Aspettando il Giorno del Ricordo. Il Dramma dell’Istria e della Dalmazia.

4 Febbraio 2022 Pubblicato da

 

Marco Tosatti

Cari amici e nemici di Stilum Curiae, mi sembra giusto proporre alla vostra attenzione un evento che si svolgerà il 9 febbraio a Napoli, organizzato da Opzione Benedetto, e che ha come tema il dramma dell’Istria e di quelle terre di confine nel secondo dopoguerra. Qui sotto trovate una breve presentazione dell’avvocato Giovanni Formicola. Buona lettura.

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Il presto dimenticato Giorno del Ricordo della tragedia delle foibe – le cavità carsiche dove venivano precipitate spesso vive le vittime della «pulizia ideologica» perpetrata dai comunisti di Tito ai danni dei «nemici di classe» – e della cacciata di circa trecentocinquantamila italiani dalle loro case in Istria e Dalmazia, tra il 1943 e l’immediato dopoguerra, pure ritorna ancora ogni anno.

E per rispettare l’«undicesimo comandamento», Non Dimenticare, cantato da Simone Cristicchi, a Napoli il 9 febbraio si aspetterà il Giorno del Ricordo con un convegno promosso dal Centro Studi La Contea, nella sua sede di via Toledo 418, e dalla Comunità Opzione Benedetto.

Per decenni questa barbarie – che non fu etnica, cioè nazionalista, ma comunista – è stata nascosta, tanto che l’agenzia di stampa “Astro 9 colonne”, nel fare un conteggio dei lanci di agenzia pubblicati dal dopoguerra sul tema delle foibe, ha scoperto che fino al 1990 erano stati poco più di 30. Negli anni Novanta l’attenzione per il tema è aumentata: oltre 100 fino al 1995, l’anno successivo i lanci sono stati ben 155. Negli anni recenti ogni anno ce ne sono stati addirittura più di 200, per poi di nuovo farsi rari, se non inesistenti.

Ma non dobbiamo dimenticare, per esempio, don Angelo Tarticchio nato a Gallesano d’Istria, parroco di Villa di Rovigno, che il 16 settembre 1943 – aveva trentasei anni – fu arrestato dai partigiani comunisti, malmenato ed ingiuriato insieme ad altri trenta dei suoi parrocchiani, e, dopo orribili sevizie, fu buttato nella foiba di Gallignana. Quando fu riesumato lo trovarono completamente nudo, con una corona di spine conficcata sulla testa, i genitali tagliati e messi in bocca.

Non dobbiamo dimenticare «[…] il caso riguardante un gruppo di profughi istriani che da Pola, nel febbraio del 1947, la nave Toscana riporta in Italia […]:

«La nave li sbarca ad Ancona ed essi, ancora storditi dalla calamità che li ha divelti, vengono caricati su un treno con le famiglie, i loro vecchi e i loro bambini, le masserizie che sono riusciti a portarsi dietro. A Bologna, alla stazione, […] i ferrovieri comunisti, mobilitati insieme ad altri militanti dalle organizzazioni di partito, impediscono a quella gente raminga di scendere dal treno e di mangiare e bere qualcosa, minacciano di bloccare con uno sciopero il più importante nodo ferroviario d’Italia se il treno si fermerà troppo a lungo nella stazione. Già allo sbarco ad Ancona quei fuggiaschi senza tetto erano stati accolti con fischi, insulti e qualche rissa. Agli occhi dei loro aggressori erano fascisti, perché lasciavano il Paradiso in Terra, un Paese comunista» (cfr. Ernesto Galli della Loggia, La morte della patria. La crisi dell’idea di nazione tra Resistenza, antifascismo e Repubblica, p. 115).

Ecco, questo episodio basta da solo a segnare con il marchio dell’infamia e della vergogna la storia che si vorrebbe nobile del PCI, marchio che si estende sui suoi eredi. Una barbarie comunista, e questa volta italiana, con la complicità omertosa dei governi democristiani che l’hanno sepolta nel silenzio per decenni.

Il comunismo, dunque.

«[…] un sistema che ha fatto fuori in un giorno più esseri umani di quanti non ne abbia giustiziati la Santa Inquisizione [secondo i calcoli più attendibili non più di cinquemila] in trecento anni di esistenza» (Vladimir K. Bukovskij, Gli archivi segreti di Mosca, p. 783).

Di qui la necessità e l’attualità del memento, e quindi di approfittare d’ogni occasione allo scopo, perché finalmente si comprenda che

il socialismo reale «era disumano non perché perseguitava gli uomini […] occupava i paesi limitrofi e minacciava il mondo intero, ma proprio per la ragione opposta: il regime faceva quelle cose perché lui era disumano». Ed era disumano perché «l’ideologia comunista era una fonte di male» (V. K. Bukovskij, op. cit., pp. 741-42),

o, come dice Solženicyn, «un cancro» (Aleksandr Isaevič Solženicyn, L’errore dell’Occidente, La Casa di Matriona p. 20).

Perché il comunismo è un MALE DIMENTICATO, AMNISTIATO? Perché non s’indaga sul comunismo? Perché si tace sul comunismo? Perché il comunismo non risulta per tutti, o almeno per i più, una realtà «mostruosa»? Perché si fa ironia sull’anticomunismo, così che quest’indulgenza lo sta rianimando, ne sta facendo ritornare la malsana e barbara ideologia, persino negli USA, per non dire della tirannia cinese e la fascinazione che esercita finanche ai vertici della Chiesa?

«Sembra strano che non si voglia indagare sulla catastrofe più colossale del nostro secolo, quando su un qualsiasi incidente si apre un’inchiesta. Il fatto è che, nel fondo dell’anima, noi già conosciamo i risultati che una simile indagine inevitabilmente comporta, perché ogni uomo psichicamente sano sa bene quando è sceso a patti col male. Quand’anche il più compiacente intelletto ci suggerisse giustificazioni logicamente irreprensibili e apparentemente nobili, la coscienza farebbe sentire la sua voce: la nostra perdizione è iniziata quando abbiamo accettato una “coesistenza pacifica” con il male» (V. K. Bukovskij, op. cit., p. 65).

Anche ricordare le foibe e la violenta cacciata degl’italiani dalle loro case e terre, occupate dai comunisti jugoslavi, oltre che un atto di pietas e giustizia per le vittime e gli esuli, è un modo per indagare, magari per giungere un giorno ad una Norimberga per il comunismo.

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1 commento

  • Veronica Cireneo ha detto:

    Il giorno della memoria dovrebbe invitare a non ripetere gli orrori del passato.

    Quest’anno però il più famoso è sembrato scandalosamente finalizzato a occultare gli orrori attuali.