Porfiri: Liberare il Sacro dal Denaro? Ma senza Denaro il Sacro non Vive…
10 Novembre 2021
Marco Tosatti
Cari amici e nemici di Stilum Curiae, il maestro Aurelio Porfiri ci offre questa riflessione sul difficile rapporto – da sempre – che esiste fra Chiesa e soldi, o come dice lui, fra il sacro e il denaro. Proprio mentre secondo alcuni notizie la Santa Sede sarebbe in procinto di vendere il famoso edificio di Sloane Square a Londra di cui si è tanto parlato negli ultimi mesi. Buona lettura.
§§§
Il sacro e il denaro
Mi ha fatto riflettere quanto detto da papa Francesco all’Angelus del 7 novembre, commentando il vangelo della domenica commentando questo passaggio del vangelo di Marco: “In quel tempo, Gesù [nel tempio] diceva alla folla nel suo insegnamento: «Guardatevi dagli scribi, che amano passeggiare in lunghe vesti, ricevere saluti nelle piazze, avere i primi seggi nelle sinagoghe e i primi posti nei banchetti. Divorano le case delle vedove e pregano a lungo per farsi vedere. Essi riceveranno una condanna più severa».
Seduto di fronte al tesoro, osservava come la folla vi gettava monete. Tanti ricchi ne gettavano molte. Ma, venuta una vedova povera, vi gettò due monetine, che fanno un soldo. Allora, chiamati a sé i suoi discepoli, disse loro: «In verità io vi dico: questa vedova, così povera, ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri. Tutti infatti hanno gettato parte del loro superfluo. Lei invece, nella sua miseria, vi ha gettato tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere»”. Il Papa, tra l’altro, ha detto: “Vigiliamo sulle falsità del cuore, sull’ipocrisia, che è una pericolosa malattia dell’anima! È un pensare doppio, un giudicare doppio, come dice la stessa parola: “giudicare sotto”, apparire in un modo e “ipo”, sotto, avere un altro pensiero. Doppi, gente con l’anima doppia, doppiezza dell’anima. E per guarire da questa malattia, Gesù ci invita a guardare alla povera vedova. Il Signore denuncia lo sfruttamento verso questa donna che, per fare l’offerta, deve tornare a casa priva persino del poco che ha per vivere. Quanto è importante liberare il sacro dai legami con il denaro! Già Gesù lo aveva detto, in un altro posto: non si può servire due padroni. O tu servi Dio – e noi pensiamo che dica “o il diavolo”, no – o Dio o il denaro. È un padrone, e Gesù dice che non dobbiamo servirlo. Ma, allo stesso tempo, Gesù loda il fatto che questa vedova getta nel tesoro tutto ciò che ha. Non le rimane niente, ma trova in Dio il suo tutto. Non teme di perdere il poco che ha, perché ha fiducia nel tanto di Dio, e questo tanto di Dio moltiplica la gioia di chi dona. Questo ci fa pensare anche a quell’altra vedova, quella del profeta Elia, che stava per fare una focaccia con l’ultima farina che aveva e l’ultimo olio; Elia le dice: “Dammi da mangiare” e lei dà; e la farina non diminuirà mai, un miracolo (cfr 1 Re 17,9-16). Il Signore sempre, davanti alla generosità della gente, va oltre, è più generoso. Ma è Lui, non l’avarizia nostra. Ecco allora che Gesù la propone come maestra di fede, questa signora: lei non frequenta il Tempio per mettersi la coscienza a posto, non prega per farsi vedere, non ostenta la fede, ma dona con il cuore, con generosità e gratuità. Le sue monetine hanno un suono più bello delle grandi offerte dei ricchi, perché esprimono una vita dedita a Dio con sincerità, una fede che non vive di apparenze ma di fiducia incondizionata. Impariamo da lei: una fede senza orpelli esteriori, ma interiormente sincera; una fede fatta di amore umile per Dio e per i fratelli”.
