Il Post Teismo come Esito Finale del Modernismo. Aurelio Porfiri.

24 Ottobre 2021 Pubblicato da

 

Marco Tosatti

Carissimi StilumCuriali, il maestro Aurelio Porfiri prosegue in questo articolo nella sua analisi del fenomeno definito post teismo, e della sua relazione con alcune derive presenti nel mondo ecclesiale. Buona lettura.

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Il post teismo come esito finale del modernismo

Sto continuando a seguire l’interessante dibattito che si svolge su certa stampa sul fenomeno del post teismo, di cui ho già parlato in precedenza. Soprattutto l’agenzia di stampa Adista, espressione del cattolicesimo progressista, fa un servizio prezioso di raccolta di interventi in questo senso. Io considero il post teismo, andare oltre la religione istituzionale e organizzata, come l’esito più logico del modernismo che ha preso vigore alla fine del XIX secolo e che è stato affrontato energicamente, non senza zone d’ombra, sotto il pontificato di san Pio X. Da una parte il modernismo era un fenomeno comprensibile, almeno nel suo versante sociale, visto il cambiamento politico importante interno alla Chiesa con la fine del suo potere temporale e nella società, con gli sconvolgimenti portati dalla Rivoluzione industriale e dai conseguenti cambiamenti nelle condizioni di lavoro e nella cultura.

Dall’altra parte il modernismo è (e non fu) esito di pensiero di certi filoni filosofici che vedono in Immanuel Kant (1724-1804), Friedrich Schleiermacher (1768-1834) e Georg Wilhelm Friedrich Hegel (1770-1831) alcuni tra i protagonisti più importanti. Eppure, stranamente, io ho un certo apprezzamento per coloro che manifestano le proprie idee post teiste perché ne rispetto la sincerità (che può essere confutata, proprio perché a viso aperto) rispetto al post teismo “mascherato” che in fondo viviano nella Chiesa. Colui che fu lo studioso più importante del modernismo cattolico, don Lorenzo Bedeschi (1915-2006), diceva che al modernismo si attribuivano alcuni esiti ideologici: agnosticismo, soggettivismo, immanentismo, comunitarismo, simbolismo, criticismo storico e psicologismo (in Il modernismo Italiano. Voci e volti, Edizioni san Paolo).  Don Bedeschi probabilmente non condivideva in pieno queste critiche, ma devo dire che esse ben delineano questo fenomeno complesso.

