Faria: Avvenire e la Cei Sdoganano le Coppie Omo? Urge Smentita…
8 Gennaio 2021
Marco Tosatti
Cari amici e nemici di Stilum Curiae, l’Abate Faria ha avuto un inizio d’anno decisamente difficile. Non per colpa sua: le cause agenti sono Avvenire, Luciano Moia, padre Vianelli, Tornielli e last but not least papa Bergoglio. Vediamo perché. Buona lettura.
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Caro Tosatti,
tanto il 2020 che Deo gratias ci siamo lasciati alle spalle quanto il 2021 appena iniziato ci hanno, ahimè, riservato due storie ben poco edificanti. Ma andiamo con ordine.
La prima riguarda un’intervista dell’ineffabile Luciano Moia-che-noia, apparsa sul già cattolico giornalino dei vescovi il 29 dicembre scorso. Prendendo spunto dall’annuncio fatto dal pontefice regnante durante l’Angelus di due giorni prima, di dedicare il 2021 alla famiglia e in particolare all’approfondimento di quella (sciagurata) esortazione che va sotto il nome di Amoris laetitia, Moia piazza una bella (si fa per dire) intervista a padre Marco Vianelli, direttore dell’Ufficio per la pastorale familiare della Cei. https://www.avvenire.it/chiesa/pagine/la-societ-ci-chiede-risposte-nuove-nellanno-dedicato-allamoris-laetitia
Intervista da cui emergono alcuni spunti degni di nota (rimando anche all’ottimo commento di Riccardo Cascioli qui ) .
Innanzitutto, nel ricordare che già dal giugno 2020 la Cei aveva avviato una revisione di quanto è stato fatto dal 2016 (anno della pubblicazione dell’esortazione, ndr) in applicazione di Amoris Laetitia, padre Vianelli ammette che “dopo il primo biennio dalla promulgazione dell’Esortazione, segnato da una varietà davvero ammirevole di proposte, sono emerse difficoltà e fatiche”. Alla faccia della sincerità, verrebbe da dire. D’altra parte – e qui arriviamo al primo punto che mi preme sottolineare – lo stesso padre Vianelli dice che “era inevitabile. Amoris laetitia rappresenta una tale rivoluzione che sarebbe stato impossibile realizzarla con le strutture e con le competenze di sempre”.
Se si sta chiedendo, caro Tosatti, perché reputo così importante questa affermazione, la risposta è presto detta: perché finalmente viene detto apertis verbis che Amoris laetitia è un documento rivoluzionario, con tutto ciò che comporta.
Non solo. Ma alla luce delle difficoltà, denunciate dallo stesso padre Vianelli, nella ricezione dell’esortazione, si capisce anche meglio dove la “Chiesa della misericordia” voglia andare a parare con questo Anno dedicato alla famiglia.
Della serie: ora vi facciamo capire meglio cosa dovete fare e come, tanto per accompagnare una coppia di fidanzati al matrimonio quanto (ma direi soprattutto) se si è al cospetto di cosiddetti “casi difficili” (ci arriviamo tra breve).
Ma al di là delle varie situazioni, è il “metodo” che bisogna avere ben chiaro, ossia un approccio pastorale che invita – e qui è Moia che riassume il pensiero di p. Vianelli – “a passare dal generale al particolare. C’è la norma generale, ci sono le proposte valide per tutti, ma in quella prospettiva va inquadrata la storia personale, la storia di coppia a cui bisogna far riferimento. Ogni caso va valutato per quello che è, nel rispetto del percorso di fede di ciascuno”.
Più chiaro di così si muore. E’ il trionfo della morale “situazionista”, del principio del “sì, ma” tornato in auge con questo pontificato, lontano anni luce dall’evangelico “il vostro parlare sia “sì, sì; no, no”, il di più viene dal Maligno”, caro Tosatti.
Oltre a tutte le problematiche di natura dottrinale di tale approccio, a livello pratico ti credo che le parrocchie vanno in tilt! Seguendo questa “logica” un povero parroco dovrebbe fare un corso pre-matrimoniale ad hoc per ogni coppia di fidanzati, o ci siamo persi qualcosa? Ma non finisce qua, che il bello anzi il brutto deve ancora venire. Intanto, il buon p. Vianelli dice un’altra cosa che dovrebbe far riflettere lorsignori tutta carità e niente verità, ed è quando – parlando dei divorziati risposati (tu guarda il caso) – nota che “Nella maggior parte delle diocesi sono state avviate iniziative per i divorziati risposati ma, dopo un certo fervore iniziale, ci stiamo accorgendo che l’affluenza è in calo. Può essere che oggi la maggior parte delle persone in nuova unione abbia scambiato questo nuovo atteggiamento della Chiesa come una sorta di “via libera” generalizzato a cui non servono più altri approfondimenti? Oppure è la nostra pastorale che non riesce ad intercettare le richieste di queste persone?”.
