Laporta: Il Falso non è Falsificabile. Renzi, Obama, #Italydidit (2° parte)

11 Febbraio 2021 Pubblicato da

Marco Tosatti

Cari amici e nemici di Stilum Curiae, ecco la seconda parte del piccolo saggio che il generale Piero Laporta ha dedicato alle vicende della crisi di governo, nelle sue diramazioni di intelligence internazionale. Buona lettura.

§§§

Fatti Veri e Falsi s’intrecciano

La mistura di falsità, di fatti veri e di mezze verità lascia alla pubblica opinione l’iniziale certezza d’avere appreso la verità. Quando la persona comune scopre d’essere stata ingannata, non s’ingegna in analisi accurate, concludendo che tutto il fatto narratogli è falso e passa oltre, con grande gioia dei falsari.

Le falsità non si possono tuttavia cancellare. Il falso non è falsificabile, sennò sarebbe vero. Per proteggere la prima immutabile falsità occorre dirne in successione sempre più grosse, con l’aiuto anche dei volenterosi creduloni del web, coprendo la prima bugia come una matrioska sempre più grande, finché è tanto grande da rendere impossibile ogni ulteriore bugia. È importante tirarla fino a quando è troppo tardi per fare giustizia. In barba alla legge, per esempio, prolunghi il segreto di Stato sulle stragi, intanto suoni la grancassa su indagini fasulle, col concorso dei futili idioti di Feisbuc e delle associazioni più varie, dando agli assassini e ai falsari tutto il tempo di farla franca e godersi i trenta denari.

Dove porta il dossier D’Elia? Oramai da nessuna parte. Nessuno ha titolo a negare la legittimità di Joe Biden. Nessuno ha titolo a dare credibilità a #italydidit, aggregatore tematico, secondo il quale Barak Obama ha utilizzato i servi dei servizi segreti italiani, sotto la regia di Matteo Renzi, per taroccare le elezioni presidenziali statunitensi. Figurarsi se Obama farebbe mai una sconcezza del genere, impossibile e assurdo, come dire che abbia intercettato le telefonate di Angela Merkel. Matteo Renzi e Barak Obama, premio Nobel per la pace, sono uomini d’onore e non è lecito dubitare di loro.

Rimangono tuttavia distinguibili taluni fatti, certamente connotati di verosimiglianza. D’Elia è un hacker? È verosimile. D’Elia gode di protezioni alte? È altrettanto verosimile.

Altri fatti sono invece farlocchi e annebbiano quelli veri.

D’Urso è l’avvocato di D’Elia? Se lo è, tiri fuori le carte. La Delta Force ha attaccato davvero una base della CIA a Francoforte? Ridicolo.

Alla fin fine tutti parlano di D’Elia, di Francoforte e delle presunte incursioni nel sistema elettorale statunitense. Risultato: nuvole e mosche; nessuno quindi indaga davvero. D’altronde D’Elia e le elezioni statunitensi sono e rimangono due cose distinte.

A loro volta i brogli nelle elezioni statunitensi sono verosimili ma non sono stati provati e nessuna seria indagine ne ha negato la verosimiglianza. D’Elia, compromesso con altre gravi situazioni, non può condurre alla certificazione dei brogli. Anzi, inseguendo la lepre sbagliata, si finisce per concludere apoditticamente che i brogli non ci sono.

Inserire una notizia verosimile entro un insieme di due o più notizie false, rende falso tutto l’insieme; ciò tuttavia non esclude che uno o più elementi dell’insieme siano e restino veri.

La disinformazione è un’arte raffinata. Gli avvelenatori sono i servizi segreti, negli Usa come in Italia, come ovunque. Ricordiamo un paio di esempi.

