Ma no, Draghi non è Hitler. Troppo Grigio e Mediocre. Un Gauleiter, tutt’al più…
23 Gennaio 2022
Marco Tosatti
Cari amici e nemici di Stilum Curiae, l’amico Paolo Deotto ha scritto questo articolo che mi sembra giusto e opportuno condividere con voi. Buona lettura e riflessione…
§§§
Ovvero, perché non è giusto paragonare Draghi a Hitler. E perché dobbiamo rendercene conto, per imparare finalmente a ribellarci. Perché Draghi è un Adolfo, ma con riferimento a un omonimo del Führer, e suo fedele servitore, ma molto molto più piccino. Mediocre.
Si è fatto un gran chiasso perché la signora Angela Maria Sartini, leghista, assessore al Comune di Orvieto, ha pubblicato una vignetta in cui si vede un Hitler sorridente al telefono, che dice: “Ciao Mario, volevo farti i complimenti”. La signora Sartini è stata sospesa dal partito e il sindaco di Orvieto le ha ritirato le deleghe. Vedi su https://www.quotidiano.net/cronaca/angela-maria-sartini-1.7277311 .
Lasciamo perdere, per adesso, ogni ragionamento su una società marcia fino al midollo, ma che si costruisce le sue “nicchie di moralità”, pensando così di salvare la faccia. Di certo, se la signora Sartini avesse pubblicato un post in cui, ad esempio, esaltava la sodomia, non solo non avrebbe ricevuto critiche, ma sarebbe stata lodata per la sua “inclusività”.
Qui vorremmo ragionare su un altro aspetto. Il paragone Hitler – Draghi sta in piedi fino a un certo punto. È vero, sono accomunati da una assoluta mancanza di moralità. Però sono più le differenze che le somiglianze.
Anzitutto Hitler era un vero demone e in tal senso possiamo dire che aveva quel fascino terribile che solo il diavolo possiede. Era un Grande. Un grande del male, ma sempre un grande.
Per capire bene questo aspetto, è molto utile la lettura di un libro pubblicato in Italia da Hermann Rauschning, che fu Presidente del Senato di Danzica dal 1932 al 1934. Inizialmente convinto sostenitore del nazismo, divenne poi il più lucido e deciso avversario di Hitler, tant’è che dovette riparare negli Stati Uniti, dove visse fino alla sua morte, nel 1982.
Rauschning, nel suo libro che fu pubblicato in Italia alla fine del 1945 con i titoli “Hitler mi ha detto” e “Conversazioni con Hitler”, e che purtroppo oggi è quasi introvabile, spiega con molta chiarezza la megalomania di Hitler, i cui progetti erano così follemente grandi da prevedere addirittura la conquista degli Stati Uniti e la creazione di una nuova razza di uomini superiori. Non “ariani”, si badi bene. No, uomini superiori nuovi, che avrebbe superato anche la razza ariana e che sarebbero stati generati dal dominio della concezione hitleriana delmondo.
Progetti folli, certamente, elaborati da un folle, certamente, a cui Rauschning non poteva non riconoscere un eccezionale fascino. Un fascino torbido, inspiegabile in un ometto piccolo e abbastanza sgraziato. Eppure, a detta non solo di Rauschning, ma anche di altri testimoni dell’epoca (tra cui Indro Montanelli), quando ti trovavi alla presenza del Führer, non potevi sottrarti al suo fascino, anche se eri suo nemico.
Il fascino misterioso e malvagio del demonio.
Ora, guardiamo un po’ alla vita e alle opere del nostro Adolfo, Adolfo Draghi.
Ma signori miei, vi pare che quest’uomo abbia la grandezza del demonio, la tragica grandezza del Male? La sua vita è una diligente sequela di incarichi nel mondo più opaco che ci sia, quello della finanza. Draghi scala una vetta dopo l’altra e non l’avrebbe scalata se non fosse stato un fedele esecutore di politiche decise dai suoi superiori pro-tempore, che lo hanno gratificato dandogli incarichi sempre più prestigiosi e consentendogli così di avere a sua volta una folta schiera di subordinati. E devoti, soprattutto.
