Europa, ( e Chiesa…) dove Sei? Un Intervento del prof. Marcello Pera.

26 Novembre 2021 Pubblicato da

 

Marco Tosatti

Cari amici e nemici di Stilum Curiae, riceviamo e ben volentieri offriamo alla vostra attenzione, riflessione e discussione questo importante intervento sul sito dell’Osservatorio Internazionale Van Thuan dell’ex Presidente del Senato, Marcello Pera. Buona lettura.

§§§

Europa, dove sei?

di Marcello Pera

Diamo pubblicazione dell’intervento tenuto all’ Accademia lucchese di Scienze, Lettere e Arti
il 18 novembre 2021 dal Presidente emerito del Senato della Repubblica prof. Marcello Pera, che ringraziamo. Auspichiamo questo lucido intervento del sen. Pera possa aprire un serio dibattito sull’Europa e sulla Chiesa in Europa [L’Osservatorio]

 

  1. Anche se quasi nessuno lo sa, proprio in questi giorni si stanno riunendo in tutta Europa quattro comitati ciascuno di 200 membri, cittadini europei selezionati in modo casuale, per discutere sullo “Stato futuro dell’Europa”. L’iniziativa, presa dalla presidente dell’Unione Europea, Ursula von der Leyen, su suggerimento del presidente francese Emmanuel Macron, è partita nel 2019, poi slittata al 2020, e si concluderà l’anno prossimo. I temi in discussione sono quattro: economia, democrazia, clima, migrazioni. Saranno oggetto di separati documenti da presentare alle istituzioni europee.

Se si discute di futuro dell’Europa, significa che la costruzione europea presente è ancora un cantiere aperto o quantomeno che vi sono lacune. Faccio sùbito un esempio. In queste ore, a fronteggiare i migranti che dalla Bielorussia premono ai confini della Polonia sono solo le forze dell’ordine polacche, anche se è chiaro che chi ce li manda, Lukashenko oggi, come Erdogan ieri e Geddafi prima, lo fa per ricattare l’Europa intera, non la sola Polonia. Perché, allora, non c’è l’Europa?

Semplice: perché l’Europa non ha confini definiti e non ha una forza per difenderli. Ecco una enorme lacuna. Non esistono un esercito europeo, una polizia europea, guardiacoste europei. In questa situazione, come si può parlare di Stato (o super-Stato) europeo? Il primo còmpito dello Stato è la difesa del proprio territorio. Come si può parlare di Unione Europea? Còmpito di un’unione fra Stati è soccorrere quelli che ne abbiano bisogno. Invece, oggi sembra valere ciò che qualche tempo fa disse l’ambasciatore Sergio Romano: che nell’espressione “Unione Europea”, “il termine Unione è una bugia”.

Non fa meraviglia allora che il sentimento di appartenenza ad una medesima comunità allargata europea si stia assottigliando e che presso molti cittadini europei cominci a farsi strada la richiesta di nazionalità e si stia sviluppando un patriottismo nazionale. È il fenomeno battezzato come “sovranismo”. Credo che, anziché deprecarlo e prima di criticarlo, si dovrebbe comprenderlo. È deprimente invece osservare che si preferisce farne oggetto di misera propaganda politica, come se non avesse motivazioni serie.

Perché nasce la diffidenza verso l’Europa e cresce il bisogno di rifugio nei nostri Stati-nazione? A mio avviso, non c’è nessun mistero o disegno, nessun complotto di forze antidemocratiche, nessun rigurgito del passato. Ci sono solo reazioni politiche a fatti crudi da analizzare e a problemi oggettivi da risolvere. Consideriamo la situazione e ciascuno guardi alla propria condizione.

 

 

  1. 2. Se, a causa di fenomeni migratori, hai bisogno di sicurezza alla tua frontiera o dentro il tuo paese e vedi che l’Unione europea non ha un’agenda adeguata a soddisfarlo; se abiti in una zona di periferia e l’Unione ti lascia solo a fronteggiare ondate di clandestini; se, di fronte a questo fenomeno, consenti ad alcuni Stati interni e riparati di chiudere i loro confini trasformando in imbuti ciechi gli Stati di frontiera; se hai paura del terrorismo islamico e vedi che le élites politiche europee evitano persino di chiamarlo col suo nome proprio; se le gerarchie della Chiesa si comportano allo stesso modo, magari piantando alberi di pace mentre i terroristi ti fanno la guerra; allora è comprensibile che un patriottismo europeo stenti a nascere. Anzi, cominci a pensare che l’Europa sia un problema, non la soluzione. Che ti sia estranea e lontana, anziché prossima.

