulgaria, Estonia, Lettonia, Lituania, Romania, Slovacchia.
[5] Bulgaria, Repubblica ceca, Estonia, Ungheria, Lettonia, Lituania, Polonia, Romania, Slovacchia.
[6] Tim Marshall, “La Russia e la maledizione della geografia” , The Atlantic, 31 ottobre 2015
[7] Ibid.
[8] Vedi http://www.worldometers.info/
[9] Ibid.
[10] Bruce Pannier, “Una nuova ondata di russi etnici che lasciano il Kazakistan” , Radio Free Europe/Radio Liberty (9 febbraio 2016).
[11]“The Future of the Global Muslim Population: Projections for 2010-2030” Pew Forum on Religion and Public Life (27 gennaio 2011).
[12] Marek Strzelecki, “La Polonia apre un terminale di gas naturale liquido, si impegna a porre fine alla dipendenza russa” , Bloomberg (12 ottobre 2015).
[13] Maria Tsvetkova e Christian Lowe, “Putin russo ricorda al leader ribelle della Cecenia: io sono il capo” , Reuters , Mosca, (24 marzo 2016).
[14] Strzelecki, op.cit.,
[15] Kaplan, op.cit., p. 33
[16] Steven Lee Myers, Il nuovo zar: l’ascesa e il regno di Vladimir Putin (Alfred A. Knopf, New York, 2015), p. 276.
[17]“Russia: la lotta per il potere del Cremlino rivendica un’altra vittima”, Editor, Stratfor (14 settembre 2016).
[18] Jack Farchy, “Putin crea una nuova guardia nazionale per sigillare la sua autorità”, Financial Times (6 aprile 2016).
[19] George Sandeman,“La Royal Navy invia navi alla flotta ombra russa che passa la Gran Bretagna”, The Guardian (9 ottobre 2016).
[20] Kaplan, op.cit., p.34
[21] Vedi “Vladimir l’inevitabile ? Capire l’ascesa di Putin” il mio saggio in Catholic World Report (5 agosto 2016).[è il primo dei tre articoli di questa serie – NdT]
[22] Kaplan, op.cit., p.34
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04/03/2022
Meditate on the Passion of Jesus
Today during the Holy Rosary prayers, the Blessed Mary appeared and said, “Now my children, now that you have entered Lent, just think of how much my Son Jesus suffered for all of you, to save you and to redeem you. Step by step, examine your conscience and be sorry that you offend Him. Confess often your sins and ask Him to forgive you.”
“He is a merciful and loving God. Pray for the conversion of all sinners and pray for the world and be charitable to one another. Right now, this war between Russia and Ukraine is causing a lot of trouble and fear. But if you pray, anything can be stopped through your prayers.”
Blessed Mother, Queen of Peace, pray for us and pray for peace in the world.
(“Catholic”? From Bergoglio to brace.) Articolo comunque interessante dal punto di vista storico.
Nel senso che sarebbe potuto uscire pari pari sul Times al tempo di Lord Disraeli.
https://it.wikipedia.org/wiki/Grande_gioco
Una di quelle analisi che basta passare su un fiammifero per vedere in mezzo al geopolitichese il messaggio vero scritto col lemon juice.
Innanzitutto. «Cinque volte negli ultimi 500 anni gli eserciti dell’Occidente hanno trafitto il cuore della Russia attraverso questa pianura.»
E prima di polacchi, svedesi, francesi (“Grande Armée” = coalizione Nato d’epoca, italiani al solito al seguito) e tedeschi (“crociata antibolscevica”/antiputiniana: giornalista-propagandista-pubblicitario sempre in rima con stercorario), c’erano stati mongoli e cavalieri teutonici. Tutti invasori che vollero inghiottire un boccone troppo grosso e che, prima o poi, affogarono nella loro ambizione o scoppiarono fragorosamente: se l’Afghanistan è la tomba degli imperi, e c’è un Dio della Storia, alla Russia è stato assegnato il ruolo di becchino dei megalomani.