Guardate un po’, ad esempio, la produzione legislativa del suo governo, composto, tra l’altro da una vera Corte dei Miracoli (basterebbe un ministro come Speranza per squalificare questo governo). Guardate la produzione legislativa e vedrete un guazzabuglio che ha certamente l’intento di tormentare gli italiani e rovinare l’Italia, ma è comunque fatto male, ingarbugliato, tant’è che ogni Decreto Legge e ogni “DPCM” necessita poi di riletture, chiarimenti, specifiche, pubblicazione di FAQ e così via.
Se uno studente di Giurisprudenza in una esercitazione compilasse le normative con cui il governo ci delizia, verrebbe invitato a cambiare Facoltà, magari con preferenza per Veterinaria, dove potrebbe stabilire un contatto fruttuoso con i somari.
Guardate il suo comportamento legnoso e scostante, nelle poche occasioni in cui si degna di rivolgersi al pubblico e ai suoi fedeli camerieri (quelli che un volta si chiamavano “giornalisti”).
No, signora Sartini ,lei ha sbagliato. Hitler non avrebbe mai fatto i complimenti a Draghi. Al più, viste le doti di Draghi come fedele esecutore di ordini, lo avrebbe nominato Gauleiter di qualche distretto, o direttore di polizia o di campi di concentramento.
È piuttosto con un altro Adolfo che Draghi ha molto in comune. Parlo di Adolfo Eichmann, il criminale di guerra nazista che dopo la disfatta riuscì a riparare in Argentina, prendendo il falso nome di Riccardo Klement e trovando lavoro presso la locale sede della Mercedes. Eichmann era stato, dopo la morte del generale SS Reinhard Heydrich (ucciso dai partigiani cecoslovacchi), il principale responsabile della “soluzione finale” del problema ebraico, ossia dello sterminio degli ebrei. Venne stanato e rapito nel 1960 dagli agenti del Mossad, il servizio segreto israeliano e condotto in Israele, dove dopo un processo fu impiccato.
Proprio durante il processo venne fuori l’uomo Eichmann. Un uomo grigio, che inizialmente cercò di giustificare le sue azioni come “obbedienza agli ordini”. Un uomo che aveva aderito al nazismo e si era arruolato nelle SS dopo vari tentativi di trovare un lavoro gratificante e di essere “qualcuno”. Esecutore di ordini pronto e totale, come del resto avrebbe sempre dichiarato.
Un uomo mediocre, lanciato ai vertici negli anni della follia hitleriana, in cui si crearono condizioni assolutamente impensabili prima e che permisero a molti altri mediocri, ma privi di moralità, di emergere. E ciò vale, sia ben chiaro, per entrambe la parti in guerra. Perché comunque la guerra genera mostri, come, tanto per fare un esempio, un Sir Arthur Harris, britannico, Maresciallo dell’Aria, organizzatore dei bombardamenti terroristici su Germania e Italia, in cui morirono centinaia di migliaia di donne, vecchi, bambini. Non di combattenti. Ma Sir Harris finì la guerra dalla parte dei vincitori e quindi per lui non ci fu nessuna Norimberga.
Ma non è questo il discorso che ora ci interessa.
Piuttosto ci sembra importante sottolineare quanto espresso già nel titolo: Adolfo Draghi ovvero la mediocrità del male.
Amici mei, guardate Draghi, il “premier”, come lo chiamano i suoi devoti. Guardate Speranza, guardate Di Maio. Ma insomma guardate un po’ tutta la corte dei miracoli che ci governa. Non sono grandi, nemmeno nel male che fanno.
E allora a maggior ragione dobbiamo ribellarci a tutte le imposizioni assurde che vengono emanate da questa banda di cialtroni mediocri.
Togliere le mascherine. Entrare dove si vuole e quando si vuole. Servire i clienti, chiedendo l’unica cosa che il cliente è tenuto a fare, ossia pagare il dovuto. E così via.
Ribellarsi. Perché non è dignitoso abbassare la testa davanti a queste quattro mediocri figure di omarini che stanno vivendo il loro quarto d’ora di gloria.
E il discorso vale, come sempre, anche per le Forze dell’Ordine: non disonorate le vostre divise e il sangue dei vostri caduti continuando a reggere il sacco a un governo di cialtroni.
