Pifferaio di Hamelin, Lockdown, Moloch e l’Arabo…BDV Disegna un Legame.

15 Marzo 2021 Pubblicato da

 

Marco Tosatti

Cari amici  e nemici di Stilum Curiae, Benedetta De Vito ci parla oggi di Hamelin, di una lingua consonantica, l’arabo, e del Moloch e del Lockdown…e vedrete come elementi così apparentemente disparati trovano un loro collegamento, senso. Buona lettura. 

§§§

 

C’è, nella piazza Kornhausplatz di Berna, la Capitale della Svizzera, sul colmo di una fontana, una lunga colonna e in cima, in cima, lo stilita, è il Pifferaio di Hamelin, quello di cui ho scritto qualche tempo fa, il pifferaio mangia-bambini. Ma in questo caso lo scultore Hans Gieng non lascia niente all’immaginazione. Il pifferaio, smessi i panni buoni del caccia-topi, se ne sta, vestito come il gallo che cantò allegro quando Pietro tradì il Signore, seduto comodo, gli occhi spiritati, a consumare il fiero pasto, con la testa e le spalle di un bimbetto già in gola. Altri bambini, prigionieri, li tiene legati al fianco, sui polpacci, dietro la schiena. Sul capitello corinzio, che sarebbe chioma dell’albero per gli antichi greci, fanno il girotondo tante macabre teste del caprone. E, certo, il  pifferaio magico, ma è anche Molock, la terribile divinità del Vicino Oriente che divorava i bambini a lui sacrificati. E oggi pure a questo nemico della Vita si sacrificano, con superficialità, in nome di un diritto che non esiste poiché la Vita è del Signore, i bambini non nati. Non ho bisogno di corsi di bioetica, io, perché so, con la semplicità dei bambini, che la vita, tutta, è di Dio ed è per Lui, non per “Mario”, come recitava uno spot televisivo sulla donazione di sangue, che prego, lavoro e rendo grazie…

Mentre, dunque, passeggiavo con la mente a Berna, girando intorno alla statua dai colori sgargianti che è come dovevano essere le statue romane che ora vediamo candide, ma che erano in tinte vivaci, e chiedendomi perché pur nell’orrore visivo, l’opera mi pare bella e come un avvertimento, ecco una voce che conosco, parlandomi, mi ha detto: “Ma ancora non hai capito?”. Ma per dir quello che ho capito devo andare a capo, riprendere fiato e fuggirmene fuori tema. E quindi, un poco di pazienza, zaino in spalla e avanti.

Allora, e prendo fiato, mio marito ha per collega una bella fanciulla araba che chiama continuamente al telefono, essendo tutti in Dad pure loro. E questa signorina si chiama Melek. Li vedo, li vedo, i vostri occhi sgranati: e allora, che cosa c’entra? Allora, una volta spiegò a mio marito che la prima sillaba del nome, cioè “Me”, quasi non si pronuncia e dunque il nome viene più o meno pronunciato così mleek. Prendiamo adesso la parola Lockdown che ci sta tormentando oramai da un anno e morderà ancora per chissà quanto. Dividiamo la parola in due e prendiamo soltanto la prima parte che suona Lock, ora mettiamoci davanti una M da pronunciar a tutta birra come se non ci fosse. E ecco che, con i suoi soliti giochi di prestigio lessicali, Satana va, con una sola parola, diritto al cuore di ciò che stiamo subendo: Ogni volta che pronunciamo la parola Lockdown stiamo dicendo Che Molock è sceso (down) su di noi. In inglese c’est plus chic. Perché, infatti, non viene tradotto il termine in italiano? Semplice, perché in italiano il barbatrucco non funzionerebbe. Lo so, lo so, vedo gli occhi al cielo, quante sciocchezze, io , persona adulta e vaccinata non credo a simili bazzecole. Lo so, ma è proprio questo il giochino del demonio: mostrarsi nudo a pochi e mascherato a tutti gli altri, in modo che quei pochi siano sbeffeggiati e non creduti. In fondo non a tutti appare chiaro che batman, l’uomo pipistrello, si muove in una cittadina “Gotham” che, a me che l’inglese lo insegno, suona chiaramente come una bestemmia, mascherata dal signor Satana… E prima di andare avanti, una noticina. In inglese, lingua che, bambina, parlavo meglio dell’italiano, lock è catenaccio, e “to lock” vuol dire chiudere qualcuno dentro e quindi imprigionarlo. “To shut”, invece, vuole dire chiudere punto e basta. Allora, poiché le parole squillano la loro verità, non ci chiudiamo noi, ma ci chiudono dentro con il catenaccio! Cioè siamo prigionieri e lo siamo! E avanti.

