Aurelio Porfiri: Lo strano messaggio di Dio si è fatto come noi.
6 Gennaio 2022
Marco Tosatti
Cari amici e nemici di Stilum Curiae, il Maestro Aurelio Porfiri ci offre questa riflessione sulla musica che sentiamo in chiesa…E cogliamo l’occasione per dare notizia di un’iniziativa di lungo periodo e ampiezza che il M° Aurelio Porfiri sta lanciando. Da qualche giorno è partito un progetto, Traditio, il luogo dove trovare articoli e podcast sulla tradizione. Non soltanto la tradizione e il tradizionalismo convenzionale, ma tutto quello che si muove “dentro e fuori l’orizzonte visibile della Chiesa” (Jean Madiran). Quelli che sono interessati al progetto possono farlo abbonandosi, a questo collegamento. Buona lettura e buona condivisione.
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Lo strano messaggio di Dio si è fatto come noi
Tra i canti che oramai sono da annoverare tra i classici degli ultimi decenni c’è Dio si è fatto come noi di Marcello Giombini. Dal punto di vista musicale è tra quelli meno peggio e più accessibile ad una assemblea liturgica media. Ma il testo mi ha sollevato qualche riflessione e più di una volta. Eccolo sotto:
- Dio s’è fatto come noi,
per farci come lui.
Vieni, Gesù, resta con noi!
Resta con noi!
- Viene dal grembo di una donna,
la Vergine Maria.
- Tutta la storia lo aspettava:
il nostro Salvatore.
- Egli era un uomo come noi
e ci ha chiamato amici.
- Egli ci ha dato la sua vita,
insieme a questo pane.
- Noi, che mangiamo questo pane,
saremo tutti amici.
- Noi, che crediamo nel suo amore,
vedremo la sua gloria.
- Vieni, Signore, in mezzo a noi:
resta con noi per sempre.
Allora, sull’inizio potremo anche essere d’accordo, cioè Dio si è incarnato per fare in modo che noi potessimo partecipare alla vita in Dio e divenire suoi indegni imitatori. Poi so chiede a Gesù di venire e rimanere con noi e su questo non ci sono grandi problemi. Ma sul seguito i problemi sorgono. Per esempio nella strofa 4: egli era un uomo come noi? Allora a cosa è stata utile la sia incarnazione, per confermarci in quello che già siamo? In effetti questo sembrerebbe essere lo strano messaggio del canto, un canto in cui il soggetto non è Dio o Gesù, ma “noi”. Quindi “noi” siamo al centro e Gesù viene cantato praticamente perché rinforza questo essere “noi”, chiamandoci anche “amici”.
Ora, ci ha in effetti chiamato amici ma se leggiamo il contesto (Giovanni 15, 13-27) capiamo che non è l’amico di Facebook o quello con cui vai a prendere un caffè: “Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se farete ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamati amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre l’ho fatto conoscere a voi. Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. Questo vi comando: amatevi gli uni gli altri. Se il mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato me. Se foste del mondo, il mondo amerebbe ciò che è suo; poiché invece non siete del mondo, ma io vi ho scelti dal mondo, per questo il mondo vi odia. Ricordatevi della parola che vi ho detto: Un servo non è più grande del suo padrone. Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi; se hanno osservato la mia parola, osserveranno anche la vostra. Ma tutto questo vi faranno a causa del mio nome, perché non conoscono colui che mi ha mandato. Se non fossi venuto e non avessi parlato loro, non avrebbero alcun peccato; ma ora non hanno scusa per il loro peccato. Chi odia me, odia anche il Padre mio. Se non avessi fatto in mezzo a loro opere che nessun altro mai ha fatto, non avrebbero alcun peccato; ora invece hanno visto e hanno odiato me e il Padre mio. Questo perché si adempisse la parola scritta nella loro Legge: Mi hanno odiato senza ragione. Quando verrà il Consolatore che io vi manderò dal Padre, lo Spirito di verità che procede dal Padre, egli mi renderà testimonianza; e anche voi mi renderete testimonianza, perché siete stati con me fin dal principio”. Ora, leggendo qui, l’amicizia non sembra quella scanzonata che viene fuori dal canto di cui sopra, verso un “uomo come noi” ma è l’adesione e obbedienza totale verso Colui che ci mostra il Padre e che costerà odio e persecuzione.
Ma tutto questo viene fuori dall’idea di amicizia del canto? Non mi sembra, perché appunto il soggetto non è Gesù ma “noi”, e questo è ben ribadito nella sesta strofa, cioè dove si dice che mangiando questo pane (di vita? di salvezza? eucaristico?) non è che ci salviamo grazie a Cristo, ma il risultato che ci viene promesso è che “saremo tutti amici”. Ma di quale amicizia stiamo parlando? Di quella orizzontale o quella verticale? E la cosa ci sembra tanto bella, secondo il canto, che nell’ultima strofa viene chiesto a Gesù di venire in mezzo a “noi” per restare per sempre in nostra compagnia. Ora, la cosa non sembrerebbe così sbagliata se non fosse però letta nel contesto di tutto il canto, il cui oggetto sembra essere “noi” e le esigenze di una amicizia troppo umana.
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Tag: canto, dio si è fatto come noi, musica, porfiri
Categoria: Generale