Ha capito, caro Tosatti? No, dico, com’è che questa cosa non è finita sulle prime pagine di tutti i giornali del mondo? Ma si rende conto? Dopo un Concistoro dove il card. Kasper diede il “là” nel modo che sappiamo; dopo ben due sinodi con annesse discussioni a non finire; dopo un’esortazione “rivoluzionaria”; dopo che nel frattempo hanno rivoltato come un calzino l’Istituto S. Giovanni Paolo II cacciando in malo modo tutti i professori fedeli al magistero del papa polacco. Dopo tutto ‘sto casino che hanno armato, ora se ne escono e dicono che forse, forse eh, la maggior parte di chi si è risposato ha inteso il nuovo corso come un liberi tutti??
Ma è una roba da schiantarsi dal ridere se non ci fosse da piangere a dirotto! E mi fermo qua che se no dico uno sproloquio. Andiamo avanti che ora arriva Moia-che-noia a tirarci su di morale. Perché dopo i divorziati risposati indovini un po’ a chi tocca, caro il mio Tosatti? Poteva mancare un passaggio, un accenno anche fugace ai gay?
No che non poteva. Infatti, e qui veniamo all’altro punto critico – ecco che giusto in chiusura d’intervista Moia alza la palla che prontamente viene schiacciata da padre Vianelli. Palla che viene alzata da Moia-che-noia al solito modo, buttando là due paroline che se uno non ci fa attenzione manco le nota, ma che messe insieme hanno l’effetto di una bomba. Proseguendo nel ragionamento di p. Vianelli sulla necessità di nuove competenze, ecc., a un certo punto Moia-che-noia dice: “Come anche per l’accompagnamento dei figli delle persone separate o, con difficoltà ancora maggiori, a quelli che provengono da famiglie omogenitoriali”.
Il giochino è tanto semplice quanto vecchio. Si alza il dito, in questo caso i bambini, usati a mo’ di scudi umani facendo credere che siano loro i destinatari delle “cure” ecclesiali, in modo che guardando al dito non si veda la luna. La luna essendo quelle due paroline: “famiglie omogenitoriali”. E già perché deve sapere, caro Tosatti, che per il già cattolico giornalino dei vescovi così come per ben precisi ambienti ecclesiali, si può (si deve?) tranquillamente parlare di “famiglia” a proposito di una coppia di gay o lesbiche. Spingendosi anche più in là dello stesso papa Francesco, evidentemente ritenuto ancora troppo prudente. Ma non è neanche la frase di Moia-che-noia il vero problema, sa. Il problema vero, amico mio, è il silenzio.
E’ l’assordante silenzio, in questa come in altre occasioni, di chi avrebbe dovuto, dovrebbe parlare e non l’ha fatto. Tanto più che nel caso in questione oltre a Moia-che-noia, che è solo un giornalista (con tutto il rispetto per la categoria), ci è messo pure non un pinco pallino qualsiasi, ma il responsabile della pastorale familiare della Cei.
Che senza colpo ferire ha usato para para la stessa espressione: “Se è vero che tutti i bambini sono uguali…è anche vero che non tutte le situazioni familiari possono essere messe sullo stesso piano. Ma, soprattutto, nel caso delle famiglie omogenitoriali le questioni da tenere presenti sono tante e molto, molto complesse”.
Naturalmente, sempre per dare un colpo al cerchio e uno alla botte, Moia-che-noia si è subito premurato di ricordare con un paio di domande retoriche che accogliere questo non vuol dire “mettere da parte gli stili di vita dei genitori” (pregasi notare la considerazione della sodomia quale “stile di vita”) o il fatto che “all’origine di quelle nascite ci sono scelte eticamente e antropologicamente problematiche” (anche qui notare come l’utero in affitto et similia vengano definite “scelte problematiche”).
Ad ogni modo, delle due l’una: o la Cei è d’accordo con quanto affermato da p. Vianelli, nel qual caso saremmo curiosi di sapere come le eccellenze reverendissime conciliano la succitata frase con il Magistero della Chiesa sulla famiglia e sull’omosessualità alla luce del Catechismo; oppure la Cei non è d’accordo, e allora sarà forse il caso che qualcuno provveda a smentire senza se e senza ma quanto affermato da p. Vianelli (smentita che tuttavia abbiamo il fondato sospetto che non arriverà mai).