Sono rimasto un po’ incuriosito da quanto detto dal Papa, visto che poi molti titolo di giornale riportavano il suo discorso riportando solo la frase che bisogna liberare il sacro dal denaro.
Ora, la frase detta in quel modo è ambigua; che significa? Certo non dobbiamo fare commercio delle cose sacre, ma senza denaro le stesse non potrebbero andare avanti. I preti, che dicono la Messa, senza stipendio non potrebbero vivere, le chiese non potrebbero rimanere aperte se non ci fosse denaro per pagare bollette e manutenzione, per comprare i libri liturgici e via dicendo.
A me, modestamente, sembra che il passaggio del Vangelo del 7 novembre volesse far risaltare la generosità della donna che per il culto donava il meglio di ciò che aveva, come del resto il Santo Padre ha anche messo in risalto. Io non vedo nel dislivello tra ricchi e poveri una chiave di lettura per questo passo evangelico. Se ci pensate bene, se la Chiesa fosse materialmente povera non potrebbe attendere a tutte le sue opere nel mondo. Quello che fa il problema è quando il denaro da mezzo diviene fine. La povera vedova ci insegna che bisogna dare il meglio a Dio e questo è duro ammonimento per quanto la “Chiesa della misericordia” mostra in tante, troppe liturgie.
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Categoria: Generale
Tempo adddietro scrissi in un altro sito, per addivenire ad una spiegazione che sembrava non esserci (il problema discusso allora era del perché la figlia dell´ex presidente del Venezuela – vero promotore del socialismo) si ritrovasse con poco piú di quattro miliardi di dollari in vari conti correnti quando il padre aveva iniziato la sua carriera di “rivoluzionario” da povero), la seguente frase che ricorda quella di un famoso politico scomparso (e non so dire se prima di me l´ha detta qualcun altro):
“Se uno pensa bene la spiegazione non la trova mai, se peró pensa male la spiegazione la trova subito”.
Pensando bene.
Una spiegazione del perché papa Francesco parli in questo modo potrebbe essere: “Stiamo a corto di soldi … ogni denaro l´accettiamo con gratitudine”. Ma non regge: perché chiedere, attraverso questo racconto del Vangelo, del denaro a dei poveri facendo cosí mancare loro perfino i mezzi di sostentamento e non ai ricchi i quali si potrebbero permettere ancora di volare con i loro jet privati ai convegni per la protezione del clima una volta dato ai poveri anche solo la metá del loro patrimonio? (“Tanti ricchi ne gettavano molte … “ – ma per me é sempre stupefacente come papa Francesco non rivolga mai una parola pubblica di esortazione al sig. Klaus Schwab ed ai suoi amici a gettare le loro tante monete al mondo con “generositá e gratuitá”; vale questo solo per i poveri?).
Pensando male.
Capisco, leggendo la frase di papa Francesco, che la vedova del Vangelo, donando tutto si libererebbe di tutto ció che é materiale sulla terra (affermazione magistrale di papa Francesco: “Quanto è importante liberare il sacro dai legami con il denaro!”). E poi aggiunge: “Non le rimane niente, ma trova in Dio il suo tutto. Non teme di perdere il poco che ha, perché ha fiducia nel tanto di Dio, e questo tanto di Dio moltiplica la gioia di chi dona”: ed anche: “ … ma dona con il cuore, con generosità e gratuità“. Dunque la donna dona tutto con “generositá e gratuitá a Dio” e riceverá una ricompensa da Dio. Non dice peró se, opzione a) su questa terra perché troverá sulla strada del ritorno un buon samaritano che la ripagherá di tutto e anche di piú, oppure opzione b) morirá di fame perché non ha piú nulla da mangiare e riceverá in breve tempo la ricompensa in Cielo. Se riferito solo al caso a) e cioé a quel tempo ed in quel contesto, mi sento di condividere quel che dice papa Francesco; nel caso b) … beh … é un´alternativa sicuramente dolorosa (ma Dio puó sempre tutto). Ma se un atto di questo genere libera il sacro dai legami del denaro, la donna si libererá allo stesso tempo dei mezzi di sostentamento; e se la donna, ritornando a casa riceve da qualcuno del denaro, a rigore di affermazione, dovrebbe tornare subito di nuovo al Tempio e fare di nuovo l´offerta per liberarsi del nuovo denaro ricevuto e questo ogni qualvolta venga in possesso di denaro: il tutto terminerá solo alla morte della donna per inedia? per cui anche il caso a) é praticamente da escludere? Si puó pensare che la donna sopravviverá solo se riceverá in dono degli alimenti? Insomma: papa Francesco vuol dire forse ai moderni: “Chi ha del denaro, non importa per quale motivo, lo doni al alla Chiesa?”