Facciamo analoghe osservazioni, soprattutto con riferimento a casa nostra. Se le tue condizioni di vita peggiorano e la classe media del tuo paese si impoverisce sensibilmente; se paghi tasse elevate; se il lavoro decentemente retribuito scarseggia; se i giovani hanno futuro incerto; se la competizione nel mondo globalizzato abbassa il tuo tenore economico; se lo stato sociale diventa sempre più costoso e sei costretto a pagarlo due volte, prima con il contributo ai servizi nazionali poi con le parcelle ai servizi privati; allora il patriottismo nazionale cresce, perché di fronte a questi problemi lo Stato-nazione diventa l’unico luogo per la soddisfazione dei tuoi bisogni, cioè diventa la tua vera patria. La vera patria, infatti, è là dove c’è cura di te.

Dunque, non serve a niente, salvo che a far mostra di buoni e facili sentimenti, condannare i patriottismi nazionali che rinascono. Servirebbe un po’ di onestà intellettuale per capire le ragioni per cui rinascono.

Prendo ancora l’esempio della Polonia. Di recente è stata condannata dal Parlamento e dalla Commissione europea ed è ora minacciata di sanzioni fino all’espulsione dall’Unione per violazione dello stato di diritto. Ma qualcuno ci ha spiegato in che cosa precisamente consistono queste violazioni? Qualcuno, compreso la stampa, ha mai fatto conoscere le motivazioni della corte costituzionale polacca in merito al rapporto fra diritto nazionale e diritto comunitario? Qualcuno ha mai ricordato che l’intervento della corte costituzionale polacca ha la stessa fonte di legittimità di quello della corte costituzionale tedesca, che pure decide se le cessioni di sovranità verso l’Europa sono compatibili con l’ordine costituzionale tedesco? E soprattutto: che cos’è, fino a dove si estende, quali limiti ha, il cosiddetto “stato di diritto europeo”? Coinvolge anche la legislazione su materie etiche? E se i polacchi volessero mantenere le loro in armonia e continuità con tradizione cattolica assai sentita in quel paese, perché dovremmo condannarli?

È anche su terreni come questi che viene a mancare l’Unione europea. Essa dà l’impressione di fare distinzioni fra Stati, di promuoverne alcuni e censurarne altri, di favorire certe politiche di alcuni partiti o coalizioni di partiti anziché altre, di imporre decisioni in disprezzo delle maggioranze e dei governi eletti. È come se dai palazzi di Bruxelles venisse un avvertimento agli elettori degli Stati nazionali: o vi fate governare da maggioranze e persone da noi approvate, oppure siete fuori dalla nostra comunità di “princìpi e valori”. Niente suona più offensivo e irritante per un elettore del sentirsi dire che non è libero di scegliere o che lo è solo entro un certo perimetro.

I polacchi, che hanno la memoria sanguinante delle invasioni nazista e sovietica, hanno il timore che l’Unione europea si comporti nei loro confronti come un impero centrale. Si può o no discutere se i popoli europei hanno solo il dovere di cedere la loro sovranità e non anche il diritto di mantenere le proprie tradizioni, almeno riguardo a certe materie particolarmente sensibili?

Chiarisco la domanda. Supponiamo che nella costituzione di un paese europeo sia scritto che la famiglia è una “comunità naturale fondata sul matrimonio fra un uomo e una donna”. È il caso della costituzione italiana all’art. 29, anche se l’espressione “fra un uomo e una donna” non vi compare, ma è chiaramente implicita in quella di “comunità naturale”, che non significa “comunità giuridica” o “comunità culturale”. Ebbene, questa costituzione deve cedere al diritto comunitario che prevede il matrimonio omosessuale? E perché? I popoli europei non hanno mai partecipato a discussioni riguardo a questo nuovo diritto. Al contrario, quando fu stilata una costituzione europea, la quale dà spazio alla famiglia omosessuale, i francesi la bocciarono con un referendum.

La realtà è che un vero spirito europeo non è ancora nato, anche perché, agli occhi dei cittadini, le istituzioni europee non hanno fatto molto per farlo nascere, essendo opache e pletoriche. Abbiamo un’abbondanza di organi politici, amministrativi, giurisdizionali, in cui è difficile districarsi, e che pure ci inviano quintali di regole e decisioni e direttive e sentenze ogni anno. Qualcuno sa precisamente quali poteri ha il parlamento europeo, che pure è eletto da tutti noi? Qualcuno conosce le competenze e le differenze fra Commissione europea, Consiglio europeo, Consiglio dell’Unione europea? Qualcuno sa dire che cos’è e che cosa fa il Consiglio d’Europa, che pure, nonostante il nome, non fa parte delle istituzioni dell’Unione europea? La democrazia deve essere trasparente. Implica che i governanti siano controllati dai governati mediante elezioni e perciò che i governanti siano ben conosciuti. Invece, a dire onestamente le cose come stanno, gli organi e gli uomini di governo europei sono personaggi spesso oscuri e nascosti. Per questo l’Unione europea oggi non è una federazione né è una confederazione, bensì un’aggregazione non sempre ben riuscita. Forse non è una plateale bugia, ma è una mezza verità.

Quanto dico suona euro-scettico? Ecco un altro modo di dire per non ragionare. Oppure per esorcizzare le difficoltà battezzandole con termini dalla connotazione negativa. È polemica banale e deprimente.

