Perché Dio, un Giorno, Disse: “Che Tutto Rimanga Come’è”.
6 Settembre 2021
Marco Tosatti
Carissimi Stilumcuriali, un amico fedele del nostro sito ci offre questo racconto un po’ lieve e un po’ sconsolato, sulle ragioni profondissime per cui nuotiamo abitualmente in un mare di semiverità, semibugie, bugie dichiarate e poche verità. Buona distensione, e buona lettura.
§§§
Racconto di pura fantasia.
Questo successe una volta … ed avrebbe potuto cambiare la storia del mondo …
“Menzogna e Veritá”
Un tempo addietro non ben stabilito il Signore inizió a considerare se era forse opportuno apportare dei miglioramenti alla conduzione delle cose. E dopo averci pensato un poco disse: “Sto valutando l´idea di abolire la menzogna in tutto il Creato. Chi ha dei dubbi venga davanti a me ed esponga le sue ragioni”.
Il Principe che stava andando qua e lá per l´universo a caccia di nuove occasioni, accolse l´annuncio con allarme e subito si precipitó a Corte e giunto davanti al Signore diede voce ai propri dubbi “Mi é giunta la notizia che Tu vuoi forse abolire la menzogna. Questo ti rende giustizia perché Tu sei la Veritá e niente dovrebbe esistere che si allontana dalla Tua parola
. Ma io … io vivo di questa … se mi viene tolto il mio piú utile strumento di lavoro come supponi che possa continuare ad operare? Quale vero traguardo potró mai ottenere senza di essa? A che scopo poi dovró andare qua e lá per gli spazi dell´universo? Del resto … vedi gli uomini come sono? Ti amano solo perché gli dai delle cose e gli permetti delle licenze … adorano gli oggetti, la ricchezza, la lussuria, la concupiscenza … e soprattutto sé stessi … e l´amano tanto da considerarle al pari e piú di qualsiasi divinitá: tendono sempre a dimenticare Chi gliele dá o ancora non gliele rende impossibili quando esagerano. Se tu darai loro solo la veritá e non conosceranno mai piú la menzogna, non sentiranno piú il bisogno di amarti per quello che sei ma per quello che gli dai. Come farai poi a distinguere chi mostra di amarti perché ti ama veramente da chi fa finta di amarti perché vuole solo sfruttare egoisticamente la Tua infinita bontá? Solo immergendoli nello scintillio e l´edulcorazione della menzogna puó essere esaltata davanti ai tuoi occhi quella sostanza invisibile che tende ad impregnarli fin nella profonditá della loro anima, tanto piú quanto piú importanza si danno, e che si chiama ipocrisia. Io, che sono il maestro insuperato della menzogna, posso esserti di notevole aiuto in questo. Ritira il tuo proposito dunque, perché la vita terrena é soprattutto prova, e questa prova la supera solo chi veramente Ti ama.
Il Signore pensó alle parole del Principe, le ritenne giuste e lasció cadere il Suo proposito.
Qualche tempo dopo il Signore disse: “Sto valutando l´idea di abolire la veritá in tutto il Creato. Chi ha dei dubbi venga davanti a me ed esponga le sue ragioni”.
Il Principe, che stava andando qua e lá per l´universo a caccia di nuove occasioni, al ricevere la notizia si rallegró. Ma subito dopo ci pensó sopra e decise anche questa volta di andare a Corte e giunto davanti al Signore diede voce ai propri dubbi: “Mi é giunta la notizia che Tu hai forse l´intenzione di abolire la veritá … questo mostra veramente la Tua potenza perché nelle tua Persona é insito il diritto di decidere ogni cosa … ma come ritieni che io possa continuare ad agire se la veritá scompare? non si é servita la menzogna sempre della veritá? omettendola, sminuendola, ingrandendola, sfigurandola, distorcendola, travisandola … addirittura affermandola ma allo stesso tempo negando che é lei? Come fa la menzogna ad esistere se non esiste la veritá … che deve essere tanto piú grande quanto é piú grande la veritá? Da prima della notte dei tempi io vivo e contro quale fantasma dovró combattere da oggi se non esistesse piu la veritá … io che usando soprattutto la menzogna mi diletto da sempre a sfaccettare a modo mio, inziando dai loro punti piú deboli, le anime fatte da Te?”
