Novità Librarie: La Storia Sacra Facile da Imparare, di San Giovanni Bosco.
25 Febbraio 2021
Marco Tosatti
Cari amici e nemici di Stilum Curiae, in un momento in cui la disinformazione e l’ignoranza sulla realtà della Storia della Chiesa sembrano essere più diffuse che mai, grazie a pregiudizi, volontà negativa e – come strumento – l’uso del web, ci sembra interessante pubblicizzare un’iniziativa editoriale di cui troverete i dettagli qui sotto. Buona lettura.
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Dopo Storia d’Italia e I Papi da San Pietro a Pio IX, la nostra casa editrice è lieta di presentare al pubblico questo ulteriore volumetto scritto da San Giovanni Bosco.
Maniera facile di imparare la Storia Sacra è qui offerto in edizione largamente rinnovata: pur volendo restare fedeli allo stile originale, si è deciso di aggiornare qualche espressione del testo per renderne più agevole la comprensione a chi non è abituato al linguaggio ottocentesco, inoltre è parso opportuno arricchire diversi capitoli con note introduttive che spiegassero e integrassero, alla luce del Magistero novecentesco e degli studi successivi, i contenuti proposti. Degna di particolare menzione l’appendice finale, contenente il documento della Pontificia Commissione Biblica sul carattere storico dei primi tre Capitoli della Genesi (1909).
In questo compendio di Sacra Scrittura, la forma domanda-risposta, tipica del catechismo, permette una lettura semplice e chiara, valida in particolare per le persone che – sono parole di Don Bosco – o per occupazione o per mancanza di studio non possono percorrere libri di maggior mole e di più elevata erudizione.
La conoscenza e la difesa delle verità contenute nella Bibbia è, del resto, di grande importanza. Pio XII nell’enciclica Divino Afflante Spiritu (1943) ricordava con forza l’utilità di questa battaglia, affermando: «Gli esegeti cattolici col retto maneggio di quelle medesime armi della scienza, di cui gli avversari non di rado abusavano, presentarono spiegazioni che insieme concordano con la dottrina cattolica e col genuino pensiero tradizionale, e in pari tempo tengono fronte alle difficoltà sia tramandateci senza soluzione dall’antichità, sia di fresco portate dalle nuove scoperte della moderna indagine. Ne è venuto che il credito della Bibbia e del suo valore storico, scosso fino a un certo punto in alcuni da tanti attacchi, ora è pienamente ristabilito presso i cattolici; anzi neppure mancano scritti d’altra fede, che in seguito a ricerche condotte con serietà ed animo spassionato, giunsero infine ad abbandonare le opinioni dei moderni per tornare, almeno in parecchi punti, alle vecchie sentenze».
Poco oltre si aggiungeva un’ulteriore, consolante, verità da tenere presente nelle pagine successive di questo volume: «I Padri, segnatamente Sant’Agostino […], hanno avvertito al loro tempo: che Dio nei Sacri Libri da Lui ispirati ha voluto venissero sparse difficoltà, perché noi ci sentissimo spronati a leggerli e scrutarli con maggior applicazione e inoltre, sperimentando la nostra limitazione, vi trovassimo un salutare esercizio di doverosa umiltà».
Con questo spirito abbiamo voluto aggiungere anche questa opera al catalogo di quelle pubblicate, nella speranza di offrire un efficace strumento di formazione.
Augurando una proficua lettura, non possiamo in conclusione non ringraziare don M. Tranquillo per alcuni preziosi consigli sulla revisione.
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Quale rapporto tra Sacra Scrittura e Tradizione? La Caduta dell’Uomo? Cos’erano il Regno di Giuda e il Regno d’Israele? L’esilio? Ancora: quali furono i Profeti che annunciarono Cristo? Cosa dissero? Che caratteristiche ha la Chiesa fondata da Nostro Signore? In cosa consistono le Massime morali ricavate dalla Sacra Scrittura? Tutte questioni che il cattolico può (e talvolta deve) affrontare e approfondire.
Dopo Storia d’Italia e I Papi da San Pietro a Pio IX, la nostra casa editrice è lieta di presentare al pubblico questo ulteriore volumetto (poco più di 100 pagine) scritto da San Giovanni Bosco.
Maniera facile di imparare la Storia Sacra è qui offerto in edizione largamente rinnovata: pur volendo restare fedeli allo stile originale, si è deciso di aggiornare qualche espressione del testo per renderne più agevole la comprensione a chi non è abituato al linguaggio ottocentesco, inoltre è parso opportuno arricchire diversi capitoli con note introduttive che spiegassero e integrassero, alla luce del Magistero novecentesco e degli studi successivi, i contenuti proposti. Degna di particolare menzione l’appendice finale, contenente il documento della Pontificia Commissione Biblica sul carattere storico dei primi tre Capitoli della Genesi (1909).
