Aurelio Porfiri Commenta “Resta Qui Con Noi”, di Gen Rosso.

6 Febbraio 2022 Pubblicato da

Marco Tosatti

Cari amici e nemici di Stilum Curiae, il maestro Aurelio Porfiri nel suo viaggio esplorativo fra la musica che si canta e si suona in chiesa negli ultimi decenni si è imbattuto oggi – e vi dedica questa riflessione – a una canzone molto popolare, “Resta qui con noi”. Buona lettura e discussione.

§§§

 

Resta qui con noi…ma dove?

Uno dei Movimenti ecclesiali più popolari nel tempo postconciliare è quello dei focolarini, fondati nel 1943 da Chiara Lubich. Due gruppi musicali si sono sviluppati, uno femminile con il nome di Gen verde e uno maschile con il nome di Gen rosso. Gruppi che eseguono musica di ispirazione cristiana ma con ritmi giovanili. Anni fa, molti anni fa, ho avuto la possibilità di frequentare per un certo periodo il Gen rosso e ne ho un buon ricordo come persone, molto disponibili e alla mano. Con alcuni di loro c’è stata anche una bella amicizia e qualche collaborazione professionale, ma si tratta di un’altra vita.

Detto questo, già allora mi ricordo di aver fatto presente agli autori di testo e musica di Resta qui con noi, che io non ritenevo questo pezzo come adeguato all’uso liturgico. Devo dire che Valerio “Lode” Ciprì, in una intervista, mi disse onestamente che in effetti questa canzone era la conclusione di un Musical, non era certo stata pensata per la liturgia. C’è da dire che anche le loro musiche pensate per la liturgia purtroppo non sfuggono a quella sensibilità profana e commerciale che nella liturgia sta proprio male.

Come ho detto, il Gen rosso è bravo in quello che fa, quindi spesso la qualità (commerciale, non liturgica) di testi e musiche non è male. Ecco il testo della canzone in oggetto:

Le ombre si distendono

Scende ormai la sera

E si allontanano dietro i monti

I riflessi di un giorno che non finirà

Di un giorno che ora correrà sempre

Perché sappiamo che una nuova vita

Da qui è partita e mai più si fermerà.

Resta qui con noi, il sole scende già

Resta qui con noi, Signore è sera ormai

Resta qui con noi, il sole scende già

Se tu sei fra noi, la notte non verrà.

S’allarga verso il mare il tuo cerchio d’ombra

Che il vento spingerà fino a quando giungerà

Ai confini di ogni cuore, alle porte dell’amore vero

Come una fiamma che dove passa brucia

Così il tuo amore tutto il mondo invaderà.

Resta qui con noi, il sole scende già

Resta qui con noi, Signore è sera ormai

Resta qui con noi, il sole scende già

Se tu sei fra noi, la notte non verrà.

Davanti a noi l’umanità lotta, soffre e spera

Come una terra che nell’arsura

Chiede l’acqua da un cielo senza nuvole

Ma che sempre le può dare vita

Con te saremo sorgente d’acqua pura

Con te fra noi il deserto fiorirà.

Resta qui con noi, il sole scende già

Resta qui con noi, Signore è sera ormai

Resta qui con noi (con noi), il sole scende già

Se tu sei fra noi, la notte non verrà.

Allora, cominciamo dalla musica. Anche l’autore della stessa (o uno degli autori) Benedikt Enderle mi confermò che si tratta di un ritmo complicato, se eseguito propriamente. Oltretutto, il carattere fortemente sincopato della melodia è fatto per eccitare gli animi, non a portarli a quella compostezza che sarebbe necessaria per la musica liturgica. È vero che la musica liturgica può e deve essere anche gioiosa, ma sempre in una prospettiva spirituale più che, oserei dire, corporale. Detto questo, come canzone per un Musical funziona certamente bene.

Il testo ha delle belle immagini, molto poetiche, ma non lo vedo compatibile per un uso liturgico dove trovano posto testi più biblici. Detto questo, e lo voglio ripetere, la qualità letteraria del testo è certamente superiore a gran parte dei testi giovanili che ci vengono propinati. Solo che, è non è problema da poco, non è una qualità liturgica ma di altro tipo. Basta saperlo.