Ma credo che Gesú abbia voluto intendere il caso a) (la donna non dovrá – ma potrá se vuole – ritornare al tempio se riceverá una somma di denaro dal samaritano, che sará una ricompensa di Dio per il gesto poc´anzi compiuto) e poi, in ordine temporale, il caso b) perché non ci sono dubbi che la donna vincerá in entrambi i casi: é Gesú stesso testimone di questo atto di estrema fiducia in Dio, eseguito con “generositá e gratuitá”, e che ne afferma implicitamente lo stato di Grazia presso Dio, tanto che la indica ai Suoi discepoli come esempio. Quindi credo che papa Francesco (o meglio, chi ha scritto il discorso per lui) abbia scelto un passo del Vangelo non proprio aderente per giustificare l´affermazione da lui detta (“Quanto è importante liberare il sacro dai legami con il denaro!”).
E oggi? Un gesto di questo genere come sarebbe valutato da Dio? Dalle parole di papa Francesco, si dovrebbe presumere che chi é povero e va in chiesa, con ció dichiarando al mondo di essere credente, e compia lo stesso atto con “gratuitá e generositá”, sia destinato alla stessa sorte positiva della vedova. Credo che questo sia vero.
Ma … un attimo. Qui vedo due problemi.
Il primo é se donare alla Chiesa o ad una ONG sia la stessa cosa. Sí, perché in questo caso, sebbene per la persona non sembri cambiare niente, la cosa cambia e molto per il destinatario della donazione. Infatti: se questa é una ONG recentemente fondata (e qui io mi riferisco dal dopoguerra) e chi l´ha fondata é un ricco (o un gruppo di ricchi) allora puó venire il sospetto che questo ricco (o ricchi) possano aver mandato per il mondo dei loro agenti con lo scopo di indurre la gente, con le piú svariate motivazioni morali, etiche, religiose, ecc. a elargire alla ONG delle donazioni e questo non con il fine di passare tutte le donazioni ai poveri, ma di passarne solo una esigua quantitá trattenendo per sé tutto il resto (il terremoto di Haiti, avvenuto nel 2010, insegna).
Il secondo é personale: in che stato di grazia si trova la persona che fa la donazione? Forse é uno di quelli (facciamo finta che non sia tanto povero ma che sia un affermato dottore, meglio un professore in medicina) che va in chiesa la domenica a prendere il Sacramento e che lascia anche una robustissima elemosina, ma che poi gli altri sei giorni della settimana promuove l´aborto? Forse inoltre si é vaccinato e questo l´ha fatto per paura di morire a causa del “virus” cosí dicendo di fatto a Dio: “Mi sento piú protetto dai mezzi dell´Uomo che invocando la Tua protezione”? (credo che un 60% delle persone, credenti o non, lo abbia fatto per questo motivo e qui non discuto sulle motivazioni dei rimanenti) e aggiungiamo pure che questo professore affermi pubblicamente che bisogna vaccinarsi pur sapendo che per fare questi vaccini sono stati uccisi appositamente dei nascituri (e non ha nessuna prova che non lo si continui a fare … la Scienza giustifica questo e altro) e questo gli fa magari anche guadagnare del denaro. Ecco, qui c´é una situazione del tutto diversa da quella della vedova, perché l´atto viene compiuto da chi crede di essere credente ma in realtá non lo é. E non solo: di fronte a Dio é un grandissimo peccatore … la si potrebbe definire dal punto di vista cristiano una persona molto ma molto tiepida, … una persona che certamente non sta in Grazia di Dio e quindi, a mio avviso, ha una probabilitá di salvarsi pari quasi a zero (Dio peró decide).
