Scisma Tedesco, ci Sarà? Il card. Müller: Temo di Sì, Spero di NO.
6 Maggio 2021
Marco Tosatti
Cari amici e nemici di Stilum Curiae, con molto piacere condividiamo, nella nostra traduzione, l’intervista (seconda parte) che il card. Gerhard Mueller ha concesso a Lothar Rilinger di Kath.net. Buona lettura.
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Il cardinale Gerhard Müller: “Non c’è una Chiesa tedesca se non nella testa di vescovi autoritari che abusano del loro ufficio, di funzionari laici assetati di potere e di professori ideologicamente ostinati”. kath.net intervista di Lothar C. Rilinger
Vaticano (kath.net) “La ‘realtà della vita’ elevata a superdogma pastorale è il cavallo di Troia inventato da astuti opportunisti per ingannare i loro avversari sempliciotti. Solo Gesù conosce pienamente i nostri cuori, e conosce le realtà della vita umana nel bene e nel male. Egli è il Salvatore dal peccato, dalla morte e dal diavolo. Non ha risposto alle realtà della vita del divorzio, che era comune a quel tempo, l’invidia e il malcontento dei farisei, la violenza politica dei romani, con il conformismo e il ‘cambio di paradigma’ della dottrina di fede di Israele”. Il cardinale Gerhard Ludwig Müller, prefetto emerito della Congregazione per la Dottrina della Fede, lo ha spiegato a kath.net. Nella seconda parte della nostra intervista vogliamo affrontare questioni parziali che nascono dalla tensione tra l’ecumenismo e l’insegnamento della Chiesa Cattolica Romana. Nel farlo, vogliamo anche sondare i limiti che ancora si frappongono a un riavvicinamento.
Lothar C. Rilinger: La richiesta della “via sinodale” mira alla cosiddetta intercomunione. C’è una differenza nella comprensione della Cena del Signore protestante e della comunione cattolica?
Cardinale Gerhard Ludwig Müller: L’unità del cristianesimo occidentale si è rotta proprio sulla questione della Santa Messa come sacrificio. Lutero, Zwingli e Calvino non rifiutarono totalmente alcuni abusi intorno alla Santa Messa, ma il centro dell’Eucaristia della Chiesa Cattolica, da cui essi stessi provenivano, come corrotto dalla giustizia delle opere. La conseguenza fu che della precedente liturgia della Messa rimase solo la parte della Comunione. L’Alta Preghiera con la Santa Consacrazione fu cancellata perché il sacrificio della Chiesa fu interpretato come un’aggiunta o addirittura una ripetizione dell’unico sacrificio di Cristo sulla croce e quindi doveva essere respinto. Oggi cerchiamo di capire meglio il partner ecumenico a partire dalle sue preoccupazioni positive ed evitare ogni polemica. Questo non ha niente a che vedere con il nascondere le gravi differenze nella comprensione della chiesa e dei sacramenti, che rendono impossibile una comunione comune o una ricezione della comunione con l’altra denominazione dall’interno. Solo coloro che fanno della fondazione di Cristo una specie di rituale di comunione interiore non vedono problemi. Ma un cristianesimo che ha rinunciato alla pretesa di verità della rivelazione soprannaturale e si è ridotto all’etica sociale e al sentimentalismo religioso, cioè si legittima solo in modo interiore, si renderà solo ridicolo davanti a un pubblico secolarizzato. Allora non ha nemmeno bisogno di piangere sulla sua irrilevanza autoprodotta.
Rilinger: Dato che l’intercomunione viene richiesta nell’ambito del movimento ecumenico, si pone la domanda a quali condizioni possono ricevere la comunione anche le persone che non sono membri della Chiesa cattolica romana attraverso il battesimo?
Card. Müller: Chi non è entrato nella comunione della Chiesa attraverso il Santo Battesimo non ha nulla a che fare con l’Eucaristia. Chi non ha fatto il primo passo non può essere arrivato alla meta. Dai presupposti della comprensione cattolica della Chiesa e dell’Eucaristia, l’assistenza spirituale di un ecclesiastico non cattolico è possibile solo in casi speciali. È appropriato quando la salvezza dell’anima è in pericolo mortale e un ecclesiastico della propria denominazione non è disponibile. Questa può essere l’assoluzione nel contesto della confessione e la ricezione della Santa Comunione, se l’interessato afferma e confessa interiormente la fede cattolica in questi due sacramenti.
Rilinger: La ragione della differenza tra la Comunione e la Santa Comunione è la comprensione del sacrificio. Gesù Cristo è sacrificato ogni volta nella messa cattolica così come nel servizio protestante?