Se si guarda alla scala geopolitica mondiale, l’Europa è diventata una necessità ed è irreversibile. Non possiamo prescindere e non possiamo tornare indietro. Anche un nazionalista, se non è miope, non può non riconoscerlo. Dopotutto, se c’è l’America, c’è la Cina, c’è la Russia, e ci sono altri attori potenti in regime di pluralismo competitivo crescente, dovrebbe esserci anche l’Europa a determinare gli equilibri mondiali e difendere i nostri interessi. E tanto più deve esserci oggi quanto più l’America non è lo stesso nostro protettore di prima. Il tempo dello scudo americano sta ormai per scadere. Lo zio Sam è sempre più restio a pagare i conti della nostra difesa. Non c’entra Trump, c’entrano gli interessi dell’America. Ma allora, se l’Europa è necessaria, quella di oggi va criticata e ripensata, e quella futura deve essere meglio disegnata. Questo è sano realismo, lo scetticismo non c’entra.

 

 

  1. Supponiamo ora che l’Europa la vogliamo seriamente e che siamo tutti convinti che sia necessaria e irreversibile. Per costruirla davvero, c’è ancora un problema molto serio da affrontare ed è quello dell’identità. L’America è il continente liberaldemocratico cristiano. La Cina il continente comunista e confuciano. La Russia il continente autocratico e ortodosso. E l’Europa che cos’è?

Chi eravamo lo sappiamo. L’Europa era il continente cristiano. Lo è ancora? La Conferenza sul futuro dell’Europa in corso, che tratta anche questo tema sotto la rubrica “valori e diritti”, non è la prima ad occuparsene. Di fatto, i grandi padri dell’Europa lo ebbero chiaro sùbito dopo la Seconda guerra e pensarono ad un’Europa cristiana, perché ritenevano il cristianesimo battesimo di identità e civiltà.

Disse Schuman: “tutti i paesi dell’Europa sono permeati dalla civiltà cristiana. Essa è l’anima dell’Europa che occorre ridarle”.

Disse De Gasperi: “come concepire un’Europa senza tener conto del cristianesimo, ignorando il suo insegnamento fraterno, sociale, umanitario?”.

Disse Adenauer: “consideravamo mèta della nostra politica estera l’unificazione dell’Europa, perché unica possibilità di affermare e salvaguardare la nostra civiltà occidentale e cristiana contro le furie totalitarie”.

Il progetto di questi padri, la Comunità Europea di Difesa (CED), come è noto finì male, per mano francese, ma il tema ritornò negli anni Novanta, quando il processo di integrazione economica si fece più stringente e quello di unione politica, dopo la caduta del Muro di Berlino, cominciò a bussare alla porta.

Nel 1992, Jacques Delors, allora presidente della Commissione europea, pronunciò un discorso nella cattedrale di Strasburgo in cui sollevò il problema, che agli Italiani ricorda tanto quello celebre di D’Azeglio. Disse: “bisogna dare un’anima all’Europa … Se nei dieci anni a venire non riusciamo a darle un’anima, una spiritualità, un significato, avremo perduto la partita dell’Europa”.

Qualche anno più tardi, nel 1999, Romano Prodi, anche lui presidente della Commissione europea e anche lui in una chiesa, si espresse negli stessi termini: “l’Europa non si può concepire nell’oblio della sua memoria e in questa memoria figura la traccia permanente del cristianesimo. Nelle diverse culture delle nazioni europee, nelle arti, nella letteratura, nell’ermeneutica del pensiero c’è la culla del cristianesimo che alimenta credenti e non credenti”.

E tanti altri hanno sostenuto la stessa posizione. Inutile che ricordi gli interventi accorati e molto dotti di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI.

E però la discussione è finita male anche questa volta. Dell’anima cristiana dell’Europa non si è più parlato. E quando se ne è parlato, quest’anima è stata via via nascosta, emarginata, censurata e anche repressa. Quante discussioni inutili sulle “radici giudaico-cristiane dell’Europa” da richiamare nel preambolo della costituzione! Quanta retorica! Quanta ipocrisia di chi fingeva di apprezzarle, quelle radici, e in realtà non credeva a nulla!

Guardiamo in faccia la realtà. Oggi in Europa siamo nell’epoca dell’apostasia del cristianesimo, del nascondimento e cancellazione della nostra storia, dell’abbattimento dei nostri simboli. Si dice che è per una questione di inclusione, di pari dignità, di accoglienza degli altri. Sarà. Resta comunque che è una negazione gravissima della nostra identità. E io temo peggio: che sia anche una questione di paura.

Siccome la nostra memoria è spesso labile, conviene citare alcuni fatti recenti che non dovrebbero essere dimenticati in fretta, perché sono ammonimenti molto seri.

L’Europa ha evitato di menzionare le sue radici giudaico-cristiane nella sua Costituzione poi defunta, poi risorta, poi finita nell’obitorio giuridico di qualche trattato.