«Regola numero uno nella prima pagina del libro della guerra: non marciare su Mosca» (sir Bernard Montgomery, uno che gli scrupoli umanitari non sapeva nemmeno dove stessero di casa).
Data la premessa, ci si aspetterebbe da una persona colta, raziocinante e/o provvista di istinto di autoconservazione che proseguisse invitando a tenere i mastini della guerra alla catena e il più lontano possibile dal Don. Avendo in più ben presente quel fattore aggiunto dal progresso/modernità il cui alias è “arma-di-fine-di-mondo”. Invece.
«(..) il paradosso dell’immensa ricchezza mineraria della Russia. L’abbondanza di ricchezze minerali estraibili continua a tormentare la sua storia.»
Più precisamente: continua a far venire la bava alla bocca (immagine poco elegante ma fisiologicamente esatta) ai nipotini di Francis Drake.
«Putin ha chiarito che è costretto a respingere la diffusione dell’Unione Europea e, in particolare, della NATO, nella sfera di influenza dell’ex Unione Sovietica nei Paesi baltici e nell’Europa orientale. Ma per Trump e per la NATO non può esserci alcuna inversione di rotta.»
C’è chi viaggia in circolo e chi va sempre diritto. Do you remember Titanic? No, right?
«Tuttavia, Trump dovrebbe riconoscere, e presto, che l’ordine liberale preservato e difeso in Europa dal 1949 dalla NATO deve trovare nuova vita e solo gli Stati Uniti hanno il peso di guidare lo sforzo.»
Gira e rigira, analizza e argomenta, chissà com’è, si ritorna sempre al “destino” e al fardello dell’uomo anglosassone.
«E così, anche se Trump dovrà affrontare una serie di sfide negli affari esteri, sarà più preparato a trattare con la Russia tenendo a mente queste cose: deve assicurare ai vecchi alleati che gli Stati Uniti possono e guideranno ora la difesa di un ordine liberale occidentale anche se si è in presenza di una mancanza di unità e di fiducia in se stessi; deve adattarsi a un ordine internazionale in cui gli Stati Uniti non sono più egemonici; e deve combinare comprensione, forza e sottigliezza nei suoi rapporti con Putin.»
Questo è il succo del discorso (2016), sic et simpliciter: il bastone e la carota.
Non essendo Trump un aspirante al Nobel per la pace, non potendosi cioè (all’epoca) “democraticamente” usare il primo, il fine analista consigliava di ricorrere alla seconda. Al vecchio e collaudato metodo Manhattan: specchietti-perline-moine. Il problema, troppo oltre la celata dei cavalieri bianchi yankee, era/è che i russi non sono poveri selvaggi ingenui. Né Pulcinella o Arlecchini o sciuscià disposti a lustrare gli stivali del primo padrone che passa.
(Se il commento può sembrare troppo cinico, acido, chiedo venia: è colpa del bicarbonato. Che non funziona più. Troppe bestialità da digerire in troppo poco tempo. Due anni. E comunque è -quasi- ora dello ioduro di potassio. O è davvero tutto un teatrino pro-reset, sulla pelle dei soliti, oppure siamo davvero governati da pazzi oltre che criminali.)
PS. Buon 8 marzo, in ritardo. “Se” fosse stata eletta la Clinton saremmo già polvere e cenere.
Los tradicionalistas han tomado su posición a favor de Putin.
Los conservadores y progresistas han tomado su posición a favor de Occidente.
Cada uno ha tomado un bando y ambos son útiles a la guerra.
Nadie dice que Putin responde al NOM y que la guerra siguió a la pandemia y que Putin recibió la orden de hacer la guerra del NOM.
Por lo tanto, han adoptado una posición a favor de una guerra inventada.
Apoyar uno de los lados y no denunciar la estrategia del NOM en la que el gobierno ruso y ucraniano están implicados es favorecer la mentira y el empobrecimiento y endeudamiento mundial para el beneficio de unos pocos ricos prebendarios y de los políticos.