Cardinale Müller: Sulla croce Gesù si è sacrificato per la salvezza del mondo in un senso che non ha nulla a che fare con una comprensione pagana di Dio, del culto e del sacrificio, e che mette in ombra anche la comprensione veterotestamentaria del sacrificio. Ma non perché fosse carente, ma perché solo Cristo come Figlio di Dio incarnato poteva rivelare il più grande amore di Dio attraverso la morte imposta dalla cattiveria umana. Attraverso questo amore il peccato e la morte sono stati vinti per sempre, e nella risurrezione la vita di Dio è stata resa manifesta a tutti coloro che credono.
L’Eucaristia come celebrazione liturgica è il sacramento, cioè il segno-reale, che rende presente il sacrificio di vita di Cristo e la sua risurrezione per tutti coloro che nelle generazioni successive vengono a credere in Cristo attraverso la parola dell’Annunciazione. Perché Cristo è il Signore realmente presente nella Chiesa per tutti i tempi. Egli stesso è nella Messa lo stesso Sacerdote sacrificale e la stessa offerta sacrificale in cui sulla Croce ha consumato e rivelato la sua unione con il Padre nello Spirito Santo. I governanti ecclesiastici – come i vescovi e i presbiteri – sono abilitati dall’ordinazione nello Spirito Santo a svolgere il ministero liturgico e spirituale che Gesù svolge attraverso di loro in termini reali. Ecco perché sono chiamati sacerdoti – che non significa altro che presbiteri – senza alcuna connotazione pagana come i servi del culto che influenzano gli dei. Perché i sacerdoti non compiono di propria iniziativa, ma unicamente per conto di Cristo a livello liturgico-sacramentale, ciò che Cristo, Sommo Sacerdote della Nuova Alleanza, fa per la Chiesa. Noi come credenti non stiamo a guardare passivamente come spettatori silenziosi ad una rappresentazione teatrale, ma siamo coinvolti come membri del Corpo di Cristo, offrendo attivamente il nostro sacrificio di vita in, con e attraverso Cristo nostro Capo, Dio Padre, dal quale, dopo tutto, abbiamo già ricevuto tutto ciò che possiamo offrirgli in anticipo. Sant’Agostino, nel decimo libro del suo “Stato di Dio”, espone profondamente questa connessione tra il sacrificio unico della croce e il suo rendersi presente nella liturgia della Chiesa. Senza la conoscenza di questo testo, il dialogo ecumenico non è altro che aria fritta.
Rilinger: Dalla diversa comprensione del solo sacrificio consegue che solo i cattolici possono ricevere la comunione o anche i credenti di altre comunità religiose cristiane?
Card. Müller: La dottrina del carattere sacrificale è – come ho detto – una classica dottrina controversa. Ma è anche importante la connessione tra Chiesa e sacramenti, che è essenziale per la dottrina cattolica e ortodossa della fede, con il suo culmine nell’Eucaristia. Da tutta la sua struttura la comprensione protestante della chiesa non è costitutivamente costruita intorno all’Eucaristia come centro, ma intorno alla fede come atto di fiducia, che sperimenta un’assicurazione a livello dei sacramenti. Nel dialogo tra cattolici e cristiani di confessioni protestanti, si è già raggiunto un avvicinamento per il fatto di poter pregare insieme e ascoltare la Parola di Dio. In certe occasioni, penso ai matrimoni e ai funerali, partecipiamo anche spiritualmente ai servizi della rispettiva altra comunità, ma senza pretendere la piena comunione delle chiese ricevendo la Santa Comunione – una comunione che non esiste ancora nella realtà.
Rilinger: Anche se è necessario per la ricezione della comunione accettare la comprensione cattolica della comunione, si pone la domanda: perché?
Cardinale Müller: Perché i sacramenti sono l’auto-realizzazione della Chiesa. Perché la Chiesa non è un’organizzazione esterna che amministra qualche mezzo di grazia e lo distribuisce ai volenterosi, ma è il Corpo di Cristo, per cui la confessione interiore e l’espressione esteriore devono corrispondere. Anche le chiese protestanti, per 450 anni fino a tempi recenti, sono sempre state d’accordo con questo principio, e quelle comunità protestanti che non vogliono intendere i sacramenti come mezzi di conferma individualistici per un senso liberale della religione si attengono alle loro precedenti credenze.
Rilinger: Secondo lei, si potrebbe superare la diversa comprensione della Comunione protestante e della Comunione cattolica?
Card. Müller: Sì, questo è l’obiettivo. Abbiamo certamente già fatto progressi sulla strada verso una comprensione di base comune. Ma la meta non è stata affatto raggiunta, soprattutto sul tema del potere di consacrazione da parte di un sacerdote validamente ordinato da un vescovo. Senza eccezione – secondo la dottrina cattolica – da parte cattolica non sarebbe accettabile la banalizzazione degli opposti nel credo agli opposti della scuola teologica.
