L’Impeachment di Trump è una Farsa, la Voglia di Dittatura Dem è Reale.
16 Gennaio 2021
Marco Tosatti
Cari amici e nemici di Stilum Curiae, il prof. Maurizio Ragazzi ci ha inviato questo articolo che a mio modesto parere rappresenta uno dei contributi più lucidi ed esaustivi alla lettura della realtà politica americana scritti finora. E ci proietta – sotto l’ombra delle voglie illibertarie Dem che si stanno manifestando già oggi – in un futuro tutt’altro che sereno. Buona lettura.
§§§
TRE PENSIERI SUL SECONDO IMPEACHMENT DI TRUMP
(Dr. Maurizio Ragazzi – Washington)
Il nuovo Congresso USA si è aperto allo stesso modo di come si era svolto il precedente, cioe’ all’insegna di una farsa organizzata dai Democratici che lo controllano. Da bravi soldatini ordinati (ma i progressisti non sono quelli che, a sentir loro, pensano con la loro testa?), tutti i Democratici hanno votato alla Camera dei rappresentanti a favore dell’impeachment di Trump mentre, fra i Repubblicani, dieci si sono accodati a loro, e tutti gli altri hanno votato contro. Questo secondo impeachment-farsa, che segna un nuovo record per Trump rendendogli indirettamente grande onore (se non fosse lo statista di rango che è, per i Democratici non sarebbe il chiodo fisso che non li fa dormire la notte da quando è sceso in campo cinque anni fa), non meriterebbe tanti commenti. Anzi, al Senato, i Repubblicani veri (eccetto quindi quelli, che alla fine si conteranno, che non si capisce cosa facciano fra le loro fila) farebbero forse meglio a disertare questa messa in scena, andarsene nei loro distretti, e far vedere agli americani che loro si preoccupano dei veri problemi degli elettori, mentre i Democratici si accartocciano nel loro livore senza senso nel pantano di Washington. Comunque, tre brevi riflessioni su questo secondo impeachment vengono spontanee:
- Il capo di accusa contro Trump, in questo secondo impeachment-farsa, è l’incitamento alla violenza. Ora, quale di queste frasi, a vostro giudizio, costituisce incitamento alla violenza secondo ogni regola di buon senso?
(a) “Siamo qui per esigere dal Congresso di fare la cosa giusta e contare solo i Grandi Elettori che sono stati scelti legalmente. So che adesso marceremo verso il Campidoglio per fare sentire la nostra voce in maniera pacifica e patriottica… Se con ci battiamo strenuamente, non ci sarà più il nostro paese”.
(b) “Mi hanno chiesto se m’interessa avere un dibattito con questo signore, ed ho risposto di no. Ho detto: ‘Se fossi alle scuole superiori, lo porterei dietro la palestra per menarlo senza riguardi”.
(c) “Non si fermeranno. Questo è un movimento. Ve lo dico io. Non si fermeranno, ed ognuno stia in campana. Perché’ non si fermeranno. Non si fermeranno prima delle elezioni a novembre, e non si fermeranno dopo le elezioni. E’ meglio che ognuno ne tenga conto. Non molleranno. Non devono mollare. Non dobbiamo mollare”.
La prima frase è stata pronunciata dal Presidente Trump all’oceanica manifestazione pacifica con i suoi sostenitori il 6 gennaio. In tutti i grandi raduni che si svolgono a Washington, dopo i discorsi i partecipanti marciano da dietro la Casa Bianca al Campidoglio o alla Corte Suprema per far sentire la loro voce, espressione dei diritti costituzionali di libertà di espressione e manifestazione. Il 6 gennaio, prima dei fattacci del Campidoglio, non c’era stato niente di diverso da quanto successo alle decine e decine di manifestazioni pacifiche pre-elettorali di Trump, in cui gli unici incidenti erano stati causati da provocatori di parte opposta. Adesso sta emergendo, da una parte che i servizi segreti forse sapevano che possibili disordini sarebbero avvenuti al Campidoglio (quindi, cosa c’entrerebbero le parole rivolte da Trump ai suoi sostenitori?), e dall’altra che elementi di gruppi estremisti di sinistra erano presenti al Campidoglio durante le violenze. (Siamo quindi proprio sicuri che l’attacco sia attribuibile solo a frange violente favorevoli a Trump?)
