Falsità e Bugie Storiche sulla ‘Santa inquisizione’. L’Inquisizione in Italia
10 Novembre 2021
Marco Tosatti
Carissimi Stilumcuriali, ecco la seconda parte dello studio compiuto da Antonello Cannarozzo sull’Inquisizione, e soprattutto sulle falsità che sono state volutamente – e ancora lo sono – alimentate dai nemici del cattolicesimo. Buona lettura.
§§§
Alimentate dall’odio verso la Chiesa di Roma
Falsità e bugie storiche sulla ‘Santa inquisizione’
(Seconda parteparte)
Antonello Cannarozzo
L’Inquisizione in Italia
Con la Bolla “Licet ab initio” emanata da papa Paolo III nel 1542, si dava vita alla ‘Congregazione della Sacra, Romana ed Universale Inquisizione del santo Offizio’, meglio conosciuta come Inquisizione Romana.
Il tribunale era certamente il più importante dell’orbe cattolico, essendo la città sede del papato ed anche se fu tardiva la sua costituzione, rispetto ad altre realtà, fu ben presto punto di riferimento per combattere più efficacemente, oltre le eresie, soprattutto la nascente Riforma protestante, ma accollandosi nel tempo con tutti i luoghi comuni contro la Chiesa torturatrice.
“L’immagine dell’Inquisizione romana come regno della tortura e del male, vive ormai di vita propria, finendo per assomigliare a quelle fake news di cui oggi molto si parla” – afferma la storica ebrea Anna Foa, docente di Storia moderna, presso la Sapienza di Roma e prosegue – “Solamente agli occhi dei media e al cosiddetto senso comune storiografico, l’Inquisizione era il nemico per antonomasia del pensiero moderno”.
Il Sant’uffizio e la sua obiettività
John Tedeschi, storico anch’egli ebreo e ricercatore italo americano, nel suo libro “Il giudice e l’eretico”, ha efficacemente raccontato come l’Inquisizione romana sia stata tutt’altro che ‘una caricatura di tribunale’ o un vero grottesco ‘tunnel degli orrori’, o peggio, un ‘labirinto giudiziario dal quale era impossibile uscire’.
Una verità, quella di John Tedeschi, sottolineata anche dalla rivista Critica storica che afferma: “Il Sant’Uffizio era talvolta l’organismo più obbiettivo della sua epoca”, come hanno confermato le numerose ricerche d’archivio “elogiandone la razionalità delle procedure e la mitezza dei tribunali dell’Inquisizione” ed ancora “Una istituzione dotata di regole razionali e capace all’occorrenza di moderare l’uso della tortura e di scoraggiare denunce e delazioni”.
Negli stessi anni, per ironia della sorte, i protestanti scagliavano feroci calunnie proprio contro la moderazione del Sant’Uffizio che esibivano come prova della complicità della Chiesa di Roma, addirittura con le streghe, per la loro tolleranza nei processi a loro intentate, e, per tanto, i cattolici erano accusati anche di magia nera.
Come se ciò non bastasse per screditarla, nei secoli successivi la Chiesa venne accusata di gran parte dei crimini e dei roghi, anche se apprestati dai protestanti, tanto da far dire ad un ‘sedicente’ cattolico come Hans Küng in una intervista su Repubblica il 4 ottobre 1985 che: “Furono circa nove milioni le vittime dei processi contro le streghe”, mentre qualsiasi storico parla di 20-30 mila condanne capitali al massimo in quattro secoli, dimenticando anche che in Europa all’epoca era abitata da poco meno di 90/100 milioni di persone.
A conferma delle tante calunnie sull’Inquisizione, tre anni fa la famosa Bbc, non certo imputabile di simpatie cattoliche, ha prodotto un documentario, Le calunnie sulla Santa Inquisizione (visibile anche su Youtube) dove si dimostra che tutto, o quasi, di ciò che si è raccontato fino ad oggi è spesso frutto di fantasia e privo di attendibilità d storica, elemento che sembra, come vedremo ininfluente nelle scrivere sull’argomento.
Due secoli dopo la citata frase di Defoe, un altro best seller mondiale del nostro tempo, ‘Il Nome della Rosa’, di Umberto Eco, è un vero ossequio alla superficialità storica verso questi tribunali nel quale dipinge l’inquisitore Bernardo Gui, realmente esistito, come un torvo e sanguinario autore de ‘Il Manuale dell’inquisitore’ che forse Eco non ha mai letto.