La disinformazione statunitense

La CIA, ai tempi dello scandalo Valery Plame[4], indagò due pezzi da 90, il già noto Lawrence Franklin e Michael Leeden, “guru neocon di Washington”, secondo Jerusalem Post. Curioso che il giornale israeliano dimenticasse un dettaglio: Ledeen è stato, secondo CIA e FBI, agente del Mossad per numerosi decenni.

CIA e FBI additano Ledeen e Franklin quali ispiratori del falso dossier sull’uranio nel Niger, commissionato da George Bush figlio per giustificare la guerra in Iraq. È appena il caso di ricordare che i servizi italiani si prestarono volentieri a spargere falsità[5].

Lo scandalo Valery Plame fece rumore, tanto, proprio tanto rumore… per nulla. Il presidente Bush usò il potere di grazia, salvando i suoi uomini, in testa il vicepresidente Dick Cheney e Lewis “Scooter” Libby Jr. (avvocato, capo staff di Cheney), arrestato e condannato a 30 mesi di reclusione. La pena fu condonata.

A casa di Franklin trovarono documenti top secret dell’ufficio del presidente degli Stati Uniti. Franklin lavorava nel segretissimo “Office of Special Plans”, messo in piedi dal viceministro della difesa, Paul Wolfowitz e dal sottosegretario Douglas Feith, una lobby nel Pentagono, sottoposta a Donald Rumsfeld, segretario alla Difesa e al vicepresidente Dick Cheney.

George Tenet, allora direttore della CIA, nel 2003 testimoniò l’esistenza di tale agenzia ombra, con analisti ideologicamente schierati, per competere con la CIA e la sua controparte militare, la Defense Intelligence Agency.

Tanto, tanto rumore per nulla. Bush, i suoi compari e le cerchie clintoniane hanno messo a ferro e fuoco il mondo, i Balcani, il Vicino Oriente, il Caucaso e l’Africa; hanno fatto milioni di morti. Alla fine di tutto, la grande stampa ha concentrato la sua attenzione su una bella agente della CIA e su suo marito giornalista, senza chiedersi perché non si indagano seriamente e non si condannano quanti hanno costruito i falsi dossier e hanno mandato a morte milioni di persone.

I Casi Italiani

Americanate? Noi italiani ci sappiamo fare, anzi siamo più raffinati. Chi si ricorda più di Ciro Cirillo?

27 aprile 1981, le Brigate Rosse rapiscono Ciro Cirillo, un microbo della politica nazionale, tuttavia crocevia dei e nei traffici partenopei. Costui non ebbe neppure lontanamente la statura morale e politica del presidente Aldo Moro, il gigante lasciato assassinare tre anni prima da Enrico Berlinguer, Giorgio Napolitano, Bettino Craxi, Francesco Cossiga, Benigno Zaccagnini, Giulio Andreotti. Intransigenti, tutti, meno Craxi dissero, il quale però aveva le conoscenze giuste per salvare Aldo Moro: né le utilizzò né le denunciò.

Ciro Cirillo, sottopanza del democristiano Antonio Gava, dal ’69 al ’75 presidente della Provincia di Napoli, poi presidente della Regione dal 12 settembre 1979 al 13 agosto 1980. Dopo il terremoto del 1980 è assessore regionale ai lavori pubblici e vicepresidente del Comitato tecnico per la ricostruzione. Un sorcio nel formaggio. I mandarini democristiani si rivolsero a Raffaele Cutolo per liberarlo. La notizia serpeggiava e lo scandalo poteva esplodere incontrollabile.

L’Unità. il quotidiano del Partito Comunista Italiano, diretto da Claudio Petruccioli, fu indotto a raccontare fatti veri come fossero falsi.