L’Europa ha condannato un politico italiano, Rocco Buttiglione, per aver sostenuto che il matrimonio omosessuale è contrario al suo credo cristiano.

L’Europa promuove legislazioni che violano princìpi cristiani sui principali temi etici. Sostiene l’aborto, l’eugenetica, l’eutanasia, la manipolazione degli embrioni, il matrimonio omosessuale, l’identità di genere, e già tollera la poligamia.

L’Europa non ha difeso un Papa, Benedetto XVI, attaccato perché in una sua lezione aveva sostenuto che il cristianesimo è religione del logos e non della spada e aveva chiesto all’islam di pronunciarsi in modo analogo.

L’Europa ha impedito a questo stesso Papa di parlare in una università, la Sapienza di Roma, dopo averlo invitato.

L’Europa nasconde i suoi simboli cristiani, nelle sue scuole elementari non insegna più a dire “Buon Natale” o “Buona Pasqua”, perché dice di non voler offendere i bambini dei non credenti o degli altri credenti.

L’Europa concede nei propri Stati la massima libertà religiosa e di culto agli islamici, ma tollera che, nei loro Stati, questa stessa libertà sia conculcata fino al martirio dei cristiani, in Africa, in Asia, in Turchia, in India, dappertutto.

L’Europa protegge sotto lo scudo della libertà di espressione le opere d’arte blasfeme nei confronti del cristianesimo, ma sospende questa stessa libertà quando si tratti di irriverenza satirica nei confronti dell’islam.

L’Europa reagisce flebilmente al fondamentalismo e al terrorismo islamici perché si considera colpevole di esportare la civiltà cristiana.

E così via, ogni volta con un cedimento rispetto alla nostra tradizione religiosa. Non fa meraviglia che seri studiosi parlino ormai di una “Europa senza Dio” e che i dati provino che l’Europa sia tra le aree più secolarizzate dell’Occidente.

Mi faccio delle domande. Può nascere un patriottismo europeo in una terra così desolata? Possiamo dotarci di una identità europea, se una fonte essenziale di identità dell’Europa, quella religiosa, è osteggiata? Se qualcuno ci terrorizza e ci accusa di essere “giudei e cristiani”, possiamo ancora rispondere: sì, lo siamo e vogliamo restarlo? Se dobbiamo dialogare con gli altri, possiamo farlo se gli altri declinano la loro identità e noi ci vergogniamo della nostra?

Fino a poco tempo fa, pensavo che queste domande dovessero essere indirizzate al mondo politico, ai partiti, alle istituzioni. Da tempo, mi trovo costretto a rivolgerle al mondo cattolico e in primo luogo al suo magistero, dai vescovi al Pontefice. Le nostre chiese si spopolano, alcune chiudono, altre cadono, altre si trasformano in nuovi edifici. La nostra educazione tradizionale si perde. Il nostro senso di appartenenza si affievolisce. I vescovi marciano con la bandiera arcobaleno. Sulla loro bocca, l’espressione “salvezza” è lentamente sostituita dall’espressione “giustizia” e l’espressione “giustizia” è sempre più intesa nel senso di “giustizia sociale”, come se la giustizia del Dio cristiano avesse a che fare con la busta paga, mentre i termini “proselitismo” o “evangelizzazione” sono giudicati scorretti e banditi. Su questa strada, il cristianesimo si secolarizza, diventa umanesimo, ecologismo, pacifismo, democrazia, diritti umani. Con uno slittamento semantico non facile da comprendere, il Pontefice chiama “clericalismo” ciò che dovrebbe essere fermezza di dottrina e coerenza di comportamenti. In tanta confusione, ci può capitare persino di veder recare omaggio al paganesimo, come si è visto al Sinodo dei vescovi panamazzonico o con l’ingresso della Madre terra in San Pietro.

Mi fermo qui. Per riassumere in rapida sintesi, rispondo alle domande che via via mi sono fatto. Europa, dove sei? Oggi sei terra indefinita. Europa, chi sei? Oggi sei un soggetto in via di smarrimento. Europa, ci sei? Oggi manchi spesso all’appello.

§§§




SE PENSATE CHE

 STILUM CURIAE SIA UTILE

SE PENSATE CHE

SENZA STILUM CURIAE 

L’INFORMAZIONE NON SAREBBE LA STESSA

 AIUTATE STILUM CURIAE!

*

Chi desidera sostenere il lavoro di libera informazione, e di libera discussione e confronto costituito da Stilum Curiae, può farlo con una donazione su questo conto, intestato al sottoscritto:

IBAN:  IT24J0200805205000400690898

*

Oppure su PayPal, marco tosatti

*

La causale può essere: Donazione Stilum Curiae




Ecco il collegamento per il libro in italiano.

And here is the link to the book in English.