Il post teismo dice apertamente quello che tanti chierici ci fanno ingurgitare mascherato sotto forme ecologiche, sociali o culturali. Su Adista documenti del 9 ottobre 2021, ad esempio, il prete veronese Enrico Bombieri tra l’altro afferma: “Mi pare che il nocciolo della questione e dei problemi suscitati ruoti attorno alla risposta che diamo a una semplice ma fondamentale domanda: “chi sono io; chi è l’essere umano”. Nell’ottica teista, è presto detto: “siamo creature uscite dalle mani di Dio…”. Dio è un artigiano che modella un essere al quale infonde da fuori il suo soffio. E poi è successo quello che è successo, come si legge nel catechismo. In questa “visione” (immagine mitologica), Dio è il totalmente Altro, di fronte al quale alla creatura (per semplificare) non resta che obbedienza. Anche amore, ma sempre un amore verso l’Altro. Anch’io ho delle riserve nei confronti dell’“oltre dio”. Ho l’impressione che molti dei tentativi messi in atto non siano altro che una riverniciatura di un mobile di antiquariato. Ritengo che non è questione semplicemente terminologica, ma qualcosa d’altro; chiama in campo non solo l’io dell’essere umano, ma “il volto di Dio”. Il postulato di base condiviso, almeno spero, è, anzitutto, che di Dio non possiamo dir nulla, se non per analogia e simboli. Io, personalmente, accetto questo dato di fatto. Perciò ritengo tutte le filosofie e le teologie semplici costruzioni della mente; non attingono il Reale (Dio). Anche le scritture sono costruzioni umane, non certo dettate né suggerite (come potrebbero esserlo?) da Dio stesso. Sono altresì profondamente “convinto” che Nulla è Fuori di Dio e che perciò Nulla è fatto per così dire di un’altra pasta: siamo della sua stirpe, della sua natura, divini, come afferma Paolo. Stando così le cose, l’io come entità separata è semplicemente «un’illusione ottica» (Einstein). La fede, allora, non consiste nell’aderire a un sistema di “nuove” credenze (teiste o post-teiste, che sarebbe indifferente) ma «nel riconoscimento che, in ultima analisi, dobbiamo “arrenderci” a una fonte di vita, a un Sé oltre l’ego, che giace al di là delle definizioni del pensiero e del controllo dell’azione» (Eckhart Tolle). A questo punto il timore di panteismo è puramente accademico (chi sarebbe così stolto da credersi Dio?); le asserzioni su un dio personale/impersonale assolutamente ininfluenti; la sussistenza o meno della dimensione comunitaria (dimensione universale-non semplicemente umana) nemmeno si pone. Ma per non essere solamente critico aggiungo una suggestione: accettiamo semplicemente di non “conoscere” Dio, la Realtà ultima, il Logos, il Tao, Brahman, Jahvè, Allah…, così aboliremo gli scismi, che non hanno ragione di esistere (in relazione a che cosa sarei scismatico o eretico se nessuno conosce Dio?), le guerre di religione, i missionari, i detentori della Verità e della Moralità… Perché non riscoprire la vocazione fondamentale di ogni religione: quella di introdurci alla “conoscenza” dell’Inconoscibile? Sarebbe la più bella conversione, la più liberante notizia, la più cattolica teologia”. Ecco, con la benedizione di Eckhart Tolle ci dirigiamo verso il dio impersonale (qui con la minuscola, perché non è più il Dio cristiano), una divinità pervasiva ma in realtà inconoscibile perché Colui che ce lo ha mostrato, Gesù, è solo un uomo, per coloro che continuano a picconare la dottrina così che non ne rimanga nulla.

A proposito di Eckhart Tolle, il vescovo Robert Barron così ne parla su wordonfire.org: “Ma il mio problema fondamentale con Tolle è lo stesso problema fondamentale di Ireneo con gli gnostici: una visione impersonale di Dio. Tolle parlerà di entrare in contatto con la Vita o con l’Essere o con l’Universo considerato come una totalità, e caratterizza queste scoperte come autodivinizzazione. Ma questo pone il suo programma completamente al di fuori dell’ambito della Bibbia. Per gli autori biblici, Dio non è né una forza impersonale, né l’universo in quanto tale, né l’energia che attraversa e collega tutte le cose, ma piuttosto il creatore personale del mondo, Qualcuno che sta completamente al di fuori del mondo anche se sostiene e lo governa, e Qualcuno che è entrato nella storia personalmente e direttamente. CS Lewis ha commentato che gran parte del misticismo moderno pensa a Dio come a una sorta di piacevole musica di sottofondo a cui ci si può ispirare, mentre la Bibbia pensa a Dio come a una Persona, potente, travolgente e imprevedibile, una Persona che ci afferra e chiama noi a se stesso. L'”Universo” di Tolle ha poco a che fare con il Dio della Bibbia” (But my fundamental problem with Tolle is the same as Irenaeus’s fundamental problem with the Gnostics:  an impersonal view of God. Tolle will speak of getting in touch with Life or with Being or with the Universe considered as a totality, and he characterizes these breakthroughs as self-divinization. But this places his program thoroughly outside the ambit of the Bible.  For the biblical authors, God is neither an impersonal force, nor the universe as such, nor the energy that flows through and connects all things, but rather the personal creator of the world, Someone who stands utterly outside the world even as he sustains and governs it, and Someone who has entered history personally and directly. C.S. Lewis commented that much of modern mysticism thinks of God as a kind of pleasant background music to which one can turn for inspiration, whereas the Bible thinks of God as a Person, powerful, overwhelming, and unpredictable, a Person who seizes us and calls us to himself. Tolle’s “Universe” has little to do with the God of the Bible).

Ecco, il post teismo dice apertamente quello che i chierici ispirati alle fonti più vive del modernismo operano nelle tenebre.

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15 commenti

  • Il Matto ha detto:

    Per LUCA ANTONIO.

