Verità e Bellezza del Rito Antico. Un Libro di Massimo Cicero.
23 Ottobre 2021
Marco Tosatti
Carissimi StilumCuriali oggi vorrei portare alla vostra attenzione un libro che sto finendo di leggere in questi giorni, e che ho trovato estremamente chiaro e interessante, e che può costituire una guida valida in questo periodo in cui per ragioni purtroppo tristi si è tornato a parlare di Messa e di Rito Antico. Si tratta di “Verità e Bellezza del rito antico”, di Massimo Cicero, edito da La Fontana di Siloe. Penso che il modo migliore di presentare quest’opera è di lasciare la parola all’autore. Buona lettura.
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Premessa e metodo
Quante volte ci sentiamo obiettare, con occhi più̀ che meravigliati, «va bene tutto ma no, il latino no!», quando confidiamo che andiamo ad assistere alla Santa Messa in Rito Antico piuttosto che a quella moderna. Quante volte ci siamo sentiti dire, persino da affetti cari, «fai parte di una setta!».
Abbiamo dunque avvertito il bisogno di riordinare, fermare su carta per poter trasmettere, pensieri e parole sulla Messa cattolica, sulla Verità̀, per rispondere misericordiosamente, avverbio in questi anni così tanto di moda e mai così tanto volutamente distorto nel suo significato cattolico, agli affettuosi rilievi. Rendere così onore alla maestosa bellezza dell’Antico Rito, che è la stessa bellezza di Cristo, rendere omaggio alla sua storia.
Pensieri e parole per capire come essa sia stata «rinchiusa», da sedicenti cattolici, nelle segrete del castello postconciliare e perché́ poi si sia cercato un suo recupero, almeno parziale, con san Giovanni Paolo II e soprattutto con papa Benedetto XVI. Pensieri e parole che evidenzino le profonde differenze con la Messa attuale del post‐Concilio e promulgata da Paolo VI nel 1969.
Pensieri e parole che vorrebbero suscitare, nei cari lettori, almeno una goccia di «santa curiosità̀» perché́ possano provare, a Dio piacendo, ad avvicinarsi alla Messa in Rito Antico per entrare nel profondo del cattolicesimo romano, per capire come hanno celebrato per venti secoli i nostri Santi del Cielo fino a 50 anni fa, quando qualcuno, in maniera improvvida, decise che quella celebrazione ricca di due millenni di storia e di celeste tradizione, non era più in linea con il mondo moderno.
Per avvicinarsi alla Santa Messa di Rito Antico non serve molto: un cuore ben predisposto alla scoperta della Verità̀ e della bellezza, in una parola di Cristo, e in mano un messalino latino/italiano facilmente acquistabile in una libreria fisica oppure online. E, per chi è più tecnologico, l’app Vetus Ordo dove è possibile trovare i testi affiancati latino/italiano di ogni Santa Messa giornaliera.
Non abbiamo studi classici, purtroppo, non conosciamo il latino, se non qualche preghiera, per cui dobbiamo profonda gratitudine alle Madri dell’Istituto Dottrina Cristiana di Via Poerio a Monteverde Vecchio, a Roma, quando, nell’età̀ della spensieratezza, le hanno insegnate a noi marmocchi tra un abbecedario e un pallone.
Questo nostro lavoro non ha nessun intento teologico. Anzi, già sentiamo gli echi delle parole di cari amici sacerdoti che avranno certamente da ridire. Ci perdonino reverendi Padri: siamo umili lavoratori nella vigna del Signore, come disse qualcuno più autorevole di noi, e non ci rassegniamo a veder trascurare, se non addirittura osteggiare, da larga parte del clero di Santa Madre Chiesa, che è sempre stata maestra di bellezza, un così grande tesoro qual è la Messa in Rito Antico. Questo lavoro non ha neppure la pretesa di completezza: ogni singolo aspetto affrontato in questo libro avrebbe bisogno di approfondimenti specifici, chissà̀ in future pubblicazioni… lasciamo alla Provvidenza la nostra guida.
Questo lavoro vuole essere semplicemente un atto d’amore che sentiamo di offrire alla Messa in Rito Antico, speran‐ do di rendervi partecipi di cotanta maestosità̀.
