Transitus Animae del M° Lorenzo Perosi. Un Commento del M° Porfiri.
22 Febbraio 2021
Marco Tosatti
Cari amici e nemici di Stilum Curiae il Maestro Aurelio Porfiri ci offre oggi le sue riflessioni e il suo commento su un altro gioiello della musica sacra, Transitus Animae del M° Lorenzo Perosi. Buona lettura e buon ascolto.
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TRANSITUS ANIMAE (Lorenzo Perosi)
Guardando per strada qualche tempo fa, l’indecoroso spettacolo di Halloween e dei bambini vestiti da spettrini e streghine, mi convincevo sempre di più che non siamo più un paese cattolico. Non lo siamo più non solo perché l’identità cattolica oramai è una patina sempre più evanescente, ma anche perché il pensiero debole si è impadronito anche dei cuori di molti, troppi pastori.
La morte cristiana era qualcosa di terribile, nel senso etimologico, non spaventoso ma formidabile, tremendo come il Rex tremendae maiestatis del Dies Irae. La famiglia era riunita intorno al letto di morte del proprio caro e al ritmo delle preghiere per i moribondi lo accompagnava verso l’ultimo viaggio.
Uno degli Oratori più belli di don Lorenzo Perosi è il Transitus Animae. In esso si raffigura il passaggio di un anima dall’esilio terreno alla dimora celeste, un viaggio scandito dalle preghiere della tradizione cattolica. Forse, il suo capolavoro. Quella voce di contralto che invoca con dolcezza indicibile, ma piena di struggimento: “munda me!”. Scritto nel 1907, così viene descritto in un articolo di Andrea Milanesi su Avvenire, che cita anche la presentazione dell’opera fatta dal compositore stesso: “«Giunta l’Anima al passaggio supremo implora la misericordia divina, mentre il coro canta le preci degli agonizzanti. L’intercessione della Vergine Santissima è invocata da un coro di soprani e contralti. L’Anima passa all’eterna vita, gli angeli la conducono a Dio”»: così scriveva Perosi nelle note di presentazione del Transitus, partitura che, mediante una selezione di testi tratti dalle Sacre Scritture, intende appunto rappresentare il momento dell’estremo passaggio dell’anima all’Aldilà. Tra squarci di luce e di tenebre, canti di lode e trepidanti preghiere, nel gioioso presentimento della gloria della resurrezione si ricompone il maestoso affresco sonoro di un’opera che i primi ascoltatori non esitarono a definire «densa di tenerezza, di abbandono e di consolazione spirituale», di fronte alla quale l’illustre “collega” Umberto Giordano affermò entusiasta: «Dopo molti anni ho udito nuovamente la voce del genio: sono sconvolto e felice». Ma nell’intima convinzione del suo stesso autore, «in Paradiso si ascolterà una musica più bella»”. Come ho detto, questo oratorio è probabilmente una delle opere più importanti del compositore di Tortona. È musica altamente ispirata, drammatica ma anche serena, veramente pervasa da capo a fondo di una luce soprannaturale. Se si vuole meditare sulla morte senza disperazione, cioè nella speranza cristiana, questo è certamente uno dei lavori da ascoltare.
Un tempo il passo estremo era vissuto in una comunità. Oggi questo non c’è, si muore di nascosto. Un libro profetico in questo senso fu Scommessa sulla morte di Vittorio Messori, uscito negli anni ’80. In esso lo scrittore aveva già identificato alcune malattie culturali che sarebbero divenuti “il nuovo normale” in questo nuovo, ma triste, XXI secolo.
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Tag: perso, porfiri, transitus animae
Categoria: Generale
Molto benvenuto e opportunissimo questo richiamo del maestro Porfiri al capolavoro – purtroppo quasi dimenticato – del genio di Lorenzo Perosi. Un capolavoro che considero tra i massimi della musica otto-novecentesca, non solo italiana.
Vorrei evidenziare l’ispirata scelta del maestro tortonese di affidare al mezzosoprano, vox humana per eccellenza, l’interpretazione dell’Anima.
Il Transitus è un capolavoro troppo dimenticato – forse per una imperante stolida moda anticattolica – che merita di essere proposito ancora molte volte al pubblico.
Il mistero del Transitus espresso da questa musica genialmente sublime riguarda non solo il credente ma ogni persona umana.
La censura nella chiesa si è estesa anche ai gioielli della musica, un parroco mi ha vietato di cantare e suonare il Dies irae in gregoriano. Vi sembra giusto, quando poi si cantano e suonano canzonette di… (non diciamo chi)… Ci siamo capiti.