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16 commenti

  • Frate Claudio di San Francesco ha detto:

    Premessa: il Movimento dei Focolari/Opera di Maria fondato a Trento dalla Signorina Chiara Lubich, cattolica ( all’epoca) devota e maestra elementare, è una realtà eretica, ecumenista al massimo, dunque assolutamente Non Cattolica. Sulla buona o cattiva Fede dei singoli membri, quelli in particolare ” di base”, non i superiori, giudica Iddio Solo. Le canzoni dei due gruppi musicali sorti all’interno del movimento, almeno quelle che conosco, non hanno nulla di riprovevole e di condannabile sul Piano Dottrinale. Sono Canzoni Cattoliche. Ma non sono per niente Canzoni Liturgiche, e del resto non sono state scritte e musicate per esserlo. Per adunanze, convegni, momenti di Preghiera extra-Liturgici vanno certamente bene e i loro testi sono indubbiamente tra i migliori della Musica e della Canzone Sacre ” moderne”. Ma qui sta il ” punctum saliens”: Musica Sacra, Canzone Sacra non significa necessariamente Liturgica. Certamente il Repertorio Musicale e Canoro Veramente Liturgico rientra ovviamente nel Concetto di Musica/Canzone Sacra. Ma il contrario è falso: non tutto ciò che rientra nel concetto di Musica/Canto Sacro è Liturgico. Anzi, probabilmente le Musiche e i Canti propriamente Liturgici sono una frazione minoritaria del repertorio Sacro. Introdurre nella Santissima Liturgia Canti e Musiche non fatti per Essa perché comunque Sacri è un gravissimo abuso. Un abuso figlio dell’equivoca equazione: Sacro = Liturgico ( sempre e comunque). Non è così. Non è mai stato così. L’equivoco è figlio del modernismo liturgico che il ” Concilio” di Roncalli e Montini ha, paradossalmente, riprovato, fino anzi, nella Costituzione Conciliare sulla Liturgia, a ribadire essere il Gregoriano il Canto della Santa Chiesa per definizione, e ammonendo alla Prudenza nell’accogliere nel Divin Culto altre forme musicali e canore non-Gregoriane. Il disastro è del tutto e soltanto post-conciliare, nel prurito clericale di novità ” per aprirsi al Mondo”, quando questo aprirsi ha significato e continua a significare ADEGUARSI AL MONDO, INTESO NEL SENSO PIÙ DETERIORE DEL TERMINE, QUELLO DI PROFANITA’. Potrei sbagliarmi, ma a dare la stura a questo equivoco è stato il nefasto famoso ( per me famigerato) Musical JESUS CHRIST SUPERSTAR, e il suo incredibile successo che ha sedotto molti, troppi ecclesiastici – proprio a causa del successo del summenzionato Musical – i quali hanno pensato che ciò che tanta attenzione aveva ricevuto nelle rappresentazioni teatrali e cinematografiche poteva attirare la gente in Chiesa, e massime i giovani, e frenare la defezione, che stava assumendo proporzioni di massa, del Popolo Credente dalla Religione. Fu un calcolo che più sbagliato non poteva essere, allora compiuto probabilmente in buona fede, ma comunque sbagliato e che nessun Ecclesiastico radicato nella Sacra e Divina Tradizione Cattolica, se non si fosse abbandonato all’emotività e all’eccitazione per una ” modernità” che pareva vincente da tutte le parti, avrebbe dovuto fare. Purtroppo è stato fatto e le conseguenze sono state diametralmente contrarie ad auspici malfondati perché Irrazionali, e la Religione Cattolica, che pur comporta l’arpeggio armonioso di tutti i Sentimenti, di Tutte le Sensazioni, di Tutte le Emozioni i più Nobilmente Elevati dell’Anima Umana, è ciò che è Razionale per Eminenza.
    Frate Claudio di San Francesco, Frati Francescani, Vicenza

  • Iod Tav ha detto:

    Maestro Porfiri, ha mai ascoltato la musica di tal Michael Mellner che ha rivisitato brani della messa in moderno? Sarebbe interessante il suo giudizio.
    Se non sbaglio questa musica è in un album chiamato Rock in Ecclesia che ho ascoltato su Youtube.

    • ex : ha detto:

      Dal Musical al Rock? A quando la Metallara?

      • Iod Tav ha detto:

        🙂 !
        Capisco la sua battuta…ma provi ad ascoltare: su youtube si può ascoltare l’album intero gratis.