In questo compendio di Sacra Scrittura, la forma domanda-risposta, tipica del catechismo, permette una lettura semplice e chiara, valida in particolare per le persone che – sono parole di Don Bosco – o per occupazione o per mancanza di studio non possono percorrere libri di maggior mole e di più elevata erudizione.
La conoscenza e la difesa delle verità contenute nella Bibbia è, del resto, di grande importanza. Pio XII nell’enciclica Divino Afflante Spiritu (1943) ricordava con forza l’utilità di questa battaglia, affermando: «Gli esegeti cattolici col retto maneggio di quelle medesime armi della scienza, di cui gli avversari non di rado abusavano, presentarono spiegazioni che insieme concordano con la dottrina cattolica e col genuino pensiero tradizionale, e in pari tempo tengono fronte alle difficoltà sia tramandateci senza soluzione dall’antichità, sia di fresco portate dalle nuove scoperte della moderna indagine. Ne è venuto che il credito della Bibbia e del suo valore storico, scosso fino a un certo punto in alcuni da tanti attacchi, ora è pienamente ristabilito presso i cattolici; anzi neppure mancano scritti d’altra fede, che in seguito a ricerche condotte con serietà ed animo spassionato, giunsero infine ad abbandonare le opinioni dei moderni per tornare, almeno in parecchi punti, alle vecchie sentenze».
Poco oltre si aggiungeva un’ulteriore, consolante, verità da tenere presente nelle pagine successive di questo volume: «I Padri, segnatamente Sant’Agostino […], hanno avvertito al loro tempo: che Dio nei Sacri Libri da Lui ispirati ha voluto venissero sparse difficoltà, perché noi ci sentissimo spronati a leggerli e scrutarli con maggior applicazione e inoltre, sperimentando la nostra limitazione, vi trovassimo un salutare esercizio di doverosa umiltà».
Con questo spirito abbiamo voluto aggiungere anche questa opera al catalogo di quelle pubblicate, nella speranza di offrire un efficace strumento di formazione. Augurando una proficua lettura, non possiamo in conclusione non ringraziare don M. Tranquillo per alcuni preziosi consigli sulla revisione.
>>> Già ordinabile. Scheda e indice qui: La Storia Sacra facile da imparare – dalla creazione dell’Universo alla fondazione della Chiesa <<<
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Tag: giovanni bosco, radiospada, storia sacra
Categoria: Generale
«si è deciso di aggiornare qualche espressione del testo per renderne più agevole la comprensione a chi non è abituato al linguaggio ottocentesco»
Il vezzo di “aggiornare” il “linguaggio” delle varie epoche a mio avviso e quanto di più deleterio ci sia. Un Italiano di media cultura non dovrebbe avere grandi difficoltà a leggere le opere (in prosa, e in lingua volgare) del 1200, figuriamoci del 1800.
Io ho la «Storia Sacra» di San Giovanni Bosco (in “lingua originale”, visto che pare essere un’altra lingua) e ricordo di non aver avuto nessuna difficoltà quando la lessi (l’edizione è del 1957, della Società Editrice Internazionale). L’ho tirata fuori dal suo scaffale e l’ho scorsa qua e là, ma non ho trovato alcuna frase che possa essere considerata incomprensibile.
San Giovanni Bosco poi, usava un linguaggio non “aulico” o “erudito”, perché le sue opere erano destinate ai fanciulli e ragazzi.
Riporto qui un brano della Prefazione dell’opera di cui si parla:
«Il metter mano a un nuovo corso di Storia Sacra parrà certamente a taluno fatica inutile, mentre ne esistono già tanti da poter soddisfare ogni condizione di persone. Così pareva anche a me, ma postomi a far l’esame di quelli che maggiormente vanno per le mani dei giovanetti, ebbi a convincermi che molti sono troppo voluminosi, o troppo brevi, e spesso ancora per isfoggio di concetti e di frasi perdono la semplicità e la popolarità dei libri santi. Altri poi omettono quasi completamente la cronologia di modo che l’inesperto lettore può difficilmente accorgersi a quale epoca appartenga il fatto che legge, se più si approssimi alla creazione del mondo, oppure alla venuta del Messia. Quasi in tutti poi si trovano espressioni che a me sembrano poter destare non puri concetti nelle mobili e tenere menti dei fanciulli».
Quale difficoltà di comprensione c’è in questa prosa? E tutto il libro è scritto con questo “linguaggio”.