Il Signore: “Di cosa ti lamenti? Ti verrebbe di fatto concesso di vendere tutto quel che dici come ora si vende la veritá … di fatto diventeresti quasi come me … l´hai sempre voluto e ora quasi non vuoi piú?”
Il Principe: “Concedere? Non conosco questo verbo … io conosco solo i verbi “ribellarsi, combattere, rovesciare, distruggere … conquistare …””
Il Signore: “Ribellarsi combattere, rovesciare, conquistare … CHI? … tu forse intendi noi tre? non hai alcuna possibilitá di riuscire in questo”.
Il Principe: “Questo al momento non é importante … l´importante per me é che ora gli uomini sulla terra lo credano e che mi amino per questo e per quello che sono, e che mi vogliano come loro condottiero ed unico dio. Ritira il tuo proposito dunque, perché la vita terrena, che é soprattutto prova, quando non riconosce la Veritá é una vita utile solo a sé stessa, e questa prova la supera solo chi La riconosce …. e chi non vuole riconoscere Te davanti agli uomini, che allora riconosca me …e che oltrepassi senza nessun rimpianto le porte del mio regno …”.
Il Signore emise il decreto finale: “Che tutto rimanga come é”.
UnaOpinione
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Tag: demonio, dio, racconto, una opinione
Categoria: Generale
Per il gentile dott. Tosatti: come al solito ho sbagliato il luogo del post. Potrebbe farlo apparire a “Il matto 6.9.21 ore 18,30?”. Grazie
No, non posso. Ma questa correzione basterà.
Tutto a posto, UNAOPINIONE.
Grazie.
Non so perché,Matto, ma le voglio bene
Mimma,
questa sua dichiarazione mi ha messo al tappeto. Dico sul serio!
E mai andare al tappeto fu così gradito!
Splendido!
Grazie mille
Altrettante (e piú) grazie per lo splendido apprezzamento del racconto.
Sei cose il Signore detesta e non può assolutamente sopportare :
Uno sguardo superbo,
Una lingua bugiarda,
Mani che uccidono gli innocenti,
Una mente che fa progetti malvagi,
Piedi che corrono a fare il male,
Testimoni che dicono il falso,
anzi una settima egli odia ancora di più :
Chi provoca liti fra i fratelli
Dal sesto capitolo del libro dei Proverbi.
“Il Signore emise il decreto finale: ‘Che tutto rimanga come é’ ”.
Dunque questo “rimanere come è” riguardo a “tutto” è la volontà del Signore.
E se è la volontà del Signore, non è assurdo e blasfemo lamentarsene?
Si può ricordare il famoso: “Non si muove foglia che Dio non voglia”.
E allora, di nuovo, cosa c’è da lamentarsi, o, addirittura da disperarsi?
Vorrei dire innanzi tutto che non posseggo il dono della perfezione. Ma se anche un qualcosa si avvicina seppur minimante alla Veritá e sempre sforzandomi sinceramente il piú possibile di avvicinarmi a Lei, ebbene, anche a costo di critiche, penso che sia meglio scriverlo (se poi ho commesso una blasfemia, cercheró il perdono di Dio) che tacere (soprattutto se queste cose mi vengono in testa e ritengo che non siano per niente farina del mio sacco).
Nella storia il Signore non decide e poi attua (come fa durante la Creazione), ma cerca il dialogo con gli interessati (e questo diversamente da papa Francesco che decide e basta pur in presenza di interessati, senza essere il Signore tra l´altro).
Il Principe in effetti non si lamenta, ma dice di fronte a questo proposito sul quale é stato invitato tra l´altro ad esprimersi: “… questo mostra veramente la Tua potenza perché nelle tua Persona é insito il diritto di decidere ogni cosa”, cosí mostrando formalmente di volersi sottomettere a qualsiasi decisione che il Signore voglia prendere. In termini concreti sono io che uso il termine “lamentarsi” non Lui. Del resto, come si evince da tutta la storia, l´abolizione della veritá non é un qualcosa che viene desiderata dal Principe.