Il giornale fondato da Antonio Gramsci, , pubblicò tre servizi sulle trattative per la liberazione di Ciro Cirillo, tra il 16 e il 18 marzo 1982. Una giovane cronista, Marina Maresca, portò al direttore un foglio, intestato “Mininter”, che accusava due democristiani, Vincenzo Scotti e Francesco Patriarca, d’aver visitato Raffaele Cutolo, nel carcere di Ascoli Piceno per chiedergli di prodigarsi per la liberazione di Cirillo. Il documento l’aveva fornito un funzionario dell’ufficio “Affari riservati”, diretto dal prefetto Umberto Federico d’Amato, dirigente dello Stato di specchiata onestà. Maresca raccontò a Petruccioli che il documento proveniva dalla magistratura di Napoli.

Maresca fu arrestata, licenziata dal giornale, processata e assolta dall’accusa di falso dopo sei anni, a ottobre 1989, quando la memoria dei fatti era passata. Scrissero in sentenza: «È sufficiente rilevare che il Tribunale di Napoli ha escluso ogni responsabilità di Marina Maresca per la falsificazione dei documenti». Chi altri aveva quindi costruito il falso che raccontava la verità?

Per un Ciro Cirillo, rapito dalle Brigate Rosse come Aldo Moro, gli intransigenti pagarono un riscatto miliardario e lasciarono uccidere il commissario Antonio Ammaturo, il mastino che azzannava Raffaele Cutolo, il quale si prestò di buon grado a mediare fra gli intransigenti e le Brigate Rosse. Queste uccisero Ammaturo il 15 luglio 1982. Chi tirò le fila? I servizi segreti italiani. La certezza arrivò quando non servì più a nulla.

Stella Cervasio su La Repubblica del 2 Luglio 2017: «Un magistrato, Carlo Alemi, che adesso è in pensione, imbastì una difficile istruttoria. Una storia oscura che vide uniti per lo stesso scopo, il ritorno a casa di Cirillo, uomini politici, pezzi di Stato come i servizi segreti e malavita. “E qui, a differenza dell’altra trattativa Stato- mafia di cui si parla — dice il giudice Alemi a ‘Repubblica’ — c’era anche il terrorismo. Se Cirillo non fosse stato rapito, avrebbe gestito i 20mila miliardi in vecchie lire di appalti della ricostruzione” […] Per Alemi il caso è chiaro, dice ancora: “La prima trattativa Stato-mafia-terrorismo è stata confermata in più sedi ufficiali. Per me fu molto difficile lavorare a quell’epoca su questa vicenda: avevo il telefono intercettato e a tutti dicevo che non avevo trovato nulla. Forse proprio per questo mi hanno lasciato andare avanti”».

Ah, dimenticavo… Per una fortuita coincidenza, Ciro Cirillo fu rilasciato il 24 luglio 1981 a Poggioreale, due giorni dopo la sentenza contro Ali Agca, processato per direttissima senza coinvolgere Sergei Antonov, caposcalo della Balkan Air e capo della residentura clandestina dei servizi segreti militari bulgari. Antonov e Agca se n’erano andati a spasso, indisturbati, per Roma, nella settimana precedente l’attentato. I servizi italiani lo sapevano e non informarono la magistratura.

Due anni dopo, tali sconcezze insieme ad altre divennero assordanti. L’uccisione di Pio La Torre il 30 aprile 1982, ormai isolato nel PCI[6], la confessione di Ali Agca a maggio, l’uccisione di Carlo Alberto Dalla Chiesa a settembre, imponevano un’arma di distrazione di massa per la pubblica opinione.

Enzo Tortora fu arrestato e imputato d’associazione camorristica e traffico di droga, il 17 giugno 1983. La sua innocenza fu dimostrata e riconosciuta il 15 settembre 1986, quando venne definitivamente assolto dalla Corte d’appello di Napoli. Gli investigatori e i piemme hanno fatto brillanti carriere. Uno di essi fu poi acerrimo contro Giovanni Falcone.

