Santa Maria del Cammino, un Commento del Maestro Porfiri.
27 Gennaio 2022
Marco Tosatti
Cari amici e nemici di Stilum Curiae, il maestro Aurelio Porfiri ci offre questa riflessione su uno dei canti religiosi più noti e diffusi, Santa Maria del Cammino. È un canto che troviamo bello, in particolare nell’assunto iniziale, quando afferma che Maria ci accompagna sempre, e fa risuonare l’eco di parole di San Bernardo sulla Vergine. Ma leggiamo che cosa ne scrive il maestro Porfiri…
§§§
Santa Maria del cammino e la strada verso l’abisso
Vi sarà sicuramente capitato alla fine di una Messa parrocchiale di ascoltare un canto mariano chiamato Santa Maria del cammino, una musichetta allegrotta intonata a volte da preti con buone intenzioni ma non retti intendimenti.
Il testo del canto dice così:
1. Mentre trascorre la vita,
solo tu non sei mai:
santa Maria del cammino
sempre sarà con te.
Vieni o Madre in mezzo a noi,
vieni, Maria quaggiù.
Cammineremo insieme a te
verso la libertà.
2. Quando qualcuno ti dice:
“Nulla mai cambierà”,
lotta per un mondo nuovo,
lotta per la verità!
3. Lungo la strada la gente,
chiusa in se stessa va;
offri per primo la mano
a chi è vicino a te.
4. Quando ti senti ormai stanco
e sembra inutile andar,
tu vai tracciando un cammino:
un altro ti seguirà.
Sicuramente vi sarà capitato di ascoltarlo in molte occasioni. Eppure è un canto su cui bisognerebbe essere molto cauti.
L’autore del testo e della musica è Juan Antonio Espinosa (1940), cantautore cristiano di origine spagnola abbastanza popolare anche nel mondo anglosassone. Il canto è inserito in un LP del 1971 chiamato Madre nuestra, in cui sono raccolti brani ad ispirazione mariana dell’autore tra cui, appunto, Santa Maria Del Camino. Ma chi è Juan Antonio Espinosa? Il sito antiwarsong.org riprende e traduce parte del testo che si trova nel sito ufficiale dell’autore e in cui leggiamo: “Juan Antonio Espinosa nasce nel 1940 a Villafranca De Los Barros (Badajoz – Spagna) in una famiglia di musicisti.Comincia molto presto a studiare la musica e a suonare vari strumenti. (…) In seguito al Concilio Vaticano II comincia a comporre canzoni per una Nuova Liturgia, canzoni che parlano di un cristianesimo aperto, incarnato ed impegnato. (…) Per molti anni lavora con i contadini in Perú e Colombia. Qui comincia a comporre un nuovo tipo di canzoni che riflettono la lotta di liberazione dei popoli latinoamericani e che sono raccolte nel disco “La tierra grita” (“La terra grida”). Ritorna in Spagna nel 1975 e comincia a viaggiare per paesi e città facendo spettacoli, cantando con la sua chitarra in piazze e quartieri, incoraggiando con la sua voce il risveglio del popolo. Compone nuove canzoni raccolte in due LP: “Cantares de ojos abiertos” e “Hombres sin tierra” (“Canzoni con gli occhi aperti” e “Uomini senza terra”). Continua a cantare ancora oggi ed è molto legato a Gruppi e Comunità Cristiane di Base, con l’illusione di comporre canzoni che stimolino a vivere un cristianesimo più vicino al Vangelo di Gesù di Nazaret”. Da quello che leggiamo è chiaro,che l’autore è espressione del cattolicesimo più progressista ed esprime quella teologia della liberazione che in passato fu condannata dal magistero ufficiale della Chiesa.
E non si fatica a leggere queste idee anche nel canto in oggetto, in cui Maria è considerata come “compagna” in un cammino di liberazione, in cui si lotta per un mondo nuovo e per l’umanità e si cammina insieme a lei verso la libertà (c’è da dire che la menzione alla libertà è nel testo italiano ma non in quello spagnolo, quando si è più papisti del Papa). Quello che sembra enfatizzato in questo canto è il cammino e la lotta, non tanto la meta che poi non è ben chiara: un mondo nuovo? La libertà? Sembra più un canto di lotta, in cui si traccia un percorso per poi avere altri che lo percorreranno uniti nella battaglia.