Non abbiamo da lottare contro i Titani, ma contro i quaquaraquà. Al più, contro gli ominicchi. Cerchiamo di rendercene conto.
La classificazione dell’umanità secondo Don Mariano Arena (da “Il giorno della civetta”)
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Categoria: Generale
In questo momento di “quirinalie” i politologi hanno, almeno per un poco, sostituito i virologi in tv, essendo però non molto diversi da loro, nel senso che millantano conoscenze di fatti che non conoscono, non più di quanto, almeno, i virologi-tv conoscano l’effetto dei sieri o le intenzioni future del virus.
Vediamo allora se, pur non essendo addentro alle “secrete cose”, possiamo intuire qualcosa tramite il semplice uso della ragione.
Mario Draghi è stato invitato da qualcuno a venire e, a seguito di questa richiesta, qualcun altro lo ha inviato. Ma è stato invitato e lo hanno inviato per cosa? Solo per fare il capo dell’esecutivo? Mi sembra assai improbabile che si prospettasse per lui solo il comando di una truppa di litigiosi per la risoluzione di problemi contingenti. È più verosimile che si desiderasse per lui, il prestigioso esecutore, proprio il comando in capo.
Chi lo ha invitato a venire ha dovuto cioè in qualche modo assicurare che MD sarebbe approdato comunque a quella carica, quella più alta, niente di meno. Ciò potrebbe, tra l’altro, spiegare il comportamento del designato in questi mesi, comportamento come di chi, sentendosi destinato a ricoprire un ruolo assoluto, già ne esercita i modi nella funzione corrente.
Mario Draghi è venuto per poter essere Capo dello Stato, la presidenza del consiglio essendo solo il passaggio indispensabile per arrivare lassù. E deve, per forza, aver ricevuto garanzie che ciò sarebbe avvenuto, sennò non si sarebbe mosso o meglio non gli sarebbe stato consentito di muoversi. Non si gioca a spicci qui, qui si punta all’ intero banco.
Mi paiono tanto penosi quelli che si stanno mobilitando in questi momenti per convincere Draghi a rimanere a Palazzo Chigi: o non hanno capito chi è lui (e cosa è venuto a fare) o fanno finta di non capire.
Se quanto detto finora corrisponde al vero allora ciò che stiamo osservando in questi giorni avrebbe solo un valore di una commedia, una messa in scena per arrivare ad un esito già stabilito in precedenza, al momento della discesa in campo del protagonista: quelli che lo hanno mandato desiderano per lui niente di meno che il potere illimitato, assoluto, che ritengono si possa esercitare dall’alto del Colle.
Il motivo di ciò lo ha illustrato bene Mario Monti, il guru del liberismo elitario: le elite illuminate adesso vogliono assumere in prima persona il governo dei Paesi, ritenendo la democrazia, che dà sovranità al popolo, non più confacente ai propri interessi.
E il nostro Paese, oggi stordito dalla pseudo pandemia essendo già di suo poco affezionato alla libertà, è ritenuto il terreno ideale per collaudare un tale tipo di impostazione.
Quanto abbiamo subito, limitazioni, restrizioni, obbligazioni è solo l’antipasto: un Draghi al Quirinale sarebbe difatto ancora, e più ancora, a capo dell’esecutivo checché ne pensino le anime belle. E avrebbe modo di realizzare fino in fondo i disegni dei suoi mandanti. Il Paese ha un alto debito pubblico? Si prenda il risparmio privato, si alienino la case di proprietà, si taglino le pensioni, eutanasia obbligatoria per gli improduttivi malati che pesano sui bilanci della sanità, per esempio. E gli Italiani saranno più felici. Sono concetti già noti come ideologia dell’elite.
Per propugnare la sua candidatura già da giorni i media nostrani ed esteri si stanno impegnando nel minacciare sfracelli qualora il pupillo non fosse eletto, dipingendo per contro gaudiose prospettive per il nostro Paese in caso di sua elezione. Sembrano intendere che se qualcuno dovesse usurpare il trono all’erede designato, allora sarebbero guai per tutti noi.