Le sconcezze politico affaristiche odierne sono nipotine pervertite di quelle apparentemente lontane, da cui traggono ispirazione, apparentemente inoffensive, come tanti sperano  o danno a intendere.

www.pierolaporta.it

 

[4] Il 14 luglio 2003 un articolo del Washington Post rese pubblica la copertura di Valerie Plame nella CIA, ponendo fine alla sua carriera. Il marito, Joseph C. Wilson, accusò l’amministrazione Bush di aver fatto trapelare di proposito le informazioni riguardanti sua moglie per vendicarsi di un suo editoriale scomodo pubblicato sul New York Times. Partì un’indagine federale.

[5] Per capirci, Silvio Berlusconi, Gianni Letta, Luigi Caligaris e Antonio Martino si recarono in delegazione, con la benedizione di Francesco Cossiga, a baciare la pantofola di George W. Bush, prima di lanciare Forza Italia.

[6] Chiara Valentini, biografa di Enrico Berlinguer, dichiarò più tardi che Pio La Torre nell’ultimo periodo era in crisi con la destra del Pci: ebbe divergenze con Napolitano che tendeva a rassicurare l’Occidente sulla politica estera del Pci e non s’intese più nemmeno con Paolo Bufalini (mentore politico di La Torre della prima ora) che di lui disse: «Prendiamo con prudenza le parole di Pio perché è uno che è abituato a esagerare un po’, dalla mafia è ormai ossessionato».

Gen. D.g..(ris) Piero Laporta

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26 commenti

  • Enrico Nippo ha detto:

    Senza la minima ironia, confesso che seguendo la conversazione fra SE e La Porta … mi sono perso.

    Sarà perché non sono un metafisico, non sono un logico, non sono un filosofo, insomma non sono niente.

    Dal che ne deduco che è+ davvero una conversazione per specialisti quella fra SE e La Porta, con le loro affermazioni, almeno per me, tanto granitiche quanto astratte.

    Mi ha colpito SE quando ha affermato ” … ne feci oggetto di attento studio, ma ora i miei problemi sono altri”, ciò inducendomi a pensare (anche per esperienza personale) che di fronte a certi problemi diciamo così immediati e pressanti che la vita prima o poi ci pone, tutte le metafisiche e le logiche vanno a farsi benedire.

    Ripeto: senza la minima ironia.

    • PIERO LAPORTA ha detto:

      Graziie, davvero. Perché si scusa?
      Devo essere solo grato a chi mi legge.
      Infliggo le mie lunghe mappazze per tre ulteriori motivi oltre al piacere di collaborare con SC, la stanza più libera che conosca:
      1) filo guida d’un libro che sta nascendo pian piano, col quale ricordare (lo so, invano) gli errori del Potere.
      2) vagliare anche con l’aiuto critico di chi legge l’esattezza dei miei ricordi, delle mie apodittiche, delle mie connessioni (molto utili a tale riguardo le numerose critiche ricevute); 3) fare memoria di poveri disgraziati (come il vicequestore Ammaturo nella mia ultima) stritolati dai mostri al governo.
      Finora ho avuto una piccola soddisfazione: 15 pagine, pubblicate nel 2015, sono agli atti della procura generale di Bologna per la strage. Sono stato interrogato e quanto ho scritto è asseverato, sia pure con le incertezze di cui la nostra santa magistratura ci gratifica.
      D’altronde dobbiamo testimoniare la verità consapevoli della vanità della nostra fatica, umile e tuttavia dignitosa.
      Ora vi auguro buona giornata, mi faccio un caffè e poi una meditazione sulla Passione di Cristo nell’ora corrente.
      P.S. Stamane ho imparato da lei che devo essere chiaro, molto più chiaro a vantaggio di quanti sono totalmente a digiuno di queste faccende e ben giustamente hanno scarso tempo ed energie per applicarvisi. Grazie davvero.