Quante contraddizioni
A contraddire questa immagine fasulla, troviamo il grande medievalista Jacques Le Goff, che, è bene ricordarlo, per la Chiesa non ha mai provato molte simpatie, ma da studioso serio prende le distanze dalla falsificazione storica di Eco, definendo l’operazione su Bernardo Gui, in una intervista rilasciata a Tuttolibri il18 ottobre 1986, addirittura scandalosa.
Le Goff cita ‘Il Manuale dell’Inquisitore’ scritto da Gui nel XIV secolo, dove emerge tutta la saggezza giuridica e un senso dell’umanità che è assai raro trovare oggi nelle moderne magistrature.
Un esempio è questo brano tratto dal libro di Gui “In mezzo alle difficoltà e ai contrasti l’inquisitore deve mantenere la calma, né mai cedere alla collera e all’indignazione… Non si lasci commuovere dalle preghiere e dall’offerta di favori da parte di quelli che cercano di piegarlo; ma non per questo egli dev’essere insensibile sino a rifiutare una dilazione oppure un alleggerimento di pena, a seconda delle circostanze e dei luoghi – e prosegue – Nelle questioni dubbie, sia circospetto, non creda facilmente a ciò che pare probabile e che spesso non è vero. Né sia facile a rigettare l’opinione contraria, perché sovente ciò che sembra improbabile può risultare vero. Egli deve, ascoltare, discutere e sottoporre a un diligente esame ogni cosa, al fine di raggiungere la verità. Che l’amore della verità e la pietà, le quali devono sempre albergare nel cuore di un giudice, brillino dinanzi al suo sguardo, sicché le sue decisioni non abbiano giammai ad apparire dettate dalla cupidigia o dalla crudeltà”.
Ma è proprio questo lo stesso Bernardo Gui il sanguinario criminale descritto da Umberto Eco? Sempre su questo argomento, il libro ‘Storia dell’Inquisizione in Italia. Tribunali, eretici, censura” diChristopher Black, professore di Storia d’Italia all’università di Glasgow, ha sfatato la tesi anticlericale, secondo cui l’Inquisizione romana fu solo un “tribunale sanguinario”, documentando come le sentenze di morte furono “relativamente poche” se confrontate alle sentenze di quasi tutti gli altri tribunali civili, inoltre la tortura era assai rara e si diedero ai “rei confessi” concrete opportunità di “patteggiamento della pena” o addirittura della sua remissione.
Quando si parla dell’Inquisizione e della sua severità eccessiva non dimentichiamo mai, come hanno mostrato gli studi recenti dello storico francese Jean-Marc Brissaud, che nei suoi periodi più duri e nonostante eccessi personali, era sempre più tollerante in quegli stessi anni dei tribunali laici e, specialmente, dei tribunali protestanti, che erano davvero crudeli.
Inquisizione spagnola
Un sezione a parte merita, in questo panorama, l’Inquisizione spagnola, forse, a torto, la più temuta e la più detestata dai suoi calunniatori.
Su questo riportiamo quanto detto però dalla storica Maria Elvira Roca Barea che scevra da ogni mistificazione, afferma che, nonostante la propaganda illuminista e protestante, l’Inquisizione, “era anche un sistema di controllo per reati – come attestano molti documenti – quali lo sfruttamento della prostituzione, la pedofilia, la violenza sessuale e la contraffazione”. Inoltre “In Spagna la persecuzione delle streghe era qualcosa di molto insolito. Soprattutto se si considerano le persecuzioni di massa dei protestanti, causa di migliaia di esecuzioni per stregoneria senza alcun processo legale”.
Inizialmente, ancora all’inizio del XVIII secolo, sull’argomento troviamo stampati appena uno o due opuscoli contro questi tribunali, mentre decine di testi vengono diffusi per dimostrare la pretesa corruzione morale nei conventi che ben presto scivolarono in una vera e propria letteratura pornografica, a cui vanno aggiunti gravi accuse di genocidi nelle Missioni nel mondo, specie gesuitiche, perpetrati, senza, ovviamente, alcuna attendibilità, alla responsabilità cattolica.
La condanna dell’Inquisizione spagnola e della sua crudeltà, nasce tardi, dopo la Rivoluzione francese, come afferma lo storico Jean Dumont, con l’invasione della Spagna da parte dei francesi al comando di Napoleone alla fine del XVIII secolo.