        L’autore, peraltro, afferma che la sua rivisitazione dei brani liturgici non è musica liturgica, nel senso che non è stata fatta per essere suonata alla Messa. Il progetto aveva come intento quello di dimostrare la grandezza della musica sacra che rimane stupenda anche se rivisitata in chiave moderna, rock, o in altre maniere.

        Vediamo se il maestro Porfiri vuole dire qualcosa

        • ex : ha detto:

          Quindi, è augurabile che arriviamo alla metallara. Non è una battuta ma una conseguenza logica, perché evidentemente il Sacro deve adeguarsi ai tempi e alle mode di questo mondo.

          Ora non so se stiamo parlando di Musica sacra, cioè di quella che «è parte necessaria ed integrante della liturgia solenne» (Conc. Ecum. Vat. II, Cost. sulla sacra Liturgia Sacrosanctum Concilium, 112), oppure di qualcos’altro, magari eccellente nella sua specificità.

          C’è un’opera di Ratzinger, “La Festa della Fede” (Jaca Book, 1983), che dedica un capitolo al “Fondamento teologico della Musica sacra”.

          Innanzi tutto pone la distinzione tra la “musica d’uso” e la “musica sacra”. Il termine “musica d’uso” (cioè appunto Musical, rock, tam-tam, magari lo scacciapensieri) fu coniato dal “teologo” modernista Karl Rahner, che appunto voleva che si sostituisse la Musica sacra con la “musica d’uso”. Ed in effetti ci è riuscito. Rahner disse che la Musica sacra «è difficilmente conciliabile con la natura della liturgia e con il supremo principio della riforma liturgica».
          «Questa tesi è stupefacente» dice Ratzinger, mostrandosi davvero stupefatto col ripetere il termine “stupefacente” «in quanto il testo che essa commenta – la Costituzione Liturgica [sel Conc. Vat. II] – ravvisa nella musica sacra “non soltanto un accessorio e un abbellimento della liturgia”, ma è essa stessa liturgia, parte costitutiva e integrante di tutta l’azione liturgica».

          Il capitolo è molto lungo. Ratzinger con un’amplissima visione e numerosi argomenti fa una bella confutazione della «stupefacente osservazione» di Rahner. Non posso riportarlo tutto (link in fondo); cito solo un passo:

          «Il motivo di base che sta dietro a tutte e alle singole osservazioni critiche noi l’abbiamo indicato nell’idea di spiritualizzazione, in cui si espresse il passaggio dall’Antico al Nuovo Testamento nonché la direttrice di marcia dell’evento cristiano. Abbiamo dovuto sostenere che questo motivo è equivocato quando equivale alla negazione in genere del “sensibile”, alla negazione della corporeità dell’uomo e alla trascuranza della pienezza della creazione.
          Ma è rettamente inteso, se il movimento della spiritualizzazione si compie nella creazione, nell’accoglimento della creazione nel modo di essere dello Spirito Santo e nella trasformazione della creazione con il suo accoglimento nello Spirito, come è avvenuto pienamente prima nel Cristo crocifisso e resuscitato. In questo senso l’accettazione della musica nella liturgia dev’essere un’accettazione nello spirito, una trasformazione, che significa parimenti morte e resurrezione. Per questa ragione la Chiesa dovette essere critica nei confronti della musica che essa aveva già trovato presso i vari popoli; essa non poteva ammettersi immutata nel santuario: il culto musicale delle religioni pagane ha, nell’esistenza umana, un altro posto e un altro valore, diversi dalla musica della glorificazione di Dio tramite la creazione.
          Essa tende in molti casi, attraverso il ritmo e la melodia, a provocare l’estasi dei sensi; con ciò non innalza però veramente i sensi allo spirito. Ma in siffatta distrazione dei sensi, che ritorna nella moderna musica ritmica, “Dio” e la salvezza dell’uomo sono collocati assolutamente altrove che nella fede cristiana. La coordinata dell’esistenza e del cosmo nel suo complesso è tracciata diversamente, anzi in senso inverso. Qui la musica può effettivamente trasformarsi in una “tentazione” che conduce l’uomo a una meta sbagliata. Qui non si fa della musica diretta alla purificazione, ma allo stordimento».

          https://web.archive.org/web/20090318182944/http:/www.ratzinger.us/modules.php?name=News&file=article&sid=223

          Riporto un paio di paragrafi dal cap. VI della Costituzione dogmatica Sacrosanctum Concilium (Conc. Vat. II, ritenuto dai Modernisti il fondamento della “nuova chiesa”), dedicato alla Musica sacra:

          116. La Chiesa riconosce il canto gregoriano come canto proprio della liturgia romana; perciò nelle azioni liturgiche, a parità di condizioni, gli si riservi il posto principale. Gli altri generi di musica sacra, e specialmente la polifonia, non si escludono affatto dalla celebrazione dei divini uffici, purché rispondano allo spirito dell’azione liturgica[…].
          120. Nella Chiesa latina si abbia in grande onore l’organo a canne, strumento musicale tradizionale, il cui suono è in grado di aggiungere un notevole splendore alle cerimonie della Chiesa, e di elevare potentemente gli animi a Dio e alle cose celesti. Altri strumenti, poi, si possono ammettere nel culto divino, a giudizio e con il consenso della competente autorità ecclesiastica territoriale […], purché siano adatti all’uso sacro o vi si possano adattare, convengano alla dignità del tempio e favoriscano veramente l’edificazione dei fedeli.

  • Enrico66 ha detto:

    Grazie Maestro Porfiri, queste sue piccole lezioni servono a capire la differenza tra musica e canto ad uso liturgico e quella , pur bella, ma non idonea. Il problema è culturale.
    Nelle parrocchie della mia città l’animazione liturgica , musica e canto, è affidata ai giovani, che si impegnano ma che a volte si lasciano prendere la mano dall’entusiasmo. Ed i parroci lasciano fare, interessandosi d’altro (e non dovrebbero, essendo la messa il centro dell’attività sacerdotale e pastorale)
    Pensi che qualche anno fa volevano cantare, a Natale, come canto di accompagnamento all’uscita, “Imagine” di Lennon. Ero casualmente presente alla prova e, dopo averli invitati a leggere con attenzione il testo, han capito e deciso altrimenti.

    • Davide Scarano ha detto:

      “L’animazione è affidata ai giovani”, se poi questi giovani non hanno ricevuto da nessuno una formazione musicale che vada al di là del tempo presente il risultato finale diviene fin troppo prevedibile. Per capire meglio ciò che sta accadendo dobbiamo ricordare che, in ciascun sistema ordinato, sia di natura biologica che sociale, ogni parte rimanda al Tutto e viceversa; in questo contesto la musica rinvia attraverso i sentieri, spesso imperscrutabili, dell’emozione all’idea di Dio che portiamo dentro di noi. L’unità logica ed artistica della liturgia non può che realizzarsi attraverso la manifestazione di ogni sua parte, allo stesso modo in cui un mosaico non sarebbe tale se gli venissero tolte alcune tessere, poniamo quelle di colore rosso, quindi non possaimo non convenire che cambiare una parte significa cambiare il tutto. Osservo infine che anche nelle scelte riguardanti la musica liturgica si osserva, a mio parere, la sostanziale rottura, al di là della continuità formale, tra Vetus e Novus Ordo. Ciascuno può giudicare i risultati di tale evento.

  • Veronica Cireneo ha detto:

    Canzonette alla Sanremo, perfettamente corrispondente alle indicazioni massoniche che impongono di evitare l’uso del NOME DI GESÙ nei canti, come l’attributo di SAN prima del nome proprio dell’evangelista.

    Così nei canti compare solo Signore, che può essere chiunque.

    E nell’introduzione al vangelo non San Marco, San Matteo, ma Marco e Matteo che può essere chiunque.

    Insomma, alla massoneria tutto va bene, tranne il nome di Dio Trino e dei Santi. Maria SS poi non ne parliamo.
    Mai si pronunci.

    Quindi chi è fedele a Dio, prenda coraggio e faccia tutto il contrario.

    • Drusillo ha detto:

      Anche a Lei, Veronica, consiglio di degustare una buona cioccolata calda, che aumenta la serotonina e favorisce il buon umore; cerchi di stare serena e, magari, di informarsi prima di scrivere: il “san” davanti al nome dell’evangelista non c’è mai stato, nemmeno nel rito tridentino. Non c’è bisogno di agitarsi e di vedere la Massoneria dappertutto: nel rito antico si è sempre detto “sequentia (initium) sancti evangelii secundum Johannem/Matthaeum/Marcum/Lucam; mentre l’epistola era “Lectio epistolae Beati Pauli apostoli” (oggi si dice “di san Paolo apostolo”). Prima si diceva “del santo vangelo secondo Giovanni” e oggi “dal vangelo”, dunque casomai può lamentarsi che l’aggettivo sia stato tolto davanti a “vangelo”, ma non davanti al nome dell’evangelista: non c’è alcuna indicazione massonica che imponga di non dire “san Giovanni, san Marco ecc”, a meno che la Massoneria non abbia influito anche sul messale tridentino. Se proprio bisogna mugugnare, bisognerebbe farlo almeno sapendo con esattezza di cosa si sta parlando. Comunque, frequentare la Messa dovrebbe portare ad avere buoni sentimenti, non essere sempre arrabbiati con tutto e con tutti, perché così a lungo andare ci si rovina il fegato; e più che sulle formule con cui viene introdotta, concentrarsi sull’argomento della lettura. Un po’ di allegria, ogni tanto, qualche buon pasticcino con la panna e qualche canzone allegra per allietare un po’ le giornate🙂

