Egemonia Culturale, il Ruolo dell’Emozione. Gramsci Aveva Capito Tutto.
13 Novembre 2021
Marco Tosatti
Cari amici e nemici di Stilum Curiae, il maestro Aurelio Porfiri ci offre questa riflessione, importante a nostro modo di vedere, sulla realtà della comunicazione, e della nostra vita. E non solo per quanto riguarda lo spettacolo, ma anche in altri campi: pensiamo a quanto la narrazione attuale sulla “pandemia” abbia fatto aggio su un’emozione primordiale quale la paura, per impedire in moltissime persone l’uso lucido della razionalità; e ancora questa leva funzioni. Buona lettura.
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Gramsci aveva capito tutto
Penso spesso a come fanno le grandi narrazioni ad imporsi. Si pensa che siamo esseri puramente razionali e che le informazioni ci arrivino in modo lineare. In realtà non è così, come ci dice lo psichiatra Massimo Piccirilli: “Il sistema emozionale quindi consente di attribuire un valore non solo all’informazione sensoriale di cui si fa esperienza ma soprattutto alla relazione che si stabilisce tra una determinata informazione sensoriale e una determinata sequenza comportamentale (cioè quella che si è rivelata come la più efficace). In definitiva il sistema emozionale può essere considerato a tutti gli effetti un sistema adattivo. Alla stessa stregua del sistema cognitivo prevede una analisi dell’informazione, la sua elaborazione, l’organizzazione della risposta e la memorizzazione. A differenza del sistema cognitivo si tratta però di un sistema di emergenza: necessita quindi di una analisi rapida – a costo di essere grossolana – e di una altrettanto rapida risposta – a costo di essere stereotipata. Così, nell’esempio di LeDoux, se durante la passeggiata nel parco scorgiamo una forma ricurva, la reazione è immediata: il sistema emozionale blocca ogni altra attività e produce la risposta già approntata per occasioni simili; sarà poi il sistema cognitivo a valutare la reale efficacia del comportamento fino a stabilire eventualmente che analisi e risposta sono state erronee perché non si trattava di un serpente ma di un bastoncino o al limite di una specie non velenosa. Il sistema emozionale si basa quindi su una sorta di cortocircuito che bypassa il sistema cognitivo. Un corollario delle precedenti osservazioni è quindi che le reazioni emotive sono generate inconsapevolmente, come d’altronde la quasi totalità dei processi cerebrali. L’esperienza soggettiva di essere emozionati (sentimento) si verifica quando al sistema della consapevolezza giunge l’informazione che un modulo emotivo è in attività” (psychiatryonline.it).
Insomma, l’emozione è il modo più rapido e sicuro per arrivare alle persone. Quale modo migliore per questo della cultura? Musica, cinema, fumetti, TV…sono i modi più rapidi per arrivare alla gente.
Il pensatore Antonio Gramsci (1891-1937) lo aveva capito troppo bene, come ci spiega in questo passaggio lo storico delle dottrine politiche Giuseppe Vacca: “Nei “Quaderni del carcere”, l’espressione egemonia culturale ricorre una volta sola, nel paragrafo 3 del Quaderno 29, databile al 1935, intitolato “Focolai di irradiazione di innovazioni linguistiche nella tradizione e di un conformismo nazionale linguistico nelle grandi masse nazionali”. È opportuno citare il brano che la contiene: «Ogni volta che affiora, in un modo o nell’altro, la quistione della lingua, significa che si sta imponendo una serie di altri problemi: la formazione e l’allargamento della classe dirigente, la necessità di stabilire rapporti più intimi e sicuri tra i gruppi dirigenti e la massa popolare-nazionale, cioè di riorganizzare l’egemonia culturale».
L’egemonia culturale, quindi, sta a indicare che, attraverso la capacità di orientare la mentalità, l’elaborazione simbolica, gli stili di vita e i linguaggi della «massa popolare-nazionale», «i gruppi dirigenti» stabiliscono «rapporti più intimi» con essa. In altre parole, consolidano e stabilizzano la loro supremazia. L’egemonia culturale è dunque il sistema arterioso dell’egemonia politica, ma ne è solo un aspetto, anche se imprescindibile” (italianieuropei.it). Attraverso l’egemonia culturale si arriva alla gente in modo più rapido ed efficace.
Per questo, dobbiamo dirlo, bisognerebbe fare applausi a scena aperta alla sinistra che è stata in grado di infiltrarsi nel mondo dello spettacolo e di veicolare temi cari in modo che si insinuassero nel cervello delle persone come cose normali. In questo è strumentale anche la creazione del nemico, da sbandierare quando serve di spaventare le persone emozionalmente, anche se poi quel nemico non dovrebbe fare così paura. Non è molto diverso in una Chiesa che guarda decisamente a sinistra, in cui la parola “tradizionalista” (pure in sé criticabile) viene sempre più fatta rimare con “persona con problemi mentali e da riprogrammare” (alla faccia della misericordia!). La cultura è fondamentale per la manipolazione del linguaggio. Ecco perché, se ci pensate, certa Chiesa attuale è così all’inseguimento di un certo mondo liberal, perché gli offre gli strumenti per liberarsi degli ostacoli interni e per imporre un nuovo modello che ridefinisca il senso della sua missione sulla terra.
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Categoria: Generale
Venendo al dunque, se si trattasse solo di una questione riguardante una massa, sia pure in qualche modo disturbante nei processi esistenziali, di acculturati e inclini a lasciarsi emozionare a vita da funzionari egemoni, mi sentirei di dire: chi se ne frega. Fatti loro. Raggiunti attraverso una scorciatoia e accondiscendenti al disegno raccontato con una melodia che ha saputo toccare le corde giuste, non faticheranno a cavalcarne l’onda. E: il gioco è fatto, con un vantaggio supposto reciproco.
