Abate Faria. Quelli Spiazzati da “Contrordine Compagni”, no Nozze Gay…

18 Marzo 2021 Pubblicato da

 

Marco Tosatti

Cari amici e nemici di Stilum Curiae, l’Abate Faria ci ha inviato un articolo di commento al Responsum della Congregazione per la Dottrina della Fede assolutamente imperdibile.Non vi diciamo altro, e godetevi la lettura…

§§§

Caro Tosatti,
non sappiamo se si sia trattato dell’inizio di una svolta, di un ritorno all’evangelico “il vostro parlare sia “sì, sì; no, no”, il di più viene dal maligno”, o solo di un fuoco di paglia. Sta di fatto che se il Sillabo di Pio IX elencava e condannava quelli che erano ritenuti i più pericolosi errori dell’epoca in 80 proposizioni, al Responsum della Congregazione della Dottrina della fede sul potere della Chiesa di benedire le coppie samesex è bastata una sola sillaba: “no”. E fine della storia. Battute a parte, il documento della Congregazione, nel mentre ha dovuto ribadire (e già questo la dice lunga) ciò che è sempre stato di sesquipedale evidenza, quanto meno è servito a regalarci qualche quarto d’ora di svago e divertimento, che di questi tempi pandemici non è poco. Già perchè fin da subito ci sono messi di buzzo buono gli esegeti di turno a spiegare, interpretare, contestualizzare e via (stra)parlando, in alcuni casi producendosi in esercizi di funambolismo lessicale da schiantarsi dal ridere. Mi limito a citare a mo’ di esempio coloro che idealmente meritano a mio avviso il podio. E dunque al terzo posto ecco l’aedo, il cantore della causa Lgbt intra moenia, il gesuita p. James Martin, che intervistato dal Corriere della Sera prima ha colto una stravagante analogia tra Zaccheo, “uomo molto ‘ai margini’…” (boh) e le persone Lgbt dicendo che la chiesa come Gesù deve raggiungere gli emarginati, quelli che stanno nelle periferie (e vabbè); poi alla domanda “che cosa direbbe agli omoesessuali cattolici?” ha risposto: “Dio ti ha creato, Dio ti ama e Dio vuole che tu sia felice”, ovviamente continuando a vivere l’omosessualità nella più assoluta libertà; dulcis in fundo, un pacato “no comment” in risposta alla domanda, in verità maliziosetta, “Si parla di accoglienza delle persone e si riconosce ci possano essere elementi positivi in una unione omosessuale. D’altra parte si dice che è “peccato”. Non è strano?”. La medaglia d’argento va invece a colui che di solito in simili competizioni è campione incontrastato nel ruolo di pompiere, quando cioè si trova nella poco invidiabile situazione  – dopo che si è fatto un mazzo tanto per la causa – di dover mettere una pezza tutte le volte che il principale, o chi per lui come in questo caso, ne combina una delle sue. Parliamo ovviamente dell’ineffabile e ben noto Luciano Moia, che giusto l’altro giorno s’era prodigato a sostenere, recensendo un libro sulla pedofilia, che l’omosessualità non c’entra nulla con la pedofilia ecclesiatica, questa derivando piuttosto dal clericalismo come dice il pontefice regnante. Chissà che fatica deve aver fatto a digerire la nota della Congregazione! Ma ancora più fatica deve aver fatto nell’improbabile arrampicata sugli specchi per ribaltare la prospettiva e attenuare il tonfo assordante prodotto da quel semplice “no” sul potere della chiesa di benedire le coppie sodomite.  Il risultato è che a leggere Moia prima di tutto c’è il dovere di accogliere e non discriminare i gay, poi dopo, molto dopo, e presentadolo quasi come se si trattasse di un fatto tecnico legato al proprium della benedizione e alla distinzione sacramento/sacramentale, solo dopo insomma si dice quella che invece è la notizia che tutti gli altri giornali hanno (obtorto collo) riportato. Ma veniamo al vincitore. Stavolta, caro Tosatti, non ho avuto dubbi nell’assegnare il primo premio indovini a chi? Alla Boldrini? Alla Cirinnà? Ma no! Il primo premio è andato ad un biblista, cioè a uno che in teoria dovrebbe