E dunque … una persona che é mossa nella vita di tutti i giorni da questi pensieri (ricca o povera che sia) e che fa una donazione completa dei propri averi, Chiesa o ONG, non come segno di ravvedimento ma con l´aspettativa di ricevere da Dio subito dopo all´angolo della strada piú di quello che ha dato (infatti lo ha fatto solo perché papa Francesco cosí gli ha fatto capire – credo peró che nessuno che dia veramente attenzione a queste affermazioni sia cosí ingenuo a pensare che delle parole cosí povere di forza spirituale, quali quelle pronunciate da papa Francesco, da sole siano in grado di far seriamente “convertire” una persona e spingerla a donare per “gratuitá e generositá” tutto quel che ha), e quindi per calcolo (insomma ci troviamo in una situazione analoga a quella della Roma papale antica dove per salvare l´anima bastava comprare l´indulgenza, solo che al posto della lettera con tanto di firma ufficiale ora ricevi solo delle parole di rassicurazione generiche che non hanno nessuna garanzia né della loro veridicitá, né, per chi si guarda bene le cose, che la fonte di da cui provengono abbia una qualche legittimazione divina), quale misericordia si puó aspettare da Dio? A mio avviso, nessuna. Diventa semplicemente povero e non ha alcuna possibilitá di giungere alla vita eterna. E questo perché Dio potrebbe pensare: “Si, ma tu hai fatto la donazione per tuo calcolo, non per amore verso di me”. Questo si manifesta con il fatto che dopo la donazione … non succede proprio niente (e di questo il donante se ne accorge solo dopo la sua morte).
E quante persone ci sono oggi su questo mondo che la pensano cosí pur essendo povere? (“Se io vincessi alla lotteria, mi comprerei uno yacht, una Ferrari, una isola, una … e non darei niente a nessuno cosí come nessuno mi ha mai dato niente”). Moltissime, la stragrande maggioranza, direi.
E allora queste parole di papa Francesco, in questo momento storico ed in questo contesto, a mio avviso,mi sembrano piú adatte a far cadere le masse in una buca dalla quale si uscirá difficilmente, che un invito a salvarsi (e la domanda che uno potrebbe porsi é: “Ma c´é dolo nelle affermazioni di papa Francesco?”). A me in particolare sembra una vera trappola, perché cosí il nuovo indigente totale, che ha ascoltato le parole di papa Francesco e ha fatto tutto per calcolo (cioé ha donato con la prospettiva di ricevere un tornaconto e non per “gratuitá e generositá”; in quest´ultimo caso potrebbe anche trovare perdono presso Dio per tutti i suoi peccati – sempre Dio decide) non troverá Dio ad aiutarlo a rialzarsi … anzi, una volta caduto a terra, con sua amara sorpresa si accorgerá che accanto a sé ha il Diavolo che lo sta guardando da su e che sta sorridendo tutto soddisfatto. Naturalmente il malcapitato avvertirá tutta l´oppressione dello stivale del Diavolo (o di quello che si voglia immaginare) che gli preme sulla faccia e riceverá l´intimazione: “O ti fai impiantare il chip e vivi a livello di sussistenza oppure muori per inedia” e , una volta che é stato costretto a dare il proprio spintaneo consenso, lo vedrá andare via e lo vedrá voltarsi per dire:: “Ah … grazie per la disinteressatissima e ricchissima donazione che mi hai fatto .. senza non sarei mai riuscito a chipparti … AH, AH, AH … ”. Da poveri é meno facile resistere alle prevaricazioni del Diavolo che da ricchi.
