Imparare a vivere la Croce E’ possibile vivere con il solo Corpo, escludendo lo Spirito?

23 Ottobre 2021 Pubblicato da

 

Marco Tosatti

Cari amici e nemici di Stilum Curiae, il direttore de Il Borgo di Monopoli, Vitantonio Marasciulo, ci offre questa riflessione sulla sofferenza, la croce, lo spirito e il corpo. Buona lettura e meditazione.

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Imparare a vivere la Croce

E’ possibile vivere con  il solo corpo, escludendo lo Spirito?

“Dio non esiste e se esiste, perché non ci aiuta e non si fa vedere”?

 

Prendo le mosse da queste due comuni e provocatorie domande, per rispondere con altrettante domande.  E’ possibile che il Padre della Vita ci abbia creati senza anima, come se le sue mani non avessero la potenza di donare la scintilla divina che segna l’appartenenza delle creature a Lui?

E’ possibile che non sia presente in noi, da (non) donare l’energia della ragione, che per essere impiegata al meglio, ha bisogno della luce dell’anima, di quell’oltre, che è il soffio divino che il Padre Celeste ha soffiato in Adamo e in ciascuno di noi?

Se si concordasse, si dovrebbe convenire che l’energia interna che pulsa nel cuore dell’uomo è un dono del Cielo, che abita nel tabernacolo del corpo di ciascun uomo; tabernacolo che attende d’essere aperto per iniziare a conoscere e prendere coscienza, che lo Spirito è tutto per l’uomo, non è affatto secondario al bene materiale e dunque che senza lo Spirito Santo, nulla può l’uomo.

Se non ci fosse l’energia vitale divina, onnipresente in ogni realtà visibile e invisibile, nel creato, nell’universo, nell’uomo, non ci sarebbe neanche la presenza del sole, dell’aria, della pioggia, la stessa terra su cui viviamo. Tutto è stato fatto in funzione e per il bene dell’uomo, in quanto creatura di Dio, e non dell’uomo.

Il problema è scoprire quell’oltre, conoscerlo, amarlo, seguirlo, ma anche rinnegare l’IO egoistico generatrice di vizi; smascherare l’inganno che si è fatto più minaccioso ai tempi di oggi, che il peccato e l’inferno non esistono. Se il Figlio di Dio è venuto sulla terra, manifestando la volontà del Padre, un motivo ci deve essere: salvare l’uomo dal peccato. Lui può, se lo facciamo vivere in un tutt’uno dentro di noi, in una continua relazione, da considerarla reale, non fittizia, perché siamo un prolungamento del suo Amore.  Dalle sue mani siamo fatti e sa (a) cosa l’uomo va incontro, senza Amore.

 

Quale Amore più grande se non d’essersi immolato sulla croce per Amore nostro. Già, la croce.

Cristo poteva evitare d’essere messo a morte?

Ne aveva facoltà, essendo Figlio di Dio, ma non l’ha usata, ha solo detto: “Padre perdona loro, perché non sanno quello che fanno”. Se avesse reagito al male con altro male, avrebbe insegnato all’uomo che il male è la soluzione per vincere sul bene.

Ma come conoscere l’Amore dalla croce?  

La croce oggi è quasi scomparsa dal presbiterio delle Chiese. Segno della modernità e della deriva dei fedeli che hanno rifiutato la croce dalla loro vita. Si vuole ridurre Cristo a uomo dotato di poteri straordinari, ad un illuminato, ad un mortale e niente più. E un domani potremmo avere una liturgia in salsa massonica.

