Perché le Depressioni. Fonte del Problema la Famiglia; Quando è Disunita.
4 Febbraio 2021
Marco Tosatti
Carissimi Stilumcuriali, riceviamo dal direttore de Il Borgo, di Monopoli, questo interessante editoriale sul rapporto esistente fra problemi psicologici quali le depressioni e le difficoltà che vive attualmente l’istituto della famiglia. Buona lettura.
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IL BORGO
PERCHE’ LE DEPRESSIONI
Fonte del problema la famiglia
La politica e l’ideologia sotto accusa
C’è un male di vivere che rasenta la disumanità. Tante oscure dipartite, acuite dal Covid-19, che spingono l’uomo a farla finita.
Con l’uomo nuovo voluto dall’ ideologia a farne la spesa sono due capisaldi dell’esistenza umana: la sacralità della vita uccisa nel grembo e uccisa con gli scarti. E la famiglia, quella voluta da Dio, distrutta, vilipesa, equiparata ad altre unioni. La libertà sfrenata di oggi, di rivendicare laicamente i diritti, ha assunto spinte assurde e disumane che hanno portato a delineare un uomo nuovo secondo l’ideologia del pensiero unico. Di contrasto non si parla che quel progresso umano abbia portato frutti amari. Non si spiegherebbe il diffuso malessere fra le popolazioni e fra i singoli individui di malattie affettive, emotive, sociali, psichiche, depressioni in età adolescenziale e abuso di psicofarmaci. I seguenti interrogativi ci impongono una riflessione.
1) Quando una mamma e un papà non stanno più insieme, che piega prende l’esistenza dei figli?
2) Che cos’è l’esistenza quando si uccide un bimbo nel grembo o per l’indifferenza spegniamo l’esistenza degli anziani, dei diseredati, degli indigenti in nome di un progetto secondo il quale l’uomo è diventato un numero, questa la si può chiamare vita?
Le domande meriterebbero un’ampia dissertazione. Ci limitiamo a considerare un aspetto del problema: l’escalation delle malattie del pensiero. L’ansia e la depressione in prima battuta sono da attribuirsi ad un problema di carattere etico, alla società disumana in cui viviamo dove vige uno stile di vita improntato all’individualismo, al piacere fine a sé stesso, al consumismo e alla ribellione a Cristo. I valori assumono un’altra prospettiva, si considera il male cosa giusta e il bene viceversa. Ma questa disumanità ha cancellato anche l’autonomia e la creatività della persona, tutto è appiattito, siamo diventati delle fotocopie.
Fatemi grazia, come si può vivere contravvenendo le categorie ontologiche per i quali l’uomo è tarato e non tarato secondo lo spirito del politicamente corretto?
Come si può vivere contravvenendo alle leggi della natura che ha nella famiglia voluta da Dio il suo centro di gravità, d’essere procreatore di vita e promotore della vita?
E’ possibile dare un senso all’esistenza se il vivere assume carattere di rovina dell’uomo?
Si può vivere in una società tossica, competitiva, individualista, bullista, disgregante se non uscirne ansiosi, traumatizzati, depressi?
La fonte del benessere del pensiero è la famiglia. Quando la famiglia si disgrega per separazioni e divorzi o per matrimoni bianchi in cui lui e lei non si parlano, il dolore di questo trauma cade non solo sui genitori, ma soprattutto sui figli: sono senza sicurezza, senza punti di riferimento. Non è che manca il bene verso costoro, ma non è il bene che i figli vorrebbero, perché si sentono poco compresi o se non proprio incompresi: “Va bene questa è l’ultima volta e poi basta”. “Dai passerà non farla così grossa”. I ragazzi chiedono invece d’essere ascoltati con compassione e con toni di voce altrettanto amorevoli e alla luce di ciò non disdegnano le regole, la fermezza. Non atteggiamenti autoritari, ma autorevoli, in modo che le regole siano percepite come un bene per loro, non un danno. Le riviste mediche e scientifiche parlano che la depressione nella società tecnologica e delle dipendenze virtuali e materiali, sta colpendo anche gli adolescenti. Parlano che si fa abuso di psicofarmaci, oltre alle note dipendenze della droga e dell’alcol.