Rilinger: A causa dell’attuale pandemia, non ci sono quasi più messe. Molti fedeli mancano quindi di ricevere la Santa Comunione. Di conseguenza, è possibile, come nella Chiesa Evangelica Luterana, che il sacerdote consacri il pane e il vino a distanza con l’aiuto di Internet, così come si consacrano le ostie su larga scala nelle messe papali o nelle messe in occasione delle Giornate Mondiali della Gioventù, senza che tutti i calici con le ostie possano trovare posto sull’altare?
Cardinale Müller: Una consacrazione a distanza è un’assurdità e un abuso sacramentale-teologico. Ciò che conta è la presenza corporea. Tuttavia, se Cristo fosse veramente, realmente ed essenzialmente presente solo nella fede di chi lo riceve e non nei doni eucaristici, allora l’immagine in televisione sarebbe una rassicurazione virtuale, che è psicologicamente efficace, ma non sacramentalmente efficace. Cristo è morto davvero con carne e sangue sulla croce e non solo per le apparenze come pensavano i docetisti. Dio ci salvi, nell’epoca della virtualità, da un docetismo sacramentale-teologico in una veste elegantemente rinforzata.
Rilinger: Non possiamo trovare nessuna regola nella Bibbia che stabilisca le condizioni per ricevere la comunione per persone che non sono state battezzate cattoliche romane. Si può dedurre da questo fatto che le condizioni sono state semplicemente escogitate dagli uomini e quindi non di origine divina, in modo che possano essere abrogate?
Card. Müller: Naturalmente, al tempo della Bibbia questo problema non era ancora sorto, ed è per questo che lì non ci sono istruzioni, come in un libro di ricette, su cosa dire e fare in dettaglio nel caso di tutte le sfide future. Ma la testimonianza biblica contiene tutta la rivelazione nei suoi tratti essenziali, così che da lì anche la dottrina della Trinità e dell’Incarnazione, così come tutti gli altri misteri che sono a carico della verità della rivelazione, hanno potuto affermarsi nella loro verità e svilupparsi nella loro espressione.
Rilinger: Può il movimento ecumenico arrivare a negare le differenze teologiche come un “ecumenismo qua disinteresse” per raggiungere l’unità?
Card. Müller: Se tutto si riduce a una religione civile, non solo le differenze sono obsolete, ma anche l’unità di base nella fede nel Dio Trino, la divinità di Cristo, la necessità della grazia, la vita eterna. L’indifferentismo e il relativismo nella questione della verità sono i falsi amici del movimento ecumenico – di fatto, i suoi becchini.
Rilinger: Pensa che abbia senso, come in un caso giudiziario, raggiungere l’unità della Chiesa ritirando entrambe le parti le loro richieste in base al principio del do ut des e mercanteggiando finché non si trova un denominatore comune?
Card. Müller: L’ecumenismo è l’obbedienza alla volontà di Cristo, che vuole l’unità dei suoi discepoli perché il mondo creda, e non un mercanteggiamento da strapazzo o addirittura un primitivo baratto.
Rilinger: Il desiderio di realizzare l’unica Santa Chiesa può portare all’abbandono delle condizioni costitutive della Chiesa Cattolica Romana?
Card. Müller: La Chiesa cattolica potrebbe rinunciare a se stessa se fosse un raggruppamento religioso fatto solo dall’uomo. Perché un club sportivo non dovrebbe sciogliersi o fondersi con un altro? Ma lei crede nel Dio Trino, che ha anche chiamato a raccolta il suo popolo e ha incaricato gli apostoli dell’annuncio universale del Vangelo e del conferimento sacramentale della grazia nei sacramenti. E così la Chiesa crede di essere in Cristo “il sacramento onnicomprensivo della salvezza del mondo” (Vaticano II, Lumen gentium 1; 48).
Certo, un non cattolico può rimproverarci indignato questa convinzione come arroganza e presunzione, o nello scetticismo illuminato prenderla in giro. Ma con quale diritto intellettuale e morale afferma apoditticamente il suo relativismo e nega agli altri – come individui e come comunità – il diritto umano della libertà di credo? Mi sembra chiaro che lo fa per la certezza che non ci può essere rivelazione e che quindi le nostre credenze devono essere proiezioni. Ma questa è di nuovo solo la sua opinione soggettiva, che non ha il diritto di applicare come misura alle altre coscienze.