D´altro canto mi viene in mente la scena fra il Signore e Mosé, dove il Signore, irato, dice di voler distruggere tutto il popolo (ma gli apre la possibilitá anche di non decidere cosí, con un “lascia che ..”), ma nonostante ció ascolta le parole di Mosé (“Ora lascia che la mia ira si accenda contro di loro e li distrugga. Di te invece farò una grande nazione. Mosè allora supplicò il Signore, suo Dio …” (Esodo 32:10, 11 parz.).
Non so … se Dio dice di aver giá deciso qualcosa (e qui mi ricordo il sogno avuto due volte consecutive dal faraone dove con ció mostrava che la decisione era definitiva e non solo una volta) e qualcuno gli rivolge una supplica per evitare un fatto ritenuto da lui troppo doloroso/non voluto, cadrá questa supplica (e che io ben posso interpretare come un lamento) sicuramente nel vuoto oppure verrá comunque considerata ed eventualmente accolta? É questa volontá di supplica (che per me puó assumere anche la forma di lamento) una blasfemia?
Spero di aver capito bene il suo intervento (e che il rimprovero non sia un altro, di cui io per primo non parlo) e di averle dato una risposta accettabile.
Vorrei ritirare la parole “che il rimprovero non sia un altro” e sostituirla con “che la questione non sia in realtá un´altra”.
Risposta più che accettabile.
Da parte mia, anche per un paio di esperienze piuttosto dure che la vita (la vita o il Signore?) mi ha riservato, ho imparato ad accettare attivamente ciò che per giorno per giorno, anzi attimo per attimo la vita (la vita o il Signore?) mi presenta.
Dico accettare “attivamente” nel senso di un adeguarmi immediato alle vicende così come esse mi si pongono, indipendentemente dalla loro piacevolezza o spiacevolezza. Appunto senza lamento (il che non significa diventare statue di marmo indifferenti alla gioia e al dolore).
Come scriveva l’ultimo samurai Yukio MIshima: “La vita è la danza sul cratere di un vulcano che non sai quando erutterà”.
Tutti sperimentano prima o poi l’imprevedibilità della vita (della vita o del Signore?), ma non tutti, anzi quasi nessuno, si adegua senza un istintivo lamentarsi, che, oltre tutto, è inutile e appesantisce la situazione spiacevole.
Spero, a mia volta, di aver chiarito la Sua perplessità circa il “rimprovero”, che in nessun caso voleva essere un rimprovero, ed anzi mi scuso se ho dato questa impressione.
Grazie e un cordiale saluto.
Il binomio adagio popolare: “Non si muove foglia che Dio non voglia” e versetto evangelico: “I miei pensieri non sono i vostri pensieri, la mie vie non sono le vostre vie” esprime lo svolgersi della nostra esistenza. Hai perfettamente ragione, caro Matto, perché, dunque, lamentarsi o disperarsi?
Anch’io ho imparato da lungo tempo, considerata la mia età, ad accettare senza lamenti, ribellioni o disperazioni ciò che mi succede e a chiedermi che cosa il Signore intende con ciò manifestarmi. Al più, se quanto mi piomba addosso può provocarmi danni, da buon combattente mi rintano nel rifugio e aspetto pazientemente che cessi il bombardamento, anche perché dopo la bufera torna sempre il sereno.
Si!
Ora il cielo è sereno, ora il cielo è grigio.
Ora è estate, ora è autunno, ora è inverno, ora è primavera.
Abbiamo in noi il dono di vivere questi cambiamenti gioendo e soffrendo ma rimanendo integri nel nostro Centro che è il Signore.
Ho scritto la mia risposta un poco in fretta e solo in un secondo momento mi sono reso conto che la parola che ho usato non corrispondeva al mio pensiero.
Per cui mi scuso per aver dato vita a questo malinteso.