      • Enrico Nippo ha detto:

        Buon caffè, anche se quando mi leggerà l’avrà bell’e trangugiato 🙂

        • stilumcuriale emerito ha detto:

          Si pensa anche per immagini, non solo per parole. Altrimenti non si capirebbe come possa pensare un sordomuto nato. Noi che non siamo sordomuti pensiamo con parole. “Ho freddo , ho caldo, mi fa male qui, mi fa male là, adesso cambio posizione” sono sensazioni del corpo che col pensiero trasformiamo in parole e da parole, non sempre, in azioni.. Metafisico è tutto ciò che va oltre la fisica, che non è oggetto, suono, dolore o piacere fisico. E’ quel pensiero astratto, che, più che la posizione eretta, è ciò che distingue l’uomo dalle bestie.
          Good afternoon.

      • Sergio ha detto:

        Grande articolo del generale che si prende la briga di riassumere anni ed anni di Storia reale del nostro Paese. A noi resta solo il piacere di apprendere notizie e cogliere i frutti di conoscenza del suo lavoro. Non a caso la lotta per direzione dei servizi segreti ha contribuito alla crisi di governo attuale. Historia magistra vitae….

  • FRANJO ha detto:

    Credo che sul braccio di ferro Renzi – Conte sui servizi manchi un pezzo del racconto, su cui il Generale potrebbe magari tornare in seguito: è la storia dell’enigmatico maltese Joseph Mifsud, orbitante intorno all’Università Link, il cui presidente credo fosse Vincenzo Scotti e da cui è “uscito” anche un ministro della Difesa: Elisabetta Trenta. Non provo neanche a riassumere, dico solo che si scomodò il Ministro della Giustizia di Trump, William Barr, che volò a Roma per colloqui con i nostri funzionari, con grande disappunto di Renzi, entusiasta sostenitore del clan Clinton/Obama. In ballo c’erano le indagini sulla campagna elettorale americana del 2016, con il presunto Russiagate e con le famigerate mail della Clinton.
    Per restare in territorio americano, resto ancora stupefatto per il bando “a vita”, vera damnatio memoriae sui social per Donald Trump. Analisti informati attribuiscono la paternità della decisione direttamente agli apparati “imperiali” washingtoniani, Quanto a Ledeen, quando se ne parla occorre sempre drizzare le orecchie, avendo sempre avuto molto a che fare con l’Italia. Non tanto perché fu l’intervistatore di De Felice per la laterziana “Intervista sul fascismo” quanto perché era l’interprete di Reagan nella telefonata con Craxi nella notte di Sigonella, Sembra che la sua traduzione non fosse neutrale…. Per maggiori dettagli chiedere al Prof. Giuliano Amato.

    • PIERO LAPORTA ha detto:

      Intendiamoci, come ho risposto altrove, stiamo assistendo a una guerra per bande, le cui battaglie, come penso sia oramai chiaro, non sono iniziate da poco. Quelle che lei richiama sono altre battaglie, la cui narrazione oggi non può essere esauriente. Sono tuttavia certo che quelle verità verranno a galla ben prima di quanto ci si aspetti.

      • arrendersi all'evidenza ha detto:

        Stimato generale,
        se spararla sempre più grossa serve a perdere la relazione con il fatto in sé, resta il fatto (senza scomodare la metafisica) che il falso non è vero e non può diventare il vero. Il falso può solo cercare di non essere credibile (come falso). Tuttavia il falso, in quanto tale, resta verificabile, specialmente se cadono certi segreti tra i complici della falsificazione. Quel segreto è il padre dell’inganno. Lo troviamo anche nel vangelo, quando il Signore rimprovera chi dubita della sua figliolanza divina (manifestata apertamente, senza reticenza) facendo presente che invece costoro, mentendo, hanno per padre il menzognero e ne seguono i desiderata, di uno che è omicida da sempre e non conosce verità. In quella discendenza segretezza e coperture si sprecano.
        Domanda secca: solo delinquenza d’altissimo bordo o satanismo vero e proprio? Nel secondo caso non basta la magistratura, se pur ce ne fosse una capace di andare fino in fondo; ci vuole l’esorcista. Gesù lo è.