E inizieremo ricordando cos’è la Messa cattolica, e il ruolo del Concilio di Trento e di san Pio V nella sua definizione; proseguiremo poi verso i nostri giorni raccontando in sintesi le vicende che l’hanno travolta, vicende legate al Concilio Vaticano II e al post-Concilio, fino alla sua riabilitazione nel 2007 grazie al Summorum Pontificum di papa Benedetto XVI. All’interno della linea temporale dovremmo fare una necessaria sosta per dare un accenno alla concezione luterana della celebrazione liturgica, accenno utile per capire la messa post- conciliare. Scenderemo poi nel dettaglio per affrontare le principali differenze fra le due celebrazioni e proveremo a trasmettervi e farvi partecipi della bellezza del latino, del canto gregoriano e del silenzio nella Messa in Rito Antico (chiamata anche di rito Romano o Vetus Ordo, per distinguerla dal Novus Ordo postconciliare). Infine, due testi, in appendice, ripresi integralmente da due siti internet di riferimento per chi scrive (di ambedue sono indicati in nota i link). Nel primo, La Messa tridentina non è vera perché́ è bella, ma è bella perché́ vera, tratto dal sito Il Cammino dei Tre Sentieri (www.itresentieri. it), il direttore Corrado Gnerre descrive, come meglio non si potrebbe, il rapporto tra bellezza e Verità̀ nella Messa in Rito Antico. Il secondo articolo ha come titolo Lettera a un sacerdote del «Summorum Pontificum» ed è tratto dal blog di Cesare Baronio (www.opportuneimportune.blogspot.com). La lettera, molto emozionante, tutta da leggere, testimonia le difficoltà in cui si trovano i sacerdoti che vogliono celebrare in Rito Antico, specialmente in questi tempi.
Chiude questo piccolo approfondimento l’appendice n. 3, molto sintetica, su come si svolge la Messa in Rito Antico e nella quale abbiamo inserito i testi delle preghiere più recitate.
Rito antico dunque: ma cosa intendiamo per rito? Papa Benedetto XVI, nella sua prefazione al libro di A. Rein, Lo sviluppo organico della liturgia (Cantagalli Editore, 2013), scrive:
Il «rito», e cioè̀ la forma di celebrazione e di preghiera che matura nella fede e nella vita della Chiesa, è forma condensata della Tradizione vivente, nella quale la sfera del rito esprime l’insieme della sua fede e della sua preghiera, rendendo così sperimentabile allo stesso tempo, la comunione tra le generazioni, la comunione con coloro che pregano prima di noi e dopo di noi. Così il rito è come un dono fatto alla Chiesa, una forma vivente di parádosis [la trasmissione della Tradizione, N.d.A.].
Una doverosa precisazione alla fine di questa introduzione: il testo che presentiamo è stato composto dopo mesi di dibattiti, di studio e di preziose letture (oltre naturalmente alla frequentazione, ormai da oltre due anni, della Santa Messa in Rito Antico). È un pamphlet composto da tutti questi apporti razionalizzati ed espressi nel testo, con i dovuti richiami, i cui autori ringraziamo anticipatamente. Vi invitiamo ad approfondire questo nostro elaborato attraverso la lettura integrale dei testi citati, i cui riferimenti troverete nelle diverse note a piè di pagina.
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And here is the link to the book in English.
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Tag: cicero, rito antico, vetus ordo
Categoria: LIBRI
In risposta alla richiesta avanzata con il Motu Proprio “Magnum Principium” del 3 settembre 2017, concernente l’adeguamento delle versioni dei libri liturgici in base alle modifiche apportate ai §§ 2 e 3 del can. 838 del Codice di Diritto Canonico, la Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti ha emanato, ieri, il decreto “Postquam Summus Pontifex”, in attuazione delle disposizioni in esso contenute. Allo scopo «di chiarire e determinare la normativa in materia di edizione, recognitio e confirmatio dei libri liturgici, operazioni che implicano sia le Conferenze Episcopali sia la Sede Apostolica, istanze in dialogo tra loro, secondo le proprie competenze», rispondendo al “desiderio” espresso dal papa nel Motu Proprio che l’organismo di Curia indicato ««aiuti le Conferenze Episcopali ad espletare il loro compito e si adoperi per promuovere sempre di più la vita liturgica della Chiesa Latina».
Qui il documento pubblicato da “L’Osservatore Romano”
https://drive.google.com/file/d/16aBD2KP-9Qi_eK87TKxy5Ojk6GCkHha7/view
E.C..
Qui, sul documento, articolo a firma del prefetto del dicastero, pubblicato da “L’Osservatore Romano”