La Palombelli , e il “Femminicidio” Universale…un Commento di Porfiri.
21 Settembre 2021
Marco Tosatti
Carissimi Stilumcuriali, il maestro Aurelio Porfiri affronta con la consueta semplicità e chiarezza uno egli equivoci creati dal politically correct, la teoria del “femminicidio”. Buona lettura e discussione.
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Vogliamo la parità dei sessi
Sarò forse in difetto, ma non capisco le polemiche successive alla dichiarazione della giornalista Barbara Palombelli, che reagendo ai “femminicidi” ha detto più o meno che a volte accadono in situazioni in cui chi compie il gesto omicida è esasperato da una situazione familiare difficile. Questo non giustifica mai l’assassinio, ovviamente, ma spiega un fatto semplice: che le uccisioni non sono in odio alle donne (il che giustificherebbe il termine “femminicidio”) ma a particolari esseri di sesso femminile che in qualche modo sono in relazione con il perpetratore dell’insano gesto.
Odiare la propria moglie non vuol dire odiare tutte le donne, ma quella particolare donna. Se una donna uccide un uomo solitamente non si prende questo come un gesto di odio per gli uomini in generale e anzi a volte si va a rimestare per vedere se l’uomo non se la fosse un po’ cercata. Insomma, questa narrativa dell’uomo sempre colpevole e della donna sempre vittima va un po’ contro quello che ci è stato insegnato a più non posso negli ultimi decenni: la parità dei sessi.
Sappiamo che esiste una naturale differenza ed opposizione tra i due sessi, il che crea la bellezza del maschile e del femminile.
Ricordiamo che nella Genesi Dio crea la donna “come un soccorso di fronte a lui”. Il biblista André Wenin così spiega questo passaggio: “La preposizione «come» introduce un’idea di approssimazione o di pressappoco, che suggerisce come, nel rapporto contemplato da Dio, l’uno non potrà essere definito a partire dall’altro. Il sostantivo ebraico, che non ha corrispettivo in italiano, si può tradurre «di fronte a» e descrive l’altro come qualcuno che si trova di fronte, con una possibile sfumatura di confronto e anche di affronto. Per quanto riguarda il verbo derivato dalla stessa radice, nagad, «raccontare, riportare», potrebbe introdurre un’idea di comunicazione: l’altro sarebbe allora destinato a essere un «corrispondente», un «rispondente»” (Erranze umane). Insomma, questa idea di una opposizione e differenza, che in tutti i modi si è tentato di abbattere in nome di un ugualitarismo falso e inumano, esiste e nelle sue manifestazioni estreme sbocca nella patologia omicida. Ma condannando la violenza verso entrambi i sessi, non dobbiamo fare finta che questa differenza non esista e che sua a volte causa di esasperazione e anche di timore reciproco. Douglas Murray nel suo bel libro La pazzia delle folle afferma: “In The Blank Slate (Tabula rasa), un libro pubblicato nel 2002, Steven Pinker notava che il genere era già diventato uno dei «problemi scottanti» all’ordine del giorno. Sembrava tuttavia fiducioso che il punto di vista scientifico avrebbe avuto la meglio. Per pagine e pagine elencava soltanto alcune delle differenze biologiche esistenti fra uomini e donne, come per esempio il fatto che nell’uomo il cervello «è più grande e ha più neuroni (anche tenendo conto della dimensione corporea)», mentre «nella donna è percentualmente maggiore la materia grigia», oltre al fatto che molte delle differenze psicologiche fra i sessi sono esattamente quelle che prevederebbe un biologo evoluzionista (i maschi in media più grossi delle femmine in virtù di una storia evolutiva caratterizzata da una violenta competizione per l’accoppiamento). E indirizzandosi verso quella che di lì a non molto sarebbe diventata un’altra bella questione, notava inoltre il diverso sviluppo fra il cervello dei ragazzi e delle ragazze, e gli effetti sul cervello di testosterone e androgeni. La sua è una stimolante replica scientifica a coloro che sostengono che non esistano differenze biologiche fra i sessi. Secondo Pinker: «Le cose non sembrano mettersi bene per la teoria secondo la quale maschi e femmine nascono identici, tranne che per i genitali, e tutte le altre differenze dipendono dal modo in cui sono trattati dalla società»”. Insomma, la parità dei sessi non può che prendere atto delle differenze ed essere una parità nella diversità.
Tornando a Barbara Palombelli, non c’è quindi niente di male nel riconoscere che situazioni delittuose spesso nascono da una esasperazione latente e non da un odio indiscriminato per le donne. Douglas Murray, nel libro citato prima anche afferma: “Se una cultura si adagia sull’idea che nei casi non soltanto di aggressione sessuale ma di avance sessuali indesiderate le donne vadano sempre credute, è inevitabile che in seno alla società nasca una certa confusione. Che cosa si deve pensare, come si dovrebbe reagire nelle situazioni in cui ci si è trovati con una donna che si comporta in quel modo tipicamente femminile? Come far quadrare l’informazione che si debba sempre credere alle donne con il fatto che ci sono intere industrie messe su per aiutare le donne a prendere gli uomini per il naso? O – per metterla dal lato più positivo – ad allettarli? Dopotutto, che cos’altro sono tutte quelle campagne pubblicitarie che invitano le donne a «far voltare le teste quest’estate»?