Ammesso anche che ci sia qualche espressione oggi non più usata, al massimo si poteva spiegarne il significato in nota, come si è sempre fatto, lasciando in tal modo integro nella sua versione il testo originale. Al di là di questo secondo me si dovrebbe aver piacere a leggere le opere antiche (e quella di San Giovanni Bosco neanche lo è) in versione originale; sicuramente è un arricchimento della propria cultura.
P. S. Comunque non si tratta di un’opera approfondita, proprio considerando i destinatari alla quale era stata dedicata.
Ma esistono nella nostra letteratura opere stupende che risalgono al 1200 e dintorni che , purtroppo, debbono essere commentate e in certo modo tradotte dalla lingua originale.
Sto pensando a un grande dimenticato come Jacopone da Todi. Al liceo, anni e anni fa, si studiava, nell’ipotesi più favorevole, una sola poesia. Ma la sua opera è molto più vasta e meriterebbe di essere conosciuta. Soprattutto in questo periodo di avvicinamento e preparazione alla Pasqua.
Non mi riferivo all’arte poetica. Se è per questo anche poesie relativamente recenti recenti hanno bisogno di essere commentate per essere ben comprese proprio nel “linguaggio”, a parte il significato. Mi riferisco alla prosa. Faccio un esempio (da “Vita Nova” di Dante):
«[XXVII] […] Queste e più mirabili cose da lei procedevano virtuosamente: onde io pensando a ciò, volendo ripigliare lo stilo della sua loda, propuosi di dicere parole, ne le quali io dessi ad intendere de le sue mirabili ed eccellenti operazioni; acciò che non pur coloro che la poteano sensibilmente vedere, ma li altri sappiano di lei quello che le parole ne possono fare intendere. Allora dissi questo sonetto, lo quale comincia: Tanto gentile.
Tanto gentile e tanto onesta pare
la donna mia quand’ella altrui saluta,
ch’ogne lingua deven tremando muta,
e li occhi no l’ardiscon di guardare.
Ella si va, sentendosi laudare,
benignamente d’umiltà vestuta;
e par che sia una cosa venuta
da cielo in terra a miracol mostrare.
Mostrasi sì piacente a chi la mira,
che dà per li occhi una dolcezza al core,
che ’ntender no la può chi no la prova;
e par che de la sua labbia si mova
un spirito soave pien d’amore,
che va dicendo a l’anima: Sospira.
Questo sonetto è sì piano ad intendere, per quello che narrato è dinanzi, che non abbisogna d’alcuna divisione; e però lassando lui, [XXVII] dico che questa mia donna venne in tanta grazia, che non solamente ella era onorata e laudata, ma per lei erano onorate e laudate molte. Ond’io, veggendo ciò e volendo manifestare a chi ciò non vedea, propuosi anche di dire parole ne le quali ciò fosse significato: e dissi allora questo altro sonetto, che comincia: Vede perfettamente ogne salute, lo quale narra di lei come la sua vertude adoperava ne l’altre, sì come appare ne la sua divisione».
Quando è stato scritto questo? nel 1200 (alle soglie del secolo successivo). C’è una sola frase che un Italiano di media cultura (ma anche meno) non possa comprendere? Nemmeno una (almeno mi sembra…).
Quale incomprensione del testo, o almeno fastidio dànno parole come “stilo” anzichè “stile”; “propuosi” anzichè “proposi”; “dicere” anziché “dire”; ecc.? Perfino il sonetto è comprensibilissimo. Sì, forse all’inizio qualche minimo intoppo sulla scorrevolezza della lettura può comportare; ma dopo un po’ “si fa l’orecchio”, per così dire, e non si fa più caso (certo, quando la Poesia si eleva – Divina Commedia – allora sì che occorre una preparazione a poterla ben capirla, anche linguisticamente). Ed è anzi un arricchimento culturale conoscere le “antenate” delle parole che si usano oggi, anziché vantarsi di conoscere gli innumerevoli, sconci, inutili, soprattutto inutili, termini esotici, in particolare inglesi, che hanno inquinato irrimediabilmente la Lingua italiana di oggi.
Ancora meno di un secolo fa Thomas Mann, attraverso un personaggio di un suo romanzo ebbe a definire l’Italiano «la più bella lingua del mondo… per me non c’è dubbio che gli angeli del cielo parlano Italiano»; e prima ancora il poeta inglese John Keats «proponeva “che l’Italiano soppiantasse il Francese in ogni scuola del Paese, giacché è pieno di vera poesia”»
Perfino una giornalista/scrittrice americana contemporanea (Dianne Hales) considera l’Italiano (ma non si riferisce a quello sconciamente parlato in Italia oggi) “la lingua più amata e amabile del mondo”, nel suo libro «La Bella Lingua» scritto in Inglese ma col titolo significativamente in Italiano.
