Femminicidi. Questo o Quella, per Me Pari Sono. Aurelio Porfiri.
27 Agosto 2021
Marco Tosatti
Cari amici e nemici di Stilum Curiae, con il consueto equilibrio il maestro Aurelio Porfiri affronta uno dei temi prediletti del politically correct e dell’informazione mainstream, cioè il tema del cosiddetto femminicidio. Ci permettiamo a margine di ricordare che la stragrande maggioranza dei femminicidi, in particolare in alcune aree del pianeta, avvengono nel grembo della madre. ma di questi femminicidio ovviamente le paladine dei diritti delle donne si guardano bene dal parlare…Buona lettura.
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Questo o quella, per me pari sono
Osservo con un certo fastidio, nella cronaca giornalistica, questo vezzo di connotare tutte le uccisioni che hanno donne come sfortunate protagoniste come “femminicidi”.
Ora, parafrasando il Rigoletto di Giuseppe Verdi, posso dire che “questo o quella, per me pari sono” (forzando le parole cantate dal Duca di Mantova, tra l’altro impenitente donnaiolo), cioè uccidere un uomo o una donna è ugualmente grave.
Se si uccide una donna sembra più grave in quanto donna, se si uccide un omosessuale sembra più grave in quanto sembra coinvolto “l’odio verso i gay” mentre quando viene ucciso un uomo sembra quasi questo rientri in un certo senso nella normalità.
Ora, si potrebbe affermare che “omicidio” si riferisce solo all’uccisione di un uomo, ma qui homo è da intendere nel senso latino che spesso gli viene dato, come “umano”, cioè che comprende entrambi i sessi.
Quando diciamo nel Gloria: et in terra pax hominibus, è anche in questo senso che intendiamo la parola. Per me è un errore cercare di delineare alcune uccisioni come più gravi delle altre con l’aggravante del sesso o dell’orientamento sessuale.
Si deve provare che questi fattori abbiano effettivamente giocato un ruolo nelle motivazioni dell’uccisione, che l’omosessuale sia stato ucciso in quanto tale e così la donna. In questo caso la motivazione del sesso o dell’orientamento sessuale giocherebbe un ruolo.
Quello che mi sembra di osservare nella cronaca è che molte donne vengono uccise nell’ambito di quelli che un tempo venivano definiti “delitti passionali”, non in spregio al loro sesso ma come prodotto di una relazione malata.
Chi uccide non manifesta odio verso le dinne ma verso quella particolare donna, il che non giustifica la categorizzazione che ne viene fatta come se questi omicidi siano frutto di un odio generalizzato verso le donne, che non c’è.
Se una donna uccide un uomo, non viene trovato un termine per specificare che questo tipo di uccisione è più grave di altre, perché la realtà è che esse sono ugualmente gravi per la legge e agli occhi di Dio.
Invece, con l’uso di certi neologismi, si passa l’idea che certi atti sono più gravi di altri non in se stessi ma per l’oggetto dell’azione.
Per fare questo si instilla l’idea che le donne vengono odiate ed uccise in quanto tali il che è vero solo in una minima parte dei casi (e la cosa vale anche se una donna uccide un uomo).
A mio avviso non è questo il modo di promuovere la dignità della donna o di proteggerne i giusti diritti davanti la legge.
Se si vuole la giusta parità, meglio non rifugiarsi per cominciare in un ghetto verbale.
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Tag: femminicidio, porfiri
Categoria: Generale
1Corinzi 7,28-38
28 Però se ti sposi non fai peccato; e se la giovane prende marito, non fa peccato. Tuttavia costoro avranno tribolazioni nella carne, e io vorrei risparmiarvele.
29 Questo vi dico, fratelli: il tempo ormai si è fatto breve; d’ora innanzi, quelli che hanno moglie, vivano come se non l’avessero; 30 coloro che piangono, come se non piangessero e quelli che godono come se non godessero; quelli che comprano, come se non possedessero; 31 quelli che usano del mondo, come se non ne usassero appieno: perché passa la scena di questo mondo! 32 Io vorrei vedervi senza preoccupazioni: chi non è sposato si preoccupa delle cose del Signore, come possa piacere al Signore; 33 chi è sposato invece si preoccupa delle cose del mondo, come possa piacere alla moglie, 34 e si trova diviso! Così la donna non sposata, come la vergine, si preoccupa delle cose del Signore, per essere santa nel corpo e nello spirito; la donna sposata invece si preoccupa delle cose del mondo, come possa piacere al marito. 35 Questo poi lo dico per il vostro bene, non per gettarvi un laccio, ma per indirizzarvi a ciò che è degno e vi tiene uniti al Signore senza distrazioni.