A la falsa pandemia siguió la guerra inventada.
En la falsa pandemia intervino Putin con una vacuna.
El objetivo de la pandemia era beneficiar a ciertos grupos: farmacéuticas, bancos, gobiernos, etc. y empobrecer y endeudar a la población mundial.
Hoy tradicionalistas, conservadores y progresistas toman bandos a favor de uno u otro lado y, por lo tanto, a favor de la guerra inventada y a favor de la estrategia de mentiras del NOM.
No recuerdan que cuando menguó en los medios la influencia de la pandemia empezó la guerra con la invasión de Putín a Ucrania.
Olvidarse de lo malo es también tener memoria.
No dicen que los efectos de esta guerra inventada son similares a los de la falsa pandemia.
La guerra inventada favorece a ciertos grupos: petroleras, bancos, negocios de la guerra, gobiernos y empobrecer y endeudar a la población mundial.
No señalan que existe una notable y poco justificable sincronización entre el cambio de noticias a nivel global de la falsa pandemia por las noticias de la guerra inventada.
Hablan como Viganó de una trampa de Occidente y de un Putin ingenuo y que cae en la trampa de invadir en el preciso momento en que menguaba el tratamiento por los medios de comunicación del tema del Covid.
Pero la trampa es creer que hay bandos que por un lado está Putin y el gobierno de Ucrania como buenos y, por el otro, está el NOM.
La trampa es creer que los mismos gobiernos que respondieron al NOM en lo que se refiere a las medidas de la falsa pandemia que son los mismos gobiernos que hoy toman parte de esta guerra inventada actuaron sin seguir las órdenes del NOM.
¿Cómo lo sé yo?
Por la virtud de la prudencia y, en especial, la prudencia política que no está exenta de la posibilidad de caer en un error pero ese error no sería pecado si se tratara de una conciencia invenciblemente errónea.
Con lo cuál digo que lo que afirmo lo tengo por cierto y que lo he analizado con prudencia y que no tengo por razonable la posición de Viganó salvo que el mismo cuente con información de primera mano del NOM sobre quiénes lo integran, quiénes no lo integran y qué gobernantes no pertenecen al NOM.
Porque Viganó sostiene que el NOM está formado por empresarios y en mi caso sostengo que ninguna masonería se formó sólo con empresarios sino con políticos y todos los políticos a nivel mundial en una u otra medida responden al NOM.
Es un error de Viganó por no estudiar la masonería a nivel político el creer que el NOM lo forman sólo empresarios y es un error que lo lleva a no comprender la situación y a no obrar con prudencia.
¿Es mejor tomar la posición de Viganó y decir que Putin y el gobierno de Ucrania son víctimas y que Occidente es el único malo de la película?
Hasta ahora la única víctima es la población de Rusia, de Ucrania y la mundial sin incluir en ella los políticos y los empresarios prebendarios miembros del NOM u obedientes al NOM.
No es bueno mentir, mentir es pecado, Viganó no tiene la información suficiente para asegurar lo que afirma: que Putin y el gobierno ucraniano son victimas y no victimarios y que están obrando de buena fe.
¿Puede Viganó equivocarse?
Ya lo hizo con el CVII como el mismo reconoció, con la pandemia que al principio atribuyó al castigo de Dios y, después, dijo que se había equivocado y que era obra del NOM.
¿Estoy obligado a seguir a Viganó en esta opinión?
No está obligado a tomar partido ni a favor de Putin ni a favor de Occidente.
No necesita hacer de idiota útil en esta guerra inventada.
No debe creer que Putin es una víctima que obra de buena fe ni tampoco puede tener al gobierno ucraniano por víctima, las únicas víctimas son los civiles.
¿Pero hoy tradicionalistas, conservadores y progresistas han tomado bando?
Sí, los tradicionalistas defienden a Putin como si fuera la víctima ingenua de una trampa y los conservadores y progresistas defienden a Occidente.