 

Il nodo cruciale è che oggi l’uomo non è più capace di discernere il bene dal male. E così il male genera altro male, deforma la naturale natura dell’uomo e dunque la salute del corpo e dell’anima. Il bene promana dal sangue versato sulla croce, che è il tesoro che Cristo dona all’uomo. La croce è scuola di vita, ci insegna l’obbedienza alla volontà del Padre, il perdono, l’amore per il prossimo, il non giudizio verso gli altri. Ci insegna ad essere umili, per smarcarci dall’orgoglio, dall’egoismo, dalla presunzione d’essere dio. Il sangue della croce non può lasciarci indifferente. Ma se muove il cuore, si muoverà anche l’energia del soffio vitale divino, sensibilizzato proprio grazie alla comunione con Dio di Cristo. Senza umiltà non si può seguire Cristo e la Croce. L’umiltà ci toglie dal male. Servire l’umiltà è oggi più che mai impellente. Senza sacrificio non c’è vita, non c’è sfida, non c’è lotta, si cadrebbe in una vita monotona.  Il (non) sacrificio equivale a (non) prendere la propria croce, (“prendi la tua croce e seguimi” dice il Signore). Fare sacrifici e fare sacro il male e trasformarlo in bene in sua compagnia. Diversamente continueremo ad alimentare la catena di male che produce altro male, odio, guerre, violenze, abusi.

Certo oggi è difficile vivere: “Prendi la tua croce e seguimi”. In un mondo del “tutto e subito”, la croce è ripudiata, anzi è notizia d’attualità, che le croci saranno tolte per legge dai luoghi pubblici e saranno inevitabilmente poste nell’immonda spazzatura. Altro dolore, altro sangue, altra pugnalata, altra lancia al cuore di Cristo. E al cuore Immacolato di Maria.

 

Già Maria. Perché è nostra madre?

Cristo per volontà del Padre ci consegna il materno dono divino: “Donna ecco tuo figlio” e rivolgendosi al discepolo sotto la croce: “Ecco tua madre”. Maria diventa così la Madre di tutti noi, ed essendo Lei la piena di Grazia, fa nascere in ciascuno di noi una nuova vita, di figli suoi, come lo è stato suo Figlio, per insegnarci l’Amore del Figlio; per insegnarci a vivere in cammino con Lei, che ci porta a suo Figlio. Soffrirebbe vederci lontano dal suo Amore, anzi, come ogni mamma, non vede l’ora di vederci con la pace nel cuore. Non vuole che nessun figlio si distrugga per il male; soffre come non mai per questo, singhiozza con le lacrime agli occhi. E fino a quando non vede nei suoi figli un cambiamento di vita, il suo cuore geme, non ha pace, sta in ansia, nell’attesa di vederci suoi figli in suo Figlio. Perché lo Spirito che abita in ciascun uomo è fatto per l’Eternità, non per questo mondo.

 

Spirito e materia sono gli assi cartesiani della nostra esistenza.  Il male è entrato in questo mondo per il libero arbitrio dell’uomo, che ha voluto porsi al posto del Dio creatore, quando invece si sarebbe dovuto affidare a Lui con fiducia; proposta che il Figlio di Dio fa continuamente ai suoi figli di ogni tempo.   Già il libero arbitrio, grimaldello per imparare ad Amare. Senza il libero arbitrio, diventeremmo degli schiavi, delle creature senza diritto di scelta. Se non c’è scelta non c’è la libertà di sfidare, di lottare, di creare, di sbagliare, di rialzare, di sbagliare di nuovo e di nuovo ancora, con il rischio di rimanere seduti e sconfitti per sempre per tutta la vita. Siamo nati per Amare e l’Amore è una scelta, non una imposizione. Vi sono tante forme di amore, ma vi è una sola strada per Amare davvero: la via della croce, del sangue versato per noi!

 

L’inganno culturale ed etico dei nostri tempi è evidente: si vuole far passare il male come un bene: E’ possibile permettere di dissacrare l’uomo, di schiavizzarlo, controllarlo, offenderlo, violentarlo? Oggi si sta vivendo in una continua sopravvivenza; in una angosciante emergenza e soffocante controllo sociale. Con l’inganno dell’emergenza sanitaria, l’uomo è caduto ancor più nella spirale del non senso.  Se siamo nati nello Spirito e non dalla materia, si dovrebbe convenire che facciamo parte di colui che ci dona lo Spirito Santo, che è vita.