Per carità, “battaglia, cammino” sono anche concetti che ricorrono nel cristianesimo, ma qui sembra che vengano letti in chiave di lotta orizzontale e non di combattimento spirituale. Poi “Maria del cammino” è una invocazione peculiare. È vero che abbiamo tante invocazioni di Maria su questa o quella strada, ma in esse si intende Maria che veglia su chi percorre quel determinato percorso, qui invece è ben chiaro l’intento di volere la Madre di Dio marciare insieme a un pueblo unido che jamás será vencido. Ecco, forse gli Intillimani sarebbero ben contenti di un tale canto, ma nelle nostre parrocchie? Sembra l’esaltazione di quelle virtù attive rispetto a quelle contemplative anche nella Beata Vergine, un’idea che si trova nell’americanismo già condannata nella Testembenevolentiae di Leone XIII.
Insomma dove conduce questa strada su cui si chiede Maria di marciare? Sugli abissi della storia, che per qualcuno non sono mai troppo profondi.
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Tag: porfiri, santa maria del cammino
Categoria: Generale
Il meglio questa canzone lo dà quando si sbagliano i tempi (9 volte su 10): comincia come una marcetta, si velocizza e termina in un’eufonia fra un rock uatciù uari uari e funiculì funiculà.
Giusto un gradino sopra a Camminerò.
Finalmente! Grazie Maestro, anche a me è sempre suonato male.. “lotta per un mondo nuovo!”…casomai, per quello vecchio!
Concordo con Giorgio, Don Ferdinando e Mimma e ringrazio il maestro Porfiri perché, da competente, parla senza peli sulla lingua e dice quello che forse si tace per carità cristiana. “Santa Maria del Cammino” è proprio BRUTTO. Per me personalmente non solo non è di nessun aiuto alla preghiera, ma causa di profonda irritazione ogni volta che viene volonterosamente schitarrato.
Sarò ingenuo, ma non l’ho mai visto come un canto politico, ho sempre pensato al cammino come il cammino della vita verso le patria celeste, e il mondo nuovo come il Regno, ma anche una sua anticipazione quaggiù frutto della conversione.
Non so se l’espressione è giusta, ma “omnia ortodoxa ortodoxis”, non so se ho reso l’idea.
Ben detto.
Grazie Maestro.
Un canto in politichese, nient’affato spirituale.
Politichese? Ma magari i politici invocassero la Madre! “Vieni, Maria, quaggiù!
Cammineremo insieme a Te”
Chi cammina con Maria non va verso l’abisso ed è liberato anche nei problemi concreti. Pensiamo al vino che mancava a Cana. Era una donna concreta ed umana la Madre e la sua preghiera non era evasione dal reale.
Chiamiamola anche in questo disgraziato periodo storico:
“Vieni, Maria, quaggiù!”
La nostra vita è un viaggio verso l’eternità. Quanti ostacoli, pericoli e tentazioni, lungo il cammino! E sopraffazioni ad opera di vari autori, sotto varie forme, che andiamo lamentando ripetutamente ai nostri giorni!
A chi affidarci – senza retropensieri – se non alla nostra Mamma celeste, perché ci liberi dalla schiavitù del peccato e ci guidi, non facendoci distogliere lo sguardo da Cristo – Luce del mondo – nel percorso indicato dal Catechismo della Chiesa cattolica: “La verità vi farà liberi”? Ripetendo, magari, anche l’Atto di affidamento alla Beata Vergine Maria, recitato a Roma, dal Papa San Giovanni Paolo II, l’8 ottobre 2000, nell’Anno del Grande Giubileo, del quale riporto stralci inerenti la riflessione proposta
…
3. Vogliamo oggi affidarti il futuro che ci attende,
chiedendoti d’accompagnarci nel nostro cammino.
Siamo uomini e donne di un’epoca straordinaria,
tanto esaltante quanto ricca di contraddizioni.
…
4. Per questo, Madre, come l’Apostolo Giovanni,
noi vogliamo prenderti nella nostra casa (cfr. Gv. 19, 27),
per imparare da Te a conformarci al tuo Figlio.
“Donna, ecco i tuoi figli!”.
Siamo qui, davanti a Te,
per affidare alla tua premura materna
noi stessi, la Chiesa, il mondo intero.