    La ringrazio del Suo intervento. E’ vero: l’argomento è “abissale” e non si può svolgerlo su un blog.

    Ma il suo cortese e qualificato modo di rispondere mi sollecita a porle due domande:

    – Come interpreta Lei il delfico “Conosci te stesso”?

    – cosa Le dice il termine “introspezione”, che non può non coincidere (in tutto o in parte) con l’esame di coscienza?

    Grazie ancora.

    • luca antonio ha detto:

      Chiarisco, se posso, il mio pensiero a proposito del rapporto soggetto/oggetto e foro interno con foro esterno con una storiella ebraica (parafraso una lettura di tanti, ahimè troppi, anni fa).
      Un rabbino e il suo allievo parlano di questi argomenti ma l’alunno stenta a capire come l’avidità faccia nascere l’io e come questo influenzi il rapporto con Dio e il mondo. A un certo punto il rabbino ordina :
      – guarda fuori dalla finestra, che vedi ?.
      – vedo il porto, la vita tranquilla di tutti i giorni, la signora Rebecca che tira fuori la frutta , il sig. Giuseppe che mette i pesci sul banco , i carri sulla strada…
      – com’è il tempo ?.
      – è una bella giornata c’è il sole e un pò di vento.
      – ora prendi questo pennello e cospargi il vetro con questa vernice di argento liquido , cosa vedi ?.
      – solo Me stesso.
      L’avidità dell’ego fa “sparire” il mondo e con esso la conoscenza di Dio…. “poiché ciò che di Dio si può conoscere è loro manifesto; Dio stesso lo ha manifestato a loro. Infatti le sue perfezioni invisibili, ossia la sua eterna potenza e divinità, vengono contemplate e comprese dalla creazione del mondo attraverso le opere da lui compiute. Rm 19-20.”
      La mia analisi delle parole di Tolle, partita dalle sue parole “L’ego si identifica più comunemente con ciò che si possiede…” , non voleva porre in dubbio l’analisi di sè, il “gnotis seauton”, l’esame di coscienza , che ogni anima deve porre in essere per arrivare a dire “Signore pietà di me”, ed essere salvo. Analisi di sè, quest’ultima, UMILE, priva di quella superbia e di quella avidità che fa dire “io sono ciò che possiedo” e, ad Adamo ed Eva, “saremo come dei”; in questo caso la cacciata dal paradiso è istantanea e non è neanche una vera azione di Dio, quanto un’ auto esclusione dalla comunione con Lui.
      Mentre invece, nell’ottica di elevazione Spirituale, è vero esattamente il contrario, io non sono ciò che possiedo ma ciò che la mia anima vive, contempla e ringrazia. San Francesco docet.
      Il foro interno, con le sue ossessive elucubrazioni , il presunto primato della coscienza, di luterana memoria, contrasta con le parole di Cristo stesso :
      ” Non c’è nulla fuori dell’uomo che, entrando in lui, possa renderlo impuro. Ma sono le cose che escono dall’uomo a renderlo impuro….
      ….E diceva: «Ciò che esce dall’uomo è quello che rende impuro l’uomo. Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono i propositi di male: impurità, furti, omicidi, adultèri, avidità, malvagità, inganno, dissolutezza, invidia, calunnia, superbia, stoltezza.
      Tutte queste cose cattive vengono fuori dall’interno e rendono impuro l’uomo».
      La chiesa da anni, sulla spinta della psicoanalisi, ragiona ormai solo in termini di foro interno, ma lì dentro, senza l’umiltà ( e di questa non c’è traccia…, l’importante è sentirsi bene… ) c’è solo confusione, e l’ Io, più potente diventa la lente per prenderlo, più diventa indefinito, evanescente.
      Quello che occorre oggi è proprio rovesciare questo paradigma per tornare al sano, solido foro esterno, in cui conformiamo il nostro pensiero (interno) alla fede in qualcosa di esterno che ci sovrasta e non il contrario adottato da Bergoglio, in cui è la fede che sorge dal pensiero e che la salvezza giunga, parole sue, dal sentirsi con la coscienza a posto.
      Termino per chiarire cosa intendo per foro esterno e di come questo ci definisca con le magistrali parole di Manzoni :
      (l’innominato) ” …. il tormentato esaminator di sè stesso, per rendersi ragione d’un sol fatto, si trovò ingolfato nell’esame di tutta la sua vita. Indietro, indietro, d’anno in anno, d’impegno in impegno, di sangue in sangue, di scelleratezza in scelleratezza: ognuna ricompariva all’ animo consapevole e nuovo, separata da’ sentimenti che l’avevan fatta volere e commettere; ricompariva con una mostruosità che que’ sentimenti non avevano allora lasciato scorgere in essa. Eran tutte sue, eran lui…” .
      Spero di non averla tediata caro Matto, ma queste povere considerazioni sono tutto quello che mi è riuscito di cavare per dare un abbozzo di risposta alle sue fondamentali domande.
      Un caro saluto