 

Quelli dell’inganno, hanno a cuore un solo fine: far fuori dalla vita dell’uomo il Cristo della croce, il Figlio di Dio.  Far credere che il peccato non esiste, che l’inferno non esiste, esiste solo questa terra, dopo la quale non c’è eternità.  E’ bene che ciò sia permesso, perché quando il male si farà esorbitante, le coscienze inizieranno ad avere sussulti di ravvedimento, che la vita non è di proprietà dell’uomo, nella speranza che non sia troppo tardi.

 

E allora come è possibile instaurare una vita, non materiale, ma ispirata allo Spirito Santo?

La fede è un dono. I santi ci insegnano di chiederla al buon Dio, al Dio della Croce. E Dio ce la donerà.

Dove possiamo incontrare e vivere lo Spirito di vita?

Ci attende nell’Eucaristia, nel silenzio della preghiera, nelle meraviglie del creato; nella meditazione dei misteri del rosario; nel tabernacolo del nostro tempio corporeo, attraverso il quale genera e continua a generare vite di senso e di santità, e di crescita nel sacrificio e nella misericordia, in riparazione dei peccati e in sollievo dei dolori di Cristo in croce e del cuore immacolato di Maria, trafitto di spine.

 

Forse oggi si vorrebbero altri significati di vita, altre “santità”.  Forse avremmo lodato Padre Pio, Madre Teresa di Calcutta o San Francesco, tanto per citare alcuni beati, se avessero postulato il modo con cui fare soldi; di essere superuomini nel dominare gli altri; di insegnarci come conquistare le donne?

La santità viene dalla Croce. Soffermarsi sotto la croce e contemplarla è un atto che il cristiano deve compiere ogni giorno. Il cuore prima o dopo riceverà un sussulto, una spinta, una illuminazione, un orientamento fino alla conversione.  I santi hanno vissuto la croce; hanno dialogato con il mistero. Si sono lasciati guidare dal mistero di Cristo e per suo tramite dal mistero della Madre Celeste.

Se ciascun uomo è chiamato dal Buon Dio a far sacra la vita, perché disperderla con il male?

E’ un male l’aborto fino al 9 mese; le case legalizzate dell’eutanasia per chiunque volesse farla finita; il sesso fluido, il gender nelle scuole, la famiglia non più valore; l’uomo reso prodotto e reo di restrizioni, di stato di polizia e di controllo sociale?

 

E’ possibile vedere la nostra mamma che se la ride, quando quaggiù il buio del male è profondo?

Mistiche e veggenti ci informano che il volto di Maria è inondato più che mai di lacrime. Medjugorje e prima ancora, Fatima e molte altre apparizioni mariane, testimoniano il dolore della Mamma, che ci invita continuamente a seguire suo Figlio, per ricevere speranza, letizia, amorevole affetto, protezione e dunque la salvezza che è addomesticare il male del peccato.  La Mamma ci vuole salvare dall’autodistruzione. Come creature di Dio, abbiamo dalla nostra, l’arma del soffio divino. La Mamma ci chiama ad alimentare questa fiamma d’energia, con la preghiera, con il rosario e con l’Eucaristia, in cui suo Figlio si fa reale presenza.

 

Si obietterà: ma nell’ostia come fa ad essere presente?

Il Padre della vita, che ha fatto l’universo e il mondo, può nella sua maestà, (non) manifestarsi nel mistero Eucaristico? La risposta è nella fede.

L’Eucaristia fa vivere ad un tempo, l’incontro con Cristo e il cielo sulla terra, per sanare le deformazioni dell’uomo. Andare a messa significa entrare nella casa del cielo sulla terra. La nostra misera condizione entra in contatto col cielo, espressa dall’acqua e dal sangue sgorganti dal corpo Eucaristico. Quel sangue, è sangue di salvezza per noi, perché ci indica le virtù del Cielo. L’acqua che fuoriesce, mista al sangue dal costato di Cristo, è per noi purificazione.

L’Eucaristia dona la possibilità di rendere bella la nostra anima ed essere noi stessi Cielo per gli altri: “Andate e predicate a tutti la lieta notizia del regno dei Cieli”.

