BDV: Consigli e Ricette per i tempi Difficili. Per lo Spirito e il Corpo.

29 Agosto 2021 Pubblicato da

 

Marco Tosatti

Cari amici e nemici di Stilum Curiae, Benedetta De Vito ci regala questo articolo godibilissimo, in questi tempi difficili, per lo spirito e – se siete in grado di seguirla nelle ricette – per il corpo. Buona lettura, e buona preghiera e degustazione.

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Siccome viviamo tempi davvero cupi e il sentiero è stretto, in solitaria, a volte irto di spine e sassi appuntiti, di seguito mi piace raccontar quali sono le armi che io uso per l’andar diritta, seguendo il Signore su passi d’oro e nonostante tutto. E così mi piacerebbe che chi legge possa raccontar dei suoi archi e delle spade che conduce seco per costruir la casa sulla roccia con i piedi ben piantati nelle radici innocenti della terra e il capo in cielo. Comincio io e poi spero che qualcuno mi segua. E avanti, senza andare a capo perché al primo posto, e chiniamo il capo in segno di umiltà per la gloria immensa Sua, è la Santa Messa quotidiana, che mi piace prendere al mattino molto presto quando il sole, in pigiama, s’affaccia appena sulla finestrella che dà su via de Serpenti. Mia, e di tanti altri, è la messa celebrata dai padri stimmatini nella chiesa bella di Sant’Agata dei Goti. La Santa Eucarestia, non quotidiana ma quasi, è il pane del cielo che nutre l’anima mia e dà vigore al corpo. E ora prendo il volo e vado avanti a ruota libera, raccontando in trasparenza, come mi tengo sul cammino.

La preghiera continua e anche del cuore è la seconda infallibile arma. Di solito sono due o tre rosari al giorno, mentre lavo, cucino, stiro, servo in tavola. E poi, una giaculatoria che recito tra me, con gioia tanta perché racconta, lei da sola, tutta la mia devozione trinitaria. A volte invece mi basta dir: “Signore, ti amo” e il sorriso s’accende prima nel cuore e poi sul volto ridente. E mi pare di poter affrontare anche Golia… L’anima si veste di rosa mentre, unita al suo Signore, mi conduce su prati verdi, a fonti d’acqua.

Intanto il corpo, lui pure, desidera restare nella pace del cuore che pervade l’intera mia persona. E per lui ho inventato tre ricette che sono sugo del buon vivere, nel “pane quotidiano” terrestre. Ho, prima di tutto, inventato “L’acqua di mela” ispirata alle ricette benedettine di Santa Ildegarda (che amo) e che sistema intestino e stomaco in delizia. E si fa così. Prendete una mela, grattugiatela per benino e, mischiata all’acqua, versatela in un contenitore di vetro. Aggiungete marmellata di prugne (due cucchiaini) e un poco di cannella. In frigo, poi, sarà lì a lievitare a modo suo regalando, il giorno dopo, una bevanda fresca che giova al corpo e all’anima.

Quando il cuore, vedendo l’arido deserto attorno, si spaura e teme per le minacce che vengono dai comitati e dai governi nazionali e internazionali, ecco che fa capolino Santa Emerenziana, piccola romana che, per presenziare al funerale di Sant’Agnese, sua collattanea, perse la vita, lapidata, e guadagnò il Paradiso e l’eterna stella del martirio. Allora per ricordare il coraggio di Emerenziana e chiederle di prestarne un poco anche a me, mi metto a fare i “Sassolini di Santa Emerenziana”, che sono dei biscottini di pasta frolla, arricchiti da noci e pinoli o uvetta, a scelta. Io non uso pesare gli ingredienti sicché mi guida il “q.b”. Il mio segreto però, per rendere i dolcetti morbidi, è di sbattere per benino i tuorli con lo zucchero e poi ancora con il burro e solo dopo, a impasto fatto, aggiungere la farina. Vorrei anche dirvi del buonissimo “Dolce di San Michele” che sforno per le grandi occasioni e regalo anche agli stimmatini (che lo apprezzano), ma dovrei qui scrivere dell’ingrediente segreto che, per ora, tengo per me, perché qualcosa devo pur serbar segreto, nel cuore, legato al Cuore di Gesù.

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12 commenti

  • Alessandro ha detto:

    Leggerla, carissima, mi dà tanta serenità.