aver letto, chessò, un san Paolo, o la storia di Sodoma; invece niente, il soggetto in questione, tale Alberto Maggi, intervistato da Repubblica è riuscito nell’ardua impresa di inanellare uno dopo l’altro tutti i più triti luoghi comuni di quel sentimentalismo alla vaccinara che ormai è diventato la cifra culturale del dibbattito contemporaneo all’insegna dell’ovvio dei popoli. A partire dalla frase principe, che uno vedrebbe perfetta sui baci perugina o in bocca a una Barbara d’Urso, forse meno se pronunciata da un biblista: “…dove c’è amore c’è Dio, per questo due persone omosessuali che si amano non hanno nulla da temere”. Tiè, pija e porta a casa. Non le basta Tosatti? Senta cosa dice in risposta al giornalista che lo incalza (per finta eh) facendogli notare che “Il Vaticano dice che queste unioni non sono per la procreazione”: “Anche la mia vita di sacerdote non è aperta alla procreazione. Così quella di Gesù che non ha ripetuto l’adagio biblico “andate e moltiplicatevi”. Ha incitato ad esseri aperti agli altri e per farlo non serve procreare”. Bello, no? E mica è finita. Per non farsi mancare niente poco dopo il noto biblista afferma infatti – udite udite: “Per la Chiesa è più grave divorziare che uccidere. Chi uccide è perdonato, chi divorzia no perchè non può risposarsi. Assurdo”, il che non credo abbia bisogno di commenti. E per concludere, l’immancabile riferimento del giornalista a Gesù che “non si è mai espresso sull’omosessualità”, con l’altrettanto scontata e ammuffita risposta del grande bilbista: “Mai. Eppure la Chiesa sì”.
Ma le risate caro Tosatti sono scoppiate anche per un altro motivo. Ed è stato assistere allo spettacolo di coloro che fino a ieri erano tra i più sfegatati ultras del pontefice regnante, e che ora li vedi inarcare sopraccigli e storcere nasini non senza una malcelata punta di imbarazzo quando non di fastidio e irritazione. Per carità, anche questo un film già visto con Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, solo per stare ai più recenti: quando un pontefice viene criticato da sinistra è lui che sbaglia e i suoi critici sono tutti esperti e sommi teologi; quando invece il Papa è criticato da destra allora è lui che ha ragione e i suoi detrattori torto marcio. Al solito, due pesi e due misure. Ma anche così, stavolta però le chiacchere stanno a zero. Perché il Vaticano, ripetiamo, non ha fatto altro che ribadire ciò che solo chi fa finta di non capire continua a fraintendere ossia che la chiesa benedice il peccatore ma non può benedire il peccato. E che l’omosessualità, o meglio gli atti omosessuali costituiscano un peccato, cari i nostri p. Martin e compagnia cantanti, è scritto nel Catechismo, non esattamente una rivista di moda.
Altro discorso, e qui sì che le critiche non sono affatto peregrine, è la contraddizione tra una Chiesa che dice che non può benedire le coppie dello stesso sesso, e una Chiesa con il Pontefice in persona che solo qualche mese fa si è espresso a favore di una copertura legale per le unioni samesex. Detto altrimenti, il fatto che con il Responsum il Vaticano abbia ricordato che l’omosessualità, senza per questo condannare o giudicare gli omosessuali, è peccato, sembra contraddire, appunto, quella che all’epoca era apparsa come una implicita accettazione dell’omosessualità, nel momento in cui il pontefice regnante sapeva/sa perfettamente che le unioni samesex per le quali ritiene lecita una copertura legale non sono certo platoniche. E dunque se si dice sì a quelli unioni, nella consapevolezza che si stai dicendo sì a unioni che vengono vissute anche carnalmente ciò che pone i partners in una oggettiva condizione di peccato, poi è difficile comprendere il no a che vengano anche benedette con la “scusa” che sono peccato. Un atteggiamento, questo, che suona non solo contraddittorio ma anche, se possibile, pilatesco.
Abate Faria