«Jean-Jacques Rousseau diceva: “Se c’è in Europa una lingua adatta alla musica, è certamente la lingua italiana” (concordava Denis Diderot)».
E come avevano ragione almeno su questo punto i due mefistofelici! Se infatti l’Italiano di allora si adattava alla musica di allora, quello di oggi (mediamente parlato, anche dai cosiddetti intellettuali) si adatta purtroppo alla musica pestifera di oggi.
Non c’è dubbio che l’eliminazione del Latino nelle scuole è stata la causa iniziale del corrompimento della Lingua soprattutto parlata (ma anche scritta) di oggi.
Chiedo scusa per questo “Fuori Percorso”, ma quando si accenna a questo tema non riesco a trattenermi.
Le citazioni tra virgolette basse sono dall’articolo:
https://www.antoniosocci.com/gli-angeli-nel-cielo-parlano-italiano-thomas-mann/
Una volta si diceva che tradurre è un po’ tradire.
Quella del linguaggio è una questione seria.
Non ci troviamo forse nel caos dei linguaggi (confusione delle lingue)?
Sacerdote Giovanni Bosco 19 marzo 1885
https://www.sdb.org/it/Don_Bosco/Scritti/Circolari/Diffusione_buoni_libri
Non conosco l’opera qui presentata. Da biblista quasi autodidatta e, in ogni caso, dilettante, non posso che plaudire all’iniziativa. Tutto quanto si è fatto e si farà affinchè la gente conosca e approfondisca la Sacra Scrittura, non può che fare del bene. Anche perchè è necessario contrastare l’uso introdotto dall’attuale Papa di sfruttare la Bibbia a scopo demagogico, estraendo qua e là singole parole su cui costruire, senza alcun riferimento al contesto, riflessioni filosofiche e non teologiche.
E ci mancava anche il Papa… come sempre naturalmente.
Occhio ai dilettanti!
Impiegando quel potente mezzo che è Intra Text ho fatto una breve ricerca sui vocaboli e verbi usati nella Bibbia.
Il patrimonio lessicale biblico comprende 32.743 parole contro le 47.000 del lessico comune italiano, del quale però sono in uso, comunemente, poco più di 2.000 parole. E’ chiaro che fra le 32.743 parole della Bibbia si può trovare di tutto: da Signore con ben 8198 occorrenze, a Dio (4737 occorrenze) a Grazia (294 occorrenze) ad Amore (184 occorrenze) a Benedizione (86 occorrenze). Ma si trovano anche parole come Escrementi (13 occorrenze), Sterco (4 occorrenze), Urina e Fogna (con 2 occorrenze ciascuna). Il metodo Bergoglio è pertanto un metodo truffaldino di fare dell’ermeneutica personalizzata, addirittura, come ha fatto recentemente con la “tenerezza” spostando un termine da un Salmo ad un brano evangelico.
Parola di dilettante, caro Sig. Mario.
Caro SC Emerito,
Mario ti ha ben redarguito. Non era conveniente chiamarlo Papa, bensì Vescovo di Roma, o/e anche: Presidente dello Stato Vaticano.
Appello al Sig. Mario.
Sig. Mario, se vuole rispondermi mi risponda con ARGOMENTI non con tentativi di deminutio capitis. Grazie!
Risposta argomentata al Sig. S.E.
Lei parla ,fuori contesto, di “uso INTRODOTTO dall’attuale Papa di sfruttare la Bibbia a scopo demagogico”, con ARGOMENTI a dir poco risibili.
Ecco, questo è l’esempio perfetto di quel tentativo, che Lei attribuisce al sottoscritto, di “deminutio capitis” nei confronti del Sommo Pontefice. Ed essendo un tentativo al massimo livello, si potrebbe ben definire “deminutio capitis maxima”.
Comunque, per accontentarla (un po’…), suggerirò al Papa di servirsi di più di Intra Text. E in caso di problemi, di rivolgersi a Lei…
La ringrazio anticipatamente!
Troppo onore!!!!!!!!!!!!!!
Ma perchè tanto risentimento nei confronti di un provincialotto dilettante, che un suo collega ha onorato del titolo di povero idiota? Che fastidio può mai dare un povero idiota? Un po’ di compassione, perbacco!!!!!!!!!!!!!
Onore mio…anzi del Papa!
Riguardo al “risentimento”: Lei giustamente sembra nutrirne tanto verso il mio(?) collega che l’ha insultata (e per fortuna almeno questa volta l’ho scampata…).
E allora perché non prova anche Lei (come viene d’istinto a me) a mettersi invece nei panni del Papa?
Scusandomi se posso averla offesa, Le auguro Buona notte.