GLi Inoculati Trasmettono l’Infezione. Lo Studio UK Pubblicato da Lancet
18 Novembre 2021
Marco Tosatti
Cari amici e nemici di Stilum Curiae, mi sembra importante, condividere con voi, nella nostra traduzione questo studio pubblicato sulla prestigiosa rivista Lancet, che dimostra come i “vaccinati” contro il Covid si infettino, e trasmettano l’infezione esattamente come le persone che non hanno subito l’inoculazione. Una testimonianza scientifica inoppugnabile, che smonta totalmente il castello di menzogne che il Governo del Ricatto, e alcuni governatori – per non parlare dell’esecutivo austriaco – hanno imbastito per obbligare (senza obbligo) il più alto numero di persone a subire l’inoculazione di un siero sperimentale, pericoloso, e dagli effetti a breve, medio e lungo termine sconosciuti. E sostanzialmente poco efficace, se non impedisce l’infezione. E conferma quanto già detto e ripetuto: e cioè che il Green Pass non ha alcun valore medico scientifico, ma è solo una forma vessatoria di un esecutivo dai comportamenti malavitosi per agire contro il popolo. Buona lettura, e condivisione.
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La variante SARS-CoV-2 delta (B.1.617.2) è altamente trasmissibile e si sta diffondendo a livello globale, anche nelle popolazioni con alti tassi di vaccinazione. Abbiamo voluto studiare la trasmissione e la cinetica della carica virale in individui vaccinati e non vaccinati con la lieve infezione della variante delta nella comunità.
Metodi
Tra il 13 settembre 2020 e il 15 settembre 2021, 602 contatti di comunità (identificati tramite il sistema di tracciamento dei contratti del Regno Unito) di 471 casi indice COVID-19 del Regno Unito sono stati reclutati nello studio di coorte Assessment of Transmission and Contagiousness of COVID-19 in Contacts e hanno contribuito con 8145 campioni del tratto respiratorio superiore da campionamento giornaliero per un massimo di 20 giorni. I contatti esposti domestici e non domestici di età pari o superiore ai 5 anni sono stati ammessi al reclutamento se potevano fornire il consenso informato e acconsentire all’autopalpazione del tratto respiratorio superiore. Abbiamo analizzato il rischio di trasmissione in base allo stato di vaccinazione per 231 contatti esposti a 162 casi indice epidemiologicamente collegati con la variante delta. Abbiamo confrontato le traiettorie della carica virale di individui completamente vaccinati con infezione delta (n=29) con individui non vaccinati con infezioni delta (n=16), alfa (B.1.1.7; n=39) e pre-alfa (n=49). I risultati primari per l’analisi epidemiologica erano di valutare il tasso di attacchi secondari (SAR) nei contatti familiari stratificati in base allo stato di vaccinazione del contatto e allo stato di vaccinazione dei casi indice. I risultati primari per l’analisi cinetica della carica virale erano di rilevare le differenze nella carica virale di picco, nel tasso di crescita virale e nel tasso di declino virale tra i partecipanti secondo la variante SARS-CoV-2 e lo stato di vaccinazione.
Risultati
Il SAR nei contatti familiari esposti alla variante delta era del 25% (95% CI 18-33) per gli individui completamente vaccinati rispetto al 38% (24-53) negli individui non vaccinati. Il tempo mediano tra la seconda dose di vaccino e il reclutamento dello studio nei contatti completamente vaccinati era più lungo per gli individui infetti (mediana 101 giorni [IQR 74-120]) che per gli individui non infetti (64 giorni [32-97], p=0-001). Il SAR tra i contatti familiari esposti a casi indice completamente vaccinati era simile ai contatti familiari esposti a casi indice non vaccinati (25% [95% CI 15-35] per i vaccinati vs 23% [15-31] per i non vaccinati). 12 (39%) delle 31 infezioni nei contatti familiari completamente vaccinati sono sorte da casi indice epidemiologicamente collegati, ulteriormente confermati dall’analisi genomica e virologica in tre coppie caso-contatto indice. Anche se la carica virale di picco non differiva dallo stato di vaccinazione o dal tipo di variante, è aumentata modestamente
con l’età (differenza di 0-39 [intervallo credibile al 95% da -0-03 a 0-79] nel picco della carica virale log10 per mL tra quelli di età compresa tra 10 anni e 50 anni). Gli individui completamente vaccinati con infezione della variante delta hanno avuto un tasso medio più veloce (probabilità posteriore >0-84) di declino della carica virale (0-95 copie log10 per mL al giorno) rispetto agli individui non vaccinati con infezioni della variante pre-alfa (0-69), alfa (0-82), o delta (0-79). All’interno degli individui, una crescita più rapida della carica virale è stata correlata con una carica virale di picco più alta (correlazione 0-42 [intervallo di credibilità al 95% da 0-13 a 0-65]) e un declino più lento (-0-44 [da -0-67 a -0-18]).
Interpretazione
La vaccinazione riduce il rischio di infezione della variante delta e accelera la clearance virale. Ciononostante, gli individui completamente vaccinati con infezioni di rottura hanno un picco di carica virale simile ai casi non vaccinati e possono trasmettere efficacemente l’infezione in ambienti domestici, compresi i contatti completamente vaccinati. Le interazioni ospite-virus all’inizio dell’infezione possono modellare l’intera traiettoria virale.
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Tag: covid, infezioni, lancet, vaccini
Categoria: covid
No ci sorprende affatto… atteso che uno di obbiettivi di siero è quello di propagare virus con sue multiformi varianti…!!…https://ilgattomattoquotidiano.wordpress.com/
Bell’articolo!