Y este es el enlace al libro en español


STILUM CURIAE HA UN CANALE SU TELEGRAM

 @marcotosatti

(su TELEGRAM c’è anche un gruppo Stilum Curiae…)

E ANCHE SU VK.COM

stilumcuriae

SU FACEBOOK

cercate

seguite

Marco Tosatti




SE PENSATE CHE

 STILUM CURIAE SIA UTILE

SE PENSATE CHE

SENZA STILUM CURIAE 

L’INFORMAZIONE NON SAREBBE LA STESSA

 AIUTATE STILUM CURIAE!

*

Chi desidera sostenere il lavoro di libera informazione, e di libera discussione e confronto costituito da Stilum Curiae, può farlo con una donazione su questo conto, intestato al sottoscritto:

IBAN:  IT24J0200805205000400690898

*

Oppure su PayPal, marco tosatti

*

La causale può essere: Donazione Stilum Curiae




Questo blog è il seguito naturale di San Pietro e Dintorni, presente su “La Stampa” fino a quando non fu troppo molesto.  Per chi fosse interessato al lavoro già svolto, ecco il link a San Pietro e Dintorni.

Se volete ricevere i nuovi articoli del blog, scrivete la vostra mail nella finestra a fianco.

L’articolo vi ha interessato? Condividetelo, se volete, sui social network, usando gli strumenti qui sotto

Condividi i miei articoli:

Libri Marco Tosatti

Tag: , ,

Categoria:

16 commenti

  • unaopinione ha detto:

    Leggendo questo intervento mi é venuta in mente questa immagine modificata del passato:
    sull´oceano c´é una immensa nave. In questa nave mi immagino che salgano non solo Gesú ed i discepoli, ma anche tutti i cittadini dell´Europa (non quelli indicati dal prof. Pera, ma tutti quelli che abitano l´Europa dal Portogallo agli Urali – Europa fisica dunque, per motivi di opportunitá) e siano traghettati attraverso l´oceano verso il luogo dove Gesú vuole che sbarchino. Questa grande nave, che si chiama “Europa Skytowards”, sta navigando tranquilla verso l´altra sponda. Gesú sta dormendo alla poppa e tiene una mano sul timone. Improvvisamente il tempo cambia e da calmo diventa tempestoso; tutto l´oceano inizia a ribollire. Tutti si agitano, soprattutto quando vedono arrivarsi addosso un´onda altissima la cui dimensione é stata vista per l´ultima volta ai tempi del Diluvio universale. Gli europei si sentono perduti. Svegliano Gesú che dorme e gli dicono: «Salvaci, Signore, siamo perduti!” e Lui dice loro: “Perché avete paura, europei di poca fede?” Quindi levatosi, sgrida i venti ed il mare e si fa una grande bonaccia.
    Cosa mi insegna una storia come questa? In primo luogo: chiunque ha Dio con sé, fosse questa anche tutta l´umanitá, é protetto da ogni evento avverso, (compatibilmente con la Sua volontá); e secondo … dove sta Dio non ci puó essere il Diavolo: tutta la nave é protetta. Il Diavolo esisterá sempre, ma non stará a bordo ma stará aspettando da qualche parte alla sponda di arrivo.
    E quale immagine modificata di oggi mi ha fatto venire l´intervento?
    Mi immagino una immensa nave dove ci stanno tutti gli europei cosí come indicati da me sopra, (senza gli apostoli peró) e la cui destinazione dichiarata é il porto della cittá di “Libertá”. Tutti sono entusiasti perché lá si vedono giá piú felici rispetto al luogo da cui stanno salpando. Prima di partire peró, a causa di un lungo lavoro di denigrazione da parte di importanti membri dell´equipaggio, coloro che comandano la nave hanno detto a Gesú di scendere dalla nave perché la sua presenza da parte di moltissimi passeggeri non é gradita (cosa che ha fatto … non ha mai costretto nessuno Lui). Una volta che Gesú non era piú lí, hanno invitato di nascosto a bordo il Diavolo che puó finalmente venire, E quando il Diavolo é salito a bordo, naturalmente travestito da membro dell´equipaggio, ha trovato naturalissimo occupare proprio il posto dove prima sedeva Gesú: e questo perché chi stá lá, comanda. Il diavolo ha iniziato ad utilizzare le sale di ricreazione come meglio sa fare: solo divertimenti e piacere, notte e giorno. Nel frattempo, mentre tutti si divertono, il Diavolo ha introdotto delle leggi che lo rendono totalmente irresponsabile di fronte ai passeggeri (i quali non hanno ancora capito quali conseguenze avebbe avuto il far scendere Gesú ed iniziare a darsi alla pazza gioia) ed ha cosí cambiato secondo le sue voglie le regole di convivenza sulla nave e la rotta prestabilita: la destinazione non é piú la cittá di “Libertá” ma la cittá di “Schiavitú” che si trova da tutta un´altra parte. E durante la navigazione anche i restanti segni (simboli, statue, quadri, …) che ricordavano la presenza di Gesú a bordo vengono sostituiti con altri che contengono sempre messaggi contrari a lui. Moltissimi passeggeri trovano la cosa in sintonia con i tempi o non ci fanno proprio caso. Il nome della nave viene nel frattempo cambiato in “Europa Abysstowards” (nessuno puó affacciarsi fuori bordo e vedere questa modifica sulla prua della nave). Per velocizzare i suoi piani il Diavolo dichiara la “pandemia” e inizia a introdurre restrizioni sempre piú dure: un passeggero é libero di andare da prua a poppa e solo con il lasciapassare, prova di fedeltá alla direzione dell´equipaggio. E per far sí che tutti se lo procurino, mette delle multe sproporzionate: cosí incassa anche il patrimonio dei passeggeri renitenti. Ma alcuni si accorgono di cosa significhi ció ed iniziano a protetestare; e perché nessuno si opponga ai Suoi piani, il Diavolo comanda infine a chi ha orchestrato di farlo salire, di mettere con la forza le catene a tutte le persone a bordo affinché restino obbedienti ed indissolubilmente legati al destino della barca. Nessuna protezione di Dio dunque, ma anzi spietata dittatura del Diavolo e se qualcuno si salva é perché era riuscito a sbarcare prima della partenza o perché riesce a lanciarsi fuori dalla barca prima che gli vengano messe le catene o perché é riuscito a nascondersi perché sa che Gesú, che mai ha abbandonato uno dei Suoi, lo verrá ad recuperare (volontá del Padre, permettendo). E se il piano incontra una forte opposizione (oltre a mettere in giro batteri veri p.e. vaiolo), magari una grande ondata provocata dagli amici del Diavolo che dispongono delle tecnologie adatte, manda la barca a fondo con quante piú persone possibili nelle acque territoriali del porto di “Schiavitú”, possibilmente.
    Tutta una fantasia, naturalmente.
    In una situazione come quella sopra descritta, prima di farmi altre domande, mi farei questa: perché i passeggeri hanno preteso che Gesú scendesse e se non erano d´accordo non sono scesi dalla nave pure loro o hanno protestato con il comando della nave? (che tra l´altro appartiene a tutti e non al “comando”); chi li ha convinti di questo? fin quando i passeggeri continuano a mostrargli ostilitá, perché Gesú dovrebbe risalire a bordo? (scacciando cosí il Diavolo e tutti i suoi addetti che hanno occupato i posti di guida). A mio avviso tutto quello che é seguito, che é una conseguenza naturale se non viene anche esso contrastato, é frutto di questo primo evento. Quindi in un caso come questo, il comandante e gli ufficiali della nave sanno esattamente “chi” sono, “dove” stanno andando e “che sono” al comando della nave (o meglio, si sono appropriate di una nave che sanno che non gli appartiene). Il problema é che i passeggeri ancora non ce ne sono accorti e pensano erratamente che stiano lá sopra per curare il loro interesse. E per ritardare questa presa di coscienza, semplicemente il comando della nave da meno risposte possibili per non creare panico.
    Ed andando al caso concreto: a me pare che le singole nazioni europee abbiano rinnegato Dio (non tutte le persone, naturalmente) e questo ha consentito che il comando venisse preso dal Diavolo. Questo credo che lo si veda in maniera chiara in Italia. La UE non fa eccezione. Il fatto che tutti quelli che stanno sopra “partecipino”, non credo che lasci dubbio alla cosa. https://tapnewswire.com/2021/11/german-dr-thomas-jendges-with-a-last-message-before-committing-suicide/ (ultimo video di dottore tedesco che si é “suicidato”). E qui peró vorrei fare una domanda a chi sa: forse sbaglio, ma l´Europa ha mai fatto una esplicita formale dichiarazione che sta lá per il benessere degli europei? (art. 2 trattato Lisbona? si parla solo di diritti di questo e diritti di quello e si dimentica che se si é poveri non si puó esercitare di fatto nessun diritto – se non hai denaro per vedere il film al cinema, il diritto non lo eserciti pur avendone un diritto astratto). Io non la trovo. Anzi, trovo che con l´introduzione dell´Euro, la UE abbia volutamente preseguito l´obiettivo contrario. Comunque l´ottimo intervento del Professore mi fa venire anche questa domanda: “La UE, se non nata per il benessere dei suoi cittadini, per gli interessi di chi é nata (o forse anche é NATO?)”.
    Quella sopra é tutta una mia opinione,
    Nota: é mia opinione che “Acido Prussico” abbia colpito nel centro (in risposta a scritto successivo di monsignor Ics). Per me peró non sarebbe Satana, ma una “Entitá satanica”. Poi bisognerebbe indagare, e qua andrebbe interpellato un esperto esorcista, se qualcuno che sta ai vertici lo si possa considerare piú un vero diavolo che un solamente umano.