Pare quindi tutto già deciso. Però qualcosa andrebbe detto a quelli che, soprattutto nel cosiddetto centrodestra, pensano di poter ricavare vantaggi politici sostenendo la sua candidatura al Colle: lui, o meglio chi lo ha mandato, vuole tutto, niente di meno.
In un mondo di draghi non esiste la riconoscenza, neanche ciò che in politica si intende con tale termine: un volta ottenuto ciò che vogliono non c’è accordo o promessa che tenga.
Dopo, niente sarà più come prima. #Sapevatelo.
Draghi non ha fascino, ma ha dietro di se’ un potere immenso, la stampa del denaro.
Tutti sono accucciati ai suoi piedi perche’ basta un suo schiocco di dita e lo spread sale, le pensioni e gli stipendi non si pagano, gli sportelli bancari chiudono.
Con l’euro siamo entrati nella tonnara, adesso si fa come dicono loro, oppure si entra nella camera della morte.
Anzi ci si entrera’ comunque ma agli ubbidienti non sara’ interrotta l’anestesia totale, moriranno senza accorgersene , dopo magari aver chiesto loro stessi quella eutanasia che, con senso civico, invocheranno per il bene del pianeta.
Caro Pio G., sono d’accordo con lei. Naturalmente non possiamo attribuire tutto il male possibile a Draghi; tuttavia, egli è in questo momento il capobanda. Circa i personaggi come Landini o Bonomi, o i piddini, i leghisti e tanti altri, sono e saranno sempre quelli che appoggiano il potere senza farsi troppe domande sula legittima dello stesso. Lo appoggiano perché cercano di trarne i vantaggi possibili. Oggi Draghi, domani chissà. Finché anche loro non verranno divorati.
Lei giustamente fa notare che il Problema dei problemi, è il dominio ormai incontrastato di una oligarchia tecnofinanziaria dai connotati diabolici.
Verissimo. Ma il cittadino comune, come lei, come me, come gli amici che seguono SC, che può fare concretamente?
Non può certo andare – faccio solo un esempio – da un Soros per metterlo ai ferri, o da un Bergoglio per farlo rinchiudere in una fortezza e buttare via le chiavi.
Però il cittadino comune può, se trova il coraggio per farlo, ribellarsi sistematicamente a tutte le follie che vengono imposte. Le dittature si reggono anche se non hanno il consenso popolare. Basta che ci sia il non-dissenso, la supina accettazione della schiavitù. Se il cittadino comune si ribellasse sistematicamente, la dittatura si troverebbe senza più una base e si sgretolerebbe in fretta. E il vero potere diabolico, privato dei suoi innumerevoli Eichmann, a sua volta sarebbe nei pasticci.
Naturalmente tutto ciò deve essere accompagnato da una ripresa di coscienza religiosa – l’ho scritto tante volte – perché solo con le forze umane non si esce da questo diabolico groviglio. L’oligarchia tecnofinanziaria può dominare perché l’uomo occidentale ha dimenticato Dio.
Ma intanto, concretamente, nella vita di tutti i giorni, cosa possiamo fare lei, io e gli altri amici?
Possiamo – e a mio avviso dobbiamo – ribellarci alle mille disposizioni liberticide che servono giorno per giorno a condizionarci e a trasformarci in gregge obbediente.
Rischiamo sanzioni, multe, eccetera? Certamente. Quale è la guerra in cui non si rischia? Ma se poi i ribelli non sono due o tre, ma duemila, diecimila, centomila e così via, chi riuscirà a sanzionarli? E se finalmente – l’ho scritto più volte – le Forze dell’ordine si rifiutassero di reggere il sacco ai cialtroni che ci governano?
Insomma, intanto a mio avviso ognuno di noi deve fare il possibile e l’impossibile per togliere li terreno sotto ai piedi della dittatura. Sarà semplice? No di certo e ci vorrà coraggio e costanza e preghiera incessante. Ma oggi possiamo scegliere le lacrime, il sudore e il sangue, oppure la supina obbedienza e quest’ultima certamente ci condurrà alla sconfitta totale.