“Dove c’è gusto non c’è perdenza”, recita l’adagio popolarissimo.
Perdenti si vorrebbero gli irriducibili strettamente collegati al proprio cervello, che non si lasciano confondere dal canto delle sirene e, nonostante la fatica, resistono agli attacchi alla libertà di pensiero, messo a dura prova da pressioni e interferenze negative, più o meno mal dissimulate. Con buona pace dell’asserito rispetto per le idee che non si condividono, ma per le quali si sarebbe battuto persino Voltaire, cui è attribuita il famoso detto, forse pronunciato semplicemente per puntellare la “benevolenza” dei soggetti in un rapporto di sudditanza. E: il gioco è sempre lo stesso, rimasto immutato nello scorrere del tempo. Sono cambiati, cambiano – e presumibilmente cambieranno – solo i giocatori che hanno tenuto, tengono banco e, chissà, continueranno forse a tenerlo.
Come se ne esce? Certamente: chi ha piena coscienza di principi fondamentali e valori irrinunciabili continuerà sì a faticare, con la sola forza di volontà e l’onestà intellettuale e morale, a starsene lontano dalla cultura dell’egemonia, ma non sacrificherà la sua personalità sull’altare della negazione della cultura del rispetto con gli immancabili limiti ai diritti individuali fermi sulla soglia dei diritti riconosciuti ai propri simili.
Nonostante gli egemoni e la massa dei sostenitori.
Cervello o pancia… pancia o cervello… in realtà essere (in teoria) più dotato di materia cerebrale di pianeta… decide quasi sempre usando pancia… o peggio!…!!…https://ilgattomattoquotidiano.wordpress.com/
Un tempo è esistita anche un’egemonia culturale cristiana: penso al fiorire di cattedrali nei comuni italiani e, per altro verso, alla ricchezza di riti e di simboli che accompagnano la messa vetus ordo. Ci avevano detto – penso in particolare ad un discorso di Paolo VI che presentava la messa figlia della riforma del concilio Vaticano II recentemente apparso sul sito di Aldo Maria Valli- che la “nuova messa” era più semplice. Col senno di poi è possibile affermare che la “semplicità” della parola può essere tradotta fino ad essere travisata, mentre un qualsiasi rito è e rimane tale. Il lettore si chieda quindi il motivo del successo della prima e del declino del secondo.
Quello che Gramsci non immaginava, credo, è che la sua tattica sarebbe stata usata dalle élite plutocratiche, le vere classi dirigenti, per attaccare le masse popolari con l’aiuto della Chiesa progressista, una volta caduto il comunismo come sistema di organizzazione sociale . e, prima, come eresia antropologica derivante da precedenti eresie teologiche
Solo Gramsci? Purtroppo sono stati in tanti a capirlo e a metterlo in pratica. Ma purtroppo sono molti di più quelli che non hanno capito il giochetto che coloro che hanno capito stanno facendo alle loro spalle.
Buon sabato e buona domenica a tutti!
E fino a quando nel palazzo apostolico c’era il Papa sapevano come combattere i gramsciani, Bernabè insegnava. Il problema è che i comunisti hanno conquistato il quartier generale.
Il m° Porfiri ha colto nel segno. La dittatura delle emozioni che è alla base anche del rifiuto/negazione della questione delle questioni, quella da cui dipende tutto il resto, compreso ciò di cui si sta discutendo: https://www.byoblu.com/2021/11/08/papa-e-antipapa-linchiesta-come-agisce-la-potenza-dinganno-e-il-sabotaggio-del-padre-nostro-parte-39/
Caro Cionci, anche se emergesse che l’elezione di Bergoglio fosse invalida -riprendo la tesi di Socci- cosa cambierebbe? Certo Lui è il papa regnante, ma la crisi è troppo profonda e diffusa per dipendere da una sola persona: pensiamo a come è stato lasciato solo Benedetto XVI ed al sostanziale disinteresse, almeno nella gerarchia cattolica nazionale, che ha accompagnato il motu proprio Summorum Pontificum.
Già, ma per non turbare l’amigdala dei sudditi e tenere basso il livello delle emozioni ritenute troppo ” pericolose” , ecco la proposta del MAD di Bassetti e il distinguo di Speranza sui green pass da togliere -a posteriori- ai -positivi -che ne sono già in possesso…e perciò esenti dai controlli! :-).
La Volpe e il Gatto della ” scienzah” che vogliono papparsi ogni margine di libertà e di logica nel paese degli Acchiappacitrulli
https://www.facebook.com/massimo.mazzucco.7/posts/440607704091628/
“La cultura è fondamentale per la manipolazione del linguaggio”.
Occorre stare attenti al … linguaggio, dunque alle parole che, fino a prova contraria, hanno un significato. Altrimenti si fa il gioco dell’avversario.
L’etimo della parola “cultura” recita:
“Cultura e coltura – Latino CULTURA da COLERE – p.p. CULTUS- coltivare, attendere con cura – Coltivazione se riferito a terreno e paese; ma riferito a uomo vale Istruzione e Buona educazione, e parlando di nazione Civiltà, esprimendo la cura necessaria per ottenerla, pari a quella dell’agricoltore, per far sì che le piante ed erbe fioriscano e fruttificano”.
Quindi CULTURA, COLTURAda cui CULTUS: “tributo di onore e venerazione che si rende alla divinità”.
Perciò la manipolazione del linguaggio è perpetrata dall’esatto ed esiziale contrario della cultura.
L’Italia (come il resto del mondo) è ormai una una terra incolta, arida, spazzata dall’anticultura.