La seconda frase è stata pronunciata a suo tempo da Biden. Il suo significato non lascia adito a dubbi: l’unica relazione possibile con Trump è picchiarlo. Un concetto davvero pacifico, no?!
La terza frase è della Harris, durante le violenze che hanno messo a ferro e fuoco le città americane con il pretesto ideologico del “razzismo sistemico”. Alcuni commentatori si sono ovviamente arrampicati sugli specchi, distinguendo fra “proteste” e “violenze”, in modo ben poco plausibile. Le proteste erano volutamente violente, e ne sanno qualcosa le minoranze lasciate alla merce’ dei violenti dei vari gruppi anarco-comunisti!
In poche parole, se la cosa fosse seria, chi dovrebbe subire un impeachment per incitamento alla violenza? Trump o Biden/Harris?
- Jeffrey Scott Shapiro, che d’incitamento alla violenza e sommosse se ne intende forse più di chiunque altro, ha analizzato fatti e diritto loro applicabile, e concluso che il Presidente Trump “non ha menzionato nessuna violenza mercoledì [6 gennaio], e tanto meno l’ha provocata o incitata”.E si arriva qui al cuore della questione. In tutta questa pagliacciata macabra (pagliacciata per la ridicolaggine delle accuse, e macabra per le tristi conseguenze per la martoriata democrazia americana), cosa contano i fatti ed il diritto, nel giudizio di chi dirige le danze? Assolutamente niente!
Cent’anni fa, dopo la rivoluzione d’ottobre, Peter Stucka, che fu presidente del tribunale supremo russo, definì il diritto, nella nuova concezione rivoluzionaria sovietica, come “sistema (o ordinamento) di rapporti sociali corrispondenti agli interessi della classe dominante e tutelato dalla forza organizzata di questa classe”. Quindi, non diritto quale mezzo di giustizia che tutela tutti, ma diritto quale imposizione arbitraria della classe dominante. E le analogie con i degenerati tempi presenti non finiscono qui. L’epoca staliniana è rimasta famosa anche per i suoi processi criminali (non nel senso che le accuse erano di natura penale, ed alla fine si è applicata la pena dell’esecuzione capitale ai condannati, ma proprio nel senso che sono stati condotti da una banda di criminali, in base a principi e procedure che di legale non avevano proprio niente). Nel suo Libro rosso su quei processi, Lev Sedov, figlio di Trotsky (sembra sia stato anche lui eliminato senza tanti convenevoli – una preghiera per la sua anima), individuò le motivazioni per quei processi (a) nella potenza della burocrazia staliniana, (b) nella distruzione definitiva dell’opposizione, (c) nella ricerca di un nuovo rapporto con l’organizzazione internazionale dell’epoca (la Società delle Nazioni) e con le borghesie degli altri paesi, e (d) nell’insaziabile sete di vendetta a livello personale.
Nonostante ogni paragone con il livello di drammaticità dei processi staliniani sia ovviamente fuori luogo, è comunque vero che anche nelle cronache americane di questi giorni si legge purtroppo di potente burocrazia anti-Trumpiana (il deep state), di volontà dei Democratici di spazzar via ogni opposizione anche attraverso riforme che alterino il quadro costituzionale, di nuovi rapporti internazionali, e di sete di vendetta contro i sostenitori di Trump, con liste di proscrizione, licenziamenti e restrizioni delle loro libertà di comunicazione. E’ forse giunto il tempo di rispolverare le nostre conoscenze di teorie e prassi sovietiche?!
- La costituzione americana riserva alla Camera il potere d’impeachment, ed al Senato la facoltà di fornirne le prove ed alla fine eventualmente condannare la persona incriminata con una maggioranza qualificata dei due terzi. Dato che al Senato la divisione attuale fra Democratici e Repubblicani è di 50 a 50, per condannare Trump occorrerà dunque che 17 senatori Repubblicani si associno ai Democratici, nessuno dei quali si presume sgarri dagli ordini di scuderia. Ciò dipenderà da quanti Repubblicani avranno interesse a far fuori Trump, troppo scomodo anche per il quieto e proficuo vivacchiare di molti di loro. Ma c’è un problema, almeno in teoria. La costituzione prevede espressamente che la procedura serva a rimuovere un presidente in carica, non a condannare un ex-presidente (per la qual cosa, se proprio si vuole, esistono opzioni diverse dal teatrino dell’impeachment-farsa). Due autorità del calibro del giudice Luttig e del Professor Dershowitz hanno espressamente dichiarato quanto dovrebbe essere ovvio a tutti: se il Senato non riuscirà ad agire prima che Trump lasci la Casa Bianca il 20 gennaio, l’impeachment dovrebbe diventare ipso facto lettera morta.
