L’Assemblea CEI e il DDL Zan. Contorsioni per Salvarsi l’Anima. Mascarucci.
2 Giugno 2021
Marco Tosatti
Cari amici e nemici di Stilum Curiae, Americo Mascarucci commenta con grande chiarezza – quella che manca ai vescovi italiani – il comunicato finale della Conferenza Episcopale Italiana, che riecheggia l’ambiguità già espressa dal suo presidente, Gualtiero Bassetti, in tema del DDL liberticida Zan; una legge inutile – perché il problema “omofobia” non esiste, pericolosa e dannosa, come si può ben capire dagli esempi di altri Paesi dove disposizioni analoghe sono già in vigore. In calce, pubblichiamo qualche riga della Prima Lettera ai Romani di San Paolo. Che pena, questi “Pastori”. Buona lettura.
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DDl Zan, basta ambiguità. La Cei sta col mondo Lgbt
Si racconta che quando papa Sisto IV diede il suo assenso alla Congiura dei Pazzi del 1478, espresse come raccomandazione al nipote Girolamo Riario che ne era uno degli artefici, che si fossero evitati spargimenti di sangue.
Una raccomandazione puramente formale, visto che il pontefice sapeva perfettamente che lo scopo della congiura era eliminare Lorenzo e Giuliano de’ Medici e consegnare Firenze nelle mani della famiglia rivale, quella dei Pazzi per l’appunto.
Sisto IV pensò così di mettersi a posto la coscienza raccomandando ciò che era impossibile ottenere. Una vicenda che assomiglia molto a quanto deciso nell’ultima assemblea generale della Conferenza Episcopale in merito al Ddl Zan. Come recita il comunicato conclusivo “circa il disegno di legge recante ‘Misure di prevenzione e contrasto della discriminazione e della violenza per motivi fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere e sulla disabilità’, i Vescovi hanno convenuto sulla necessità di un ‘dialogo aperto’, auspicando una soluzione priva di ambiguità e di forzature legislative, che coniughi il rifiuto di ogni discriminazione con la libertà di espressione”.
Il che sta a significare chiaramente che la Cei è favorevole al provvedimento ma deve salvare la faccia e quindi dire sì con qualche “però” allegato. Raccomandazioni che sembrano buttate là per mettersi a posto la coscienza. Si è partiti con il presidente Gualtiero Bassetti che ha aperto al ddl dicendo che non è da affossare ma da migliorare; poi a dargli manforte è arrivato “Tarquinio il superbo” che dalle pagine di Avvenire ha proditoriamente bacchettato i lettori che hanno osato esprimere dubbi sull’atteggiamento ondivago dei vescovi, sostenendo che una legge contro l’omofobia è comunque necessaria.
Come se non bastasse nelle ultime ore a Palermo si è verificata un’aggressione contro una coppia gay, fatto questo che è stato subito cavalcato dai sostenitori del Ddl per affermare che non è più possibile rinviarne l’approvazione, perché nel Paese esiste un’emergenza omofobia. Le organizzazioni Lgbt hanno annunciato di scendere in piazza nel capoluogo siciliano e stiamo pur certi non mancherà nemmeno la benedizione dell’arcivescovo Corrado Lorefice da sempre sostenitore dell’accoglienza per le coppie gay.
Ma come abbiamo spiegato più volte, gli autori dell’aggressione vanno individuati, arrestati e puniti come già prevede il codice penale per aver picchiato e ferito delle persone, essendo non degli omofobi ma dei delinquenti. Invece no, si vuole che per i gay, i trans e le lesbiche la legge sia diversa e che la violenza contro di loro sia riconosciuta più grave rispetto a quella subita da chi omosessuale non è.
Un attivista gay intervistato da un giornale locale ha dovuto comunque riconoscere che inasprire le pene serve a poco se non c’è un cambiamento di cultura. Il che a nostro giudizio può avvenire soltanto insegnando nelle scuole il rispetto per l’altro, chiunque esso sia, indipendentemente dall’orientamento sessuale come da quelle etnico o religioso. E non al contrario indottrinando circa l’esistenza di categorie privilegiate che devono essere rispettate più di tutte le altre, godendo di tutele speciali legate niente meno che all’orientamento sessuale che non è un bene giuridico ma un istinto personale.