Staremo a vedere.
Nel frattempo, restando in tema di accoglienza e amore e rispetto per tutti, in primis nei confronti della diversità, ecco la seconda storia di cui parlavo all’inizio. Storia che in questo caso coincide con una copertina, per l’esattezza la copertina dell’ultimo numero del settimanale Vanity Fair (che non abbisogna di traduzioni,) dove campeggia l’immagine sorridente di…papa Francesco!
All’inizio, quando la voce è cominciata a circolare ho pensato fosse uno scherzo e pure di pessimo gusto, posto che lo sanno pure i muri che Vanity Fair è uno, non l’unico, degli avamposti Lgbt nel mondo dell’editoria e più in generale di tutta la galassia politically correct. Invece è tutto vero. E non solo la copertina; il settimanale ospita pure un intervento di Bergoglio accompagnato da un testo di Andrea Tornielli, entrambi centrati sul tema, appunto, dell’accoglienza e del rispetto verso tutti in scia all’ultima enciclica del pontefice regnante, Fratelli tutti, il cui titolo non a caso campeggia a tutta pagina sotto l’immagine di Bergoglio.
Ora, se è fin troppo ovvia e scontata la finalità di marketing della rivista in questione, legittima per carità, meno ovvio e direi pure alquanto sconcertante che il pontefice o chi per lui si sia prestato a simile operazione. Che forse farà vendere qualche copia in più alla Fiera della Vanità, ma che di sicuro non farà altro che aumentare e alimentare sconcerto e confusione tra i fedeli. Ma tant’è. Mai come in questo caso risuonano le parole dell’Ecclesiaste: “Vanità delle vanità: tutto è vanità”, caro Tosatti.
Abate Faria
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Tag: avvenire, moia, vanity fair, vianelli
Categoria: Abate Faria
Oggi su Rai3 a “Geo” hanno elencato tutte le specie omosessuali nel regno animale e gli animali che cambiano sesso. Ovviamente i due divulgatori sono sodomiti.
Uno dei due ha scritto una favola su due cigni sodomiti destinata ai bambini.
T’e capì?
Valanga inarrestabile.
Uhm, vediamo…ci sono le lumache ermafrodite, le cernie che cambiano sesso (ma senza operarsi), qualche ameba..non me ne vengono in mente altri.
Non ho la tv, Enrico, da tanti anni, puo’ essere cosi’ cortese da dirmi se sono state mostrate immagini di reale penetrazione tra queste coppie omosessuali , entrami consensienti, nel loro habitat naturale ?.
Immagino di no, perche’ non esistono.
Come diceva Lorenz trattasi al 99% di finte monte per mantenere “allenata” una funzione naturale, oppure, piu’ raramente di atti tesi a stabilire la gerarchia all’interno del gruppo, in sintesi un atto di violenza e sottomissione.
Le forche caudine lo ricordano.
Il resto e’ tutta ideologia.
Pur riconoscendo la necessità di un monitoraggio continuo e scrupoloso dell’attuale pontificato – portato avanti in un gioco di sponda con gli operatori dell’informazione – in modo da non lasciarsi sfuggire ogni occasione propizia a ribadire i fondamentali della Dottrina e del Magistero, non riesco ad allontanare dalla mente il sospetto che ciò sia indirettamente funzionale alla promozione del progetto contestato.
L’aver indetto un anno celebrativo dell’AL (non una sola giornata), a cinque anni dalla sua pubblicazione, risponde oltre che all’ ormai noto impulso del suo autore all’autocelebrazione, anche all’ irrefrenabile, immediata, realizzazione dell’agenda programmata. E questo lascerebbe balenare l’idea non del tutto peregrina – pur se per motivi diametralmente opposti e contrari a quelli evidenziati da padre Vianelli – di un mancato raggiungimento dell’obiettivo prefissato. Evidentemente la massa deve essere ancora … catechizzata a puntino.
Sull’avvio di processi ha puntato il papa, per sua stessa ammissione. Tutti da verificare, nel tempo, gli esiti che – per la verità – in controluce già lasciano intravedere qualche effetto.
Fra questi, senz’altro, quelli riferibili alla strategia comunicativa. Non si era mai visto un papa che dispone di un ampio apparato per l’informazione ufficiale, essere quotidianamente in passerella, gestendo in proprio e con inaudita disinvoltura la sua agenda personale di impegni mediatici che – sembra a me – da nemmeno due mesi a questa parte si svolge su un binario parallelo a quello ricondotto negli argini più strettamente “istituzionali”.
