Come il Comm. Mogavero Cancella Padrini e Madrine. Un Commento di Mons. Ics.
10 Gennaio 2022
Marco Tosatti
Carissimi StilumCuriali, mons. Ics ha notato su Vatican News un articolo dedicato al vescovo di Mazara del Vallo, mons. Mogavero. Ecco le sue riflessioni…buona lettura.
§§§
Mons. ICS a Tosatti.
Mogavero, la forma e la sostanza secondo il vescovo di Mazara del Vallo.
Allego un articolo riferito alla decisione del commendatore, Mons. Mogavero, di cancellare la figura dei padrini e delle madrine per Battesimi e Cresime, avendo queste figure perso ogni significato, riducendosi – secondo lui – a coreografia.
Ma sembra dare la colpa ai preti e vescovi. Interessante.
Conosco superficialmente Mogavero, mi pare una persona dotata, ma complessa e con vocazione a cercar spazi mediatici, magari non sempre spirituali.
Ha scritto una critica controbiografica (in occasione del processo di canonizzazione mi pare) su Giovanni Paolo II (di cui fu Cappellano personale) e non bastando ha scritto pure la prefazione al libro di Pinotti “Wojtyla segreto”.
Poi non ancora sazio scrive con Galeazzi “La chiesa non tace”.
Bisogna però sapere che detto Pinotti e Galeazzi (ex vaticanista alla Stampa), nel 2015 hanno scritto insieme un libro diventato presto famoso “Vaticano Massone” ed. Piemme, in cui vengono svelati “alcuni” nomi e fatti della Corte di Bergoglio.
Mogavero fece parlar di sé anche facendo pubblicamente il testimonial ad Armani (accettando alcuni abiti liturgici).
Da alcuni anni ha una rubrica sul Fatto Quotidiano.
È stato fatto Commendatore della Repubblica.
E anche stato oggetto di attenzione della Procura di Marsala (se ben ricordo) ricevendo avvisi di garanzia per appropriazione indebita e abuso d’ufficio.
Prontamente assolto.
Ma stavolta alla ribalta torna con il fatto accennato ed allegato sui padrini e madrine. Mogavero, come già fece il suo capo in Amoris Laetitia, prende candidamente atto della realtà e cancella il principio.
In principio madrine e padrini dovrebbero esser corresponsabili della formazione spirituale del battezzato e cresimato; poiché ciò non avviene nella realtà, invece di proporre soluzioni che facciano coincidere forma e sostanza, Mogavero cancella la forma, il padrino e la madrina.
Seguendo la traccia di Amoris Laetitia sulla realtà superiore al principio.
Ma Mogavero ammette la responsabilità dei preti e vescovi: siamo stati noi preti e vescovi a non opporre resistenza.
E conclude: “se poi domani qualcuno vorrà recuperare dal punto di vista dottrinale e teologico la figura del padrino e madrina, ben venga”.
E perché non prova a farlo lui?
Mons. Ics
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Categoria: Generale
Tanti sproloqui inutili. Si vede che il se dicente Mons. x non è un prete e, se lo è, non conosce la vita pastorale di una parrocchia. La figura dei padrini nell’epoca in cui viviamo è inutile, coreografica e, a volte, ricercata per allacciare amicizie non scevre da interessi di parte e di ricerca di potere. Tutto tranne il bene spirituale del ricevente il sacramento. Le letture su questo evento dimostrano incompetenza e cattiveria gratuita. Mons. Mogavero sicuramente avrà ascoltato le lamentere e il parere del suo clero, come anche il mio presbiterio ha fatto piu volte la medesima richiesta al mio vescovo.
dal Vangelo di oggi (Mc 1,17) Gesù disse loro:
“Venite dietro a me, vi farò diventare pescatori di uomini”
Mi domando: ma questi efficientissimi adepti mafiosi (vedi mafia di S. Gallo, mafia siciliana pronti a sparare sul clero e sui bambini……) avranno creduto che al momento della loro chiamata fosse un altro mafioso?
invece
in Mc 1,15, Gesù diceva: ” il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete al Vangelo”
In realtà, che padrino e madrina fossero pure formalità è vero da secoli e dappertutto. Ma, appunto, il rimedio non è sopprimerli. Il Mogavero non si rende conto che in questo modo la mitica Chiesa postconciliare fa autogol? O pensa di tirare come scusa l’inquinamento mafioso? Tutti mafiosi i padrini e madrine siciliani?