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6 commenti

  • STEFANO ha detto:

    Qui si sono superati, hanno fatto proprio un gioco di prestigio.
    Tesi (indiscutibile e inaccettabile) benediciamo le coppie omosessuali.
    Antitesi (ovvietà): Il matrimonio è solo tra uomo e donna.
    Sintesi (vero obiettivo): benediremo solo gli omosessuali singoli (“che manifestano di volere vivere in Dio” e che quindi al momento della benedizione non lo vivono)
    Risultati pratici:
    -avanzamento nella finestra di Overton per il futuro.
    -benedizione della omosessualità singola.
    -legittimazione per due omosessuali di presentarsi all’altare in coppia a ricevere due singole benedizioni. 1+1=2=coppia benedetta.

  • Maria Michela Petti ha detto:

    E se la pubblicazione del Documento rientrasse, invece, in un progetto strategico ben definito?
    Il dubbio mi è sorto leggendo l’articolo (al link di seguito) “scovato” da “Il Sismografo” – vorrà significare qualcosa, o no?) – in una fonte che riporta il logo dell’Università di Pisa e il riferimento al Centro interdisciplinare “Scienze per la pace”, presso il Dipartimento di giurisprudenza dell’Ateneo.
    L’autore dell’articolo, il prof. Pierluigi Consorti, vanta un curriculum di tutto rispetto (al secondo link) che ho ricercato sulla spinta della curiosità per la dovizia di rimandi al Codice di Diritto Canonico, a supporto della sua argomentazione. Curriculum, aggiornato il 20 novembre 2018, che si conclude con la seguente precisazione: «Attualmente mi interesso di questioni economiche connesse al fenomeno religioso e con papa Francesco sto tornando a curare il diritto canonico. Sono convinto che si possa sperare di cambiare. Il futuro è nelle nostre mani».
    La chiosa a piè pagina dell’articolo che segnalo, al termine della puntigliosa disanima del Responsum ad dubium e della relativa Nota esplicativa della CDF, recita: «vorrei precisare che non siamo di fronte ad un atto di valore normativo che risale alla volontà del Pontefice romano, ma ad un semplice responsum, che come tale ha un valore solo dottrinale, nella misura in cui esprime un parere motivato ancorché confutabile. Insomma, non è – almeno, ancora – il caso di dire che Roma locuta, causa finita».
    Per il professore il «Ragionamento [sarebbe] moralmente plausibile, ma giuridicamente inaccettabile», così come – sotto il profilo giuridico- sarebbe “inappropriata” la «Nota motivazionale [che] oscilla fra la negazione del potere della Chiesa sulle benedizioni e l’affermazione della sua volontà non discriminatoria delle persone omosessuali».
    Mi è parso di capire che anche questa questione resti alquanto nebulosa, come tante altre, e che chissà – forse – dovranno essere i canonisti a sbrogliare la matassa. Mi colpisce il fatto che negli ultimi tempi si siano moltiplicate le denunce di reali o presunte violazioni di diritti riconosciuti dal codice ecclesiastico (tralasciando quelli degli ordinamenti civili) e che tutto resti sospeso in attesa di pronunciamenti chiari da chissà quale autorità di pertinenza.
    Il distinguo a proposito della scelta, fin dal titolo, della formulazione definitiva escogitata (Responsum, con approvazione del papa) mi induce a credere, dopo la lettura dell’articolo del prof. Consorti, che l’operazione sia stata congegnata in modo da mettere al riparo il pontefice da eventuali accuse di contraddizioni – fra il detto in forma ufficiale e quello affermato ufficiosamente – e di ipocrisia; obiettivo centrato, stando alle reazioni fin qui registrate. E di salvaguardare la sua prerogativa di agire da una posizione di neutralità che gli consente di restare in linea con i principi dottrinali nello svolgimento del suo ruolo ufficiale e di continuare, in piena libertà, a “battersi” (lo ha rivendicato pubblicamente) per la difesa dei diritti civili degli omosessuali.
    https://people.unipi.it/pierluigi_consorti/sulla-benedizione-delle-unioni-fra-persone-dello-stesso-sesso-fra-diritto-e-dottrina/
    https://people.unipi.it/pierluigi_consorti/curriculum/