Rilinger: Anche se ci sono ancora differenze costitutive tra le singole denominazioni, può immaginare che queste almeno passino in secondo piano per avvicinarsi all’obiettivo di unire la cristianità?
Card. Müller: La classica controversia cattolico-protestante non riguarda la dottrina di Dio, la creazione o la grazia, ma la loro mediazione nella Chiesa e nei sacramenti. Certamente siamo uniti negli articoli centrali della fede quando non siamo scesi a un cristianesimo culturale liberale. Ma la chiesa e i sacramenti rimangono una questione importante. Con quale diritto qualcuno dice che la cresima, la penitenza sacramentale, l’unzione degli infermi, l’ordinazione sacerdotale, il matrimonio come sacramento, l’episcopato o il papato non sono importanti? Queste verità finiranno sul tavolo del mercatino del relativismo come se fossero in vendita?
Se la fede non è più la base della chiesa, allora essa si dissolve in un’organizzazione con obiettivi etici e sociali, ma in cui ognuno crede privatamente ciò che gli piace. Questo isola ciascuno nel suo io, e tutti non sono più uniti nella verità rivelata del Dio santificante. Nulla di santo o unificante rimarrebbe dell’unica santa Chiesa. Non sarebbe più “la chiesa del Dio vivente, colonna e fondamento della verità” (1 Tim. 3:15).
Rilinger: La Chiesa deve attingere ai risultati delle cosiddette realtà attuali della vita per interpretare gli insegnamenti della Chiesa?
Cardinale Müller: No. La “realtà della vita” elevata al rango di superdogma pastorale è il cavallo di Troia costruito da astuti opportunisti per ingannare i loro semplici avversari. Solo Gesù conosce pienamente i nostri cuori e conosce le realtà della vita umana nel bene e nel male. Egli è il Salvatore dal peccato, dalla morte e dal diavolo. Non ha risposto alle realtà della vita del divorzio, all’invidia e al malanimo dei farisei, alla violenza politica dei romani con il conformismo e il “cambio di paradigma” dell’insegnamento della fede di Israele. Piuttosto, in autorità, ha restaurato la volontà originaria di salvezza di Dio contro ogni appiattimento e alienazione. Non ha semplicemente interpretato il mondo in modo diverso e cambiato le cose qua e là, ma lo ha trasformato in bene una volta per tutte. Non accompagna il peccatore nel suo cammino verso l’abisso, ma lo chiama al pentimento, affinché vada “per la via stretta che conduce alla vita” (Mt 7,14).
Rilinger: Anche se la Chiesa non ha bisogno di rincorrere ansiosamente il mainstream per essere considerata moderna, non dovrebbe piuttosto cercare di influenzare il mainstream secondo le sue idee?
Cardinale Müller: Il pensiero unico è un’ideologia ostile allo spirito. Dal punto di vista della fede non possiamo negoziare con le ideologie totalitarie, ma dobbiamo strappare la maschera dal loro volto. Ogni democrazia di una società civile pluralista sulla base della libertà di coscienza e di religione è stata e viene distrutta dalle ideologie politiche del bolscevismo, del nazionalsocialismo e dell’attuale socialismo capitalista neomarxista nel mondo occidentale o dalla mania del gender, che nega e vuole distruggere la bivalenza fondata nel corpo umano.
Rilinger: Cosa intende per socialismo neomarxista del capitale?
Card. Müller: In Cina abbiamo una miscela di capitalismo nell’economia e di comunismo nell’ideologia, in modo che entrambi i sistemi diventano mezzi di dominio assoluto. In Occidente, durante la crisi del Coronavirus, i dieci uomini più ricchi del mondo hanno potuto aumentare il valore delle loro fortune di 550 miliardi di dollari, mentre milioni di persone hanno perso il lavoro o sono scivolate sotto la soglia di povertà. Allo stesso tempo, i grandi media sono nelle loro mani. Essi hanno così il monopolio dell’interpretazione degli eventi mondiali, e la gente comune è considerata come un neonato di cui prendersi cura. Questa è una nuova forma di mescolare capitalismo e controllo marxista e dominio delle masse. Perché pensa che i circoli interessati in Occidente ammirino il sistema cinese di controllo e sorveglianza?
Rilinger: Può immaginare che – paragonabile a varie Chiese cattoliche orientali – le singole chiese nazionali cattoliche romane ricevano un’indipendenza, che queste chiese riconoscano il Papa come capo, ma tuttavia abbiano una costituzione diversa, propria?