La conquista francese propagò in tutta la penisola Iberica le idee rivoluzionarie e illuministe, allora in voga, coinvolgendo anche intellettuali spagnoli come Juan Antonio Llorente, in una campagna d’odio contro la Chiesa e, dunque l’Inquisizione.
Llorente, al soldo di Napoleone, scrisse la sua Histoire critique de l’inquisition d’Espagne, che ebbe tra l’altro un grande successo, nella quale aumentò abbondantemente, come il già citato Kung, le vittime dell’Inquisizione spagnola, (melius est abundare quam deficere. Ndr) non verificando il numero dei processi e delle condanne e già questo dimostra l’inadeguatezza dello studio, ma se aggiungiamo, avendo avuto da Napoleone carta bianca per distruggere la reputazione della Chiesa, lo scrittore spagnolo pensò bene di bruciare tutti quei documenti che non erano utili alla causa anti-cattolica. A questo punto, ogni ulteriore commento diventa inutile.
Tornando alla penisola Iberica e ai processi per stregoneria: “L’inquisizione di Spagna, – afferma ancora Henry Kamen – avocando a sé le cause di stregoneria e sottraendole ai tribunali laici, salvò la vita a innumerevoli persone, mentre nell’Europa di Lutero, Calvino e Melantone vi furono “persecuzioni inaudite per l’Europa cattolica” – e prosegue – “Non vi è dubbio che nei tre o quattro secoli che seguirono la costituzione della Inquisizione, il popolo spagnolo in genere, e quello castigliano in particolare, offrissero al Santo Uffizio il loro appoggio immediato…il popolo non metteva in discussione l’esistenza del tribunale”.
I verbali e gli archivi, proprio nell’epoca di maggiore utilizzo della tortura, a Valenza in Spagna, su duemila processi dell’Inquisizione, nell’arco che va dal 1480 al 1530, sono stati ritrovati solo dodici casi di tortura e la proporzione in altre epoche e altre città in genere è addirittura minore.
Molti processi, poche sentenze
Consultando tanti documenti, lo storico Richard Golden ha affermato che nei tribunali del Nord Europa vi furono sicuramente più condanne, a differenza di quelle dell’Inquisizione cattolica dove si era molto più attenti alle garanzie legali con il risultato di limitare di molto le sentenze che certo oggi forse lascerebbero sconcertati, ma del tutto legali nella civiltà giuridica di quei tempi come, ad esempio, la citata tortura.
“Per opera di circoli protestanti, si diffuse in tutta Europa la credenza che i tribunali dell’Inquisizione fossero spietati; eppure i ricorsi alla tortura e alla condanna alla pena di morte non furono così frequenti come per molto si è creduto…”. afferma Paolo Mieli, sul Corriere della Sera del 23 gennaio 2013, riferendosi alle stesse ricerche, fa riflettere la circostanza che i roghi furono un centinaio tra il Portogallo, la Spagna e l’Italia, a fronte delle migliaia di vittime nel resto d’Europa, soprattutto in terra di Riforma protestante.
Le sentenze di morte emanate dai tribunali dell’Inquisizione furono sostanzialmente poche se paragonate a quasi tutti gli altri tribunali civili italiani e non solo, la tortura fu assai rara e, come abbiamo già scritto, offrivano ai colpevoli vantaggi di trattativa della pena inflitta fino ad essere emendata.
Stando ai calcoli di altri due noti studiosi, William Monter e ancora John Tedeschi: “le condanne a morte emanate dall’Inquisizione sono nettamente più rare di quelle irrogate da qualsiasi tribunale penale ordinario“.
I tribunali dell’Inquisizione non erano chiamati a giudicare direttamente fatti di satanismo, streghe, ma solamente quando questi offendevano la religione cattolica attraverso le eresie, vero veleno per le anime e non per altro.
Una volta espresso il giudizio di colpevolezza, il loro compito finiva e il condannato veniva dato al ‘braccio secolare’ per l’eventuale condanna che veniva comminata secondo gli usi e le leggi dello Stato.
Tomás Torquemada, il simbolo di crudeltà
Dopo secoli di ingiurie, è il caso di ripristinare la figura del domenicano Tomás Torquemada, un nome che al solo pronunciarlo ancora oggi fa gelare le vene ai polsi.