    • silvano ha detto:

      Ci si può battere per i diritti civili dei gay, senza con ciò ritenere che la benedizione delle loro unioni sia un diritto. Esattamente come si può dire “chi sono io per giudicare” senza con ciò approvare i peccati sessuali. Non c’è alcuna ipocrisia.

      Piuttosto valuterei se non sia ipocrita chi si appella alle visioni massimaliste della propria controparte pur di trovare argomenti per continuare ad infangare il Papa e la Curia che hanno semplicemente fatto il proprio dovere (peraltro è tutto da vedere se il contenuto della nota dottrinale, in quanto approvato da Francesco, sia liberamente “confutabile”).

      • Pompeo ha detto:

        Silvanmo, sono d’accordo conte, ma non ti affaticare tanto. Sai, chi per partito preso vuole denigrare o calunniare, pur essendo la “verità” evidente e paleser, sta molto attento se una “virgola” è fuori posto, perché la “sostanza” e la “verità” non gli interessa, purché parli male, comunque e sempre, di chi non gli sta a genio. Questo è per lui o lei “grande e profonda carità cristiana”. Signore, pensaci tu! Che il Signore ci perdoni e ci conduca per la via santità, che sarebbe molto facile, se facessimo sempre la Sua Divina volontà, Lo ascoltassimo di più, Lo amassimo e Lo seguissimo con più umiltà, amando anche i nostri nemici, come desidera e ci ha insegnato. Amiamo con Lui anche la sua santa Sposa, la Chiesa. Almeno non la “sozziamo” noi, perchè c’è già chi ci pensa e si accanisce contro di Lei.

  • PAOLO ha detto:

    E’ la prima volta da tanto tempo che mi sono trovato a sospirare positivamente ad una comunicazione vaticana, come a dire (scusate il francesismo) : “ecchecacchio, ci voleva tanto ? Finalmente un poco di chiarezza” . Saluti.

  • giorgio rapanelli ha detto:

    Intanto, per avere commentato questo cazzotto nello stomaco dato dal Papa e dalla Congregazione, il senatore Pillon della Lega si preso calci negli stinchi un enorme numero di gay e di sostenitori della gayezza, con pochissimo commenti in difesa. Lo so che duro farsi levare il “sorcio” Bergoglio dalla bocca. Adesso – lo auguro sommessamente – tutti quei “gatti” pro-Bergoglio diventeranno suoi nemici e contestatori di ogni suo intervento pubblico e privato. Lo auguro per rimettere ordine mentale anche in casa nostra. Intanto siamo controllati da Satana di notte e dai suoi amici di giorno. Infatti, oggi avevo messo nel mio post la seguente frase: “Se nel Nome di Gesù amiamo i nostri Nemici, contemporaneamente sconfiggiamo l’odio di Satana”. Il mio post è stato bloccato e quindi mi stanno impedendo di inviare altri messaggi… Va bene, ce lo sappiamo che siamo odiati, anche se scrivo che amo la Cirinnà nel Nome di Gesù. Ma la mia delusione viene eliminata godendomi lo sgomento di chi credeva di avere il Successore di Pietro in pugno. Non è così, Abate Faria?