  • Iginio ha detto:

    Un momento: quando fu lanciata Forza Italia (1994) il presidente Usa era Bush Senior, non George W.

    Sul resto: caro Laporta, lei scrive che Umberto Federico D’Amato era di specchiata onestà. Però saprà anche che a sinistra personaggi come Felice Casson lo considerano invece una sorta di stratega occulto della strategia della tensione: Che facciamo? Perché non scrive a Casson?

    Quand’è che in questo Paese si potrà discutere seriamente tutti assieme dei grotteschi anni Settanta? Finora ci si limita a raccontarsela addosso in modo autoreferenziale. Per le sinistre è scontato che sin dagli anni Sessanta ci fosse una trama occulta contro i comunisti, per cui qualunque convegno o personaggio di quegli anni in cui si criticava il comunismo era una manovra dei servizi segreti deviati e degli sporchi fascistoni cattivoni in agguato. Vogliamo parlarne razionalmente?

    • PIERO LAPORTA ha detto:

      E’ vero, cortese e attento lettore, quello su Bush è uno svarione che non posso perdonarmi. La ringrazio vivamente di aver messo ordine in questa porzione di memoria su cui contavo e invece risultò infettata dal virus della presunzione. Grazie davvero.
      Su Federico Umberto D’Amato la tranquillizzo: sono un ironico sentimentale.
      Karl Kraus di quelli coi miei vizi disse: “L’ironia sentimentale è un cane che ulula alla luna pisciando sulle tombe.” Se ne dubita può leggere quanto ho scritto in questo https://bit.ly/2MZ6fXt che è finito agli atti della procura generale di Bologna

  • Rosminianus ha detto:

    Apprezzo molto il blog del dott. Tosatti.
    Il presente post però è storicamente assurdo. Lo dico da storico contemporaneista. Meriterebbe un po’ di umana pietas la classe politica democristiana, che ha subìto l’assassinio del suo leader Aldo Moro e non l’ha certo lasciato uccidere. Gli unici, sanguinari, responsabili del delirio sono le BR, rosse come i loro referenti culturali di una lunga storia, che passa attraverso il mito della lotta resistenziale. Non facciamo un ulteriore, postumo regalo ai comunisti e alla sinistra in generale con questa fesseria di Moro ucciso dalla CIA e da Kissinger. Almeno qui, vi prego. Grazie, dott. Tosatti per il suo lavoro.

    • cattolico ha detto:

      non solo Aldo Moro,anche Enrico Mattei al quale dobbiamo il boom economico del dopo guerra

    • PIERO LAPORTA ha detto:

      Gentile e anonimo storico contemporaneista, le sarei molto grato se mi spiegasse un faccenduola a lei, storico contemporaneista (anonimo, ohibò) ben nota.
      Quanti lasciarono uccidere Aldo Moro e glieli (ri)elenco in ordine di responsabilità (Enrico Berlinguer, Giorgio Napolitano, Bettino Craxi, Francesco Cossiga, Benigno Zaccagnini, Giulio Andreotti) calarono le braghe e taluni collaborarono attivamente per la liberazione del Ciro Cirillo e chiusero ambedue gli occhi sull’assassinio del commissario Ammaturo.
      La Cia l’ha tirata in ballo lei, Kissinger l’ha tirato in ballo lei; non io.
      Attendo, grazie.

      • Rosminianus ha detto:

        “Quanti lasciarono uccidere Aldo Moro…” (seguono i nomi) è affermazione grave e senza prove, ripetuta due volte: questa non è storia, è un’opinione e basta. Sugli altri casi è difficilissimo dirimere, in mancanza di prove documentarie e testimonianze attendibili. CIA e Kissinger non sono citati, è vero, è stata una mia deduzione.
        Comunque non mi interessava polemizzare ma solo attestare che la “classe politica” democristiana aveva molti difetti ma non lasciava uccidere i suoi leader migliori.
        La saluto, buon lavoro.