Card. Müller: No, sarebbe la distruzione della Chiesa di Cristo e della fede cattolica. L’essenza della Chiesa del tempo finale della salvezza, che è venuta alla luce nell’evento della Pentecoste, è precisamente che la fede unisce dove la nazionalità divide. Non c’è una Chiesa tedesca se non nella mente di vescovi autoritari che abusano del loro ufficio, di funzionari laici assetati di potere e di professori ideologicamente ostinati. Alla luce dell’immagine della Chiesa del Vaticano II, questi uomini della Chiesa nazionale tedesca non sono così progressisti come pensano, ma ancora più reazionari di quanto sembrano.
Rilinger: La disputa tra le chiese locali tedesche e il Vaticano sulla formulazione della dottrina è percepita dal pubblico come una controversia. Questa disputa potrebbe aumentare il malcontento verso la Chiesa e portare ad ulteriori partenze dalla Chiesa?
Card. Müller: Le debolezze e le carenze umane dei suoi rappresentanti più alti sono sempre una prova della nostra fede, sia che siamo nella Chiesa a causa di Cristo o a causa di favori secondari. Ma non sono mai una ragione per separarsi dalla Chiesa. Perché lei è il corpo visibile di Cristo e il tempio dello Spirito Santo. Ma chi pecca contro l’unità della Chiesa con gravi mancanze, contese e brama di potere, è anche responsabile della perdita di credibilità – esterna – della Chiesa. La credibilità interna della Chiesa, cioè l’amore devoto di Cristo per la nostra salvezza e il buon esempio dei grandi santi, ma anche dei cristiani seri e poco appariscenti che incontriamo nella vita quotidiana – questa credibilità non può essere distrutta da nessun potere terreno dentro o fuori la sua comunità (Mt 16,18).
Rilinger: Questa disputa potrebbe anche portare allo scisma?
Card. Müller: Temo: Sì, e spero: No!
Rilinger: Grazie, Eminenza.
Lothar C. Rilinger è un avvocato e specialista in diritto del lavoro in pensione, membro aggiunto del tribunale statale della Bassa Sassonia (in pensione). È anche autore del libro VRBS AETERNA. Vol.3
§§§
Ecco il collegamento per il libro in italiano.
And here is the link to the book in English.
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Tag: filbinger, Germania, kath.net, mueller, scisma
Categoria: Generale
un vero Papa sarebbe preoccupato per quanto accade in Germania…e infatti Ratzinger è preoccupato.
Invece bergy pensa ai migranti e all’ambiente…
https://www.marcotosatti.com/2021/04/14/benedetto-e-preoccupato-per-cio-che-accade-nella-chiesa-tedesca/
La la mia domanda è: esistono vescovi o cardinali veramente conservatori? Va bene il discorso dei progressisti “politicanti”, ma i conservatori dovrebbero essere per il “si si” oppure “no no”, come Gesù insegna. Nessuno spazio alla politica del ni! Oppure mi sto sbagliando io?
Non sarebbe difficile un gesto pubblico eclatante da parte di un alto prelato conservatore (e dico proprio eclatante, dalla visibilità mondiale) che costringa Bergoglio a prendere posizione ufficiale e pubblica sul tema dell’omosessualità e non solo. D’altronde, un vero credente deve essere disposto a dare la vita per Cristo, per cui gesti pubblici eclatanti se ne possono fare tanti… non dico di minacciare di buttarsi dal balcone di casa, ma qualcosa di meno folle ma altrettanto efficace. Staremo a vedere se esistono veri credenti tra gli alti prelati!
Consiglio la lettura di questo articolo così preciso e puntuale al riguardo; https://www.lanuovabq.it/it/germania-verso-lo-scisma-di-velluto-col-papa-spettatore
Ma la mia domanda è: esistono vescovi o cardinali veramente conservatori? Va bene il discorso dei progressisti “politicanti”, ma i conservatori dovrebbero essere per il “si si” oppure “no no”, come Gesù insegna. Nessuno spazio alla politica del ni! Oppure mi sto sbagliando io?
Non sarebbe difficile un gesto pubblico eclatante da parte di un alto prelato conservatore (e dico proprio eclatante, dalla visibilità mondiale) che costringa Bergoglio a prendere posizione ufficiale e pubblica sul tema dell’omosessualità e non solo. D’altronde, un vero credente deve essere disposto a dare la vita per Cristo, per cui gesti pubblici eclatanti se ne possono fare tanti… non dico di minacciare di buttansi dal balcone di casa, ma qualcosa di meno folle ma altrettanto efficace. Staremo a vedere se esistono veri credenti tra gli alti prelati!