  • Nuccio Viglietti ha detto:

    Che bello sarebbe vivere siffatta vita a noi preclusa…!!…https://ilgattomattoquotidiano.wordpress.com/

  • Il Matto ha detto:

    Mi sembra (ma io sono matto) di ravvisare il profumo Zen dello scritto della signora De Vito dal punto in cui comincia a parlare dell'”acqua di mela”, che mi viene da accostare al tè nella cultura nipponica.

    “I. La tazza dell’umanità
    In origine il tè fu medicina, per poi trasformarsi in bevanda. Nella Cina dell’VIII secolo entrò a far parte del regno della poesia, come uno dei passatempi raffinati. Nel XV secolo il Giappone lo elevò a religione estetica – il tèismo. Si tratta di un culto fondato sull’adorazione del bello, in contrapposizione alle miserie della vita quotidiana. Il tèismo ispira purezza e armonia, il mistero della carità reciproca, il senso romantico dell’ordine sociale. Fondamentalmente è un culto dell’Imperfetto, e al tempo stesso un fragile tentativo di realizzare qualcosa di possibile in quell’impossibile che per noi è la vita.

    La filosofia del tè non è mero estetismo nella comune accezione del termine, giacché esprime, insieme all’etica e alla religione, la nostra concezione dell’uomo e della natura. È igiene, in quanto costringe alla pulizia; è economia, in quanto mostra che il benessere va ricercato nelle cose semplici, non in quelle complicate e costose; è geometria morale, in quanto definisce il rapporto armonico tra noi e l’universo. Rappresenta l’autentico spirito della democrazia orientale, giacché trasforma tutti coloro che gli sono devoti in aristocratici del gusto.

    Chi non è in grado di riconoscere la piccolezza delle grandi cose che ha in sé, tende a trascurare la grandezza delle piccole cose negli altri.

    C’è un fascino sottile nel gusto del tè, che lo rende irresistibile e ne favorisce l’idealizzazione. Gli uomini di spirito occidentali non tardarono a mescolare la fragranza del proprio pensiero con il suo aroma. Il tè non ha l’arroganza del vino, né la supponenza del caffè, e neppure la leziosa innocenza del cacao.

    Perché il tèismo è l’arte di celare la bellezza così che la si possa scoprire, di accennare quello che non osiamo rivelare apertamente. È il nobile segreto di saper ridere di se stessi, pacatamente ma senza reticenze, ed è quindi lo humour stesso – il sorriso della filosofia”.
    Okakura Kakuzo, Il libro del tè.

  • Veronica Cireneo ha detto:

    Gentile signora Benedetta, grazie per l’imput.
    I greci dicevano che per vivere pienamente bisogna nutrire l’ anima, il corpo e la mente.

    Per quanto riguarda l’anima mi nutro della meditazione quotidiana della Passione di NSGC, tutti i giorni da un anno e mezzo circa, momento in cui chiusero le chiese.
    Oltre al rosario quotidiano e la Coroncina della Misericordia, che recito alle 15.
    Per la Messa percorro 200 km la domenica per partecipare al vetus ordo solenne.
    Se vado in chiesa durante la settimana è per adorare Gesù nel Tabernacolo, quando non c’è nessuno e se mi capita di avere le forze assisto anche al novus ordo, ponendomi in fondo e offrendo la mia presenza per riparare e consolare Gesù in quei momenti in cui viene più vituperato e facendo la Comunione Spirituale,come fa un amico quando l’amato è sottoposto a prove e sofferenze. E come fece Maria sotto la Croce, in mezzo ai soldati.

    Per quanto riguarda il corpo un’ora di nuoto al giorno in mare, d’estate non me lo toglie nessuno e che gioia e che preghiere di ringraziamento sgorgano, immersa in quel vellutato liquido avvolgente che culla.
    D’inverno almeno un’ora al giorno di passeggiata nei boschi coi cani.
    La cura dell’orto e del giardino sono attività tra lo spirituale, il fisico e l’intellettuale.

    Si impara nella collaborazione con l’attività della natura che: ogni frutto è a suo tempo, che quello che si semina si raccoglie e che due più due fa quattro.

    Da quella scuola l’ ovvio, così aggredito nell’ambito politico, economico e sociale, non dà né tregua, né scampo.