        • PIERO LAPORTA ha detto:

          E’ la seconda volta, questa sera, che devo rammentare il “tertium non datur”.
          Enrico Berlinguer, Giorgio Napolitano, Bettino Craxi, Francesco Cossiga, Benigno Zaccagnini, Giulio Andreotti erano al potere.
          Costoro NON lasciarono uccidere un Ciro Cirillo, rapito dalle BR.
          Costoro HANNO lasciato uccidere il Presidente ALDO MORO, rapito dalle BR.
          Questi i fatti. Le ho chiesto cortesemente, in quanto storico, di dare una spiegazione. Lei sostiene “la classe politica” democristiana aveva molti difetti ma non lasciava uccidere i suoi leader migliori”. Scelga lei o è un’affermazione falsa oppure il Cirillo è quanto di meglio esprimeva la DC.
          Mi spiace, ma così facendo lei non pare vocato a evitare la polemica, bensì a manipolarla.

          • Rosminianus ha detto:

            Sbaglia. Nessun intento polemico. La DC “ha lasciato uccidere Moro”: questa non è storia, è processo alle intenzioni. La DC “ha tentato di salvare Moro e non vi è riuscita”. Questa è storia, che non esclude altre esplorazioni sulla zona grigia dei fiancheggiatori, tutti afferenti alla sinistra. Il successivo caso Cirillo è molto diverso. L’unica analogia è che ci fu trattativa sia nel caso di Moro che nel caso di Cirillo. Documentata dai processi e dalle commissioni parlamentari.
            Chiunque la può pensare diversamente. Sono opinioni. Legittime. Però opinioni.
            La saluto. Buona giornata.

          • Don Ettore Barbieri ha detto:

            Caro Rosminianus mi pare che un’indicazione abbastanza chiara del fatto che almeno alcuni uomini politici dell’epoca abbiano obbedito a ordini stranieri l’abbia data Moro stesso nelle sue lettere. Celebre quella in cui parla di Taviani. E Leonardo Sciascia che della prima Commissione parlamentare fece parte le commentò nel suo “L’affaire Moro”. Ci sono poi altri che hanno scritto sul caso che dicono a chiare lettere che non si volle fare nulla perché la sorte di Moro era già stata decisa altrove. Steve Pieczenik è uno di questi (cfr il suo libro Abbiamo ucciso Aldo Moro) oppure il libro del fratello di Moro ( Moro: un delitto annunciato). Mi pare abbastanza discutibile e comodo prendere le risultanze ufficiali parlamentari e giudiziarie come unica versione possibile. È probabile che il delitto Moro sia stato deciso per motivi opposti da Urss e Usa, eseguito dalle Br e “tollerato” dai politici italiani i quali per timore o convenienza hanno lasciato fare. Il generale Laporta non ha bisogno di avvocati d’ufficio, ma penso che avendo prestato il suo servizio ai vertici dell’Arma per molti anni ne possa sapere qualcosa di più di noi.

  • stilumcuriale emerito ha detto:

    Col principio della non falsicabilità andiamo a finire nella metafisica : una attività del pensiero riservata a pochi eletti che non interessa le masse. Forse per questo finora c’è stato un solo commento.

    • stilumcuriale emerito ha detto:

      E/C falsificabilità

    • PIERO LAPORTA ha detto:

      La metafisica è una famiglia di nipotine della logica, talune delle quali adulterine e affette da svariate malattie, infettive per giunta. Se ne guardi, mi raccomando.
      La logica è in se stessa la dimostrazione che Dio esiste (questa è metafisica non infetta).
      Torniamo alla logica.
      Una proposizione o è vera V o e falsa F.
      V e V = V
      V e F = F
      Così comincia la logica. Karl Popper, partendo da queste due semplici proposizioni logiche, ha concluso, dopo un siderale ragionamento, “il falso non è falsificabile”, cui aggiungo umilmente “altrimenti sarebbe vero”.
      In quanto alla scarsità dei commenti, la sua obiezioni sarebbe più fondata se fosse sottoscritta con nome e cognome. Non tutti sono disponibili a prendersi un, diciamo così, nome de plume per filosofeggiare.

