BDV e i Ragazzi Difficili. Con il Latino, le Etimologie e il Cristianesimo.
6 Marzo 2022
Marco Tosatti
Carissimi StilumCuriali, la nostra BDV oggi ci racconta una storia diversa dalle solite, slegata dall’attualità, ma molto ricca di emozioni e di significato. Buona lettura.
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Il mio metodo di insegnamento, con ragazzi considerati “difficili” (cioè dislessici, disgrafici e altre etichette stampate su carte e cartacce che li fanno sedere nei banchi dei somari…) dalla scuola italiana e che per me non lo sono affatto, è, in fragranza di pane appena sfornato (per dir così) rendere loro vivo, palpitante, vero il sapere e un’avventura grande studiare. Tutti quanti, i nomi non posso farli – ma mettendoli in fila cominciano a essere parecchi – dopo appena una lezione o due han capito che sapere serve alla vita quotidiana, imparare è importante per scegliere e che, ad esempio, andare alla radice delle parole colora di verità l’astratto sentire moderno.
E siccome io porto sempre nel cuore il mio Gesù – che in tutto mi guida- insieme con Cesare, le nursery Rhymes, Cicerone, Manzoni, Orazio e i verbi deponenti, fornisco a questi bambini e adolescenti, perduti in un mondo a capo in giù che non spiega loro un bel nulla, affamati di spiritualità il primo scalino per aprirsi a Dio.
Sì: una merendina farcita di carità cristiana. Piccoli come sono, e innocenti, essi mi seguono e al volo, senza tanti giri di parole, capiscono quel che dico. Un miracolo grande! E per provar che non scherzo, ecco quel che ha scritto la professoressa di latino nell’ultima pagella del ragazzo Lodovico, che con me studia il “latino delle meraviglie” da appena un mese: “Nell’ultimo periodo l’allievo ha messo in campo tante energie per iniziare il suo recupero. Il mutato atteggiamento del ragazzo sta dando i suoi frutti”. Sorride il sole, sorrido io e urrà al piccolo Lollo!
Ma che ti vuoi vantare, signora Benedetta? Ci vuoi far saper quanto brava sei? No, no, no, non sono io, non è merito mio quel che accade perché in me agisce la volontà di Dio in cui sono cucita stretta da dodici anni e più. E dunque non di merito mio si tratta, credetemi oppure no come volete, ma Suo, che mi manda per amore delle Sue creature più piccine e indifese.
Ma non è questo il punto e per una volta, vorrei togliermi di mezzo, e prego anche i lettori di farlo (con un sorriso e un occhiolino) e di spostare l’attenzione sui ragazzi. Sì, questo mio piccolo articolo vuol essere un sos a professori, insegnanti e pedagoghi, affinché aprano gli occhi al vero bisogno delle nostre creature, che non è affatto scientifico e tecnico, ma dolcemente spirituale. Essi mancano del Pane Vivo disceso dal cielo che neppure gli insegnanti di religione (oramai presi a parlar di Buddha e di animismi vari) offrono sui piatti di scuola. I ragazzi, immersi nel materialismo senza frontiere, che è il mondo di Satana, nel frastuono di internet, che è il mondo di Satana al quadrato, sentono dentro di sé uno smarrimento confuso che li paralizza, così non sanno quale strada prendere, titubano, balbettano metaforicamente parlando e, non sapendo che cosa pensare e come procedere, cominciano ad andare male a scuola. Un segnale di disagio che deve essere abbracciato e compreso. Io, per come mi dice il Signore, li prendo in braccio, infatti, e li porto un gradino più in alto.
E ora bando alle ciance e di seguito qui racconto come è andata con Lodovico e come ha trovato, salendo sul ponte del Signore, la chiavetta per sbloccare il meccanismo suo, inceppato da troppe parole menzognere. La prima “lezione”, poiché i ragazzi sono stati rintanati in casa per troppi mesi dall’odiosa psicopandemia, e chiusi in gabbia come animali pericolosi, se non addirittura additati come untori (sì sì è accaduto anche questo orrore!) l’ho fatta al Parco Aldobrandini, che è un ciuffo di alberi e di ghiaia, disteso su Via Nazionale, nel volo pazzo di merli e pappagalli.