Vi è un altro aspetto da considerare, della serie, “oltre al danno la beffa”. Succede che i figli minorenni di famiglie indigenti e disunite vengono gestiti non proprio al meglio dalle istituzioni pubbliche, come i Servizi Sociali, spesso alle prese con problemi di disorganizzazione e di professionalità. Vi è poi la cultura del male che addirittura si istituzionalizza nei Consultori Familiari. Questi centri, sembrano essere asserviti, non tutti, al politicamente corretto. Di contro vi sono in Italia Consultori Familiari che promuovono la vita, ma sono in numero percentuale minore rispetto a quelli che promuovono il contrario. Si dirà, c’è la legge sull’aborto. Ma la legge non è un dispositivo da utilizzare ad ogni piè sospinto. Non capisco il perché il governo non impronti una seria politica familiare che recuperi il valore della famiglia voluta da Dio. Che valorizzi e promuova l’unità familiare con contributi, indennità, vantaggi fiscali verso quei nuclei familiari in difficoltà. “Che cosa dice? sono già in vigore”, ma con quali risultati? Che cos’è oggi il male del pensiero se non lo si fa risalire alla distruzione della famiglia e ai disumani valori oggi imperanti che risalgono alla distruzione della famiglia.
Il governo deve prendere coscienza che il bollettino delle vittime di errori nelle politiche familiari e sociali, legato alla visione eticamente discutibile nei confronti della famiglia voluta da Dio, è talmente alto che non può essere disattesa una seria risposta. Secondo l’art. 30 della Costituzione: “… Nei casi di incapacità dei genitori, la legge provvede a che siano assolti i loro compiti”. Ma ci avete fatto caso, come oggi si sia fatto ingombrante il ruolo delle istituzioni sociali. Perché? Perchè la cultura del pensiero unico vuole una famiglia che non sia famiglia. Ed è per questa visione che si stanno pagando le conseguenze. Che la spesa pubblica offre una risposta non soddisfacente in ordine alle malattie di ansia, depressioni, dipendenze dagli psicofarmaci. Vi è poi un impatto di spesa in overload riguardo le spese sanitarie, farmaceutiche e ospedaliere. Realtà che avrebbero potuto avere miglior sorte, se solo si fosse valorizzata la famiglia quella voluta da Dio, volta a creare le condizioni di una migliore unità familiare al fine di promuovere la crescita demografica. E di evitare la deriva etica dell’istituzione famiglia. Non è difficile concepire che la famiglia è insostituibile nella vita e nella crescita della persona, perché genera una sana crescita emotiva, affettiva e di senso. Il pensiero va “ai partiti dei diritti…” che sebbene condivisibili, finiscono per inflazionare e indebolire il diritto per eccellenza: la famiglia fra uomo e donna, non ritenuta fondamentale per loro. Se questa è la realtà, viene naturale pensare che a prendere il sopravvento sono le malattie del pensiero, i turbamenti interiori. I malati si trasformano in fabbri specializzati nella realizzazione di sbarre di ferro dentro cui si imprigionano. E’ chiaro che basta un nonnulla per crollare psicologicamente e moralmente. Monopoli ha vissuto sulla sua pelle questo stato di cose.
Come uscirne?
Non sono uno psicologo e neanche uno psichiatra. Posso solo dire che quand’anche la cura aiutasse e portasse la persona fuori dal tunnel, la stessa rimarrebbe comunque orfana di una medicina ancor più efficace: la sicurezza che offre una famiglia unita e il sostegno che offre una società aperta verso chi è in debolezza, perché una società senza accoglienza e disponibilità fa più male di una lama affilata. La cura dunque dello psicologo o la riabilitazione dello psichiatra non basta. E’ necessario che gli affetti e le emozioni abbiano il clima giusto per crescere in maniera sana. Al fine di recuperare l’umano che è nell’uomo.