Naturalmente per celebrare il rito di Molock ci vogliono dei sacerdoti. E questi sono, vestiti di bianco, nei camici immacolati, gli scienziati. I virologi, con gran pompa, mostrandosi più sapienti dei Re Magi, confondendoci le idee tra vaccini, varianti inglesi (scusi signor Covid do you speak english?), ci riempiono le orecchie di terrore e ci fanno vedere un mondo senza speranza: il loro o di quanti, forse, li pagano. Comunque sia essi, riuniti in comitato scientifico (perché come si sa l’unione fa la forza) celebrano il rito del terrore, la messa nera di Molock. Impongono le chiusure con il catenaccio i cuoi frutti sono depressione, povertà, disperazione, morte. E pure all’improvviso come è accaduto ai poveri gestori degli impianti sciistici che si erano “messi in sicurezza” e che non capiscono le oscure manovre di cui sono vittime. E poi ci sono i vaccini, annunciati il giorno di Natale, come nuovo messia (falso naturalmente) e fatto con i resti dei poveri bambini mai nati. Sì, il marchio della Bestia, la beffa finale, perché il vaccino serve a poco se è vero, come pare sia vero, che non serve per le terribili varianti brasiliane (desculpe, fala portugues o senhor Covid?)… E, come mi spiega un amico che di medicina se ne intende (non come me) tutti i virus creano varianti e quindi i vaccini, in partenza, erano inutili.

Vorrei poi, ma solo in volo, raccontare quel che ho visto in televisione del Professor Galli, quando parlava nei tempi molto bui dell’anno appena trascorso. Vedendolo in televisione non riuscivo a togliere gli occhi dallo sfondo che dietro di lui mutava. Alle sue spalle apparivano e scomparivano, di volte in volta, molti animali. A volte erano feroci carnivori e persino il Tyrannosaurus Rex con quel nomaccio in pompa magna e le braccine corte, Altre volte placidi diplodochi, elefanti, zebre persino. E ho notato che, secondo me, si divertiva ad armonizzar gli animaletti alle parole. Nel senso che i dati erano in picco massimo ecco ruggire un leone, se invece si stava in pianura, galoppavano gazzelle antilopi. Sì anche lui un gallo di San Pietro. A onor del vero il professor Galli ha dichiarato, almeno così mi hanno raccontato perché io non lo ho sentito di persona, che i pupazzetti li metteva il nipotino. E allora vorrei conoscerlo questo bambino che sapeva costruir così bene gli scenari del terrore che il nonnino riferiva a noi…

Il cerchio si chiude nella desolazione mentre Molock brinda allegro per la gran mangiata di corpi e di anime. Ma c’è chi, per noi, veglia da lassù e gli stupidi piani di quanti seguono il Male, andranno un giorno a carte quarantotto e il Signore, splendente di luce, nella forza della Vita che è la Verità spazzerà via tutto quanto e noi, tornati creature, ritornati a Lui nella conversione che nutre, torneremo ad abbracciarci, senza stupide mascherine, nella gioia del ciclo delle stagioni che sono dono di grazia a noi che viviamo nella prova. E la primavera tornerà!

SALMO 2
1 Perché le genti congiurano

perché invano cospirano i popoli?