Questo è vero, ovviamente, se la costituzione conta ancora qualcosa. Ma sarà così? Il senatore repubblicano Graham ha osservato che, a quel punto, sarebbe possibile allora processare anche il padre della patria Giorgio Washington, per possesso di schiavi, a distanza di oltre due secoli dalla sua morte. Graham può anche aver ragione, ma dovrebbe fare attenzione a non mettere troppe idee macabre nelle teste vuote dei tanti anti-Trumpiani ed anti-padri fondatori accecati dall’odio, che magari non vedrebbero ostacoli nel processare neanche un morto sepolto (evento per il quale, fra l’altro, esistono precedenti, ma che non e’ comunque il caso di rivisitare adesso).
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In definitiva, ancora una volta i Democratici hanno prodotto un impeachment che non dice niente su Trump e sugli eventi che hanno condotto a questa ennesima commedia, ma dice tutto sui Democratici e sulla loro concezione rivoluzionaria del diritto, dimostrata anche durante le elezioni, che si sintetizza nel concetto che il diritto non sarebbe la cosa giusta, per cui si da a ciascuno ciò che gli spetta secondo la virtù di giustizia, ma solo un espediente modificabile ad arbitrio per conquistare e poi esercitare il potere.
Il lettore perdonerà i riferimenti al mondo sovietico in questo articolo, che gli potranno anche sembrare esagerati. Il fatto e’ che, essendo stato borsista all’Università Statale Lomonosov di Mosca nel 1980-81 quando, poco più che ventenne, preparavo la mia tesi di laurea italiana sui principi generali del diritto internazionale nella dottrina sovietica, ho avuto esperienza diretta degli anni declinanti dell’URSS sotto Brezhnev. Il rischio di passare da una società libera ad una imbavagliata, nella quale una burocrazia auto-nominata decide tutto e si fanno liste di proscrizione per chi osi dissentire, esiste anche per le democrazie di comprovata tradizione. Non è quindi questo il momento di minimizzare e far finta di niente, ma al contrario di essere fermi nei sani principi e coraggiosi nella (sempre pacifica) protesta contro ogni illegalità.
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Tag: biden, harris, impeachment, ragazzi, trump
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Su informazionecorretta.com di ieri , col titolo
Il progetto di Joe Biden
c’è un articolo di Antonio Donno.
Vediamo di riassumere.
Afferma Donno che l’avvenimento in questione, cioè la richiesta di impeachment di Trump lascerà un segno profondo nella vita politica americana, con effetti durevoli nella stessa società in tutte le classi sociali.
Comunque, afferma l’articolista, il fine del partito democratico è un’altro, di ben più lunga durata e portata, l’indebolimento strutturale del partito repubblicano per i prossimi anni. Lo scopo dei democratici è di conquistare il voto dei conservatori del partito repubblicano che sono rimasti scossi dagli ultimi avvenimenti. Non si guarda ad un rinforzo temporaneo della base elettorale democratica, ma ad un rinforzo stabile da parte degli elettori della classe media conservatrice repubblicana.
Se però Biden darà troppo spazio alle richieste della parte più sinistra del suo partito , questo non sarà così semplice.
Una parte dell’elettorato repubblicano conservatore ritiene ottima cosa la riduzione delle tasse di Trump ed anche gli accordi di Abramo in medio oriente.
Aggiunge Donno che la Vittoria di Biden è stata interpretata dai settori più di sinistra del Partito Democratico come una propria Vittoria, preziosa per dar vita a riforme radicali. Soprattutto in politica estera costoro vorrebbero spingere Biden a riaprire i contatti con l’Iran, restaurando i contenuti degli accordi sul nucleare del 2015 e a rimettere in campo la questione palestinese, fatto che metterebbe in crisi gli accordi di Abramo.
Conclude Donno che , se tutto ciò avvenisse, Biden si troverebbe a gestire una situazione politica che non gli consentirebbe di avvicinare al Partito Democratico quel settore conservatore della classe media americana utile in una prospettiva di gestione del potere di maggior durata temporale.
E’ sempre cosi’.