Ud. no debe tomar bando, no necesita hacerlo, debe esperar a que aclare.
Eso es lo que indica la virtud de la prudencia lo contrario es pecado.
Es el NOM estúpido. Recordemos aquella frase de es la economía estúpido.
El NOM preparó la falsa pandemia y el NOM preparó esta guerra inventada.
Putin como todos los gobernantes del mundo favorecieron la falsa pandemia y Putin y todos los gobernantes del mundo favorecen la guerra inventada.
¿Y cómo aclarará este tema de la guerra si fue o no inventada por Putin y el NOM?
Cuando los civiles muertos se acumulen Ud. podrá saber.
Por los frutos los conoceréis.
cuando los civiles muertos se acumulen, el empobrecimiento y endeudamiento mundial se incremente y Putin y el gobierno ucraniano persistan, Ud. se dará cuenta que ninguno de ellos es una ingenua víctima de una trampa y que sólo se preocupan de su poder y se dará cuenta de que recibieron y reciben ordenes del NOM para lograr los mismos efectos que lograron con la pandemia.
En el mismo momento en que la pandemia como medio de empobrecimiento y endeudamiento de la población mundial empezó a flaquear comenzó la guerra inventada.
No tome partido, no apoye la guerra tomando partido.
La única trampa es creer que alguno de estos poderosos se mueve sin ordenes previas del NOM.
Lo puedo afirmar seguridad prudencial.
La prudencia es una virtud y existe la prudencia política y la prudencia política me indica con claridad que ni Putin es ingenuo y una pobre víctima de la situación ni es un angelito de Dios.
No sé si Putin va a ser destruido o no pero que recibió orden del NOM para la falsa pandemia y para invadir a Ucrania eso lo puedo saber no con la seguridad de la ciencia sino con la seguridad de la prudencia política que es inferior pero no por ello deja de obligar al hombre a actuar y pensar con prudencia.
La falsa pandemia seguida con precisión por una guerra inventada y con los mismos resultados me indican que estamos ante una maniobra del NOM de la que participan todos los poderosos y gobiernos de este mundo incluido Putin.
El objetivo es empobrecer y endeudar a la población mundial y acelerar los tiempos del gobierno global y de la agenda 2030.
Pronto verán los lectores que muchos de los tradicionalistas pasarán a decir esto mismo que yo a medida que las cifras de muertos civiles impida justificar la guerra ya sea de parte de Occidente ya sea de parte de Putin.
Es posible que el mismo Viganó así como sostuvo que la falsa pandemia era un castigo de Dios y reconoció después que era el NOM; con el pasar de las semanas adopte la posición de que todo ha sido una trampa del NOM de la que todos los gobiernos formaron parte, incluido el ruso y el ucraniano.
¿Puede Viganó ser tan ingenuo y afirmar Putin es una víctima?
Viganó es un hombre bueno pero no siempre tiene un gran desarrollo de la virtud de la prudencia política y sus errores se acumulan lo que da que pensar.
Todos los tradicionalistas hoy son reformistas en el sentido de que consideran que pueden sacar ventajas de la mentira y hay cierta tibieza en la Iglesia y no sólo en la parte progresista y conservadora en donde hay adulteración de la fe.
Por lo que puede hablarse de una apostasía general.
Todo hombre puede decir una cosa y mañana lo contrario pero Dios existe y lo juzgará al final.
Recuerdo que en la serie Chernovil el protagonista afirmaba que no conocía el precio de la mentira, de las mentiras que se iban sumando.
El precio de las mentiras es el fin de los tiempos quizás por ello me molestan tanto estos que tratan de sacar del mal un bien o de tentar a Dios para que lo haga.
No hay peor cosa que quitarle la verdad al pueblo salvo quitarle la verdad al Pueblo de Dios.
Da anni Israele attacca sistematicamente la Siria, fregandosene del diritto internazionale. Ma contro questo genocidio non ci sono pacifisti che sventolano gli stacci colorati o la bandiera siriana. Anzi, Israele può addirittura permettersi di condannare l’invasione russa dell’Ucraina senza che nessuno gli renda conto del proprio operato.