      • Il Matto ha detto:

        Nessun tedio, anzi.

        Grazie di nuovo.

        • luca antonio ha detto:

          Lei e’ una colonna….posso dirLe solo “arigato”, per aver postato domande che mi interrogano e fanno salire, per cercare di dare una risposta, il mio livello Spirituale.
          Che non e’ mio, come del resto le poche righe che scrivo, ma di Colui che mi ha creato.
          Grazie di nuovo.

  • Davide Scarano ha detto:

    Da appassionato di Storia ed osservatore del reale provo a cogliere le maggiori contraddizioni nel pensiero di Ettore Bombieri; ciò nella convinzione che se la Vita è una lotta tra il Bene e il Male, è necessario conoscere in ogni momento distinguere il Vero dal Falso.
    1) “Tutte le filosofie sono semplici costruzioni delle mente”. In questa affermazione non è prevista l’opzione tra il vero e il falso, ovvero l’enunciazione di un criterio in grado di orientare nella scelta tra i due poli dell’azione umana,
    2) E poi: se esiste l’inconoscibilità di Dio per la natura umana, qual’è il suo limite? Solo ciò che proviene dalla scienze sperimentali? Sembra che il prezzo della pace della mente e del cuore sia la rinuncia al giudizio, che in parte è ciò che già accade in Occidente attraverso l’abbondante utilizzo di farmaci antidepressivi. Mi chiedo se il rimedio sia peggiore del male.

  • luca antonio ha detto:

    Altri due corni dell’unica forchetta che ci e’ data per gustare il mondo : un Dio persona – corpuscolo nella fisica quantistica – contrapposto ad un Dio che pervade ogni cosa – onda , sempre secondo la fisica profonda dell’universo-.
    Ognuno si occomoda secondo le proprie inclinazioni, le religioni monoteistiche credono nella prima ipotesi, quasi tutte le altre, la new age e la piu’ recente, si ispirano alla seconda.
    Il post teismo descritto da Tolle non e’ altro che panteismo e ricade nel secondo corno della forchetta.
    Tutto visto.
    Ma….quello che non si era mai visto e mai piu’ si vedra’ e’ Lui, la pietra d’inciampo, il Risorto che cambia tutte le narrative con il suo sacrificio, invitandoci al nostro sacrificio secondo le nostre inclinazioni e possibilita’ , purche’ lo si ami con tutto il nostro essere.
    Segno di contraddizione e di scandalo ci invita ogni giorno
    alla ricerca della Verita’ che , come ogni rivoluzione – in questo caso del cuore, nella dimenticanza di se’ – non e’ certo un “pranzo di gala”.

    • Il Matto ha detto:

      Bongiorno, caro LUCA ANTONIO,

      gradirei, se Le va, un Suo commento sul brano di Tolle circa l’ego, che ho proposto nel mio precedente commento.

      Grazie e buona giornata.

      • luca antonio ha detto:

        Caro Matto, ho indegnamente provveduto al suo invito.
        Analisi parzialissima, ma il tema e’ incommensurabile.
        Saluti

  • Luciano Motz ha detto:

    Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così è piaciuto a te. (Mt 11, 25-26)

  • Rosa Rita La Marca ha detto:

    Aurelio, sorrida. 😉

  • wisteria ha detto:

    Ho letto “Il potere di Adesso”. È un manuale di psicologia New Age, ben confezionato, ma non risolve.
    Quando stiamo verament male, ci vuole una cura seria, e dall’altra parte una fede certa.