L’efficacia dei cosiddetti vaccini oggi di moda (già inizialmente sopravvalutata) è logicamente diminuita con il naturale variare della proteina virale (la spike) fatta riconoscere al sistema immunitario tramite inoculo (improvvido perché impartito ad epidemia in corso). Le varianti virali comportano una progressiva distanza tra l’identikit fatto riconoscere ai nostri sistema di difesa e le reali sembianze dell’indesiderato che ci è entrato in casa. Le varianti virali sono per di più favorite dalla vaccinazione di massa, avendo disistimato le potenzialità dell’immunità naturale di informarsi e provvedere assai più efficacemente (agendo caso mai per rinforzare le difese immunitarie con adeguate supplementazioni, a partire dai soggetti più a rischio).
Questo studio ha valutato l’andamento della trasmissione del contagio seguendo 231 persone a contatto e perciò esposte a 162 persone positive alla variante delta. La valutazione è in termini di SAR (secondary attack rate) ovvero di probabilità che l’infezione avvenga tra persone suscettibili di contrarla in un gruppo molto specifico (nucleo familiare o contatti più stretti).
Il SAR dei familiari esposti ai positivi vaccinati è simile a quello di chi è stato esposto a positivi non vaccinati (25% [95% CI 15–35] per i vaccinati vs 23% [15–31]per i non vaccinati).
Gli individui vaccinati che si infettano mostrano un picco di carica virale simile a quello dei non vaccinati e pertanto possono trasmettere l’infezione ai loro contatti più prossimi, vaccinati o meno che siano.
E’ interessante che venga ribadito il concetto che il contagio è correlato con l’entità della carica virale e non semplicemente con il risultare positivi (specie a un tampone molecolare con Ct elevatissimo). Nello studio è indicato a quale Ct sono stati eseguiti i test per determinare la positività.
All assay results were analysed using pre-determined threshold values and SARS-CoV-2 was reported
as detected if either ORF1ab or E gene is detected at Ct 35 and <40.
SARS-CoV-2 infection status was assigned to a participant if SARS-CoV-2 RNA was detected by PCR in two
or more consecutive daily samples.
Si tratta di criteri ben più severi e circostanziati di quel sparare numeri sui positivi senza verifiche ne' cautele!
Emerge anche che il rischio di infezione aumenta dopo due o tre mesi dalla seconda dose di vaccino: considerando che molti dei vaccinati hanno ricevuto la seconda dose in estate, oggi la stragrande maggioranza dei possessori di green pass non sta tutelando un beneamato cavolo di niente!
I geni della lampada che pontificano dai teleschermi parlano sempre e solo di vaccini e dosi, ma si guardano bene dal dettagliare concetti quali la carica virale, l'amplificazione del segnale del tampone, la durata della copertura, il rischio che si corre entrando in contatto con virus mutati e quindi con un sistema immunitario "distratto" (con il rischio dell'ADE dietro l'angolo, per la presenza di anticorpi non neutralizzanti).
Vujadin Boskov, il popolare allenatore della Sampdoria degli anni d’oro, soleva dire ai giornalisti “rigore è quando arbitro fischia”, con ciò volendo evitare le polemiche. Di questi tempi, parafrasando Boskov, si potrebbe dire: “contagio c’è quando governatore lo dice”, quindi al diavolo gli studi scientifici, il mondo, la vita, la libertà. Sei sano? Non hai sintomi? Non hai la febbre? Vorresti vivere normalmente? Potresti avere quel furbone del Covid che si nasconde e allora facciamo un bel test. Per altri esseri umani vale invece questa regola: sei malato? Aspetti un ricovero ospedaliero o rischi la vita perchè malato cronico? Spera che non ci sia il Covid altrimenti stai a casa e aspetta. Sembrerebbe un mondo a rovescio ma a molti sembra andar bene così.
Ricordo infine che la desuetudine al pensiero libero e critico e la profonda erosione della nostra eredità cristiana ha fatto dimenticare a molti che l’essere in maggioranza non è, di per se, garanzia di raggiungimento del bene comune e quindi, paradossalmente, anche del proprio.
In ogni situazione di crisi di una comunita’, la rabbia, la frustrazione , viene incanalata verso un “ capro espiatorio”, come insegna Rene’ Girard. I nostri governanti non ammetteranno mai questo ma i no-vax sono diventati l’ utile capro espiatorio dove scaricare l’ odio dei cittadini per distoglierla da loro stessi : se il virus circola e’ colpa dei no-vax, la quarta ondata e’ colpa dei no-vax, le restrizioni alla liberta’ di circolare sono colpa dei no-vax. La Chiesa cattolica attuale e’ andata anche sul patetico: per colpa dei no-vax Gesu’ Bambino piange. E’ un messaggio semplice , elementare anche se falso, che continuera’ ancora per molto nonostante le evidenze scientifiche contrarie, nonostante stiano sempre piu’ uscendo studi sulla pochissima efficacia di questi vaccini nel contrastare l’ epidemia. Piu’ studi si portano piu’ la narrativa ufficiale persiste nella sua grande menzogna. Il meccanismo del capro espiatorio funziona infatti non a livello razionale ma a livello profondo. Gettare l’ odio verso una persona o una categoria di persone, in questo caso i no-vax rende coesa la maggioranza di una comunita’ , che quindi si sentira’ “ liberata “.
La liberazione oggi attesa non e’ quella dal Coronavirus , ma la liberazione dai no-vax, auspicata anche con maniere forti. Se i no -vax sparissero dalla faccia della terra, o se il 100% dfosse vaccinato, e il virus continuasse a circolare, si troverebbero altri Capri espiatori ( gia’ si affaccia il “cambiamento climatico “ preso come “ colpevole” per le miocarditi e pericarditi aumentare nei bambini e ragazzi vaccinati)