Se non erro,in una delle sue solitamente infelici dichiarazioni”a braccio” durante un volo, Bergoglio disse di non temere uno scisma nell’eventualità capitasse…..ergo non credo che se scisma sarà,da Roma si muoverà qualcosa, o vi saranno reazioni “rumorose”…..e dato i diversi motivi per cui tale divisione nascerebbe, pensando “andreottianamente” male, magari sotto sotto, Bergoglio li condivide pure
Volete andarvene anche voi? Andate con Bergoglio, che invece di confermare i fratelli nella fede, fa solo confusione e si atteggia a presidente, ormai con scarso seguito, di ong.
Forse l’aspetto piu’ preoccupante non e’ se la Chiesa tedesca diverrà scismatica, ma quante altre seguiranno poi le stesse orme.
Una lunga esperienza di successi fa aumentare il livello di aspirazione , mentre una lunga esperienza di insuccessi lo fa diminuire. Un tennista che quasi sempre quando gioca vince, può benissimo aspirare a diventare campione, ma se quasi sempre perde ad un certo punto è probabile che smetterà di giocare. Più che alla storia della Chiesa io guarderei alla storia di Bergoglio e a quella della Curia Romana di oggi. Mi pare che finora di grandi successi non ne abbiano ottenuti e siano più le battaglie perse di quelle vinte. Forse la spiegazione del debole intervento di Roma a Berlino sta qui. Roma teme di prendere un’altra batosta e…… non gioca più contro quelli là.
“E così la Chiesa crede di essere in Cristo “il sacramento onnicomprensivo della salvezza del mondo” (Vaticano II, Lumen gentium 1; 48).
Certo, un non cattolico può rimproverarci indignato questa convinzione come arroganza e presunzione, o nello scetticismo illuminato prenderla in giro. Ma con quale diritto intellettuale e morale afferma apoditticamente il suo relativismo e nega agli altri – come individui e come comunità – il diritto umano della libertà di credo? Mi sembra chiaro che lo fa per la certezza che non ci può essere rivelazione e che quindi le nostre credenze devono essere proiezioni. Ma questa è di nuovo solo la sua opinione soggettiva, che non ha il diritto di applicare come misura alle altre coscienze”.
Mi sembra che “il diritto umano alla libertà di credo” costituisca il nodo dell’affermazione del Cardinale, che, da come dice, avoca tale diritto a prerogativa esclusiva del cattolico.
Sembra infatti che il Cardinale neghi al non cattolico un “diritto intellettuale e morale” e rilevi l’inconsistenza della “sua opinione soggettiva”.
Insomma il Cardinale cattolico rende al non cattolico pan per focaccia.
E allora, tornando a bomba, il “diritto umano alla libertà di credo” evocato dal Cardinale vale per tutti o soltanto per il cattolico?
Il diritto di credo, nel senso che non è lecito forzare qualcuno a credere, è stato affermato, una volta per tutte, da S.Tommaso; ma da ciò NON consegue alcun diritto all’errore, perché, come è evidente, solo la verità ha diritti. La verità del credo cattolico non ha il diritto (sulle altre dottrine) perché è affermata dai cattolici, sono i cattolici a essere nel diritto (solo) perché professano il credo vero.
Insomma, i cattolici non sono i “migliori”, sono, potremmo dire, i più “fortunati” (più propriamente: “graziati”).
Gli scismi sono sempre odiosi e antievangelici e bisogna, per quanto possibile, evitarli. Non credo che ci sarà uno scisma conclamato. Non conviene a nessuno e tanto meno agli scismatici: pena, l’estinzione della neo-chiesa in breve tempo per i conseguenziali problemi che ne scaturirebbero. Quello che temo sono le dichiarazioni dei documenti finali con eventuali formule compromissorie che accontenterebbero tutti e nessuno così da permettere ad ognuno di continuare a pensare e a fare come sempre ha fatto (magari con la dicitura “secondo “coscienza”) illudendosi così di essere un buon cattolico
Bellissimo intervento di Muller, ogni affermazione merita di essere letta, riletta e meditata.
Questa smania ecumenista, già per me incomprensibile settant’ anni fa, oggi ha un che di surreale: i luterani che tanto desiderano fare la comunione coi cattolici sono in rapidissima e inesorabile via d’ estinzione. I protestanti non in crisi sono i presbiteriani statunitensi, i quali a tutto pensano tranne che alla riunificazione; per non parlare degli evangelici latini-americani, che i cattolici li stanno prosciugando. Comunque, come già detto molte volte, le parole di Müller avremmo dovuto sentirle dagli anni del post-concilio, e non in interviste, ma nei seminari, nelle università pontificie, nelle chiese….
Anche una superficialissima conoscenza della storia della Chiesa dimostra che nei periodi di maggior sicurezza e rigore nell’ insegnamento della dottrina le conversioni hanno abbondato; è che questi non vogliono convertire, bensì snaturare, destrutturare, contaminare. Quelli in buona fede (il guaio vero è che molti lo sono!) credono che la volontà sia superiore all’ intelletto, gli altri non credono a nulla.