    • PIERO LAPORTA ha detto:

      Mi lasci sdottoreggiare di fronte a una sua affermazione temeraria e afflitta da illogicità.
      La Logica e la Metafisica viaggiano su due binari differenti. La Metafisica è una famiglia (un logico matematico direbbe “un insieme”) di nipotine della Logica, non poche delle quali adulterine.
      Sul treno della Metafisica può salire la Logica, sul cui convoglio in vece la Metafisica non è ammessa, con o senza biglietto, come lei invece tenta invano di fare.
      “La Logica è in sé medesima la dimostrazione dell’esistenza di Dio”. Questa è Metafisica che dà l’orticaria ai nemici di Dio e dovrebbe darla anche a lei poiché le dimostra la differenza incolmabile fra Logica e Metafisica, ma ce ne facciamo una ragione.
      La Logica, dapprima nel pensiero filosofico e nella teologia, ha poi dato un impulso tanto poderoso quanto progressivo e incessante alla Logica matematica e quindi alla scienza, tanto a quella applicata quanto a quella teorica.
      Tutto risale al “tertium non datur” giuntoci da Aristotele e riletto san Tommaso.

      Una proposizione o è Vera “V” o è Falsa “F”
      F implica F è V
      F implica V è V
      V implica F è F
      V implica V è V

      Karl Popper, attraverso un ragionamento, tanto limpido quanto vertiginoso, concluse “il falso non è falsificabile”, cui io aggiungo umilmente “altrimenti sarebbe vero”.

      In quanto ai commenti, a suo dire scarsi, mi pare che lei abbia offerto un altro esempio – basta contare – di proposizione F.
      D’altronde non tutti sono disponibili a cercarsi e assumere un, diciamo così, nome de plume, per dare una dimostrazione che il falso non è falsificabile, metafisico, (il)logico o sconclusionato che sia.

      • stilumcuriale emerito ha detto:

        Ill.mo Gen. Laporta, mi spiace averla scomodota tanto con una semplice battutina sul fatto che alle 3 del pomeriggio non ci fosse ancora nessun commento al suo pregevole saggio. In quanto a me le fornisco due dati che rilevo dalla C.I . Data di nascita: 03/07/1930 ; Professione: pensionato. Di Karl Popper ho letto soltanto “Logica della scoperta scientifica” edizione 1970. Allora ne feci oggetto di attento studio, ma ora i miei problemi sono altri.

        • PIERO LAPORTA ha detto:

          Sono stato scortese e faccio ammenda. Mi accaloro per futilità. Mi scuso moltissimo se l’ho amareggiata e la ringrazio davvero per la sua cortese assiduità. Buona notte e facciamo incrociare le nostre preghiere davanti a Nostro Signore. Dio sia benedetto. Grazie per la sua lezione, grazie.

  • Nicola Buono ha detto:

    Fuori Tema ma è molto importante. Valerio Malvezzi economista ed ex parlamentare della Lega Nord che tratta in questo brevissimo video in cosa consista il RECOVERY PLAN.

    https://youtu.be/E5wiDhbU1nc

    • PIERO LAPORTA ha detto:

      Non è fuori tema. Fra Ciro Cirillo e Matteo Salvini, la differenza la fa il calendario e gli interlocutori che conseguono: per quello Raffaele Cutolo, per questo Kim Jong-un (https://bit.ly/3admhWg); tutto sommato, meglio Cutolo.
      E Matteo farà (recovery fund incluso) quanto l’altro Matteo vuole.