36 Se però qualcuno ritiene di non regolarsi convenientemente nei riguardi della sua vergine, qualora essa sia oltre il fiore dell’età, e conviene che accada così, faccia ciò che vuole: non pecca. Si sposino pure! 37 Chi invece è fermamente deciso in cuor suo, non avendo nessuna necessità, ma è arbitro della propria volontà, ed ha deliberato in cuor suo di conservare la sua vergine, fa bene. 38 In conclusione, colui che sposa la sua vergine fa bene e chi non la sposa fa meglio.
Meno male che qualcuno importante le “custodisce”…
“Francesco ha nominato il 26 agosto suor Alessandra Smerilli, 43 anni, economista, segretaria ad interim del Dicastero per lo sviluppo umano integrale e delegata per la Commissione Covid-19 del Vaticano.
Sostituisce monsignor Bruno Marie Duffé (segretario), 70 anni, e padre Augusto Zampini (vice-segretario), 52 anni, che “sono tornati alle loro diocesi”.”
(https://gloria.tv/post/9KZeDXvR744A2gZv2X9fXUb1d)
Ode alla promozione della donna…
Una suora in sostituzione di due presbiteri segretari; padre Zampini,argentino, è stato segretario-aggiunto per poco più di un anno.
La decisione a seguito della visita apostolica del card, Cupich al Dicastero.
Perfetto e rilancio.
Quando incominceremo a parlare, ribadire, insistere sul DEICIDIO oggi perpetrato dal 99% di uomini femmine e corrente-alternata della “civiltà” contemporanea?
Ma l’argomento non “tira”. Neppure fra i consacrati e le consacrate.
Forse con i talebani alle porte o sparpagliati….
Condivido il suo pensiero, Maestro.
Ma desidero aggiungere, da donna, considerazioni che la prudenza sconsiglia a lei di fare, specie di questi tempi.
La parità di genere, che doveva sancire equità legale e sociale , è diventato altro, pronuba la tv con le sue storielle.
Le donne, specialmente le giovani e le giovanissime, sono diventate aggressive, sprezzanti della morale e di ogni regola che tenda anche minimamente a frenare la loro voglia di vivere e i loro istinti. Sto generalizzando, é innegabile che esistono lodevoli eccezioni all’andazzo. Ma negare l’evidenza é disonestà.
Da ciò deriva una diffusa deresponsabilizzazione dei maschi , quando addirittura il vero e proprio timore di formare una famiglia, insieme con un deprezzamento deplorevole della virilità.
Perché avviarsi a sacrifici e rinunce quando il piacere puro e semplice é a portata di mano?
Da ciò la pandemia di convivenze più o meno civili, da ciò il dilagare degli aborti e della contraccezione che stanno decimado i popoli europei. Da ciò la decadenza irreversibile del sacro matrimonio.
Ma la libertà senza vincoli, paradossalmente, ha reso la donna più vulnerabile, più esposta alle angherie e alla violenza.
Il.mito del sesso libero ferisce lei piu di lui.
( Anche se conosco uomini ridotti a clochard da femmine tremende)
Perché è lei la madre terra che fa germogliare il seme per portarlo a maturazione. Seminare a spaglio è facilissimo…
In realtà ciò che sembra progresso é, manuali di storia alla mano, regresso.
Le cosiddette famiglie allargate non sono che la riproposizione delle comunità del Paleolitico, quando le donne erano in comune e i bambini di tutti.
Non esistendo proprietà privata, poco importava agli uomini di chi fosse il figlio. Gli uomini primitivi non sono evoluzione delle scimmie, ma quelle creature che , uscite perfette
dal Pensiero Perfettissimo, erano scese di un gradino verso gli animali per loro libera scelta, a causa del peccato d’origine e soprattutto a causa di Eva.