Respinge l’accusa «di essere scismatici o di volerci staccare come Chiesa nazionale tedesca da Roma», ribadendone “il legame molto stretto”, ma senza rinunciare a procedere «in base al principio della sussidiarietà» il presidente dei vescovi tedeschi in un’intervista ad Acistampa.
Mons. Bätzing invoca a sostegno delle sue affermazioni il Codice di diritto canonico e la “Lettera al Popolo di Dio che è in cammino in Germania” (indirizzata dal papa il 29 giugno 2019) e chiarisce che il Cammino sinodale, che è poi quello avviato in Germania, è altro rispetto al Sinodo, è «un processo spirituale posto sotto il “segno dei tempi».
Ponendo l’accento sull’ impegno in atto a sviluppare – in Germania, come in seno alla Chiesa universale – il magistero «con argomenti validi… con uno spirito di apertura verso i risultati più recenti delle scienze umane e le situazioni di vita delle persone oggi», ribadisce di intravedere “delle possibilità” nel diaconato femminile” in quanto «nella teologia sono state elaborate argomentazioni a favore di un’apertura del ministero sacramentale anche alle donne».
https://www.acistampa.com/story/il-vescovo-georg-batzing-si-alle-donne-diacono-ma-non-chiamateci-scismatici-16983
…i tempi…il tempo presente…attimo fermati!, sei bello…la cancel- culture dominante è ciò che mi spaventa di più.
E, infatti, non scismatici bensì eretici vanno chiamati; ma tale parola è impronunciabile, perchè il concetto corrispondente è impensabile.
Dopo lo Scisma Romano avvenuto in data 19 marzo 2016, mediante l’Esortazione Apostolica Amoris Laetitia, ora anche quello Tedesco.
E sia.
Come Gesù disse, infatti: “Volete andarvene anche voi?”…
Andate pure!
Nessuno vi trattiene, e di certo non lo farà la Roma Modernista, quella con a capo Jorge Bergoglio, che recita la parte apparente dell’opposizione, ma che in realtà collabora con voi per lo stesso identico fine, distruggere la Chiesa Cattolica.
Nel discorso del Cardinale c’è una logica stringente che si può così riassumere : non si può affermare che due oggetti sono IDENTICI se non vi è identità in tutte le loro caratteristiche : forma, dimensioni, materiale, colore, sapore, odore ecc.
Basta che in una sola caratteristica non siano identici per poter affermare che non sono identici. E nel caso della dottrina e liturgia cattolica e protestante mi pare che di non identità ve ne siano tante.
Cogliamo l’occasione di ricordare, infatti, che per Unità della Chiesa, non si intende l’unità di tutti i cristiani attuali e non, ma DELL’UNITÀ DEI CATTOLICI CON TUTTI I CATTOLICI DEL PASSATO, ovviamente arrivando al Capo :GESÙ CRISTO.
E corrisponde alla Comunione dei Santi che recitiamo nel Credo, finché non lo cambiano e anche se lo cambiarenno.
Deo gratias semper
La Comunione dei Santi, è bene precisare, è la comunione dei … santi.
La santità, è bene precisare ancora, non è garantita dall’essere cattolici sic et sempliciter.
C’è un percorso – per niente agevole e scontato – da compiere per realizzare la santità.
Solo Dio sa quanti fra i cattolici d’ogni tempo hanno conquistato e conquisteranno la corona di santità che, sola, permette l’appartenenza alla Chiesa Trionfante.
Enrico,
ricordo sommessamente che la “Città dei Santi” e ” governata dai Santi” fu la Ginevra di Calvino: umanamente non proprio una bella città dove vivere.
Adriana,
ti sarei grato se volessi esplicare un pochino la tua osservazione. Mi sembra che da quanto ho affermato si evinca l’esatto contrario della “Città dei Santi e governata dai Santi”.
Anzi è proprio l’ignorare che la Chiesa Trionfante è la sola Chiesa Santa, può condurre (o ha già condotto) la Chiesa su una posizione … ginevrina.
Il recitare: “credo nella Chiesa una, santa …” non fa del fedele un santo né l’essere cattolico lo pone automaticamente in posizione di privilegio. Non era Lutero il propugnatore della “sola fide”?
Il tutto, sempre se la parola “santità” non abbia un significato soltanto metaforico.
Ricordo a Enrico Nippo che quando si proclama un Santo bisogna attribuirgli almeno un miracolo. E quindi pensare che abbia facoltà soprannaturali. Ma mi sembra di ricordare che, nelle lettere di Paolo si usasse talvolta la parola santi nei confronti di coloro che con il Battesimo erano entrati nella chiesa.