Tutto questo ricorda la famosissima affermazione di papa Francesco: “É meglio essere un ateo che un cattolico ipocrita”. Frase anche qui molto equivoca, perché il cattolico ipocrita (e se diciamo che siamo cattolici e poi pecchiamo anche minimamente, non siamo forse anche noi tutti un poco “ipocriti”?) Dio c´é l´ha sempre presente e puó sempre chiedere perdono a Lui … ma l´ateo? È forse l´ateo perfetto, o comunque sempre piú perfetto del cattolico anche minimamente ipocrita, come lascerebbe intendere papa Francesco? Non pecca forse anche lui? a chi si rivolgerá l´ateo per farsi perdonare? e soprattutto … ha coscienza dei propri peccati? e non la si puó pensare forse come un invito al cattolico/credente a diventare ateo? (e quindi a cadere un altra volta in una buca da cui questa volta non c´é veramente modo di uscire?).
Tutto quanto sopra, specificamente.
Andando nel generale e riprendendo quanto appena affermato da “ANDREACIONCI”: “ …, l’antipapa ammannisce discorsi demagogici sulla povertà, gli ultimi, i farisei etc. semplicemente per decostruire, mattone per mattone la Chiesa, non solo dal punto di vista spirituale, … ”, vorrei esporre questo pensiero.
Immaginatevi che esista una persona che si é ritirata nel deserto e che ha avuto una visione ed inizi a gridare alle genti per mettere in pratica ció che la visione gli ha detto di fare: diffondere il messaggio ricevuto e cosí fondare una religione (diciamo un poco cosí come hanno fatto Giovanni il Battista o Maometto – mi pare che entrambi le rispettive religioni abbiano trovato un poco i loro inizi nel deserto). Ora questo nuovo asceta dice al vento per attirare le persone a sé: “É meglio essere un ateo che un credente ipocrita” e cose simili. E la domanda é: “Non fará colui che é in cerca di un rifugio spirituale e che sentirá queste parole venire dalle dune, un largo giro attorno al deserto in cui si trova questo asceta per evitarlo perché si dirá: “Ma io cerco Dio, e questo mi vuole trasformare in un ateo?” che religione puó mai essere questa se tutti quelli che vi aderiranno sono atei? che dirá Dio di questa “religione”, e soprattutto del suo capo, che é fatta da atei e che perció non lo adoreranno per niente? quale dio adoreranno dunque?
Se é cosi (e credo che sia cosí), quale possibilitá ha chi sta al vertice di una istituzione religiosa giá esistente e che dice queste parole, di tenerla viva, se queste parole non sono neanche capaci di fondare una qualsiasi vera religione, perché non riuscirebbero neanche ad attirare un solo primo discepolo che cerca una “pietra d´angolo spirituale”? non sará questa istituzione condannata alla decomposizione? e che pensare di colui che sta al vertice: sta lá solo per provare l´ebbrezza del potere oppure si é dato/ sta eseguendo il compito data da gente di fuori di distruggere l´istituzione? (oltre ad altri scopi?) Ad ognuno i propri pensieri.
Per cui a mio avviso queste persone in alte posizioni non parlano mai a vanvera: se lo fanno, lo fanno sempre per una ragione … la spiegazione di tutto sta nel capire per Chi lavorano … e per fare questo bisogna iniziare non solo a non limitarsi a pensare solamente bene, ma anche ad estendere le proprie indagini nel dominio del male: a mio avviso non si compie nessun peccato se questo é l´unico modo per scoprire una veritá che altrimenti non salterebbe mai fuori.
L’ Obolo di San Pietro contribuisce anche al pagamento degli stipendi dei circa 5.000 dipendenti vaticani.
Dall’intervista di Vatican News, dell’8 novembre scorso, a mons. Galantino, presidente dell’APSA (Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica): «L’Obolo di San Pietro è una delle entrate che contribuiscono a sostenere il doppio profilo (apostolico e caritativo) del ministero che il Papa svolge attraverso le strutture della Curia romana. Le spese per il loro funzionamento – compresi gli stipendi per i circa 5.000 dipendenti vaticani – vengono sostenute da offerte, donazioni e ricavi provenienti dal patrimonio della Santa Sede, che non può contare su un sistema interno di tassazione».