Però, leggendo le carte, i documenti, le testimonianze, gli atti dei processi inquisitori che erano di quanto di più preciso e maniacale poteva esserci all’epoca, il quadro che abbiamo di Torquemada cambia completamente.
Considerato dai suoi contemporanei un uomo di grande cultura e di preghiera, quasi un mistico, questo inquisitore aveva, stando alle cronache, presieduto a decine di migliaia di processi, ma condannò solamente 2000 persone, specialmente eretici e marrani, questi ultimi erano coloro che solo per interesse avevano abiurato alla fede ebraica per abbracciare quella cattolica, ma, in realtà, rimanevano segretamente legati alla legge mosaica.
È interessante notare che proprio Torquemada discendeva da una famiglia ebrea convertita al cattolicesimo e, quindi, conosceva bene l’atteggiamento dei neo convertiti dall’ebraismo.
Condannando questi ‘Conversos’ fittizi, l’Inquisizione salvò i tanti ebrei veramente convertiti di Spagna, liberandoli dalle invidie e dalle persecuzioni sia cristiane che giudaiche, garantendone una vita certamente più tranquillità.
Ricordiamo che sono di origine ebraica Diego Lainez, grande protagonista del Concilio di Trento, molti gesuiti, famiglie importanti come gli Acosta di Medina del Campo che, in seguito, daranno ben cinque fratelli, i famosi padri Acosta, alla Compagnia di Gesù, così i marchesi di Cadice, poi noti come duchi di Arcos.
Ancora un particolare, la Chiesa mise in mano l’Inquisizione proprio ai ‘Conversos’, come Tomás de Torquemada e il suo successore Diego Deza, infine ricordiamo che proprio grazie all’Inquisizione tutti quei facinorosi che organizzavano tumulti popolari anti-giudaici, non avevano più alcuna giustificazione, anzi venivano condannati severamente dal potere civile tanto che in poco tempo le rivolte sparirono dalle strade della Spagna.
La caccia alle streghe e la superstizione
Seguendo questo copione di falsità, non poteva mancare la famigerata, già citata, ‘caccia alle streghe’ imputata, ovviamente sempre ai cattolici, ma in realtà da addebitare, con migliaia di vittime, spesso innocenti, proprio ai protestanti ed ai loro accoliti.
In realtà la stregoneria e tutta la pseudo cultura che l’ammorbava la società dell’epoca, furono sempre condannate dalla Chiesa, come è dimostrato dai Concili dal VI al XIII secolo, svoltisi a Praga, a Lione, a Rouen e a Parigi, ritenendo la credenza di individui capaci di operare malefici o, peggio, avere rapporti con il demonio, null’altro altro che mera superstizione.
Documenti alla mano, nei tre secoli citati, ci furono tra le 30 mila e le 40mila vittime e in maggioranza, è bene ricordare, nelle terre protestanti, la fonte è l’Enciclopedia della stregoneria e la Tradizione occidentale, curata dallo storico anglosassone Richard Golden,
Il numero più grande, parliamo tra i 15.000 e i 25.000 condannati, è concentrata in Germania, la pacifica Svizzera calvinista partecipò al massacro con 3.000 vittime, la civile Scandinavia con 2.000 e la Scozia, più buona, solo 1.000, a fronte dell’Inquisizione cattolica dove le condanne arrivarono a meno di mille e infine bisogna considerare anche le migliaia di persone condannate a morte nei primi anni del regno di Elisabetta I d’Inghilterra.
Richard Golden conferma che: “Vi furono meno vittime (tra le nazioni che erano sotto la Chiesa), rispetto ad altre regioni d’Europa” – e prosegue – “L’Inquisizione cattolica, faceva maggiore attenzione al rispetto di garanzie legali e di conseguenza limitavano il ricorso alla tortura”.
Ricordiamo ancora che fu proprio l’Inquisizione ad inserire la figura, fino ad allora sconosciuta, della difesa nel dibattimento processuale che, fortunatamente è ancora prevista negli odierni tribunali del mondo.
(Fine seconda parte)
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Tag: cannarozzo, inquisizione
Categoria: Generale
Non temo di attirarmi “collera e indignazione” di qualche emulo dell‘ Inquisitore rimasto impresso nell’immaginario collettivo – e smascherato dal giudizio storico qui riportato – esprimendo la conclusione cui sono pervenuta, in base a dati di fatto. Cioè: che quel tipo di Inquisitore, purtroppo, ha fatto scuola… E: che scuola!!!