  • Antonella ha detto:

    Interessante riflessione di Marcello Pera sull’Europa, che a quanto pare deve ancora capire il suo destino, ma soprattutto deve fare i conti con la sua storia spesso occultata per alleanze di comodo. L’assenza di certezze dal punto di vista legislativo e, perché no, della difesa militare, nel rapporto sempre più labile con gli ordinamenti costituzionali dei vari stati, ci fa sentire naufraghi su su una zattera che a malapena galleggia in balia dei venti e nella confusione più totale delle direzioni da prendere per un possibile approdo. Siamo naufraghi nel più totale oblio delle nostre radici, quelle che hanno segnato la storia d’Europa, culla del cristianesimo che l’ha plasmata, lasciando ai popoli di incontrarsi sulle tracce dei suoi valori. Oggi siamo travolti dalla falsa proiezione di un’Europa in delirio che tradisce la sua stessa storia, vessata da poteri assunti a legge, mafie finanziarie appaltate con le nostre stesse istituzioni incluso il Vaticano, espropriato di giurisdizione e ridotto a partner di una multinazionale.
    Non è un film dell’horror, ma quella lotta apocalittica che come credenti siamo tenuti a combattere nell’alleanza dei popoli con Maria Corredentrice.
    Rimane emblematica l’immagine di Notre Dame in fiamme, quando, contro ogni previsione, le persone si riunivano anche di notte di fronte a quel rogo per intonare insieme un coro di Ave Maria.
    Dalle ceneri risorgerà l’Europa.

    • Anonimo verace ha detto:

      Non siamo ancora giunti ai tempi dell’Apocalisse che sarà contrassegnata da fenomeni terribili sia terrestri che celesti. Come dice il Vangelo.
      Concordo ovviamente per tutto il resto.

      • Antonella ha detto:

        Si, concordo anch’io su quello che specifica come lotta senza più confini tra cielo e terra, aspetti che solo la Rivelazione può aiutarci a comprendere, e che saranno manifesti in un tempo esclusivamente divino, rimango però senza parole sui segni che la stanno precorrendo. Nessuno poteva immaginare un’accelerazione di questo tipo pianificata da un potere settario, alla fine, che crede di avere in pugno il mondo, appropriandosi dei corpi umani e stroncando la vita sul nascere. L’anticreazione è già in atto.

  • ex : ha detto:

    Analisi lucidissima, come ci si doveva aspettare da Marcello Pera. Per rispondere a Marzio, sì, Pera non è credente, è agnostico, ma, da vero intellettuale onesto, riconosce il ruolo che il Cristianesimo ha svolto in Europa nella formazione delle Patrie. Del resto l’ha detto chiaramente (anche se non letteralmente): la religione è elemento essenziale e costitutivo di una Nazione.

    Pera è persona onesta, dignitosa e colta; quindi un marziano rispetto ai componenti le nostre classi dirigenti di qualunque ambiente, soprattutto quello politico. Ed è per questo che la sua, in politica, è stata una breve parentesi.

  • zuzzurellone ha detto:

    All’inizio dell’importante intervento di Marcello Pera si afferma che ci sono 4 comitati di 200 cittadini qualsiasi, scelti a caso che debbono radunarsi e discutere sul futuro dell’Europa. Scelti a caso ? ovvero con lo stesso criterio con cui vennero scelti i candidati al Parlamento del Movimento 5 Stelle ? Ovvero spesso giovani curiosi di politica, ma senza sufficienti basi culturali, o che forse pensano che fare una carnevalata come quella autoprodotta nella classe del prof. Mora sia interessarsi ai problemi dell’umanità ? Ma i giovani di belle speranze del movimento 5 stelle erano scelti con più acume di 200 cittadini scelti a caso. Non mi sembra un criterio valido per occuparsi dei problemi dell’Europa.

  • Rosa Rita La Marca ha detto:

    https://www.youtube.com/watch?v=_sfMXGm14SQ

    Conferenza di Mons. Athanasius Schneider a Verona: Christus vincit! Il trionfo di Cristo sulle tenebre del nostro tempo. Anche se non sembra, anche se il nemico e il totalitarismo sembrano essere vincenti, la nostra fede sarà vittoriosa e ci darà un tesoro di grazia in questa vita e in paradiso. Non dobbiamo cedere: mai! L’accorato appello del prof. Giovanni Zenone al minuto 28,40.

  • Iginio ha detto:

    Le cose sacrosante che il prof. Pera descrive andrebbero spiegate a Mattarella, Letta, il PD e Bergoglio. Ma spiegate per bene e sul serio, obbligando questi grandi personaggi ad ascoltare e a imparare. Ma purtroppo essi continueranno ad ammorbarci con la loro retorica pseudoprogressista dall’alto della loro ignoranza di cui sono probabilmente inconsapevoli.

    A proposito: da tempo vorrei Marcello Pera presidente della Repubblica, ma temo proprio che i cervelloni del centrodestra non ci pensino proprio (peraltro temo che nemmeno Pera lo desideri).
    Non resta che sperare in Zemmour presidente della Francia.