Il covid-19 ci sta introducendo in una nuova dimensione: la scoperta del trascendente, dell’importanza della famiglia, della preghiera. La pandemia di Covid-19 ci sta introducendo a considerare l’altro, non con sospetto e diffidenza, ma con benevolenza e rispetto. La pandemia sta diventando uno sprono a rivalutare quanto siano importanti le relazioni in persona. Quanto sia importante la sacralità della vita della persona e della famiglia. Quanto sia importante il rispetto dell’ambiente.
In questa sofferenza pandemica, si sta facendo strada un nuovo umanesimo e la rivalutazione che Cristo è nostro Padre e noi suoi figli. Non è più il tempo di vivere acriticamente e subire le dipendenze dell’ideologia.
Il coronavirus ci pone di fronte al bivio e ci impone un serio interrogativo: continuare a vivere disumanamente, senza autonomia e creatività per inseguire l’ideologia o vivere per un’umanità migliore, per una famiglia migliore che arginino l’onda del male oscuro e promuovano una società meno individualista e più umana?
Vitantonio Marasciulo
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Tag: depressioni, famiglia, il borgo, marasciulo
Categoria: Generale
Condivido tutto, tranne la parte finale: non mi convincono né il “nuovo umanesimo” né il riferimento all’ “ambiente”. Circa il primo ha detto già benissimo il signor Nippo, circa l’ “ambiente” preferirei sentir parlare di Creato, o, se si vuole attingere da un nobile modello “laico”, di “paesaggio”, come recita la Costituzione del 1948, dove di “ambiente” non si parla mai
Siamo immersi tutti in un oceano di errore: non soffrono solamente coloro che credono negli inganni di un malinteso senso del progresso, il solo vivere immersi nell’errore è motivo e causa di dolore anche per coloro che avvertono il pericolo e lo sanno riconoscere; impossibile restarne indenni.
Va bene. E’ vero : l’uomo non è di legno e nemmeno la donna a quanto mi consta. Ma ridurre tutto il valore del matrimonio all’aspetto sessuale mi pare un assurdo e irreale riduzionismo.
L’aspetto affettivo è di gran lunga superiore sia tra i coniugi, sia tra loro e i figli. Non occorre di essere Dott. Prof. docente di Anatomia Comparata all’Universita del Cavolo per capire le differenze anatomiche e funzionali esistenti tra un corpo maschile e uno femminile. Forse più sottile è la differenza fra psicologia maschile e femminile. Ma proprio queste conducono a quell’integrazione che rende felice la famiglia.
Par di capire che il proverbio “non tutto il male vien per nuocere” stia trovando conferma nel covid19 quale occasione per una rinascita secondo un “nuovo umanesimo”, che però è una dicitura pericolosa.
Cito da http://www.culturacattolica.it/attualità/in-rilievo/ultime-news/2019/09/03/il-nuovo-umanesimo-di-giuseppe-conte :
Ma che cos’è, in realtà, questo nuovo umanesimo?
È molto semplice: siamo ancora una volta di fronte alla prospettiva antropocentrica e anticristiana che considera l’uomo come misura di tutte le cose. Secondo questi “nuovi umanisti”, la ragione, invece di essere considerata come lo strumento con cui l’uomo si apre alla realtà fino al suo ultimo orizzonte di mistero, viene concepita come misura, come garanzia ultima dell’esistenza stessa del reale, come gabbia entro cui ridurre la inesauribile natura della realtà. Ma l’esito di questa prospettiva è disastroso: l’uomo che si erige a misura di tutte le cose pretende, in ultima analisi, di ridurre tutte le cose alla misura delle sue capacità e del suo potere su di esse. Per i “nuovi umanisti”, infatti, lo Stato moderno è l’incarnazione del potere autoreferenziale: una realtà che si presenta come assoluta e che conferisce, essa, dignità all’uomo. Cadono nello stesso errore condannato dalla proposizione 39 del Sillabo di Pio IX: «Lo Stato, come quello che è origine e fonte di tutti i diritti, gode un certo suo diritto del tutto illimitato». Per questo inquieta un personaggio come Conte, quando parta di “valori” e di nuovo umanesimo.