    Condiscono la giornata le piccole opere di carità, gradite alle creature e allo sguardo del Creatore,grazie al Quale tutto vive e si muove.

    Buona domenica

  • angeles wernicke ha detto:

    Estimada Benedetta, gracias por sus recetas, la de vida y la de las masas…! Es parecida a la mìa (la de vida y la de oraciones e intenciones cotidianas). De esa manera mi casa, ademàs de mis perros, està poblada de gente del Santoral, gente de lo màs interesante y siempre amables y queribles. No conocìa a santa Emerenciana, pero gracias por presentàrmela! Y gracias por la receta de las masas! ! ! Dios te bendiga!

  • Rosa Rita La Marca ha detto:

    + Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi (Cor 1, 26-31)
    Considerate la vostra chiamata, fratelli: non ci sono fra voi molti sapienti dal punto di vista umano, né molti potenti, né molti nobili.
    Ma quello che è stolto per il mondo, Dio lo ha scelto per confondere i sapienti; quello che è debole per il mondo, Dio lo ha scelto per confondere i forti; quello che è ignobile e disprezzato per il mondo, quello che è nulla, Dio lo ha scelto per ridurre al nulla le cose che sono, perché nessuno possa vantarsi di fronte a Dio.
    Grazie a lui voi siete in Cristo Gesù, il quale per noi è diventato sapienza per opera di Dio, giustizia, santificazione e redenzione, perché, come sta scritto, chi si vanta, si vanti nel Signore.

  • Pater Luis Eduardo Rodrìguez Rodríguez ha detto:

    Cara Benedetta. Visto che pure io offro il Santo Sacrificio per Lei e sua famiglia, non è giusto che regali solo ai stimmatini il Dolce di San Michele…pure invii a me, con quelli di Sant’Emerenziana, che pure amo molto, e sua memoria 23 gennaio come la Festa degli Sponsali di Santa María e San Giuseppe…l’invio l’indirizzo (in Europa) al caro Marco Tossati, da dove poi, mi l’inviano qui nella Piccola Venezia…che è quello che significa Venezuela. Io non cucino. Grazie e la Benedizione.

    ET EXPECTO TRIUMPHUM CORDIS IMMACULATI MARIÆ.

    • Pater Luis Eduardo Rodríguez Rodríguez ha detto:

      Ancora: Lei m´assomiglia a DONNA DI SETTESOLI (Giacoma Frangipane de’ Settesoli, conosciuta come Jacopa de’ Settesoli e come frate Jacopa ( Roma, 1190 circa – Assisi, 1239 circa) la sola che ha avuto il privilegio d´essere seppellita esattamente da fronte il VERO SAN FRANCESCO D´ASSISI…ormai giá non lo seguono ne i “francescani”. Appunto, poco prima la morte, del Dies Natalis, San Francesco chiamó sua amata amica Donna di Settesoli, chiedendoli di portarli dei dolcetti che lei li faceva. Fu una donna nobile, e sicuramente per rinforzarla nella strada di santitá, il vero San Francesco ha voluto farli questo gesto, e sicuramente non era tanto per mangiarli, giá cosí addolorato per le Stimmate…inoltre serve a questi odierni Apostati, dal discorso marxista della falsa teologia non della liberazione ma della schiavitú, che diavolica ispira berORGOGLIO.

      Nella Festa del MARTIRIO DI SAN GIOVANNI BATTISTA, siccome Lei abita vicina San Silvestre in Capite, appunto per il teschio conservato di San Govanni Battista, Vi chiedo di pregare per me, quando possa visitare li, anche chiamata “chiesa degl´inglesi a Roma”.
      Grazie.

  • Francesca ha detto:

    Benedetta, le sue parole sono un balsamo per il cuore e non dubito che le sue ricette saranno una delizia per il palato appena le avrò preparate. Fa bene all’anima leggerla perché lei ci racconta una realtà che, fuori dalla confusione e dal chiasso che ci circondano, esiste e ci dà pace, ci accarezza l’anima, profuma di casa, è umile e accogliente come l’abbraccio di una mamma. Che Dio la benedica, la sua testimonianza di vita è più efficace di tante insignificanti, e spesso dannose omelie che siamo costretti ad ascoltare nelle Chiese.

  • Il Matto ha detto:

    Mi si perdonerà se dico che questo piacevole scritto profuma di … Zen! 😍