Lascia il tempo che trova il vagheggiamento di una Chiesa povera per i poveri…
https://www.vaticannews.va/it/vaticano/news/2021-11/apsa-dicasteri-vaticano-intervista-galantino-bilancio-missione.html
Purtroppo la realtà è ben altra. Come suo solito, l’antipapa ammannisce discorsi demagogici sulla povertà, gli ultimi, i farisei etc. semplicemente per decostruire, mattone per mattone la Chiesa, non solo dal punto di vista spirituale, ma anche economico. Lo fa apposta secondo una precisa agenda. Come quando mette il quadro della Madonna col dito sulla bocca per far tacere le “malelingue”, così come la sua ossessione per il pettegolezzo: sono solo manovre pietosamente evidenti per tacitare la VERITA’ che si sta affermando, ovvero che egli NON E’ IL PAPA perché Benedetto XVI non ha abdicato, ma è in sede impedita. Se continuate a considerarlo il papa , non si capisce in base a quale dogma, non VEDRETE MAI cosa sta facendo in effetti alla Chiesa. Io queste cose ve le ho messe nero su bianco in 40 capitoli d’inchiesta, ma siccome leggere fa fatica, vabbè, lasciamo perdere e aspettiamo Giovanni XXIV antipapa.
Caro Cionci ,
se si riferisce a me , avrà notato
che scrivo papa con la minuscola ,
proprio perché
riconosco solo Ratzinger come
Papa , e anzi tempo fa lo ho
sognato che mi faceva salire
dietro alla sua carrozzella
elettrica per portarmi fino
al mare , e ciò mi esprimeva
sentimento di felicità al
solo sentire il rumore
dei flutti .
Complimenti per il lavoro
che svolge e abbia pazienza
perché non sono scrittore
come lei ,ma sono
cercatore di Verità .
P.S .
Mi ero scordato che nel sogno ,
nel tragitto fino al mare mi
faceva indicare i pastori della
Chiesa infedeli .
Il problema del denaro, caro Porfiri, entro breve non esisterà più… Ci sarà una chiesa che attingerà ai soldini rigorosamente digitali dei suoi amichetti mondani, e una Chiesa che dovrà sopravvivere insieme al resto dei fedeli senza più poter utilizzare denaro… Come? Beh, le vie del Signore sono infinite… Saluti.
Massimiliano
Oltre a non poter vivere senza denaro, pare che il sacro non possa neanche più vivere senza show danzanti all’interno delle chiese. Una delle tante prove è fornita, nell’allegato, da suore domenicane danzanti, all’interno del Santuario di Pompei, in occasione della recita del Rosario internazionale dello scorso ottobre.
https://gloria.tv/post/UCJfvZiWsNAt2LHJvFkUfYoyo
Ho letto su ” The Pillar ” che il
vaticano sta per svendere il
palazzo di Sloane avenue
con una perdita di cento
milioni di euro , e la Chiesa
di Francia venderà le sue
proprietà per risarcire le
vittime dei predatori
ecclesiastici ,
Altro che la nostra economia
familiare , loro si che sanno
come spendere i soldi .
Bravo davvero a papa francesco
che con le sue arti economiche
sta facendo diventare povera
la Chiesa ,ma di sicuro non
più santa ,al contrario di
quanto aveva promesso
all’ elezione come pontefice .
La conferenza episcopale francese venderà beni immobiliari per risarcire le vittime degli abusi : lo afferma la prima pagina del Figaro di uno dei giorni scorsi.