E sara’ sempre cosi’ sino a quando non ci si decidera’ a considerare i mezzi di “informazione” patrimonio pubblico, come la sanita’, l’istruzione, l’ordine pubblico, ecc…
La lotta e’ tutta qui, tra diritto naturale delle collettivita’ ad autoregolamentarsi e tra diritto, sulla scia di Adam smith , Mendevilee, Stuart Mill ecc… dell’ avidita’ a regolamentare il traffico del mondo.
La privatizzazione del momdo sta prendendo corpo, occorre chiedersi : lottiamo o subiamo ? , siamo disposti a subire, come in ogni guerra, delle perdite in nome di un principio ?.
Verranno giorni in cui gli uomini non crederanno più alla sana dottrina e si rivolgeranno alle favole.
I protocolli dei Savi di Sion sono un gravissimo falso fatto dell’intelligence ma almeno sono “credibili”. Gli islamisti ci credono ancora.
Il resto…mah
Qanon
https://www.affarinternazionali.it/2021/01/qanon-e-la-vulnerabilita-delle-societa-democratiche/
Gli illuminati, cioè quelli baciati dal sapere innato, dalla superiorità culturale, ma soprattutto dai soldi (non chiamiamoli di sinistra per non offendere i veri comunisti) hanno in mano, negli USA come in Italia, giornali, televisioni, magistrati, social network e gran parte dei credenti i quali credono che votare a destra sia peccato.
Ma parafrasando ciò che dicevano i compagni ai miei tempi: “Ha da venì baffone”, quando noi “bifolchi e buzzurri” saremo esasperati (ci siamo quasi) spazzeremo via quelli che leggono il New York Times e la Repubblica. Ma con il voto, senza bisogno di occupare il Capitol o Montecitorio.
Tra 4 giorni Joe Biden assumerà la presidenza; i tempi tecnici per metterlo sotto inpeachement non ci sono…. lo scopo è di impedire una sua ricandidatura nel 2024, anche se impossibile che possa vincere nuovamente le elezioni quando il gioco è così trufcato…. questa mossa rivela solo un sadico fumus persecutorioud non solo del tutto inutile, ma che potrebbe rivelarsi anche controproducente.
Mossa stupida questa, ancora prima che del tutto inutile.
la mossa di Nancy Pelosi e di Kamala harris non è stupida. E’ chiaramente intimidatoria. Che né Trump, né alcun altro osi, d’ora in avanti ,disturbare la presa del potere dei cosiddetti democratici, che, nella lingua di legno ormai ai in uso ovunque, significa che democratici non sono.
Le elezioni americane , come tutti sappiamo, sono state precedute da una lunga sequenza di disordini, disordini violenti, forse poco conosciuti in America, ma ben noti qui da noi. Noi ci abbiamo fatto l’abitudine, ma probabilmente è sbagliato. Ovvero ogni volta che i sabotatori mettono a ferro e fuoco una città, a partire dai disordini di genova per il G8, dovremmo alzare la voce, e condannare non i poliziotti, che sono stati processati, ma i giudici che li hanno processati.
I fatti parlano chiaro: le democrazie stanno mostrando il loro vero volto più che non i loro limiti.
Finalmente qualcuno con gli occhi aperti!
Quella statunitense non è più una democrazia, e le presidenziali svoltesi lo scorso Novembree, non si sono dinostrate essere libere elezioni !!!!
Ció che sta accadendo negli USA è gravissimo. La democrazia americana sta morendo e un anacronistico rozzo regime simil-comunista si profila all’orizzonte. Tutti dovremmo mobilitarci per condannare l’atteggiamento dem. C’è bisogno di una presa di posizione personale di ciascuno e a livello internazionale. Ció che sta accadendo non puó e non potrà avere conseguenze in tutto il mondo.
Grazie al prof. Ragazzi per la sua analisi lucida ed accurata di quanto sta accadendo negli USA oggi. Il dottor Ragazzi vede, giustamente, il pericolo di una colossale involuzione negli USA, oggi, in modo simile a quanto è accaduto in Russia più di un secolo fa, e da cui la Russia, a tutt’oggi , non si è ancora ripresa.
Ho letto qualcosa di storia russa, ma in modo disordinato. Sapevo che Trotsky era stato assassinato, dopo essere stato mandato in esilio, ma non sapevo minimamente che avesse un figlio e che questo figlio avesse scritto dei libri. Mai sentito. Questo dimostra proprio quanto la censura dei rossi, possa funzionare alla perfezione non solo in Russia, ma anche qui da noi.