    • briciola ha detto:

      Concordo : Marcello Pera è del 1943, quindi decisamente più giovane di Berlusconi (1936) e anche di Prodi (82 anni).
      E’ sempre stato un personaggio presente, ma con signorile discrezione.
      Si sarebbe esposto con un discorso del genere se non ci pensasse proprio ?

  • marzio ha detto:

    Marcello Pera ha ragione e questo ci dovrebbe far pensare anche per il fatto che non è cattolico praticante. Forse neppure credente. Ma capisce meglio di tanti cristiani in cosa consista la nostra identità europea. E questo vale soprattutto per la nostra identità italiana che è cattolica per nascita e che ha plasmato la cultura occidentale con la sua arte e la sua morale. Io credo che proprio per questo Italia ed Europa siano al centro di un attacco forsennato da parte di un terzo incomodo, il globalismo massonico, che trova nel cattolicesimo una pietra di inciampo fenomenale proprio per la sua caratura identitaria basata in buona parte su una liturgia che non a caso è stata attaccata e affondata mezzo secolo fa. La nuova lingua sacra è ora l’inglese che si è sostituito al latino in tutto e per tutto. Per lo stesso motivo l’Islam è sotto attacco da parte dell’occidente e viene utilizzato contro il cattolicesimo. Tant’è che l’Islam più brutale e “laico”, quello dell’ISIS, viene utilizzato contro l’Islam più religioso e tollerante col cristianesimo (Siria e Iraq) con aiuti militari ed economici importanti. Islam strumento del globalismo e vittima dello stesso allo stesso tempo. Dopo le primavere arabe John Podesta, il consigliere della Clinton, disse che “ora serve una primavera cattolica” (non cristiana) e poco dopo Benedetto XVI diede le dimissioni.

  • Acido Prussico ha detto:

    In altre parole.
    – L’Europa è un’invenzione di Davos per soggiogare una massa di apostati rimbecilliti dai media.
    – L’Europa (lstituzione-Parlamento-Governo) è una pletora di parassiti che magnano sulle spalle di un’accozzaglia di bipedi fischiettanti.
    – L’Europa ha un cavallo di Troia che si chiama Vaticano/SantaMarta.
    – Chi aggredisce la Polonia non è la Bielorussia ma sono i pervertiti dell’U.E. che ricattano TUTTI i cosiddetti Stati (stati???) della Dis-Unione Europea se non si sottomettono alla loro politica di “pervertiti”.
    Auguriamoci che la Russia dell’autocrate Putin ed i suoi amici bielorussi spappolino questa Europa di pervertiti. Inoltre l’ex comunista Putin è ortodosso e noi siamo o atei o indifferenti o bergogliosi.

  • Valeria Fusetti ha detto:

    Mi piacerebbe sapere da dove ha ricavato le sue dichiarazioni l’anonimo Verace delle 9 16. Negli ultimi 30 anni sono stata, per ragioni di famiglia, molte volte negli Usa : Pennsylvania , Stato di New York, Virginia, Maine, Florida, Nuovo Messico. Sono stata in poche grandi città, Filadelfia e Buffalo e visitato più o meno di corsa, Washington, Chicago, Baltimora e Santa Fe’. Con mio marito abbiamo passato gli ultimi 15 anni ad asplorare sistematicamente i paesi e le cittadine in cui tutte le strade partono e/o portano alla Main Street. È l’America blue collar e rurale, descritta benissimo nei films di Clint Eastwood, dove è sempre presente una villa vittoriana promossa al rango di Museo locale. È l’America delle persone gentili ed affabili che, dopo aver scoperto che siamo italiani, ci accogliavano con un entusiasmo che ci stupiva. E che era spesso accompagnato dal menzionare nonni, cugini, zii e parenti vari , che erano di origine italiana. Gli unici di cui mi vergogno per la loro origine italiana, sono molti attori, sceneggiatori e registi di Hollywood, che hanno descritto la comunità italo americana dall’unica ottica malavitosa, da quei mafiosi, loro sì, che non sono altro. Per molto tempo ho avuto la sensazione che gli unici italiani che amano e rispettano le loro radici fossero, in gran parte, negli USA.

  • Nuccio Viglietti ha detto:

    UE altro che orrido pozzo nero pieno infamia… tutti grandi imperi no portano che burocrazie ed affamamento di popoli…beneficiando pochi maggiordomi qualche mignotta e stuoli di mantenuti senza titoli… portano solo a catastrofi… sempre portato…!!…https://ilgattomattoquotidiano.wordpress.com/

  • Anonimo verace ha detto:

    Bellissimo articolo : condivisibile al 100%.
    Ma si dovrebbe aggiungere che si è cercato di costruire una struttura giuridica europea prima di trovare il modo di far comprendere agli europei quello che il prof. Pera considera una necessità autentica ovvero l’esistenza di una Europa sovranazionale.
    Anche i nostri connazionali residenti all’estero ci trattano spesso come nemici o come ospiti impresentabili in un consesso civile. Odiano quell’Italia che hanno abbandonato per i più svariati motivi e della cui cultura nulla conoscono.