L’obolo della vedova: dono di tutto ciò che ha, non del superfluo. Lo mette in evidenza il Maestro condannando senza mezzi termini l’ipocrisia, la doppiezza, di chi tradisce l’abitudine all’esibizionismo e all’autoesaltazione. San Francesco, come la vedova, che si spogliò di tutto ciò che possedeva, del suo – con un gesto significativo all’indirizzo del padre – e sposò Madonna Povertà, dando testimonianza di vita e del messaggio evangelico, nella sua essenzialità, ai frati che con lui scelsero di metterlo in pratica, vivendo di elemosine. Del necessario per vivere e portare avanti la missione intrapresa: del sostentamento che la Provvidenza non fece mancare al Poverello e alla sua comunità, che avevano preso alla lettera – facendone atto di fede – anche l’esortazione: «Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta». (Mt 6,33)
Queste cose “saranno date in aggiunta”, perché necessarie per la sopravvivenza. Non piovono dal cielo, come manna. Infinite le vie della Provvidenza attraverso cui le offerte, necessarie, arrivano per aiutare a rendere concreto il comandamento dell’amore, riservando allo stesso tempo a chi lo mette in pratica la beatitudine promessa. È quella “carità”, comprensiva dell’obolo di tante vedove e di anonimi donatori, che permette a tantissimi volontari (guidati da responsabili di gruppi ecclesiali, presbiteri in capo) da sempre vicini ai bisogni materiali di fratelli in difficoltà, di celebrare – non senza denaro, quindi – con i fatti l’inno di San Paolo: «La carità non verrà mai meno». La carità che «…non si vanta, non si gonfia, non manca di rispetto…».
Che pena la pubblicità di eventi ed azioni caritative, la spettacolarizzazione della povertà, contrarie peraltro al dettato: «non sappia la tua sinistra quel che fa la destra»! Per non dire della scarsa, se non nulla, incidenza di attenzioni che si limitano a tamponare situazioni circoscritte, spesso risolte con elemosine e vagheggiamenti assistenziali, trascurando nello stesso tempo le necessità di natura spirituale, abusate tuttavia dalla retorica sentimentalistica e sensazionalistica in auge.
Non va dimenticato l’altro tema su cui insiste il papa: il clericalismo, che non ha mancato di richiamare anche nell’Angelus di domenica scorsa, 7 novembre, preso in esame dal M° Porfiri, senza che finora – stando a quel che so dalle letture di fatti e misfatti noti e meno noti – sia stato registrato un risultato in termini di lotta concreta, non … a chiacchiere… per arginarlo.
«Quegli scribi – ha affermato Bergoglio – coprivano, con il nome di Dio, la propria vanagloria e, ancora peggio, usavano la religione per curare i loro affari, abusando della loro autorità e sfruttando i poveri. Qui vediamo quell’atteggiamento così brutto che anche oggi vediamo in tanti posti, in tanti luoghi, il clericalismo, questo essere sopra gli umili, sfruttarli, “bastonarli”, sentirsi perfetti. Questo è il male del clericalismo. È un monito per ogni tempo e per tutti, Chiesa e società: mai approfittare del proprio ruolo per schiacciare gli altri… ».
“Quello che fa il problema è quando il denaro da mezzo diviene fine”.
Ed è qui che casca l’asino.
I giornali, poi, sono responsabili delle manipolazioni più insulse dei fatti e delle parole.
Indubbiamente il Sacro unitamente all’Arte (quella vera) non potrebbe esprimersi senza il denaro il cui appellativo più appropriato, però, è Mammona
Ed è chiaro che Sacro e Mammona non possono “convivere”.
Quello del denaro è un problemaccio vecchio quanto il mondo, e il “dislivello tra ricchi e poveri” ne è parte integrante. Si assiste sempre più a lobby nelle quali vorticano i fiumi di Mammona mentre in frange sempre più larghe vige la miseria più degradante.
Anche la Chiesa non fa eccezione: sarebbe interessante uno studio sulle famose “povertà, castità e obbedienza” PRATICATA dagli ecclesiastici attraverso i secoli.
Altro è spendere denaro per dipingere la Cappella Sistina e altro alloggiare in appartamenti lussuosi di centinaia di metri quadri. Tanto per dirne una.