Indubbiamente la popolazione siriana è meno bianca, meno avvenente e sicuramente meno bionda. Tutto questo può essere considerato un difetto esiziale?
Per i “migliori”, malgrado l’ipocrisia, … sicuramente SI!
Lo chieda a qualche esperto in scienza delle distruzioni.
Lo chiedo a quanti, Bergoglio incluso, fanno arrivare i cosiddetti migranti con cagnolino al seguito e abito firmati con la falsa promessa di poter trovare la terra del Bengodi ma poi se ne fregano di quelle famiglie italiane costrette a tirare la cinghia (non di Gucci) per poter arrivare a fine mese, perché incensano e promuovono questo governo di criminali che nega lavoro e stipendio a chi non si vuol vendere alle grottesche imposizioni dei padroni del mondo.
Come cambiano le cose in pochi anni…
La NATO senza gli USA è un barile quasi vuoto.
Gli USA sono divisi tra lo Stato e il suo Deep State.
Il Deep State controlla la NATO, ma non più gli USA.
L’Europa della UE invece è solo Deep State.
Il Deep State dispone di tutte le leve del globalismo.
Promuove rivoluzioni colorate, emigrazioni e brogli.
Vorrebbe digitalizzare tutto e far sparire il contante.
Creano danaro dal nulla e vorrebbero gestirlo tutto.
Avrebbero anche in mente di salvare l’ambiente, ma levando di mezzo qualche miliardo di parassiti umani.
Il globalismo ha stufato Russia, Cina, India e non solo.
Il globalismo ha stufato anche la parte sana degli USA.
Il globalismo sta stufando la Germania senza Merkel.
Macron vacilla, mentre la Francia come identità non c’è.
Gli africani espellono i francesi dall’area franco CEFA.
Turchi e Arabi vanno sempre più per conto loro.
Pakistani e Iraniani pure. E il Brasile o il Venezuela.
Il mondo si dedollarizza. L’oro chi ce l’ha lo tiene.
Come chi ha il grano lo tiene e non lo esporta.
Dalla filiera lunga si sta andando a quella corta.
Il globalismo comincia a pensare di contare meno.
Forse persino di stare sulle palle a più d’uno.
Allora aizza i suoi cagnolini, che ringhiano qua e là.
Un po’ in Nuova Zelanda, un’altra volta in Canada.
In Ucraina hanno esagerato e il vicino s’è scocciato.
C’è un luogo ameno dove non si abbaia, ma si bela.
A curare il gregge non c’è un pastore, ma un drago.
E’ un luogo fatato, di gente buona, che accoglie tutti.
Inorridisce al sentir parlare di violenza, però non ti fa salire in tram senza vaccino e discrimina lo zio over 50.
Tutti laureati in moralismo e crudeli con chi opina.
Hanno green pass, pseudo obblighi, restrizioni, tasse.
Sanzionano, minacciano, fanno fallire le imprese.
I professionisti dei media sono l’antitesi del giornalismo.
I professionisti della salute hanno conflitti di interesse.
Oppositori al melone e sovranisti salvia e rosmarini…
Qui non c’è Deep State: è lo Stato che sprofonda.
Ben fatto.
Il minimo che si possa dire è che in questo articolo il suo autore, Joseph Kremers mi sembra, mostra di conoscere le cose di cui parla.
Si tratta di un’analisi non inutilmente buonista che offre chiavi di lettura finalmente spassionate.
Suggerisco di leggerlo per quello che è, senza “addomesticarlo” con le precomprensioni tanto in voga in questi giorni, proprio perché in realtà risulta di suo attualissimo.