La tendenza appare irreversibile e non vedo all’orizzonte l’evenienza che si spezzi il rapporto di interesse reciproco (e di “bottega”) che si è instaurato fra Bergoglio e il mondo dell’informazione. Senza voler affatto negare ai giornalisti il diritto alla libertà di espressione e al commento, disturba – e parecchio – quella sorta di “crociate” e processi mediatici senza precedenti a danno di lettori e spettatori di servizi giornalistici, e della qualità dei medesimi, scaduti quasi a livello di propaganda. La pubblicità è l’anima del commercio. Sarebbe da analizzare con obiettività se non si tratti del commercio della stessa anima, là dove il servizio non è incentrato sulla divulgazione delle “Parole di Vita eterna” – perché concorra come da predicazione a stimolare la testimonianza – ma di tematiche esclusivamente di natura sociale del tutto sganciate dal richiamo al soprannaturale.
Penso che, con la presunta uscita di scena di Trump, tutti i viscidi sostenitori dell’avvento del NWO si sentano liberi di premere sull’acceleratore.
Il carro del vincitore sta pericolosamente scricchiolando: troppi tentativi di salirci sopra registrati negli ultimi tempi. Forse la goffa e pesante Chiesa Cattolica sarà l’ultimo passeggero, quello che renderà insopportabile il peso e romperà definitivamente il carro.
un altro modo si rendere la mia personalissima immagine della valanga che deve giungere a valle.
Bella metafora
A volte mi viene la tentazione (poi me ne vergogno) di considerare con benevolenza le sortite del papa, ma ci pensa lui stesso a svegliarmi da questa specie di sogno con un comportamento che non lascia dubbi: fratelli tutti e a qualsiasi costo. Cechino, avanti così che vai bene.
Ma , vedo una chiesa popolata da pastori donabbondieschi, che pensano che l’obbedienza ai superiori sia imprescindibile e non capiscono che l’obbedienza deve essere sempre e solo nella Verità, ma non la verità secondo Francesco, ma secondo Dio!
Pastori che guai a parlare di castigo/giudizio di Dio, ma dove Dio è tutto solamente misericordia, (ergo l’inferno non esiste),e che ha interesse solo per l’accoglienza, la fratellanza universale, l’ambiente, molto meno per aborto, eutanasia, pesecuzioni in odio fidei, i “sorpassati” dieci comandamenti ecc. Un Dio “collega”di altri dei del Pantheon, Pachamame comprese.
Peace And love!
Nota a margine….per molti sarà un doloroso risveglio!
Dalla omelia di Benedetto XVI -messaggio ai vescovi – nel giorno dell’Epifania 2013 :
“Chi vive e annuncia la fede della Chiesa, in molti punti non è conforme alle opinioni dominanti proprio anche nel nostro tempo. L’agnosticismo oggi largamente imperante ha i suoi dogmi ed è estremamente intollerante nei confronti di tutto ciò che lo mette in questione e mette in questione i suoi criteri. Perciò, il coraggio di contraddire gli orientamenti dominanti è oggi particolarmente pressante per un Vescovo. Egli dev’essere valoroso. E tale valore o fortezza non consiste nel colpire con violenza, nell’aggressività, ma nel lasciarsi colpire e nel tenere testa ai criteri delle opinioni dominanti. Il coraggio di restare fermamente con la verità è inevitabilmente richiesto a coloro che il Signore manda come agnelli in mezzo ai lupi. “Chi teme il Signore non ha paura di nulla”, dice il Siracide (34,16). Il timore di Dio libera dal timore degli uomini. Rende liberi! ”
Ho l impressione che forse qualcuno oggi manca di coraggio nell annuncio di Cristo agli uomini…. Buon anno a tutti.
–che cosa è l’uomo perché te ne ricordi
e il figlio dell’uomo perché te ne curi?–
Nel Salmo 8 il grande Davide così riconosce la piccolezza dell’uomo di fronte alla grandezza di Dio e delle sue opere.
Oggi invece chi dovrebbe farsi portavoce delle nostre debolezze chiedendo l’aiuto di Dio si erge a giudice delle sue leggi e dei suoi comandamenti dicendo che cosa è giusto e che cosa è sbagliato nella legge divina.
Leggendo le argomentazioni(?) dell'(ir)responsabile della pastorale giovanile viene da chiedersi se ci fanno o ci sono davvero: veramente una persona sensata può dichiarare ammissibili le unioni gay e meravigliarsi nel contempo che i divorziati risposati non accorrano a sottoporsi a un “cammino penitenziale”? Che credibilità può pensare di riscuotere?