  • Il Matto ha detto:

    Argomento di basilare importanza.

    Il tema dell’io -ego- è profondissimo e non penetrabile esclusivamente con la ragione. E tanto meno dalla logica. Ovvero dall’esterno all’interno. Occorre un’introspezione lunga e paziente, e, per un certo verso, coraggiosa.

    A proposito di Eckhart Tolle propongo un brano dal suo “Il potere di Adesso” che mi permetto di consigliare a tutti, premettendo che una lettura superficiale, dunque non meditata e filtrata dall’ … ego, non conduce ad alcunché.

    «L’ego si identifica più comunemente con ciò che si possiede, con il lavoro che si svolge, con lo status sociale e la reputazione, con il sapere e l’istruzione, con l’aspetto fisico, con doti speciali, con le relazioni, con la storia personale e familiare, con il sistema di credenze. Spesso avvengono identificazioni di natura politica, nazionalista, razziale, religiosa e altro ancora. Ma tu non sei niente di tutto questo.
    L’identificazione con la mente, che porta alla creazione di una falsa identità, l’ego, sostituisce il tuo vero io radicato nell’Essere. I bisogni dell’ego sono infiniti. Si sente vulnerabile e minacciato e quindi vive in uno stato di paura e necessità. È sempre alla ricerca di qualcosa a cui aggrapparsi per mantenere e rafforzare il suo senso illusorio di sé».

    Impossibile (e illusoria), lo si ripete, qualsiasi confutazione dall’esteriore, tanto di fede quanto di ragione.

    • luca antonio ha detto:

      Mi scusi caro Matto ma ho visto solo ora il suo cortese invito.
      Il tema e’ abissale e lo spazio qui, di tempo e di battiture, e’ decisamente troppo poco.
      Provo comunque a balbettare qualcosa.
      Il brano da Lei proposto suggerisce un io introflesso, che si identifica con la propria mente e guarda prima se stesso per poi rivolgere lo sguardo all’esterno, ma a questo punto lo sguardo e’ inquinato dalla dialettica soggetto/oggetto e non puo’ essere che predatorio nei confronti dell’esterno che viene ridotto (riduzionismo) da soggetto a cosa.
      Questo approccio, la psicoanalisi freudiana ha fatto danni incommensurabili, ha di fatto ucciso la contemplazione e di conseguenza ogni forma di arte, in particolare ha ucciso la poesia, che non e’ altro che un colloquio tra noi e un altro, privo di pretese oggettive….mi spiego con un esempio , Leopardi fa dire al suo pastore errante per l’Asia ” Oh luna, o dolce luna, tu sai, certo, a qual suo dolce amor ride la primavera.”
      Ecco qui la luna , la primavera e il suo amore sono soggetti esterni con cui il contemplativo pastore parla, e questo gli e’ possibile in quanto non parte da se’ ma dalle cose che vede (la vista che Cristo guarisce e ‘ , in fondo, questa).
      Partire dal di dentro per poi uscire e’ invertire la logica dello Spirito che richiede invece il contrario : partire dall’esterno, da cio’ che non si e’, per riempire il vaso a quel punto svuotato (kenosis ) dell’ingombrante IO.
      Nel paradiso terrestre, come ho gia’ detto qui in abbondanza, Adamo ed Eva si accorgono di essere nudi solo quando smettono di contemplare il mondo ; rivolgere lo sguardo verso se stessi e’ l’origine di ogni miseria, e la somma miseria e’ la separazione dal mondo, dagli altri ( il principium individuationis e’ l’origine di ogni male ).
      E solo l’amore , il sacrificio d’amore, puo’ a quel punto riportarci a Dio , alla felicita’ originaria, a quel Cristo che e’ venuto a riportarci a casa.
      Un caro saluto.

  • MARIA MICHELA PETTI ha detto:

    E: “nelle tenebre” gli autopromossi a “luce davanti ai passi” di un’umanità smarrita hanno gioco facile a convincere del loro (falso) profetismo.

  • Nuccio Viglietti ha detto:

    Se non esiste Dio allora tutto è permesso (F Dostoevskij)…!!…https://ilgattomattoquotidiano.wordpress.com/