Seduti su una panchina, faccia a faccia, abbiamo parlato dei romani, di quello che sapeva (parecchio) e di quello che non sapeva (parecchio, è naturale). La sostanza c’era, lo sguardo curioso quando abbiamo parlato della religione dei Romani e di come gli dei della Grecia non fossero le Divinità primigenie dell’Urbs, ma piccole pettegole presenze paragonabili, oggi, alle veline, alle influencer e altri “famosi”. Siamo così entrati nella verità di Quirino, il Dio che muore e risorge. E poi alla radice quir da cui viene il king inglese. Sì, i due corpi del Re… Mi seguiva, il filo gli accendeva la verità nel cuore. Voleva proseguire. Ma gli ho detto no, per questa volta basta e gli ho domandato, per cambiar discorso e portarlo alla cristianità, chi c’era sul colmo della colonna traiana che si scorge di lontano tra i palazzi, il Vittoriano e il destriero di Vittorio Emanuele II. Non lo sapeva. San Pietro, così, è entrato nel latino.
Sì il latino, che, per chi non lo sapesse, è lingua odiatissima dai diavoli ed è per questo che la scuola di oggi, filo-massonica, vuole abolirlo, schiacciarlo, umiliarlo (e così pure il Vaticano II). E a lui, Lodovico, ho spiegato il perché nella semplicità profumata di lavanda che non ha bisogno di teologi e studiosi. Nel latino la parola “uomo” si può tradurre in due modi: homo e vir. Il primo è l’uomo di carne, legato all’ humus, cioè alla terra, pieno di cupidigia e di brame, il secondo è la forza spirituale che è anche forza ed energia e che è il divino in lui. Il vir è, dunque, l’uomo il cui spirito anela al Signore! Lo stesso avviene in greco, con ánthropos e anér (dovrei scriverli in lettere greche, ma vabbè non scoccatemi una freccia!). E quando a Lodovico ho spiegato tutto questo lui, ricordandosi che vis roboris è la forza dell’albero che cresce ha detto: “Anche gli alberi protendono i rami verso il Cielo!”. Sì, ho risposto. Sì e basta.
E il mio cuore, silente, piangeva per la commozione. Ed ecco perché il diavolo, che desidera lasciar l’uomo nel fango, prigioniero della mota, tentandolo con tutte le sue sozzure, odia il latino. Ed ecco perché io il Santissimo Rosario (con il quale oramai da mesi dormo allacciata) lo recito in latino tutto quanto. Anche perché così evito l’odiosa traduzione balorda del Pater Noster fatta dal signor Bergoglio che, gonfio di orgoglio (nome omen, infatti), si è messo in testa (e lo ha perpetrato!) di cambiare le parole del Signore tradotte in latino dal greco, così bene da San Girolamo, padre spirituale di Santa Marcella e sensibilissimo linguista. Sì il Signore, che scruta sempre il nostro cuore e non ci abbandona mai, ci induce in tentazione per provarci e vedere se il nostro libero arbitrio ci conduce di nuovo a Lui. Sì, il latino delle meraviglie!
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Categoria: Generale
Oh, signora Benedetta, che donna deve esser lei! E beato Ludovico che ha avuto la fortuna di incontrarla e di incontrare il latino, lingua che insegna tanto a ragionare, impregnato com’è di analisi logica. Di azionare i cervelli hanno bisogno i poveri ragazzi di oggi, così imprigionati in una rete a maglie strette che neanche permette loro di aver contezza che è necessario vivere e vivere per conoscere e poi crescere e crescere con un anelito di sollevarsi in alto, per sapere che la vita che fermenta dentro, viene da Qualcuno di cui non si può fare a meno.Altrimenti è il nulla. E che Ludovico faccia uno sforzo di memoria e il Pater Noster se lo impari bene e andando a messa (se ci va) lo reciti così, per non insultare il Padreterno, già così tanto offeso.