È verissimo quel che scrive Paolo Deotto, D. non ha l’intelligenza luciferina dei dittatori del ‘900. Tuttavia anche i mediocri possono essere pericolosi quando, trovandosi in posizione di comando, si convincono di possedere qualità superiori che non hanno e che altri loro attribuiscono magari per pura piaggeria. (Ma sono in pochi a voler riconoscere che il re è nudo…).
E così, pur senza rassomigliare lontanamente a Hitler o Stalin, essi riescono nondimeno a produrre disastri. Dal disastro della II guerra mondiale uscì una generazione ferita ma desiderosa di ricostruire, qui si vede un Paese disorientato, intimorito e depresso, incapace di reagire anche davanti alla più plateale insensatezza di chi governa.
Anche ai quaraquaqua se gli dai un ruolo possono diventare feroci! Basti pensare a personaggi del tutto “normali o banali”, come il serbo bosniaco Radovan Karadžić leader indiscusso del suo paese, semplice psichiatra, promotore del genocidio di Srebrenica e fomentatore di odio razziale e di pulizia etnica in Bosnia Erzegovina negli anni ’90.
In fin dei conti Draghi cos’è? Un semplice banchiere fedele esecutore di ordini calati dall’alto e nient’altro? Non sarei così sicura di questo. Penso che ci metta anche del suo in questa sporca faccenda! Se gli occhi sono specchio dell’anima, i suoi (di Draghi) non sono per niente rassicuranti , anzi se proprio devo dirla tutta, sono assai inquietanti e sinistri.
Bancario, non banchiere. Bancario di lusso superdecorato ma sempre semplicemente bancario.
Bell’articolo. Comunque la parola _Gauleiter_ che sarebbe il “capo di distretto” in relazione ai territori / distretti conquistati durante la guerra di invasione, per il rettile è anche troppo. Forse il capo di qualche squadraccia punitiva, con lui che neanche si sporca le mani e fa fare il lavoro ad altri.
Bell’articolo. Comunque la parola _Gauleiter_ che sarebbe il “capo di distretto” in relazione ai territori / distretti conquistati durante la guerra di invasione, per il rettile è anche troppo. Forse il capo di qualche squadraccia punitiva, con lui che neanche si sporca le mani e fa fare il lavoro ad altri.
In quella classificazione (veramente geniale) tra gli “ominicchi” e “quaquaraqua” ci sono i “pigliainculo”.
Il problema è che questa categoria contraddistingue – per ora – il popolo italiano. E tale resterà se non ci si deciderà a seguire il consiglio con cui Deotto conclude il suo pezzo.
Ma siamo lì: un tale comportamento (a seguire quel consiglio) da parte di una persona, non produce niente se non danni a quella persona. Lo stesso da parte di dieci persone, se sono isolate; e di cento, mille… un milione, se sono tutte iniziative isolate. Occorre un’organizzazione, una “macchina” ben oliata che porti queste iniziative su tutto il territorio nazionale, con un unico modo di comportarsi. Ma come si fa? Siamo alle solite: come ci si organizza?
Lasciamo seccare.
Troppo comodo scaricare su Draghi tutto il male possibile.
E i Landini, i Bonomi, e la casta piddina e la lega governatorista, tutti coloro per cui L’obbligo Vaccinale è un obbligo morale. Tutti schermati dietro il paravento del drago.
Chiediamoci, anche l’assessore leghista in questione, perché questo Belpaese da 10 anni è commissariato, chiediamoci perché la politica è diventata una succursale della finanza. L’Italia è una tecnocrazia (anche piuttosto cleptocratica) da parecchi anni.
Chiediamoci perché nessuno (tranne pochissime eccezioni) pone IL PROBLEMA dei problemi: l’enorme potere acquisito dalla Tecnofinanza e da alcuni gruppi (fondi di investimento e conglomerati finanziari) che controllano e condizionano governi e interi apparati statali. È lì che bisogna intervenire, perché il vero ricatto inizia là dove questa oligarchia tecnofinanziaria assume dimensioni e potere smisurati. È una presa di coscienza che, dal basso, dovrebbe avvenire non solo in Italia ma in tutto l’occidente, dove il dio denaro ha sostituito il Dio vero.
Come non darle ragione?