Caro signor Antonio se ho capito bene il prete di cui si parla si lamenta che i divorziati risposati non partecipano a corsi, ehm catechesi in parrocchia e l ‘ accenno a mancata attrattiva verso i figli dei medesimi o di coppie omogenitoriali come le definisce il suddetto prete, fa pensare che avesse creduto che famiglie di quarantenni con storie complesse accorressero in massa in chiesa a sentire il nuovo evangelo, invece è rimasto deluso, credo che continui a vedere i soliti 4 gatti ottantenni che ovviamente non sono interessati ad ascoltare le sue idee o meglio le idee di lbgtq e femminismo militanti di cui ormai il Vaticano si è fatto portavoce.Buona serata
Una volta si credeva che fosse un compito del credente aiutare a “capire”, chi non credeva. E, forse anche in nome di questa idea, tanti partivano per il mondo delle missioni. Oggi sembra proprio che non si debba più fare proselitismo (per lo meno qualcuno “importante” lo dice spesso: bisogna essere testimoni con la vita!!!).
Ma a ben guardare quello che sta succedendo è la rottamazione (parola molto in voga oggi, soprattutto riferita alla nostra povera Italia) della fede in quanto tale.
Una volta i cattolici erano in netta maggioranza, almeno alle nostre latitudini: oggi siamo ridotti al lumicino. Certo non sono solo le percentuali di quelli che vengono a messa a dirlo, ma anche questo può darci un poco il polso della situazione.
Per non rischiare di scendere del tutto nel numero, si sposano (anche da parte di preti e Vescovi) idee assolutamente inaccettabili che vogliono dimostrare alla gente che “la Chiesa non è rimasta ai tempi delle crociate!” e così facendo si svilisce il messaggio del Vangelo. È di moda, oggi, accettare unioni omo, famiglie sfasciate, genitore 1 e genitore 2 invece di papà e mamma… Chi non accetta è”omofobo”: una delle parole più in voga oggi. Basta non pensarla come la maggior parte e sei omofobo.
È già scandaloso “l’assordante silenzio” della chiesa gerarchica in generale, ma addolora ancor di più sentire che in molti invece condividono quelle idee. Così ci si crede “moderni!”.
E contribuiscono a creare una insicurezza e uno sconcerto incredibile nel povero cristiano “comune”. Siamo in una società che, sia a livello civile, che ecclesiastico, dimostra la scarsità (forse l’inesistenza o quasi!) di personaggi di spicco. Mancano voci profetiche! Mancano testimoni che sappiano invogliare a credere e credere in una certa maniera!
Certo che se ce li aspettiamo emergere dall’Avvenire, possiamo così aspettare!
Caro Abate,
tutto come da … deep program: un passettino ino ino alla volta e così la “chiesa in cammino”, ovviamente “povera e misericordiosa”, incede verso la dissoluzione.
…il principio della “rana bollita” …
Una volta di più dico che quello descritto dall’Abate Faria è l’esito finale del “pastoralismo”, così come descritto dal card. Siri (cfr. Benny Lai Il papa non eletto): si tratta di una malattia della pastorale che porta dall’andare incontro al peccatore per salvarlo, secondo il paolino “Mi sono fatto tutto a tutti”, a prostituire il Vangelo per accontentarlo.
Sono anni e anni che esistono queste tendenze nella Chiesa, ora sono giunte al potere.
Scrivete …. scrivete ….. scrivete.
E cosa facete? Ormai l unico che prova a cercare di condurre il gregge e Don Minutella. Il resto con questo contorno di infiniti articoli non porta altro che acqua al mulino dei nuovi Papi del Nwo.
Se penso che c è.stata.Abu Dabi e Pachamama…ma che v aspettate?
Beh, non ha tutti i torti.
Verba volant, scripta manent. E chissà , un giorno magari produrranno qualche effetto.
Io non mi fiderei di uno che si è fatto scomunicare e che di fatto si trova fuori dalla Chiesa.
Padre Pio era molto più grande di lui ed è rimasto umile e fedele malgrado le persecuzioni. Don Minutella invece nella sua superbia pensava di poter cambiare la storia da solo, si è ribellato e si è fatto cacciare. Mediti, se vuole.
Gli articoli servono a tenere sveglio il cervello e a scambiare qualche opinione, ma non è certo obbligato a leggerli..
Farsi cacciare da questa falsa chiesa per amore alla Verità è solo un onore ed un titolo di merito.
Quest’affermazione non è priva di una certa forza e credibilità.