Nella mia ignoranza non so nulla di ciò che accade Ginevra e quindi non posso dar ragione a nessuno dei due contendenti.
Certamente, CRETINETTI (confesso che scrivere questo nome mi crea imbarazzo. Ma perché non ne sceglie un altro?😊).
Lei conferma che la santità REALE è cosa ben precisa e altra è la santità VIRTUALE, cioè “in nuce”, che si acquista con il Battesimo, e che come un seme va fatto crescere con l’impegno personale.
“La fede senza le opere è morta in se stessa” dice san Giacomo.
I Santi sono coloro che hanno reso reale il virtuale per mezzo delle opere.
Enrico,
tre sono le mie osservazioni: 1) Esiste, o esisterebbe anche la Chiesa Militante;
2) La condizione di Santità come da te intesa ( “fare” i Santi è faccenda costosa e, magari, anche dubbia o dovuta ad opportunismi storico/politici) va/andrebbe benissimo ma tende ad escludere ogni tipo di proclamazione istituzionale e a renderla un fatto squisitamente individuale.
3) Nel prosieguo della storia le comunità di Perfetti o Santi con l’autorità di gestire il potere si sono sempre dimostrate spietate con i meno perfetti. La Chiesa almeno, nella maggior parte dei casi, ha mostrato tolleranza nei confronti dei meno santi. La semplice sufficienza veniva accettata anche se si mantenevano le differenze tra i voti. Oggi, al contrario:” todos caballeros” subito! Anche se all’orizzonte non c’è ombra di caballo.
Dalle stelle alle stalle…vuote. Saluti cari.
Ti ringrazio per la gentile esplicazione, Adriana.
Hai perfettamente centrato (penso non da oggi😊) la mia eretica posizione che “tende ad escludere ogni tipo di proclamazione istituzionale e a renderla (la santità) un fatto squisitamente individuale”.
Nulla da eccepire, naturalmente, sulla Chiesa Militante. Più che “escludere”, però, direi “superare” l’istituzione, la quale oggi è particolarmente inguaiata in un disordine, forse mai visto prima, nel quale, per quel che mi riguarda, non mi va di rimanere coinvolto.
E’ bene precisare che “superare” non vuol dire “rinnegare”, bensì indagare di persona, dunque non soltanto per “fede”, la Verità rivelata, la qualcosa richiede un’apofasi, una negazione del sistema dottrinario, a mio parere tanto necessario quanto propedeutico. E questa impresa, perché di impresa si tratta, è squisitamente individuale, non certamente di gruppo. Del resto, poco ma sicuro che ciascuno, una volta di là, se la deve vedere faccia a faccia col Padre Eterno.
Ritengo che la citazione con cui concludo, sia eccellente sigillo della mia matta ed eretica posizione:
«La verità è nel fondo di un pozzo: lei guarda in un pozzo e vede il sole o la luna; ma se si butta giù non c’è più né sole né luna, c’è la verità».
Leonardo Sciascia, Il Giorno della civetta.
Un salutone.
P.S, Strepitoso quell’ “oggi ‘todos cabalerros’ subito”😂
Secondo il mio modesto parere, quando si parla di unità della Chiesa, si dovrebbe immaginare che tutti gli appartenenti alla Chiesa debbano professare la stessa fede, ovvero recitare lo stesso Credo.
Ma mi permetto di farvi notare che il Credo professato dalla Chiesa di Roma è, per una sola parola, peraltro, diverso dal Credo stabilito nel Primo Concilio Ecumenico, cioè quello del 325 dopo Cristo . Convocato dall’imperatore Costantino in quel di Nicea.
E per concludere, senza polemica, leggiamo attentamente questo versetto (1Cr 1,2) con cui San Paolo si rivolge ai semplici cristiani di Corinto nella sua prima lettera:
— alla Chiesa di Dio che è in Corinto, a coloro che sono stati santificati in Cristo Gesù, chiamati ad essere santi insieme a tutti quelli che in ogni luogo invocano il nome del Signore nostro Gesù Cristo, Signore nostro e loro–
Secondo logica sì.
https://www.radiospada.org/2021/05/06/perche-gli-scismatici-ted-sono-piu-coerenti-dei-conservatori-e-perche-hanno-gia-vinto/
I famosi “divorzi” del maggio 2021 che passeranno alla storia.
Bill Gates divorzia da Melinda.
La chiesa tedesca divorzia dalla Chiesa di Roma.
Chi ha RUSSATO tanto per giungere alla separazione?
ma lasciateli andare , magari li segue anche qualcuno a Roma..