Questo atteggiamento consenziente della Cei sembrerebbe confermare il sospetto che si voglia omologare anche la Chiesa al pensiero unico, all’ideologia dominante, alla logica tanto cara al mondo Lgbt secondo cui l’amore non ha differenze e i figli non sono di chi li fa ma di chi li cresce. Tutte scorciatoie utili per spalancare le porte al riconoscimento pieno delle “famiglie arcobaleno” con tanto di adozioni e cancellazione per legge delle categorie genitoriali, e successivamente per legalizzare pure la maternità surrogata o utero in affitto.
E quei pochi preti che ancora si ostineranno a sostenere che i rapporti omosessuali sono in contrasto con il progetto di Dio, “che maschio e femmina li creò” perché potessero procreare, rischieranno di essere messi a tacere con la minaccia di finire in galera con l’accusa di istigare all’omofobia o all’odio contro i gay, i trans e le lesbiche. Nelle messe assisteremo a prediche “politicamente corrette” dove magari si dirà che Dio maschi e femmina li creò, ma non ha mai detto che gli uomini e le donne non possano accoppiarsi anche fra di loro.
O che “l’amore è amore senza differenze” (come piace ai luterani italiani) e che un figlio non ha bisogno del papà e della mamma ma soltanto di affetto, e che questo può essere assicurato anche da due persone dello stesso sesso. Sulla Rai chiameranno a commentare il Vangelo della domenica don Paolo Farinella o magari don Alessandro Santoro o perché no, Don Vitaliano della Sala visto che don Andrea Gallo purtroppo non è più fra noi.
Ecco, la posizione dei vescovi sembra proprio mirata ad omologare il clero italiano alla nuova evangelizzazione Lgbt: e dopo che con il pontificato bergogliano sono diventati “dogma” l’ecologismo, il migrazionismo, il sincretismo, rischia di diventarlo ora anche l’ideologismo Lgbt. Il tutto per contribuire alla costruzione del nuovo ordine mondiale attraverso quel grande reset di cui sta parlando da tempo monsignor Carlo Maria Viganò e che è nel programma dell’agenda Soros e dei vari Biden, Obama, Clinton, Bill Gates e company.
“Auspicare una soluzione priva di ambiguità e di forzature legislative, che coniughi il rifiuto di ogni discriminazione con la libertà di espressione” è una formula totalmente ambigua e priva di senso, un artifizio letterario utile a salvare la forma a scapito della sostanza. Perché quale legge ammetterebbe mai chiaramente di voler negare la libertà di opinione, visto che entrerebbe in aperto contrasto con la Costituzione?
Ma che significa libertà di opinione? Fino a che punto è consentita? Come tutelare il diritto alla libera manifestazione del pensiero di fronte ad una legge che comunque vincola questa libertà all’obbligo di non istigare all’omofobia? E chi può stabilire se un’opinione è legittima o può configurare un’ipotesi di reato? Il giudice? Con quali strumenti oltre alla sua personale e sindacabile discrezionalità? Insomma, l’impressione che si ha è quella di un comportamento volutamente ambiguo da parte della Cei, utile a sconfessare da un lato i cattolici che si oppongono con forza al Ddl Zan, e dall’altro a non dare l’idea di essere chiaramente dalla parte del mondo Lgbt.
E sullo sfondo resta lo scontro fra la Segreteria di Stato e la Congregazione per la Dottrina della Fede che si starebbe consumando tanto sulla riforma in senso restrittivo del motu proprio Summorum Pontificum sulla liturgia tridentina, che sulla questione delle unioni gay. Altrimenti come spiegare l’anomalia di una Santa Sede che di fronte ad una protesta dirompente come quella degli oltre cento parroci tedeschi contro la nota della Congregazione che vieta la benedizione delle unioni gay, è rimasta impassibile, quasi lasciando intendere con il suo silenzio di condividere le ragioni della protesta?
Ma se i pronunciamenti della Congregazione incaricata di vigilare sul rispetto della dottrina e dei principi di fede, possono essere liberamente disattesi o appositamente trasgrediti come forma di “disobbedienza civile”, che ci sta a fare ancora in piedi l’ex Sant’Uffizio? E Bergoglio con chi sta? Con Parolin o con Ladaria Ferrer visto che entrambi li ha scelti lui? Ma poi, davvero si può accettare che nella Chiesa dei preti possano permettersi di disobbedire ad un ordine imposto dall’autorità ecclesiastica, alla stessa maniera di un Marco Pannella o di un Danilo Dolci, ovvero inscenando delle disobbedienze pubbliche?