P.S. Piccola digressione: per quanto è vero che al diavolaccio dia fastidio il latino, eccolo che nascosto sotto la tastiera, mi fa i dispetti e scrive mister al posto di Noster. Ma non l’ha vinta, però.
Bell’articolo, grazie.
La paralisi e’ spirituale.
Ma ormai, sul piano mondano, e’ troppo tardi per rimediare.
Il redde rationem e’ partito e non puo’ essere fermato.
Avevo gia’ previsto in questo sito che il cambiare le parole di Cristo nel Pater Nostro avrebbe comportato delle conseguenze ENORMI , su tutti i piani.
La preghiera e’ la sola cosa che ci rimane da fare, incessantemente.
Benedetta, vorrei che alla prossima “lezione” lei raccontasse ai suoi paralizzati alunni “hoc iocus ironicus et provocantem” sul principe di questo mondo e sui suoi famuli/famulae.
La Quarta tentazione. Continuazione della Lettura del Vangelo di oggi 6 marzo 2022 che finisce così: “Dopo aver esaurito ogni tentazione, il diavolo si allontanò da lui fino al momento fissato.”
“Giunto quel momento “fissato” il diavolo venne a Roma, entrò in Santa Marta, si manifestò al Vicario di Cristo e gli disse: “Se mi onorerai ti darò il comando di tutta la Chiesa Cattolica”. Francesco sorridendo rispose: “Non ci casco. Questo potere già mi è stato dato 9 anni fa. Io – il Papa – già comando su 227 cardinali e 5389 vescovi, su 282136 parroci. Tutti mi devono obbedienza e mi ubbidiscono. Eppoi ho una joint venture strategica con i fratelli protestanti, ortodossi e musulmani. Sei “caduto” male!. Nessuno ti ha detto che sono un gesuita?”. Il diavolo pervicace si impossessò allora delle redazioni TV.”
Lei.mi diventa sempre più cara, Benedetta!
Il Latino intrecciato con l’amore e con la preghiera che altro poteva produrre, se non frutti succulenti e dolci?
Leggendo e commovendomi, tuttavia, non ho potuto fare a meno di pensare, per contrasto , al disastro della scuola pubblica, dove i bambini stanno per diventare, in alcune realta sono già diventati, pupazzi, nelle mani di immorali che non conoscono probabilmente le parole innocenza e pudore e che non hanno interesse alla crescita sana e armoniosa della nostra gioventù.
Uno sciaugurato governo ibrido, costituito da ibridi , che osano definirsi cattolici, ha lasciato libertà di mercato alla scuola- azienda, dove i nostri figli sono prodotti/ numeri, dove i docenti sono operai / pedine con diverse qualifiche, intenti a obbedire alle norme/ propaganda di incompetenti scelti per grazia ricevuta e che si succedono al ministero della distruzione ( non è un errore del correttore malefico! ) per aggiungere danno a danno.
Riconosco che c’è l’eccezione.
Ma , per dirla tra proff di Latino, rara avis.
L’ho rattristata, immagino.
Ho sparso nuvole nel cielo luminoso del suo mondo incantato e me ne duole, ma sono stata spontanea, di istinto, davanti alla sua solare spontaneità. Un abbraccio.
Grazie per la condivisione di questa bellissima esperienza. Mi ha ricordato mio padre, maestro elementare, che spendeva molto tempo con i suoi alunni a lavorare sulle etimologie e sui sinonimi e contrari, stimolando il loro interesse e la loro curiosità e facendoli sentire fieri di ogni loro piccola “conquista”.
Si crearono così rapporti di affetto e di stima mai scalfiti dal tempo.