      • Enrico Nippo ha detto:

        ‘Sto DRUSILLO non mi dispiace affatto.

        A parte la cioccolata di cui sono goloso, può esser vero che stare sempre sul chi vive in cerca di qualcuno su cui sparare può rovinare (anche inconsciamente) il fegato.

    • Riccardo ha detto:

      A proposito di canzonette riporto il pensiero di una grande mistica francese Marie de Vallées e le parole di Gesù stesso. La mistica voleva una musica che fosse veramente musica di chiesa, ed escludeva ogni “canzonetta” a favore del tradizionale canto gregoriano. “Cantare in modo teatrale o con canzonette per compiacere gli astanti”, le disse Nostro Signore, “è voltare le spalle a me per voler vivere con il mio nemico, il Mondo”.

  • Drusillo ha detto:

    Porfiri è forse obbligato da qualcuno ad ascoltare questi canti che non gli piacciono? Si trovano facilmente chiese dove celebrano il rito tridentino che piace a lui, vada lì e amen. Poi questi canti è da quarant’anni che circolano, si è mosso un po’ tardi a fare le lamentele. Ma godersi un po’ la vita e sorridere un po’, senza dover sempre per forza mugugnare su tutto, e così difficile? Mangiate del cioccolato, che vi tira un po’ su l’umore🙂

    • Enrico Nippo ha detto:

      Finalmente qualcuno che non ci ha la faccia sempre ingrugnata!

    • ex : ha detto:

      Scusi, ma che razza di commento è? Lei dica pure che non è vero che non si adatta alla Liturgia, anzi che va benissimo, dal momento che la Liturgia non è altro che un Musical, anche se lo stesso autore ha implicitamente ammesso che non è così, dal momento che, disse, «questa canzone era la conclusione di un Musical, non era certo stata pensata per la liturgia». Qualcuno sarà d’accordo con Lei, altri no, ma almeno la sua opinione sarà coerente, anche se in disaccordo, a quanto ha esposto in questo articolo il suo autore. Il quale peraltro ha parlato di Liturgia, e non di rito tridentino.

      E non ha neanche detto che il canto “non gli piace”; anzi, ha dato un giudizio positivo: La musica, «come canzone per un Musical funziona certamente bene», e «il testo ha delle belle immagini, molto poetiche».

    • Giorgio ha detto:

      @DRUSILLO
      Penso che Lei, con la sua “concretezza”, non capirà mai “lo spirito” che anima il Maestro Porfiri.
      Io nella mia vita (ho 80 anni!) ho quasi sempre suonato l’organo, quello classico, per accompagnare la Liturgia ma, non essendo “concreto” come Lei, non mi è mai venuto in mente di utilizzare queste “canzonette” per il semplice motivo che i canti liturgici, qualunque sia il parere contrario di tanti, devono avere un contenuto di Fede e non un contenuto “emozionale” che può essere usato in altri contesti. Moltissimi cristiani, secondo me, seguono la Liturgia per provare emozioni (senza mai preoccuparsi di “contattare personalmente” il Signore di cui si parla!) su quello che si canta o che si suona! Per esempio: durante la distribuzione della Eucaristia si canta dall’inizio alla fine, distogliendo l’attenzione da quello che si sta facendo, ossia, accogliere in sé il Signore della vita!

    • Michele ha detto:

      Il M° non è neanche obbligato a tacere se, da persona competente, rende pubbliche le sue considerazioni circa l’inadeguatezza liturgica di una canzone.
      Lo ha fatto sin dal principio e ha trovato l’approvazione dell’autore. Le da fastidio la libertà del maestro di esprimere la sua motivata opinione?