Ci conforta sapere che un pronunciamento forte e chiaro è invece arrivato dal papa emerito Benedetto XVI con una lettera inviata ad un seminario polacco, con la quale nell’incoraggiare la riscoperta del tradizionalismo in Polonia, si rammarica di come nella sua Germania al contrario la tradizione cattolica stia appassendo sotto la forza di pericolose spinte riformatrici e moderniste. Peccato soltanto che Reinhard Marx cardinale lo abbia fatto lui, come il brasiliano João Braz de Aviz il principale inquisitore degli ordini religiosi conservatori e fautore dell’abolizione della vita claustrale. Poi i ratzingeriani si offendono quando gli si fa notare che Bergoglio ha trovato il piatto pronto.
Americo Mascarucci- giornalista e scrittore
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[22] Mentre si dichiaravano sapienti, sono diventati stolti [23] e hanno cambiato la gloria dell’incorruttibile Dio con l’immagine e la figura dell’uomo corruttibile, di uccelli, di quadrupedi e di rettili. [24] Perciò Dio li ha abbandonati all’impurità secondo i desideri del loro cuore, sì da disonorare fra di loro i propri corpi, [25] poiché essi hanno cambiato la verità di Dio con la menzogna e hanno venerato e adorato la creatura al posto del creatore, che è benedetto nei secoli. Amen. [26] Per questo Dio li ha abbandonati a passioni infami; le loro donne hanno cambiato i rapporti naturali in rapporti contro natura. [27] Egualmente anche gli uomini, lasciando il rapporto naturale con la donna, si sono accesi di passione gli uni per gli altri, commettendo atti ignominiosi uomini con uomini, ricevendo così in se stessi la punizione che s’addiceva al loro traviamento. [28] E poiché hanno disprezzato la conoscenza di Dio, Dio li ha abbandonati in balìa d’una intelligenza depravata, sicché commettono ciò che è indegno, [29] colmi come sono di ogni sorta di ingiustizia, di malvagità, di cupidigia, di malizia; pieni d’invidia, di omicidio, di rivalità, di frodi, di malignità; diffamatori, [30] maldicenti, nemici di Dio, oltraggiosi, superbi, fanfaroni, ingegnosi nel male, ribelli ai genitori, [31] insensati, sleali, senza cuore, senza misericordia. [32] E pur conoscendo il giudizio di Dio, che cioè gli autori di tali cose meritano la morte, non solo continuano a farle, ma anche approvano chi le fa.
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Ecco il collegamento per il libro in italiano.
And here is the link to the book in English.
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Non dovrebbe valere ( od esser valso ) lo stesso trattamento nei confronti della legge Mancino, calcolando che il ddl Zan sarebbe per l’appunto un’estensione di questa?
Evidentemente per un cattolicesimo ridotto a mera difesa della legge naturale , tenuti presenti i vari precedenti elusi, il discorso risulta insomma alquanto ipocrita oltre che meramente strumentale in ambito politico…
” il rispetto per l’altro, chiunque esso sia”.
“Rispetto”: parola difficilissima e pericolosissima dato che non da oggi viviamo in un clima di parole in libertà.
Rispettare, oggi, significa non discriminare, poiché tutto ha diritto all’esistenza, tranne, ovviamente, ciò che obietta al tuttismo.
A “rispetto” fa da stampella l’altra parola difficilissima e pericolosissima: “diritti”, per tutto tranne, ovviamente, per ciò che obietta al dirittismo.
Rispettismo, dirittismo, tuttismo: guai a chi obietta!
Egregio Mascarucci, ho qualche difficoltà a capire il titolo: “salvarsi l’anima”? Ho l’impressione che Bassetti e il resto del caravanserraglio vogliano piuttosto salvare la cadrega, ben implotonati e osannanti al nuovo corso. Strategia consolidata: aprire “percorsi”, poi il resto verrà da sè. “Questi non sai che casino ci combinano se parliamo apertamente di…voi mettete le premesse, poi io tirerò le conclusioni”. E lei si meraviglia del silenzio sulla pretaglia tedesca? Guardi che il detto “tengo famiglia” è ben conosciuto a ogni latitudine e longitudine. I giullari e gli aedi cantori sono sempre ben attenti agli umori del padrone: a quello che dice e, soprattutto, a quello che fa dire ai suoi lacchè.