Ecco perché grava sulla donna il peso maggiore del dolore , in questa vita, e soprattutto nella vita di coppia.
Eravamo dèi e abbiamo preferito essere animali.
La splendida virago, regina del cosmo creato per lei, aveva voluto essere semplicemente Eva, la Madre dei viventi.
Poi il Padre si prese la sua sublime vendetta creando Maria, la seconda Eva , pura e bella come la prima,
preservandola dal verme della concupiscenza.
Maria non lo deluse .
Ci ha dato Cristo Gesù nel cui Sangue la donna , ogni donna di buona volontà, prendendo a modello non la prima Eva che ci ha avvicinato ai bruti, ma la seconda, che ci avvicina agli angeli, può
lavare le proprie colpe e spegnere la sete di miserabili mete.
Da questo modello sublime, che ha come basi l’evoluta società grecoromana, è sorta la civiltà occidentale che tutto il.mondo scimmiotta.
In alternativa, care donne, il Paleolitico.
OK un commento molto bello
Caro Maestro, con questo suo intervento dimostra che ciò che profetizzava Chesterton si è oramai realizzato. Siamo arrivati al punto che occorrono raffinate argomentazioni come le Sue per dimostrare che due più due fanno quattro.😂😂
P.S. Grazie comunque per lo sforzo👍
@Luciano M.
Vorrei far notare che “profetizzare” significa parlare in nome di Dio. Chesterton non “profetizzava” ma “prevedeva” in base alla sua grande cultura e alla sua esperienza! Oggi sono molti quelli a cui – erroneamente – si dà la patente di “profeti”. Questi tali – in modo più o meno accettabile – prevedono (si fa per dire) il futuro, dimenticando che solo Dio può conoscere il futuro. Dovrebbe tenersi sempre presente che le “previsioni metereologiche” non ostante la tecnica che le supporta, sono solo delle ipotesi calcolate col PC, smentite puntualmente dalla realtà.
Una persona di Fede cristiana, dovrebbe conoscere bene queste cose e quindi guardarsi bene da quelli che si dichiarano “profeti”
Ok. Errata corrige: “profetizzava” leggi invece “prevedeva”.
Per Flaiano la parola “più disperante” è “problema” perché comunica, anzi aggrava, l’idea della difficoltà se non dell’impossibilità di trovare una soluzione adeguata ad ogni questione. Per alleggerirne la portata, in alcuni casi per evitare addirittura “falsi” problemi – suggerisce ne “La solitudine del satiro” – basterebbe muoversi con il coraggio di “cambiare la parola per definirli correttamente”.
Fa paura guardare in faccia la realtà. È più facile far ricorso a parole confondenti che riconoscere la propria incapacità ad affrontare le sfide che il vivere quotidiano ci propone e quel complesso di inferiorità che affligge ogni essere umano, ma che, per restare al tema della questione femminile, ha finito con l’intrecciarsi con una non meglio definita, e ben più complicata, questione di genere.
Gira e rigira, siamo sempre nel pantano e sotto il dominio esercitato dall’uso insensato delle parole.
“Se si vuole la giusta parità”.
Anche il maestro Porfiri, pur nel sua lucida inquadratura del tema, concede qualcosa al linguaggio sovversivo, E qualcosa di basilare importanza.
“Parità” è una parola del tutto inadeguata riguardo all’uomo e alla donna che invece, secondo il senso tradizionale, sono legati da COMPLEMENTARIETA’.
Altro è essere pari e altro è essere COMPLEMENTARI.
Dalla parità nasce la concorrenza e, visto come vanno le cose, il caos, dalla COMPLEMENTARIETA’ nasce la cooperazione e l’armonia (oggi una chimera).
Si rifletta su quali forme di aberrazione ha condotto e sta conducendo la parità. Una volta ignorata la COMPLEMENTARIETA’ fra uomo e donna, tutto è possibile, fino alla follia del gender.
Personalmente, amo e rispetto profondamente la donna che è complemento (insostituibile). Della donna pari non so che farmene e lei non sa che farsene di me.
Verissimo, parole semplici e chiarissime che sottoscrivo al mille per mille.
Bravo!