Il Signore ha istituito l’Eucaristia per farci prendere coscienza che non siamo fatti per la terra, ma per il Cielo, di cui l’Eucaristia è espressione, di cui l’uomo è espressione. Lo Spirito che abita in noi è uno Spirito donatoci per servire il Cielo sulla terra, altrimenti l’anima non sarebbe affatto immortale.  Siamo fatti di Spirito, siamo nati per un atto dello Spirito. E’ lo Spirito che comanda il corpo. La stessa assemblea eucaristica, costituita di entità di Spirito, anela a vivere lo Spirito della vita, incontrarsi con Lui, congiungersi con Lui, essere in comunione con Lui. Per risuscitare con Lui. Perché Cristo della croce è Risurrezione. Se così non fosse, la messa sarebbe un funerale; questa terra, da tempo, sarebbe finita nelle ceneri per i nostri peccati. Non praevalebunt.

 

Vitantonio  Marasciulo

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11 commenti

  • FRANJO ha detto:

    Gentile Vitantonio,
    la ringrazio perché questo suo intenso post ci richiama all’essenziale. Ne abbiamo bisogno.

  • MARIA MICHELA PETTI ha detto:

    Ricordo, dalla descrizione biblica della creazione, che quando Dio pensò di mettere al mondo una creatura superiore agli altri elementi creati, sui quali avesse una certa – precisata – preminenza, disse: «facciamo l’uomo a nostra immagine e somiglianza». E poi alitò su di lui, infondendogli il Suo Spirito. Lo “Spirito di verità” che procede da Lui, «che il mondo non può ricevere, perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete, perché egli dimora presso di voi e sarà in voi». (Gv 14,17). Lo Spirito Consolatore promesso dal Figlio, mandato in Suo nome dal Padre per insegnarci e ricordarci quanto da Lui predicato, che imprime un che di sacro a tutto ciò che l’uomo ha, con il beneficio della grazia santificante quale sostegno nell’impegno a salvaguardare e mettere a frutto i doni che porta in sé.
    Guardando a Maria in silenzio ai piedi della Croce per imparare la lezione di Amore che ci ha redento, non esimendoci dalla partecipazione al sacrificio attraverso l’assunzione della nostra “croce” al Suo seguito, e ricordando le parole che la Madre pronunciò alle nozze di Cana, in una delle rarissime occasioni in cui parlò. L’intercessione presso il Figlio per soddisfare i bisogni dei presenti e la raccomandazione: «Fate quello che vi dirà».
    Certamente non un esercizio di facile praticabilità. E non semplice da decifrare nell’insistente presentazione, in questo nostro tempo, del paradigma di nuovo conio che fa leva sulle debolezze dell’animo umano con il richiamo (manipolato) alla… misericordia… Vocabolo, (con altri) abusato, che incongruenze e contraddizioni mi fanno associare alla miseria … di ogni miseri cordis che ritiene o viene invogliato a credere con messaggi allettanti e rassicuranti – dai quali è depennato il minimo accenno al carico della croce personale – in un percorso verso il Paradiso agevole e spianato dal sacrificio di Cristo.
    E tocca pure assistere al paradosso dell’insegnamento di “dottrine che sono precetti di uomini” (cfr. Mc 7,1-13) nel mentre (con le conseguenze del caso) si legano e si impongono, arbitrariamente, pesanti fardelli «sulle spalle della gente, ma loro non vogliono muoverli neppure con un dito. Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dagli uomini: allargano i loro filattèri e allungano le frange…». (cfr. Mt 23,1-10)

  • Rocco ha detto:

    “Cristo poteva evitare d’essere messo a morte?
    Ne aveva facoltà, essendo Figlio di Dio, ma non l’ha usata”
    Amico si tratta di affermazioni di fede, argomenti opinabili.
    Io dico solo questo : non credere costituisce atto di presunzione. Dovrebbe essere ripetuto agli atei come unico argomento di riflessione e meditazione.
    Mio padre mi ripeteva spesso “tu a chi credi?”. Ecco se io ti dicessi come mia esperienza personale l’aver camminato sulle acque tu crederesti vera la mia esperienza di vita?