A chi appartengono le teste che sono invitate a far voltare? A qualunque donna di passaggio, nella speranza che acquisti, poniamo, lo stesso vestito o costume da bagno? O agli uomini?”. E come reagire ad una cultura che fa degli uomini degli odiatori a prescindere del sesso che è stato creato loro in opposizione?
Certo, ci sono uomini che odiano le donne, ma sono veramente una minoranza. Ho incontrato più donne che odiano gli uomini ma anche qui si tende a giustificarle sempre a partire dalle mancanze degli uomini che certamente esistono ma non in misura maggiore di quelle del sesso (biblicamente) opposto.
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Tag: femminicidio, palombelli, porfiri
Categoria: Generale
Guardate un po’ qua.
http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6737
Ormai quando si parla di donne (e pure di uomini ed altro) occorrerebbe specificare se xx o yx
La donna nei regimi religiosi del XXI secolo.
– Città del Vaticano. (Conflittualità alle porte)
“Stanze singole con bagno privato: la caserma delle Guardie svizzere si adegua per poter ospitare in futuro anche donne-alabardiere. Il progetto prevede un investimento di 54 milioni di euro e dovrebbe essere completato nel 2026”. (https://www.quotidiano.net/cronaca/donne-nelle-guardie-svizzere-cade-il-tabu-1.6795478)
– Afganistan. (Prevenzione dei conflitti)
I Talebani separano nelle aule le donne dagli uomini.
Dunque:
– Vatican inclusivo (però in stanze separate, con bagno…)
– Taleban esclusivo (però in stanze comuni, senza bagno…)
Non si capisce più niente…
Uno dei più forti attacchi del nichilismo nella società contemporanea è la concezione della donna come umanità alternativa all’uomo: ciò che si chiama femminismo. Per la Rivelazione cristiana e per la legge naturale l’uomo e la donna sono complementari, non alternativi, sono una sola umanità.
Ma nel femminismo il principio di alterità è divenuto il principio del conflitto, poiché esso considera che tutto ciò che l’uomo ha costruito nella società di cui egli è stato il centro sia stato costruito contro la donna. La lotta dei sessi sostituisce la lotta di classe, il principio di trasformare la differenza in conflitto è il principio anticristico che tende a trasformare il contrario nell’ostile e a fare quindi della negazione il principio stesso della vita.
(Gianni Baget Bozzo L’Anticristo)
Io penso che la situazione attuale sia nata non dal negare le differenze, quanto dall’esasperarle. La differenza divenuta contrapposizione si è rovesciata nel suo contrario, con la saldatura di una parte del movimento femminista con quello omosessuale.
Come sempre, un articolo apprezzabile. Ne approfitto per fare una constatazione che forse ha qualche valore. Il termine femminicidio è comunemente accettato e usato nel mondo cattolico. A me sembra che sia strano che nessuno abbia notato che femminicidio significhi letteralmente uccisione di una femmina, non di una donna…così si abbassa il livello del crimine…i termini uomo e donna sono di un livello superiore a quello di maschio e femmina, che indicano soltanto la differenza sessuale degli esemplari di Homo sapiens e di tutti i mammiferi e non solo. È un ennesimo esempio della falsità del linguaggio politicamente corretto o, come si diceva una volta, dell’antilingua. Shalom.
Anche nei rapporti tra fratello e sorella, esistono sorelle che provocano i fratelli in continuazione per metterli in cattiva luce e stare al centro dell’attenzione.
O che maltrattano il padre, per farlo sentire in colpa e estorcergli soldi.
Mi riesce molto arduo considerare questo tipo di donne come vittime o represse. Nel migliore dei casi le considero gatte morte. Ma di ciò nessuno parla. Il cattivo è sempre l’uomo.
“Getta la moglie dalla finestra perché ha messo troppo sale nella minestra”.
Esagerato!
Sì, ma a lunga storia precedente l’evento delittuoso chi la conosce?
Naturalmente ciò valendo anche per una moglie che defenestrasse il marito.
Certo che, stando alla cronaca, la casistica è a sfavore delle donne, e ciò dovrebbe far pensare qualcosa di diverso dal solito ritornello del “maschio padrone” e della non ancora raggiunta “emancipazione della donna” col quale si liquida la faccenda.
Forse i motivi sono molto più profondi e gravi.
P.S. Ho impiegato termini obsoleti come “moglie” e marito”. Più “à la page” avrei dovuto dire “compagna” e “compagno” ovviamente secondo l’aggiornamento gender.
«“Getta la moglie dalla finestra perché ha messo troppo sale nella minestra”».
Un proverbio cinese è meno cruento:
“Quando torni a casa picchia tua moglie: tu non sai perché, ma lei lo sa”.
Battuta per battuta ovviamente, perché poi c’è l’antidoto:
“Una donna non va toccata nemmeno con un fiore”.
Ma tutto questo è fuori tema al grave problema in argomento.