2 Insorgono i re della terra

e i principi congiurano insieme

contro il Signore e contro il suo Messia:

3 Spezziamo le loro catene,

gettiamo via i loro legami”.

4 Se ne ride chi abita i cieli,

li schernisce dall`alto il Signore.

5 Egli parla loro con ira,

li spaventa nel suo sdegno:

Io l`ho costituito mio sovrano

sul Sion mio santo monte”.

§§§




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11 commenti

  • Arcipelago ha detto:

    Arzigogoli, svenevolezze, forzature e false etimologie…per dire cose su cui siamo da tempo quasi tutti d’accordo.
    Un po’ di semplicità, please. Ricordiamo che “Lo stile è l’uomo”.Meglio : “Le style est l’homme même” (Georges-Louis Leclerc de Buffon). Se lo stile fa l’uomo, fa anche la donna. Anzi, la donnetta.

  • Antonia ha detto:

    La riflessione è molto interessante e invita a guardare sempre attentamente oltre ciò che appare, ciò che le generazioni di oggi non sanno più fare. Spesso, infatti, il male è mascherato da bene e allora, come avverte Gesù, siamo “Astuti come serpenti e puri come colombe”‘

  • Milli ha detto:

    Il fatto che il suo post abbia attirato subito i nuovi trollini del blog mi fa capire che è meritevole di attenzione. Grazie, trollini cari.

  • Milli ha detto:

    Interessante disamina. Non è trascurabile l’assonanza tra Molock e lock. La parola, soprattutto se ripetuta è evocativa, influenza la mente e non solo, è magica, così come sono potenti le parole dei riti.
    Diciamo che, nel dubbio, eviterò di ripeterla per non invitare qualcuno non gradito.

  • MARIO ha detto:

    Certo che questi elvetici, così ordinati, precisini e soprattutto verdi… non so quali sogni, o meglio incubi, possano fare di notte, se da piccoli i loro genitori li hanno portati a fare il picnic ai piedi di questa scultura macabra.
    Io di certo i miei figli non li avrei portati lì.

    Mi sembra roba da museo (in qualche interrato chiuso a chiave), o meglio da discarica, più che da piazza cittadina.
    Per di più non conoscendo nemmeno cosa voglia rappresentare:
    http://www.lanonaporta.net/blog/2015/10/la-misterosa-statua-del-mangiatore-di-bambini-di-berna/

    • Milli ha detto:

      Parecchio inquietante anche il sito che cita lei.

      • MARIO ha detto:

        Per forza, è una raccolta del mostruoso e del macabro, come questa statua!
        Ma temo che sotto sotto lei volesse alludere a qualcos’altro…

  • Enrico Salvi ha detto:

    Davvero interessante questa disamina etimologica. Può servire a consolidare la consapevolezza che siamo in una situazione non proprio ideale.

    Per quanto mi riguarda (ma mi permetto di proporlo agli Stilumcuriali), seguo la Piccola Via del Chissenefrega.

    Eh sì, perché tanto l’intervento dall’Alto ci sarà nei tempi e nei modi stabiliti dall’Alto e che non conosciamo, e ciò che conta è rimanere saldi, imperturbabili.

    Ma non basta: il mondo in cui viviamo è soggetto ad un’inesorabile impermanenza: tutto quello che succede, che si fa, si pensa e si dice scorre via come sabbia fra le dita. Il che ci fa dedurre che il nostro destino è oltre, del tutto oltre l’inguacchio in cui ci troviamo, e che perciò è d’importanza relativa o addirittura senza alcuna importanza.

    E allora: un imperturbabile chissenefrega!

    • stefano raimondo ha detto:

      “…rimanere saldi, imperturbabili…”

      “…tutto quello che si fa è d’importanza relativa…”

      Agire ma non reagire (Sri Ramana Maharshi)

      • Brasi ha detto:

        “Chi se ne frega” e “mi fa schifo” sono due parole che grazie agli schiaffi di mia madre ho tolto dalla mia bocca. Quanto fanno bene gli schiaffoni!