  • Il Matto ha detto:

    “Il problema è scoprire quell’oltre, conoscerlo, amarlo, seguirlo, ma anche rinnegare l’IO egoistico generatore di vizi”.

    Sottoscrivo.

    Ora, bisognerebbe indagare cos’è questo “IO egoistico”. Come dire che c’è una montagna da scalare.

    Eh sì, perché questo personaggio invadente sa travestirsi in mille modi, compreso quello religioso.

    • daouda ha detto:

      Si cominci allora a non confondere Spirito e spiritualità con l’intelletto ossia il non-materiale.

      La sarx paolina difatti era anche noetica oltre che psichica e non solo somatica…il tabernacolo del corpo è il cuore, ed il cuore è la sede della mente.
      Il nostro mondo se non è materialistico è poi idealistico, altrettanto distante dallo Spirito di vita di cui si parla.

      • Il Matto ha detto:

        Certamente!

        Ma, continuando, occorrerebbe individuare le componenti dell’ego (detto anche piccolo io) onde liberarsene.

        Questa, a mio parere, è l’indagine più importante da condurre su se stessi, ovvero l’introspezione.

        P.S. Non basta essere cattolici tutti d’un pezzo. Anzi …

        • daouda ha detto:

          Il cattoliceismo alle volte è riduzionista ma non per questo si possono accettare le visioni gnostico-naturali ( quelle diciamo normali e non devianti ).
          Perché se il proprio Sé lo si vuol riconoscere nell’Unico Uno, non si comprende che si compie l’errore di voler rapportare la catena del consecutivo-coniguo-continuo a DIO, cosa che è impossibile.
          Difatti LUI discese, non noi ascendemmo a LUI. Ergo aldilà delle sistematizzazioni o settorializzazioni che ogni religione ha in comune o alle volte taluna approfondisce meglio rispetto tal’altra, qui è la totale diversità fra cristianesimo ed altre sapienzialità naturali.
          Se ho scritto tutta sta pappa è solo perché a me pare a te capiti spesso di buttare tutto sull’indifferentismo, probabilmente ti avrò frainteso.

          Una buona domenica!

          • Il Matto ha detto:

            “Indifferentismo” è una cosa, indifferenziato un’altra, anzi tutt’altra cosa.

            Ma, sai, è facile ritrovarsi a cucinare una “pappa”, non solo a te , ma anche a me e a chiunque altro. Basta esserne consapevoli, ma questo non è così facile.

            Una volta qualcuno mi disse che a parole si può dimostrare che la luna è di formaggio.

            Buona domenica a te.

          • Daouda ha detto:

            Di certo non si è consapevoli facendolo presente come espediente retorico come me.

            Indifferenziato è termine troppo marcato tipicamente politeista e non lo approvo. Le parole potranno pure dimostrare tutto, ma i principi intuitivi ne abilitano l’uso al servizio del simbolico, cosicché sarebbe latticina una luna per dei topi, ed a ragione, se fossero dotati di simiglianza con DIO, e non del nous riducendo gli umani ad angeli incarnati.
            Scrive cose interessanti ma non è biblico, tutto qua, e scusi se ironeggio, ma sà che come lei sorvola su esoteristi da strapazzo, non dovrebbe alimentare le aspirazioni di un cattolicesimo ferito. Qui abbiamo scelto e conosciuto il Cristo grazie a LUI stesso, e non importa un qualsivoglia grado realizzativo.
            Lei apre vette e percorsi ma per una comunità ferita non credo giovi.
            Ho scrito ironeggià perché so il primo per ritornare al formaggio.
            Difatti il cristiano doveva vivere accanto a tutti, poi si è sognato che doveva rivendicare qualcosa, prima di tutto religiosamente, o forse solo qua…forse dovrebbe spiegarsi di più, lei che fa arricoli o testi, per circostanziare meglio anche nel lirismo…