L’interrogativo, sospeso all’improbabilità di una risposta esauriente, rivela un grado di ingenuità disarmante. Perché fra il dire e il fare c’è sempre di mezzo il mare, se non l’intera massa oceanica. E, comunque, perché a parlare si è tutti più o meno bravi e – troppo spesso – a trarre in inganno con il larvato suggerimento “armiamoci”, ancor più impressionante se lanciato con il capo cosparso di cenere, per stemperare atti di accusa all’ordine del giorno in costanza di camaleontiche retromarce ed indorare l’impatto con il “partite”, per lo più mai pronunciato apertamente.
Per la verità, anche in altre diocesi italiane è diventata di recente operativa la disposizione che ha abolito la figura dei padrini e delle madrine di battesimo e cresima, introdotta evitando abilmente l’enfasi mediatica.
D’altra parte, giusto ieri, il papa battezzando in Sistina 16 bambini, figli di dipendenti vaticani, ha ricordato ai genitori: «Questo è il vostro lavoro durante la vostra vita: custodire l’identità cristiana dei vostri figli».
Certamente questo compito rientra fra i doveri propri di coniugi cattolici, che come tutti gli altri si trovano a dover sostenere carichi di vario peso nella crescita e nell’educazione dei figli e, fra mille difficoltà, fanno quel che possono anche sotto questo profilo. Non guasterebbero, però, anzi sarebbero oltremodo gradite, una certa sobrietà e proprietà di linguaggio – nel riferirsi alla famiglia ed ai suoi molteplici problemi non di semplice soluzione – da parte di ministri della Parola, chiamati a svolgere il ruolo di pastori, tenendo conto della crisi che si trova ad attraversare l’istituto familiare e senza dimenticare i doveri connessi alla missione evangelizzatrice propria della Chiesa.
Sembra trascorsa un’era geologica da quando il Papa, San Giovanni Paolo II, raccomandava in ripetuti interventi di “non porre condizioni alla famiglia” e la Cei si appellava a: parrocchia, scuola e famiglia, affinché nel rispetto dei ruoli e in collaborazione fra loro si adoperassero per il bene della società. Rivolgendosi ai “venerati Fratelli nell’ Episcopato “e ricordando loro «che il rinnovamento del Paese passa attraverso un’attenzione concreta alla famiglia», quali «primi responsabili della pastorale nelle vostre rispettive Diocesi», li richiamava al «compito [loro affidato] di promuovere un’attenta e costante azione missionaria ed evangelizzatrice a favore della famiglia e mediante la famiglia per il bene di tutta la comunità civile».
Così si esprimeva il Papa polacco, illustrando con favore il “Direttorio di Pastorale Familiare” messo a punto dai vescovi italiani e che essi si accingevano a consegnare alle comunità ecclesiali presenti nel Paese, nell’udienza ad essi riservata il 13 maggio 1993.
…tanto per ricordare uno dei temi di cruciale interesse comune, sul quale si concentrava l’attenzione dei presuli di quel tempo in totale sintonia con il pontefice regnante.
Egregio dott. Tosatti,
rimango sorpreso che Mons. ICS in questa sua lettera-articolo, non abbia fatto riferimento anche al tentativo del comm. Mogavero di “convertire” il colonnello
Mu’ ammar Gheddafi.
distinti saluti!
ma caro mons. ICS , non ha capito che per un vescovo siculo c’è un solo “Padrino” che non si deve toccare ? ah !
vigliacchi. tutti.