Implora per noi il Figlio tuo diletto,
perché ci doni in abbondanza lo Spirito Santo,
lo Spirito di verità che è sorgente di vita.
Accoglilo per noi e con noi,
come nella prima comunità di Gerusalemme,
stretta intorno a Te nel giorno di Pentecoste (cfr. At. 1, 14).
Lo Spirito apra i cuori alla giustizia e all’amore,
induca le persone e le nazioni alla reciproca comprensione
e ad una ferma volontà di pace.
…
5. O Madre, che conosci le sofferenze
e le speranze della Chiesa e del mondo,
assisti i tuoi figli nelle quotidiane prove
che la vita riserva a ciascuno
e fa’ che, grazie all’impegno di tutti,
le tenebre non prevalgano sulla luce.
A Te, aurora della salvezza, consegniamo
il nostro cammino nel nuovo Millennio,
perché sotto la tua guida
tutti gli uomini scoprano Cristo,
luce del mondo ed unico Salvatore,
che regna col Padre e lo Spirito Santo
nei secoli dei secoli. Amen.
In un’intervista il Maestro Riccardo Muti aveva definito “canzonette” gran parte della musica che accompagna la liturgia delle messe Novus Ordo; ecco, non posso non condividere la sua opinione. Ricordo che negli anni ’70, pur non essendovi TV a colori ed una pletora di canali, chiunque poteva incontrare, anche senza volerlo, famosi brani di musica classica e quindi di avere la possibilità di accendere nel proprio cuore scintille di curiosità e di bellezza. PS Credo che l’ascolto della melodia del brano in parola -nella mia ignoranza lo definirei una “marcetta”- sia anche più efficace delle parole per comprenderne il senso; a contrario ritengo che nessuno possa negare il senso di alterità, di eternità e di bellezza che sprigiona da un canto gregoriano.
In effetti, ho notato questa parola “libertà ” che si ripete spesso nei canti post conciliari. Libertà da cosa non si è mai capito, dal male, dal peccato? Mai detto.
Il fatto che gli anni 60-70 fossero anni di contestazione e liberazione sessuale non mi fa ben sperare.
Libertà dalla menzogna.
“Lotta per un mondo nuovo, lotta per la verità.”
È graziosa la canzoncina, la canticchio spesso.
I musicisti vorrebbero una grande opera d’arte, ma i canti popolari religiosi sono preghiera del cuore non esibizione artistica.
Il Maestro ha una sua idea di arte, penso a quando difendeva la sconcia statua di Sapri.
In un periodo come questo di pandemia (vera o presunta) in cui la menzogna è il presupposta per ridurre in schiavitù i non vaccinati , come si fa a criticare un testo in cui ka Santa Vergine è in cammino con noi verso la Libertà che è sempre legata alla Verità? Non dimentichiamoci poi della bellezza che proviene dalla musica e dalla qualità degli esecutori. Mi è capitato nella Cattedrale cattolica di Westminster di ascolatare una massa acompagnia da un quartetto jazz . Ma che bravi , musicisti perfetti, e la bellezza dell’esecuzione era del tutto intonata alla sacralità della cerimonia religiosa.
Un caso limite mi è capitato in Francia nel capolavoto gotiico di Saint-Denis che è anche sede delle tombe dei re di Francia. Ebbene ad ascoltare la messa c’erano solo 5 persone cioè la mia famiglia e vi assicuro che nonostante la bellezza del posto la musica interiore che generalmnte ci accmpagna nelle cerimonie religiose era del tutto assente.. Riassumo gli elemti a mio avviso necessari : verità nel testo, bellezza dell’esecuzione e presenza della confregazione dei fedeli.
Avevo sempre pensato qualcosa di simile. E’ uno dei canti che meno sopporto in assoluto. Buona giornata. Don Ferdinando
Grazie. Avevo sempre pensato qualcosa di simile. E’ uno dei canti che meno sopporto in assoluto. Buona giornata. Don Ferdinando
Grazie maestro Porfiri. Finalmente una riflessione autorevole sulla inconsistenza (ma la chiamerei piuttosto negatività) di questo canto. Io ho sempre fatto l’organista nelle liturgie varie e (di mia iniziativa) non ho mai intonato questo canto, perché mi ha sempre dato fastidio per la sua vuotezza e per la sua forma di “marcetta” che dovrebbe portarci alla conquista di non si sa quale libertà!