Gustoso anche il succo del commento precedente, che negando una cosa, ce la evoca: “L’auspicio sarebbe, quindi, di vedere la Russia ridotta al piccolo nucleo originario per il suo stesso bene? ”
In effetti, piaccia o no, chi lo sa che non si tratti proprio di questo…
Grazie per il “gustoso”, che però non rispecchia l’auspicio mio, bensì quello dell’autore dell’articolo, ( quando letto spassionatamente). Se in ogni negazione è compresa una affermazione, è vero anche il contrario…specie in tempi tanto rapinosamente calamitosi. Meglio, perciò, tener presente il verso virgiliano che vale tanto per la politica interna che per quella estera.
Per fortuna che si sente anche qualche campana “stonata”…
Esempio, per i zaristi innamorati di Putin:
“Putin (il cavaliere oscuro)… Dal 2012 si è mosso per reprimere i leader dell’opposizione, manipolare le elezioni, sbandierare una minaccia esterna da usare come “spauracchio” (“fascisti” in Ucraina incoraggiati dagli USA tornano sempre utili) e flettere i muscoli militari russi.”
Ognuno fa il suo mestiere, è normale. Ma questo tipo di analisi dà più soddisfazione a chi le fa che a chi le legge.
Analizzare un cadavere per sapere di che cosa è morto non serve a far risuscitare il morto. La civiltà europea cristiano-cattolica è morta, il sogno sovietico del regime comunista esteso al mondo intero è morto, il sogno del capitalismo liberale (libertà d’impresa, meritocrazia, primato della libera iniziativa) è morto. Da che mondo è mondo l’umanità tenta di organizzarsi per il meglio, ma, a quanto pare, non c’è una legge naturale che vada al di là della famiglia e del piccolo clan. Quando i confini si estendono è il caos. La scienza ci ha portato a conoscere fino a livello molecolare la struttura materiale dell’uomo, ma dell’uomo che pensa, che vuole e che può sappiamo ancora pochissimo. Parer mio, ovviamente.
Coerente con le premesse, le quali possono essere esaminate. La civiltà europea cattolica cui accenna, anche se appare morta, può contare su una missione divina che non potrà non riservarci sorprese.
Perciò è un’incognita da non trascurare, e in tale senso il tenore dell’articolo mi sembra invece utile nel suo realismo: perché chi invece decide di non riporre speranze nella civiltà cattolica, finisce per dover sperare contro ogni speranza “rivolgendosi alla concorrenza” rappresentata dalla Russia, e ne è quindi disturbato da analisi impietose, come quella di cui sopra, che di questa gliene offuschino il mito.
Chi vivrà, vedrà.
Indubbiamente l’unica nostra speranza è che Dio provveda, magari prendendo dal fondo del gregge un piccolo Davide in grado di abbattere con un colpo di fionda il tronfio Golia.
Io non credo che farò in tempo a vederlo, ma chi è più giovane di me, chissà, forse lo vedrà.
https://www.maurizioblondet.it/vaccinazione-obbligatoria-ue-da-luglio/
se si forma una compagine di governi ue favorevoli all’obbligo…
e ora come la mettiamo con la libertà dei liberali globalisti?
talvolta occorre schierarsi, occorre e soccorre
In questa congiuntura, caro Generale, è imprescindibile: troppi sono i laboratori- finanziati dai soliti filantropi- dove si elaborano virus e batteri potenziati ( hanno il coraggio spudorato di definirli di ” guadagno”). La gente dovrebbe svegliarsi.
L’articolo mette molta carne al fuoco, ma il senso ultimo quale è? Che il potere macchia anche la coscienza più ben intenzionata? O che ne macchia la pubblica apparenza? Cose vecchie. Cosa vecchia è anche l’assimilazione di Putin all’immagine di un antico zar, autocrate di un paese immenso quanto in via di spopolamento da parte delle sue forze migliori e più evolute ( che qui coincidono con la ” razza” bianca). Lo sfarinamento dei confini…ma è proprio questo l’intento dei poteri globalisti…L’auspicio sarebbe, quindi, di vedere la Russia ridotta al piccolo nucleo originario per il suo stesso bene? ” Timeo Danaos et dona ferentes ” e pure i ” consilia”.